Comments
Description
Transcript
torniamo - VisioTrade SpA
aziende e protagonisti torino magazine Cristiano Bilucaglia: ‘Italiani, torniamo a sognare’ di MAURIZIO LORYS SCANDURRA foto ILEANO TESTA e ARCHIVIO VISIOTRADE SPA Ha fondato l’azienda italiana leader nel baratto fra imprese. Tra cuore e carriera, Il presidente di VisioTrade Spa si racconta G li occhi sono lo specchio dell’anima, recita un antico adagio, di quelli che non sbagliano mai. Quando incroci il suo sguardo, intuisci subito che hai di fronte una persona non comune, proprio perché animata da profonda passione per la vita e il lavoro. Un curioso esploratore delle proprie idee, un sognatore seriale che ama le sfide. Un concreto e responsabile imprenditore che ama condividere la propria carica emotiva e l’attitudine a costruire. Si chia- La prima moneta complementare italiana ideata da VideoTrade A sinistra il team di VisoTrade SpA: Mauro Lorenzo Marinelli, Luca Salerno, Angelo Sidoti, Fabio Spallanzani, Marco Negro e in centro Cristiano Bilucaglia ma Cristiano Bilucaglia, piemontese doc, 45 anni di puro intuito. Competenze informatiche, passione per la comunicazione e l'economia hanno forgiato una figura professionale che rappresenta un riferimento nel mondo del Corporate Barter, ove opera con successo da un lustro con VisioTrade Spa (www.visiotrade.com), l’azienda italiana che ha fondato a Collegno e presiede, leader nel baratto fra imprese. Le sue intuizioni e ricerche hanno prodotto soluzioni che stanno sempre più prendendo piede in Italia e non solo quali basi dei moderni sistemi di scambio basati su moneta complementare. Guidato da inarrestabile positività, ama la riservatezza. Il tempo libero? Tutto sport e famiglia. Presidente Bilucaglia, perché il baratto fra imprese? Quasi un ritorno agli albori dell’economia? «A chiunque si soffermi un attimo a riflettere sulla crisi pare evidente che il denaro non sta più assolvendo il suo compito di mezzo di scambio, quel ponte tra domanda e offerta necessario al benessere dell’eco sistema MercatoImpresa. Gli istituti bancari attuano sempre più politiche stringenti nell’erogazione del credito obbligando le imprese a ridimensionarsi e, nella peggiore delle ipotesi, a chiudere. Il mutuo credito tra imprese, attuato da VisioTrade Spa, è forse l’unica alternativa concreta al credito bancario. Attraverso VisioTrade le imprese possono conservare la loro capacità di spesa e accedere al credito senza ricorrere al sistema bancario». Come definire, dunque, VisioTrade Spa? «Un mix di soluzioni che vanno da un nuovo potere d’acquisto in moneta complementare, alla costruzione di nuove relazioni commerciali, all’applicazione di soluzioni informatiche finalizzate alla massimizzazione delle transazioni, alla consulenza strategica dei traders professionisti di VisioTrade Spa. Dal 2009 a oggi sono, infatti, più di 2.500 le imprese diffuse in tutta Italia, che rappresentano oltre l’85% delle categorie merceologiche di beni e servizi, le quali hanno prodotto 70.000 transazioni commerciali per un Pil locale di oltre 80 milioni di euro impensabili senza VisioTrade Spa». Da ingegnere informatico a imprenditore-economista il passo non è breve. Se fosse un politico, quale il suo job act? «Non c'è lavoro senza impresa, su questo siamo tutti d’accordo. Chi ha un'azienda fa di tutto per preservarne il valore, chi invece amministra l'Italia l’esatto opposto. Privatizzazioni, nuove tasse, sempre più regole, complicazioni... Tanti sono gli imprenditori che hanno tenuto duro, tanti tentennano, molti hanno chiuso i battenti e chi ha potuto si è trasferito all’estero e con ciò il valo- «Il mutuo credito tra imprese, attuato da VisioTrade Spa, è forse l’unica alternativa concreta al credito bancario. Attraverso VisioTrade le imprese possono conservare la loro capacità di spesa e accedere al credito senza ricorrere al sistema bancario» 183 aziende e protagonisti torino magazine «I nuovi modelli di business di mutuo credito basati su moneta complementare locale stanno dimostrando di poter colmare l’inefficienza che divide i due orizzonti» re della competenza e conoscenza italiana sta arricchendo Stati esteri, sia economicamente che in termini di know how. Se questo è il costo per rimanere in Europa, occorre allora fermarsi a ragionare seriamente su questo processo pressoché irreversibile. Occorre tornare a primeggiare con soluzioni efficienti e produttive finalizzate a preservare il valore dell'ingegno italiano, iniziando con il favorire il rientro delle aziende italiane che si sono trasferite all'estero alle quali offrire esenzioni, agevolazioni, accesso a fondi di garanzia e burocrazia semplificata. Allargare la base imponibile e aumentare l'offerta d’impiego sono strade percorribili ma bisogna creare le condizioni affinché il processo di trasformazione sia profondo, strutturale e duraturo. Inoltre considererei la possibilità di introdurre nel sistema 'economia reale' una moneta complementare generata dal pagamento di appalti e lavori pubblici e da un credit back proporzionale alle imposte pagate dalle Imprese. Questa moneta complementare, disponibile in forma elettronica, potrebbe essere 'al portatore' e convertibile in Euro a scadenza. In questo modo aumenterebbe il circolante, il Pil e la base imponibile fiscale con un impatto positivo sulle assunzioni». Che cos'è, per lei, il denaro? «Potere d'acquisto. La maggioranza delle persone è abituata a pensare al denaro come a qualcosa di fisico, di diverso rispetto a ciò che esso è veramente. Quando lavoriamo, trasformiamo il nostro lavoro in denaro che poi riutilizziamo per acquistare qualcosa. È il mezzo per ottenere ciò che desideriamo, non un fine: non si mangia, il denaro non cura, il denaro non veste e non disseta. Il prodotto di un acquisto ha un senso, non il denaro stesso». Finanza ed economia reale: due mondi impossibili da avvicinare, oppure no? «La prima è gestita da pochi attori per enormi volumi, l'economia reale da tanti soggetti che realizzano piccole transazioni. A questo livello ogni transazione è spesso intermediata dagli istituti bancari, gli stessi che, per genere, gestiscono il Mondo finanziario. Non si tratta di due mondi, ma di uno soltanto. Un legame indissolubile di un sistema che ha spesso mostrato il proprio limite. I nuovi modelli di business di mutuo credito basati su moneta complementare locale stanno dimostrando di poter colmare l’inefficienza che divide i due orizzonti». Ingegner Bilucaglia, il suo motto è…? «Più che altro, direi un aforisma: 'Nulla è impossibile, tranne ciò in cui non credi'. Ho iniziato a leggere della potenza delle convinzioni fino a ottenere risultati importanti grazie alla loro precisa focalizzazione. Chiunque dotato di carisma e determinazione è destinato a ottenere ciò che desidera. Forse in forma diversa da come si aspetta, ma certamente con un progresso importante rispetto al proprio punto di partenza». A lei è successo… «Ricordo ancora quando nell’estate del 2008 raccontavo l’idea del corporate barter a un mio amico d’infanzia, torino magazine aziende e protagonisti il quale, laureato in Economia, per convinzione culturale non credeva che un Ingegnere potesse rivoluzionare il concetto di economia stessa. Dopo sei anni da allora VisioTrade Spa si è trasformata nella prima case history di successo del settore in Italia». Sogni ancora da realizzare? «Credendo nell'impossibile, faccio fatica a distinguere i sogni dagli obiettivi. Cerco di pormi traguardi ambiziosi e allo stesso tempo identificare passi intermedi raggiungibili in breve tempo. In questo modo, con il mio team, se le cose non vanno come ci aspettiamo, possiamo correggere il tiro fino a raggiungere il risultato atteso. Ma se devo proprio lasciare spazio alla fantasia…Creare una Banca Centrale Nazionale di Beni e Servizi grazie alla quale ogni Impresa possa accedere a finanziamenti rimborsabili mediante la fornitura di beni e servizi». Il progetto più importante attuato sinora? «VisioTrade Spa, il tempio del nuovo baratto fra aziende. Oltre ad essere un’Impresa, con i suoi risultati di bilancio ha uno scopo sociale: quello di costruire il ponte tra domanda e offerta, compito che il denaro, scarseggiando, non sta più assolvendo». Presidente, quali i ricordi più belli della sua infanzia? «La lealtà delle amicizie, i sogni e le ambizioni di un ragazzino come tanti che, con volontà e passione, sapeva di poter fare qualcosa di diverso. Mi ritengo fortunato. Conservo ancora le immagini di copiose nevicate, le passeggiate sui sentieri di montagna, i pomeriggi trascorsi a guardare l’orizzonte, dalle cime delle mie terre, cercando di farne ispirazione per qualche rivoluzionario ragionamento». Gli italiani oggi hanno dimenticato il mestiere di genitore… «Essere padre e madre non è facile. La semina è un’operazione delicatissima, i frutti si ottengono quando il raccolto, teoricamente, potrebbe essere già compromesso. Le soddisfazioni che provo nel vedere i progressi quotidiani dei miei figli mi confortano: probabilmente seguo la strada giusta. Tra tutto quello che non ho compreso di loro, una cosa mi è chiara: ti guardano anche quando non ti vedono, ti ascoltano anche quando fanno altro, credono nell’opinione che hai di loro. Grazie al coraggio di molti che hanno deciso, nonostante tutto, di mettere al mondo figli, abbiamo la possibilità di affermare la nostra eternità, di creare nuovi talenti e dare al nostro Paese un futuro». Che cosa urge alla famiglia? «Riaffermare in primis il ruolo imprescindibile di cardine per la riunificazione delle diversità, un luogo di confronto e di conforto dove riposare e non faticare, ove trovi sempre un abbraccio sincero. È un ambiente nel quale sai di poter essere giustificato e non giudicato. La famiglia ha bisogno di un terreno nel quale affondare le radici. Il quale, oggi, è scevro di ogni fondamentale nutriente: occorre alimentarlo con nuova linfa, nuovo credo». C'è posto per la fede nella sua vita? «È il primo valore di un imprenditore. Avere fede non vuol dire solo credere in qualcosa che va oltre il materiale. Significa anche essere convinti che la vita terrena sia solamente un passaggio: solo così ogni singola azione risuonerà armonica in una sinfonia alla quale tutte le forme di vita partecipano. Poi c’è il rispetto; cedere il passo, ringraziare un passante per un motivo apparentemente futile, aiutare un bisognoso, essere altruista, cordiale e disponibile, Questo, per me, significa rispetto». E l’amore? «L’espressione massima del benessere che pervade ogni cellula, non solo la passione che possiamo rivolgere a un’altra persona, ma anche quello che trasferiamo nell’ambiente circostante. E, nello specifico, indirizziamo a uno scopo, un progetto. Insomma, più semplicemente qualcosa che, sia pur inconsapevolmente, condiziona il nostro umore e performa i risultati dell’umanità intesa come specie, nell’ottica di un’evoluzione globale. Vivere innamorati è fondamentale!». Un disco, un quadro e un libro che le hanno cambiato la vita... «Più che un disco, direi un’opera d’arte; l’ 'Inno alla Gioia' di Beethoven. Come molti della mia età, lo ascoltai per la prima volta alla scuola primaria: ancora oggi è in grado di farmi venire la pelle d’oca. Libri? Ne annovero molti. Avendo una preparazione tecnica, amo i manuali che mi conducono sul ciglio di ragionamenti, a volte stravaganti, nei quali mi piace addentrarmi ed esplorare. Uno su tutti: Richard Bandler, 'Il sogno di chiunque'. Mio nonno era un discreto pittore. Amava, a tratti spessi, ritrarre la realtà. Io sono cresciuto con l’idea che da vecchio avrei fatto lo stesso. Nel tempo le passioni cambiano, ma posso affermare con certezza qual è il mio capolavoro preferito: 'Il giudizio universale' di Michelangelo. Una tela superlativa, calata in un contesto magico». Torinese d'adozione, tre luoghi della città cui è particolarmente legato. «La collina di Superga con la sua Basilica: la percepisco come un luogo familiare e spirituale. Parco del Valentino, con le sue rive, il suo borgo e la facoltà di Architettura: uno dei posti incantati di Torino. Dulcis in fundo, Sestriere e Bardonecchia: adoro sciare». La Torino di Cristiano Bilucaglia. «Sono in città da quindici anni. A Torino ho trovato una cura speciale per l’arte culinaria, un mix di tradizione e innovazione. Tra i miei piatti tradizionali preferiti c’è la bagna caoda, il bollito misto e gli agnolotti del plin. Adoro i dolci, soprattutto quelli confezionati dagli abilissimi Maestri pasticceri torinesi». Tre grandi torinesi della storia che ricorda con affetto e stima. «Camillo Benso di Cavour per aver saputo marchiare di prestigio Torino. Rita Levi Montalcini, premio Nobel, esempio di instancabile ricercatrice. Gianni Agnelli, modello di imprenditore ed esempio di stile, per aver saputo condurre un’impresa fondamentale per il nostro Sistema-Paese, in un periodo così lungo da rappresentare almeno tre passaggi tecnologico-generazionali». Imprenditore e mecenate, ha donato a Collegno un’importante opera d’arte alla memoria del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa: impresa e cultura possono dialogare in modo nuovo per il bene del territorio? «Con questo busto, frutto dell’estro del giovane scultore torinese Francesco Marinaro, offerto all’area urbana nella quale ha sede il nostro laboratorio di idee, abbiamo voluto mostrare che, anche in un periodo di crisi, è possibile dedicare risorse a ciò che si ama. È indubbio che ognuno di noi sia solamente di passaggio su questa Terra, con tale consapevolezza nasce il desiderio di fare qualcosa per la collettività che giunga come segnale alle generazioni future». Un’ultima domanda, Presidente. Il suo augurio per il futuro dell'Italia? «Che ogni italiano torni a sognare». I «VisioTrade Spa, il tempio del nuovo baratto fra aziende. Oltre ad essere un’Impresa, ha uno scopo sociale: costruire il ponte tra domanda e offerta, compito che il denaro, scarseggiando, non sta più assolvendo»