Atmosfera di Natale Disincantato, sento, nel grembo dell`Anima, il
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Atmosfera di Natale Disincantato, sento, nel grembo dell`Anima, il
Giornalinodellascuola SteinerWaldorf diReggioEmilia n.8a.s.2008/2009 NATALE AtmosferadiNatale Disincantato,sento, nelgrembodell’Anima, ilFigliodelloSpirito; ilsacrosantoVerboUniversale hagenerato, nellalucedelCuore, FruttoCelestiale,laSperanza, che,negliSpaziUniversali, giubilando,s’alza dalFondoDivinodelmioEssere. Rudolf S te in e r EDITORIALE SOMMARIO Pensieri natalizi. L’angolo della poesia Dal punto di vista spirituale, i bambini sono i Pedagogia steineriana ................................................... 4 La punizione – seconda parte ............................ 8 “maestri” dei loro educatori perché, proprio per il fatto d’essere nati dopo, sono più vicini all’autenticità della vita e delle forze profonde che la reggono. Vengono “dal cielo”. La superiorità dell’adulto risiede nella sua esperienza delle realtà terrestri e nella sua eventuale facoltà di affrontarle con una chiara Pedagogia L’esperienza scolastica di Daniel Pennac ........ 6 Quattro Favole per Natale La lucciola, La ninna-nanna, La pastorella Maddalena, Asino e bue ............. 13 Festività La festa del Natale .............................................. 17 Calendario ........................................................... 19 coscienza. Vita di Scuola [continua a pagina 3] Il bianco e il nero ................................................ 20 I mestieri della terza classe ............................... 22 Lavoretti per l’inverno L’angelo ............................................................... 25 Indovinello .......................................................... 26 Poesia ..................................................................27 Responsabili di redazione Simona Radighieri – Anna Maria Rapisarda –Vinicio Giandomenico Contributi di Giuliano Borghi – Simona Radighieri – Anna Maria Rapisarda – Vinicio Giandomenico Impaginazione Davide Zanichelli Per inviare contributi o suggerimenti: [email protected] NUOVI RECAPITI DELLA SCUOLA DI VIA MERULO Tel 0522-332140 Fax0522-390366 E-MAIL SCUOLA: [email protected] E-MAIL SEGRETERIA: [email protected] -2- Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia n. 8 a.s. 2008-2009 EDITORIALE Se il nostro compito consiste primariamente nel preparare i bambini alla vita sulla terra, dovremmo anche permettere loro che vi apportino le ricchezze, gli impulsi originali che portano con sé, nel loro intimo essere, e che non chiedono altro che di poter esprimere. Il nostro ruolo di educatori è sempre “religioso” perché dobbiamo stabilire un ponte, un legame vivente tra il mondo divino, da cui proviene il bambino con la sua nascita, e il mondo dell’umanità, in seno al quale è chiamato ad operare. Fra tutti, è il compito più difficile, ma quanto è essenziale e fecondo per l’avvenire della terra! Dal capo fino ai piedi Attraverso cuore e mani Io son pargolo di Dio; Nel Sole, nella Luna, Negli astri e nelle pietre, Io sento la forza di Dio; Nel padre e nella madre, In tutte le persone che amo Vive per me la volontà di Dio. Così voglio anch’io, Quale figliol di Dio, Secondo il voler di Dio, Vivere e parlare, Fare quel che debbo Restando fedele a Dio. (Preghiera del mattino di Rudolf Steiner) Fecondo periodo d’Avvento e natalizio a tutti! n. 8 a.s. 2008-2009 Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia -3- ANGOLO DELLA POESIA ILPUNTOGENERANTE È il momento della sospensione all’incrocio benefico dove linee della vita si evolvono in binari vivi diramanti sinusoidi multiformi. Un sinfonico intreccio mediante il quale la medaglia diviene una sfera di tre facce. Lode al punto calmo e profondo che tutto genera, al punto fermo che unico non muta e tutto fa mutare secondo quanto è in nuce. Vinicio Giandomenico -4- Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia n. 8 a.s. 2008-2009 ANGOLO DELLA POESIA VISIONE Quando cammineremo per il mondo con mente e cuore ripuliti una strana indescrivibile luce colorerà i paesaggi dimenticati: ci nutriremo di sguardi e profumi che i nuovi corpi ci regaleranno. Illuminati da un’alba tramonto di un impossibile colore senza fine non ricorderemo la bruma che ora offusca la nascosta parola guida silenziosa. Vinicio Giandomenico n. 8 a.s. 2008-2009 Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia -5- PEDAGOGIA STEINERIANA LAPUNIZIONE (NELL’AUTOEDUCAZIONEDELL’ADULTOENELL’EDUCAZIONEDELBAMBINO) Di Erich Gabert e Georg Kniebe SECONDA PARTE Come non dovrebbero essere le punizioni deve agire oggettivamente, giustamente, in Il compito dell’educatore diventa molto più modo “equo”, e quindi si trova in una difficile quando le conseguenze delle azioni contraddizione difficile da risolvere. Quando non arrivano al bambino dal di fuori, ma facciamo degli errori nel punire i bambini, quando è l’adulto stesso che deve portargliele notiamo prima di tutto gli errori che sono incontro, ovvero quando in qualche modo deve fondati su questa contraddizione; dobbiamo essere spesso ammettere di essere troppo coinvolti egli stesso a “rappresentare” la reazione del mondo. nelle nostre emozioni personali. La punizione si esplica solo nel caso in cui il bambino compia azioni che vengono giudicate Punire in collera “non buone”. Poniamo che un bambino abbia rotto, non Nel caso del fornello che scotta e della puntura senza intenzione, un vaso di porcellana a cui i dell’ape, le conseguenze insorgono in modo genitori tenevano molto, e per di più molto tale che non ci possa essere alcun dubbio prezioso. I genitori sono molto arrabbiati, sulla loro persino infuriati e la collera si esprime in parole oggettività e giustezza. Anche il bambino non che il bambino è costretto ad ascoltare. Qui si può aggrapparsi a lungo all’idea che l’ape che cammina spesso sul filo del rasoio. Una parola lo ha punto “è cattiva”: l’animale si è forte e adirata può senz’altro essere anche comportato semplicemente in modo “equo”, quella giusta, può cioè essere una risposta ovvero non poteva fare diversamente; l’ape adeguata a ciò che ha fatto il bambino. Se d’altra relazione però la parola esce come un riflesso, si psicologica con le conseguenze della sua potrebbe dire, in forma infantile, come avviene puntura, se non quella di esserne la causa per esempio efficiente, e forse che ci dispiace anche per picchiato da un altro bambino lo colpisce a sua l’ape stessa che, pungendo, perde la vita. volta automaticamente, allora la punizione non Quando è l’uomo che vuole reagire, quando ha alcun valore, non è affatto educativa. Chi vuole “punire”, le cose si presentano molto punisce non può mai essere preda della meno semplici e chiare. In veste di educatore, propria ira, né tantomeno della propria “furia”; l’adulto non può fare nulla senza avere uno egli deve rimanere sempre assolutamente stretto legame con il bambino; d’altra parte egli presente e se stesso, anche nel momento in -6- loro necessità parte non naturale, ha alcuna sulla quando un Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia bambino viene n. 8 a.s. 2008-2009 cui decide di adirarsi e, per esempio, di alzare proverà a scatenare continuamente queste la voce. L’adulto deve sempre sapere se in un reazioni. I bambini mettono continuamente alla dato caso, per quel dato bambino, è bene prova l’adulto, proprio perché sentono il lasciar libera la collera oppure no. (“Colui che desiderio inconscio di sperimentare appunto si adira per ciò che deve , con chi deve, e una reazione corretta, adeguata, equa. Se inoltre come, quando e per quanto tempo si questo avviene sono soddisfatti e deve, può essere lodato” Aristotele – Etica). non hanno più bisogno di provocare; sentono Di fronte a bambini sognanti o giocherelloni a che questa reazione è benefica, anche se non volte è bene decidere di adirarsi, altrimenti essi è piacevole. non sperimentano mai la serietà della situazione. Ci sono anche casi in cui sarà bene Indifferenza lasciar sbollire una rabbia, peraltro del tutto Alcuni giustificata, prima di dar luogo a una qualsiasi opposto a quello precedente, sia per paura di reazione di castigo. In particolare con bambini una reazione eccessiva, sia per la propria irascibili è importante non rispondere loro con indifferenza nei confronti delle cose del mondo. la collera, perché questo non fa altro che Lasciano tranquillamente che il vaso vada in aumentare la loro irascibilità, oppure li blocca mille pezzi, tranquillizzano se stessi o il senza dar loro modo di sviluppare alcuna bambino sul fatto che il vaso è assicurato e comprensione: che i danni verranno pagati e cercano più di nel bambino collerico educatori tendono a fare l’errore l’educatore può suscitare tale comprensione consolare che di sgridare. solo tramite la calma e il dominio di se stesso. Questo atteggiamento va bene per i bambini Ma anche nel caso in cui sia giusto lasciare molto sensibili che già di per sé soffrono per il agire l’ira, tutto dipende dal fatto se essa è danno arrecato, ma aiuta ben poco gli altri; i veramente la conseguenza di un pensiero bambini meno sensibili, colpiti da questo riflessivo oppure no. Dietro l’ira si dovrebbe comportamento, diventano a poco a poco percepire la capacità di un giudizio del fatto in indifferenti nei confronti del valore delle cose. quanto tale. Il bambino sa distinguere con Alla grande sicurezza se il genitore o il maestro si è comportamenti distruttivi solo per provocare infuriato una reazione e destare l’interesse verso di perché è stato colpito fine possono arrivare ad avere “personalmente”: in tal caso l’ira ha un effetto loro. contrario a quello che dovrebbe avere. Il Prescindendo dalla problematica specifica del bambino dovrebbe avere questa sensazione: nostro tempo, che consiste nel fatto che si “l’adulto non si è adirato perché è stato colpito porta sempre meno rispetto per le cose personalmente, materiali, resta la domanda se l’educatore ha bensì la sua ira è oggettivamente collegata a quello che ho osservato fatto”. Ecco, in tal caso il bambino imparerà. comportamento del bambino. L’indifferenza Se invece il bambino riesce a stuzzicare, a verso gli errori del bambino, il lasciare sempre irritare “personalmente” l’educatore, se riesce correre di fronte alle sue esternazioni, non è a “mandarlo in bestia”, a “farlo esplodere”, egli altro che l’atteggiamento polare a quello della n. 8 a.s. 2008-2009 e valutato Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia a sufficienza il -7- rabbia incontrollata; un organizzarsi per portarlo al compleanno; d’altra atteggiamento di “omissione” che, rispetto alla parte non vorrebbe dirgli di no. E’ di fronte ad punizione comminata nell’ira incontrollata, può una indecisione. Poi il bambino fa qualcosa di essere considerato altrettanto sbagliato. Dato sbagliato, di maleducato e a quel punto la che da madre esclama: “Adesso, visto quello che hai determinati indirizzi pedagogici, specialmente combinato, non hai più il permesso di andare!” americani, e si diffondono da noi come ideali Ella da seguire, dobbiamo dedicare un po’ di l’opzione che le fa più comodo invece di spazio a tale questione. rispondere Si tratta di una sfaccettatura del problema comportamento del bambino. Esso però sente fondamentale che abbiamo già affrontato, perfettamente l’elemento arbitrario che si è ovvero se in generale sia lecito agire in senso inserito. Può allora diventare leggermente correttivo sul bambino, che in fondo vorrebbe arrogante, soprattutto se l’adulto aggiunge solamente “esprimersi”. Il comportamento di presuntuosamente che egli “si merita la bambini che sembrano non essere affatto felici punizione”. Le mistificazioni e i mascheramenti di vivere in un’atmosfera di lassismo, mostra diventano già di per se stesso che in questi casi si sta nella punizione si mischia il sentimentalismo. adottando una misura sbagliata. Che qualche Così può avvenire che il bambino venga adulto adotti un tale comportamento a lungo e picchiato oppure che gli venga proibito un coerentemente, ha in fondo a che fare con piacere a lungo desiderato e poi debba anche determinate dell’adulto sentirsi dire: “Dispiace più a me che a te, stesso, che sono il segnale d’incapacità di ma…”. Questo può essere anche vero ma è decidere, paura della responsabilità e timore di una ovvietà e non deve mai e poi mai venire gestire le situazioni conflittuali. espressa al bambino. I bambini finchè non questi si atteggiamenti debolezze tratta di provengono interiori risolve il proprio dubbio in modo particolarmente scegliendo adeguato maligni al quando vengono “guastati” dagli adulti non sono sentimentali. Motivi personali nascosti L’elemento un caso simile notano personale, perfettamente che qualcosa non quadra ma puramente soggettivo, può manifestarsi con non si possono difendere e si sentono vittime infinite modalità. di una doppia ingiustizia. Al contrario la Esso può anche nascondersi, mascherandosi punizione può essere anche dura ma se è in modi estremamente raffinati. Con gli adulti, coerente e oggettiva il bambino potrà anche che hanno una coscienza in un qualche modo reagire al momento con un moto di rabbia già “convenzionale”, questi mascheramenti interiore o esteriore ma in seguito riconoscerà possono anche essere efficaci; il bambino che l’azione dell’adulto era giusta. Infatti nel invece non si lascia ingannare a lungo. loro intimo i bambini sanno molto bene due Immaginiamo per esempio che un bambino cose: in primo luogo sentono che per la loro abbia chiesto di potersi recare nel pomeriggio evoluzione al compleanno di un amico. La madre ha molto correzione data dalla punizione, in secondo lavoro da fare e non le sarebbe facile luogo che la punizione non ha nulla a che fare -8- assolutamente In interiore Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia hanno bisogno della n. 8 a.s. 2008-2009 con l’arbitrio dell’adulto, ma deve scaturire solo (Altri capitoli come: “Punizioni troppo dure”; e unicamente da condizioni oggettive del tutto “Atteggiamento troppo morbido”; “I quattro indipendenti dalle emozioni personali. Fanno elementi base della giusta punizione” li trovate persino meno fatica di molti adulti che, tramite i nel libro: LA PUNIZIONE nell’autoeducazione più diversi influssi, hanno ormai perso il giusto e nell’educazione del bambino di Erich Gabert sentire o, se vogliamo, la fede nei confronti di – Georg Kniebe, Edizioni Arcobaleno) valori come l’equità e la giustizia. n. 8 a.s. 2008-2009 Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia -9- PEDAGOGIA L’ESPERIENZASCOLASTICADIDANIELPENNAC RACCONTAIN“DIARIODISCUOLA” A cura di Simona Radighieri “[…] Insomma, andavo male a scuola. Ogni sera della mia infanzia tornavo a casa perseguitato dalla scuola. I miei voti sul diario dicevano la riprovazione dei miei maestri. Quando non ero l’ultimo della classe, ero il penultimo (evviva!) Refrattario dapprima all’aritmetica, poi alla matematica, profondamente disortografico, poco incline alla memorizzazione delle date e alla localizzazione dei luoghi geografici, inadatto all’apprendimento delle lingue straniere ritenuto pigro (lezioni non studiate, compiti non fatti), portavo a casa i risultati pessimi che non erano riscattati né dalla musica, né dallo sport, né peraltro da alcuna attività parascolastica. “Capisci? Capisci o no quello che ti spiego?” Non capivo. Questa inattitudine a capire aveva radici così lontane che la famiglia aveva immaginato una leggenda per datarne le origini: il mio apprendimento dell’alfabeto. Ho sempre sentito dire che mi ci era voluto un anno intero per imparare la lettera a. La lettera a, in un anno. Il deserto della mia ignoranza cominciava al di là dell’invalicabile b. “Niente panico, tra ventisei anni padroneggerà perfettamente l’alfabeto”. Nel settembre del 1968, quando ho avuto finalmente in tasca la mia laurea in lettere, mio padre disse: “Ti ci è voluta una rivoluzione per la laurea, dobbiamo temere una guerra mondiale per il dottorato?” Detto senza alcuna particolare malignità. Era la nostra forma di complicità. Mio padre ed io abbiamo optato molto presto per il sorriso. Mia madre invece, dal fatto che io andavo male a scuola, non si è mai più ripresa. Oggi, che la sua coscienza di donna molto anziana abbandona i lidi del presente per rifluire piano verso i lontani arcipelaghi della memoria, i primi scogli che affiorano le rammentano l’ansia che la tormentò per tutta la mia carriera scolastica. Mi rivolge uno sguardo preoccupato e, lentamente: “Che cosa fai nella vita?” Il mio avvenire le parve da subito talmente compromesso che non è mai stata davvero sicura del mio presente. Ero il suo figlio precario. Eppure sapeva che ce l’avevo fatta da quando, nel settembre del 1969, ero entrato nella mia prima classe in qualità di professore. Ma nei decenni che seguirono (cioè per tutta la durata della mia vita adulta), la sua ansia persistette segretamente a tutte le “dimostrazioni di successo” che le portavano le mie telefonate, le mie lettere, le mie visite, la pubblicazione dei miei libri, gli articoli di giornale o le mie apparizioni nei programmi culturali della tivù. Nulla era in grado di rassicurarla del tutto. - 10 - Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia n. 8 a.s. 2008-2009 E oggi che la mia vecchia madre non è più nel presente, c’è di nuovo quell’ansia nei suoi occhi, un’ansia che sembra aver perduto d’intensità, un’angoscia fossile, ormai solo una vecchia abitudine, ma abbastanza viva perché la mamma mi chieda, posando una mano sulla mia al momento di salutarci: “Ce l’hai una casa a Parigi?” […] C’è la madre a pezzi, logorata dalla deriva del figlio, che accenna ai presunti effetti dei drammi coniugali: è la nostra separazione che l’ha… da quando è morto suo padre lui non è più… C’è la madre umiliata dai consigli delle amiche i cui figli invece vanno bene o che, peggio ancora, evitano l’argomento con una discrezione quasi insultante….. C’è la madre furibonda, convinta che il figlio sia da sempre la vittima innocente di una coalizione di insegnanti di tutte le materie, è cominciata molto presto, già dalla scuola materna, c’era una maestra che….. e alle elementari non è andata meglio, il maestro, questa volta un uomo, era ancora peggio e figurati che in terza media il suo professore di lettere gli ha….. C’è quella che non ne fa una questione di persone ma inveisce contro la società che si sgretola, l’istituzione che va a rotoli, il sistema che è marcio, la realtà, insomma, che non si adatta ai suoi sogni….. C’è la madre furiosa con il proprio figlio: questo ragazzino che ha tutto e non fa niente, questo ragazzino che non fa niente e vuole tutto, questo ragazzino per cui abbiamo fatto di tutto e non c’è verso che…. mai una volta…. non se ne può più! C’è la madre che non ha mai visto un solo professore in tutto l’anno e quella che li ha assillati tutti…. C’è la madre che ti telefona semplicemente perché tu la liberi anche quest’anno di un figlio di cui non vuole più sentir parlare fino all’anno prossimo, stessa data, stessa ora, stessa telefonata. C’è la madre che teme la reazione del padre: “Questa volta a mio marito non andrà giù” C’è la madre che non capisce questo figlio così diverso dall’altro, che si sforza di non amarlo meno, che fa di tutto per rimanere la stessa madre per entrambi i figli. C’è invece la madre che non può fare a meno di scegliere questo (“Eppure investo tutte le mie energie su di lui”), a scapito di fratelli e sorelle, ovviamente, e che ha fatto ricorso invano a tutti i supporti possibili: sport, psicologia, ortofonia, sofrologia, cure di vitamine, rilassamento, omeopatia, terapia famigliare o individuale…. C’è la madre ferrata in psicologia che dà una spiegazione a tutto e si stupisce che non si trovi mai una soluzione a nulla, l’unica al mondo a capire il figlio, la figlia, gli amici del figlio e della figlia….. C’è la madre che piange, ti chiama e piange in silenzio e si scusa di piangere…. un insieme di pena, di preoccupazione e di vergogna… A dire il vero tutte provano un po’ di vergogna e tutte sono preoccupate per il futuro del-la figlio-a “Ma che cosa diventerà? La maggior parte di loro si fa dell’avvenire una rappresentazione che è una proiezione del presente sullo schermo angosciante del futuro. Il futuro come parete dove sono proiettate le immagini smisuratamente ingrandite di un presente senza speranza, ecco la grande paura delle madri! Non sanno di rivolgersi al più giovane scassinatore di casseforti della sua generazione e che, se la loro rappresentazione dell’avvenire fosse fondata, io non sarei al telefono intento ad ascoltarle ma in prigione, a contarmi le pulci, conformemente al film che la mia povera mamma dovette proiettare sullo schermo del futuro quando scoprì che suo figlio di undici anni saccheggiava i risparmi di famiglia. Allora provo con una barzelletta: “Lo sai qual è l’unico modo per far ridere il buon Dio?” n. 8 a.s. 2008-2009 Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia - 11 - Esitazione dall’altro capo del filo. “Raccontargli i propri progetti”. In altre parole, niente panico, non c’è nulla che vada come previsto, è l’unica cosa che ci insegna il futuro quando diventa passato. Non basta certo, è un cerotto su una ferita che non cicatrizzerà tanto facilmente, ma è tutto quello che posso fare per ora al telefono”. In un’epoca di numeri uno, di forsennati cacciatori di successo, di competitori estremi, di aspiranti alla fama, Pennac ha scritto di retrovie, di ballerine di fila, di eterni ultimi. Pennac ci parla di qualcosa che riguarda la gran parte dei ragazzi: è la sofferenza del non capire. Si tratta di una sensazione di spaesamento e dolore, di frustrazione e paura, di ira e paralisi. Sentimenti che convivono nella figura dell’alunno disastroso. Gli insegnanti lo hanno bollato come pigro, ottuso, svogliato, i genitori hanno visto in lui il fallimento dei loro sforzi. Eppure questo alunno disastroso è la dimostrazione di una ricchezza e di una versatilità antropologica con cui Pennac ha inteso fare i conti. Non è il buonismo deamicisiano che anima le intenzioni dello scrittore. E’ che nelle pieghe di un disastro, in quella valanga di voti deludenti e di note di biasimo, si cela l’idea che la scuola, salvo poche eccezioni, renda infelici coloro che la frequentano. “Occorrerebbe suscitare curiosità, senza trasmettere certezze”. Dice lo scrittore. Ma ora che si è sdoganato il 7 in condotta e i brutti voti nuovamente piovono sui meno bravi, come fare in modo che i Franti di tutto il mondo diventino i nuovi angeli della conoscenza? Pennac scomoda la parola amore. Si tratta di una parola pesante che non va declinata affettivamente, ed è rivolta soprattutto agli insegnanti. Bisogna amare la materia che si insegna; amare il modo di comunicarla e amare con curiosità antropologica, quella tribù di alunni che ogni mattina ci si trova di fronte. (Da un’intervista allo scrittore durante il festival della letteratura di Mantova). - 12 - Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia n. 8 a.s. 2008-2009 QUATTRO FAVOLE PER NATALE NATIVITA’DIGESU’ Di Jacob Streit La lucciola Dopo che l’Angelo sui monti ebbe annunciato che il bambino Gesù giaceva nella mangiatoia, un piccolo maggiolino strisciò nella paglia della greppia. L’Angelo di chinò sul Bambino e vide il maggiolino fra gli steli e gli chiese: “Che cosa fai qui, tu? Va dagli animali dei campi e dì loro che un figlio del cielo è venuto sulla terra”. Il maggiolino rispose: “Chi crederà a me che sono così insignificante?” Allora l’Angelo posò leggermente una scintilla sul suo dorso: “Qui hai una piccola luce che illumina la verità”. Piena di gioia la lucciola volò fuori dalla stalla, andò nella macchia, presso la lepre e il capriolo, strisciò fra le pietre, accanto alla lumaca e al porcospino, volò sugli alberi attorno agli uccelli addormentati, annunciando continuamente: “Un Figlio del cielo è venuto sulla terra!” Così anche gli animali ebbero notizia della Notte Santa e gli uccelli cantarono molto prima dell’alba. Nell’ora Santa, scintille di stelle caddero in tutte le acque del mondo, e così anche i pesci seppero che era una notte straordinaria. Da quel momento il loro vestito di squame brilla più bello di prima e si dice: “Nella Notte Santa, tutti gli animali parlano un poco tra loro, intorno all’ora di mezzanotte”. n. 8 a.s. 2008-2009 Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia - 13 - La ninna-nanna Fra le travi della stalla un uccello invisibile aveva fabbricato il suo nido. Ora, mentre Maria cantava con voce soave la ninna-nanna al Bambino, l’uccello sporse la testina dal bordo del nido e rimase in ascolto. Mai aveva udito dai suoi fratelli cantare così bene. Saltò su di un trave e ascoltò il canto gentile. Ma il freddo del viaggio aveva fatto male a Maria e presto la canzone si spense. L’uccello spiegò le ali e volò leggero, sull’orlo della mangiatoia. Cercò di cantare nello stesso tono delicato che aveva udito da Maria. Melodiose e preziose note uscirono dalla sua gola. Era come un lontano giubilare di angeli, come un quieto pregare di pastori. Così Giuseppe e Maria, nonostante il freddo della notte, poterono riposare tranquilli e il Bambino, nella greppia, sorrideva, pur nel sonno profondo, al bellissimo canto. L’uccello che ha preso voce dalla ninna nanna di Maria, è l’usignolo e quella voce non l’ha più perduta; il suo canto risuona quando, all’inizio dell’Estate, fioriscono le prime rose, e i gigli bianchi spendono nel giardino. La pastorella Maddalena Uno dei pastori che avevano portato i loro poveri doni alla greppia, aveva una figlia di nome Maddalena che sovente aiutava a custodire le pecore. Quando quella Notte i pastori uscirono a tarda notte dalla stalla per tornare ai loro greggi, il padre di Maddalena disse agli altri: “Proseguite senza di me. Tra poco vi seguirò al pascolo, ma lasciate che nel passare io mi fermi a raccontare il grande miracolo a mia figlia, altrimenti se ne avrebbe a male”. Se ne andò dunque da solo a una povera capanna tra i campi, svegliò Maddalena e le raccontò, col cuore traboccante, che cosa aveva visto nella stalla. Maddalena avrebbe voluto chiedere di più, ma il padre si affrettò a tornare dalle pecore, come aveva promesso. Così Maddalena rimase sola in casa, perché la sua mamma era morta da molto tempo, ed era lei che curava la povera capanna. La notizia straordinaria che aveva udito non le lasciava pace ed ella pensava: “Se potessi solo per un momento vedere il Figlio di Dio, anche solo da una fessura della stalla, ne sarei felice per tutta la vita”. Così si alzò prima dell’alba, lasciò la casa e - 14 - Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia n. 8 a.s. 2008-2009 s’affrettò per i campi che conosceva bene anche di notte. La strada era lunga, ma finalmente arrivò alla stalla. Cercò una fessura nella porta e guardò dentro con batticuore. La Sacra Famiglia riposava in un profondo sonno, con un Angelo luminoso accanto. “Com’è povero e senza ornamenti il Bambino, – pensò Maddalena – se avessi solo qualcosa di bello per lui!” Guardò tristemente le sue mani vuote e prese la via del ritorno. Non riusciva a darsi pace; le lacrime cadevano dai suoi occhi sul terreno gelato. Un Angelo apparve accanto a lei e le chiese:” Bimba, perché piangi?” Maddalena era tanto presa dalla straordinaria apparizione, che le parole non le uscivano di bocca; tremando sollevò verso l’Angelo le sue mani vuote. Egli si chinò e toccò la terra dove erano cadute le lacrime. Davanti agli occhi meravigliati di Maddalena, dei fiori strani e belli spuntarono dal terreno invernale. Ella si inginocchiò e colse i fiori che brillavano come argento, poi seguì l’Angelo nella stalla e ornò la mangiatoia, mentre la Sacra Famiglia dormiva. Erano le Rose di Natale, proprio come quelle che ancor oggi, per la natività di Gesù, fioriscono sul terreno nevoso. Asino e bue Quando il Bambino giaceva nella greppia, fuori, nei campi, faceva un freddo pungente. Nella stalla, Maria e Giuseppe, raccolsero ogni filo di paglia e di fieno per coprire il Bambino, perché non avesse freddo. Quando ebbe preso sonno, riposarono essi pure. Nella stalla c’erano un bue e un asino; il bue ruminava mezzo addormentato e dondolava la testa in silenzio; ma l’asino non trovava pace: ora la sua coda scacciava le mosche, ora con l’unghia si grattava la pelle bigia. Alla fine si alzò e trotterellò per la stalla, si fermò davanti alla mangiatoia e annusò gli steli. Gli fece piacere trovare un fastello così grosso e, in fin dei conti, il fieno stava nella sua mangiatoia. Cominciò a masticare comodamente gli steli. Così l’aria pungente passò attraverso le fasce sottili e il Bambino incominciò ad aver freddo. Allora il bue avvicinò la testa all’orlo della mangiatoia e soffiò sul Bambinello il suo alito caldo. Maria si destò mentre l’asino afferrava un altro fastello. Ella sorrise: “Oh, asinello, devi aver ben fame, se mangi fieno e paglia persino dalla greppia del Bambino!” Poi solleticò il mite bove dietro l’orecchio e gli parlò: “Bravo bue! Il latte delle tue mandre darà guance rosate a molti bambini e li farà sani e forti”. E da allora, finchè rimase nella stalla, Maria accarezzò sovente il bue. n. 8 a.s. 2008-2009 Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia - 15 - Nel deserto, quando portava la madre e il Bambino sulla sabbia ardente, l’asino potè farsi perdonare la sua voracità: allora non si lamentava e, sotto il morso della fame, mangiava anche i cardi pungenti. - 16 - Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia n. 8 a.s. 2008-2009 LAFESTADELNATALE da una rielaborazione di Anna Maria Rapisarda La festa di Michele, essendo una festa dell’”illuminazione” introduce l’uomo all’inizio del suo cammino spirituale nel ritmo dell’anno solare. Michele è il protettore del periodo che intercorre tra l’inizio dell’autunno e il manifestarsi delle tenebre della lunga notte invernale. Se riusciremo a collegarci al ritmo dell’anno sperimenteremo nella nostra anima, dopo il primo chiarore della “luce spirituale” (nel tempo di Michele), il sorgere del “sole spirituale” con il tempo del Natale). In altre parole possiamo dire che con la festa di Michele è possibile sperimentare “l’alba del sole spirituale” con la festa del Natale ci compenetriamo con lo “spirito solare”. Per tale motivo Michele con la spada del pensiero cosmico ci guida e ci esorta a proseguire il nostro cammino verso le mete più elevate dell’esistenza per raggiungere le quali l’uomo deve lavorare in modo particolarmente intenso nel periodo successivo alla festa di Michele. In autunno sperimentiamo come le forze solari si indeboliscono lasciando posto alle forze delle tenebre, della notte. L’uomo ogni anno vive questa esperienza quando il Sole entra nel segno dello Scorpione. E tutto questo avviene nel momento cruciale del solstizio d'inverno. Ricordate il respiro della terra? Il ciclo dell'anno è paragonabile a un atto respiratorio dell'essere vivente della terra. Ce ne parla il fondatore della nostra pedagogia riferendo di come la terra ha espirato fuori di sé le sue forze vitali nel solstizio d'estate. La natura è in rigoglio, le foglie spinte su verso il cielo sono espirate. La chiarezza della ragione, il ferro meteorico della spada di Michele, anche questo è già passato e le forze della terra dormono ora sotto il manto nevoso. Sotto una terra raffreddata che ha riassorbito le foglie bruciate. La materia organica, vivente d'estate, ha fatto composta. le ceneri riposano nella terra. Sono il sale della terra, perciò si suol dire “sotto la neve il pane”. La terra è ora al culmine della inspirazione. Durante questo momento dell’anno è come se sulla terra si esprimessero le forze di morte e l’uomo polarmente, avesse invece bisogno di accogliere in sé la forza della resurrezione, la forza del sole che può risuonare in lui solo se è in grado di collegarsi con le forze del cosmo. Il tempo dell’attesa è un periodo di prove, di intensa attività interiore per ciascuno di noi. Se, però riusciremo a prepararci attraverso le quattro settimane che precedono il Natale vedremo sorgere di nuovo il “Sole”. Vivremo la festa del bambino che nasce come l’elemento che trasforma l’intero stato delle cose solo per il fatto di essere giunto. Steiner osserva come la terra non sia mai se stessa come nel solstizio d'inverno. Tutto è raccolto al suo interno. (L'esperienza del corso dell'anno in quattro immaginazioni cosmiche. Ed Antroposofica) È in questo raccoglimento, preparato dall'Avvento, che emerge il bambino: il nuovo che cresce. n. 8 a.s. 2008-2009 Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia - 17 - Lo aspettano i Magi che intraprendono il viaggio dall'Oriente per incontrarlo. I primi a trovarlo, però, sono i pastori che poco sanno di magia e che forse non hanno mai viaggiato. Ed è da questa esperienza dei pastori che noi uomini di oggi, possiamo trarre l'esercizio più urgente per la nostra consapevolezza: aguzzare una vista che ci permetta di percepire il nuovo, di cogliere in profondità quello che ci circonda, di giungere a una partecipazione più cosciente. ” È il minimo che possiamo chiedere in questa epoca cruciale. Non basta più la sapienza. Curioso che a questo sguardo potenziato e trasversale che coglie il nuovo volto delle cose non occorra la luce estiva ma il buio invernale. La lontananza visibile al buio. La luce delle stelle nella notte di Natale. Le notti sante in cui possiamo custodire il seme di ogni mese dell'anno futuro. Nelle notti in cui nessuno sarà a scuola, in quel sonno profondo, genereremo ciascuno a suo modo ma misteriosamente uniti da destino che ci ha portato insieme, la trama dell'anno futuro. Questo ci indicano le tradizioni sapienziali di molto antecedenti all'Antroposofia.” (Francesco Pazienza) - 18 - Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia n. 8 a.s. 2008-2009 COMUNICAZIONI CALENDARIO DICEMBRE 2008 l m m g v s d 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 m m MARZO 2009 Teatrino di S. Lucia per bambini di età non inferiori ai 4 anni c/o la ns. sede in Via Tassoni, 62 a Canali – RE Sabato 13/12/08 - ore 15.00; 16.00; 17.00 iscriversi sul foglio appeso in asilo La compagnia di Teatro di figura La chiave d’Oro presenta “I tre omini del bosco” Conferenza di medicina c/o il Centro Sociale Rosta Nuova venerdì 6/03/09 - ore 21.00 a cura del dott. Sergio Maria Francardo L’esperienza del dolore nella malattia Domenica 21 dicembre ore 17 Recita di Natale del Collegio GENNAIO 2009 GENNAIO 2009 l DICEMBRE 2008 g v s d 1 2 3 4 Conferenza di medicina c/o il Centro Sociale Rosta Nuova venerdì 23/01/09 - ore 21.00 a cura del dott. Alessandro Calzolari Il trauma nella vita umana 5 6 7 8 9 10 11 VITA IN ASILO c/o la ns. sede in Via Tassoni, 62 a Canali - RE Sabato 31/01/09 - ore 16.00 12 13 14 15 16 17 18 FEBBRAIO 2009 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Conferenza di medicina c/o il Centro Sociale Rosta Nuova venerdì 6/02/09 - ore 21.00 a cura del dott. Leonardo Marchiori Il sogno come portatore di conoscenza psichica e spirituale FEBBRAIO 2009 l m m g v s d 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 MARZO 2009 l m m g v s d 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 n. 8 a.s. 2008-2009 Conferenza di pedagogia c/o la ns. sede in Via Tassoni, 62 a Canali – RE sabato 7/02/09 - ore 16.00 a cura della maestra Luciana Pederiva Il bambino nelle mutate condizioni della vita familiare Conferenza di pedagogia c/o la ns. sede in Via Tassoni, 62 a Canali – RE sabato 7/03/09 - ore 16. 00 a cura delle maestre Graziella Catellani e Monica Notari Vita sociale del bambino nelle diverse tappe evolutive Conferenza sulle criticità del nostro tempo e le risposte possibili c/o il Centro Sociale Rosta Nuova venerdì 20/03/09 ore 21.00 a cura di Fabio Brescaccin Il lavoro come motivo individuale e sociale Conferenza sulle criticità del nostro tempo e le risposte possibili c/o il Centro Sociale Rosta Nuova venerdì 27/03/09 ore 21.00 a cura di Claudia Gasparini Trasformare i pensieri per poter incontrare l’altro Conferenza di pedagogia c/o la ns. sede in Via Tassoni, 62 a Canali – RE sabato 28/03/09 - ore 16. 00 a cura delle maestre Silvana Minari e Simona Radighieri Quando è pronto un bambino per la scuola? Incontro di approfondimento dell’antroposofia c/o la ns. sede in Via Tassoni, 62 a Canali - RE venerdì 20/02/09 - ore 21.00 a cura della dott.sa Carla Zagonara Iside Sofia Maria: la scoperta del femminile nell’anima e nello spirito dell’essere umano. Sabato 21/2/09 - (orario da definire) Seminario di approfondimento Conferenza di pedagogia c/o la ns. sede in Via Tassoni, 62 a Canali – RE sabato 28/02/09 - ore 16. 00 a cura delle maestre Silvana Minari e Monica Notari Mamme e papà in attesa ANTICIPAZIONI DI APRILE 2009 Conferenza sulle criticità del nostro tempo e le risposte possibili c/o il Centro Sociale Rosta Nuova venerdì 3/04/09 ore 21.00 a cura dell’Arch. Giuseppe Guasina Scienza e religione svelano i loro segreti attraverso l’arte Incontro di approfondimento dell’antroposofia c/o la ns.sede in Via Tassoni, 62 a Canali - RE venerdì 17/04/09 - ore 21.00 a cura del dott. Mario Iannarelli La ricerca del Graal e lo spirito del tempo Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia - 19 - VITA DI SCUOLA ILBIANCOEILNERO di Anna Maria Rapisarda Verso i 12 anni circa il corpo dei ragazzi e delle ragazze si trasforma profondamente, ha inizio il periodo dei cambiamenti fisici e animici. Questo periodo è definito come pubertà e adolescenza e accompagna i giovani dall’età infantile fino alla gioventù e alla maturità. Questi anni sovente sono caratterizzati da confusione e disorientamento emotivo dovuti alla scoperta di nuove forze, solitamente percepite come oscure o confuse, dentro e fuori di ogni individuo. Sono anni in cui il ragazzo/a scopre un nuovo interesse per il mondo ed è importante che l’educatore sappia provocare in loro la curiosità e l’ammirazione dei fenomeni e delle leggi che lo regolano. Per far sì che loro prendano coscienza di questi momenti antropologici molto significativi dello sviluppo evolutivo, il piano di studi della VI classe propone, oltre alla fisica e ad altre discipline, una specifica attività artistica: il disegno chiaro-scuro. Questa esperienza risponde maggiormente alle esigenze più profonde dei ragazzi in quanto rappresenta l’occasione di prendere coscienza delle ombre e delle luci che ci circondano. Eppure sono queste luci e ombre che ci consentono di osservare le conseguenze immediate dei movimenti degli astri (soprattutto il sole e la luna); che ci consentono di sviluppare una prima coscienza del trascorrere del tempo. Dal punto di vista animico questi esercizi consentono di sperimentare, in forma artistica, ciò che accade negli stati d’animo dei ragazzi: le forze oscure, le ombre del corpo fisico, diventano il tema centrale ed è importante imparare ad amministrarle, a dargli forma e collocarle nell’adeguata relazione reciproca, essendo fondamentale poter sperimentare la necessità di un corpo e la corrispondente ombra per vedere la luce. Pertanto, nel profondo del loro essere, i ragazzi percepiscono che attraversare il “tunnel dell’adolescenza” è necessario per imparare ad amministrare e differenziare le nuove forze che li sfidano, ma che grazie a queste possono manifestare la sostanziale qualità di cui ognuno è portatore. Non è trascurabile infine che la realizzazione di questi esercizi sollecita e sviluppa una certa abilità tecnica che regala grande soddisfazione e fiducia nelle proprie capacità di apprendimento e miglioramento. Nella società odierna la linea, come forma espressiva, è di fondamentale importanza. Noi usiamo la linea, dalla scrittura al disegno tecnico e artistico per comunicare concetti e pensieri in forma rapida e sintetica. La linea, il disegno con le linee possiedono una qualità fortemente astratta in quanto, nella realtà gli oggetti non sono composti da linee ma di superfici colorate, struttura, materiali, ecc. diversi. - 20 - Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia n. 8 a.s. 2008-2009 Con il disegno si evidenziano i contorni, i passaggi fra le varie forme e le diverse superfici, mettendo in evidenza la “separazione “ fra le cose, ma senza fornire nessuna informazione sulla loro natura, ne sulla loro relazione con l’ambiente circostante. Per ottenere ciò è necessario lavorare con superfici e sfumature di chiaro-scuro. n. 8 a.s. 2008-2009 Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia - 21 - VITA DI SCUOLA IMESTIERIDELLATERZACLASSE,NELL’ANNO2007-2008 Lezioni di vita pratica: con queste attività si cerca di favorire un inserimento più cosciente nella realtà circostante. I bambini hanno raccontato le loro esperienze: VISITA ALLA FATTORIA tettava. Siamo poi andati dalle asine e, nel Noi della terza classe siamo andati a visitare recinto, c’era anche una capra. I loro nomi una fattoria didattica, “La Piana” a Villaberza, erano:Viola e Margherita le due asine, Gigia la Martedì 27 Maggio 2008. Oltre alla maestra capra. Siamo andati nell’Aula didattica a fare c’erano anche alcuni genitori. Arrivati, abbiamo la caciotta. Il latte l’abbiamo messo in tre posato gli zaini nell’Aula didattica e siamo pentole e ci abbiamo messo mezzo misurino di andati in una specie di pollaio. Ci siamo seduti caglio. Lo abbiamo fatto riposare per almeno in cerchio e la contadina, il cui nome è Ornella, un quarto d’ora. Intanto l’Ornella ci ha ci ha portato dei pulcini che ha mollato in raccontato la storia del formaggio: “Un pastore mezzo al cerchio. Ce n’erano di tre colori: doveva attraversare una zona desertica con il giallo oro, giallo limone e nero carbone. Li ha gregge; prese un otre di stomaco d’agnello e ci rimessi nel recinto e ci ha portato 7 coniglietti. mise del latte. Durante il viaggio gli venne sete. Due erano neri e bianchi, uno marrone chiaro Prese l’otre e….. sorpresa! Il latte non veniva e bianco, un altro più chiaro, uno bianco, uno giù! Si era condensato con la sostanza di cui nero… Poi siamo andati al mulino. Nello, il era fatto l’otre: il caglio. Lo assaggiò. Era molto marito dell’Ornella, ci ha spiegato alcune cose, buono. Così è nato il formaggio”. Era venuto il per esempio che la farina che facevano è per momento di fare la caciotta. L’Ornella ci ha la zootecnia, cioè per le mucche. Loro hanno detto che il lavoro che stava facendo (cioè orzo, mais, segale, crusca e frumento. Poi raccogliere delicatamente con le mani la c’era anche una specie di stampo rotondo che “cagliata”) di solito lo faceva la “rezdora” Però aveva dei buchi. In base a buchi più piccoli e se si accorgeva che un’altra donna della più grossi si poteva scegliere se fare la farina famiglia aveva le mani più fredde, lo faceva coi granelli più piccoli o più grossi. Usciti dal fare a lei. Ci ha dato un po’ di cagliata e noi mulino siamo andati a mungere. Per mungere l’abbiamo strizzata tra le mani. L’abbiamo abbiamo usato una macchina apposta. Mentre messa nello stampino e poi pigiata col pugno Nello controllava, noi abbiamo fatto un giro delicatamente. Abbiamo pranzato e poi siamo nella stalla. C’era un toro ancora giovane, andati a giocare con i conigli. Era venuto il tantissime mucche incinte tra cui una che momento di tornare e per tutto il viaggio aspettava la notte per partorire. Poi un vitellino abbiamo cantato. (Matilde) nato da tre giorni: se gli davamo un dito lui lo - 22 - Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia n. 8 a.s. 2008-2009 LA POTATURA DELLA VITE “mette fuori” riccioli sottili e flessibili, detti Sabato 29 Marzo 2008, alle 10.30, noi della 3° “cavariol”, che hanno il compito d’aggrapparsi classe, abbiamo seguito Paolo Rota nel suo ad un altro ramo. Paolo ci ha detto che per vigneto per osservare la potatura di alcune viti potare tutta la vigna, hanno lavorato in due, (che aveva tenuto per noi). Paolo Rota ci ha sette ore al giorno, per tre settimane. La vigna detto che la vite va potata perché la pianta è ampia 17.000 m2. farebbe tanti piccoli grappoli d’uva, poco Ci ha poi dato alcuni rametti da trapiantare saporiti e con poca forza. Ed anche perché i nella terra e ci ha detto che se ripasseremo tra rami si piegherebbero fino a toccare terra. poche settimane potremo vedere già i piccoli Paolo Rota tagliava un ramo sì e uno no, nel grappoli d’uva. L’uva matura è rossa e si può punto dove spuntava la prima gemma. Ci ha ricavare del dolce succo o del vino chiamato spiegato che la vite va potata nei mesi Lambrusco. È stato molto interessante. (Piero) invernali, tra Gennaio e Marzo: ogni rametto Disegno di Vadim LA COSTRUZIONE DEL RIPOSTIGLIO scavare con vanghe e badili. Poi è arrivato il DEGLI ATTREZZI DA GIARDINAGGIO sig. Rota con un trattorino: riempivamo di terra Il giorno 12 Aprile 2008, la terza classe ha una carriola che poi scaricavamo nella pala del accolto Guido Zini che comunicava che quella trattorino. Abbiamo continuato a vangare e a mattina avremmo iniziato la costruzione di un mettere terra nella carriola. Eravamo stanchi e ripostiglio per gli attrezzi da giardinaggio e un ci scambiavamo i lavori. E’ stato raggiunto piano di lavoro con un lavandino. Ci ha detto l’obiettivo: sono state scavate le fondamenta. che occorreva fare molta attenzione ed avere (Prima giornata di lavoro) rispetto degli attrezzi. I gruppi di lavoro erano tre. Abbiamo iniziato i lavori. Per tracciare Sabato 19 Aprile 2008 (seconda giornata di l’area è stato tirato un filo attorno a 4 paletti e lavoro). Finito di piantare i picchetti per tenere segnato il terreno con un gesso grigio. sopra l’armatura, abbiamo fatto il primo Abbiamo tolto i paletti ed abbiamo iniziato a impasto, mescolando con il badile la miscela n. 8 a.s. 2008-2009 Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia - 23 - con il cemento e l’acqua. Abbiamo così MATTONE DOPO MATTONE ottenuto nelle Sabato 24 Maggio 2008, abbiamo interrotto i fondamenta dove avevamo messo l’armatura, lavori in muratura per cominciare quelli di è diventato il fondo in cemento-armato del idraulica. Quando è arrivato il primo gruppo era ripostiglio; ciascun gruppo ha fatto un impasto già tutto pronto per iniziare i lavori. Vadim ha di calcestruzzo. fatto un buco con la carotatrice, aiutato da il calcestruzzo, gettato Mario, l’idraulico. Mentre Matilde puliva il muro Sabato 3 Maggio 2008, (terza giornata di dalla calce in eccesso e gli altri controllavano lavoro). Abbiamo steso un pezzo di carta quando la punta arrivava dall’altra parte del catramata sul cemento delle fondamenta. muro. Dopo aver preso alcune misure Guido Dopodichè abbiamo fatto la calce mescolando ha fatto spaccare dei mattoni a Matilde. Dopo la sabbia, la calce, un po’ di cemento e abbiamo saldato dei tubi di plastica con l’acqua. Abbiamo fatto due strisce di calce l’elettrosaldatrice. lunghe come un mattone forato; poi abbiamo Il tempo era terminato, il secondo gruppo messo il mattone sopra le due righe di calce e avrebbe continuato il lavoro interrotto dal così via. Ogni bambino ha messo tre mattoni. primo. Poi abbiamo murato col gesso mescolato Le bambine sono andate a spaccare i mattoni all’acqua, una barra d’alluminio. (Lorenzo) mentre Piero ed io siamo andati a forare il muro con la carotatrice. Mario ed io abbiamo fatto un collegamento mentre Piero andava a brontolare con le bimbe perché avevano scritto sul muro: W REGGIANA E MILAN, BU! INTER. Quando Piero è tornato abbiamo montato delle fasce da tubo. (Elia) IL MESTIERE DEL FABBRO In Primavera siamo andati a visitare un fabbro di nome Luca che ha il laboratorio dietro piazza Fontanesi. Ci ha mostrato come si fanno i riccioli e i fiori di ferro battuto: questi si ottengono martellando il ferro riscaldato a 1000-1500 gradi e poi raffreddandolo all’aria. Dopodichè il fabbro ci ha mostrato come si realizza il torciglione: si ferma con la morsa l’estremità di un’asta di ferro rovente a sezione quadrata, poi con un attrezzo speciale, si torce l’altro capo. Gli attrezzi del fabbro sono pochi ma essenziali: il martello con la punta tonda per fare fiori e cavità, una mazzetta, l’incudine, la fornace, vari tipi di pinze e degli inserti da mettere nell’incudine. Abbiamo anche visto alcune opere artistiche come un lucchetto di tipo medievale e una scultura stilizzata. Grazie fabbro Luca, è stato molto bello! (Elia) Disegno di Sara - 24 - Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia n. 8 a.s. 2008-2009 LAVORETTI PER L’INVERNO L’ANGELO n. 8 a.s. 2008-2009 Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia - 25 - INDOVINELLO - 26 - Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia n. 8 a.s. 2008-2009 POESIA COSAE’ILSUCCESSO? Ridere spesso e molto Conquistare il rispetto Delle persone intelligenti e L’affetto dei bambini; guadagnare la Stima di critici onesti e sopportare il Tradimento di amici falsi; Apprezzare la bellezza; Trovare il meglio negli altri; Lasciare il mondo migliore, o con Prole; o con un giardino; Saper che almeno una vita ha respirato Più facilmente Perché hai vissuto tu; Questo è avere successo. Ralph W. Emerson n. 8 a.s. 2008-2009 Giornalino della Scuola Steiner Waldorf di Reggio Emilia - 27 -