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la recensione POP CORN A SCUOLA

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la recensione POP CORN A SCUOLA
la recensione
POP CORN A SCUOLA
Un saggio di Roberto Gris sul cinema
Finalmente! mi verrebbe da esclamare una volta concluso il saggio
La pedagogia dei pop corn di Roberto Gris (Trento, Erickson, 2010);
dopo tanti testi in cui esperti di educazione esortavano a utilizzare il
film in classe e tanti testi in cui esperti di cinema coprivano di insulti
la scuola perché ancora restia ad accogliere il testo audiovisivo, finalmente qualcuno che affronta il problema del “come” far accomodare
la settima arte tra i secolari banchi scolastici.
La chiave di lettura
La chiave di lettura del saggio di Gris
sta, a mio parere, nella premessa:
“Attenzione!”, scrive l’autore, “questo libro contiene idee per trasformare il cinema in un congegno formativo. La riproduzione di queste idee,
sia per uso domestico che in luoghi
pubblici, non è vietata dalla legge.”
Oltre a toccare un tema per niente
superato della condivisione del materiale didattico tra docenti, pone da
subito in chiaro l’operazione chiave che deve compiere un formatore:
trasformare il cinema in un congegno formativo.
Credo sia un inizio per niente banale o scontato, anzi; da molti anni
il cinema ha fatto il suo ingresso in
classe ma non per questo si è conquistato un un ruolo preciso. Spesso l’unico atto del cinema è stato proprio quello di entrare in aula
per coprire due ore di lezione magari a fine anno a programma terminato; in casi migliori, ha messo piede
a scuola durante eventi speciali quali
la giornata della Memoria – o ancora per accompagnamento – con l’aggiunta delle immagini, di quanto riportato nel manuale.
L’operazione di “trasformare il cinema in un congegno formativo”, avviene in pochi casi, perché in generale
si pensa che il film sia talmente potente da non aver bisogno di essere
mediato dalla didattica del docente;
se per un testo narrativo di un’anto48
logia si spende un pomeriggio a selezionare e inserire dettagli in percorsi didattici strutturati, per un film
spesso ci si accontenta di segnare alcuni dati tecnici e di preparare una
scheda post visione con domande
per lo più legate alla trama. In poche parole, come sottolinea Gris, si
usa il cinema passivamente e non lo
si considera per quello che è: un linguaggio con peculiari caratteristiche
da conoscere e reimpostare in chiave
didattica e formativa.
Condivisione
intersoggettiva
“...in un’ottica pedagogica un testo cinematografico è solo la forma
di partenza, la spinta generativa dei
processi formativi e del dialogo pedagogico che trasformano quel testo
in forma nuove, il cui senso immer
weiter (sempre e di nuovo) dobbiamo ricercare intersoggettivamente.”
Gris sottolinea più volte l’importanza della condivisione intersoggettiva, a maggior ragione, in un periodo
in cui la fruizione dell’opera cinematografica da parte dei giovani è quasi sempre individuale. Insiste anche,
sulla confusione tra un rapporto abituale giovane- tecnologia ed una conoscenza consapevole del linguaggio;
esercizi di decostruzione e costruzione, di ri-racconto, aiutano il discente, a passare da un piano cognitivo ad
uno metacognitivo, con il fine di una
costruzione del pensiero critico.
Infine interessante è la parte dedicata agli adulti, i formatori: comprare il
biglietto come prima regola, sottolinea Gris, per non pretendere di rendere consapevoli i ragazzi di qualcosa che non possediamo nemmeno
noi, avvicinarsi al linguaggio cinematografico, inserire alcuni film in
quella che l’autore definisce, riprendendo Dallari, la poetica personale.
Uno sguardo specifico
Per una volta un testo di pedagogia del cinema quale è La pedagogia dei pop corn, (a parte i riferimenti
meno precisi alla teoria cinematografica) non è solo un elenco di film
“scolastici”, nè la trasposizione scritta di esperienze compiute (entrambi
aspetti utili ma non esaustivi), ma è
una riflessione sulle difficoltà di una
integrazione della settima arte in aula
dovuta, a volte, al fatto che l’adulto è
privo di quella caratteristica che Gris
riferisce ai bambini, ma che, non si
offenderà nessuno, allargherei ai più
grandi: usare “lo sguardo in modo
specifico”. La stessa Mary Poppins,
al bambino non credeva nelle potenzialità di un dipinto, ricordava che la
realtà che non è sempre come sembra; e da lei, didatticamente, possiamo solo imparare.
(T.C.)
Roberto Gris; La pedagogia dei pop corn – Il cinema
come strumento formativo,
Erickson Trento 2010; pag.
205 € 17,50
n.9 settembre 2010
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