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Rodolfo Siviero e Pietro Annigoni
Rodolfo Siviero e Pietro Annigoni 15 novembre 2008 11 gennaio 2009 Firenze, Museo Casa Siviero Coordinamento generale Regione Toscana, Settore Musei, Aree Archeologiche, Valorizzazione beni cutlturali, Cultura della Memoria Associazione Amici dei Musei Fiorentini Si ringraziano per le informazioni e i consigli forniti: Benedetto Annigoni, Rossella Annigoni, Emanuele Barletti, Rossella Campana, Gilberto Grilli, Agatino Lombardo, Carlo Sisi, Luigi Zangheri Curatore della mostra Attilio Tori, Regione Toscana Organizzazione Roberto Santini, Associazione Amici dei Musei Fiorentini Ricerca d’archivio Angela Sanna Testi Pietro Annigoni e Rodolfo Siviero: sodalizio e collaborazione di Angela Sanna Un itinerario nella mostra di Attilio Tori Prestatori delle opere Accademia delle Arti del Disegno Benedetto Annigoni Rossella Annigoni Ente Cassa di Risparmio di Firenze Agatino Lombardo Grafica coordinata e stampa Centro stampa Giunta Regione Toscana Immagine di quarta di copertina Pietro Annigoni, Paesaggio di Dervio, 1933 Museo Casa Rodolfo Siviero, particolare con dedica Rodolfo Siviero e Pietro Annigoni 15 novembre 2008 - 11 gennaio 2009 Firenze, Museo Casa Siviero Museo Casa Rodolfo Siviero, un disegno a china di Annigoni a fianco di un letto a baldacchino seicentesco Pietro Annigoni e Rodolfo Siviero: sodalizio e collaborazione di Angela Sanna Nei ricordi di Rodolfo Siviero, affollati di personalità appartenenti al mondo della cultura, Pietro Annigoni viene rammentato fra quei giovani che <<arrivavano la sera al caffè con una loro pattuglia, tenuti lontani dal muro di disprezzo di cui era circondato lo sguardo di Ottone Rosai. Annigoni aveva le basette lunghe, un compagno col pizzo che gli vendeva i quadri, certo Giuntini, e un incisore che poi sparì in America”1. Come altri amici di gioventù evocati in queste pagine del 1964, il pittore milanese, naturalizzato fiorentino, fu per Siviero un artista importante e di grande talento che condivideva il suo amore per l’arte improntata alla bellezza e all’esempio dei maestri del passato. Negli anni della giovinezza, specialmente, Siviero celebrava Annigoni come pittore che onorava l’arte italiana, insieme ad altri autori prediletti che citava con entusiasmo nei suoi scritti e articoli. L’incontro tra i due uomini, quasi coetanei, appassionati d’arte e innamorati della più aulica tradizione artistica europea, avvenne nel periodo precedente la seconda guerra mondiale. Agli anni trenta risalgono in particolare le prime testimonianze del loro sodalizio, avviato a Firenze, dove il giovane Siviero cercava di farsi strada come scrittore, poeta e critico d’arte, mentre Annigoni, enfant prodige della pittura, attendeva a nudi, ritratti, paesaggi e quant’altro esaltasse la sua bravura e abilità tecnica. In questa situazione di grande fervore culturale, animata da artisti, scrittori, critici, mostre, riviste, Rodolfo aveva notato le capacità del giovane tanto da citarlo nelle recensioni che andava allora compilando per il giornale fiorentino <<Il Bargello>>. In un testo del 1935 sulla mostra di Massimo D’Azeglio, segnatamente, Siviero propone di presentare - <<in prossimità e durante il maggio musicale>>2 - Annigoni insieme con altri prestigiosi maestri italiani quali Ottone Rosai, Giorgio De Chirico, Ardengo Soffici e Felice Carena. L’apprezzamento di Rodolfo si accordava con la stima reciproca che intanto si era instaurata con Annigoni e che questi, in anni più maturi, avrebbe ricordato offrendo all’amico due belle prove grafiche facenti parte ancora oggi della collezione Siviero3. I lavori, fregiati di dedica autografa, non immortalavano 1 R. Siviero, Datt. datato <<sabato 19 ottobre 1964 ore 3,30 del mattino>>, p. 10 (archivio Museo Casa Rodolfo Siviero). 2 R. Siviero, Da Hofer a D’Azeglio, <<Il Bargello>>, a. VII, n. 7, 1935, p. 3. 3 Cfr. A. Sanna, Catalogo del Museo Casa Rodolfo Siviero di Firenze. La raccolta novecentesca, Leo S. Olschki, Firenze, 2003, p. 47-49, figg. 1-2. 5 Pietro Annigoni, Paesaggio di Dervio, 1933 china su carta, cm 25x35, Museo Casa Rodolfo Siviero 6 soltanto l’amicizia tra il critico e l’artista, ma arricchivano anche la raccolta di Rodolfo di soggetti da lui particolarmente amati come il paesaggio e il nudo. La prima opera, realizzata nel 1933, costituisce una veduta, mentre la seconda, del 1939, rappresenta un nudo femminile sdraiato. Il paesaggio fa parte dei disegni ispirati alla natura selvaggia di Dervio, nei pressi del lago di Como, la località cui Annigoni era legato fin dalla giovinezza e presso la quale non mancò di ritornare anche in età più matura, quando si era ormai da tempo stabilito a Firenze. Nella veduta, dal tono calmo e smorzato, l’immagine del luogo appare rarefatta e avvolta in un’atmosfera silenziosa e arcana. Questo tipo di paesaggio, evocativo e di bella qualità esecutiva, corrispondeva ai gusti di Siviero, che proprio negli anni Trenta si era avvicinato a tale genere naturalistico in voga nella penisola italiana e in modo particolare in Toscana. Altri artisti con i quali Siviero stringerà rapporti di amicizia e dai quali acquisirà opere d’arte, come il fiorentino Ugo Pignotti e i citati Soffici e De Chirico, rappresentavano brani di natura, ora con stile ruvido e scarno Pietro Annigoni, Nudo femminile sdraiato, 1939 china acquerellata su carta cm 34x52,5, Museo Casa Rodolfo Siviero ora con formule più colte o ricercate. Come Annigoni, gli autori menzionati offrivano un tipo di paesaggio nel quale Siviero amava ritrovare l’insegnamento classico e un naturalismo semplice ed essenziale, refrattario alle proposte stilistiche più innovative. Anche il genere del nudo, ampiamente sperimentato da Annigoni, univa i gusti di Rodolfo a quelli dell’amico pittore. Come accennato poc’anzi, infatti, Annigoni fece dono a Siviero di un nudo femminile sdraiato, realizzato quando l’artista era intento allo studio del grande Rinascimento italiano e nordico e cercava nuove soluzioni nei valori intramontabili della tradizione figurativa. Nell’opera, dove il sapiente chiaroscuro si fonde con la precisione delle forme, colpisce la raffigurazione sensuale del corpo femminile, morbidamente delineato da contorni sinuosi. Si tratta di un nudo vicino alla produzione più intimistica di Annigoni, di cui fanno parte diverse varianti del soggetto, compiute a olio, a sanguigna, a rilievo. Nella collezione di Rodolfo il nudo di Annigoni figura tra altri numerosi soggetti analoghi realizzati da Soffici, De Chirico, Manzù, Berti, senza contare dipinti e sculture afferenti alla raccolta di opere più 7 Giorgio De Chirico, Nudo femminile, 1930 c. tempera su carta cm 55x42, Museo Casa Rodolfo Siviero antiche. Rodolfo, peraltro, mostra un grande interesse verso il tema del nudo anche nei suoi scritti, nei quali ammira le composizioni di maestri riconosciuti come Degas, Manet, Picasso. Ne celebra in modo particolare l’elemento antico che viene a inserirsi nella pittura moderna, in sintonia con quanto proponeva il nudo di Annigoni, sapiente e moderno nella discreta sensualità della donna distesa sul sofà. L’attenzione di Rodolfo per queste opere di egregia esecuzione costituisce una testimonianza diretta delle sue preferenze per l’arte realista, alla quale rimanda del resto l’assenza, nella sua collezione, di opere d’avanguardia. In questa propensione per una limitata modernità Siviero raggiungeva pienamente Annigoni il quale, come è noto, si era reso protagonista della più autentica figurazione realistica fin dal 1947, quando fondò, con i fratelli Antonio e Xavier Bueno, il gruppo dei Pittori moderni della Realtà: <<Noi, pittori moderni della realtà - recita il manifesto - [...] rinneghiamo tutta la pittura contemporanea dal postimpressionismo ad oggi, considerandola l’espressione dell’epoca del falso progresso ed il riflesso della pericolosa minaccia che incombe sull’umanità>>4. Sebbene le mostre del gruppo venissero accolte con entusiasmo dal pubblico, posizioni estetiche così estremiste avevano attirato il sospetto della critica fiorentina. Alessandro Parronchi, ad esempio, diffidava della <<realtà>> proposta da questi artisti, poiché <<ha a che vedere con l’autentica realtà figurativa come il mondo vero col mondo visto nel cul di bicchiere: nitido, esatto, allucinante, ma non più mondo>>5. Non conosciamo il pensiero di Siviero riguardo il gruppo, ma è indubbio che sia lui sia il suo entourage accoglievano l’arte di Annigoni la quale, al di là di ogni dichiarazione, conduceva a un’idea di bellezza e di perfezione contrastante con le proposte destrutturanti dell’arte contemporanea. Tra le amicizie più 4 Introduzione a I pittori moderni della realtà, Galleria dell’Illustrazione Italiana, Milano, 1947. 5 A. Parronchi, Pittori moderni della realtà, <<Il Mattino>>, 24 dicembre 1947, p. 3. 8 P.Annigoni, A. Bueno, A. Serri I pittori della realtà e i loro nemici, 1949 china su carta cm 22x28, (opera non esposta in mostra) note di Siviero, il metafisico Giorgio De Chirico, in modo particolare, apprezzò dichiaratamente Annigoni e i fratelli Bueno per l’eccezionale bravura tecnica, caldeggiandone la ricerca e collaborando ad <<Arte>>, la rivista diretta da Antonio Bueno. Nelle memorie, il pittore ribadirà la sua stima per Annigoni, scrivendo che <<contrariamente a molti suoi colleghi, [egli] è un gran lavoratore e possiede un mestiere di cui la maggior parte dei pittori di oggi, non parlo solo degli italiani, ma anche degli stranieri, non hanno la più pallida idea>>6. Un punto di vista la cui sintonia con quello di Siviero è comprovata nello scritto Critica ai valori del tempo, dove questi ammira la tecnica irreprensibile e il <<sano e laborioso verismo>> del pittore lombardo: <<Pietro Annigoni [...] ci sembra un buon pittore del primo ottocento francese fra Gericault e Courbet ritornato nella nostra epoca con una solida e spontanea maestria che eravamo disusati a vedere>>. Allora, prosegue Siviero, se realmente la pratica pittorica si basa sul motto di Courbet <<savoir pour pouvoir>>, <<vien da pensare che l’avvenire della pittura sia nelle mani di questi uomini che come Annigoni sanno, poiché al di là della dialettica dell’arte rimane il mistero fisiologico dell’animale pittore cioè di questo essere miracoloso che sa fissare con un tessuto di tinte e di pigmenti le immagini che ha nel cervello>>7. Al <<panorama [...] complesso e confuso>>8 dell’arte contemporanea Siviero risponde dunque con termini inequivocabili, che in sostanza esprimono i portati del suo pensiero artistico: l’amore per la figurazione, il mestiere e la perizia tecnica. Qualità, queste, che condivideva perfettamente con il compagno Annigoni e sulle quali andava formandosi anche la sua raccolta di opere d’arte del Novecento. Questa grande affinità che li aveva uniti in giovinezza era destinata a trasformarsi 6 G. De Chirico, Memorie della mia vita, Roma, Astrolabio 1945, pp. 247-248. 7 Questi passi sono tratti dalla pagina 117 di un dattiloscritto lacunoso di Rodolfo Siviero che costituisce molto probabilmente il seguito e, nello stesso tempo, la parte conclusiva del datt. “A” (archivio Museo Casa Rodolfo Siviero). 8 Ibidem. 9 Pietro Annigoni Contemplazione del vuoto, 1971 tempera grassa su tavola cm 180x150. L’opera fu esposta alle mostre collettive dell’Accademia delle Arti del disegno tenutesi a Montauban 1971 e a Spoleto 1973. Ubicazione attuale sconosciuta in un sodalizio ancora più forte durante la vita a venire, quando Annigoni si era ormai affermato come pittore di fama internazionale e Siviero era diventato Capo della Delegazione per il Recupero delle opere d’arte nonché Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. Lo scenario principale di questa unione è infatti l’Accademia fiorentina, presieduta da Siviero dal 1971 al 1983, nell’ambito della quale lo stesso Annigoni ricoprì importanti cariche diventandone un significativo collaboratore. Insieme ad altri fidati amici accademici, ugualmente legati ad Annigoni, tra cui gli scultori Giacomo Manzù e Antonio Berti, Rodolfo Siviero prese a cuore le sorti dell’istituzione formando un vasto gruppo di cooperatori. Pietro Annigoni, che farà parte di questa rosa di accademici, conobbe un primo importante riconoscimento il 3 gennaio 1972 divenendo presidente della Classe di Pittura. In questa occasione Siviero si congratula con l’amico inviandogli un telegramma pieno di entusiasmo: <<Sono lieto comunicarti a nome accademia arti disegno che nella seduta odierna classe pittura et collegio accademico ti hanno nominato presidente classe pittura congratulazioni vivissime Rodolfo Siviero>>9. La nomina, certamente sostenuta da Siviero, rientrava negli intenti del Presidente di risollevare le sorti dell’Accademia, rinnovandone lo statuto, arricchendone i calendari di eventi e iniziative culturali, ed estendendo le nomine ad importanti personalità italiane e internazionali. L’impegno preso da Siviero era dei più gravosi - come testimoniano anche le impressioni talora pessimiste trascritte nei suoi diari - ma riuscì nondimeno a portarlo a termine. Tra le molte iniziative spiccano alcune di quelle promosse insieme con Annigoni e gli altri accademici, in modo particolare la mostra delle opere donate dagli artisti per la costruzione di una casa per donne cieche10. L’evento, che si svolse in Palazzo Strozzi tra la fine del 1971 e l’inizio del 1972, vide l’intervento di numerosissimi artisti che esposero in tutto 282 opere d’arte. Pietro Annigoni vi partecipò con un lavoro raffigurante un bellissimo quanto emblematico volto di donna. Nel 1973 l’artista prese parte a un’altra iniziativa di primo piano per l’Accademia, consistente nella esposizione di pittura, scultura 9 Telegramma di Rodolfo Siviero a Pietro Annigoni (archivio Annigoni ECR). 10 Cfr. Mostra delle opere donate dagli artisti per la costruzione di una casa per donne cieche, Firenze, Palazzo Strozzi, 9 dicembre 1971 - 15 gennaio 1972, Tipografia S.T.I.AV., 1971. 10 11 Locandina della mostra di Spoleto, archivio Museo Casa Siviero e grafica presentata a Spoleto11, nella quale propose il silenzioso e inquietante dipinto Contemplazione nel vuoto. Due anni più tardi il nome di Annigoni ritornò in un’importante manifestazione promossa nell’ambito delle celebrazioni del centenario della nascita di Michelangelo Buonarroti e della morte di Giorgio Vasari. Si tratta della mostra degli Accademici del Disegno, raggruppante pittori, scultori, architetti e incisori. Come recita la presentazione in catalogo, <<si è lasciato a ogni artista il compito di descrivere in una scheda le ragioni e i significati della sua opera, perché ne rimanesse un documento di interpretazione autentico>>12. La mostra, che raccoglieva gli <<artisti fra i più significativi del nostro tempo, vuole essere testimonianza dell’impegno dell’Accademia di riprendere con spirito nuovo le antiche tradizioni>>13. Annigoni vi collaborò con due opere degli anni trenta raffiguranti i ritratti dei genitori14, e un’altra più recente, del 1971, intitolata C’era una volta il Palladio15. L’autore corredò le sue opere di una dichiarazione di poetica che ancora una volta poneva in evidenza la sua grande affinità con le scelte e le idee artistiche di Siviero: parlando dei ritratti sottolinea infatti il senso di un lavoro<<che si incentrava fino da allora - proprio da allora - su una accanita e faticosa disciplina, cui erano di riferimento i modelli della grande tradizione figurativa>>16. Quanto all’ultimo dipinto egli sottolinea come <<l’architettura che emerge miracolosamente intatta dallo squallore>> simboleggi <<un ordine irrecuperabile dal quale ci siamo divisi. Un ordine dal quale l’uomo è stato estromesso, ridotto com’è a numero, a manichino>>17. Frattanto, l’enor11 Esposizione di pittura, scultura grafica, Spoleto, Galleria Plinio il Giovane, 28 giugno-28 luglio 1973. 12 Celebrazioni del centenario della nascita di Michelangelo Buonarroti e della morte di Giorgio Vasari, Mostra degli Accademici delle Arti del Disegno, Firenze, Accademia delle Arti del Disegno, 1975, Officine Grafiche Fratelli Stianti, Sancasciano - Firenze, 1975, p. V. 13 Ibidem. 14 Ivi, pp. 8-9. I due disegni sono intitolati Mia madre (1931) e Mio padre (1935). 15 Ivi, p. 7. 16 Ivi, p. 5. 17 Ibidem. 12 Pietro Annigoni, Mia madre (1931) e Mio padre (1935) Disegni a lapis su carta, che furono esposti alla mostra per il centenario di Michelangelo e Vasari nel 1975. Oggi i disegni si trovano a Villa Bardini me notorietà raggiunta da Annigoni lo porta in giro per il mondo tanto da ostacolare la sua partecipazione assidua alla vita dell’Accademia. Nel 1973 il pittore informa per lettera Siviero di questa sua situazione, mostrandogli però, ancora una volta, grande fiducia. Durante le sue assenze, infatti, Annigoni prega Siviero di assumere il suo posto di presidente della classe dei pittori e, <<quando se ne presenti l’occasione>>, di <<votare (...) in mia vece e con delega che ti rimetto fin d’ora>>18. Nella stessa lettera, Annigoni cerca di dare un apporto culturale all’istituzione presentando al Presidente una novità in base alla quale <<in ciascuna classe, a incominciare dalla mia, si nomini uno storico dell’arte e particolarmente uno studioso della pittura italiana perché possa dare un coesivo culturale ai programmi della classe stessa>>19. Questo, aggiunge Annigoni, per la <<ripresa della nostra accademia e vorrei che in qualche modo io potessi contribuire alla sua rinascita>>20. 18 Lettera di Pietro Annigoni a Rodolfo Siviero, datata 16 febbraio 1973 (archivio AAD). 19 Ibidem. 20 Ibidem. 13 Nell’ambito della sua carica Annigoni prese ulteriori iniziative, suggerendo la nomina ad accademici, nella classe di pittura, di Gastone Breddo e soprattutto di Angelo Maria Crepet, l’onesto e <<meritevole artista, in età già avanzatissima>>, verso il quale sembrava doveroso compiere un gesto di riconoscimento21. La proposta, avanzata nel novembre 1973, si concluse con la nomina dei due ad accademici residenti. In quella stessa occasione Annigoni pregava Siviero di provvedere ad affidare la vice presidenza della classe di pittura al <<Prof. Giovanni Colacicchi>>22. Le varie idee maturate da Annigoni rientravano in generale nel suo obiettivo, pienamente condiviso da Siviero, di rilanciare l’Accademia nel panorama delle più prestigiose istituzioni d’arte. Con questa intenzione Annigoni propose anche mostre delle proprie opere incitando i vari colleghi della sua classe a fare altrettanto: <<è indispensabile infatti che la maggior parte dell’Accademia, come esponente dell’arte e della cultura, mostri annualmente le proprie attività>>23. Il sentimento affettivo mostrato da Annigoni verso l’Accademia fu suggellato dalla donazione di un’opera facente parte ancora oggi della collezione dell’istituzione. Si tratta di una litografia raffigurante un volto di giovane donna che ben rappresenta lo stile di Annigoni nella maturità: quello stile votato alla perfezione stilistica, sensibilmente diverso da quello, più fresco, dei disegni della gioventù. Lo stesso Siviero potrà notarlo, nei suoi diari, osservando, con una certa delusione, che Annigoni, come lo scultore Berti, aveva <<imparato l’arte come un mestiere e se ne compiace (...) non interessandogli le conquiste dell’animo>>24. Questa ‘banalizzazione’ della tecnica, come la definisce lo stesso Siviero, non sarà tuttavia oggetto di discordia sul piano estetico, né porterà a un raffreddamento dell’amicizia. 21 Lettera di Pietro Annigoni a Rodolfo Siviero datata 19 febbraio 1973 (archivio AAD). 22 Ibidem. 23 Ibidem. 24 Settimo diario di Rodolfo Siviero, pagina datata <<Roma lunedì 2 maggio 1977>> (archivio AAD). 14 Pietro Annigoni, Volto di fanciulla, anni settanta litografia cm 71x51 collezione Accademia Arti del Disegno Al contrario, ancora negli anni settanta Siviero scambierà con Annigoni le sue opinioni sull’arte contemporanea, come in una cartolina spedita all’artista raffigurante una bellissima pittura vascolare greca, dove Rodolfo scrive: <<Carissimo, ecco una bella pittura che meriterebbe di stare alla Biennale al posto di tante porcherie>>25. È del resto lo stesso Siviero che ricordando nei suoi scritti artistici Annigoni lo avvicina alla <<pittura moderna di Picasso e di De Chirico>>26, in contrapposizione alle ricerche ormai molto più radicali del secondo novecento. Con queste posizioni Rodolfo immortalava il valore artistico dell’antico amico agli occhi del mondo. 25 Cartolina di Rodolfo Siviero a Pietro Annigoni, datata 24 agosto (?) 1975 (archivio AAD). 26I passi sono tratti dalla pagina 118 del dattiloscritto lacunoso di Rodolfo Siviero, già citato, che costituisce molto probabilmente il seguito del datt. “A” (archivio Museo Casa Rodolfo Siviero). 15 Museo Casa Rodolfo Siviero nudo femminile di Annigoni nello studio-biblioteca 16 Un Itinerario nella Mostra di Attilio Tori La mostra illustra i rapporti di amicizia e collaborazione tra Rodolfo Siviero e Pietro Annigoni, partendo dalla documentazione esistente a Casa Siviero, nell’archivio dell’artista e in quello dell’Accademia delle Arti del Disegno. Siviero e Annigoni si conoscevano fin dagli anni Trenta quando entrambi frequentavano il caffè”Le Giubbe Rosse”, ma i loro rapporti divennero particolarmente intensi negli anni Settanta con la elezione di Siviero a presidente della Accademia delle Arti del Disegno. Pietro Annigoni era uno dei membri più prestigiosi della istituzione culturale fiorentina, fondata da Cosimo I de’ Medici e Giorgio Vasari, e quindi rappresentava uno dei maggiori sostegni al programma di Siviero di riportare l’Accademia agli antichi splendori. Probabilmente anche la Compagnia del Paiolo, a cui Siviero fu ammesso come “paiolante d’onore” nel 1974, fornì occasioni conviviali e culturali per approfondire la reciproca conoscenza. Alla base di tutto stava però una affinità di pensiero. La loro amicizia e collaborazione era alimentata dalla comune convinzione che l’arte in quanto attività tipicamente umana dovesse essere incentrata sull’uomo. Perciò l’arte moderna doveva rappresentare l’umanità contemporanea nella sua pienezza e nelle sue contraddizioni, ma continuando a usare il linguaggio figurativo e le tecniche del passato. Dipinti di Annigoni esposti alle mostre collettive degli artisti dell’Accademia delle Arti del Disegno negli anni Settanta e opere del maestro che sono in relazione con quelle acquisite da Siviero per la sua raccolta sono presentati a Casa Siviero accanto ai documenti d’archivio. Nel predisporre l’allestimento si è cercato di alterare il meno possibile l’arredo della casa-museo. Il percorso della esposizione segue il normale itinerario di visita della casa e in ogni stanza si sviluppa un tema specifico dei rapporti tra i due personaggi. 17 Prima sala: affinità di pensiero fra Annigoni e Siviero Si inizia dalla sala di ingresso dal giardino dove si trovano documenti di carattere introduttivo, che mettono in luce la comunanza di opinione tra i due personaggi. Nella teca sul mobile a sinistra sono esposti scritti editi ed inediti di Siviero che esprimono concetti simili alle posizioni di Annigoni riguardo alla centralità dell’uomo, posizioni dalle quali derivava il suo rifiuto dell’arte astratta. Si veda ad esempio come nell’introduzione alla raccolta di poesie La Selva Oscura, pubblicata nel 1936, Siviero affermi che non si può arrivare alla vera pittura moderna attraverso l’astrazione o attraverso la polemica futurista, ma solo nella continuazione del vecchio mondo dell’arte. Nello stesso testo Siviero dichiara poi che la umanizzazione dell’arte è la legge assoluta e “imprescindibile per la quale si sente e si giudica”. È sulla base di queste convinzioni che Siviero, in un dattiloscritto inedito esposto nella teca, cita Annigoni come uno degli artisti “nelle cui mani sta l’avvenire della pittura”. Siviero considera Annigoni un pittore che si pone in una linea evolutiva che attraverso i grandi naturalisti francesi dell’Ottocento risale fino al Rinascimento Veneziano e che fa parte di una triade comprendente Picasso e De Chirico. Simpatico documento della avversione, condivisa da entrambi i personaggi, per le tendenze astratte e concettuali moderne è la cartolina illustrata con una pittura vascolare greca che Siviero inviò ai coniugi Annigoni da Corfù nel 1975. Qui Siviero esprime ai “carissimi amici” la sua ammirazione per la bellezza della antica opera contrapponendola alle “porcherie” che invece si vedono alla Biennale. Un autoritratto di Annigoni, databile alla fine degli anni Settanta, cioè nel periodo in cui i rapporti tra i due personaggi furono più intensi, completa l’introduzione alla mostra. Si notino le lunghe basette che caratterizzano il volto dell’artista. A parte l’incanutimento dovuto all’età, esse corrispondono alla descrizione di Annigoni fornita da Siviero in un suo dattiloscritto del 1964 nel quale egli rievoca le sue frequentazioni giovanili dell’ambiente artistico fiorentino alle Giubbe Rosse. 18 Pietro Annigoni, Autoritratto, olio su tela 1980 c. cm 32x22 collezione Agatino Lombardo 19 Seconda sala: l’Accademia delle Arti del Disegno Si svolta nel corridoio a destra e nel successivo salotto con camino. Qui si ricorda il ruolo determinante che l’Accademia delle Arti del Disegno ha avuto per lo sviluppo della amicizia e della collaborazione tra Siviero e Annigoni. Tra i documenti esposti si notano il telegramma con cui il presidente Siviero comunica all’artista la sua nomina a presidente della classe di pittura e varie lettere nelle quali Annigoni propone a Siviero idee e iniziative per le attività della Accademia. Il coinvolgimento di Annigoni nella vita della istituzione è testimoniato dal disegno che ne raffigura lo stemma con le tre corone intrecciate, simbolo della pittura, scultura e architettura. L’opera reca, in basso e a tergo, due scritte di Rodolfo Siviero attestanti che Annigoni eseguì il disegno nel maggio 1979 in occasione dell’approvazione del nuovo statuto dell’Accademia. La raccolta della Accademia delle Arti del Disegno comprende anche tre litografie. Un volto di fanciulla (vedi foto p.15) e due prove d’autore delle illustrazioni de La Mandragola di Machiavelli, facenti parte della cartella edita da Il Bisonte nel 1980. Non ci sono informazioni precise sulle modalità di acquisizione di queste grafiche, si può comunque ipotizzare che il presidente Siviero avesse una particolare simpatia per la commedia del Machiavelli. Infatti, come il giovane Callimaco raffigurato mentre corona il suo amore per la bella Lucrezia e come lo scaltro servo Ligurio, rappresentato a colloquio con il vecchio Messer Nicia, Siviero ha dato prova di grande astuzia nel suo lavoro e di notevole successo nelle questioni amorose. Pietro Annigoni, Callimaco e Lucrezia 1980 litografia, cm 70x50 collezione Accademia delle Arti del Disegno Messer Nicia e Ligurio 1980 litografia cm 60x44 collezione Accademia delle Arti del Disegno 20 Pietro Annigoni, stemma dell’Accademia, 1979 Disegno a lapis e china cm 39x29 collezione Accademia delle Arti del Disegno 21 Terza sala: la mostra a Montauban nel 1971 La sala da pranzo è dedicata alla prima mostra degli Accademici delle Arti del Disegno organizzata sotto la presidenza di Siviero, quella tenutasi al museo Ingres a Montauban nel giugno-settembre 1971. Nella teca sul tavolo sono esposte le lettere con le quali Siviero invita i membri dell’Accademia a partecipare alla esposizione, la relazione finale sulla iniziativa e altri documenti. Nel catalogo, in francese, Annigoni dichiara che l’arte è una parte integrale dello spirito umano, affermazione coincidente con le convinzioni di Siviero sulla imprescindibilità della umanizzazione dell’arte. Sulla copertina del catalogo, accanto al titolo della esposizione L’Art d’Aujourd’hui a Florence, è raffigurata un’opera di Annigoni: il ritratto di anziana signora inglese. È stato possibile ottenere in prestito dalla signora Rossella Annigoni il dipinto vero, che si ammira in questa stessa stanza. È un bellissimo esempio di quel genere ritrattistico che dette ad Annigoni una grande popolarità a livello mondiale, ma per il quale l’artista è stato talvolta ingiustamente considerato come un semplice e mondano imitatore della realtà. L’abilità di Annigoni nel genere del ritratto però non è tanto nella pur stupefacente maestria tecnica quanto nella sua straordinaria capacità di cogliere nel profondo la umanità di chi gli stava di fronte. Si veda ad esempio in questo dipinto come venga fuori con estrema vivezza l’orgoglio determinato di questa anziana signora inglese. Un orgoglio così forte che la portò a rifiutare il ritratto perchè, secondo lei, il pittore non la aveva raffigurata abbastanza bella; motivo per il quale l’opera rimase al pittore ed è ancora oggi di proprietà della vedova Annigoni. Gli altri tre ritratti esposti a Montauban, quelli del padre, della madre e del figlio Benedetto, si possono vedere visitando la mostra a Villa Bardini. Del quinto dipinto di Annigoni presentato a Montauban, Contemplazione del Vuoto, parleremo a proposito della sala successiva. Pietro Annigoni, Ritratto di signora inglese fine anni sessanta tempera grassa cm 100x85 collezione Rossella Annigoni 22 23 Quarta sala: la mostra a Spoleto nel 1973 Tornando indietro per il corridoio, si passa nell’atrio della casa con le scale che conducono al piano superiore. Questo spazio è dedicato alla seconda mostra degli Accademici delle Arti del Disegno organizzata dal presidente Siviero, quella tenutasi a Spoleto, presso la Galleria Plinio il Giovane, nel giugno–luglio 1973. Il catalogo, esposto nella teca al centro della stanza insieme a varie lettere e documenti, comprende una sola opera di Annigoni: il dipinto Contemplazione del vuoto, che fu pubblicato con una fotografia in bianco e nero. L’opera, che era già stata esposta a Montauban, è un esempio del genere metafisico e surrealista di Annigoni. Il manichino che guarda in basso in un angusto spazio chiuso da case cadenti, è figura della disumanizzazione, della solitudine, del vuoto spirituale dell’uomo del Novecento. Il dipinto dimostra come Annigoni sia un artista completamente moderno, che dà espressione alla tormentata condizione esistenziale dell’umanità del suo tempo, anche se i mezzi pittorici non rinnegano la figurazione e la maestria tecnica del passato. Purtroppo questa opera, essendo emigrata negli Stati Uniti, non è disponibile per la nostra mostra e possiamo esporne solo una riproduzione fotografica. Nella stanza però si può ammirare il dipinto intitolato Forza paralizzata. È una opera di Annigoni affine per soggetto, stile, datazione e qualità a quella presentata a Spoleto. Anche qui appare un manichino voltato di spalle che guarda verso il vuoto, mentre altri due manichini dai movimenti bloccati e il teschio rendono più complessa l’ inquietante allusione alla “perdita di amore per la vita” che Annigoni imputava alla cultura e all’arte del suo tempo. Pietro Annigoni, Forza paralizzata, 1971 tempera grassa su tavola cm 180x150 collezione Rossella Annigoni 24 25 Sala Quinta: il nudo femminile della raccolta Siviero Pietro Annigoni, Studio per nudo femminile disteso, inizio anni quaranta tempera grassa cm 107x182 collezione Ente Cassa di Risparmio di Firenze, fondo Annigoni 26 Si passa nello Studio Biblioteca, dove, sopra la porta di ingresso, è conservata una delle due opere di Annigoni che fanno parte della raccolta permanente di Casa Siviero. Si tratta di un disegno a china e acquarello raffigurante un nudo femminile sdraiato, datato 1939, e dedicato dall’artista “all’amico Rodolfo Siviero”(vedi foto p.7) . Sul tavolo laterale il visitatore può sfogliare la monografia su Annigoni edita da Gonnelli nel 1945. L’esemplare conservato nella biblioteca della casa-museo porta una dedica dell’editore a Siviero del 1954. La monografia riporta, a pagina 59, il disegno della raccolta Siviero, che però manca della dedica. Questa quindi fu aggiunta successivamente, forse negli anni Settanta, quando con l’approfondirsi dei rapporti tra i due personaggi, l’opera presumibilmente entrò a far parte dell’arredo della casa in Lungarno Serristori. Il tema del nudo femminile sdraiato ha celebri precedenti nella pittura rinascimentale veneziana e in quella dell’Ottocento francese, due periodi che Siviero nei suoi scritti critici, con riferimenti precisi alle Veneri di Giorgione e Tiziano e all’Olimpia di Manet, dimostra di apprezzare in modo particolare. È anche opportuno ricordare che uno dei più importanti capolavori recuperati in Germania da Siviero fu proprio un nudo femminile: la Danae di Tiziano del museo di Capodimonte (si veda nell’album fotografico posto sul tavolo laterale la foto che raffigura Siviero di fronte al capolavoro recuperato). Questi motivi vanno tenuti presenti per capire l’interesse di Siviero ad acquisire un nudo femminile di Annigoni. Il tema, d’altra parte era molto caro anche al pittore che lo affrontò molte volte e con tecniche diverse. Come esempio di questa tematica annigoniana si presenta una opera di pochi anni successiva a quella della raccolta Siviero, uno studio ad olio per il dipinto di modella stesa del 1943, che si può vedere nella sopracitata monografia di Gonnelli. Sala sesta: le opere donate per la casa-famiglia per donne cieche Dopo aver percorso uno stretto corridoio a squadra si giunge nella piccola stanza dove sono conservate le armi della collezione Siviero. In questo spazio si ricorda un’altra iniziativa nata dalla collaborazione tra i due personaggi: la raccolta di fondi, nel 1971, per la costruzione di una casa famiglia per donne cieche a Firenze, nella zona del Gelsomino. Siviero era presidente di un comitato artistico, comprendente Annigoni e altri membri della Accademia della Arti del Disegno, che organizzò in Palazzo Strozzi una mostra di opere donate per finanziare la iniziativa. Annigoni mise a disposizione una litografia rappresentante il volto della moglie Rossella. È una bella opera di ascendenza neo-cinquecentesca che viene qui esposta insieme al catalogo delle opere donate, conservato nella Biblioteca di Casa Siviero. Pietro Annigoni, ritratto della moglie Rossella litografia cm 71x51 collezione Ente Cassa di Risparmio di Firenze, fondo Annigoni 27 Sala settima: le medaglie Pietro Annigoni, medaglie raffiguranti: San Giovanni Battista, l’attesa, Lorenzo Il Magnifico, emblema Mediceo, volto maschile, collezione Ente Cassa di Risparmio di Firenze, fondo Annigoni 28 Si passa in quella che fu la camera da letto di Siviero. Nell’allestimento della casa museo essa è diventata la stanza dove sono permanentemente esposte le medaglie commissionate da Siviero a Berti e Manzù per la apertura (in realtà mai avvenuta) del museo delle opere recuperate. È quindi il luogo adatto per presentare alcuni esempi di Annigoni medaglista. Si tratta di un aspetto meno conosciuto dell’attività del maestro ma che invece è molto rilevante per quantità e bellezza delle opere. Sul piccolo tavolino in fondo alla stanza si possono vedere dieci medaglie di Annigoni. Esse sono in gran parte legate a soggetti ed eventi fiorentini. La medaglia con la testa decollata di San Giovanni Battista, patrono della città, e quella raffigurante Salomé danzante risalgono alla fine degli anni Trenta. Il medaglione di Lorenzo il Magnifico fu eseguito nel 1985 in occasione del convegno internazionale numismatico per una medaglia che aveva al verso l’emblema mediceo dei tre anelli con diamante e il motto semper. In generale, Annigoni prende spunto dal modello della medaglia rinascimentale con un volto virile di profilo. Ma la vivacità espressiva delle figure, i margini talvolta irregolari della medaglia sono completamente moderni. Si nota quindi di nuovo la coincidenza tra le forme artistiche di Annigoni e il programma “di riprendere con spirito nuovo le antiche tradizioni” che ispirò la presidenza di Siviero all’Accademia delle Arti del Disegno Pietro Annigoni, Salomé danzante, fine anni trenta inizio anni quaranta, medaglia diam. cm 16 collezione Ente Cassa di Risparmio di Firenze, fondo Annigoni 29 Sala ottava: la mostra per il centenario di Michelangelo e Vasari Pietro Annigoni Presentazione del dipinto c’era una volta il Palladionel catalogo della mostra per il centenario di Michelangelo e Vasari 30 Nel successivo salotto con camino si ricorda la mostra collettiva della Accademia delle Arti del Disegno, organizzata a Firenze in occasione del centenario della nascita di Michelangelo Buonarroti e della morte di Giorgio Vasari. A questa esposizione (dicembre 1975-gennaio 1976) Annigoni partecipò con tre opere: i due disegni del padre e della madre, già presentati a Montauban e oggi visibili a Villa Bardini, e il dipinto ad olio intitolato C’era una volta il Palladio, che si può ammirare in mostra a Casa Siviero. Come ricorda la signora Rossella Annigoni, questa opera fu ispirata dalla vista di una villa palladiana abbandonata e deturpata dalla costruzione, di fronte ad essa, di una palazzina moderna. Nella teca sul lato sinistro della stanza si vedono documenti sulla organizzazione dell’esposizione del 1975 e il relativo catalogo, tra cui un esemplare in bozza con correzioni a mano autografe di Siviero. Nel predisporre il catalogo il presidente dell’Accademia richiese agli artisti una presentazione scritta delle loro opere. A proposito del dipinto C’era una volta il Palladio, Annigoni fornì una interessante e dettagliata spiegazione del significato delle varie figure. Consigliamo al visitatore di leggere questa spiegazione. Per chi non volesse farlo ricordiamo comunque che la “malinconia” per la rovina dell’arte antica e lo “sgomento interrogativo” che si prova di fronte alla insensibilità moderna per essa sono per Annigoni i sentimenti dominanti del suo dipinto. Sentimenti simili si ritrovano spesso negli scritti di Siviero. Questa bellissima opera, quindi, testimonia nuovamente la affinità culturale che legava i due personaggi. Pietro Annigoni, C’era una volta il Palladio, 1971 tempera grassa su tavola cm 180x150 collezione Rossella Annigoni 31 Sala nona: paesaggi di Dervio Pietro Annigoni, paesaggio di Dervio, 1933 china su carta cm 23x34 collezione Ente Cassa di Risparmio di Firenze, fondo Annigoni 32 Si passa nella stanza caratterizzata dal bel letto a baldacchino seicentesco, a sinistra del quale è appesa al muro la seconda opera di Annigoni posseduta da Siviero. Si tratta di un disegno a china (vedi foto p.6), datato 1933, che raffigura un paesaggio spoglio con al centro un albero e sulla destra una figura umana che sta per imboccare un ponte. In basso si trova la dedica “all’ antico amico Rodolfo Siviero / con affetto / l’enfant prodige Pietro Annigoni”. La dedica è datata dicembre 1975. L’acquisizione del disegno rientra quindi nell’approfondimento negli anni Settanta di una amicizia risalente a molto tempo prima. Si potrebbe però anche immaginare che l’interesse di Siviero ad acquisire proprio questa opera fosse legato alla analogia con la metafora da lui usata per concludere l’introduzione alla sua raccolta di poesie, scritte negli stessi anni in cui Annigoni realizzava il disegno: “il mio quadro in questo libro fu un paese doloroso di alberi portati dal vento verso lo sfondo” (R. Siviero, La Selva Oscura, p. XI). Si può anche ragionevolmente credere che Siviero avesse conosciuto questo disegno di Annigoni in seguito alla sua esposizione in una mostra tenutasi nel Ridotto del Teatro Regio di Parma nel 1974. Il catalogo della mostra di Parma, conservato nella biblioteca di Casa Siviero, è esposto nella teca sottostante. Oltre al disegno della collezione Siviero vi sono pubblicati diversi altri disegni di paesaggi. Tra questi una veduta dell’Appennino dal Passo della Raticosa con al centro la Rocca di Cavrenno e sulla destra il Sasso di San Zanobi, che è stato possibile ottenere in prestito per la nostra mostra e che esponiamo nella stessa teca con il catalogo di Parma. Sollevando nuovamente lo sguardo verso il disegno della raccolta Siviero, si nota che la scritta nell’angolo in basso a sinistra dice che il paesaggio rappresenta Dervio, la località sul lago di Como, dove i geni- Pietro Annigoni, paesaggio di Dervio, 1936 china su carta cm 38,5x24 collezione Ente Cassa di Risparmio di Firenze, fondo Annigoni paesaggio di Dervio, 1932 china su carta cm 26x40 collezione Ente Cassa di Risparmio di Firenze, fondo Annigoni tori di Pietro Annigoni possedevano una casa di villeggiatura. Il giovane pittore vi soggiornò a lungo negli anni Trenta, realizzandovi numerosissimi schizzi, disegni, dipinti. Nella teca sul tavolo si mostrano alcuni esempi della produzione annigoniana ispirata dai paesaggi di Dervio. I disegni sono caratterizzati da figure abbozzate con fresca e spontanea rapidità e con un continuo variare di registri espressivi. Il primo a sinistra raffigurante le chiuse dà una impressione di estrosa originalità; nel secondo si coglie un sentimento più disteso nella contemplazione della bellezza delle rive del lago; modi più concisi e aggressivi appaiono nelle radici contorte dei due alberi del terzo disegno; un senso doloroso, nonostante la maggiore finitezza, caratterizza anche il disegno successivo con l’albero solitario; calma meditativa regna nel penultimo a destra raffigurante una casa al centro di un paesaggio, un piglio più deciso ed energico contraddistingue l’ultimo disegno a destra, dove appare un edificio basso sovrastato da un albero e una montagna. Queste opere confermano quanto sia ingiusto considerare Annigoni come un artista conservatore interessato solo alla descrizione esteriore delle cose. I suoi paesaggi infatti si distinguono sempre per una forte rielaborazione soggettiva della realtà naturale. Cio che noi vediamo non è mai la cartolina di un paesaggio, ma la proiezione su di esso dei diversi stati d’animo dell’artista. 33 Sala decima: paesaggi toscani Pietro Annigoni, Padule, anni settanta, olio su cartone telato cm 33x42 collezione Ente Cassa di Risparmio di Firenze, fondo Annigoni Massarella, anni settanta, olio su cartone telato cm 30x40 collezione Ente Cassa di Risparmio di Firenze, fondo Annigoni 34 L’ultima sala del percorso di visita illustra il ruolo del paesaggio nell’arte di Annigoni negli anni (1971-1983) in cui la collaborazione con Siviero fu più intensa. In questo periodo i luoghi più frequentemente raffigurati da Annigoni sono località della Toscana dove il maestro passava gran parte dei momenti liberi. Si espongono in questa stanza, sopra il tavolo, una bella incisione raffigurante la zona del lago di Massaciuccoli, dove Annigoni possedeva un capanno da pesca. Di fronte sta un dipinto a olio raffigurante Seravezza in Versilia, dove l’artista si recava nelle sue passeggiate durante le vacanze estive al mare. Il successivo dipinto ad olio rappresenta un paesaggio del Padule di Fucecchio, zona che Annigoni frequentava talvolta la domenica dopo essere stato al Ponte Buggianese. Il terzo dipinto a olio, quello più vicino alla finestra della stanza, rappresenta Massarella, altra località nei pressi di Fucecchio, dove un suo caro amico possedeva una casa di campagna e dove si trovava una trattoria la cui cucina era particolarmente apprezzata dal maestro. Nella teca sul cassettone si può vedere anche un esempio dei molti bozzetti di paesaggio, eseguiti da Annigoni ad olio su un piccolo cartone telato negli anni Settanta. Accanto ad esso si trova la scatola dei colori che il maestro portava con se nelle passeggiate domenicali durante le quali realizzava questi bozzetti e la tavolozza con la quale, il giorno dopo, li rifiniva nello studio. La mostra quindi si conclude con i paesaggi toscani di Annigoni ricordando che Siviero amava molto questo genere di pittura, come testimoniano i molti paesaggi eseguiti da pittori fiorentini del Novecento (Ardengo Soffici, Ugo Pignotti, Bruno Becchi) che si trovano nella casa-museo di Lungarno Serristori. Pietro Annigoni, bozzetto di paesaggio, anni settanta olio su cartone telato cm 18x24 collezione privata L’identità di vedute riguardo all’arte fu la base della amicizia tra Siviero e Annigoni. Si trattava di una posizione comune di tipo umanistico, che affondava le radici nella tradizione culturale toscana, ma che non era rifiuto della modernità. La polemica contro l’arte astratta e informale, infatti, non era dovuta a pregiudizi estetici. Faceva parte di un impegno più ampio teso a salvaguardare, all’interno della cultura moderna, la centralità dell’uomo. Nel contesto di questo impegno era importante difendere il valore della virtù, esclusivamente umana, di comprendere e rappresentare in modo credibile la realtà. Solo in questo modo l’uomo poteva evitare di diventare un manichino paralizzato in un mondo vuoto. Nel lasciare la propria casa in eredità alla Regione Toscana, Siviero intendeva costituire un museo che ricordasse i valori per i quali aveva combattuto per tutta la vita. Perciò è giusto che, in occasione del ventennale della morte di Annigoni, Casa Siviero ricordi questo grande pittore e le sue idee, che erano le stesse nelle quali credeva Siviero. Pietro Annigoni, Seravezza, 1983 olio su cartone telato cm 30x40 collezione Agatino Lombardo 35 Museo Casa Rodolfo Siviero - Lungarno Serristori, 1 - Firenze www.museocasasiviero.it [email protected]