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Rodolfo Siviero e Pietro Annigoni

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Rodolfo Siviero e Pietro Annigoni
Rodolfo Siviero
e Pietro Annigoni
15 novembre 2008
11 gennaio 2009
Firenze, Museo Casa Siviero
Coordinamento generale
Regione Toscana, Settore
Musei, Aree Archeologiche,
Valorizzazione beni cutlturali,
Cultura della Memoria
Associazione Amici dei Musei
Fiorentini
Si ringraziano
per le informazioni
e i consigli forniti:
Benedetto Annigoni, Rossella
Annigoni, Emanuele Barletti,
Rossella Campana, Gilberto
Grilli, Agatino Lombardo,
Carlo Sisi, Luigi Zangheri
Curatore della mostra
Attilio Tori, Regione Toscana
Organizzazione
Roberto Santini, Associazione
Amici dei Musei Fiorentini
Ricerca d’archivio
Angela Sanna
Testi
Pietro Annigoni e Rodolfo Siviero:
sodalizio e collaborazione
di Angela Sanna
Un itinerario nella mostra
di Attilio Tori
Prestatori delle opere
Accademia delle Arti
del Disegno
Benedetto Annigoni
Rossella Annigoni
Ente Cassa di Risparmio
di Firenze
Agatino Lombardo
Grafica coordinata e stampa
Centro stampa
Giunta Regione Toscana
Immagine di quarta
di copertina
Pietro Annigoni, Paesaggio
di Dervio, 1933
Museo Casa Rodolfo Siviero,
particolare con dedica
Rodolfo Siviero
e
Pietro Annigoni
15 novembre 2008 - 11 gennaio 2009
Firenze, Museo Casa Siviero
Museo Casa Rodolfo Siviero,
un disegno a china di Annigoni
a fianco di un letto
a baldacchino seicentesco
Pietro Annigoni e Rodolfo Siviero:
sodalizio e collaborazione
di Angela Sanna
Nei ricordi di Rodolfo Siviero, affollati di personalità appartenenti al mondo della cultura, Pietro Annigoni viene rammentato fra
quei giovani che <<arrivavano la sera al caffè con una loro pattuglia, tenuti lontani dal muro di disprezzo di cui era circondato
lo sguardo di Ottone Rosai. Annigoni aveva le basette lunghe, un
compagno col pizzo che gli vendeva i quadri, certo Giuntini, e un
incisore che poi sparì in America”1. Come altri amici di gioventù
evocati in queste pagine del 1964, il pittore milanese, naturalizzato
fiorentino, fu per Siviero un artista importante e di grande talento
che condivideva il suo amore per l’arte improntata alla bellezza e
all’esempio dei maestri del passato. Negli anni della giovinezza,
specialmente, Siviero celebrava Annigoni come pittore che onorava l’arte italiana, insieme ad altri autori prediletti che citava con
entusiasmo nei suoi scritti e articoli. L’incontro tra i due uomini,
quasi coetanei, appassionati d’arte e innamorati della più aulica
tradizione artistica europea, avvenne nel periodo precedente la seconda guerra mondiale. Agli anni trenta risalgono in particolare le
prime testimonianze del loro sodalizio, avviato a Firenze, dove il
giovane Siviero cercava di farsi strada come scrittore, poeta e critico
d’arte, mentre Annigoni, enfant prodige della pittura, attendeva a
nudi, ritratti, paesaggi e quant’altro esaltasse la sua bravura e abilità tecnica. In questa situazione di grande fervore culturale, animata da artisti, scrittori, critici, mostre, riviste, Rodolfo aveva notato
le capacità del giovane tanto da citarlo nelle recensioni che andava
allora compilando per il giornale fiorentino <<Il Bargello>>. In un
testo del 1935 sulla mostra di Massimo D’Azeglio, segnatamente,
Siviero propone di presentare - <<in prossimità e durante il maggio musicale>>2 - Annigoni insieme con altri prestigiosi maestri
italiani quali Ottone Rosai, Giorgio De Chirico, Ardengo Soffici
e Felice Carena. L’apprezzamento di Rodolfo si accordava con la
stima reciproca che intanto si era instaurata con Annigoni e che
questi, in anni più maturi, avrebbe ricordato offrendo all’amico
due belle prove grafiche facenti parte ancora oggi della collezione
Siviero3. I lavori, fregiati di dedica autografa, non immortalavano
1 R. Siviero, Datt. datato <<sabato 19 ottobre 1964 ore 3,30 del mattino>>, p. 10
(archivio Museo Casa Rodolfo Siviero).
2 R. Siviero, Da Hofer a D’Azeglio, <<Il Bargello>>, a. VII, n. 7, 1935, p. 3.
3 Cfr. A. Sanna, Catalogo del Museo Casa Rodolfo Siviero di Firenze. La raccolta
novecentesca, Leo S. Olschki, Firenze, 2003, p. 47-49, figg. 1-2.
5
Pietro Annigoni,
Paesaggio di Dervio, 1933
china su carta, cm 25x35,
Museo Casa
Rodolfo Siviero
6
soltanto l’amicizia tra il critico e l’artista, ma arricchivano anche la
raccolta di Rodolfo di soggetti da lui particolarmente amati come
il paesaggio e il nudo. La prima opera, realizzata nel 1933, costituisce una veduta, mentre la seconda, del 1939, rappresenta un nudo
femminile sdraiato. Il paesaggio fa parte dei disegni ispirati alla natura selvaggia di Dervio, nei pressi del lago di Como, la località cui
Annigoni era legato fin dalla giovinezza e presso la quale non mancò
di ritornare anche in età più matura, quando si era ormai da tempo
stabilito a Firenze. Nella veduta, dal tono calmo e smorzato, l’immagine del luogo appare rarefatta e avvolta in un’atmosfera silenziosa e
arcana. Questo tipo di paesaggio, evocativo e di bella qualità esecutiva, corrispondeva ai gusti di Siviero, che proprio negli anni Trenta
si era avvicinato a tale genere naturalistico in voga nella penisola
italiana e in modo particolare in Toscana. Altri artisti con i quali
Siviero stringerà rapporti di amicizia e dai quali acquisirà opere
d’arte, come il fiorentino Ugo Pignotti e i citati Soffici e De Chirico, rappresentavano brani di natura, ora con stile ruvido e scarno
Pietro Annigoni,
Nudo femminile sdraiato,
1939
china acquerellata
su carta cm 34x52,5,
Museo Casa
Rodolfo Siviero
ora con formule più colte o ricercate. Come Annigoni, gli autori
menzionati offrivano un tipo di paesaggio nel quale Siviero amava
ritrovare l’insegnamento classico e un naturalismo semplice ed essenziale, refrattario alle proposte stilistiche più innovative.
Anche il genere del nudo, ampiamente sperimentato da Annigoni,
univa i gusti di Rodolfo a quelli dell’amico pittore. Come accennato poc’anzi, infatti, Annigoni fece dono a Siviero di un nudo
femminile sdraiato, realizzato quando l’artista era intento allo studio del grande Rinascimento italiano e nordico e cercava nuove soluzioni nei valori intramontabili della tradizione figurativa. Nell’opera,
dove il sapiente chiaroscuro si fonde con la precisione delle forme,
colpisce la raffigurazione sensuale del corpo femminile, morbidamente delineato da contorni sinuosi. Si tratta di un nudo vicino alla
produzione più intimistica di Annigoni, di cui fanno parte diverse
varianti del soggetto, compiute a olio, a sanguigna, a rilievo. Nella
collezione di Rodolfo il nudo di Annigoni figura tra altri numerosi soggetti analoghi realizzati da Soffici, De Chirico, Manzù, Berti,
senza contare dipinti e sculture afferenti alla raccolta di opere più
7
Giorgio De Chirico,
Nudo femminile, 1930 c.
tempera su carta
cm 55x42,
Museo Casa
Rodolfo Siviero
antiche. Rodolfo, peraltro, mostra un grande interesse verso il tema
del nudo anche nei suoi scritti, nei quali ammira le composizioni
di maestri riconosciuti come Degas, Manet, Picasso. Ne celebra
in modo particolare l’elemento antico che viene a inserirsi nella
pittura moderna, in sintonia con quanto proponeva il nudo di Annigoni, sapiente e moderno nella discreta sensualità della donna
distesa sul sofà.
L’attenzione di Rodolfo per queste opere di egregia esecuzione costituisce una testimonianza diretta delle sue preferenze per l’arte
realista, alla quale rimanda del resto l’assenza, nella sua collezione,
di opere d’avanguardia. In questa propensione per una limitata
modernità Siviero raggiungeva pienamente Annigoni il quale,
come è noto, si era reso protagonista della più autentica figurazione realistica fin dal 1947, quando fondò, con i fratelli Antonio e
Xavier Bueno, il gruppo dei Pittori moderni della Realtà: <<Noi,
pittori moderni della realtà - recita il manifesto - [...] rinneghiamo
tutta la pittura contemporanea dal postimpressionismo ad oggi,
considerandola l’espressione dell’epoca del falso progresso ed il
riflesso della pericolosa minaccia che incombe sull’umanità>>4. Sebbene le mostre del
gruppo venissero accolte con entusiasmo dal
pubblico, posizioni estetiche così estremiste
avevano attirato il sospetto della critica fiorentina. Alessandro Parronchi, ad esempio,
diffidava della <<realtà>> proposta da questi
artisti, poiché <<ha a che vedere con l’autentica realtà figurativa come il mondo vero col
mondo visto nel cul di bicchiere: nitido, esatto, allucinante, ma non più mondo>>5. Non
conosciamo il pensiero di Siviero riguardo il
gruppo, ma è indubbio che sia lui sia il suo
entourage accoglievano l’arte di Annigoni
la quale, al di là di ogni dichiarazione, conduceva a un’idea di bellezza e di perfezione
contrastante con le proposte destrutturanti
dell’arte contemporanea. Tra le amicizie più
4 Introduzione a I pittori moderni della realtà, Galleria dell’Illustrazione Italiana,
Milano, 1947.
5 A. Parronchi, Pittori moderni della realtà, <<Il Mattino>>, 24 dicembre 1947, p. 3.
8
P.Annigoni, A. Bueno,
A. Serri
I pittori della realtà
e i loro nemici, 1949
china su carta cm 22x28,
(opera non esposta
in mostra)
note di Siviero, il metafisico Giorgio De Chirico, in modo particolare, apprezzò dichiaratamente Annigoni e i fratelli Bueno per
l’eccezionale bravura tecnica, caldeggiandone la ricerca e collaborando ad <<Arte>>, la rivista diretta da Antonio Bueno. Nelle memorie, il pittore ribadirà la sua stima per Annigoni, scrivendo che
<<contrariamente a molti suoi colleghi, [egli] è un gran lavoratore
e possiede un mestiere di cui la maggior parte dei pittori di oggi,
non parlo solo degli italiani, ma anche degli stranieri, non hanno
la più pallida idea>>6. Un punto di vista la cui sintonia con quello
di Siviero è comprovata nello scritto Critica ai valori del tempo,
dove questi ammira la tecnica irreprensibile e il <<sano e laborioso verismo>> del pittore lombardo: <<Pietro Annigoni [...] ci
sembra un buon pittore del primo ottocento francese fra Gericault
e Courbet ritornato nella nostra epoca con una solida e spontanea
maestria che eravamo disusati a vedere>>. Allora, prosegue Siviero, se realmente la pratica pittorica si basa sul motto di Courbet
<<savoir pour pouvoir>>, <<vien da pensare che l’avvenire della
pittura sia nelle mani di questi uomini che come Annigoni sanno,
poiché al di là della dialettica dell’arte rimane il mistero fisiologico dell’animale pittore cioè di questo essere miracoloso che sa
fissare con un tessuto di tinte e di pigmenti le immagini che ha nel
cervello>>7. Al <<panorama [...] complesso e confuso>>8 dell’arte contemporanea Siviero risponde dunque con
termini inequivocabili, che in sostanza
esprimono i portati del suo pensiero
artistico: l’amore per la figurazione, il
mestiere e la perizia tecnica. Qualità,
queste, che condivideva perfettamente
con il compagno Annigoni e sulle quali
andava formandosi anche la sua raccolta
di opere d’arte del Novecento.
Questa grande affinità che li aveva uniti
in giovinezza era destinata a trasformarsi
6 G. De Chirico, Memorie della mia vita, Roma, Astrolabio 1945, pp. 247-248.
7 Questi passi sono tratti dalla pagina 117 di un dattiloscritto lacunoso di Rodolfo
Siviero che costituisce molto probabilmente il seguito e, nello stesso tempo, la
parte conclusiva del datt. “A” (archivio Museo Casa Rodolfo Siviero).
8 Ibidem.
9
Pietro Annigoni
Contemplazione del vuoto,
1971
tempera grassa su tavola
cm 180x150.
L’opera fu esposta
alle mostre collettive
dell’Accademia delle
Arti del disegno
tenutesi a Montauban
1971 e a Spoleto 1973.
Ubicazione attuale
sconosciuta
in un sodalizio ancora più forte durante la vita a venire, quando
Annigoni si era ormai affermato come pittore di fama internazionale e Siviero era diventato Capo della Delegazione per il Recupero delle opere d’arte nonché Presidente dell’Accademia delle Arti
del Disegno di Firenze. Lo scenario principale di questa unione
è infatti l’Accademia fiorentina, presieduta da Siviero dal 1971 al
1983, nell’ambito della quale lo stesso Annigoni ricoprì importanti cariche diventandone un significativo collaboratore. Insieme ad
altri fidati amici accademici, ugualmente legati ad Annigoni, tra
cui gli scultori Giacomo Manzù e Antonio Berti, Rodolfo Siviero
prese a cuore le sorti dell’istituzione formando un vasto gruppo di
cooperatori. Pietro Annigoni, che farà parte di questa rosa di accademici, conobbe un primo importante riconoscimento il 3 gennaio
1972 divenendo presidente della Classe di Pittura. In questa occasione Siviero si congratula con l’amico inviandogli un telegramma
pieno di entusiasmo: <<Sono lieto comunicarti a nome accademia
arti disegno che nella seduta odierna classe pittura et collegio accademico ti hanno nominato presidente classe pittura congratulazioni vivissime Rodolfo Siviero>>9. La nomina, certamente sostenuta
da Siviero, rientrava negli intenti del Presidente di risollevare le
sorti dell’Accademia, rinnovandone lo statuto, arricchendone i
calendari di eventi e iniziative culturali, ed estendendo le nomine ad importanti personalità italiane e internazionali. L’impegno
preso da Siviero era dei più gravosi - come testimoniano anche le
impressioni talora pessimiste trascritte nei suoi diari - ma riuscì
nondimeno a portarlo a termine. Tra le molte iniziative spiccano
alcune di quelle promosse insieme con Annigoni e gli altri accademici, in modo particolare la mostra delle opere donate dagli
artisti per la costruzione di una casa per donne cieche10. L’evento,
che si svolse in Palazzo Strozzi tra la fine del 1971 e l’inizio del
1972, vide l’intervento di numerosissimi artisti che esposero in
tutto 282 opere d’arte. Pietro Annigoni vi partecipò con un lavoro raffigurante un bellissimo quanto emblematico volto di donna.
Nel 1973 l’artista prese parte a un’altra iniziativa di primo piano
per l’Accademia, consistente nella esposizione di pittura, scultura
9 Telegramma di Rodolfo Siviero a Pietro Annigoni (archivio Annigoni ECR).
10 Cfr. Mostra delle opere donate dagli artisti per la costruzione di una casa
per donne cieche, Firenze, Palazzo Strozzi, 9 dicembre 1971 - 15 gennaio 1972,
Tipografia S.T.I.AV., 1971.
10
11
Locandina della mostra
di Spoleto,
archivio Museo
Casa Siviero
e grafica presentata a Spoleto11, nella quale propose il silenzioso e
inquietante dipinto Contemplazione nel vuoto. Due anni più tardi
il nome di Annigoni ritornò in un’importante manifestazione promossa nell’ambito delle celebrazioni del centenario della nascita di
Michelangelo Buonarroti e della morte di Giorgio Vasari. Si tratta
della mostra degli Accademici del Disegno, raggruppante pittori,
scultori, architetti e incisori. Come recita la presentazione in catalogo, <<si è lasciato a ogni artista il compito di descrivere in una
scheda le ragioni e i significati della sua opera, perché ne rimanesse
un documento di interpretazione autentico>>12.
La mostra, che raccoglieva gli <<artisti fra i più significativi del nostro tempo, vuole essere testimonianza
dell’impegno dell’Accademia di riprendere con spirito nuovo le antiche tradizioni>>13. Annigoni vi collaborò con due opere degli anni trenta raffiguranti i
ritratti dei genitori14, e un’altra più recente, del 1971,
intitolata C’era una volta il Palladio15.
L’autore corredò le sue opere di una dichiarazione di
poetica che ancora una volta poneva in evidenza la
sua grande affinità con le scelte e le idee artistiche di
Siviero: parlando dei ritratti sottolinea infatti il senso
di un lavoro<<che si incentrava fino da allora - proprio da allora - su una accanita e faticosa disciplina,
cui erano di riferimento i modelli della grande tradizione figurativa>>16. Quanto all’ultimo dipinto egli
sottolinea come <<l’architettura che emerge miracolosamente intatta dallo squallore>> simboleggi <<un
ordine irrecuperabile dal quale ci siamo divisi. Un
ordine dal quale l’uomo è stato estromesso, ridotto
com’è a numero, a manichino>>17. Frattanto, l’enor11 Esposizione di pittura, scultura grafica, Spoleto, Galleria Plinio il Giovane, 28
giugno-28 luglio 1973.
12 Celebrazioni del centenario della nascita di Michelangelo Buonarroti e della
morte di Giorgio Vasari, Mostra degli Accademici delle Arti del Disegno, Firenze,
Accademia delle Arti del Disegno, 1975, Officine Grafiche Fratelli Stianti,
Sancasciano - Firenze, 1975, p. V.
13 Ibidem.
14 Ivi, pp. 8-9. I due disegni sono intitolati Mia madre (1931) e Mio padre (1935).
15 Ivi, p. 7.
16 Ivi, p. 5.
17 Ibidem.
12
Pietro Annigoni, Mia madre
(1931) e Mio padre (1935)
Disegni a lapis su carta,
che furono esposti alla
mostra per il centenario di
Michelangelo e Vasari nel
1975. Oggi i disegni
si trovano a Villa Bardini
me notorietà raggiunta da Annigoni lo porta in giro per il mondo
tanto da ostacolare la sua partecipazione assidua alla vita dell’Accademia. Nel 1973 il pittore informa per lettera Siviero di questa
sua situazione, mostrandogli però, ancora una volta, grande fiducia. Durante le sue assenze, infatti, Annigoni prega Siviero di assumere il suo posto di presidente della classe dei pittori e, <<quando
se ne presenti l’occasione>>, di <<votare (...) in mia vece e con
delega che ti rimetto fin d’ora>>18. Nella stessa lettera, Annigoni
cerca di dare un apporto culturale all’istituzione presentando al
Presidente una novità in base alla quale <<in ciascuna classe, a
incominciare dalla mia, si nomini uno storico dell’arte e particolarmente uno studioso della pittura italiana perché possa dare un
coesivo culturale ai programmi della classe stessa>>19. Questo, aggiunge Annigoni, per la <<ripresa della nostra accademia e vorrei
che in qualche modo io potessi contribuire alla sua rinascita>>20.
18 Lettera di Pietro Annigoni a Rodolfo Siviero, datata 16 febbraio 1973 (archivio
AAD).
19 Ibidem.
20 Ibidem.
13
Nell’ambito della sua carica Annigoni prese ulteriori iniziative,
suggerendo la nomina ad accademici, nella classe di pittura, di
Gastone Breddo e soprattutto di Angelo Maria Crepet, l’onesto
e <<meritevole artista, in età già avanzatissima>>, verso il quale
sembrava doveroso compiere un gesto di riconoscimento21.
La proposta, avanzata nel novembre 1973, si concluse con la nomina dei due ad accademici residenti. In quella stessa occasione
Annigoni pregava Siviero di provvedere ad affidare la vice presidenza della classe di pittura al <<Prof. Giovanni Colacicchi>>22.
Le varie idee maturate da Annigoni rientravano in generale nel
suo obiettivo, pienamente condiviso da Siviero, di rilanciare l’Accademia nel panorama delle più prestigiose istituzioni d’arte. Con
questa intenzione Annigoni propose anche mostre delle proprie
opere incitando i vari colleghi della sua classe a fare altrettanto:
<<è indispensabile infatti che la maggior parte dell’Accademia,
come esponente dell’arte e della cultura, mostri annualmente le
proprie attività>>23.
Il sentimento affettivo mostrato da Annigoni verso l’Accademia fu
suggellato dalla donazione di un’opera facente parte ancora oggi
della collezione dell’istituzione. Si tratta di una litografia raffigurante un volto di giovane donna che ben rappresenta lo stile di
Annigoni nella maturità: quello stile votato alla perfezione stilistica, sensibilmente diverso da quello, più fresco, dei disegni della
gioventù. Lo stesso Siviero potrà notarlo, nei suoi diari, osservando, con una certa delusione, che Annigoni, come lo scultore Berti,
aveva <<imparato l’arte come un mestiere e se ne compiace (...)
non interessandogli le conquiste dell’animo>>24. Questa ‘banalizzazione’ della tecnica, come la definisce lo stesso Siviero, non sarà
tuttavia oggetto di discordia sul piano estetico, né porterà a un
raffreddamento dell’amicizia.
21 Lettera di Pietro Annigoni a Rodolfo Siviero datata 19 febbraio 1973 (archivio
AAD).
22 Ibidem.
23 Ibidem.
24 Settimo diario di Rodolfo Siviero, pagina datata <<Roma lunedì 2 maggio
1977>> (archivio AAD).
14
Pietro Annigoni, Volto
di fanciulla,
anni settanta
litografia cm 71x51
collezione Accademia
Arti del Disegno
Al contrario, ancora negli anni settanta Siviero scambierà con
Annigoni le sue opinioni sull’arte contemporanea, come in una
cartolina spedita all’artista raffigurante una bellissima pittura vascolare greca, dove Rodolfo scrive: <<Carissimo, ecco una bella
pittura che meriterebbe di stare alla Biennale al posto di tante
porcherie>>25. È del resto lo stesso Siviero che ricordando nei
suoi scritti artistici Annigoni lo avvicina alla <<pittura moderna
di Picasso e di De Chirico>>26, in contrapposizione alle ricerche
ormai molto più radicali del secondo novecento. Con queste posizioni Rodolfo immortalava il valore artistico dell’antico amico
agli occhi del mondo.
25 Cartolina di Rodolfo Siviero a Pietro Annigoni, datata 24 agosto (?) 1975
(archivio AAD).
26I passi sono tratti dalla pagina 118 del dattiloscritto lacunoso di Rodolfo Siviero,
già citato, che costituisce molto probabilmente il seguito del datt. “A” (archivio
Museo Casa Rodolfo Siviero).
15
Museo Casa Rodolfo Siviero
nudo femminile di Annigoni
nello studio-biblioteca
16
Un Itinerario nella Mostra di Attilio Tori
La mostra illustra i rapporti di amicizia e collaborazione tra Rodolfo Siviero e Pietro Annigoni, partendo dalla documentazione esistente a Casa Siviero, nell’archivio dell’artista e in quello dell’Accademia delle Arti del Disegno.
Siviero e Annigoni si conoscevano fin dagli anni Trenta quando
entrambi frequentavano il caffè”Le Giubbe Rosse”, ma i loro rapporti divennero particolarmente intensi negli anni Settanta con la
elezione di Siviero a presidente della Accademia delle Arti del Disegno. Pietro Annigoni era uno dei membri più prestigiosi della
istituzione culturale fiorentina, fondata da Cosimo I de’ Medici
e Giorgio Vasari, e quindi rappresentava uno dei maggiori sostegni al programma di Siviero di riportare l’Accademia agli antichi
splendori. Probabilmente anche la Compagnia del Paiolo, a cui
Siviero fu ammesso come “paiolante d’onore” nel 1974, fornì occasioni conviviali e culturali per approfondire la reciproca conoscenza. Alla base di tutto stava però una affinità di pensiero. La
loro amicizia e collaborazione era alimentata dalla comune convinzione che l’arte in quanto attività tipicamente umana dovesse
essere incentrata sull’uomo. Perciò l’arte moderna doveva rappresentare l’umanità contemporanea nella sua pienezza e nelle sue
contraddizioni, ma continuando a usare il linguaggio figurativo e
le tecniche del passato.
Dipinti di Annigoni esposti alle mostre collettive degli artisti
dell’Accademia delle Arti del Disegno negli anni Settanta e opere
del maestro che sono in relazione con quelle acquisite da Siviero
per la sua raccolta sono presentati a Casa Siviero accanto ai documenti d’archivio. Nel predisporre l’allestimento si è cercato di alterare il meno possibile l’arredo della casa-museo.
Il percorso della esposizione segue il normale itinerario di visita
della casa e in ogni stanza si sviluppa un tema specifico dei rapporti tra i due personaggi.
17
Prima sala: affinità di pensiero fra Annigoni e Siviero
Si inizia dalla sala di ingresso dal giardino dove si trovano documenti di carattere introduttivo, che mettono in luce la comunanza di opinione tra i due personaggi. Nella teca sul mobile a sinistra sono esposti scritti editi ed inediti di Siviero che esprimono
concetti simili alle posizioni di Annigoni riguardo alla centralità
dell’uomo, posizioni dalle quali derivava il suo rifiuto dell’arte
astratta. Si veda ad esempio come nell’introduzione alla raccolta
di poesie La Selva Oscura, pubblicata nel 1936, Siviero affermi che
non si può arrivare alla vera pittura moderna attraverso l’astrazione o attraverso la polemica futurista, ma solo nella continuazione
del vecchio mondo dell’arte. Nello stesso testo Siviero dichiara poi
che la umanizzazione dell’arte è la legge assoluta e “imprescindibile per la quale si sente e si giudica”.
È sulla base di queste convinzioni che Siviero, in un dattiloscritto inedito esposto nella teca, cita Annigoni come uno degli artisti
“nelle cui mani sta l’avvenire della pittura”. Siviero considera Annigoni un pittore che si pone in una linea evolutiva che attraverso i
grandi naturalisti francesi dell’Ottocento risale fino al Rinascimento Veneziano e che fa parte di una triade comprendente Picasso
e De Chirico.
Simpatico documento della avversione, condivisa da entrambi i
personaggi, per le tendenze astratte e concettuali moderne è la
cartolina illustrata con una pittura vascolare greca che Siviero inviò ai coniugi Annigoni da Corfù nel 1975. Qui Siviero esprime ai
“carissimi amici” la sua ammirazione per la bellezza della antica
opera contrapponendola alle “porcherie” che invece si vedono
alla Biennale.
Un autoritratto di Annigoni, databile alla fine degli anni Settanta,
cioè nel periodo in cui i rapporti tra i due personaggi furono più
intensi, completa l’introduzione alla mostra. Si notino le lunghe basette che caratterizzano il volto dell’artista. A parte l’incanutimento dovuto all’età, esse corrispondono alla descrizione di Annigoni fornita da Siviero in un suo dattiloscritto del 1964 nel quale
egli rievoca le sue frequentazioni giovanili dell’ambiente artistico
fiorentino alle Giubbe Rosse.
18
Pietro Annigoni, Autoritratto,
olio su tela 1980 c.
cm 32x22
collezione Agatino Lombardo
19
Seconda sala: l’Accademia delle Arti del Disegno
Si svolta nel corridoio a destra e nel successivo salotto con camino.
Qui si ricorda il ruolo determinante che l’Accademia delle Arti del
Disegno ha avuto per lo sviluppo della amicizia e della collaborazione tra Siviero e Annigoni. Tra i documenti esposti si notano
il telegramma con cui il presidente Siviero comunica all’artista la
sua nomina a presidente della classe di pittura e varie lettere nelle
quali Annigoni propone a Siviero idee e iniziative per le attività
della Accademia. Il coinvolgimento di Annigoni nella vita della
istituzione è testimoniato dal disegno che ne raffigura lo stemma
con le tre corone intrecciate, simbolo della pittura, scultura e architettura. L’opera reca, in basso e a tergo, due scritte di Rodolfo
Siviero attestanti che Annigoni eseguì il disegno nel maggio 1979
in occasione dell’approvazione del nuovo statuto dell’Accademia.
La raccolta della Accademia delle Arti del Disegno comprende
anche tre litografie. Un volto di fanciulla (vedi foto p.15) e due prove
d’autore delle illustrazioni de La Mandragola di Machiavelli, facenti parte della cartella edita da Il Bisonte nel 1980. Non ci sono
informazioni precise sulle modalità di acquisizione di queste grafiche, si può comunque ipotizzare che il presidente Siviero avesse
una particolare simpatia per la commedia del Machiavelli. Infatti,
come il giovane Callimaco raffigurato mentre corona il suo amore
per la bella Lucrezia e come lo scaltro servo Ligurio, rappresentato
a colloquio con il vecchio Messer Nicia, Siviero ha dato prova di
grande astuzia nel suo lavoro e di notevole successo nelle questioni
amorose.
Pietro Annigoni,
Callimaco e Lucrezia 1980
litografia, cm 70x50
collezione Accademia delle Arti
del Disegno
Messer Nicia e Ligurio 1980
litografia cm 60x44
collezione Accademia delle Arti
del Disegno
20
Pietro Annigoni, stemma dell’Accademia, 1979
Disegno a lapis e china cm 39x29
collezione Accademia delle Arti del Disegno
21
Terza sala: la mostra a Montauban nel 1971
La sala da pranzo è dedicata alla prima mostra degli Accademici
delle Arti del Disegno organizzata sotto la presidenza di Siviero,
quella tenutasi al museo Ingres a Montauban nel giugno-settembre
1971. Nella teca sul tavolo sono esposte le lettere con le quali Siviero invita i membri dell’Accademia a partecipare alla esposizione, la
relazione finale sulla iniziativa e altri documenti. Nel catalogo, in
francese, Annigoni dichiara che l’arte è una parte integrale dello
spirito umano, affermazione coincidente con le convinzioni di Siviero sulla imprescindibilità della umanizzazione dell’arte.
Sulla copertina del catalogo, accanto al titolo della esposizione
L’Art d’Aujourd’hui a Florence, è raffigurata un’opera di Annigoni: il ritratto di anziana signora inglese. È stato possibile ottenere
in prestito dalla signora Rossella Annigoni il dipinto vero, che si ammira in questa stessa stanza. È un bellissimo esempio di quel
genere ritrattistico che dette ad Annigoni una grande popolarità a
livello mondiale, ma per il quale l’artista è stato talvolta ingiustamente considerato come un semplice e mondano imitatore della
realtà. L’abilità di Annigoni nel genere del ritratto però non è tanto
nella pur stupefacente maestria tecnica quanto nella sua straordinaria capacità di cogliere nel profondo la umanità di chi gli stava di
fronte. Si veda ad esempio in questo dipinto come venga fuori con
estrema vivezza l’orgoglio determinato di questa anziana signora
inglese. Un orgoglio così forte che la portò a rifiutare il ritratto
perchè, secondo lei, il pittore non la aveva raffigurata abbastanza
bella; motivo per il quale l’opera rimase al pittore ed è ancora oggi
di proprietà della vedova Annigoni.
Gli altri tre ritratti esposti a Montauban, quelli del padre, della
madre e del figlio Benedetto, si possono vedere visitando la mostra
a Villa Bardini. Del quinto dipinto di Annigoni presentato a Montauban, Contemplazione del Vuoto, parleremo a proposito della
sala successiva.
Pietro Annigoni, Ritratto
di signora inglese
fine anni sessanta
tempera grassa cm 100x85
collezione Rossella Annigoni
22
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Quarta sala: la mostra a Spoleto nel 1973
Tornando indietro per il corridoio, si passa nell’atrio della casa con
le scale che conducono al piano superiore. Questo spazio è dedicato alla seconda mostra degli Accademici delle Arti del Disegno organizzata dal presidente Siviero, quella tenutasi a Spoleto, presso la Galleria Plinio il Giovane, nel giugno–luglio 1973. Il catalogo, esposto nella teca al centro della stanza insieme a varie lettere
e documenti, comprende una sola opera di Annigoni: il dipinto
Contemplazione del vuoto, che fu pubblicato con una fotografia
in bianco e nero. L’opera, che era già stata esposta a Montauban,
è un esempio del genere metafisico e surrealista di Annigoni. Il
manichino che guarda in basso in un angusto spazio chiuso da case
cadenti, è figura della disumanizzazione, della solitudine, del vuoto spirituale dell’uomo del Novecento. Il dipinto dimostra come
Annigoni sia un artista completamente moderno, che dà espressione alla tormentata condizione esistenziale dell’umanità del suo
tempo, anche se i mezzi pittorici non rinnegano la figurazione e la
maestria tecnica del passato.
Purtroppo questa opera, essendo emigrata negli Stati Uniti, non
è disponibile per la nostra mostra e possiamo esporne solo una
riproduzione fotografica. Nella stanza però si può ammirare il dipinto intitolato Forza paralizzata. È una opera di Annigoni affine
per soggetto, stile, datazione e qualità a quella presentata a Spoleto. Anche qui appare un manichino voltato di spalle che guarda
verso il vuoto, mentre altri due manichini dai movimenti bloccati e
il teschio rendono più complessa l’ inquietante allusione alla “perdita di amore per la vita” che Annigoni imputava alla cultura e
all’arte del suo tempo.
Pietro Annigoni,
Forza paralizzata, 1971
tempera grassa su tavola
cm 180x150
collezione Rossella Annigoni
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Sala Quinta: il nudo femminile della raccolta Siviero
Pietro Annigoni,
Studio per nudo femminile disteso, inizio anni
quaranta
tempera grassa
cm 107x182
collezione Ente Cassa di
Risparmio di Firenze,
fondo Annigoni
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Si passa nello Studio Biblioteca, dove, sopra la porta di ingresso, è
conservata una delle due opere di Annigoni che fanno parte della
raccolta permanente di Casa Siviero. Si tratta di un disegno a china
e acquarello raffigurante un nudo femminile sdraiato, datato 1939,
e dedicato dall’artista “all’amico Rodolfo Siviero”(vedi foto p.7) .
Sul tavolo laterale il visitatore può sfogliare la monografia su Annigoni edita da Gonnelli nel 1945. L’esemplare conservato nella biblioteca della casa-museo porta una dedica dell’editore a Siviero del
1954. La monografia riporta, a pagina 59, il disegno della raccolta
Siviero, che però manca della dedica. Questa quindi fu aggiunta
successivamente, forse negli anni Settanta, quando con l’approfondirsi dei rapporti tra i due personaggi, l’opera presumibilmente entrò a far parte dell’arredo della casa in Lungarno Serristori.
Il tema del nudo femminile sdraiato ha celebri precedenti nella pittura rinascimentale veneziana e in quella dell’Ottocento francese,
due periodi che Siviero nei suoi scritti critici, con riferimenti precisi
alle Veneri di Giorgione e Tiziano e all’Olimpia di Manet, dimostra
di apprezzare in modo particolare. È anche opportuno ricordare
che uno dei più importanti capolavori recuperati in Germania da
Siviero fu proprio un nudo femminile: la Danae di Tiziano del museo di Capodimonte (si veda nell’album fotografico posto sul tavolo
laterale la foto che raffigura Siviero di fronte al capolavoro recuperato). Questi motivi vanno tenuti presenti per capire l’interesse di
Siviero ad acquisire un nudo femminile di Annigoni.
Il tema, d’altra parte era molto caro anche al pittore che lo affrontò
molte volte e con tecniche diverse. Come esempio di questa tematica annigoniana si presenta una opera di pochi anni successiva a
quella della raccolta
Siviero, uno studio ad
olio per il dipinto di
modella stesa del 1943,
che si può vedere nella
sopracitata monografia
di Gonnelli.
Sala sesta: le opere donate per la casa-famiglia per donne cieche
Dopo aver percorso uno stretto corridoio a squadra si giunge nella
piccola stanza dove sono conservate le armi della collezione Siviero. In questo spazio si ricorda un’altra iniziativa nata dalla collaborazione tra i due personaggi: la raccolta di fondi, nel 1971, per
la costruzione di una casa famiglia per donne cieche a Firenze,
nella zona del Gelsomino. Siviero era presidente di un comitato
artistico, comprendente Annigoni e altri membri della Accademia della Arti del Disegno, che organizzò in Palazzo Strozzi una
mostra di opere donate
per finanziare la iniziativa. Annigoni mise a disposizione una litografia
rappresentante il volto
della moglie Rossella.
È una bella opera di
ascendenza neo-cinquecentesca che viene qui
esposta insieme al catalogo delle opere donate,
conservato nella Biblioteca di Casa Siviero.
Pietro Annigoni,
ritratto della moglie
Rossella
litografia cm 71x51
collezione Ente Cassa di
Risparmio di Firenze,
fondo Annigoni
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Sala settima: le medaglie
Pietro Annigoni,
medaglie raffiguranti:
San Giovanni Battista,
l’attesa,
Lorenzo Il Magnifico,
emblema Mediceo,
volto maschile,
collezione Ente Cassa
di Risparmio di Firenze,
fondo Annigoni
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Si passa in quella che fu la camera da letto di Siviero. Nell’allestimento della casa museo essa è diventata la stanza dove sono
permanentemente esposte le medaglie commissionate da Siviero a
Berti e Manzù per la apertura (in realtà mai avvenuta) del museo
delle opere recuperate. È quindi il luogo adatto per presentare
alcuni esempi di Annigoni medaglista. Si tratta di un aspetto meno
conosciuto dell’attività del maestro ma che invece è molto rilevante per quantità e bellezza delle opere. Sul piccolo tavolino in
fondo alla stanza si possono vedere dieci medaglie di Annigoni.
Esse sono in gran parte legate a soggetti ed eventi fiorentini. La
medaglia con la testa decollata di San Giovanni Battista, patrono
della città, e quella raffigurante Salomé danzante risalgono alla fine
degli anni Trenta. Il medaglione di Lorenzo il Magnifico fu eseguito nel 1985 in occasione del convegno
internazionale numismatico per una medaglia
che aveva al verso l’emblema mediceo dei
tre anelli con diamante e il motto semper.
In generale, Annigoni prende spunto dal
modello della medaglia rinascimentale
con un volto virile di profilo. Ma la
vivacità espressiva delle figure, i margini talvolta irregolari della medaglia
sono completamente moderni. Si
nota quindi di nuovo la coincidenza
tra le forme artistiche di Annigoni e il
programma “di riprendere con spirito
nuovo le antiche tradizioni” che ispirò la
presidenza di Siviero all’Accademia delle
Arti del Disegno
Pietro Annigoni,
Salomé danzante, fine anni
trenta inizio anni quaranta,
medaglia diam. cm 16
collezione Ente Cassa
di Risparmio di Firenze,
fondo Annigoni
29
Sala ottava: la mostra per il centenario di Michelangelo e Vasari
Pietro Annigoni
Presentazione del dipinto
c’era una volta il Palladionel catalogo della mostra
per il centenario
di Michelangelo e Vasari
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Nel successivo salotto con camino si ricorda la mostra collettiva
della Accademia delle Arti del Disegno, organizzata a Firenze in
occasione del centenario della nascita di Michelangelo Buonarroti
e della morte di Giorgio Vasari. A questa esposizione (dicembre
1975-gennaio 1976) Annigoni partecipò con tre opere: i due disegni del padre e della madre, già presentati a Montauban e oggi
visibili a Villa Bardini, e il dipinto ad olio intitolato C’era una volta
il Palladio, che si può ammirare in mostra a Casa Siviero. Come
ricorda la signora Rossella Annigoni, questa opera fu ispirata dalla
vista di una villa palladiana abbandonata e deturpata dalla costruzione, di fronte ad essa, di una palazzina moderna. Nella teca sul lato sinistro della stanza si vedono documenti sulla organizzazione dell’esposizione del 1975 e il relativo catalogo,
tra cui un esemplare in bozza con correzioni a mano autografe di
Siviero. Nel predisporre il catalogo il presidente dell’Accademia
richiese agli artisti una presentazione scritta delle loro opere. A
proposito del dipinto C’era una
volta il Palladio, Annigoni fornì
una interessante e dettagliata spiegazione del significato delle varie
figure. Consigliamo al visitatore
di leggere questa spiegazione. Per
chi non volesse farlo ricordiamo
comunque che la “malinconia”
per la rovina dell’arte antica e lo
“sgomento interrogativo” che si
prova di fronte alla insensibilità
moderna per essa sono per Annigoni i sentimenti dominanti del
suo dipinto. Sentimenti simili si
ritrovano spesso negli scritti di
Siviero. Questa bellissima opera,
quindi, testimonia nuovamente la
affinità culturale che legava i due
personaggi.
Pietro Annigoni, C’era una
volta il Palladio, 1971
tempera grassa su tavola
cm 180x150 collezione
Rossella Annigoni
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Sala nona: paesaggi di Dervio
Pietro Annigoni, paesaggio
di Dervio, 1933
china su carta cm 23x34
collezione Ente Cassa
di Risparmio di Firenze,
fondo Annigoni
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Si passa nella stanza caratterizzata dal bel letto a baldacchino seicentesco, a sinistra del quale è appesa al muro la seconda opera
di Annigoni posseduta da Siviero. Si tratta di un disegno a china
(vedi foto p.6), datato 1933, che raffigura un paesaggio spoglio con
al centro un albero e sulla destra una figura umana che sta per
imboccare un ponte. In basso si trova la dedica “all’ antico amico
Rodolfo Siviero / con affetto / l’enfant prodige Pietro Annigoni”.
La dedica è datata dicembre 1975. L’acquisizione del disegno
rientra quindi nell’approfondimento negli anni Settanta di una
amicizia risalente a molto tempo prima. Si potrebbe però anche
immaginare che l’interesse di Siviero ad acquisire proprio questa
opera fosse legato alla analogia con la metafora da lui usata per
concludere l’introduzione alla sua raccolta di poesie, scritte negli
stessi anni in cui Annigoni realizzava il disegno: “il mio quadro in
questo libro fu un paese doloroso di alberi portati dal vento verso
lo sfondo” (R. Siviero, La Selva Oscura, p. XI).
Si può anche ragionevolmente credere che Siviero avesse conosciuto questo disegno di Annigoni in seguito alla sua esposizione
in una mostra tenutasi nel Ridotto del Teatro Regio di Parma nel
1974. Il catalogo della mostra di Parma, conservato nella biblioteca di Casa Siviero, è esposto nella teca sottostante. Oltre al disegno
della collezione Siviero vi sono pubblicati diversi altri disegni di
paesaggi. Tra questi una veduta dell’Appennino dal Passo della
Raticosa con al centro la Rocca di Cavrenno e sulla destra
il Sasso di San Zanobi, che
è stato possibile ottenere in
prestito per la nostra mostra
e che esponiamo nella stessa
teca con il catalogo di Parma.
Sollevando nuovamente lo
sguardo verso il disegno della
raccolta Siviero, si nota che la
scritta nell’angolo in basso a
sinistra dice che il paesaggio
rappresenta Dervio, la località
sul lago di Como, dove i geni-
Pietro Annigoni,
paesaggio di Dervio, 1936
china su carta
cm 38,5x24
collezione Ente Cassa
di Risparmio di Firenze,
fondo Annigoni
paesaggio di Dervio, 1932
china su carta
cm 26x40
collezione Ente Cassa
di Risparmio di Firenze,
fondo Annigoni
tori di Pietro Annigoni possedevano una casa di villeggiatura. Il
giovane pittore vi soggiornò a lungo negli anni Trenta, realizzandovi numerosissimi schizzi, disegni, dipinti. Nella teca sul tavolo si
mostrano alcuni esempi della produzione annigoniana ispirata dai
paesaggi di Dervio. I disegni sono caratterizzati da figure abbozzate con fresca e spontanea rapidità e con un continuo variare di
registri espressivi. Il primo a sinistra raffigurante le chiuse dà una
impressione di estrosa originalità; nel secondo si coglie un sentimento più disteso nella contemplazione della bellezza delle rive del
lago; modi più concisi e aggressivi appaiono nelle radici contorte
dei due alberi del terzo disegno; un senso doloroso, nonostante
la maggiore finitezza, caratterizza anche il disegno successivo con
l’albero solitario; calma meditativa regna nel penultimo a destra
raffigurante una casa al centro di un paesaggio, un piglio più deciso ed energico contraddistingue l’ultimo disegno a destra, dove
appare un edificio basso sovrastato da un albero e una montagna. Queste opere confermano quanto sia ingiusto considerare Annigoni come un artista conservatore interessato solo alla descrizione
esteriore delle cose. I suoi paesaggi infatti si distinguono sempre
per una forte rielaborazione soggettiva della realtà naturale. Cio
che noi vediamo non è mai la cartolina di un paesaggio, ma la proiezione su di esso dei diversi
stati d’animo dell’artista.
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Sala decima: paesaggi toscani
Pietro Annigoni, Padule,
anni settanta,
olio su cartone telato
cm 33x42
collezione Ente Cassa
di Risparmio di Firenze,
fondo Annigoni
Massarella, anni settanta,
olio su cartone telato
cm 30x40
collezione Ente Cassa
di Risparmio di Firenze,
fondo Annigoni
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L’ultima sala del percorso di visita illustra il ruolo del paesaggio
nell’arte di Annigoni negli anni (1971-1983) in cui la collaborazione con Siviero fu più intensa.
In questo periodo i luoghi più frequentemente raffigurati da Annigoni sono località della Toscana dove il maestro passava gran parte
dei momenti liberi. Si espongono in questa stanza, sopra il tavolo,
una bella incisione raffigurante la zona del lago di Massaciuccoli,
dove Annigoni possedeva un capanno da pesca. Di fronte sta un
dipinto a olio raffigurante Seravezza in Versilia, dove l’artista si
recava nelle sue passeggiate durante le vacanze estive al mare. Il successivo dipinto ad olio rappresenta un paesaggio del Padule
di Fucecchio, zona che Annigoni frequentava talvolta la domenica
dopo essere stato al Ponte Buggianese. Il terzo dipinto a olio, quello più vicino alla finestra della stanza, rappresenta Massarella, altra
località nei pressi di Fucecchio, dove un suo caro amico possedeva
una casa di campagna e dove si trovava una trattoria la cui cucina
era particolarmente apprezzata dal maestro.
Nella teca sul cassettone si può vedere anche un esempio dei molti
bozzetti di paesaggio, eseguiti da Annigoni ad olio su un piccolo
cartone telato negli anni Settanta. Accanto ad esso si trova la scatola dei colori che il maestro portava con se nelle passeggiate domenicali durante le quali realizzava questi bozzetti e la tavolozza con
la quale, il giorno dopo, li rifiniva nello studio.
La mostra quindi si conclude con i paesaggi toscani di Annigoni ricordando che Siviero amava molto questo genere di pittura,
come testimoniano i molti paesaggi eseguiti da pittori fiorentini
del Novecento (Ardengo Soffici, Ugo Pignotti, Bruno Becchi) che
si trovano nella casa-museo di Lungarno Serristori. Pietro Annigoni, bozzetto
di paesaggio,
anni settanta
olio su cartone telato
cm 18x24
collezione privata
L’identità di vedute riguardo all’arte fu la base della amicizia tra Siviero e Annigoni. Si trattava di una posizione comune di tipo umanistico, che affondava le radici nella tradizione culturale toscana,
ma che non era rifiuto della modernità. La polemica contro l’arte
astratta e informale, infatti, non era dovuta a pregiudizi estetici.
Faceva parte di un impegno più ampio teso a salvaguardare, all’interno della cultura moderna, la centralità dell’uomo. Nel contesto
di questo impegno era importante difendere il valore della virtù,
esclusivamente umana, di comprendere e rappresentare in modo
credibile la realtà. Solo in questo modo l’uomo poteva evitare di
diventare un manichino paralizzato in un mondo vuoto.
Nel lasciare la propria casa in eredità alla Regione Toscana, Siviero
intendeva costituire un museo che ricordasse i valori per i quali
aveva combattuto per tutta la vita. Perciò è giusto che, in occasione del ventennale della morte di Annigoni, Casa Siviero ricordi
questo grande pittore e le sue idee, che erano le stesse nelle quali
credeva Siviero.
Pietro Annigoni, Seravezza, 1983
olio su cartone telato cm 30x40
collezione Agatino Lombardo
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Museo Casa Rodolfo Siviero - Lungarno Serristori, 1 - Firenze
www.museocasasiviero.it
[email protected]
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