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Diapositiva 1 - Centro Studi Biblici

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Diapositiva 1 - Centro Studi Biblici
Schegge di Vangelo N°
83
Incontri sul Vangelo di Matteo
La parabola delle dieci
ragazze
Mt. 25,1-13
Paralleli
Lc. 12,35-36 ; 13,2
"Il Vangelo è una bomba: la
speranza è che almeno qualche
scheggia ci colpisca"
La parabola è inserita nell'ultimo discorso di
Gesù prima della Passione. Riprende il tema
della "saggezza" e della "pazzia" già trattato
nel discorso della montagna nella parabola della
casa sulla roccia. Normalmente interpretata
come appello alla vigilanza, in realtà il brano
riguarda l'assimilazione e la pratica del
messaggio di Gesù
La parabola delle dieci ragazze
(Mt. 25,1-13)
Introduzione (1)
Il brano si trova nella parte finale dell’ultimo discorso di Gesù
ai discepoli (Mt. 24-25).
Dal capitolo successivo avrà inizio il racconto della Passione.
Sono le ultime importanti parole che Gesù rivolge alla comunità.
Richiamano la parte finale del primo discorso, quello della
Montagna, in particolare alla parabola della casa sulla roccia:
Il tema della saggezza e della follia è ripreso ora alla fine
dell’ultimo grande discorso. A questa parabola seguirà quella
dei talenti (Mt. 25,14-30).
Da un punto di vista
letterario, la parabola,
insieme con quella dei talenti,
è legata alla parabola
precedente dei due servi che
conclude il capitolo 24:
Schegge di Vangelo
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(Mt. 7,24-27) [24] Perciò chiunque ascolta
queste mie parole e le mette in pratica, sarà
simile a un uomo saggio, che ha costruito la
sua casa sulla roccia. [25] Cadde la pioggia,
strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si
abbatterono su quella casa, ma essa non
cadde, perché era fondata sulla roccia. [26]
Chiunque ascolta queste mie parole e non le
mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto,
che ha costruito la sua casa sulla sabbia. [27]
Cadde la pioggia, strariparono i fiumi,
soffiarono i venti e si abbatterono su quella
casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
(Mt. 24,45-51) [45] Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo
dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? [46] Beato quel servo che il padrone,
arrivando, troverà ad agire così! [47] Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi
beni. [48] Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, [49] e
cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, [50] il
padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, [51]
lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e
stridore di denti.
In tutte e tre le parabole sono contrapposti un padrone e dei servi, e, tra i servi, chi
si comporta in modo adeguato e chi no.
In tutte, si trova il contesto del ritardo dello sposo o del padrone.
In tutte si ritrova il suo ritorno atteso ma improvviso, che non cambia, ma sancisce
definitivamente la situazione.
Allo stesso modo, è presentata l’opposta sorte toccata all’opposto comportamento
del servo fedele e saggio, come delle vergini prudenti da una parte, e del servo
malvagio e delle vergini stolte dall’altra.
Introduzione (2)
La parabola delle dieci ragazze
(Mt. 25,1-13)
A queste tre parabole, si aggiunge l’ultima
del giudizio sulle nazioni (Mt. 25,31-46).
Tutti i brani chiudono in maniera più o meno
simile, per indicare la tappa finale del Regno:
E’ l’ultima volta che Gesù tratta
del Regno dei cieli.
Con "Regno dei cieli" Matteo
presenta la novità che Gesù ha
portato nella storia; un Dio che
si mette a servizio dell’uomo.
Il Regno non sia attua con l’uso
del potere, imponendo le sue
leggi, ma attraverso il servizio.
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Entrare nelle nozze nella parabola delle dieci vergini.
Entrare nella gioia del signore nella parabola dei
talenti.
Ricevere l’eredità del regno nella parabola del giudizio
sulle nazioni.
Per parlare l’ultima volta del Regno, Gesù lo associa alla figura dello
sposo.
L'immagine aveva un valore molto importante per la tradizione religiosa,
perché richiamava l’insegnamento dei profeti.
Questi, per parlare del nuovo rapporto che Dio voleva instaurare con il
suo popolo, presenta Dio come uno sposo che vuole conquistare la sua
sposa, il popolo.
Il popolo, la sposa, ha spesso atteggiamenti di adulterio, prostituzione e
infedeltà.
Nella figura dello sposo, i profeti presentano un rapporto non più basato
sulla legge, ma sull’amore intimo, coniugale.
E' un racconto in cui tutti fanno una brutta figura:
Le immagini sono distanti dalla nostra cultura, perché si
rifanno agli usi matrimoniali ebraici.
Gesù utilizza espressioni incoerenti per colpire il suo
uditorio.
Anche se il testo chiederà di “vigilare”, il tema centrale
non è questo; tutte le ragazze si addormentano.
La parabola riguarda l’assimilazione della pratica del
messaggio di Gesù.
Le ragazze si addormentano.
Lo sposo arriva in ritardo.
Lo sposo se la prende con le ragazze che non
avevano l’olio, e chiude loro la porta in faccia.
Le ragazze che avevano l’olio rifiutano di
condividerlo con le altre
La parabola delle dieci ragazze
(Mt. 25,1-13)
Con “allora”, Matteo si collega alla fine del
capitolo precedente, alla parabola dei due
servi, uno saggio e l’altro malvagio
Gesù sta richiamando l’insegnamento sui
due atteggiamenti che si possono trovare
all’interno della comunità; chi procura vita
agli altri e chi la sottrae
La traduzione “vergini” (parqšnoj) è
corretta, ma non deve trarre in inganno;
indicava una ragazza non sposata
Il termine non richiama in alcun modo una
scelta di vita, una “consacrazione”, come si
potrebbe intendere oggi
“uscirono incontro allo sposo”, cioè
preparare un corteo nuziale. Questo non
trova riscontro nelle usanze del tempo,
perché era la sposa che, accompagnata
dalle amiche, era portata in corteo alla
casa dello sposo
La metafora nuziale è uno dei modi più
efficaci della tradizione biblica per
esprimere il rapporto di amore e fedeltà
tra Dio e il popolo (Ger. 2,2 ; Is. 54,5 ; Ez.
16,8 ; Mc. 2,19 ; Mt. 9,15 ; Lc. 5,34 ; Gv.
3,29 ; 2Cor. 11,2 ; Ef. 5,25)
Il regno dei cieli e il corteo nuziale
[1] Allora il regno dei cieli
sarà simile a dieci vergini che
presero le loro lampade e
uscirono incontro allo sposo.
Il progetto prevede che
l’uomo, facendo esperienza di
un Dio che si mette a suo
servizio, trasformi la sua
vita, e giunga alla pienezza
Sono presentate in numero di
“dieci”, divisibile in due
gruppi di “cinque” e hanno lo
stesso compito di “prendere
le lampade”
La parabola presenta il
contrario, e lascia supporre
che la sposa sia già entrata
nella casa
La vita cristiana è un
cammino la cui meta è una
festa nuziale
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Con “il regno dei cieli” non s’intende
l’aldilà, ma la società alternativa che
inizia in questa esistenza terrena
"sarà”; normalmente quando Gesù fa un
paragone usa l’espressione “il regno dei
cieli è simile a”, quindi al presente
Il verbo al futuro indica che Gesù
parlando della tappa finale del Regno, il
compimento del progetto di Dio
"Lampade"; non si tratta delle piccole
lampade di creta o di coccio che si
tengono nelle case, ma di torce che si
usavano per uscire all’aperto
Non bisogna perdersi nei particolari, ma
rimanere al messaggio della parabola
che riguarda la fedeltà al messaggio di
Gesù
Gesù ha voluto paragonare, nell’ultimo
insegnamento, il Regno a un corteo
nuziale
La parabola delle dieci ragazze
(Mt. 25,1-13)
“cinque”; più che l’uguale ripartizione
numerica, interessa l’opposizione dei due
atteggiamenti (Mt. 24,40-41)
La “pazzia” non riguarda le capacità
intellettuali, ma le scelte sbagliate, ed
anche pericolose, per la vita della comunità
Paradossalmente, Gesù ha ammonito i suoi
discepoli a non chiamare nessuno “pazzo”
all’interno della comunità
(Mt. 5,22) Ma io vi dico: chiunque si adira
con il proprio fratello dovrà essere sottoposto
al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”,
dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli
dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della
Geènna.
La “pazzia” o la “saggezza” delle ragazze si
manifesta nel fatto che un gruppo prende
“l’olio”, l’altro no
Le “pazze” credono di sapere quando lo
sposo arriverà; le “sagge”, non sapendo i
tempi di attesa, si premuniscono di
portare dell’olio aggiuntivo
Le ragazze sono divise in due gruppi di
“cinque”. Non è importante la quantità, ma
che nella storia le "sagge" vi siano
La ragazze "sagge" e quelle "pazze"
[2] Cinque di esse erano
stolte e cinque sagge;
(Mt. 23,16-17) [16] Guai a voi,
guide cieche, che dite: “Se uno
giura per il tempio, non conta
nulla; se invece uno giura per
l’oro
del
tempio,
resta
obbligato”. [17] Stolti e ciechi!
Che cosa è più grande: l’oro o il
tempio che rende sacro l’oro?
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“stolte”; letteralmente “pazze” (mwrÒj).
E’ il termine già utilizzato nella parabola
della casa sulla roccia, dove il “pazzo” è
l’uomo che costruisce sulla sabbia
Con la loro “pazzia”, queste ragazze
rappresentano i credenti che accolgono
il messaggio di Gesù, ma non lo praticano
E’ comparso anche nelle invettive di
Gesù contro i farisei, definiti “pazzi”:
Questo perché con “pazzo”,
s’indica l’esclusione dell’altro
dal proprio orizzonte; questo
non è consentito all’interno
della comunità
“sagge” (frÒnimoj); significa che sanno
agire di conseguenza, con lucidità
[3] le stolte presero le loro
lampade, ma non presero con
sé l’olio;
[4] le sagge invece, insieme
alle loro lampade, presero
anche l’olio in piccoli vasi.
Lo stesso termine è apparso anche nella
parabola dei due servi, dove il primo,
che è quello che procura cibo agli altri,
è chiamato “saggio” (Mt. 24,45)
E' anche un invito alla
comunità a non scoraggiarsi
se intorno a sé vede tanta
“pazzia”
Allo stesso modo è definito l’uomo che,
nella parabola della casa, la costruisce
sulla roccia
La parabola delle dieci ragazze
(Mt. 25,1-13)
L'arrivo dello sposo
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“tutte si addormentarono”; il tema della
parabola non è la vigilanza, ma avere la
capacità, al momento opportuno, di poter
essere accolti all’incontro nuziale
[5] Poiché lo sposo tardava,
si assopirono tutte e si
addormentarono.
Si dovrebbe evitare di leggere il vangelo
in maniera piatta: si provi ad immaginare
a “mezzanotte” un “grido”
Nella tradizione biblica il sonno è indice di
rilassamento e torpore spirituale. Il
vangelo invita, invece, ad essere pronti:
[6] A mezzanotte si alzò un
grido:
“Ecco
lo
sposo!
Andategli incontro!”.
È importante nel testo non solo le parole
scritte, ma anche il tono che
l’evangelista ha voluto dare
(Lc. 12,35) Siate pronti, con le vesti strette ai
fianchi e le lampade accese;
Nel momento in cui si apprestano alla
preparazione delle lampade emerge la
differenza tra i due gruppi; le “pazze” solo
ora si accorgono della loro scelta sbagliata
di non portare altro “olio”
Il rifiuto delle “sagge” non è dovuto a
cattiveria ma alla loro lucidità
Il rischio è fare tutte una brutta figura.
Se danno il loro “olio” alle “pazze”, non
basterà per tutte e lo sposo troverà un
corteo con le lampade spente
La proposta delle “sagge” è ragionevole:
loro rimangono per garantire l’accoglienza,
le altre vanno a comprare “l’olio”. E’ meglio
un corteo dimezzato, che il buio pesto
[7] Allora tutte quelle vergini
si destarono e prepararono le
loro lampade.
[8] Le stolte dissero alle
sagge: “Dateci un po’ del
vostro olio, perché le nostre
lampade si spengono”.
[9] Le sagge risposero: “No,
perché non venga a mancare a
noi e a voi; andate piuttosto
dai
venditori
e
compratevene”.
"L’olio" non si può prestare, ma tutti
lo possono avere. Vi sono realtà
personali che devono essere
affrontate da protagonisti, e non si
può chiedere a nessuno di farlo al
proprio posto
Il ritardo dello sposo è l’elemento chiave
della parabola; mostra l’atteggiamento
“pazzo” o “saggio” delle ragazze
Anche nella parabola dei due servi il
padrone tardava, ma il servo “saggio” si
adoperava comunque per gli altri
L’importante è come ci si comporta; non
è perché si ha un padrone davanti che
bisogna fare i “bravi”, ma è perché si ha
piena fiducia in lui che ci si sa
comportare di conseguenza
"L’olio" rappresenta le azioni di bene
che costruiscono la persona
Questo non si può prestare,
non si può trasmettere,
perché è un bene
strettamente personale e
quindi incomunicabile
La parabola delle dieci ragazze
(Mt. 25,1-13)
Cercare “l’olio” nel cuore della notte non è
del tutto insensato, perché tutto il paese
partecipava a una festa di nozze
La risposta molto dura dello sposo è una
stonatura nel clima di festa delle nozze. E’
un nuovo elemento di rottura inserito per
catturare l’attenzione del lettore
“conoscere”, nella Bibbia, è principalmente
amare:
(Gv. 10,14) Io sono il buon pastore, conosco le
mie pecore e le mie pecore conoscono me,
Lo sposo dà la stessa risposta che Gesù ha
dato al termine del discorso della
montagna agli “operatori d’iniquità”:
(Mt. 7,22-23) [22] In quel giorno molti mi
diranno: “Signore, Signore, non abbiamo
forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome
non abbiamo forse scacciato demòni? E nel
tuo nome non abbiamo forse compiuto molti
prodigi?”. [23] Ma allora io dichiarerò loro:
“Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da
me, voi che operate l’iniquità!”.
"Non vi conosco"
[10] Ora, mentre quelle
andavano a comprare l’olio,
arrivò lo sposo e le vergini
che erano pronte entrarono
con lui alle nozze, e la porta
fu chiusa.
[11] Più tardi arrivarono
anche le altre vergini e
incominciarono
a
dire:
“Signore, signore, aprici!”.
[12] Ma egli rispose: “In
verità io vi dico: non vi
conosco”.
Gli “operatori d’iniquità”, sono
coloro che non hanno
costruito nulla; non hanno
utilizzato la Parola per
costruire se stessi
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"arrivò lo sposo”; le "pazze" rimangono
escluse dalle nozze. Abbandonato il
corteo, hanno perso la possibilità di
entrare con lo sposo
Questa situazione è un'incongruenza; a
una festa di nozze in Palestina, tutto il
paese era invitato e non si chiudevano le
porte. Gesù usa queste incongruenze per
trasmettere un messaggio particolare
Gesù “non conosce” chi, usando il suo
nome, compie cose straordinarie, ma
“conosce” chi compie la volontà del
Padre; realizzare il suo progetto
attraverso il bene fatto all'uomo
Le ragazze “pazze” non sono fatte
entrare perché non sono “conosciute”;
non hanno niente in comune con lo sposo,
non fanno parte di questa realtà di vita
La familiarità si ottiene spendendo la
propria vita a favore degli altri; è
questo che ci rende “conosciuti” dal
Signore
La parabola delle dieci ragazze
(Mt. 25,1-13)
Matteo riprende quanto affermato alla
fine del “discorso escatologico":
(Mt. 24,42) Vegliate dunque, perché non
sapete in quale giorno il Signore vostro
verrà.
(Mt. 5,16) Così risplenda la vostra luce
davanti agli uomini, perché vedano le vostre
opere buone e rendano gloria al Padre
vostro che è nei cieli.
Al termine della parabola della zizzania,
Gesù afferma:
Le lampade e “l’olio” che
non deve mai mancare,
sono simbolo
dell’impegno costante
per il bene degli altri.
Nel linguaggio di
Matteo è fare la
“giustizia del regno”.
Questo non si può
improvvisare all’ultimo
momento, né si può
prestare o trasferire
dall’uno all’altro.
"Vegliate" - Approfondimento
[13] Vegliate dunque, perché
non sapete né il giorno né
l’ora.
Sempre nel discorso della
montagna Matteo propone il
tema del “risplendere”, con
l’invito di Gesù a compiere le
“opere buone” perché la
“gloria” sia data al “Padre”:
(Mt. 13,43) Allora i giusti
splenderanno come il sole nel
regno del Padre loro. Chi ha
orecchi, ascolti!
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Il senso del “vegliate” è dato dalla
parabola stessa: non è quello di "restare
svegli" perché tutte le ragazze si sono
addormentate, comprese le “sagge”
E' l’invito a procurarsi “olio” a
sufficienza per accogliere lo sposo;
“l’olio” è ciò che consente di avere luce,
ma, soprattutto, di essere luce
I “giusti”, cioè chi compie le “opere
buone”, è chi fa della propria vita un
servizio, e questi “splenderanno come il
sole”. Essi stessi “splendono”; è questo
“l’olio” che mantiene la luce accesa
Approfondimento
La persona vigile non rimpiange il passato né vive in ansia per il futuro.
Chi vive in pienezza ogni istante della propria vita, è vigile, usa “l’olio”.
E’ questo presente continuo che ci rende eterni, non più condizionati dal
passato, ne inchiodati da un futuro che non si conosce.
Se si fa questo, si saprà sempre cogliere il filo conduttore di tutti gli eventi e
comportarsi di conseguenza.
L'assimilazione della Parola del Signore fa scaturire un impegno attivo, che non
può essere rimandato a domani, perché potrebbe essere troppo tardi.
E’ questo il capitale che si può accumulare nell'esistenza, e che
permette, superata la soglia della morte, di entrare nella vita eterna.
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