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Maratona di Tromso 2002

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Maratona di Tromso 2002
Due sogni al prezzo di uno!
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Midnigth Sun Marathon – Tromsø, 15 giugno 2002
Perché Tromsø? Era un sogno che da anni, appena sembrava realizzabile l'idea di
preparare una maratona, si ripresentava insistente.
Tromsø. Terra di confine, di spazi ampi, di notti magiche.
Non si viene a Tromsø per fare il tempo. Si viene per vivere una maratona speciale, la
maratona col sole di mezzanotte.
La partenza è insolitamente tranquilla. Dov'è la ressa per trovarsi a tutti i costi in prima fila?
Mi ritrovo fianco a fianco con un Norvegese. Dietro a noi un gruppetto di tre corridori. Non
c'è bisogno di voltarsi per contarli. Le loro ombre lunghissime il sole le proietta parecchi
metri davanti a noi.
Già, il sole. A volte ti viene da pensare che sia rimasto appeso e non abbia più voglia di scendere. Ti abbaglia,
non riscalda ma in compenso illumina con una luce diversa uno scenario fantastico. Il verde dei monti è
interrotto da chiazze di neve, residuo di un inverno molto lungo a queste latitudini. Il cielo azzurro è solcato da
nuvole sottili e da tanti, tantissimi gabbiani. Il mare appena increspato da una leggera brezza completa il
quadro.
Come fai a pensare alla corsa? Sì che ci penso!
Approfittando della lunga salita del ponte che separa Tromsøya (l'isola di Tromsø) dalla terraferma, stacco tutti
gli avversari. Siamo al 4° km e sono solo in testa!
Il ritmo è più veloce di quanto avessi previsto, ma sto bene, sembra facile.
Tra gli "he-i-ha, he-i-ha" dei Norvegesi (immagino significhi "Forza, dai") i chilometri passano. Dopo il giro di
boa incontro tutti gli altri maratoneti. A parte gli immediati inseguitori anche loro cominciano ad incitarmi. Siamo
al 15° km e ho 40" di vantaggio. Alla Mezza il passaggio in 1h11'10" é veloce: resisterò fino alla fine?
Ecco il gruppone festoso della 10 km che torna. È un bagno di "he-i-ha, he-i-ha" che mi dà la carica, ne ho
proprio bisogno.
Prendo qualche chilometro più lento e non posso non preoccuparmi. Dietro non c'è nessuno, ma il traguardo è
ancora lontano. Comincio a sognare la possibile vittoria, non ho mai vinto una maratona, e poi c'è Angela che
mi aspetta.
In discesa riesco a correre benino, le salite sono un tormento. 35, 36, 37, i km più temuti sono dietro. Ancora 5
km, come 3 giri del Parco Ruffini e avrò finito. Intanto
a finire è la benzina. L'ennesima salita prova a
convincermi che troverei sollievo nel camminare un
po'. Non se ne parla, l'arrivo è vicino!
Il pubblico adesso è più numeroso. Il negozio di
souvenir, la chiesa, e il traguardo lì, davanti a me,
tutto per me. Lo speaker riesce a pronunciare il mio
nome in maniera accettabile e il pubblico si scalda,
mi carica e mi trascina fino all'arrivo.
Primo in 2h24'24". A quattro anni dalla mia ultima
maratona competitiva vinco a Tromsø.
Due sogni al prezzo di uno!
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