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La schiavitù a Roma

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La schiavitù a Roma
laboratorio
11
Claudia Vinassa
La schiavitù a Roma
Il problema: esseri umani o strumenti parlanti?
Prerequisiti
• conoscere i fatti relativi alla grande
espansione di Roma
• sapere che cosa furono le rivolte
servili
• orientarsi nel tempo e nello spazio
Obiettivi
• conoscere le caratteristiche della
schiavitù nella società romana
• leggere e analizzare fonti scritte
e iconografiche
• interpretare documenti storiografici
• utilizzare carte geostoriche
• memorizzare nozioni e lessico
specifico
La schiavitù è un fenomeno comune a tutte le civiltà antiche dell’ambiente mediterraneo: è presente fin dalle origini nella società greca e nel mondo romanoitalico. Nell’Italia romana gli schiavi sono molto numerosi e corrispondono all’incirca a un terzo della popolazione libera.
Secondo gli antichi lo schiavo era un individuo che, privo della sua libertà, apparteneva a un altro come persona e come forza lavoro. Poteva quindi essere comprato e venduto, come un oggetto, un attrezzo agricolo o un animale. Ma
non tutti furono sempre d’accordo con questa definizione, come potrai constatare dalla lettura di alcuni documenti.
La schiavitù, come tutti i fatti sociali, conobbe molte variazioni nel corso del tempo: in questo laboratorio prenderemo in esame un periodo compreso tra il II secolo a.C. e la prima metà del I secolo d.C. In questo periodo, secondo gli studiosi,
si verificò un enorme aumento di questo fenomeno. Cercheremo di capire da dove provenissero gli schiavi, quale lavoro svolgessero e come venissero considerati dai loro padroni.
Poiché in questo laboratorio viene dato ampio spazio alla lettura dei testi antichi,
ti presentiamo i principali autori che incontrerai:
a. Marco Porcio Catone: politico romano soprannominato «il censore» per la serietà e la severità con cui ricoprì questa carica. Visse tra il 234 e il 149 a.C.
b. Marco Terenzio Varrone: nativo di Rieti visse dal 116 al 27 a.C. Scrisse moltissime opere di carattere enciclopedico, andate quasi completamente perdute.
c. Strabone: storico e geografo greco vissuto all’incirca tra il 64 a.C. e il 23 d.C. È
andata perduta la sua opera storica, mentre è rimasta l’opera intitolata Geografia.
d. Lucio Anneo Seneca: vissuto nella prima metà del I secolo d.C., filosofo spagnolo, famoso per essere stato l’insegnante dell’imperatore Nerone. Scrisse dialoghi, tragedie, lettere.
e. Valerio Massimo: scrittore del I secolo d.C. Scrisse Fatti e detti memorabili, un’opera dedicata all’imperatore Tiberio.
f. Plutarco: storico greco originario di Cheronea, in Beozia, vissuto all’incirca tra
il 46 e il 120 d.C. Scrisse le Vite parallele, in cui confrontò tra loro famose personalità del mondo greco e romano. Dedicò una biografia anche a Catone.
g. Tacito: storico e oratore romano vissuto nella seconda metà del I secolo d.C.
Tra le sue opere più famose si ricordano le Storie e gli Annali.
■ Stele funeraria di un nobile romano con il suo liberto. In
basso, a ricordo dell’origine del rapporto fra i due uomini, è
scolpita la scena della compravendita di uno schiavo
(Capua, Museo Campano).
G. Solfaroli Camillocci - C. Grazioli, Chronostoria, vol. 1, © SEI 2010
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Per collocare gli eventi nel tempo e nello spazio
Qui sotto sono riportati alcuni dati forniti a pagina 348 del libro di testo; sono indicati il numero e la provenienza degli uomini ridotti in schiavitù dai Romani in un periodo di tempo compreso tra il 262 e il 142 a.C. Osserva
attentamente le date della prima colonna: ciascuna di esse è riconducibile a una campagna militare di Roma; scrivi nell’apposito spazio l’evento militare corrispondente, scegliendo tra quelli indicati nel riquadro a destra. Attenzione: più date possono corrispondere a una stessa campagna militare.
Data
262 a.C.
254 a.C.
241 a.C.
214 a.C.
209 a.C.
204 a.C.
197 a.C.
171 a.C.
167 a.C.
146 a.C.
142 a.C.
Numero
25 000
13 000
10 000
3000
40 000
8000
5000
2500
150 000
55 000
9500
Provenienza
Agrigento
Palermo
Lilibeo (Cartaginesi)
Munda (Cartaginesi)
Manduria (Puglia)
Nord Africa (Cartaginesi)
Macedonia
Aliarto (Grecia)
Epiro
Cartagine
Lusitania (Iberia)
Campagna militare
a.
b.
c.
d.
Prima guerra punica
Seconda guerra punica
Terza guerra punica
Prima guerra
macedonica
e. Seconda guerra
macedonica
f. Conquista della
penisola iberica
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La cartina riprodotta in basso illustra il movimento di importazione e di esportazione di beni e prodotti durante
la fase di massima espansione territoriale di Roma (primi secoli dell’impero). Tra le merci più richieste ci sono anche gli schiavi. Scrivi sul tuo quaderno un breve testo in cui spieghi:
a. da dove provenivano gli schiavi;
b. a quali stati attualmente esistenti corrispondono le zone di provenienza degli schiavi.
STRADE E ROTTE COMMERCIALI
Sn
Pb
Fe
Cu pelli
schiavi
vetro
lana
ATL ANTICO
Au
GALLIA
Sn
Pb
vetro
marmo
tessuti
vino
ceramiche
NARBONESE
olio
ceramiche
vino
marmo
ambra
SLAVONIA
cavalli
lana
O CEANO
Fe
Ag
ambra
pelli
BRITANNIA
pelli
SARMAZIA
GERMANIA
grano
miele
pelli
NORICO
PANNONIA
Fe
Au pelli
Fe
DACIA
Fe
Ag
schiavi
marmo
Au
Mar Nero
cavalli
legname
Cu
Fe
Fe
DALMAZIA
SPAGNA
tessuti
Ag
TRACIA
ITALIA
grano Pb
dalla Cina
BITINIA
Au
Roma
vino
Fe
cavalli
seta
lana
ceramiche
tessuti
ARMENIA
olio
vino
Au
Ag
Fe
ceramiche
frutta
grano
Ag
Au miele
vetro
garum
marmo
vino
Gades - Ostia: 9 gior
Au
lana
ni
GRECIA
CILICIA
ASIA tessuti
lana
marmo
legname
legname
grano
ceramiche tessuti
MAURITANIA
SIRIA
olio
ceramiche
ceramiche
frutta
Delo
belve
porpora
tessuti
marmo
olio
schiavi
papiro Sn
FENICIA
Ales
Ma
AFRICA
Oro
lana
Au
s
and
CIPRO
r
ria porpora
O
M
Argento
Ag
vetro
Cart
ag
3 - 5 ine g i Osti
o r a:
ni
Fe
Cu
Fe
Pb
Sn
schiavi
Rame
Ferro
Piombo
Stagno
Mercato di schiavi
Rete viaria dell'impero
Esempi di rotte marittime
edit
avorio
grano
schiavi
G. Solfaroli Camillocci - C. Grazioli, Chronostoria, vol. 1, © SEI 2010
olio
ceramiche porpora
lana
marmo
belve
errane
o
stia:
15-2
ceramiche
vetro
0 gio
rni
CIRENAICA
tessuti vetro
legname
grano belve
LIBIA
papiro
EGITTO
legname
dall’India
spezie
gemme
avorio
dall’Arabia
profumi
gemme
droghe
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Per leggere e interpretare le fonti
Leggi i seguenti documenti per conoscere quale fosse l’idea degli antichi sulla schiavitù e sulla definizione del termine «schiavo».
(Catone) possedeva molti schiavi. Certamente li comprava alle vendite dei prigionieri di guerra, piccini, in
modo che poteva ancora allevarli ed educarli a modo suo, come cuccioli o puledri.
PLUTARCO, Catone, in Vite parallele, traduzione di C. Carena, Einaudi, Torino 1958
(Il padrone) venda all’asta a chi offre di più: venda l’olio se il prezzo è giusto; venda il grano che sopravvanza, i buoi vecchi, le bestie già svezzate, gli agnelli slattati, la lana, le pelli, il carro vecchio, gli arnesi vecchi, lo schiavo vecchio, lo schiavo ammalato. Venda tutto quello che è in eccedenza. Il padrone deve vendere piuttosto che comprare.
CATONE, L’agricoltura, III, 2.7, traduzione di G. Gentili, in Storia civile di Roma: documenti, La Scuola, Brescia 1976
Ora vi dirò i mezzi con cui si coltivano i campi, mezzi che alcuni distinguono in due specie: uomini e attrezzi necessari alla loro lavorazione. Altri li distinguono in tre tipi: vocale, semivocale, e muto. Al primo tipo appartengono gli schiavi, al secondo i buoi, al terzo appartengono i carri.
VARRONE, L’agricoltura, I, 17, traduzione di E. Gabba, UTET, Torino 1974
Non c’è uomo libero che non possieda almeno uno schiavo, compagno quotidiano della sua vita, a meno che
non sia piombato nella miseria […] Non si può tuttavia parlare di amicizia nell’accezione antica del termine, che presuppone l’uguaglianza e la libertà dei due amici.
VALERIO MASSIMO, Detti e fatti memorabili, VI, 7, 4, traduzione di R. Faranda, TEA, Milano 1993
Con piacere ho appreso dalle persone che vengono dalla tua casa, che tratti familiarmente i tuoi schiavi: ciò
si addice alla tua saggezza e alla tua cultura. «Sono schiavi». Sì, ma anche uomini. «Sono schiavi». Sì, ma
anche compagni di abitazione. «Sono schiavi». Sì, ma anche umili amici. «Sono schiavi». Sì, ma anche compagni di schiavitù, se rifletterai che gli uni e gli altri sono soggetti ai capricci della fortuna.
SENECA, Lettere a Lucilio, 47, traduzione di U. Boella, TEA, Milano 1994
Segna con una crocetta a quale autore può essere attribuita ciascuna frase.
a. Non c’è differenza tra l’educazione
di un animale e quella di uno schiavo
b. Lo schiavo è un essere umano, un compagno
di abitazione, un amico
c. Lo schiavo è un bene economico, che può
essere comprato o venduto
d. Lo schiavo non può essere un vero amico
perché è inferiore a un cittadino
e. Gli schiavi sono attrezzi parlanti
f. Lo schiavo è un compagno quotidiano
g. Un destino avverso rende un uomo schiavo
Plutarco
Catone
Varrone
Seneca
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Valerio
Massimo
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G. Solfaroli Camillocci - C. Grazioli, Chronostoria, vol. 1, © SEI 2010
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Per conoscere le caratteristiche della schiavitù
nella società romana
L’approvvigionamento degli schiavi
Claude Nicolet, studioso di storia romana, spiega quali fossero le fonti di approvvigionamento degli schiavi. Dopo
aver letto il brano svolgi gli esercizi.
Ce ne sono di tre tipi, che non pongono alcun problema sul piano teorico: i prigionieri di guerra, il commercio autorizzato (anche se alla sua origine c’erano vittime della pirateria e del brigantaggio), infine la riproduzione degli schiavi. Ma in altri periodi sono ricordate anche procedure diverse nel loro principio: la
schiavitù per debiti, cioè una schiavitù provvisoria, e la schiavitù volontaria. Da notare anche in Asia la
vendita di bambini da parte dei genitori […]. L’arrivo massiccio di schiavi barbari o stranieri in Italia, nel
corso del II secolo ha permesso, senza possibilità di dubbio, lo sviluppo di un’agricoltura di nuovo tipo, ha
favorito la concentrazione delle proprietà e ha dunque accentuato il conflitto tra piccoli e grandi proprietari, tra possessori della terra e di schiavi e uomini liberi spossessati dell’una e privati degli altri. […] La
crescita del numero degli schiavi di lusso, utilizzati al servizio di grandi famiglie, o anche di schiavi artisti,
che potevano raggiungere un prezzo molto elevato nel I secolo a.C., incoraggiava il traffico degli schiavi e
la speculazione […] Inoltre, alla fine della repubblica vi era la possibilità per un uomo libero di farsi gladiatore o anche di vendere se stesso. L’esposizione dei bambini era una pratica corrente.
C. NICOLET, Strutture dell’Italia romana, Jouvence, Roma 1984
Elenca tutte le fonti di approvvigionamento degli schiavi citate nel brano.
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Scrivi quali sono, secondo Nicolet, le cause e le conseguenze dell’enorme sviluppo della schiavitù nel II secolo a.C.
Cause
Conseguenze
La condizione degli schiavi
Molti Romani possedevano un grande numero di schiavi: la condizione, il trattamento loro riservato e le mansioni potevano essere molto diversi. In genere le condizioni di vita degli schiavi adibiti al lavoro nelle miniere o nei campi erano estremamente dure, mentre gli schiavi che vivevano in città godevano di maggiore libertà di movimento.
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Fondamentale è la distinzione che i Romani facevano tra la familia rustica e la familia urbana. A capo della
familia rustica era il fattore (vilicus) assistito dalla moglie (vilica), talvolta con un contabile alle sue dipendenze; quando non era contabile lo stesso fattore che si occupava, di regola, anche della tenuta dei libri. Sottoposti al fattore erano i sovrintendenti che dirigevano e sorvegliavano gli schiavi addetti ai lavori della campagna. Al servizio di tutti questi uomini erano destinati altri servi che preparavano loro da mangiare, ne curavano le vesti, facevano servizio di barbieri, e, nelle grandi aziende rustiche, persino di medici. Gli schiavi
di campagna erano ben tenuti e nutriti con larghezza, ma soggetti a una rigorosa disciplina e legati al duro
lavoro della terra, facevano una vita faticosa: il trasferimento dalla famiglia urbana a quella rustica era considerato una punizione […]. I servi di città, la famiglia urbana, erano direttamente sotto gli ordini del padrone o di uno schiavo posto a capo di tutta l’amministrazione: il procurator. Secondo le loro attitudini attendevano a uffici vari e d’importanza diversa: alcuni erano addetti all’amministrazione, come il dispensator, incaricato della tenuta dei libri, l’arcarius, il tesoriere, il sumptuarius, un contabile; altri si occupavano della pulizia della casa e delle suppellettili, o delle scuderie e dei cavalli; altri erano propriamente dei camerieri adibiti alla persona del padrone o della padrona, specialmente quando si vestivano o facevano il bagno, o incaricati di far servizio durante i banchetti. Dove c’erano dei bambini, un certo numero di servi era addetto
alla loro cura. Vi era poi il personale di cucina: cuochi e sottocuochi, alle dipendenze dell’archimagirus che
li comandava tutti. Addetti al servizio di corrispondenza erano gli amanuenses che ricopiavano le lettere, e i
tabellarii, buoni e svelti camminatori, ai quali era affidato il recapito. La diversità dell’ufficio creava una distinzione tra schiavo e schiavo; è naturale che lo schiavo pagato più caro fosse trattato con maggior riguardo. Vi erano poi delle differenze gerarchiche. Gli schiavi si distinguevano in specializzati in un determinato
ufficio e schiavi di fatica, tra i quali erano da mettere quelli addetti al servizio di altri schiavi.
U.E. PAOLI, Vita romana, Mondadori, Milano 1962
Per ciascuno dei due tipi di familia descritti nel brano, inserisci nella tabella la definizione, il nome del responsabile, i ruoli e le funzioni ricoperte dagli schiavi.
Familia rustica
Familia urbana
Definizione
Responsabile
Ruoli degli schiavi
Le punizioni
A pagina 361 del libro di testo (vol. 1) sono indicate le punizioni che venivano assegnate agli schiavi ribelli
o fuggitivi. Uno schiavo non era padrone del suo destino e la sua condizione poteva sempre essere rimessa in
discussione. Lo dimostra questo racconto dello storico Tacito, che riporta un episodio accaduto a Roma nel 61
d.C.: in seguito all’uccisione del padrone da parte di uno schiavo, venne applicata un’antica norma che stabiliva la condanna a morte di tutti gli schiavi appartenenti allo stesso padrone.
Non molto tempo dopo il prefetto della città, Pedanio Secondo, fu ucciso da uno schiavo, […]. E, poiché in
base a un’antica usanza tutti i servi che abitavano sotto lo stesso tetto avrebbero dovuto subire la pena di
morte, la plebe insorse in difesa di tanti innocenti. Ne nacque una vera e propria rivolta e fu circondato persino il senato, nel cui ambito peraltro alcuni si opponevano a quelle misure ritenute di eccessiva durezza,
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mentre la maggioranza voleva che non si introducesse nessuna innovazione. Di questo parere era Gaio Cassio, che, quando toccò a lui prendere la parola, tenne il seguente discorso: «[…] un ex console è stato ucciso
in casa sua per tradimento di uno schiavo, senza che nessuno lo trattenesse o lo denunciasse, sebbene non
fosse stata ancora intaccata la validità del senatusconsulto, che prevede la pena di morte per tutta la servitù. Deliberate pure l’impunità e poi sappiatemi dire chi troverà protezione nell’altezza del suo ufficio, dal
momento che non è servita a nulla la carica di prefetto di Roma. Chi sarà protetto dal numero dei suoi schiavi, se quattrocento servi non bastarono a proteggere Pedanio Secondo? A chi darà aiuto una servitù che, neppure sotto la minaccia della pena, si dà pensiero dei nostri pericoli? […] Ogni delitto è preceduto da molti indizi: se gli schiavi si prendono cura di rivelarceli, noi possiamo vivere pur soli tra tanti servi, ma sicuri tra
tanti uomini che temono per la loro vita, e infine con la certezza che, se proprio dovremo soccombere, non
rimarremo invendicati in mezzo a dei traditori. I nostri avi diffidarono sempre dell’indole dei servi, anche
quando questi nascevano nei loro poderi e nelle loro stesse case e fin dalla nascita crescevano devoti ai loro
padroni. Ma, da quando nella nostra servitù abbiamo uomini di ogni razza che hanno costumi differenti e
praticano religioni straniere o non ne hanno nessuna, una tale accozzaglia non si può tenere a freno se non
con la paura. Mi si obietterà che così moriranno anche degli innocenti. È vero. Però, quando si punisce con
la decimazione un esercito che sia fuggito davanti al nemico, dal sorteggio escono anche i nomi dei valorosi. Ogni punizione che voglia servire da monito agli altri implica qualche ingiustizia; ma il danno che ne
viene ai singoli è compensato dal bene che ne deriva per tutti». Nessuno osò prendere la parola apertamente per controbattere il parere di Cassio, ma gli risposero in un mormorio confuso le voci anonime di quanti commiseravano il numero, l’età, il sesso delle vittime e l’indubbia innocenza della maggior parte di esse;
tuttavia prevalse il partito di coloro che proponevano la condanna a morte. La sentenza però non si poteva
eseguire, perché si era andata ammassando una folla minacciosa armata di pietre e di torce. Allora l’imperatore, dopo aver emanato un editto di duro biasimo per il popolo, fece disporre un cordone di armati lungo tutto il percorso seguito dai condannati verso il luogo del supplizio.
TACITO, Annali, XIV, 42-45, traduzione di L. Pighetti, Mondadori, Milano 1994
Quanti erano gli schiavi che componevano la familia urbana di Pedanio Secondo?
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Elenca i motivi per cui Gaio Cassio propone la condanna a morte di tutti gli schiavi.
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Elenca le ragioni che vengono avanzate contro la condanna a morte.
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Facciamo un gioco di ruolo: prova a immaginare di rivivere il dibattito del senato. La classe viene divisa in due
parti; un gruppo presenterà le motivazioni dei senatori favorevoli alla condanna a morte e l’altro gruppo, cercando di controbattere alle argomentazioni degli avversari, presenterà i propri motivi a favore della salvezza degli
schiavi. Due persone scriveranno su un cartellone le argomentazioni presentate dalle due parti.
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Per leggere e interpretare fonti iconografiche: i liberti
A pagina 1 di questo laboratorio è raffigurata la stele funeraria di un nobile romano con un suo liberto, cioè
uno schiavo liberato. Tra ex padrone e liberto si manteneva una stretta relazione, basata sul rispetto che il liberto doveva al padrone, simile a quello che il figlio doveva al padre.
Osserva attentamente l’immagine, poi rispondi alle domande.
Come vengono raffigurati i due uomini?
Abito: ...............................................................................................................................................................................................................................................................
Posizione: ......................................................................................................................................................................................................................................................
Gesto della mano: ..................................................................................................................................................................................................................................
Da quali caratteristiche della raffigurazione emerge il profondo rispetto del liberto verso il suo ex padrone?
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Qual è, secondo te, la condizione economica del liberto? Perché?
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Per collegare il presente con il passato
Dall’antichità fino ai tempi più recenti il commercio degli schiavi è stato uno dei più redditizi. Leggi questi
due brani: il primo è di Strabone, il secondo è di uno studioso contemporaneo, che mette in evidenza i guadagni della tratta degli schiavi neri, che a partire dal XVI secolo furono deportati dall’Africa verso il Nuovo
Mondo.
La spinta maggiore alla disonestà venne dal commercio degli schiavi, che era fonte di grandissimi guadagni. Era facile fare degli schiavi ed era a portata di mano il porto più grande e più ricco, l’isola di Delo, che
in un solo giorno poteva accogliere e smistare miriadi di schiavi.
STRABONE, Geografia, XIV, 5, 2, traduzione di G. Gentili, in Storia civile di Roma: documenti, La Scuola, Brescia 1976
Gli schiavi negri cominciarono ad arrivare nel Nuovo Mondo almeno fin dal 1502 e intorno al 1513 la vendita di permessi per l’importazione di negri era una fonte di guadagno per il governo spagnolo […]. Per tre
secoli le più grandi potenze marittime gareggiarono tra di loro nel redditizio commercio degli schiavi e portarono almeno 15 milioni di negri nel Nuovo Mondo […]. Nelle colonie più produttive, gli schiavi negri erano adibiti al lavoro nelle miniere e al dissodamento delle terre vergini, oppure lavoravano nelle piantagioni che fornivano all’Europa zucchero, riso, tabacco, cotone e indaco. […] Il commercio degli schiavi fu lo
sprone a costruire navi, a stipulare assicurazioni, a fare investimenti, a intraprendere la professione bancaria, e, come tale, allargò il campo delle possibilità di lavoro e favorì lo sviluppo di scali portuali al di là
dell’Atlantico.
D.B. DAVIS, Il problema degli schiavi nella cultura occidentale, SEI, Torino 1971
Perché, secondo Strabone, il commercio degli schiavi era causa di disonestà?
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Elenca le fonti di guadagno collegate alla tratta degli schiavi.
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A quali attività erano destinati gli schiavi deportati nel Nuovo Mondo?
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Per concludere
Leggi il brano seguente, poi svolgi gli esercizi.
[…] lo schiavo rimane, per secoli, il negativo del cittadino. Per Aristotele, mentre l’uomo è innanzitutto un
animale politico, lo schiavo è sprovvisto della facoltà di deliberare. Il modo di vivere del cittadino implica
il tempo libero, che permette di dedicarsi alle attività creative, a cominciare dalla politica; la condizione di
schiavo è caratterizzata essenzialmente dall’assenza di tempo libero: come un animale domestico, egli lavora, e, per ricostituire le sue forze per il lavoro, mangia e dorme. Si identifica con la sua funzione: è per
il padrone ciò che il bue è per il povero, è un oggetto animato che fa parte della proprietà. La stessa idea
si ritrova costantemente nel diritto romano, dove il caso dello schiavo viene frequentemente associato a
quello di altri elementi patrimoniali: è venduto con le stesse norme di un appezzamento di terreno, è incluso, in un lascito, tra utensili e animali. Rimane anzitutto un oggetto. Contrariamente al salariato, la sua
persona non viene distinta dalla sua capacità lavorativa.
Y. THEBERT, Lo schiavo, in L’uomo romano, a cura di A. Giardina, Laterza, Roma-Bari 2001
Scrivi tre caratteristiche specifiche del cittadino e tre dello schiavo.
Cittadino
Schiavo
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A che cosa veniva associato lo schiavo nel diritto romano?
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Con l’aiuto di questo brano e degli esercizi precedenti, scrivi sul tuo quaderno un testo (circa 30 righe) in cui sviluppi almeno quattro dei seguenti argomenti:
a. Periodo di fioritura della schiavitù e luogo di provenienza degli schiavi
b. Definizione del termine «schiavo» e differenza tra schiavo e cittadino
c. Fonti di approvvigionamento degli schiavi e vantaggi economici
d. Ruoli e funzioni degli schiavi nella familia rustica e nella familia urbana
e. Trattamento e punizioni
f. Possibilità di liberazione
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