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Ricordando la Siria - Viaggi Avventure nel Mondo

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Ricordando la Siria - Viaggi Avventure nel Mondo
RACCONTI DI VIAGGIO | Siria
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Da un Siria Giordania 2010 gruppo Arcarese
Testo e foto di Claudio Arcarese
04
C
onsiderazioni generali
Esperienza bellissima ed intensa nel “cuore”
del Medio Oriente. Un viaggio completo,
realizzato in un ampio contesto storico-geografico
che aiuta a comprendere la cultura araba sin dalle
prime civiltà e fino all’epoca attuale. La storia
millenaria di questi due paesi, crocevia tra oriente
ed occidente, è tutta scritta nelle numerose
testimonianze lasciate nel corso dei millenni dalle
tante civiltà fiorite in questo territorio.
Il nostro viaggio è iniziato in Giordania dove
abbiamo trascorso sei notti, che ritengo più
che sufficienti per la visita delle località più
importanti e più spettacolari e si è concluso in
Siria dove invece abbiamo trascorso otto notti
per la molteplicità dei luoghi d’interesse. Abbiamo
incluso anche l’escursione di un giorno in Libano
nella Valle della Beqā per la visita di Baalbek.
La Siria: è stato detto che ogni uomo colto deve
sentirsi figlio di due patrie, la sua e la Siria.
Custode di un immenso patrimonio archeologico,
testimone di quattromila anni di storia e di oltre
venti diverse tappe della civilizzazione, questa
terra ha visto nascere l’alfabeto, le tre grandi
religioni monoteiste, la filosofia, l’agricoltura, il
commercio e l’arte della diplomazia.
Il nostro itinerario ha compreso oltre la visita di siti
straordinari quali Palmira, Apamea e Bosra anche
la permanenza in città affascinanti quali Damasco
ed Aleppo, le due città che si contendono il titolo
di città più lungamente abitata della storia. Al
di là dell’indubbia bellezza dei siti l’esperienza
più emozionante è stata il vagabondare in tutta
tranquillità per le vie di queste due magnifiche
città. Le strade sicure a qualsiasi ora del giorno
e della notte e la gente estremamente cordiale
ed ospitale, hanno reso piacevolissimo ogni
momento. Ed è proprio nella quotidianità, quella
che abbiamo respirato tutte le volte che abbiamo
attraversato senza meta i sūq, o tutte le volte
che abbiamo varcato le soglie di una moschea o
quando assieme ci siamo seduti nei bar a bere
tè ed a fumare narghilè, che abbiamo colto il
significato più profondo della affascinante cultura
araba. Insomma, una Siria decisamente diversa
dal paese tutta “deserto e terrorismo” che i
media occidentali, i pregiudizi ed i luoghi comuni
continuano a rappresentare.
La Giordania: è un paese in bilico tra il mondo
arabo e quello occidentale. Uno Stato con un
nome recente, creato alla fine della seconda
guerra mondiale dalle potenze vincitrici del
conflitto ma con alle spalle una delle civiltà più
antiche del mondo.
Geograficamente situata tra il Mediterraneo ed
il deserto Arabico, la Giordania ha da sempre
rappresentato il corridoio naturale per gli
spostamenti dall’Africa orientale all’Asia ed
Europa, facendo in modo che un po’ tutte le
grandi civiltà del passato, dai greci ai romani,
dagli assiri ai babilonesi, dagli egizi agli arabi,
fino ai crociati e ai turchi, transitassero su questo
territorio, patria dei beduini del deserto. Qui il
cristianesimo ha dominato dal IV al VII secolo D.C.
prima di lasciare il posto all’Islam dopo decenni
di battaglie, ed è a questi luoghi che spesso la
Avventure nel mondo 1 | 2015 - 131
RACCONTI DI VIAGGIO | Siria
Bibbia si riferisce, nella sua narrazione. Una cosa
che spesso i “turisti” di Petra ignorano è che questa
è terra “Santa” a tutte le tre religioni monoteiste.
Basti pensare, un esempio tra tutti, che qui, a 1350
mt. sulla sommità del monte più alto della regione,
il Jebel-Harun, identificato dalla Bibbia con il monte
Hor, è sepolto Aronne, fratello di Mosè, profeta per
Ebrei, Cristiani e Musulmani.
Il nostro itinerario ci ha consentito di trascorrere due
notti a Petra, il minimo indispensabile per riuscire
a realizzare anche qualche itinerario nei luoghi più
“intimi” fuori dalle “classiche” visite turistiche e una
bella serata nel Wadi Rum deserto unico al mondo
per importanza geologica, rilevanza storica e fine
bellezza. La visita di Jerash, l’antica Gerasa, una
delle città ellenistiche più affascinanti della Decapoli
col suo fantastico foro colonnato ovale unico al
mondo ha completato poi, quello che a mio parere,
è il triangolo giordano irrinunciabile da vedere. Tutto
il resto è stato, sempre a mio parere naturalmente,
“di contorno”.
Il gruppo
Compatto, affiatato, interessato e motivato.
Era formato da me che sono della provincia di
Caltanissetta e da 15 partecipanti: Lino, Silvana,
Cristina B., Matteo ed Alessandro che ci hanno
raggiunto a Roma da Milano e poi Costanza, Luca
G., Borina e Filippo (con i loro due piccoli gioielli
Lidia 8 anni e Luca 4 anni, che sono stati le nostre
mascottes ed il valore aggiunto del nostro viaggio),
Raffaele, Lorella e Pietro (tutti amici e siciliani
anch’essi) e Cristina T.
Tutti assieme siamo partiti per Amman da Roma
Fiumicino.
RACCONTO DETTAGLIATO
1) domenica 25 aprile:
Milano - Roma - Amman
Assieme agli amici Pietro, Costanza e Luca arrivo
a Roma Fiumicino e incontro subito gli altri miei
amici siciliani Raffaele e Lorella, e Filippo e Borina
con i loro due piccoli gioielli Luca e Lidia che sono
arrivati a Roma ieri sera, ed il resto dei partecipanti.
Adesso il gruppo è al gran completo e ci ritroviamo
tutti al gate di imbarco. Grazie ai numerosi contatti
preliminari ed alle tante telefonate che hanno
preceduto questo momento sembra che tutti si
conoscano da diverso tempo.
Prima del volo, tra un panino, una chiacchiera ed
un caffè procediamo alla nomina del cassiere. Sarà
Cristina B. con l’ausilio e la collaborazione di Raffaele.
Partiamo con 25 minuti di ritardo ed arriviamo alle
ore 19.40 (ora locale) all’International Queen Alia
Airport di Amman. Ritirati i bagagli ci ritroviamo
fuori dove ad attenderci troviamo Giuseppe e David,
i drivers dei nostri due pulmini. Fa molto caldo e c’è
parecchio traffico ma in poco più di 25 minuti siamo
in hotel.
Data l’ora ci spostiamo a piedi a sinistra dell’hotel
dove ci sono diversi localini in cui mangiare. Alcuni
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mangiano la pizza, altri si fermano in un ristorantino,
altri ancora comprano della frutta e del pane. Io e
gran parte del gruppo veniamo attratti invece da
una kebabberia piena di gente locale che si trova
all’angolo di fronte al Burger King.
A mezzanotte e mezza andiamo tutti a nanna, tranne
Costanza e Luca che con Ulisse ed altri partecipanti
dell’altro gruppo decidono di prendere un taxi per
fare un primo giro notturno di Amman.
2) lunedì 26 aprile
Amman - Castelli del deserto - Dead Sea Amman
Di fronte al nostro hotel c’è una scuola coranica e
pertanto, come prevedibile, veniamo svegliati alle
quattro del mattino dalla voce del muezzin che
sgolandosi agli altoparlanti grida “Allah O-Akhbar”,
Dio è grande.
Per fortuna ci riaddormentiamo subito. Una buona
colazione ci rimette in sesto ed alle 8.00 partiamo.
Ottima la scelta di partire presto stamattina. Non c’è
traffico e raggiungiamo in fretta la prima meta di
oggi: la Jebel al-Qala’a, la Cittadella. Il sito è poco
significativo anche se ben conservato ma da quassù
lo sguardo spazia lontano. Amman ci appare subito
come un agglomerato informe di cubi di cemento
bianco tutti uguali; nessun angolo di verde, nessun
riposo per l’occhio, solo costruzioni inerpicate su
ripidi colli (Amman è costruita su sette colli come
Roma), un effetto soffocante, una città non certo
bellissima. Bello il Teatro invece, perfettamente
conservato, l’Odeon e la Via Colonnata, anche se
il tutto inghiottito da una urbanizzazione selvaggia.
Quando alle 8.45 entriamo nel sito siamo quasi
i primi visitatori ma già alle 9.30 orde di turisti e
gruppi organizzati cominciano ad affollare l’area.
Ripartiamo e prima di lasciare Amman ci fermiamo a
comprare l’acqua per tutti che terremo nei pulmini.
Raggiungiamo in un’oretta il primo dei due
Castelli che vogliamo visitare oggi: Il Qusayr’Amra.
Ci chiedono all’ingresso se siamo un gruppo.
Mentiamo spudoratamente. Ma si vede lontano
un miglio che lo siamo. Per fortuna c’è un altro
gruppo con guida parlante italiano all’interno
e questo ci consente di ascoltare e di cogliere
meglio il significato e l’importanza degli affreschi,
di straordinaria importanza per l’arte islamica, che
caratterizzano questo sito dichiarato sin dal 1985
Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Mi colpiscono
le donne col seno nudo che hanno resisitito al
tempo ed agli integralisti. Una mezzoretta e ci
spostiamo al secondo castello; il Qasr al-Kharanah,
un possente edificio perfettamente conservato
nello splendido isolamento della spianata desertica,
che visitiamo perdendoci tra le numerose stanze
dei suoi due piani. Il suo uso è ancora sconosciuto,
forse caravanserraglio o forse parlamento per i
capi delle tribù beduine e gli Omayyadi. C’è un gran
caldo ed un buon tè alla menta nella tenda beduina
allestita all’ingresso del sito ci rigenera.
Alle 14.00 circa siamo sul Mar Morto all’Amman
Beach Resort complesso è grazioso e ci divertiamo
molto a “galleggiare” sull’acqua salatissima, a
farci tante foto e ad infangarci per concludere con
un salutare bagno in una delle piscine del resort.
Ci incrociamo, ovviamente, con l’altro gruppo
che conosciamo meglio ed è un bel momento di
condivisione e di spensieratezza. Vorremmo restare
ad ammirare il tramonto con il sole che scende di
fronte a noi in Territorio Palestinese, ma Jarrah ed i
drivers ci fanno fretta e così alle 17.30 ripartiamo ed
alle 18.20 siamo già in hotel.
Alle 19.30 siamo già pronti e con una bella
passeggiata raggiungiamo in 25 minuti il mitico
Hashem. C’ero già stato nel 2006 ed ero certo che
il gruppo avrebbe apprezzato. Hashem è un piccolo
ristorante, organizzato intorno ad una piccola
viuzza senza uscita, sempre strapieno di gente
del posto, dove il menù è composto solamente
da felafel (da inzuppare nella piccantissima harr),
hummus, fuul e khubez, il tutto accompagnato da
litri di tè egiziano aromatizzato con foglie di menta.
Ma questo primo incontro con la semplice ma
buona cucina mediorientale è sempre un successo
apprezzatissimo da tutti. E con solo 2 JOD pax.
Imperdibile.
Ancora una passeggiata ed in breve siamo dinnanzi
al Ninfeo chiuso da una orrenda recinzione. Un po’
più distante l’Odeon, la Via Colonnata ed il Teatro che,
data l’ora, è chiuso. Chiedo al gruppo di seguirmi
perché sò di un posto da cui si può ammirare il
Teatro dall’alto. Dalla strada sopra il Teatro (salite
le scale, passate i negozi di souvenirs e superate
di poco il carrozziere nella curva), entrate attraverso
una piccola porticina laterale spesso aperta, mi
pare di colore verde, e fate un breve percorso tra
erba alta e copertoni di gomma (necessaria la
torcia). Arriverete alla parte superiore del Teatro che
RACCONTI DI VIAGGIO | Siria
dall’alto è uno spettacolo. Inutile dire che il gruppo ha
apprezzato molto la sorpresa.
Prima di rientrare in hotel ci fermiamo in una mega
panetteria/dolceria dove facciamo man bassa di
pane e dolci di ogni tipo appena sfornati. Compro
anche della frutta da tenere domani in pulmino per
tutto il gruppo. Raffaele, Lorella, Borina e Filippo con
i bimbi prendono un taxi. Noi invece torniamo in hotel
a piedi dove alle 11.45 facciamo un breve briefing
nella hall. Sono molto soddisfatto perché il viaggio
stà prendendo un bella piega. Il gruppo è compatto e
molto affiatato. E questo rende tutto molto semplice.
3) martedì 27 aprile
Amman - Monte Nebo - Madaba - Wadi Rum
Dopo una discreta ed “affollata” colazione (l’hotel
oggi è pieno di gruppi di Avventure) alle 8.10 siamo
già in viaggio per il Monte Nebo. Entriamo tutti
assieme e nessuno ci chiede nulla. Stanno rifacendo
il tetto della Moses Memorial Church che pertanto è
interdetta al pubblico. Sono visitabili però i Mosaici
che, per l’occasione, sono stati smontati e spostati
sotto una grande tenda. Visitiamo il piccolo annesso
Museo e poi ci spostiamo al Punto Panoramico da
cui la vista, tempo permettendo, dovrebbe spaziare
sulle vallate fino al Mar Morto, all’oasi di Gerico ed
a Gerusalemme.
Facciamo una foto e scambiamo due chiacchiere con
un frate francescano della Custodia di Terra Santa a
cui chiedo di padre Michele Piccirillo il famoso frate
archeologo da poco scomparso e quì sepolto, a cui
si devono gran parte delle scoperte archeologiche
della zona.
Prima di spostarci alla vicina Chiesa dei Santi
Lot e Procopio (2 km.) per ammirare un mosaico
rappresentante scene di vita quotidiana, Giuseppe
ci fa fermare in una delle tante Scuole di Mosaico
dove, dopo una breve spiegazione circa la tecnica
del mosaico, ci offrono il solito tè e ci invitano a
comprare. Daccordo col gruppo, chiarisco subito
con i nostri drivers che non ci interessano i negozi
di souvenirs e che non intendiamo perdere tempo
in questo modo. In realtà questa sosta è stata utile
perchè gran parte del gruppo ha potuto rivedere il
proprio look per adeguarlo all’ambiente circostante
ed al deserto acquistando la tradizionale kefiah e non
solo.
Arriviamo a Madaba alle 11.30. Visitiamo la Chiesa
di San Giorgio che custodisce il celebre Mosaico
della Palestina scoperto nel 1896, che per essere
apprezzato a pieno, è necessario ammirare
con l’ausilio di una guida o della piantina che si
può prendere in biglietteria. Raffigura la Terra
Santa secondo i canoni teologici e geografici di
epoca bizantina. Ci spostiamo poi al vicino Parco
Archeologico aperto nel 1995 su iniziativa di Padre
Piccirillo e che comprende una strada lastricata che
un tempo era il Decumano Maggiore, la Chiesa della
Vergine, la Sala dell’Ippolito, la Basilica del profeta
Elia e la cripta di Elianos.
Alle 12.30 siamo già sui pulmini direzione deserto.
La Via dei Re è l’unica statale che percorre le alture
giordane da nord a sud ed attraversa lo spettacolare
Wadi al-Mujib, il più esteso di vari canyon dominati
da montagne aride e rocciose.
Daccordo col gruppo saltiamo Kerak, che nel 2006 ho
trovato poco interessante e sopravalutato. Vogliamo
arrivare al più presto al Wadi Rum per fare una
escursione in jeep più lunga già stasera così da poter
partire domattina per Aqaba e fare tutto senza fretta.
chiamano il Wadi Rum la “Valle della Luna”. Si è fatto
tardi. Rientriamo al campo che è quasi ora di cena.
Facciamo giusto in tempo a prendere le nostre tende
(tutte doppie tranne quella familiare con più letti) che
già ci chiamano per assistere all’uscita della nostra
cena direttamente dalla sabbia dove è stata posta
per ore a cuocersi. Secondo una antica tradizione
beduina infatti il Mensaf và cotto sotto la sabbia.
Il cibo è semplice ma buono, riso, pollo, montone,
patate, pomodori, ecc. Attorno al fuoco faccio la
Al posto del Castello di Kerak visiteremo l’altrettanto
interessante Castello di Shobak (che personalmente
ho trovato più suggestivo, non foss’altro per la
location solitaria da cui si domina un bel paesaggio).
Prima di arrivare al Wadi Rum facciamo una sosta per
fare uno spuntino e ne approfittiamo per assaggiare
un particolare frutto, una specie di grosso cedro che
avevo comprato per tutti il giorno prima. Una bontà.
Prima di arrivare al campo faccio fermare i pulmini
per una sosta fotografica dinnanzi ai Sette pilastri
della Saggezza. Poi alle 16.00 in punto siamo allo
Zawaideh Camp. Le due jeep per l’escursione,
allertate telefonicamente da Giuseppe, già ci stanno
aspettando a motori accesi e così partiamo per il game
drive nel deserto che durera più di tre ore. Il deserto
è magnifico. I due momenti più emozionanti sono
stati senza dubbio l’arrivo al primo ponte di roccia il
Rakahbt al-Wadak ed al successivo, lo scenografico
e fotografatissimo Umm Fruth dove siamo saliti tutti
per fare una fantastica foto di gruppo. Lasciamo
questo luogo suggestivo ed andiamo ad ammirare
il tramonto da un costone roccioso del Jebel Umm
Ulayddyya. Gli autisti approntano un piccolo fuoco
sulla sabbia per prepararci il tè. Mentre sorseggiamo
il buonissimo “tè nel deserto” vediamo sorgere, dal
lato opposto al tramonto, una splendida “luna piena”.
E’ incredibile, ma del resto i beduini del deserto
conoscenza di Fortunato, altro coordinatore di AnM, e
di Mr. Zawaideh, il titolare del campo. Con il gruppo al
gran completo restiamo attorno al fuoco a ballare ed
a chiacchierare fino alle 00.30 passate. Ci sfasciamo
dalle risate con le lezioni di dialetto siciliano di
Raffaele e con i racconti delle disavventure dei nostri
viaggi precedenti. Il tutto accompagnato da una
bottiglia di amaro Averna che da buon nisseno avevo
portato dall’Italia per i miei partecipanti. Ci siamo
scolati quasi l’intera bottiglia da un litro e mezzo.
La scelta dell’Averna era quasi obbligata. Su sedici
partecipanti infatti, ben 9 eravamo di Caltanissetta,
città di produzione dell’Averna.
Prima di andare a dormire facciamo una bella
passeggiata fuori dal campo, complice la luna piena.
Sono l’una passate quando ci ritiriamo nelle nostre
tende.
4) mercoledì 28 aprile
Wadi Rum - Aqaba - Siq al Barid - Petra
Alle 8.30 dopo una colazione così così, lasciamo
il campo tendato. Prima di arrivare ad Aqaba
facciamo una breve sosta fotografica per ammirare
la vicinissima Eilat in territorio israeliano. Aqaba ci
appare subito per quello che è, e cioè una brutta
cittadina di mare poco interessante con ampi viali
di palme e grandi hotels di catene internazionali.
Avventure nel mondo 1 | 2015 - 133
RACCONTI DI VIAGGIO | Siria
L’attraversiamo tutta e raggiungiamo il Diving
Center che si trova quasi al confine con l’Arabia
Saudita. E’ questa la zona in cui si trovano i fondali
più belli. Da qui prendiamo la barca con il fondo
di vetro per l’escursione di poco più di due ore. La
barca è coperta, può contenere fino a 16 pax, e ci
sono maschera, pinne e boccaglio per tutti per fare
snorkelling. Certo, chi è stato a Sharm El Sheik e
dintorni può rimanere parecchio deluso dai fondali
di Aqaba, purtuttavia l’escursione è stato un ottimo
diversivo alla brutta spiaggia che si trova di fronte
ai vari complessi alberghieri della costa. Abbiamo
ammirato i coralli ed il bel bagno ci è servito a
scrollarci di dosso la sabbia del deserto. Dopo il
bagno ci offrono anche un dolcetto ed una bibita.
Quando rientriamo dall’escursione troviamo Filippo e
Borina, che avevano deciso di restare in spiaggia con
i bambini, semplicemente entusiasti e storditi, poichè
protagonisti e “vittime” della incredibile ospitalità
e gentilezza del popolo giordano. Infatti, unici
occidentali tra i turisti locali, sono stati circondati di
attenzioni ed affetto e richieste di foto. I tanti bambini
giordani che affollavano la spiaggia hanno giocato
con Lidia e Luca offrendo loro regali, caramelle
e souvenirs di ogni genere, sotto lo sguardo vigile
delle loro mamme che indossavano lo hijab, il velo
tradizionale, con il quale fanno anche il bagno.
Partiamo per Piccola Petra. Come promesso
Giuseppe ci fa percorrere un breve tratto della Via
dei Re con sosta fotografica in uno dei tanti punti
panoramici.
Arriviamo a Siq al-Barid alle 15.30, la visitiamo in 45
minuti, che sono più che sufficienti per raggiungere
il punto panoramico che c’è al di là della scalinata
posta in fondo allo stretto Siq e tornare indietro.
Stanno preparando il palco per stasera perchè ci
sarà una esibizione musicale organizzata da un
grosso albergo della zona. Mi viene in mente che
anche il nostro grande Pavarotti ha cantato quì.
Presso una Agenzia di Viaggi convenzionata acquisto
134 - Avventure nel mondo 1 | 2015
i biglietti per lo spettacolo Petra by night per tutti.
Mentre ceniamo ottimamente a buffet, spengono le
luci in sala per farci ammirare, dalle grandi finestre,
il tramonto che cade su un piccolo puntino bianco in
cima ad una montagna. E’ il Jebel Haroun. E domani,
inshiallah, lo raggiungerò.
Alle 20.15 la navetta dell’hotel ci accompagna al
Petra Visitor’s Center. Siamo in tanti. Alle 20.30
iniziamo il percorso lungo il Siq che illuminato dalla
sola luce di 1.800 candele è di una suggestione
infinita. Anche il piccolo Luca a soli quattro anni
sembra comprendere la magia del momento. Si
siede con noi sulla sabbia dinnanzi all’Al-Khazneh,
il Tesoro, e resta in totale silenzio sino alla fine
dell’esibizione del suono della musica ammaliatrice
dei Beduini di Petra.
Il percorso viene fatto in religioso silenzio, per godere
appieno della grandiosità del luogo, ed in fila indiana,
per meglio apprezzare la sensazione di solitudine
che provavano gli antichi viaggiatori nabatei quando
tornavano a casa dalle loro esplorazioni di nuovi
mercati. La luna ed il cielo stellato, incredibilmente
vicini a queste latitudini, portano un contributo non
indifferente a questa esperienza, creando un gioco
di luci ed ombre fra il chiaro-scuro delle montagne
e la luce del cielo.
Un consiglio che mi sento di dare è che questa
escursione và fatta il primo giorno, appena si arriva a
Petra. Dopo avere effettuato la visita del sito per tutto
il giorno infatti, perde molto di fascino e di interesse.
Quando usciamo dal sito io ed alcuni del gruppo,
decidiamo di rinunziare alla navetta dell’hotel e di
fermarci allo splendido Cave Bar, ricavato da una
costruzione nabatea scavata nella roccia che risale
a 2000 anni fa, per una birretta ed un narghilè. Il
primo di una lunga serie. Rientriamo con un taxi che
è mezzanotte passata.
5) giovedì 29 aprile
Petra
Oggi è il giorno di Petra. Una delle meraviglie
del mondo. L’emozione è palpabile in ognuno di
noi, perfettamente consapevoli che oggi si tocca
il punto più alto del viaggio. Facciamo colazione
prestissimo ed alle 7.00 siamo già all’ingresso
del sito. Quando finalmente entriamo a Petra tutto
il resto del mondo scompare! Percorriamo il Siq
in assoluto silenzio e quasi in totale solitudine. La
bellezza del luogo, i primi raggi del sole, il canto
degli uccelli ed i colori della roccia rendono tutto
magnifico e suggestivo. Nonostante non sia, per
me, la prima volta, l’apparizione improvvisa dell’AlKhazneh, il Tesoro è e resta sempre una delle più
grandi emozioni che può vivere un viaggiatore. Ci
fermiamo tutti assieme davanti a tanta bellezza ed
armonia e dopo questo primo momento collettivo
le nostre strade si dividono. Infatti il gruppo visiterà
Petra facendo il giro classico da me consigliato. E
cioè Siq, Tesoro, Strada delle Facciate, Anfiteatro,
Altura del Sacrificio, Via Colonnata, Tempio grande,
Basilica Bizantina, Museo, sosta pranzo, e nel
pomeriggio ascesa al Monastero di Ad-Deyr. Io che
invece ho coinvolto l’amico Ulisse il quale a sua volta
ha coinvolto alcuni dei suoi partecipanti, realizzo
finalmente un desiderio che coltivavo da tempo. E
cioè raggiungere la Tomba di Aronne posta sulla
cima del Jebel Haroun: Con i suoi 1.350 metri di
altezza è il monte più alto di Petra, ma è soprattutto
un luogo di grande santità per gli abitanti della
zona, poichè si crede che quì sia morto e seppellito
Aronne fratello di Mosè. Con tre ore e mezzo circa
di trekking in salita attraversando i piccoli villaggi
dei beduini che vivono ancora negli edifici scavati
nella roccia, si raggiunge un dirupo a picco sul quale
è appollaita la piccola moschea dipinta a calce che
ospita il santuario. In una di queste abitazioni siamo
anche entrati e ci hanno offerto il tè. Gradini intagliati
nella roccia e molto ripidi passano prima vicino ad
una antica cisterna con volta a botte costruita in un
crepaccio della montagna, per poi condurre in cima.
RACCONTI DI VIAGGIO | Siria
La Moschea è un semplice edificio quadrato con una
piccola cupola bianca che nella sua struttura mostra
alcune pietre, dei tamburi di colonne e dei marmi
provenienti da una chiesa che un tempo occupava
la cima.
Una volta sù ci riposiamo sul tetto della Moschea,
facendo anche un piccolo spuntino. Il guardiano ci
prepara l’immancabile tè. Lo sorseggiamo in silenzio
ammirando un panorama mozzafiato indimenticabile
che spazia dal Mar Morto fino al Monastero di AdDeyr sotto di noi. Riusciamo ad intravedere anche il
Negev israeliano.
Dopo una mezzoretta scendiamo giù dalla cupola ed
il giovane beduino che fà da guardiano ci fa entrare
all’interno della moschea che è molto semplice
e spoglia. Accanto all’ingresso vi è il cenotafio di
Aronne coperto da un drappo verde che solleviamo
per ammirarne l’iscrizione. Quella che si suppone
essere la Tomba di Aronne è però una piccola stanza
buia e spoglia che si trova in un angolo della Moschea
e si raggiunge scendendo una corta rampa di scale
al buio. Dopo la visita torniamo giù ed in poco meno
di tre ore siamo al punto di ristoro di Petra.
Sono le 15.30 circa. Il tempo di un salutare succo di
frutta e con Ulisse riparto per l’ascesa al Monastero
di Ad-Deir. Faccio in una mezzoretta gli ottocento
gradini che mi separano dalla vetta e raggiungo il mio
gruppo al gran completo. Mi dicono di aver raggiunto
Ad-Deyr a dorso di mulo. Avrei proprio voluto vedere
la mia “armata brancaleone” affrontare la salita a
dorso di mulo. Raffaele, Lorella, Pietro, Alessandro,
le due Cristine, Matteo e tutti gli altri.
A mio parere Ad-Deyr è uno dei punti più affascinanti
dell’intera Petra. Prima di tornare giù ci affacciamo
anche noi dalla “Fine del Mondo” uno dei più bei punti
panoramici, ad un centinaio di metri dal Monastero,
dove la vista spazia sui tanti Wadi della valle.
Ripercorriamo tutto il sito al contrario per guadagnare
l’uscita. Le Tombe Reali (che visiteremo domani)
colpite dalla luce del tramonto hanno un colore ed
una magia indescrivibile.
Dopo cena, con il solito gruppetto degli irriducibili, ma
stavolta anche con Filippo senza Borina, torniamo al
Cave Bar per i soliti birretta e narghilè. Ormai un cult.
6) venerdì 30 aprile
Petra - Shobak - Amman
Oggi ce la prendiamo comoda ed entriamo a Petra
alle 8.15. Ripercorrendo ancora una volta il Siq
raggiungiamo la scalinata scavata nella roccia da
poco restaurata, posta tra la Tomba del Palazzo
e la Tomba di Sesto Fiorentino. Salendo in cima
si ammira dapprima l’Anfiteatro, che dall’alto è
davvero superbo e poi con una deviazione a destra
si raggiunge il punto da cui si può ammirare il Tesoro
dall’alto (la deviazione a sinistra invece immette nel
Wadi Muthlim). Da quassù l’immagine del Tesoro,
quella delle tante cartoline e delle tante copertine di
cataloghi da viaggio è magnifica. Lo si può ammirare
in tutta la sua grandezza. Le persone ai suoi piedi
sembrano minuscole a confronto.
Incredibile ma comincia a scendere qualche goccia
di pioggia. Ci ripariamo tutti assieme in una piccola
grotta che sembra essere stata messa lì proprio
per noi. Un bel momento di condivisone difficile da
dimenticare. Smette di piovere e ritorniamo giù per
visitare una ad una tutte le Tombe Reali cominciando
dalla Tomba del Palazzo, la Tomba Corinzia, la Tomba
di Seta e fino alla Tomba dell’Urna. Solo da lontano
ammiriamo anche la Tomba di Uneishu, mentre
Pietro, Costanza, Cristina T. e Luca tornando indietro
visitano anche la Tomba di Sesto Fiorentino che è
un pò defilata rispetto alle altre. Ci diamo un’oretta
di libertà per completare, ognuno con i propri tempi,
le visite ed alle 13.10 ci ritroviamo tutti all’uscita del
Siq. Filippo e Borina non resistono alla tentazione e
con i due bimbi fanno il percorso di rientro a cavallo.
Il pulmino dell’Al Anbat ci riporta in hotel. Giusto il
tempo di ritirare i bagagli ed alle 13.45 con Jarrah
e i nostri drivers i nostri pulmini partiamo direzione
Amman.
Pochi chilometri ed arriviamo in breve al Castello
di Shobak e lo visitiamo internamente. Non è in
perfette condizioni ma la location è suggestiva,
posto com’è su una sommità che domina la collina.
Rende perfettamente l’idea di come doveva essere
un castello crociato.
Raggiungiamo Amman alle 18.00. Dopo aver ripreso
le nostre camere ci diamo appuntamento per la cena
che facciamo al vicino Orient un ristorante libanese
molto elegante. Inutile dire che con i soliti tiratardi
ed assieme all’amico Ulisse, dopo cena ci spostiamo
per bere qualcosa e fumare narghilè in uno dei tanti
localini di Raimbow Street. Rientriamo in hotel che
sono l’una.
7) sabato 01 maggio
Amman - Jerash - Border Jordan/Syria –
Bosra ash Sham - Damasco
Partiamo alle 8.00 ed in un’ora siamo a Jerash.
Troviamo ad aspettarci Mr. Obaidat, la guida che
avevo contattato, e con lui facciamo quasi due
ore di interessante visita guidata. Il sito, anche se
inglobato nella orrenda cittadina moderna, è molto
bello e vasto. Quello che colpisce di più è ovviamente
la Piazza Ovale. Ma stupefacente per bellezza e
stato di conservazione è anche il Teatro Sud, come
anche il Cardo Massimo, risalendo il quale si arriva
alle eleganti Chiese Paleocristiane ed all’enorme
Tempio di Artemide. Al bar del sito Obaidat offre a
me ed Ulisse un tè. Uscendo dall’area archeologica
cerchiamo di assistere di straforo all’esibizione
dei soldati romani che, in costume d’epoca, sulle
bighe rivivono i fasti dell’antica colonia romana.
Ma il servizio d’ordine ce lo impedisce e così alle
11.50 siamo già sui nostri pulmini direzione Siria.
Per uscire da Jerash c’è un traffico infernale. Alle
12.50 arriviamo in un punto oltre il quale i nostri
pulmini non possono andare. Troviamo ad attenderci
i quattro taxi, allertati dai nostri drivers, con i quali
raggiungeremo la frontiera. Li salutiamo dando loro
la mancia, ed in poco più di 10 minuti arriviamo a
destinazione ed entriamo in Siria. Sono le 15.00. In
un’ora arriviamo a Bosra ash-Sham con il suo bel
Teatro Romano inserito all’interno della Fortezza
Araba. Magnifico ed imponente. Anche il sito della
Città Vecchia è bello anche se trascurato. La cosa
peculiare di tutti i siti della Siria è che non sono
recintati, c’è continuità tra le rovine e quello che c’è
intorno, come se il passato vivesse ancora assieme
al presente. Visitiamo anche una piccola Moschea la
cui importanza è legata al fatto che il suo interno
custodisce le orme che, secondo la tradizione,
sono state lasciate lì dal cammello di Maometto.
Raggiungimao Damaco dopo aver concluso la
visita con la Birket al-Haj l’enorme cisterna romana
utilizzata come vasca per il pellegrinaggio, oggi
piena di acqua putrida.
8) domenica 02 maggio
Damasco
Come da accordi stamane in hotel incontro il
corrispondente Mr. Ibrahim e Mr. Hisham che sarà
la nostra guida in Siria. Mi dà subito l’impressione
di una gran brava persona. Nonostante le mie
richieste a mezzo mail inizialmente non mi voleva
concedere la gratuità o quantomeno uno sconto per i
bambini relativamente all’escursione a Baalbek. Ma
quando vado a prendere i piccoli Luca e Lidia e glieli
presento alla mia ennesima richiesta non può che
accettare A questo punto salutiamo Mr. Ibrahim, a
cui do appuntamento stasera per pagargli il tutto,
e partiamo per il City Tour. Mr. Hisham si rivela
subito un’ottima guida preparata e competente e
soprattutto equilibrata e paziente. Iniziamo la visita
dalla Via Recta e dalla Casa di Ananìa. Poi il Bazar
delle Spezie e lo splendido Palazzo Azem. Mentre
il gruppo si ferma a mangiare delle ottime pite
io e Raffaele andiamo alla Central Bank of Syria a
cambiare la cassa comune (alcuni cercano, invano,
Avventure nel mondo 1 | 2015 - 135
RACCONTI DI VIAGGIO | Siria
di prelevare con il bankomat). Ci rechiamo alla
Moschea degli Omayyadi. E’ la seconda volta per
me, ma l’emozione e l’incanto sono gli stessi. E’
semplicemente magnifica con il suo cortile unico
al mondo. Dopo aver ascoltato la spiegazione di
Hisham ci sparpagliamo e la visitiamo in libertà. A
piedi scalzi entro dapprima a visitare il cenotafio di
Giovanni Battista, poi una volta fuori vengo attratto
da un gruppo di donne vestite di nero dalla testa ai
piedi che entrano in una porticina sul lato orientale
del cortile: scopro così il Mausoleo di Hussein, nipote
di Maometto (a cui si fa risalire la nascita degli sciiti)
che venne assassinato a Karbala (in Iraq) dagli
Omayyadi i quali portarono la testa qui. Questo luogo
è dunque meta costante di pellegrinaggio di gruppi
sciiti iraniani e iracheni, un mondo religioso pieno di
donne in chador che poi si mischia alle altre realtà
islamiche e cristiane presenti nel sūq. Le persone
davanti alla tomba piangono, urlano a gran voce
“Ali Hussein” come una litania e si aggrappano
al recinto della tomba accarezzandola con un
panno verde. Assisto alla scena come in trance. Mi
ricongiungo agli altri con i quali mi reco nel vicino
Mausoleo di Saladino dove il “feroce” condottiero
è sepolto. Dopo la moschea ci dividiamo. Alcuni
vanno all’interessante Museo Nazionale. Avendolo
io già visitato nel 2006 decido di saltarlo e di andare,
con alcuni partecipanti, al sūq. Ma non prima di
aver visitato la bella Stazione ferroviaria di Hejaz
dove il custode ci intrattiene mostrandoci una ricca
collezione di foto di treni d’epoca appesa alle pareti.
Ci fermiamo anche in una caffetteria all’aperto per
un tè. Siamo gli unici turisti e stimoliamo la curiosità
dei presenti, tutti rigorosamente uomini ovviamente.
Una volta al Sūq al-Hamidiyya non possiamo fare a
meno di provare anche noi il famoso gelato a base
di semolino in polvere di Bekdach, pienissimo di
pistacchi. Davvero buono. Gironzoliamo per il sūq
fino alle 19.00 quando il gruppo al gran completo
si ritrova sulla Via Recta che percorriamo ancora
una volta prima di tornare in Hotel. Proprio nella Via
Recta, mi ricordavo di un negozio di lusso inserito
in una struttura molto bella inaugurata pochi giorni
prima del mio viaggio del 2006 che è a tutti gli effetti
il primo e forse l’unico negozio di lusso presente in
Siria nonché l’unico aperto proprio in mezzo a un
sūq. Lo sceicco Majed Al Sabah, dimostrando di
amare la moda più del petrolio, ha infatti ristrutturato
un khan, ovvero una locanda antica, senza alterare
in modo sostanziale i canoni architettonici originari.
Entriamo nel punto vendita, Villa Moda, che merita
una visita per la bellezza della struttura. Assieme
a tutti i marchi più importanti del settore del lusso,
tra cui Prada, Dolce e Gabbana, ecc. ci sono anche
oggetti di design, mobili e gioielli di antiquariato
siriano, tutti di grande valore.
In hotel incontriamo Mr. Ibrahim il quale fa una
sorpresa ai piccoli Lidia e Luca. E’ venuto con suo
figlio di 5 anni portando loro vari regali tra lo stupore
e la commozione di Borina e Filippo. Una rinfrescata
136 - Avventure nel mondo 1 | 2015
e ancora tutti assieme andiamo in centro nei pressi
della grande Moschea. Stasera non abbiamo voglia
di cenare al ristorante. Nel pomeriggio avevo
adocchiato una kebabberia nei pressi dei due più
antichi bar della città proprio dietro la Moschea. Con
piccoli tavolini e minuscoli sgabbelli improvvisiamo
una lunga tavolata all’aperto. Ordiniamo ben 26 ottimi
shwarma (kebab) e bibite e tra foto e risate creiamo
una gran bella situazione. Due passi concludono la
serata del gruppo famiglie (chiamiamolo così) che
tornano in hotel. Mentre io con i soliti irriducibili
continuiamo la serata all’After 7, un localino che si
trova proprio accanto all’Arco Romano nel Quartiere
Cristiano con musica e birra libanese. Andiamo
anche al vicino Zodiac Disco Pub ma la musica è
troppo forte e decidiamo di non entrare. Sono l’una
quando ci decidiamo ad andare a letto.
9) lunedì 03 maggio
Damasco
- Border Syria/Lebanon - Baalbek - Damasco
Partiamo alle 8.30 ed alle 09.30 siamo già alla
frontiera con il Libano. Nell’attesa delle procedure
di ingresso acquistiamo noccioline ed anacardi e
ci facciamo anche un discreto caffè nell’unico bar.
Sono le 11.00 quando ci rimettiamo in marcia.
Attraversiamo un territorio che ci appare subito ben
mantenuto pieno di campi e coltivazioni. Ovunque
sventolano le bandierine gialle e verdi del partito
degli Hezbollah. Tanti i cartelloni con le immagini
degli Imam e dei componenti del “Partito di Dio”.
Ci spiegano che ove ci sono gli Hezbollah non c’è
solo violenza ma anche sviluppo, scuole ed ospedali.
Raggiungiamo Baalbek alle 12.10. Incontriamo
Hussein la guida che per quasi un’ora e mezza ci
illustrerà il sito. Baalbek non è molto vasta ma i suoi
monumenti sono mastodontici. Annoverata già tra
le meraviglie del mondo dagli storici del V secolo,
dinnanzi alle sei colonne del possente Tempio di
Giove è facile comprendere perchè l’Unesco sin
dal 1984 l’ha dichiarata patrimonio dell’umanità. A
colpirci è soprattutto la piattaforma rettangolare di
80 metri per 48 fatta di blocchi di pietra del peso di
almeno 700 tonnellate su cui si ergono i basamenti
delle 54 colonne originarie, di cui ne sono rimaste
appunto soltanto sei del diametro di 2,2 metri ed
alte oltre i 20. Nonostante le altre 48 colonne non
ci siano più perchè trasportate a Costantinopoli
per la costruzione di Aghia Sophia (Santa Sofia) i
capitelli ed i frammenti degli architravi, ricchi di fregi
con teste di tori e di leoni, foglie d’acanto e rose,
attestano la raffinatezza del corredo scultoreo di cui
doveva essere dotato. Altrettanto bello ed armonioso
è il Tempio di Bacco posto di fronte a quello di Giove.
Le sue eleganti proporzioni e la ricchezza dei decori
lo rendono, a mio avviso, un capolavoro dell’arte
romana. Il terzo tempio di Baalbek è il Tempio di
Venere. E’ un edificio pentagonale circondato da
colonne e nicchie che purtroppo possiamo ammirare
soltanto da lontano in quanto circondato da una
orrenda recinzione che non consente l’accesso ai
visitatori. Lasciata la nostra guida ci muoviamo per
il sito in libertà ancora una mezzoretta, visitando
anche il piccolo Museo. Prima di lasciare il sito
facciamo una bella foto assieme al gruppo di Ulisse.
La fame si fa sentire. Hisham ci consiglia un
localino all’angolo appena fuori dal sito dove fanno
delle ottime pite e dei panzerottini ripieni di carne
buonissimi. Ne facciamo man bassa e poi alle 15.15
ripartiamo. Entriamo in Siria che sono le 17.10 e
giungiamo a Damasco alle 17.40. Dal bus vediamo
l’altra faccia della città. Moderna, dinamica, pulita,
ordinata. Chiedo ad Hisham di portarci sul Jebel
Qassioun il monte che domina la città per ammirarla
dall’alto. E’ quasi il tramonto e lo spettacolo che si
vede da quassù merita sicuramente la visita. Lungo il
percorso ammiriamo anche il Palazzo Presidenziale,
che sembra un bunker, nonchè il vicino edificio
che ospita i capi di stato e di governo in visita in
Siria (proprio una settimana fa ha ospitato il nostro
Presidente Napolitano), ed il Monumento ai caduti
della guerra dei sei giorni. Lasciamo Hisham a casa
sua, lungo la strada, e raggiungiamo abbastanza
velocemente il nostro hotel. Stasera abbiamo deciso
di muoverci in libertà. Alcuni vanno subito in centro.
Io, Pietro, Luca ed Ulisse andiamo all’Hammam
Nureddin (6 euro pax trattamento completo
RACCONTI DI VIAGGIO | Siria
ci apre e ci accende tutte le luci per farcelo visitare.
Il palazzo è’splendido con i suoi tre grandi cortili e
concludiamo la serata all’Anbar Cafè dove ceniamo
con frutta e birra. Facciamo la conoscenza di alcune
ragazze che parlano un ottimo inglese e poi stanchi
ma sodisfatti torniamo in hotel. Ritroviamo Ulisse ed
alcuni suoi partecipanti. Ci uniamo a loro ed assieme
andiamo a mangiare cornetti caldi appena sfornati.
Alle 12.50 siamo in hotel.
compreso di scrub, ottimo massaggio e tè). Bello,
autentico e rilassante.
Prima di andare all’Hammam decidiamo però di
percorrere un giro alternativo per ammirare la Bab
as- Salaama e la vicina Moschea iraniana Sayyida
Ruqayya dove è in corso una affollata preghiera per
i festeggiamenti della santa sciita. Ci consentono
di entrare. Togliamo le scarpe. C’è una fiumana di
gente che prega, che piange, che si batte il petto.
Bellissimo ed emozionante. Anche per me che ho
visitato le Moschee di mezzo mondo arabo.
Uscendo raggiungiamo il vicino An-Nafura, lo
storico bar dove è possibile assistere all’esibizione
dell’Hakawati, il vecchio cantastorie che, anche
se in lingua araba, con la sua gestualità riesce a
coinvolgere i presenti (d’obbligo una mancia). Ci
raggiunge il resto del gruppo con i quali beviamo
l’immancabile tè alla menta prima di andare
all’hammam da cui usciamo alle 22.15 rigenerati.
Lasciamo Ulisse che raggiunge i suoi e ce ne andiamo
a zonzo nei pressi della Moschea, raggiungiamo la
Porta orientale del Tempio, ed entriamo in alcune
antiche splendide case damascene che ospitano
oggi famosi ristoranti: la Beit Jabri, il Narcisus, l’AlKhawali, l’Alkaimaria, ecc. Ci imbattiamo quasi per
caso nel Maktab Anbar che è chiuso ma il custode
10) martedì 04 maggio
Damasco Maalula - Deir Mar Musa - Apamea - Hama
Alle 8.00 partenza ed alle 9.00 siamo a Maalula. Un
sacerdote ci introduce alla visita del Monastero di
San Sergio (Deir Mar Sarkis) con la recita del Padre
Nostro in aramaico. Alle 9.40 ci addentriamo nel Siq,
la spaccatura nella roccia che si dice essere stata
la via di scampo di Santa Tecla, una delle prime
martiri cristiane, quando era inseguita dai soldati
che volevano ucciderla a causa della sua fede. In
fondo al canyon, addossato alla parete rocciosa c’è il
Monastero con la Grotta (Deir Mar Takla). Ripartiamo
e presto il paesaggio cambia. Siamo in pieno
deserto, seppur roccioso. Arriviamo a Deir Mar Musa
al-Habashi. Il monastero si raggiunge dopo una
notevole camminata in salita su un sentiero ripido ma
non sconnesso, impiegando circa mezzora. Si entra
da una minuscola porta. Purtroppo Padre Dall’Oglio
con il quale avevo preso accordi via mail non c’è. Dei
volontari ci offrono tè, pane, marmellata e formaggio
prodotto dalle loro capre che consumiamo sotto
quella che chiamano la Tenda d’Abramo. Tutto
molto semplice ma buono. Visitiamo l’antichissima
Chiesa con i suoi magnifici affreschi risalenti all’XI
secolo e restaurati da una equipe italo-siriana. Per
entrare nella Chiesa ci dobbiamo togliere le scarpe.
Le usanze cristiane si mischiano piacevolmente
con quelle musulmane. Al suo interno si respira
un’atmosfera di pace e serenità. Ci invitano a restare
per il pranzo; pasta all’aglio e formaggio e riso con
salsa di pomodoro. Ma la tabella di marcia non ce lo
consente. Voglio arrivare ad Apamea in tempo per
poterla ammirare alla luce del tramonto. Il momento
migliore. Lasciamo un‘offerta nella cassettina posta
all’ingresso ed alle 15.00 ripartiamo.
Alle 17.40 siamo già ad Apamea. Meta imperdibile
in un viaggio in Siria. Percorriamo per intero lo
spettacolare Cardo contraddistinto da due colonnati
paralleli di quasi due chilometri, ammiriamo le Terme,
l’Agorà, i resti del Ninfeo. Negli scavi pascolano
numerose greggi. Saltiamo il poco interessante
Teatro e con il pulmino raggiungiamo poco distante
una Villa romana che ha un cortile colonnato con
mosaici. Il sole stà oramai lasciando del tutto
l’orizzonte. Sono le 19.00 quando ripartiamo.
In 45 minuti siamo nella piccola ma gradevolissima
Hama. E’ la città degli integralisti, dove più alto
è il numero di oppositori al partito Baath, che è al
governo da decenni. A me è apparsa come una
cittadina piacevole e tranquilla. La sua fama è legata
alle sue Norie le cui origini risalirebbero al IV secolo
dopo Cristo. Se ne contano ancora oggi 17 in città e
numerose altre nella campagna circostante.
La noria sfrutta la corrente dell’Oronte per sollevare
l’acqua che serve per innaffiare i giardini affacciati
sul fiume. Grandi ruote di legno provviste di vasi
girano come dei mulini al ritmo del fiume. Raggiunta
la cima della noria, l’acqua viene versata in un
canale di pietra che, leggermente in discesa, la
porta più lontano possibile dalle rive, senza il minimo
sforzo da parte dell’uomo. Lo sfavillio dell’acqua che
cade e la sottile pioggia portata dal vento esercitano
un grande fascino. Il cigolio che fanno nel girare mi
sembra un lamento malinconico destinato a non
trovare risposta.
Ci diamo una mezzoretta per posare i bagagli e
per una rinfrescata veloce e siamo già tutti pronti
per andare in giro. Riusciamo giusto a vedere un
gruppo di belle Norie in centro, vicino al giardino
pubblico, nonchè la vicina Noria di Al-Mamuriyya che
è già ora di cena. Propongo di andare a Le Jarden
Restaurant perchè posto di fronte a quello che,
secondo me, è l’angolo medievale più suggestivo di
Hama con le Norie di Al-Kaylaniyya, As-Sahuniyya e
Al-Jabariyya. Dopo una ottima cena molti decidono
di andare subito in Hotel a riposare. Io e Pietro
invece gironzoliamo in lungo ed in largo per la città
andando fino a valle della Cittadella per ammirare la
Noria Al-Mohammediyya che con i suoi 21 metri di
diametro è la più alta di Hama e risale al XIV secolo.
E’ divertente vedere i ragazzi aggrapparsi alla noria
fino a farsi trasportare su su e poi tuffarsi in acqua.
Come ogni anno in questo periodo ad Hama c’è la
Festa della Primavera e c’è una marea di gente e
di bancarelle, c’è il luna park, lo zucchero filato,
la musica. Tutti ci salutano, ci sorridono, insomma
una gran bella atmosfera. Dopo aver ammirato solo
esternamente la Grande Moschea, che è chiusa,
recuperiamo Ulisse con alcuni dei suoi partecipanti
ed assieme andiamo a farci una birretta sempre a Le
Jarden. Poi, percorrendo un lungo tratto di strada ad
est, 1 km risalendo il fiume, andiamo ad ammirare le
Quattro Norie di Bechriyyat quelle più importanti ed
imponenti. Per ammirarle occorre introdursi al Four
Norias Restaurant. A mio avviso sono le più belle.
A questo punto prendiamo un taxi e ritorniamo in
centro. Facciamo due chiacchiere con il driver che
con il suo inglese stentato ci racconta di avere 70
anni e che ha all’attivo ben 50 anni di servizio sulle
spalle. Arriviamo in hotel che sono le 2.00.
11) mercoledì 05 maggio
Hama - Krak dei Cavalieri - Palmira
Alle 8.00 dopo una buona colazione nel ristorante
posto all’ultimo piano dell’hotel, lasciamo Hama.
Non prima però di una sosta in centro per ammirare
ancora una volta le Norie alla luce del giorno. Alle
9.00 siamo già all’imponente Krak dei Cavalieri.
Uno dei pezzi forti del viaggio dichiarato nel 2006
dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Lo visitiamo
Avventure nel mondo 1 | 2015 - 137
RACCONTI DI VIAGGIO | Siria
molto accuratamente (meglio avere con sè una
torcia) con le esaustive spiegazioni di Hisham. Dopo
l’inevitabile foto di gruppo con sfondo il Castello ci
fermiamo al vicino ristorante Le Krak des Chevaliers,
dove faccio preparare panini con pollo, patatine
e verdurine varie per tutti. Alle 12.30 siamo in
marcia. Hisham ci propone di visitare un villaggio
beduino turistico per un tè ma il gruppo preferisce
procedere speditamente. Oggi è il giorno di Palmira.
Il cuore di ogni viaggio in Siria. Le aspettative sono
tante. L’emozione pure. E non vediamo l’ora di
arrivare. Superiamo ben presto la terra fertile ed
una strada larga, piana, ci conduce verso sud-est.
Ci stiamo avvicinando ai confini del deserto siriano,
che divide come una immensa trincea senza vita
la Siria dall’Iraq e dalla “Mesopotamia”. Lungo il
tragitto diversi segnali stradali ci ricordano il vicino
confine con l’Iraq e che poche centinaia di chilometri
ci separano da Baghdad. La parola Baghdad è
traslitterata dall’arabo. Anche quì la foto è d’obbligo.
Alle 15.45 siamo dinnanzi alla biglietteria del
Tempio di Bel, grande quanto un campo di calcio.
Raggiungiamo poi il Grande Colonnato attraversando
l’Arco Monumentale, e così via fino al Teatro dove
facciamo un altro biglietto di ingresso per entrare
(ma ne vale la pena). Filippo, non contento di aver
già provato muli, asini e cavalli a Petra, con i piccoli
Lidia e Luca percorrono dapprima l’intero colonnato
a dorso di cammello; poi non ancora soddisfatti ci
raggiungono al Teatro su una sgangheratissima
moto dove ci stanno su in quattro compreso il
guidatore. Continuiamo la visita con il monumento
più celebrato, ammirato e fotografato di Palmira,
l’elegante Tetrapilo e fino a raggiungere il Campo di
Diocleziano dove si trovano svariate Rovine che si
suppone siano state costruite su quello che doveva
essere il Palazzo della Regina Zenobia sovrana di
Palmira. Il pulman ci viene a prendere nei pressi
e così non dobbiamno ripercorrere il tragitto al
contrario. Andiamo subito in hotel. Prendiamo le
camere e mentre il gruppo sale a posare i bagagli
con Hisham vado al vicino Spring per prenotare la
cena. Il posto è grazioso e lui gentile e simpatico
come sempre (c’ero già stato nel 2006). Prenotiamo
anche per il gruppo di Ulisse e via subito con il nostro
pulmino al Qala’at Ibn Maan, il suggestivo castello
arabo posto sull’altura che domina la città e da cui
138 - Avventure nel mondo 1 | 2015
si può ammirare Palmira dall’alto in tutta la sua
bellezza e che da quassù sembra un plastico. Palmira
è costruita con la pietra locale che nel pomeriggio
assume tonalità rosate e giallastre, aumentando
il fascino antico del luogo. Il tramonto sul deserto
siriano anche stavolta non delude le attese. Sono
le 19.00 quando lasciamo l’altura per rientrare in
hotel. Alle 21.00 raggiungiamo il ristorante dove
trascorriamo una piacevole serata che concludiamo,
ovviamente, con tè e narghilè. Facciamo due passi
per la piccola cittadina e torniamo a vedere le rovine
di Palmira illuminate. L’ultima immancabile birretta
libanese conclude anche questa splendida ed
intensa giornata. Alle 12.40 a letto.
12) giovedì 06 maggio
Palmira - Qasr Al-Heir Ash-Sharqi - RasafahQala’at Ja-abar - Aleppo
Alle 8.15 partiamo per concludere la visita di
Palmira con la Valle delle Tombe. Siamo i primi
visitatori quando entriamo nella Torre di Elahbel, la
meglio conservata tra le Tombe a Torri di Yemliko e
all’Ipogeo dei Tre Fratelli, la meglio conservata tra
le Tombe Sotterranee. Torniamo in hotel, ritiriamo i
bagagli, preleviamo Raffaele che ha preferito dormire
un’oretta in più e partiamo per raggiungere Qasr
Al-Heir Ash-Sharqi, la nostra prima meta di oggi.
Visitiamo il restaurato Palazzo delle Mura Orientali ed
il suo gemello, il non restaurato Palazzo delle Mura
Occidentali. Raggiungiamo poi Rasafah all’ora più
calda e vi entriamo dalla bella Porta Settentrionale.
Il sito è affascinante ma c’è davvero molto caldo e
lo visitiamo abbastanza velocemente. Quello che
colpisce è l’insieme, il vuoto, il vento caldo, la distesa
ininterrotta di mucchi di terra sotto i quali ci sono
le rovine degli edifici, un luogo di abbandono in cui
si percepisce lo scorrere del tempo. Ci colpiscono
le rovine di alcune Chiese tra cui la Basilica di San
Sergio e le enormi Cisterne sotterranee. Usciamo
dalla Porta Orientale e beviamo qualcosa all’unico bar
pieno di turisti, che si trova di fronte il sito. Ripartiamo
e dopo poco più di un’ora raggiungiamo il Lago AlAssad. Attraversiamo l’imponente Diga omonima,
vanto ed orgoglio nazionale e raggiungiamo
Qala’at Ja-Abar il cui fascino risiede nel fatto che
la cittadella, interamente costruita in mattoni in stile
mesopotamico, è posta su un costone roccioso a
picco sul lago. Dopo una inevitabile foto di gruppo
ripartiamo per Aleppo che raggiungiamo alle 18.30.
Dal pulman faccio prenotare ad Hisham un tavolo
da Beit as-Sissi per la cena di domani. Arriviamo al
Bustan Hotel, prendiamo velocemente le camere ed
alle 20.30 siamo tutti pronti per andare a cena al
vicinissimo Al-Kommeh restaurant. E’ un ristorante
“non turistico” conosciuto bene da Hisham che ce
l’ha consigliato. In un angolo con grandi cuscinoni
ed atmosfera tipica siriana consumiamo una ottima
cena a base di zuppa, mezze, carne, ecc.
Lasciamo Raffaele che decide di andare a fare la
pennica e con il resto del gruppo ce ne andiamo
in giro. L’idea è quella di percorrere un tratto di
sūq e raggiungere la Cittadella. Prima andiamo
all’ormai decadente Baron Hotel dove l’atmosfera
è rimasta però la stessa di quando era frequentato
da personaggi come Lawrence d’Arabia e Agatha
Christie.
Entriamo al sūq dalla Bab Antakia, la duecentesca
porta occidentale che ci introduce come per incanto
in un altro mondo. Ci imbattiamo subito in una
piccolissima Sala di preghiera dove dei Dervisci (veri
e non turistici) stanno pregando ruotando su se stessi
al suono di decine di tamburi e strumenti musicali
tipici. Restiamo incantati ad ammirare, dapprima
un pò in imbarazzo, indecisi se tirar fuori le nostre
macchine fotografiche. Parliamo sottovoce, evitiamo
inutili rumori, cerchiamo di non disturbare. Poi esce
fuori uno di loro, mette una mano in tasca e ci offre
una manciata di caramelle, facendo cenno con un
gran sorriso che possiamo fotografare e filmare. Un
gran bel momento, una cosa inattesa, espressione
della tradizionale e gentile ospitalità mediorientale.
Riprendiamo la nostra passeggiata lungo il sūq. E’
tutto chiuso ed a tratti buio. Il penetrante odore delle
spezie ci stordisce e ci ricorda che siamo nel “cuore”
del medio oriente.
Quando passiamo accanto all’antico Hammam anNahaseen incontriamo un vecchietto. Lo saluto.
Mi chiede una sigaretta e mi fa degli strani cenni.
Davanti a noi un grande portone chiuso. Gli chiedo
se ci indica da dove possiamo raggiungere la
Cittadella. Mi fà segno di aspettare. Entra dentro,
prende un mazzo di grandi chiavi. Ci chiede di
seguirlo. Pensiamo voglia aprirci il suo negozio per
venderci qualcosa. Invece no, và verso il grande
portone, infila le chiavi, una luce passa attraverso le
feritoie, comincio a capire. Ed infatti. Non crediamo
ai nostri occhi. La Cittadella illuminata è davanti a
noi. Suggestione infinita. Lo ringraziamo con mille
sorrisi ed entriamo nella grande piazza. E’ piena di
gente. Di bambini che corrono, di famiglie almeno
apparentemente felici. Domani è venerdì ed è festa.
Così vengono a tirar tardi quassù.
Ci sono tanti bar con tavoli all’aperto. Facciamo il
giro della Rocca con le mura illuminate. Ammiriamo,
anche se solo dall’esterno, il Palazzo del
Governatorato, l’Hammam Yalbougha an-Nasry che
purtroppo è chiuso per restauro ed entriamo nella
Madrasa as-Sultaniyya prima di accomodarci anche
noi in un bar all’aperto. Scegliamo quello posto
proprio davanti l’ingresso della Cittadella per l’ormai
irrinunziabile tè e narghilè. Nel rientrare prendiamo
la strada esterna al sūq costeggiando la Moschea
degli Omayyadi illuminata ed all’1.10 siamo in hotel.
13) venerdì 07 maggio
Aleppo - San Simeone - Al Bara –
Serjilla - Mara’t Numan - Aleppo
Alle 8.30 siamo già in marcia. Il programma di oggi
è abbastanza fitto. Cominciamo con Qala’at Samaan,
San Simeone, dove arriviamo in 40 minuti circa. Dopo
RACCONTI DI VIAGGIO | Siria
una breve sosta per mangiare un gelato raggiungiamo
con un lungo spostamento Al Bara. La città è
immersa tra alberi di ulivi secolari e di pistacchio e
non è facile visitarla. Ammiriamo soltanto la Tomba
a Piramide meglio conservata che custodisce cinque
bei sarcofagi decorati e ci trasferiamo nella vicina
Serjilla. La città sembra abbandonata da pochi anni
e non da millecinquecento. Sembra che sia stata
evacuata all’improvviso. Il cielo è azzurro intenso,
il silenzio totale, il sole esalta i colori ocra e grigio
delle pietre. C’è molto caldo, io ed altri del gruppo
decidiamo di restare al punto di ristoro che si trova
nei pressi e di godersi in santa pace una bibita e le
buonissime pite cotte nel forno tanduri. Ma quando,
finita la visita, arriva il resto del gruppo affamato ed
accaldato facciamo il bis, facendo preparare ancora
pite e tè per tutti. Un bel momento di condivisione.
Poi si riparte, direzione Al-Mara. Il Museo dei
Mosaici di Marat An-Nu’aman ricavato nell’antico
caravanserraglio Khan Murad Pasha è davvero
notevole. Vale la pena di venire fin quì ad ammirare
gli splendidi mosaici bizantini. Riprendiamo la
strada del ritorno ed alle 16.15 siamo ad Aleppo. Ci
diamo un pò di tempo libero. Alle 18.00 il gruppo
accompagnato da Hisham visita il Quartiere Armeno
con le sue numerose Chiese. Io e Pietro invece
assieme ad Ulisse e Federico, un suo partecipante,
ce ne andiamo in giro per il sūq. Alle 19.50 ci
ritroviamo tutti all’elegantissimo Beit as-Sissi per
una cena magnifica dove su nostra richiesta ci hanno
preparato un menù diverso dal solito con mezze di
verdure particolari, pesce e l’esclusivo kebab alle
ciliegie che gradiamo molto e che la nostra Costanza
ha definito una “vera poesia”.
Dopo cena la solita passeggiata per l’elegante
Quartiere Armeno e poi il gruppo si divide. Il gruppo
“famiglie” come al solito, a nanna e gli irriducibili
a zonzo, stavolta per la zona moderna della città.
Andiamo all’Orient, uno dei tanti locali alla moda
della zona frequentata dalla “meglio gioventù”
di Aleppo. Anche qui, chiacchiere, risate, birra e
narghilè di vari gusti. Il quartiere si anima all’arrivo di
un gruppo di motociclisti che con il rombo delle loro
Harley Davidson scuotono l’aria e la sonnacchiosa
serata aleppina. Nel rientrare incrociamo una bella
piazza con una grande Moschea illuminata ed
una grande Chiesa Cattolica. Poste l’una di fronte
all’altra testimoniano la pacifica convivenza che c’è
in Siria sin dalla conquista araba e ci ricordano che
una perfetta integrazione e tolleranza è possibile.
Tolleranza nel senso corretto del termine però:
tolleranza infatti non vuol dire “sopportare” l’altro,
ma rispettarlo nelle sue specificità culturali e anche
cultuali.
Anche se è tardi ci ritroviamo ancora tutti nel
terrazzino della camera di Pietro e Luca a fare due
chiacchiere ed a finirci le ultime gocce di amaro
Averna rimaste. Sono l’1.30... mai che si riesca ad
andare a dormire ad un orario accettabile.....
14) sabato 08 maggio
Aleppo
Oggi ce la prendiamo comoda. Sono le 9.00 quando
partiamo dall’albergo per iniziare il City Tour di
Aleppo. Con il pulmino raggiungiamo velocemente la
Cittadella per visitarne stavolta gli interni.
Quasi tutte le città della Siria hanno una rocca e
nessuna è uguale all’altra. Sono state edificate dai
crociati o dai loro nemici, turchi, saraceni, prima di
loro dagli arabi, quando conquistarono l’intera Asia
Minore, e in epoche ancora più remote, dagli Assiri e
dagli Ittiti. Molte sono state distrutte; nell’entroterra,
sopra i piccoli villaggi, si trovano ancora i resti di
una torre o di un muro in rovina. Le cittadine sulla
costa invece hanno avuto cura delle loro rocche
che assomigliano alle torri saracene ed ai castelli
fortificati situati tra Napoli, Amalfi e la Sicilia. La
più grande, la più bella e la più importante però è
e rimane la Rocca di Aleppo con la sua Cittadella
che corona un ripido colle al centro della città: lo
incornicia con le sue mura dentate risalenti all’epoca
dei selgiuchidi. La porta della rocca è possente:
due torri quadrate collegate da un maestoso ponte
ad arco. Si sale dall’interno della torre principale,
le monumentali porte di ferro sono ornate di
ferri di cavallo, il muro sovrastante è coperto di
bassorilievi e piccoli leoni in pietra. Magnifica la
Sala dell’Incoronazione. Ed anche la vista della città
dall’alto è notevole. Aleppo appare come una unica
grande distesa di colore grigio smorzato soltanto dal
colore giallo dei tanti, troppi, taxi.
Andiamo poi nella Al-Jamaa al-Kebir, la Grande
Moschea degli Omayyadi che anche se non è
paragonabile a quella di Damasco ha comunque
un suo fascino. A piedi scalzi entriamo fino a
raggiungere il cenotafio del profeta Zaccaria, padre
di Giovanni Battista, luogo di culto e di venerazione
per musulmani e cristiani. A questo punto liberiamo
Hisham che ritroveremo stasera in hotel e molti, in
libertà, vanno ancora al sūq per gli ultimi acquisti di
pasmine, sapone, spezie e altro. Io, Pietro e Costanza
andiamo a mangiarci un panino al Parco con la
Statua di Assad posto di fronte al Museo Nazionale
e poi un gelato al grande Parco Pubblico di via Sh.
Saad Allah al-Jabri, all’ombra degli alberi assieme
alle tante famiglie siriane che vengono qua a cercare
un po’ di refrigerio e godersi un momento di relax.
C’è molto caldo.
Ci spostiamo al Quartiere Armeno e visitiamo la
Chiesa greco-cattolica, la Chiesa greco-ortodossa
e la Moschea di Sharaf. Purtroppo non riusciamo
a visitare la Chiesa di Mar Assia al-Hakim e la
Cattedrale Armena dei Quaranta Martiri perchè
chiuse. Io e Pietro visitiamo anche il polveroso
Museo della Tradizione Popolare prima di rientrare
al sūq dalla Bab Antakia. Incontriamo nell’ordine:
la Moschea di Al-Qaiqan, l’Hammam al-Maleki,
la Moschea di al-Kamiliyya, il Khan at-Tutun alKebir, il Khan at-Tutun as-Sughayyer, la Moschea
di Al-Bahramiyya. Proviamo a visitare il Bimaristan
Arghan, che ricordavo essere bellissimo, ma
purtroppo alle 17.00 chiude e così entriamo nella
Fabbrica di Sapone di Al-Joubaili che si trova di
fronte. Ci mostrano il processo di lavorazione delle
uniche ma basilari materie prime usate per la
fabbricazione del famoso sapone di Aleppo: l’olio
di oliva e l’olio di alloro. Ovviamente anche noi non
ci sottraiamo all’acquisto di pezzi di sapone i cui
prezzi qui sono molto competitivi. Torniamo in hotel
e ci ricongiungiamo con il resto del gruppo il quale
decide di concludere l’esperienza in terra siriana
ancora una volta alla Cittadella. Ceniamo all’aperto,
sempre con kebab e patatine e ci sediamo in uno dei
tanti locali della piazza per bere qualcosa e mangiare
i dolcetti che nel pomeriggio ho comprato al sūq
per offrirli ai miei splendidi compagni di viaggio.
Per ringraziarli dell’affiatamento e dell’armonia che
hanno reso questo, un viaggio davvero speciale.
Stasera rientriamo in hotel presto e tutti assieme.
Abbiamo i bagagli da preparare e domani ci aspetta
una levataccia.
15) domenica 09 maggio
Aleppo - Amman - Roma
Alle 5.30 siamo già tutti sul bus. Non c’è traffico ed
in 20 minuti siamo in aeroporto. Grazie ad Hisham
facciamo velocemente le pratiche per il visto e le
operazioni di imbarco. Lo salutiamo, ringraziandolo,
con la meritatissima mancia. Ci saluta pregandoci
di dire, una volta in Italia, a tutti i nostri amici e
conoscenti che la Siria non è quello “Stato Canaglia”
che i media occidentali continuano a dipingere e che
il popolo siriano è un popolo gentile ed ospitale. Lo
rassicuriamo, ben consapevoli di avere sperimentato
ciò di persona. Nel salutarmi mi dice anche che non
dimenticherà mai il mio gruppo, attento, interessato
e puntuale e mi chiede, se veramente ci siamo
trovati bene con lui, di fare una lettera di referenze
a Mr. Ibrahim perché gli piacerebbe continuare a
seguire i gruppi di Avventure nel Mondo. Ovviamente
al mio ritorno l’ho fatto con convinzione e con
immenso piacere. Puntuali partiamo per Amman da
cui puntuali partiamo per Roma.
Saluti di rito, abbracci e promesse di risentirsi e
rivedersi presto. Un’altra Avventura nel Mondo
conclusasi positivamente.
Avventure nel mondo 1 | 2015 - 139
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