Cari amici di Luce e Ombra, prima di tutto, i più sinceri auguri per un
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Cari amici di Luce e Ombra, prima di tutto, i più sinceri auguri per un
Cari amici di Luce e Ombra, prima di tutto, i più sinceri auguri per un sereno e creativo 2015 da parte di tutti noi ! La Fondazione/Biblioteca Bozzano –De Boni di Bologna sta attraversando una fase di ristrutturazione e nuovo ordinamento, e sempre più importante e preziosa è la vostra adesione, che ci consente di andare avanti, conservare, divulgare e ampliare i vastissimi materiali che ospita, svolgere una proficua attività culturale e tenere le Giornate di Studio. Vi chiediamo quindi di rinnovare la vostra adesione, che prevede l’invio di Luce e Ombra, unica rivista in Italia ad aver raggiunto il 115° anno di età, e di farla conoscere ai vostri amici e conoscenti che potrebbero essere interessati. Per poter proseguire serenamente il nostro lavoro, che tutti noi svolgiamo a titolo di volontariato, abbiamo bisogno di ampliare le adesioni, e per questo ci affidiamo a voi, confidando nella vostra generosità e iniziativa. Grazie! Veniamo ora ai contenuti di questo primo numero del 2015, che ci sembra ricco e interessante. Apre la rivista un breve ma intenso articolo di Padre Andreas Resch su una sua personale esperienza di OBE, che ha avuto per lui conseguenze fondamentali. Segue l’inchiesta del prof. Erlendur Haraldson sulle apparizioni: un lavoro magistrale che in anteprima ha voluto affidare alla nostra rivista. Nella ricorrenza del centenario della nascita del medium Demofilo Fidani ne vengono poi ripercorsi, da parte di Silvio Ravaldini e Paola Giovetti che l’hanno personalmente conosciuto, i lunghi anni di attività medianica, con la produzione di fenomeni eccezionali quali scrittura e voce diretta, levitazione del medium stesso e altro. Tre articoli, a forma Paola Giovetti, Gianfranco Cuccoli e Maria Longhena sui suggestivi “Luoghi di forza” ricordano la Giornata di Studio che si è svolta a novembre 2014 nei locali della Fondazione. Altri articoli (L’angelo del dolore di S. Laghi, Omaggio a Piancastelli di M. Carraro, Parapsicologia in Egitto di A.Parra, un’intervista all’avvocato Maria Grazia Piccinini, la cui figlia morì nel terremoto de L’Aquila, e Accadeva ieri di Giulia P. Tenti dedicato a Giovanni Papini), il Notiziario e le Recensioni completano il fascicolo. Buona lettura e ancora auguri La redazione di Luce e Ombra ADESIONE ALLA FONDAZIONE Aderire alla Fondazione Biblioteca - De Boni significa contribuire a gestire una delle più importanti biblioteche di ricerca psichica in Europa. La Biblioteca è un punto di riferimento insostituibile per studiosi, ricercatori e persone interessate alla tematica. A chi aderisce alla Fondazione viene inviata gratuitamente la rivista trimestrale Luce e Ombra, che ne è l’organo ufficiale. Luce e Ombra è la più antica rivista del settore, avendo festeggiato i cento anni di vita nel 2000. L’adesione è annuale e prevede tre quote: € 40 ordinario, € 50 sostenitore € 60 benefattore c.c. postale 28894400 intestato a Fondazione Biblioteca Bozzano De Boni c/o Ravaldini C.P. 61 – 40122 Bologna oppure bonifico bancario presso Banca Popolare dell’Emilia Romagna – Agenzia n. 7 – Bologna Conto Corrente Bancario n. 715965 Fondazione Biblioteca Bozzano - De Boni Via Marconi, 8 – Bologna IBAN IT56N0538702406000000715965 Indicare se si tratta di nuova adesione o rinnovo Luce e Ombra, vol. 115, fasc. 1, gennaio-marzo 2015, pagg. 3-5 La mia esperienza fuori dal corpo Andreas Resch Il dr. P. Andreas Resch è professore emerito di psicologia clinica e paranormologia presso l’Accademia Alfonsiana di Roma, che fa parte dell’Università del Laterano. E’ membro dell’Ordine dei Redentoristi, direttore dell’Istituto per le Zone Frontiere della Scienza di Innsbruck, titolare della casa editrice Resch Verlag, editore della rivista Grenzgebiete der Wissenschaft e di numerosi volumi sulle tematiche “di confine della scienza”. Desidero ringraziare Padre Resch, amico personale da tanti anni, per aver permesso di pubblicare su Luce e Ombra questa sua particolarissima esperienza, che si riallaccia ad altre esperienze della stessa qualità e ha avuto per lui conseguenze fondamentali. (P.G.) Nel maggio del 2013 mi trovai in condizioni di salute molto precarie a causa di una infezione completamente sconosciuta che mi provocò una febbre altissima che potè essere abbassata solo dopo dodici giorni grazie alle cure di un infettologo della clinica universitaria di Innsbruck. Dopo molte ricerche e un consulto dell’Istituto di Medicina Tropicale di Vienna, potè essere fatta una diagnosi e di conseguenza intrapresa una terapia. Questo spiega come mai mi sia trovato molto vicino alla morte. Il 20 maggio 2013, completamente incapace di muovermi e indebolito all’estremo, ma pienamente consapevole, mi trova- Andreas Resch 4 Andreas Resch vo nel reparto di cardiologia della clinica universitaria di Innsbruck, e riflettevo tra me e me. All’improvviso, in piena coscienza, per tutta la larghezza del mio letto nella stanza si aprì una pianura che poco per volta riempì tutto il mio orizzonte. Contemporaneamente vidi me stesso sotto forma di una piccola figura camminare in questa pianura che si dilatava con un contorno bruno fino al firmamento. Ed ecco che mi colse un sentimento infinito di libertà e ampiezza, senza alcuna limitazione del corpo e della stanza d’ospedale. Semplicemente ero in cammino con un sentimento completamente sconosciuto di felicità che abbracciava tutto. Sebbene vedessi me stesso camminare in quella pianura, il sentimento di felicità era così potente e coinvolgente che la mia figura divenne qualcosa di totalmente marginale, che si limitava a simboleggiarmi come individuo mentre il mio sentimento di felicità abbracciava tutto quell’orizzonte senza confini. Ero indescrivibilmente felice in quel mare di felicità. Diversamente da altre esperienze fuori dal corpo che conoscevo, non percepii colori luminosi, oggetti o persone, ma soltanto un panorama aperto, privo di confini, nel quale mi vedevo muovermi; anche come osservatore ero pervaso da uno sconfinato sentimento di felicità, così forte che non esisteva più pensiero, volontà e visione, ma soltanto pienezza. Era una qualità totalmente nuova di felicità che non è possibile paragonare a nessun’altra esperienza consapevole nella vita nel corpo. Tutti i tipi di stati alterati di coscienza, come sogno, ipnosi, lucidità, estasi, psico-estasi e biostasi non sono paragonabili a quel sentimento. Non sono in grado di valutare per quanto tempo io sia rimasto in quella condizione, perché la mia percezione del tempo e dello spazio era svanita. Lentamente la pianura nella quale mi muovevo e l’orizzonte divennero sempre più piccoli finchè mi ritrovai nel mio letto e nel mio corpo, con l’improvvisa sensazione di essere in una prigione. Fu uno schock sconfinato, la perdita totale della libertà e della felicità, che in un primo momento mi tolse ogni capacità di orientamento. La sensazione di limitatezza e di disagio fisico era così forte che non riuscivo a farmene una ragione. Tentai in ogni modo di ritornare a quella condizione senza spazio e senza tempo e di recuperare quel senso di felicità, ma fu inutile: inchiodato al tempo e allo spazio, dovetti prendere atto della mia impossibilità di muovermi a causa dell’infezione e della limitatezza del mio letto. Come è noto, le esperienze fuori dal corpo e quelle in punto di morte non possono essere stimolate, avvengono spontaneamente. Questa limitatezza del letto e della stanza d’ospedale mi davano l’impressione di essere in un altro mondo. Solo molto lentamente di- La mia esperienza fuori dal corpo 5 venni consapevole della mia situazione reale. Mi rimase il ricordo di ciò che avevo vissuto, ma l’esperienza stessa era perduta. Con il tempo ho catalogato quanto avevo vissuto come un’esperienza in punto di morte, tema del quale mi occupo da molti anni, e ho trovato piena corrispondenza con diverse casi di esperienza fuori dal corpo; nel mio vissuto mancavano tuttavia l’esperienza del tunnel, l’incontro con altre entità, la percezione di voci, canti o luci: tutto era concentrato sulla sensazione di felicità. Forse nel mio caso si era trattato di una estasi. Anche accettando tutte le possibili critiche, non si può negare che esiste una dimensione esperienziale libera dalla corporeità, non paragonabile ad alcuna forma di coscienza come il sogno, l’ipnosi, il sentimento oceanico ecc. O forse si tratta di un incontro con l’Anima Mundi, o addirittura con la Trascendenza? Di una cosa sono assolutamente convinto: si è trattato di una esperienza sganciata da spazio e tempo, pervasa da una sensazione di felicità che può essere definita soltanto celestiale. Ora per me la morte non soltanto ha perso ogni aspetto negativo, ma è divenuta speranza di un ritorno a ciò che già ho vissuto. (Traduzione di P. Giovetti) Summary Prof. P. Andreas Resch, director of the Institut fuer Grenzgebiete der Wissenschaft (Innsbruck), describes in this short but intense article his particular outof-body experience in a moment of serious physical desease; an experience of infinite happiness and love, where time and space did not exist and which let him lose any negative aspect of death. AI LETTORI DI LUCE E OMBRA Nell’ambito della ristrutturazione in atto alla Fondazione Biblioteca, abbiamo copie in eccedenza della rivista Luce e Ombra a partire dal 1947 fino ad oggi. Chi fosse interessato ad averne, ce lo faccia sapere tramite mail a: [email protected]. In cambio chiediamo le spese di spedizione e un’offerta libera. Luce e Ombra, vol. 115, fasc. 1, gennaio-marzo 2015, pagg. 6-20 Inchiesta sulle apparizioni Erlendur Haraldsson Il professor Erlendur Haraldsson è nato a Reykjavik (Islanda) e ha lavorato come giornalista e scrittore. Ha studiato psicologia a Monaco e a Friburgo in Germania e si è laureato col prof. Hans Bender. Ha svolto una vasta attività di ricerca e insegnamento presso il dipartimento di psichiatria dell’Università di Charlottesville (Virginia, USA); dal 1973 è docente di psicologia all’Università di Reykjavik. Attualmente è professore emerito. Autore di numerose pubblicazioni sui temi delle esperienze in punto di morte e delle apparizioni, il prof. Haraldsson ci ha permesso di pubblicare questo suo studio su casi di apparizioni nel suo paese di origine. (P.G.) Più di cento anni fa i fondatori della Society for Psychical Research (SPR) fecero il primo studio sistematico sulle apparizioni1. Con la loro accuratissima analisi giunsero alla constatazione che le apparizioni erano frequenti e che le persone che facevano questo tipo di esperienza erano sane e normali. Un’altra constatazione fu che alcune di questa “allucinazioni” o fantasmi, come li chiamarono, sembravano avere una base reale. Alcune dipendevano da eventi che si erano verificati in altri luoghi. Queste “allucinazioni veridiche” Erlendur Haraldsson furono distinte dalla massa di allucinazioni senza base reale. Esse sembravano essere più di “semplici allucinazioni”: si collegavano infatti a un 1 Gurney/Myers/Podmore: Phantasm of the Living (1886). H. Sidgwich & Committee: Report on the census of hallucinations (1894) Inchiesta sulle apparizioni 7 evento esterno e risultavano di notevole importanza per il percipiente. In questi casi i percipienti hanno la visione di una persona che conoscono e soltanto in seguito vengono a sapere che proprio nel momento della loro visione questa era inaspettatamente morta. Nelle allucinazioni veridiche un’informazione ignota al percipiente sembra agire su di lui in maniera inspiegabile. Certe allucinazioni veridiche sono collettive, cioè vengono percepite contemporaneamente da più persone. Fin dalla prima indagine della SPR le allucinazioni veridiche hanno dato spunto a discussioni e speculazioni. Studiosi di impostazione teoretica e pratica hanno discusso su come esse debbano essere interpretate e fino a che punto siano meritevoli di credito. I casi più eclatanti sono rimasti senza spiegazione e non pochi scienziati le hanno interpretate come una possibile risposta al problema della continuazione della vita dopo la morte fisica. Nel 1975 l’autore realizzò in Islanda una vasta inchiesta sulle esperienze e le credenze religiose e paranormali. Agli intervistati veniva posta questa domanda: “Ha percepito o sentito la presenza di una persona defunta?” Le risposte positive furono il 31% (36% donne, 24% uomini). Un’analoga inchiesta condotta nel 1976 negli USA da McCready e Greeley (The ultimate value of the American population) dimostrò che l’alta percentuale di contatti con i defunti non era una caratteristica specifica dell’Islanda: la percentuale di risposte positive fu infatti del 27%. In seguito questo aspetto fu integrato nell’European Human Value Study: nell’Europa occidentale il 25% degli intervistati riferì di contatti con i trapassati, negli USA nel 1987 la percentuale salì al 41%. Persino nella Cina comunista il 40% degli studenti universitari disse di aver avuto esperienze di contatto con i trapassati. Nessuno di questi studi riporta però il racconto delle esperienze. Il presente studio tratta di un progetto che ha richiesto molti anni di lavoro per essere condotto a termine. Nel 1974 conducemmo uno studio rappresentativo di esperienze parapsicologiche in Islanda: il 31% riferì di incontri con defunti. Una ulteriore inchiesta è del 1985; il presente lavoro comprende 337 casi. Di che genere sono queste esperienze di cui parla una parte non trascurabile della popolazione? Come vengono percepiti i defunti? Quali sensi sono coinvolti? E’ vero che, come dice la voce popolare, queste esperienze avvengono per lo più in ambiente buio e cupo? E’ vero anche che questi eventi si verificano soprattutto quando le persone piangono una persona cara scomparsa e quando si trovano in dormiveglia o in stato di riposo? Chi sono i defunti e quali caratteristiche mostrano? Esistono le apparizioni veridiche? Quante sono le apparizioni percepite collettivamente? 8 Erlendur Haraldsson Metodi di indagine I partecipanti all’inchiesta erano per lo più della regione di Reykjavik e di Akureyri; dei 337 intervistati 186 erano uomini e 151 donne; il 29% aveva frequentato solo la scuola d’obbligo, il 58% la scuola superiore e il 13 % l’università. L’età era molto varia: 11% erano al di sotto dei 29 anni, il 25% tra i 30 e i 59, il 18% tra 60 e 69 e il 17% aveva più di 69 anni. 30 domande del questionario che abbiamo utilizzato riguardavano il contenuto e le circostanze della percezione: la forma sensoriale con cui la persona defunta era stata percepita, in che maniera la persona era apparsa e poi scomparsa, condizioni di luce, ora, durata dell’apparizione, quando era avvenuta, fino a che punto l’evento era sembrato reale ecc. 20 domande si riferivano all’apparizione stessa: se era stata riconosciuta dall’osservatore, se era sua parente, di che sesso era, che età aveva al momento della morte, causa della morte, circostanze di vita della persona defunta ecc. 36 domande si riferivano direttamente all’osservatore: cosa stava facendo al momento dell’apparizione? In che condizioni psicofisiche si trovava? Era in lutto per la morte della persona defunta? Era da solo e insieme ad altri? Nel caso che fossero state presenti altre persone – avevano avuto anche loro la stessa apparizione? Che effetto aveva avuto l’evento sull’osservatore? Che rapporto aveva col paranormale prima dell’evento? Per raccogliere le testimonianze si era proceduto in questo modo: nel 1980/81 a cinque riviste popolari fu accluso un breve questionario di una sola pagina: si trattava di due giornali per i pescatori e l’industria del pesce (5800 abbonati); due riviste di spiritismo, medianità, teosofia e nuovi movimenti religiosi (3000 abbonati) e una rivista letta prevalentamente dalla gente di campagna. La domanda che ponevamo era questa: “In stato di veglia, avete avvertito o sperimentato la presenza di una persona defunta?” Se la risposta era sì, ponevamo altre domande: se avevano avuto un’apparizione, se avevano sentito la voce di una persona defunta, udito un rumore, avvertito un contatto e comunque sentito in qualche modo la presenza di una persona defunta. Chiedemmo anche nome, indirizzo e numero di telefono. Ottenemmo 700 questionari con risposte positive. Alcuni riguardavano casi che non rientravano nel nostro programma, come sogni o esperienze con i medium, e furono subito scartati. Con gli altri facemmo lunghe interviste telefoniche, che registrammo su nastro: questo lavoro si protrasse fino al 1986. Sebbene desiderassimo avere lo stes- Inchiesta sulle apparizioni 9 so numero di testimoni maschi e femmine, alla fine il numero dei maschi risultò maggiore di quello delle femmine. Nei casi di visioni collettive, intervistammo anche le altre persone coinvolte; avemmo inoltre la possibilità di verificare i dati che i testimoni ci davano attraverso la vasta documentazione sulla popolazione islandese custodita presso l’Università d’Islanda. L’Islanda è ricca di fiumi e cascate Risultati I contatti con i defunti di cui ci parlarono i nostri intervistati erano avvenuti in maniere molto diverse. Per il 90% si trattava di impressioni di carattere sensoriale, cioè visuale, auditiva, tattile, olfattiva o mista. Nel 10% dei casi c’era stata soltanto una forte sensazione di presenza. Le percezioni visuali sono le più numerose e costituiscono il 60% dei casi. Molto diverso il contenuto, come mostrano questi esempi: “Avvenne tre anni fa. Sedevo in giardino e leggevo un libro. Quando alzai lo sguardo vidi mia nonna defunta davanti a me, così come era in vita. Il giorno dopo lo raccontai a mia madre, che disse: ‘Ma è bellissimo! Ieri era il suo compleanno!? Io l’avevo dimenticato”. “Avevo da poco cominciato a lavorare in una fabbrica quando all’altra estremità della macchina della quale mi stato occupando vidi passare un uomo. Andò verso una parete nelle vicinanze della macchina e poi tornò indietro. Volli vedere chi fosse, ma non riuscii a trovare nessuno. Quando lo raccontai ai miei 10 Erlendur Haraldsson collaboratori e descrissi l’uomo, loro rimasero convinti che si trattase di un’entità che era stata visualizzata anche da altri. Si trattava del precedente direttore della ditta, che si era suicidato”. “Nel febbraio del 1960 portai mia moglie all’ospedale. Era malata da settimane. Andai a trovarla la sera stessa e vidi che indossava una camicia da notte blu. Speravo di rivederla il giorno dopo, ma lei morì quella notte. Il giorno dopo venne mia nuora per scegliere un abito per la sepoltura. Il giorno dopo ancora arrivai a casa tardi e presi il Libro dei Salmi per scegliere i salmi per il funerale. Improvvisamente mi vidi davanti mia moglie, circondata da una luce bianca ovale. La vidi molto chiaramente: teneva le mani sul colletto della camicia da notte, non quella che le avevo visto addosso l’ultima volta, ma una rosa chiaro che portava solo raramente. Mi spavantai e lei scomparve. Non sapevo che cosa avesse scelto per lei mia nuora, ma risultò che aveva scelto proprio quella camicia rosa.” L’80% delle apparizioni visuali furono viste a occhi aperti; nel 7% dei casi il percipiente vide la persona defunta come con l’occhio spirituale, mentre nel 4% dei casi non risultò chiaro se l’apparizione era stata percepita interiormente o esteriormente, come nel caso che segue: “Da ragazza presi in affitto a Reykjavik una stanza che in precedenza era stata un deposito per legna da ardere e nella quale prima di me non aveva ancora abitato nessuno. Una cascata nella verdissima campagna islandese Inchiesta sulle apparizioni 11 Non possiedo doti di sensitività, tuttavia poco per volta cominciai a rendermi conto che in quella stanza c’era una persona, un uomo, una presenza benevola, Quando venne l’inverno, cominciai poco per volta a scoprire che aspetto aveva. Era un uomo gentile, e io sentivo che mi chiedeva incessantemente di pregare per lui. Una sera avevo spento la luce e mi ero voltata verso la parete per dormire; ed ecco che mi resi conto che qualcuno mi copriva, come fa una mamma col suo bambino. Era quest’uomo, che si curvava su di me e insieme mi chiedeva di pregare per lui. Non udii parole, era piuttosto come se io fossi penetrata da un messaggio, così almeno mi sembrò…non so come spiegarlo…Compresi il messaggio sebbene non venisse espresso a parole. Quando andai a pagare l’affitto il padrone mi chiese schrzando se nella stanza avevo notato qualcosa. Subito sua moglie lo rimproverò dicendo che non doveva porre domande del genere. Io non ebbi esitazioni e dissi: ‘Sì, nella mia camera c’è un uomo, un uomo giovane, molto cordiale’. Lui sembrò irritato e mi chiese perché dicessi una cosa del genere. Io ripetei che l’uomo era cordiale, si occupava di me e io non avevo problemi. Lui allora mi chiese di descrivere quell’uomo e io lo feci: portamento sicuro, capelli ricciuti, fisionomia insolita che descrissi dettagliatamente. Il padrone di casa fu molto stupito e mi guardò incredulo. Mi chiese se sapessi che cosa era successo in quella stanza e io risposi che non ne avevo la minima idea. Lui allora rispose: ‘In quella stanza molto tempo fa un uomo si è suicidato e la sua descrizione gli si attaglia perfettamente’. Tutto questo non mi turbò, sentivo che era una presenza benevola e che mi era grata delle mie preghiere”. Anche le percezioni uditive sono frequenti: il 28% delle esperienze sono di questo tipo. Ecco due casi raccontati da pescatori che erano stati messi in guardia da un pericolo che li minacciava: “Ero giovane ed era a pesca da solo su una piccola barca. All’improvviso sentii una voce che mi diceva in tono di comando di lasciar stare le esche e di remare verso terra. La sentii molto chiaramente. Feci come mi era stato ordinato senza sapere perché. Appena fui entrato in porto si alzò improvvisamente una violenta tempesta, tanto che faticai ad attraccare. Non riconobbi la voce, ma in seguito la misi in relazione con mio fratello che era annegato in mare poco tempo prima”. “Mi trovavo su una barca da pesca, il tempo era tempestoso e pioveva, tuttavia avevamo gettato le reti e dovevamo essere svegliati la mattina dopo alle sei. Io dormivo con gli altri nella piccola cabina, un uomo stava di sorveglianza. Alle cinque circa io e gli altri ci svegliammo quando qualcuno gridò: ‘Alzatevi!’ Andai alla porta della cabina e chiesi 12 Erlendur Haraldsson all’uomo di guardia se aveva chiamato. Lui disse di no, era ancora presto. Mi rimisi nella cuccetta e non mi era ancora addormentato quando qualcuno gridò di nuovo:’Alzatevi! Volete alzarvi dunque!’ Era come se qualcuno gridasse ad appena due metri di distanza. Ci svegliammo tutti e saltammo dal letto, cosa che mi colpì, perchè in genere i marinai non reagivano così prontamente. Dissi al macchinista di mettere in moto e di manovrare in modo da recuperare le reti. Quando lui entrò nella sala macchine si accorse che la dinamo aveva preso fuoco. Solo a fatica riuscì a togliere la corrente e a bloccare tutto. Sono convinto che se fosse arrivato più tardi le fiamme ci avrebbero avvolto e ci sarebbe stata un’esplosione. Non riconobbi la voce che si esprimeva alla tipica maniera dei marinai. Ho però motivo di ritenere che fosse il mio defunto nonno”. Non di rado (30% dei casi) si tratta di percezioni auditive che riproducono caratteristiche tipiche della persona defunta in oggetto: “Poco tempo dopo la morte di mio padre andai a casa sua con mio fratello. Sapevamo che non c’era nessuno. Ed ecco che udimmo il nostro anziano padre al piano di sopra alla sua scrivania; poi si mosse, andò in giro per la stanza, aprì la porta e la richiuse. Noi ci fermammo e rimanemmo in ascolto. Dissi: ‘Non c’è alcun dubbio, è lui!’ E mio fratello: ‘E’ chiaro come il sole…!’ Salimmo ma non trovammo nessuno. E tuttavia l’avevamo sentito senza possibilità di dubbio. Aveva 85 anni quando era morto, aveva il tipico passo strascicato degli anziani”. Prendemmo subito contatto col fratello il quale ci confermò che ricordava benissimo quel fatto. Quando gli leggemmo il racconto sopra riportato confermò ogni cosa. Nel 13% dei casi si è trattato di percezioni tattili, della sensazione di essere toccati. Due terzi di queste percezioni erano collegate ad altre percezioni di tipo diverso. Ecco un esempio: “Mia madre e mio suocero morirono a pochi mesi di distanza uno dall’altro e io percepii uno di loro, credo che fosse mia madre. Ero seduto davanti a un tavolo e stavo lavorando quando sentii qualcuno venire verso di me da dietro, chinarsi su di me e toccarmi forte le spalle. Dapprima pensai che fosse qualcuno della casa: mi voltai, ma non vidi nessuno. Allora mi resi conto di cosa era stato…una presa fredda e solida! Rimasi molto colpito e mi alzai di scatto pensando che forse qualcuno aveva cercato di consolarmi dato che era piuttosto depresso. Avevo la sensazione precisa che qualcuno fosse venuto a confortarmi…Non ho mai più avuto un’esperienza del genere.” Il caso che segue unisce percezione auditiva, visuale e tattile: Inchiesta sulle apparizioni 13 “Nella notte successiva alla morte di mio marito non riuscivo a dormire. Ero a casa nel mio letto e mi sentivo molto sola. Improvvisamente mi resi conto che lui era accanto al letto. Sembrava avvolto nella nebbia. Lo vidi e sentii una mano che mi accarezzava i capelli mentre lui recitava un paio di versi di una famosa poesia che diceva quanto fosse bello riposare e poi un giorno destarsi colmi di gioia eterna. Dopo questa esperienza mi sentii completamente cambiata”. Le esperienze olfattive sono quelle meno rappresentate, soltanto il 4%. Alcuni casi di questo genere sono veramente molto interessanti anche se nella letteratura non è mai stata prestata loro molta attenzione. Ecco tre casi: “Vivevo a Sandgerli, dove da due mesi avevamo comprato una casa. Mio marito era al lavoro, io ero sola a casa. All’improvviso vidi un uomo entrare dalla porta anteriore e andare in cucina. Tutto avvenne in piena luce e svanì velocemente. Subito dopo percepii un forte odore di liquore. Io non faccio mai uso di alcool. Arrivò mio marito e chiese chi fosse venuto in visita. Gli risposi che non era venuto nessuno. ‘Ma qui c’è un fortissimo odore di liquore!’ Io insistetti nel dire che non era venuto nessuno. Quando il giorno dopo mio marito venne a cena, disse: ‘Non c’è da stupirsi che ieri sera ci fosse in casa tanto odore di liquore. Erlingur, dal quale abbiamo comprato la casa, si è perso ieri nel Siglufjord.’ Erlingur aveva l’abitudine di bere molto alcool e si temeva che fosse caduto nel porto e fosse annegato. Due settimane più tardi il mare portò a terra il suo cadavere. Al momento della mia apparizione non avevo idea di quello che era accaduto.” “Scesi dal letto e sentii improvvisamente un ben preciso profumo, quello che usava sempre mia moglie, che era morta già da qualche tempo. Per quel profumo non c’era spiegazione ne’ motivazione: io penso che mia moglie volesse attirare la mia attenzione su di lei e in questo modo confortarmi”. Mia nipote morì di cancro ai polmoni. Le persone con questa malattia hanno un cattivo odore, l’odore di qualcosa che va in putrefazione. Una domenica mattina, qualche tempo dopo la sua morte, sentii molto chiaramente in cucina, dove stavo lavorando, questo cattivo odore. Mi guardai intorno cercandone la causa, ma non trovai niente. Un’ora dopo suo marito venne inaspettatamente a trovarmi: io misi subito in relazione i due fatti. Non pensavo a lei, perché dalla sua morte era passato parecchio tempo, almeno un anno. Era lo stesso odore che aveva addosso quando era gravemente ammalata. Pensai a lei solo quando arrivò suo marito”. 14 Erlendur Haraldsson Circa il 10% delle persone raccontarono fatti che consistevano semplicemente in una forte sensazione di presenza. Ecco qualche esempio: “Avevo dei problemi agli occhi e non mi sentivo bene.. Una mattina – ero sveglia ma con gli occhi chiusi – ebbi l’impressione che la mia defunta madre fosse accanto al mio letto. Lei si curvò su di me e io credetti anche di sentire il suo respiro. Ero sveglissima ma non volevo aprire gli occhi perché ero sicura che non l’avrei vista. Sono certa che lei fosse là e controllasse lo stato dei miei occhi. Per tutto il tempo che rimase sapevo che era curva sul mio viso”. “Mi ero appena alzato. Una donna defunta, che avevo conosciuto bene, venne da me e mi prese tra le braccia. Questa percezione durò solo alcuni secondi. Quando lo raccontai a mia figlia, lei mi disse: ‘La notte scorsa anche io l’ho sognata’. “Ero in campagna e volevo far visita a mio nonno. Il viaggio era piacevole e non avevo fretta: avevo intenzione di fermarmi per due giorni a Blanda. All’improvviso avvertii la presenza di mio nonno accanto a me. Immediatamente pensai che fosse morto, andai all’ufficio postale e telefonai. Mi fu confermato che era morto il giorno prima” Un vulcano islandese in attività Inchiesta sulle apparizioni 15 Circostanze delle esperienze La nostra inchiesta non fornisce alcuna conferma della credenza comune che le apparizioni si presentino prevalentemente nell’oscurità o al crepuscolo. La metà dei casi (52%) è avvenuta o in piena luce del giorno (36%) o con la luce elettrica, il 33% al crepuscolo, il 10% al buio e circa il 4% in condizioni variabili. Si ritiene anche che le apparizioni si presentino di frequente quando la coscienza non è pienamente attiva oppure si trova in stato di rilassamento. Nella metà dei nostri casi (49%) il percipiente era al lavoro o comunque in qualche modo attivo. Il 22% stava riposando. Una percentuale del 28% ha avuta la sua esperienza subito prima di addormentarsi o al risveglio, sovente in maniera molto forte. Il caso che segue si verificò al risveglio di un uomo sulla barca da pesca: “Avvenne nell’estate del 1966. Mi trovavo tra veglia e sonno, ma di colpo mi svegliai completamente. Vidi un uomo accanto alla stufa della cabina, chino su di essa, intento a fare qualcosa. Notai che l’uomo non faceva parte dell’equipaggio; mi mossi per controllare ma in quel momento lui scomparve. In seguito venni a sapere che era morto bruciato in quella stessa cabina. Non era morto tra le fiamme, era stato soffocato dal fumo. Ricordo benissimo che indossava un pullover blu e aveva una sciarpa intorno al collo. La mia descrizione corrispondeva esattamente a quanto sentii dire in seguito su di lui”. Nella letteratura sulle apparizioni si legge che il lutto è una della cause principali, se non la causa delle percezioni. Tra i nostri percipienti soltanto il 21% era in lutto quando aveva avuto l’apparizione. Le apparizioni sembrano quindi relativamente indipendenti dallo stato di coscienza della persona che le percepisce. La maggioranza degli incontri (84%) riguardava persone note al percipiente. Più o meno la metà dei defunti (46%) erano parenti, il 24% conoscenti, il resto (30%) estranei che furono identificati soltanto in seguito sulla base di informazioni. Sorprendentemente le apparizioni erano soprattutto di uomini (67%). Incontri con persone morte di morte violenta Nel caso che segue la persona percepita aveva commesso suicidio: “Jakob era ricoverato in un sanatorio nel quale lavoravo. Era depresso e io cercavo in tutti i modi di rendere il suo soggiorno più piacevole. Un giorno lo invitai a farci visita a casa: lui era originario della stessa regione di mio marito e avrebbero potuto parlare insieme di tante cose. Lui accettò volentieri e promise di venire il giorno dopo. Quella notte mi 16 Erlendur Haraldsson svegliai con la sensazione di essere totalmente priva di forze. Ero come paralizzata. All’improvviso mi accorsi che la porta della camera da letto si apriva e sulla soglia c’era Jakob col viso coperto di sangue. Lo guardai per un bel pezzo, incapace di parlare o di muovermi. Poi lui scomparve e io ebbi l’impressione che chiudesse la porta dietro di sé. Tornai in me, svegliai mio marito e gli raccontai quello che avevo visto. ‘Sono certissima che al sanatorio è successo qualcosa!, gli dissi. Appena si fece giorno telefonai e chiesi notizie di Jakob. Mi fu risposto che durante la notte si era tolto la vita”. Interrogammo il marito il quale ci confermò che sua moglie l‘aveva svegliato verso la mezzanotte e gli aveva raccontato quello che aveva visto. Fino alla mattina non avevano saputo niente del destino di Jakob. La percipiente, che intervistammo nel 1982, non conosceva il cognome di Jakob. Dopo ulteriori ricerche riuscimmo a identificare Jakob e ad avere altre notizie su di lui. La mattina dell’8 ottobre 1962 si scoprì che Jakob era scomparso dalla sua camera. Fu chiamata la polizia e poche ore dopo lo si trovò a qualche centinaio di metri sotto il ponte del fiume che passava vicino al sanatorio. Era affogato. Aveva due grandi ferite alla testa e gravi fratture al cranio, il che spiega come mai la percipiente l’avesse visto col viso coperto di sangue. Il fiume scorre tra rocce laviche molto frastagliate, certamente responsabili delle ferite alla testa. Una ragazza che lavorava al sanatorio e che a mezzanotte stava tornando a casa da una serata danzante, aveva incontrato Jakob, il quale le aveva detto che era uscito dalla sua stanza dalla finestra. Prima di sparire nel buio, aveva detto alla ragazza di portare i suoi saluti a sua moglie. La nostra indagine ha mostrato che un numero molto alto di apparizioni (30%) riguardavano casi di morte violenta (incidente 23%, suicidio 4,49%, assassinio 5%). Più o meno la stessa proporzione si riscontra nella già citata inchiesta Phantasm of the Living: la morte violenta sembra quindi essere un fattore predisponente delle apparizioni. Risulta anche che nei casi di morte violenta si modifichi alquanto il rapporto tra percipiente e percepito; cioè chi percepisce è spesso un estraneo, o quasi estraneo, rispetto all’apparizione. Al contrario nei casi di morte naturale il rapporto tra percipiente e percepito risulta più stretto (parenti, amici intimi e così via). Incontri in prossimità della morte Un’altra caratteristica importante degli incontri con i trapassati riguarda la frequenza delle apparizioni in prossimità della morte. Nel 14 % dei casi in cui l’ora della morte era nota, si è constatato che l’incontro era avvenuto nel giro di 24 ore prima o dopo l’evento. Nella Inchiesta sulle apparizioni 17 metà dei casi (7%) nel giro di un’ora. Ancora più sorprendente è il fatto che nella maggioranza dei casi (86%) la persona che aveva avuto l’apparizione non sapeva che la persona che aveva visto era morta o morente. Addirittura nelle apparizioni avvenute nel giro di un’ora l’89% dei percipienti ignorava totalmente la morte della persona percepita. Ecco due esempi: “Mia moglie ed io avevamo in affido una bambina di due anni e mezzo. Una notte mi svegliai con l’impressione che accanto al letto ci fosse una donna che mi disse. ‘Mi chiamo Margret’. Poi scomparve attraverso la porta. Guardai l’orologio e vidi che erano esattamente le 3,30. Il giorno successivo venni a sapere che la nonna della bambina, che abitava in una regione lontana, era morta improvvisamente di infarto esattamente a quell’ora. Si chiamava Margret. Io non sapevo nulla del suo stato di salute e non ricordavo il suo nome. In vita mia non l’avevo mai vista”. La moglie del percipiente ci confermò che suo marito le aveva raccontato il fatto subito la mattina dopo, prima di sapere della morte di Margret. Il caso che segue ebbe come protagonista un noto parlamentare: “Sono stato per 18 anni membro del Parlamento e in questo periodo ho avuto contatti con molte persone con cui ero in ottimi rapporti. Una di queste era Karl Kristjansson. Eravamo amici e anche dopo il nostro pensionamento rimanemmo saltuariamente in contatto. In un giorno d’inverno, come facevo di solito dopo pranzo, andai nella stalla e mi misi a lavorare: dopo un poco mi resi conto all’improvviso che Karl era davanti a me e mi diceva una cosa strana: ‘Sei stato fortunato, ce l’hai fatta!’ Poi scomparve. La sera stessa la radio annunciò la sua morte. Venni a sapere anche che era stato colto da infarto ed era stato portato nell’ospedale civile di Reykjavik, dove era morto. Un anno prima anch’io ero stato portato in quell’ospedale in seguito a un infarto, ma fortunatamente mi ero ripreso e diversamente da lui ero tornato a casa. In questo contesto mi furono chiare le sue parole:’Sei stato fortunato!’.” Scopo e significato delle apparizioni Il caso sopra riportato suggerisce la domanda del significato delle apparizioni. Nella nostra inchiesta nel 28% dei casi l’apparizione sembrava avere uno scopo ben preciso. Ecco un esempio: “Avvenne poco tempo dopo la morte di mio padre. Ero a letto e dormivo, ma mi svegliai di colpo con la sensazione che accanto a me ci fosse qualcosa. Vidi infatti mio padre, lo guardai bene, allungai la mano e lo toccai. Era come sempre, indossava una camicia azzurra…Scese dal letto e andò nella camera di fronte alla mia, quella che aveva occupato lui. 18 Erlendur Haraldsson Alla parete era appeso un grande orologio, in passato mi aveva pregato di darlo a suo nipote a Reykjavik…” Il padre del percipiante era tornato per ricordare al figlio la sua promessa. Nei rimanenti casi non abbiamo individuato uno scopo, all’infuori forse di quello di far capire che “il defunto era presente”, quindi vivo. Incontri collettivi Nella metà dei nostri casi (167) all’apparizione era presente una seconda persona. Siamo stati in grado di raccogliere diverse testimonianze. Eccone una: “Avevo circa 20 anni. A mezzogiorno mio padre e io eravano seduti in cucina. Io vidi molto chiaramente una donna venire verso di noi; non dissi niente, ma mi accorsi che anche mio padre la vedeva. Gli chiesi che cosa vedesse e lui rispose: ‘Di sicuro la stessa cosa che vedi tu’. Poi disse che conosceva quella donna che era morta qualche tempo prima. Due o tre ore dopo mio padre, che era pastore, ricevette una telefonata: il marito della donna che ci era apparsa era morto. Noi l’avevamo vista nell’ora in cui lui era trapassato”. Interrogammo il padre della percipiente, che ci confermò il racconto della figlia. Ecco ora il caso di un giovane che fu visto da più di due persone in un periodo in cui viveva in una regione lontana. L’apparizione non fu percepita nello stesso momento e neppure nello stesso luogo: “Stavo pattinando quando mi sembrò di vedere il mio amico Erik. Pensai che fosse una cosa senza senso e continuai a fare i miei volteggi. Poco dopo me lo rividi vicino, e di nuovo pensai che non era possibile, che era senz’altro un’allucinazione e cercai di pensare ad altro. Provai un’impressione strana, un po’ comica, mi guardai intorno e vidi il suo viso. Allora fui certo che Erik era morto. Andai a casa e ne parlai. Naturalmente tutti mi dissero che dicevo delle follie. La mattina dopo arrivò un telegramma con la notizia della sua morte. Non avevamo il telefono”. Erik aveva la tubercolosi ed era morto in sanatorio all’età di 16 anni. Quando interrogammo la sorella del percipiente, Thora, lei ricordò che suo fratello era pallido e sconvolto quando era tornato a casa e aveva raccontato che era venuto Erik e lui l’aveva visto. Thora ci disse che anche altre persone avevano visto Erik dopo la sua morte, sebbene mai due persone contemporaneamente. A Thora era capitato questo: “Avvenne d’inverno. Cercavo di riunire le pecore e di farle entrare nel fienile, ma non ci riuscivo, loro continuavano ad andare dove volevano. Vidi allora che Erik era accanto alla porta. Con la mano indicava la di- Inchiesta sulle apparizioni 19 rezione ovest, dove viveva sua madre. Poi scomparve e io riuscii a far entrare le pecore. In quell’inverno la madre di Erik morì di tubercolosi”. Thora era del parere che, indicando la fattoria dove viveva sua madre, Erik avesse voluto mostrare la sua preoccupazione per lo stato di salute di lei e far capire che sarebbe morta presto, cosa che in effetti avvenne, anche se non subito. Un’analisi accurata dei casi ha mostrato che spesso le osservazioni collettive non avvengono contemporaneamente. Lo dimostra il caso che segue, riferito da un noto avvocato islandese: Avvenne subito dopo la fine dei miei studi, Stavo tornando a casa da una serata di ballo e non avevo bevuto una sola goccia di alcool. Erano circa le quattro del mattino ed era chiaro come d’estate. Sulla mia strada dalla città verso casa passavo su una collina spoglia di vegetazione quando mi venne incontro una donna un po’ curva, con uno scialle sulla testa. Non le prestai attenzione, ma quando mi fu vicina lei mi diede il buongiorno. Io non reagii. Subito dopo mi accorsi che la donna aveva cambiato direzione e mi seguiva a poca distanza. Provai un certo disagio, trovai strana la cosa. Se mi fermavo, si fermava anche lei. Per tranquillizzarmi, cominciai a pregare. Quando arrivai nelle vicinanze della mia casa, lei scomparve. La casa nella quale abitavo confinava con la clinica psichiatrica dove lavorava mio padre. Andai nella mia stanza, mio fratello Agnar si svegliò e disse tutto assonnato: ‘Che cosa ci fa qui questa vecchia? Perché l’hai portata con te?’ Gli dissi di non dire stupidaggini e di rimettersi a dormire, anche se sapevo bene che cosa intendeva dire. In quel momento io non vidi la donna, ma mio fratello sembrava vederla. Lasciai la stanza per andare a bere un caffè; quando tornai Agnar si svegliò di nuovo e chiese: ‘Che cosa fa ancora qui questa donna?’ Gli dissi di smetterla, non c’era nessuna donna, lui vaneggiava e doveva rimettersi a dormire. Il giorno dopo a pranzo dissi a mio fratello: ‘Che sciocchezze dicevi stanotte? Continuavi a parlare di una donna nella nostra camera da letto’. ‘Sì’, rispose lui, ‘mi sembrava che una donna anziana fosse entrata nella nostra camera insieme a te’. Allora nostro padre prestò attenzione e mi chiese:’Questa notte hai visto qualcosa?’ Io allora gli raccontai della donna. ‘E’ strano’, osservò lui, ‘stamani alle tre circa è morta la vecchia Vigga’. La descrizione che gli feci corrispondeva perfettamente alla persona che mio padre conosceva.” Interrogammo anche il fratello, che confermò ogni cosa. Discussione Che cosa possiamo imparare dalla nostra raccolta di dati sulle apparizioni di defunti? Fino a che punto sono paragonabili ai dati raccolti più 20 Erlendur Haraldsson di cento anni fa dai grandi ricercatori britannici? Noi abbiamo raccolto dati che sono molto simili a quelli del lavoro pioneristico britannico – in un altro tempo e in un altro Paese. Ciò conferma l’analogia generale di simili esperienze al di là dei condizionamenti temporali e spaziali. Le apparizioni collettive e i casi in cui i percipienti ricevono impressioni corrette su persone che al momento della percezione sono a loro sconosciute dimostrano che l’opinione della scienza ufficiale che ritiene che si tratti di “allucinazioni” è attualmente insoddisfacente, così come apparve insoddisfacente ai ricercatori Myers, Podmore, Gurney e Sidwick più di cento anni fa. Noi riteniamo che questa casistica costituisca una indicazione positiva nel senso del proseguimento della vita dopo la morte. Di particolare interesse l’analisi dei casi di apparizioni di persone morte di morte violenta: chi è morto in questo modo si manifesta sovente anche nei casi di reincarnazione (ricordi spontanei dei bambini) e attraverso i medium (personalità cosiddette “drop-in”). Sono casi che rivestono un carattere che può essere definito invasivo anche perché non di rado la persona defunta è sconosciuta al percipiente e assume un ruolo attivo che esclude la partecipazione inconsapevole di chi percepisce. A mio giudizio è molto importante portare avanti ulteriori ricerche sia nel campo delle apparizioni che in quello medianico per le importanti implicazioni relativamente al problema della sopravvivenza alla morte. (traduzione di P. Giovetti) Summary Personal encounters with the dead are reported by 25% of Western European and 30% of Americans. 337 Icelanders reporting such experiences were interviewed at length. They reported sensory experiences (apparitions) of a deceased person, 69% visual, 28% auditory, 13% tactile and 4% olfactory. Fewer than half of the experiences occurred in twilight or dankness. In half of the cases the experiencers were actively engaged or working. Very prominent were apparitions of those who died violently; in the majority of the cases the percipient did not know that the person had died. A fair number of collective experiences were reported. The author suggests that apparitions may support the hypothesis of life after death. Luce e Ombra, vol. 115, fasc. 1, gennaio-marzo 2015 21 Pillole di saggezza Per iniziare bene il 2015, 115° anno di vita della nostra rivista, eccovi un’antica, sempre nuova parabola proposta da Roberto Assagioli, il creatore della psicosintesi, e che noi a nostra volta proponiamo alla riflessione dei nostri lettori: “Un visitatore entrò nel cantiere dove nel Medioevo si stava costruendo una cattedrale, incontrò un tagliapietre e gli chiese: ‘Che cosa stai facendo?’ L’altro rispose con malumore: ‘Non vedi, sto tagliando delle pietre’. Così egli mostrava che considerava quel lavoro increscioso e senza valore. Il visitatore passò oltre e incontrò un secondo tagliapietre al quale pose la stessa domanda. ‘Sto guadagnando da vivere per me e la mia famiglia’, rispose l’operaio, mostrando una certa soddisfazione. L’altro proseguì e trovando un terzo tagliapietre chiese anche a lui cosa stesse facendo. Questi rispose gioiosamente: ‘Sto costruendo una cattedrale!’ Egli aveva compreso il significato e lo scopo del suo lavoro, si era reso conto che la sua opera umile era altrettanto necessaria quanto quella dell’architetto e quindi in un certo senso aveva lo stesso valore della sua. Perciò eseguiva il suo lavoro volentieri, anzi con entusiasmo”. Ed ecco il commento di Assagioli: “Ricordiamo l’esempio di quel saggio operaio, riconosciamo e restiamo sempre consapevoli che per quanto le nostre capacità sembrino limitate e umili le nostre occupazioni, in realtà siamo particelle della Vita Universale, partecipiamo allo svolgimento del Piano Cosmico, siamo ‘collaboratori di Dio’. In questo modo potremo accettare ogni situazione, svolgere ogni compito volonterosamente, con costante buon umore”. Buon anno nuovo a tutti! Luce e Ombra Luce e Ombra, vol. 115, fasc. 1, gennaio-marzo 2015, pagg. 22-37 RICORDANDO DEMOFILO FIDANI Una medianità eccezionale Paola Giovetti Venti anni fa, nel 1994, moriva a Roma, la città dove era nato e sempre vissuto, Demofilo Fidani, pittore e sceneggiatore, ma soprattutto medium: l’ultimo grande medium a effetti fisici, insieme a Roberto Setti del Cerchio Firenze 77, mancato prematuramente dieci anni prima. Dopo di loro, di quel livello non ce ne sono stati più. Demofilo Fidani era nato nel 1914. Quando lo conobbi, nel 1981, aveva 67 anni ed era un bel signore alto, distinto, simpatico, molto brillante e ironico nella sua tipica parlata romanesca. Io scrivevo allora per La Domenica del Corriere, lui aveva deciso di rendere finalmente pubblica la sua medianità che fino a quel momento era nota solo al ristretto gruppo di amici con i quali da decenni sperimentava, e aveva scelto me e il mio giornale, che riteneva il più adatto, per parlare di sé e far conoscere la straordinaria fenomenologia che grazie a lui si produceva. Fu così che andai a trovarlo, conobDemofilo Fidani bi lui, sua moglie Mila, i suoi amici: fui accolta con semplicità e fiducia, come un’amica di vecchia data, e in casa Fidani mi trovai subito a mio perfetto agio. Grazie alla disponibilità dimostratami, potei raccogliere tante testimonianze e partecipare a parecchie sedute dove ebbi modo di vedere molte cose. Ne riporto qui una sintesi, cominciando dal modo insolito in cui Demofilo aveva preso coscienza della sua medianità. Ricordando Demofilo Fidani 23 A vent’anni, mi raccontò, aveva cominciato a prendere parte a sedute di carattere familiare organizzate dal suo amico Renato Piergili, che divenne poi medico. Appassionato di spiritismo e medianità, molto preparato in materia e desideroso di sperimentare in proprio, Piergili aveva infatti invitato un gruppo di amici, tutti giovani sui vent’anni, a riunirsi periodicamente per tentare di fare delle sedute. All’inizio ottennero raps e movimenti del tavolo, poi gradualmente sempre di più; Renato preparò un cartellone con le lettere ed ebbero inizio le prime conversazioni. Si manifestarono le prime “guide”: Beatrice, che disse di essere stata una concertista di Torino vissuta nella seconda metà dell’Ottocento, e la sua amica Eleonora che in vita era stata modista. I dati delle due donne furono controllati e trovati esatti – e questi furono i primi fenomeni importanti ottenuti dal gruppo. Va detto che fino a questo momento Demofilo Fidani non si era affatto reso conto di essere lui il responsabile della fenomenologia: partecipava alle sedute come gli altri, non cadeva in trance, anzi era piuttosto scettico e critico. Col tempo però aveva cominciato a chiedersi chi poteva essere il medium – perché un medium doveva pur esserci, e Beatrice indicò proprio lui. Per controllo Demofilo provò a restare assente dalle sedute e si potè constatare che senza di lui non succedeva niente. Va a Renato Piergili il merito di aver saputo condurre Demofilo a una sempre maggior consapevolezza e a un affinamento graduale delle proprie capacità. Ebbero inizio le scritture automatiche e fu proprio mentre scriveva che Demofilo cadde per la prima volta in trance. E per decenni le sedute si sono svolte mentre Demofilo dormiva, e lui si dispiaceva molto di doversi accontentare di ascoltare le registrazioni e di vedere gli scritti e gli apporti senza partecipare consapevolmenre a niente. Qualche anno prima che io lo conoscessi, aveva chiesto alle sue entità di poter partecipare da sveglio e loro lo avevano accontentato: poco per volta aveva cominciato a svegliarsi per qualche minuto, poi sempre più a lungo, finchè aveva potuto stare sveglio per tutta la durata della seduta. Con la scrittura automatica arrivarono i primi messaggi di notevole valore etico. Si presentò intanto un altro spirito guida, che fornì molte prove di identificazione: disse di chiamarsi Gino Becapese e di aver avuto in vita una piccola legatoria in via del Pantheon. Il negozio non esisteva più da molti anni, ma un vecchio negoziante della zona affermò di ricordare bene un Gino Becapese che quando lui era ragazzino aveva una legatoria in quella strada. Dopo trent’anni Gino ha lasciato il posto a Carlo, che era ancora la guida del gruppo quando io cominciai a frequentare le sedute di Demofilo. 24 Paola Giovetti Oltre agli spiriti guida, nel corso delle sedute si sono manifestate tante altre entità; soprattutto parenti e amici defunti dei presenti, che si esprimevano per voce diretta o scrittura diretta: fenomeni rarissimi che ben pochi medium sono stati in grado di produrre. Assistere a una seduta a voce diretta, una voce cioè che non si manifesta attraverso il medium, ma è indipendente da lui e scaturisce da diversi punti della stanza prendendo dal medium solo l’energia necessaria a manifestarsi, è un’esperienza particolare ed emozionante. Da Demofilo ho sentito voci squillanti e voci roche, voci di uomo, donna, vecchio, bambino, tutte diverse tra loro e molto caratteristiche: voci che rispondevano alle domande dei presenti, scherzavano, davano consigli, parlavano contemporaneamente a tu per tu con persone diverse, in colloqui individuali oppure si rivolgevano a tutti i presenti con parole di valore generale. Carlo addirittura mi concesse un’intervista rispondendo con spirito e disponibilità a tutte le domande che volli porgli. I discorsi svolti a voce diretta venivano spesso completati e integrati per iscritto: anche in questo caso con una modalità eccezionale, cioè con la scrittura diretta. L’idea di provare a ottenere questo fenomeno era stata come sempre di Renato Piergili, che aveva veramente l’animo del ricercatore. Fin dagli inizi dell’attività egli aveva infatti cominciato a mettere sui mobili fogli e matite. Per un certo tempo non successe niente, poi arrivarono dei segni, degli scarabocchi, delle lettere e infine dei messaggi firmati, vergati con calligrafie diverse tra loro e diverse da quelle dei presenti. Oltre che in italiano, anche in lingue straniere: inglese, tedesco, latino, francese, una volta anche maltese. Qualche volta arrivarono anche dei disegni riproducenti i volti delle entità. Quando cominciai a frequentare Demofilo, la produzione di scritture avveniva in questo modo: un pacco di fogli per macchina da scrivere veniva posto su un tavolino basso che stava in mezzo ai presenti (Demofilo assisteva sempre in disparte, seduto su un seggiolone appoggiandosi con le braccia a un tavolo che aveva davanti a sè: temeva sempre di andare inconsapevolmente in trance e non voleva correre il rischio di cadere). Accanto ai fogli, alcune penne dipinte con la vernice fosforescente, in modo da essere ben visibili. A un certo punto della seduta le penne si muovevano, si alzavano, si sentiva un velocissimo fruscio, lo scorrere rapido sulla carta: questione di pochi secondi, poi le penne ricadevano sui fogli e alla fine delle seduta, quando si riaccendeva la luce, si trovavano 8-10 fogli riempiti di scrittura: saluti per qualcuno dei presenti, esortazioni dello spirito guida, messaggi di tipo morale, comunicazioni personali per un membro del gruppo o anche per una persona assente. Ricordando Demofilo Fidani 25 Esempio di scrittura diretta firmata Rudolf Steiner Sono arrivati anche messaggi firmati da personalità di grande spessore: Carducci, Leopardi, D’Annunzio, Trilussa, Kant e altri. In mia presenza arrivò un messaggio in tedesco firmato “Otto Bartoli”, un medico svizzero vissuto nel secolo scorso, che interveniva – mi dissero – abbastanza spesso. Tradotto il messaggio era questo: 26 Paola Giovetti “Osserva bene! Il gallo non inghiotte una sola goccia d’acqua senza rivolgere lo sguardo al cielo. E la colomba non becca un sol chicco di grano senza chinarsi verso la polvere in segno di preghiera. Ciò che essi fanno inconsapevolmente, tu fallo consapevolmente, affinchè non ti debba vergognare davanti a loro!” Esempio di scrittura diretta in francese Ricordando Demofilo Fidani 27 Nel 1980 fu chiesta alla presunta entità Einstein una definizione della scienza, e la risposta fu questa: “Nella mia vita nella materia sono stato come un fanciullo sulla riva del mare, divertendomi nel trovare di tanto in tanto un sassolino più liscio e una conchiglia più leggiadra del solito, mentre il grande mare, il grande, immenso, infinito oceano della verità mi stava ancora inesplorato dinanzi”. Ritratti di entità, alcuni dei quali riconosciuti 28 Paola Giovetti Le entità parlavano spesso di Dio, che chiamavano “la Grande Luce”. A una domanda sulla vita eterna si ottenne questa risposta: “La vita eterna è la cosa più sublime, più bella che ci possa essere. Essa non ha alcun riferimento col tempo materiale. E’ un continuo desiderio, una continua tensione dello spirito: un desiderio di amore, per conoscere sempre più e sempre meglio la bellezza impossibile a descriversi della Grande Luce”. Messaggio della guida spirituale “Carlo” Ricordando Demofilo Fidani 29 Nelle sedute di Demofilo si producevano anche apporti: per lo più oggetti provenienti dal mondo della natura: conchiglie, fiori, sassi che cadevano dall’alto ed erano destinati a qualcuno dei presenti. Per me ci fu un sasso, che arrivò al buio producendo a mezz’aria un rumore simile a una fucilata. Lo trovammo sul tavolino al centro della stanza, profumatissimo: per anni ha conservato quell’aroma. Le sedute di Demofilo si concludevano sempre con una sua levitazione, che costituiva un fenomeno straordinario e per certi aspetti anche divertente. Demofilo me lo spiegò così: “Fino a non molto tempo fa alla fine delle sedute succedevano ancora dei fenomeni: raps, spostamento di sedie e supellettili, sportelli che si aprivano. Tutte cose inutili, dovute evidentemente alla mia energia medianica ancora in azione e non sfruttata in modo intelligente. Io allora protestai e chiesi a Carlo se non fosse possibile un miglior uso di quei residui di energia medianica. Fui esaudito in una maniera superiore alle mie aspettative. Da allora infatti ogni mia seduta si conclude con la mia levitazione fino al soffitto, sedia compresa, e ritorno”. “Che sensazioni provi mentre vieni sollevato?” gli chiesi. “Ho sempre un po’ paura, sono emozionato. Sono certo che non mi succederà mai niente, che loro non mi lasceranno cadere, però non posso impedirmi di avere timore. E’ una curiosa sensazione sentirsi sollevare da mani invisibili così in alto…Poi la sedia spesso dondola… insomma, non vedo l’ora che mi posino per terra!” Ho assistito alcune volte alle “ascensioni” di Demofilo, che pur avvenendo al buio potevano essere seguite in quanto egli spesso veniva illuminato da luci medianiche; e allora lo si poteva vedere benissimo sollevato a mezz’aria, ricavandone un effetto quantomeno sconcertante! Che la levitazione avvenisse realmente, anche se non è mai stata documentata da fotografie, è cosa che nessuno dei partecipanti ha mai messo in dubbio: la voce di Demofilo, che commentava il fatto con apprensione raccomandandosi di essere riportato giù sano e salvo, veniva chiaramente dall’alto, spesso nello scendere i piedi della sedia o quelli di Demofilo finivano addosso a qualcuno, lo spiraglio di luce che penetrava dalla finestra socchiusa consentiva di vedere la sagoma di Demofilo che veniva portata in alto e poi riportata a terra. In più c’erano le luci medianiche. Il caso Aldo Giuffrè A questa rapida carrellata voglio aggiungere la descrizione di un fatto avvenuto in casa di Demofilo Fidani nel maggio 1982, me presente, che ha avuto come protagonista il noto attore teatrale e cinematogra- 30 Paola Giovetti fico Aldo Giuffrè, che gentilmente mi ha autorizzato a pubblicarlo. Come molti ricorderanno, nell’inverno del 1981 Liana, moglie di Aldo Giuffrè, era morta in un incidente stradale mentre viaggiava su una macchina guidata dall’attore Gino Bramieri. Quella morte prematura e improvvisa aveva lasciato Giuffrè inconsolabile e nella sua ricerca di un possibile contatto con sua moglie si era messo in contatto con me, che poco tempo prima avevo scritto per La Domenica del Corriere vari articoli su Roberto Setti e il Cerchio Firenze 77, perché facessi il possibile per farlo partecipare a una seduta. Giuffré e sua moglie credevano in questa fenomenologia e ne avevano anche qualche esperienza. Telefonai a Luciana Campani, sorella di Roberto, le spiegai la situazione e Aldo fu invitato. Però nonostante la buona volontà di tutti non fu possibile arrivare a un incontro per gli impegni teatrali di Giuffrè. Questo avveniva nella primavera del 1981, da allora non avevo più avuto sue notizie. Ed ecco che alla fine di maggio 1982 io partecipo a una seduta di Demofilo. Come al solito, quando si riaccendono le luci troviamo diversi fogli scritti con calligrafie varie: messaggi rivolti ai presenti o a persone assenti che tramite i partecipanti avevano rivolto domande alle entità. Uno di questi fogli tuttavia risultava incomprensibile: iniziava con le parole “Mio caro Aldo” ed era firmato “Liana”. Solo dopo un pezzo mi resi conto che il messaggio poteva essere per Aldo Giuffrè. Questo il testo: “Mio caro Aldo, so che tu cerchi un mezzo di consolazione, ma credimi che nessuno giova ai bisognosi, soprattutto quando uno spirito come il tuo deve ancora superare uno stadio che poi lo conduce alla rassegnazione. Importante è che tu sappia intanto che io ti sono molto vicina e soprattutto ti esorto a non abbandonarti dal lato fisico, perché la materia deve fare il suo corso. Sappi, carissimo Aldo, che io non ho sofferto nulla e non ho alcun risentimento per nessuno. Ti abbraccio forte forte e mando il mio amore a chi ha ancora un buon ricordo di me. Tua Liana per sempre”. Inutile dire che questo messaggio costituì una enorme sorpresa per tutti. Subito lo comunicai a Giuffrè che lo accolse con gioia e commozione. Poco tempo dopo si incontrò con Demofilo e a breve scadenza partecipò a una seduta insieme a Milena, sorella di Liana. In quell’occasione arrivò un altro messaggio e addirittura si sentì la voce di Liana, che esortava a credere nella vita dopo la morte e alla propria costante vicinanza. In seguito Aldo Giuffrè mi ha scritto una lunga lettera per parlarmi delle sue impressioni: ne riporto qualche stralcio: “La prima cosa che mi è parsa straordinaria è stata la casualità con Ricordando Demofilo Fidani 31 la quale sono venuto in contatto con Demofilo Fidani. Per impegni di lavoro per un anno non ero riuscito ad andare a Firenze; e quando finalmente libero dal lavoro stavo per contattati di nuovo per chiederti cosa dovessi fare, tu mi hai telefonato per darmi la notizia sconcertante e meravigliosa del messaggio di Liana. Quello che mi ha sconvolto è stato questo contatto inaspettato, non cercato in quel momento, e che io attribuisco alla volontà di Liana di cercare una strada, l’unica forse che potesse portarmi la sua parola. Evidentemente aveva capito che l’unica persona che potesse farmi giungere quel messaggio eri tu, con cui avevo avuto dei contatti…” Durante la seduta la voce di Liana era stata riconosciuta da Aldo e dalla sorella. Liana aveva rassicurato i suoi cari della sua condizione, aveva detto di essere felice e aveva tenuto a “ringraziare Sandra”. Sandra, mi spiegò Aldo, era una signora che dopo la morte di Liana era entrata in casa Giuffrè per occuparsi dell’andamento domestico e della figlia ancora ragazzina. “Liana non l’aveva conosciuta, non sapeva neppure della sua esistenza. Anche questo ringraziamento a Sandra mi è sembrata una cosa straordinaria”, concluse Aldo Giuffrè. Di episodi di questa qualità è stata costellata l’esperienza medianica di Demofilo Fidani. Di uno dei più eclatanti tratta l’articolo di Silvio Ravaldini. Il caso De Boni: verifica grafologica di una “scrittura diretta” ricevuta durante una seduta di Demofilo Fidani Silvio Ravaldini Nel settembre 1986 moriva a Verona il dottor Gastone De Boni, che tutti gli aderenti alla Fondazione ben conoscono. Poco tempo dopo sua figlia Lina partecipò ad alcune sedute di Demofilo Fidani, nel corso delle quali giunse per scrittura diretta un messaggio di Gastone. Tale grafia, confrontata con quella autografa, apparve subito sorprendentemente uguale. Ma il nostro giudizio non aveva alcun valore probativo non avendo noi alcuna competenza in grafologia. 32 Silvio Ravaldini D’accordo con Lina De Boni, decidemmo allora di far esaminare questa scrittura diretta da esperti qualificati. Inviammo quindi all’Istituto Grafologico Girolamo Moretti di Urbino due campioni di scrittura: uno, autografo, tolto dal quaderno di appunti del quale Gastone De Boni si era servito negli ultimi tempi di vita per aggiornare il suo noto volume L’uomo alla conquista dell’anima; l’altro, la scrittura diretta ottenuta nel corso della seduta del 7 novembre 1986. Il quesito posto all’Istituto Grafologico, al quale non fu fornita alcuna notizia circa la provenienza dei reperti inviati, fu questo: “Si desidera sapere se i due scritti appartengono alla stessa persona”. Scrittura autografa di Gastone De Boni Ricordando Demofilo Fidani 33 Scrittura diretta dell’ “Entità” Gastone De Boni In data 1° marzo 1988 l’Istituto Grafologico rispondeva con la lettera riprodotta qui di seguito, confermando che i due scritti erano da attribuirsi a una sola persona e chiedendoci alcuni dati aggiuntivi qualora avessimo desiderato una relazione motivata. Trasmettemmo le notizie richieste, specificando che si trattava di un uomo affetto da morbo di Parkinson (i disturbi psicomotori erano per altro già stati rilevati dal grafologo), che il primo scritto, quello su carta rigata, era stato eseguito dal soggetto all’età di 76 anni (quando De Boni stava aggiornando il suo libro), mentre l’altro, quello su carta bianca, era stato eseguito all’età di 78 anni (De Boni morì a 78 anni e la sua scrittura diretta era stata ottenuta 45 giorni dopo il decesso). Dell’ultimo scritto si tacque ancora la provenienza. 34 Silvio Ravaldini Riproduciamo le due lettere dell’Istituto Moretti, con parere peritale che conferma che i due scritti provengono da unica mano. I° Lettera dell’ Istituto Grafologico Moretti 1/3/88 Ricordando Demofilo Fidani 35 36 Silvio Ravaldini Parere peritale dell’Istituto Grafologico Moretti, 17/3/1988 Ricordando Demofilo Fidani 37 Di fronte a un fenomeno che ha riscontri oggettivi più unici che rari, ci si può chiedere come esso si produca; si potrebbe infatti pensare anche a un falso perpetrato da un medium o da qualcuno d’accordo con lui. Ma la relazione peritale sotto riprodotta afferma chiaramente il contrario. Poiché il soggetto era affetto da morbo di Parkinson, il grafologo specifica che “va escluso un imitatore non affetto da tale morbo”. Inoltre la relazione si sofferma sulle caratteristiche delle due scritture, che si presentavano analoghe, in particolare per quanto riguardava la “pressione” e i “gesti fuggitivi”, aggiungendo: “sono questi ultimi dei gesti cui nessun imitatore avrebbe pensato perché era più semplice costruire una lettera che, pur fatta con stentatezza, fosse stata ben leggibile nella sua conformazione calligrafica”. La perizia del grafologo termina con le parole: “Sulla base di tutti questi rilievi tra loro solidali si deve concludere con certezza per l’analogia, cioè che i due scritti appartengono a una stessa persona”. In altre parole: la relazione peritale eseguita dall’Istituto Grafologico Moretti ci fornisce la conferma della sopravvivenza della personalità “Gastone De Boni” al processo trasformativo della morte. Summary The article describes the exceptional phenomena of the medium Demofilo Fidani of Rom (1914-1994). He started his mediumship when he was 20, developing gradually incredible capacities: lights, apports, materializations, direct writing, direct voices, levitation of objects and of the medium himself. The author could be present in several séances and ask many persons, who were present for years and years. Demofilo séances were privat for many decades because they were not compatible with his job. Only when Demofilo retired it as possible for him to let know what happened in his house. During a séance Lina, the daughter of De Boni received a message signed Gastone De Boni, her father, previous director of Luce e Ombra, who deceased one month before (September 1986). In order to obtein a proof of identification, Silvio Ravaldini sent the message to the Italian Graphological Institute G. Moretti (Urbino) together with one page of the note-book De Boni was using when alive. The writing of De Boni was very particular because he was affected by the Parkinson desease. After examination of the two samples, the Institute confirmed that they were written by the same person. Luce e Ombra, vol. 115, fasc. 1, gennaio-marzo 2015, pagg. 38-40 Affinchè non succeda mai più Paola Giovetti Maria Grazia Piccinini, avvocato a Lanciano, è una donna determinata e coraggiosa che ha sofferto il più grande dolore che una madre possa provare: il 6 aprile 2009, nel terremoto de L’ Aquila, ha perso la figlia Ilaria. Ilaria Rambaldi aveva 25 anni ed era laureanda in ingegneria civile-architettura. Morì insieme al fidanzato nel crollo del palazzo di sei piani nel quale abitava: unica Ilaria Rambaldi casa moderna, apparentemente molto bella, a crollare. Sono crollati palazzi antichi in quel terremoto, spiega la mamma Maria Grazia Piccinini, le case moderne hanno avuto lesioni ma non ci sono stati morti. Invece il condominio dove hanno perso la vita Ilaria e tanti altri studenti è crollato totalmente, ridotto a un mucchio di macerie. Perché? “Perché hanno costruito dove non si doveva costruire”, è la risposta. “Il sottosuolo è carsico, ci sono caverne di oltre 8 metri riempite di terreno da riporto. In città lo si sapeva, tant’è vero che quella zona è denominata ‘le grotte’. Quello italiano è un territorio sismico, esclusa la Sardegna e parte del Salento: infatti ogni 5/6 anni abbiamo un terremoto. Ci sono state incuria e negligenza, è stato sottovalutato il rischio. Da tempo c’erano ogni giorno scosse che impaurivano, ma la Commissione Grandi Rischi rassicurava, diceva che a L’ Aquila bisognava imparare a convivere con quelle scosse… E così i ragazzi sono rimasti: sono morti 55 studenti universitari che studiavano la Domenica delle Palme, studiavano seriamente, non erano andati a casa. Fu mio marito, che è comandante dei vigili del fuoco, a tirar fuori nostra figlia dalle macerie, dopo 36 ore di ricerca…” Maria Grazia Piccinini racconta anche che Ilaria aveva una sorta di Affinchè non succeda mai più 39 oscuro presagio di quello che poi è successo: “Fin dall’agosto precedente aveva ansia, angoscia, piangeva senza sapere perché. Stava preparando la tesi, io volevo organizzarle la festa di laurea, ma lei diceva di lasciar stare, ripeteva che neppure sapeva se alla laurea ci sarebbe arrivata. Non voleva fare progetti di lavoro… Secondo me aveva percezioni vaghe di ciò che doveva succedere”. L’ Aquila, casa dello studente Dopo la morte di Ilaria, Maria Grazia Piccinini non si è fermata un momento: “Subito ho voluto fare qualcosa perché le cose cambino. Ho creato una Associazione intitolata a mia figlia che porta avanti questo discorso. Ogni anno diamo premi per urbanistica, ingegneria, giornalismo, musica composta in memoria delle vittime del terremoto: vogliamo che la gente si renda conto. Siamo un paese a grande rischio sismico, ma facciamo ben poco per la sicurezza. Non dobbiamo snaturare il territorio, non dobbiamo costruire in luoghi a rischio, dobbiamo fare prevenzione. L’ Associazione è basata sul volontariato, mettiamo la nostra esperienza a disposizione dell’Ordine degli Architetti, degli Ingegneri. E’ una lotta dura perché nessuno vuole investire in prevenzione. Renzi è stato il primo a dire che bisogna mettere in sicurezza le scuole, l’idea è veramente apprezzabile, speriamo che divenga un normale modo di vivere…” Poi Maria Grazia Piccinini aggiunge: “Mi pare di lavorare in tandem con Ilaria, sento il suo sostegno, quando non sono decisa in una cosa attendo, e sento una guida, non può essere altro che lei!” 40 Paola Giovetti Questa mamma razionale e concreta, di grande sensibilità, non ha infatti mai pensato di aver perduto la figlia per sempre, ma ha cominciato subito a cercarla: “Volevo parlare con lei, fui indirizzata al Movimento della Speranza e lì ho conosciuto chi mi ha insegnato a registrare le voci. All’inizio non riuscivo, è stato difficile, ma poi ce l’ho fatta: per raggiungere mia figlia avrei sperimentato qualsiasi cosa – purchè onesta e corretta! Qualche volta ho anche scritto messaggi con la scrittura automatica, però non so se venga da lei o da me, visto che siamo molto simili, e così ho preferito la psicofonia che è più oggettiva e non consente dubbi. Ilaria in vita era molto generosa, aiutava tutti, a scuola passava i compiti, non lasciava nessuno solo, e secondo me ha continuato anche dopo. L’Associazione, che ora è una Fondazione, penso che l’abbia suggerita, o almeno appoggiata, lei; mi si aprono tante porte che sembravano chiuse, si creano da sole tante opportunità, incontro quasi per caso persone che impensabilmente aiutano…” Poi questa mamma coraggiosa conclude: “Nonostante tutto mi sento fortunata: ho avuto una figlia che non è da tutti avere. Lei è andata via, ma io ho trovato il modo di trasformare la tragedia in qualcosa di positivo. Ho capacità e professionalità che hanno consentito al seme di germogliare, e voglio mettere tutto ciò a disposizione di altri per evitare che simili cose avvengano ancora”. Per saperne di più: www.ilariarambaldionlus.it Summary Maria Grazia Piccinini, lawyer, lost her young daughter Ilaria in the terrible heartquake of L’Aquila (April 2009). Ilaria died together with her partner and many other students in the falling down of the modern palace she was living in. Reason of the ruin: the palace was built in the wrong place and in the wrong way. Her mother is now fighting with all her energy in order to catch the attention of the public opinion for the problem of prevention. She is sure to be in touch with her deceased daughter, who – she firmly believes – helps her in this mission. A tutti i lettori Vi invitiamo a volerci cortesemente inviare il vostro indirizzo di posta elettronica per una migliore possibilità di contatto e collaborazione. Grazie! [email protected] Luce e Ombra, vol. 115, fasc. 1, gennaio-marzo 2015, pagg. 41-48 Perch L’ Angelo del dolore Il dolore e la compassione Sergio Antonio Laghi La Compassione è “la Legge delle Leggi, Armonia Eterna, un’Essenza Universale sconfinata, Luce della Giustizia perenne, congruenza di tutte le cose, la legge dell’Amore Eterno” H. P. Blavatsky (La voce del silenzio) La compassione è un sentimento molto più profondo e nobile della commiserazione. La commiserazione ha le sue radici nella paura, nel timore cioè che la stessa sventura che ha colpito un altro e alla quale stiamo assistendo, possa capitare a noi; spesso inoltre si accompagna a un senso di condiscendenza. 42 Sergio Antonio Laghi E’ stato giustamente detto che quando la nostra paura entra in contatto col dolore di qualcuno, diventa commiserazione, mentre quando è il nostro amore a incontrare il dolore di qualcuno, diventa compassione. La pratica della compassione comporta la consapevolezza che tutti gli esseri viventi, in base alla comune appartenenza all’albero della vita sia pure in grado e in modo diverso, hanno una loro dignità che va rispettata; tutti, sia pure in modo e in grado diverso, sentono e soffrono e la loro sofferenza, spesso causata dalla crudeltà, dall’insensibilità e dall’ignoranza dell’Homo Sapiens Sapiens, va condivisa e alleviata. Angel of Grief, “L’Angelo del Dolore”, è una stupenda opera in marmo e pietra creata dallo scultore americano William Welmore Story nato nel Massachussetts nel 1819, e trasferito in Italia nel 1848. Il monumento funebre eretto in memoria della moglie Evelyn si trova nel Cimitero Inglese di Roma. Lo scultore lo terminò poco prima di morire. Lì è sepolto insieme alla moglie e al piccolo figlio Joseph. La scultura di Welmore offre una immagine di straziante umanità. Un Angelo piangente in preda allo sconforto, al dolore più profondo e senza speranza, si accascia su una tomba, un Angelo che evidentemente ha abdicato alla sua origine e alla sua funzione. Le sue ali, un tempo levate verso l’alto, sono ora inerti e addossate al corpo. “L’angelo - così lo descrive un critico d’arte - è inginocchiato davanti a un piedistallo, con la testa appoggiata sul suo braccio, mentre piange con il volto nascosto. La sua mano penzola impotente oltre il fronte del piedistallo, e la curvatura delle dita così ben dettagliata conferisce un’incredibile sensazione di tristezza e di vuoto all’intera parte frontale della scultura. Alcuni fiori di pietra sono sparsi alla base del piedistallo, come se l’angelo li avesse fatti cadere attanagliato dal dolore in un momento di sconforto. Anche le ali, che normalmente si ergerebbero alte, diritte e fiere, sono tristemente curve e piene di grazia sulla schiena dell’angelo, dando l’impressione che abbia perso la speranza. Il corpo si è come abbandonato totalmente al suo dolore e la sensazione che trasmette l’opera è di straziante umanità.” Un angelo è un Essere puramente spirituale, un araldo dell’Altissimo, un messaggero dell’inconscio, portatore di un messaggio transpersonale, latore di una realtà che viene da un altro piano di coscienza, è un portatore di luce. Vederlo piangere è una cosa che desta una emozione profonda e un senso di disagio. L’ Angelo del dolore 43 Un angelo che piange e si addolora è un Angelo che ha scelto di rinunciare alla sua natura angelica per divenire un essere umano - e come tale non è più un angelo. Certe caratteristiche degli umani come la compassione non sono proprie degli angeli. Gesù piange davanti al sepolcro dell’amico Lazzaro, versa lacrime di sangue nell’orto di Getsemani in preda a una angoscia mortale e, sulla croce, esprime compassione per chi lo sta crocifiggendo. Ma Gesù non è un essere totalmente spirituale ne’ un Dio mascherato da uomo, è l’Uomo per eccellenza con tutti i sentimenti e il dolore di un Uomo seppure nello stesso tempo in identità profonda con la Radice Eterna. Che cosa può fare piangere un Angelo? La scomparsa della persona amata, dopo una vita trascorsa insieme nella gioia e nel dolore? Il dolore di un bambino piccolo che assiste ai funerali di sua madre? Il suicidio di una povera creatura? Una madre che vede morire suo figlio, mentre gli altri bambini giocano? Un pulcino neonato che viene gettato vivo nel tritacarne? La vista di un povero rospo mutilato e martirizzato da un gruppo di monelli? La scoperta dei neuroni specchio, le cellule nervose specializzate che ci permettono di sentire come nostri i dolori e le gioie degli altri, è la conferma tangibile della profonda verità contenuta nelle antiche parole “ut unum sint” e “ta tvam asi”. Non credo, come affermano i cosidetti “ riduttivisti dall’alto”, che la virtù universale e altissima della compassione si possa ridurre alla presenza di queste cellule nervose, credo al contrario che la Compassione universale si serva di queste strutture nervose per potere essere percepita dalla creatura umana. Credo con Platone che ogni cosa abbia una radice in cielo; in altre parole, credo che una funzione inferiore sussista onde vi possa essere un significato superiore e non viceversa come invece affermano i moderni assertori del riduzionismo ontologico. Mi è piaciuto associare l’immagine di questa splendida scultura dell’Angelo piangente con tutti i sentimenti che essa inspira a due famose poesie purtroppo ormai dimenticate, e a me care fino dagli anni dell’infanzia e della giovinezza: “La Priere” di Francis Jammes (18681938) messa in musica da George Brassen e “Le Crapaud” (Il Rospo) di Victor Hugo. Entrambe hanno sempre suscitato in me sentimenti di commozione profonda. Sono immagini che attivano i nostri neuroni specchio e ci rendono migliori nella comprensione e compassione per il prossimo, per qualsiasi essere vivente che soffre o che gioisce. 44 Sergio Antonio Laghi La Priere Per il bambino che muore accanto a sua madre mentre degli altri bambini si divertono in giardino; e per l’uccello ferito che non sa come mai la sua ala, all’improvviso, s’insanguina, e scende giù. Per la fame e la sete, per il delirio ardente: ti saluto, Maria. Per i ragazzi picchiati dall’ubriaco che torna a casa, per l’asino preso a calci nella pancia, per l’umiliazione dell’innocente punito, per la vergine venduta e che è stata spogliata: ti saluto, Maria. Per il mendicante che mai ha avuto altra corona che il volo dei calabroni, amici dei gialli frutteti, ed altro scettro che un bastone per scacciare i cani; per il poeta a cui sanguina la fronte cinta dalle spine dei desideri che non ha mai raggiunto: ti saluto, Maria. Per la vecchia che, traballando sotto troppo peso grida, “Mio Dio!”, per lo sventurato le cui braccia non han potuto appoggiarsi ad un amore umano come Gesù crocifisso a Simone Cireneo; per il cavallo schiacciato dal carro che tirava: ti saluto, Maria. Per i quattro orizzonti che crocifiggono il mondo, per tutti coloro cui la carne si strappa e soccombe, per chi è senza piedi, per chi è senza mani, e per il giusto tacciato d’essere assassino: ti saluto, Maria. Per la madre cui han detto che suo figlio é guarito, per l’uccello che soccorre l’uccello caduto dal nido, per l’erba assetata che beve acqua di mare, per il bacio perduto, per l’amore ricambiato per il mendicante che ritrova la sua moneta: ti saluto, Maria L’ Angelo del dolore 45 Alle immagini che Francis Jammes evocò più di un secolo fa io vorrei raccomandare alla Madre Eterna anche le vittime, per lo più ignorate, della crudeltà e insensibilità dell’uomo attuale. Innanzitutto i suicidi, gli esseri più disperati, i più bisognosi della carezza e del sorriso di Dio che la splendida “preghiera in gennaio” di Fabrizio De Andrè meglio non poteva rappresentare (e che non sono ricordati nella “Priere” forse a causa del cattolicesimo in realtà molto dogmatico di Francis Jammes); e poi i feti fatti a pezzi, i bambini seviziati da adulti sadici depravati e feroci, o barbaramente uccisi dagli stessi genitori impazziti, i piccoli dimenticati in un’auto dai genitori e deceduti per il calore. E vorrei rammentare alla Madre Dolorosa gli orrori degli allevamenti intensivi dove i pulcini neonati scartati vengono gettati vivi nel tritacarne o chiusi in un sacco e arsi vivi e dove le oche e le anatre vengono ingozzate a forza e gli agnelli appesi a un uncino e sgozzati davanti agli occhi atterriti degli infelici compagni di sventura. E le grida strazianti dei maiali al macello e il doloroso muggito dei vitelli trascinati al supplizio e i cuccioli di foca massacrati brutalmente. Le Crapaud, “Il rospo”, è una splendida toccante poesia di Victor Hugo che mio padre mi leggeva nella traduzione di Giovanni Pascoli, durante l’infanzia. E’ un brano ispirato a un profondissimo senso di umanità e che dato l’alto valore educativo dovrebbe essere letto e commentato nelle scuole. Ne esiste una splendida traduzione moderna a firma Barbara X che invito a leggere e meditare. Questo il fatto descritto da Victor Hugo: un rospo, la cui unica colpa è la sua cosidetta bruttezza,viene ferito dai passanti e poi preso di mira, dileggiato e torturato da una banda di ragazzi i quali, al culmine del loro crudele e insensato divertimento, decidono la sua sorte: finirà sotto un carro che sta sopraggiungendo trainato da un asino. Ma l’asino, creatura malridotta e sventurata come il rospo, impartisce loro una ineffabile lezione: con un supremo sforzo, sotto i colpi di frusta , riesce a deviare la traiettoria della ruota, e a salvare così la vita al rospo. Questo gesto, con la potenza di un fulmine, fa breccia nel cuore dei ragazzi: dal cielo, dall’alto o forse dal profondo della loro interiorità, si ode allora una Voce che invita tutti ad essere buoni. Questo è il messaggio della poesia. Profonde e toccanti sono le parole con cui il Poeta conclude la sua storia: Oh, quale ineffabile spettacolo! L’ombra misericordiosa, l’anima costretta al buio soccorre l’anima nelle tenebre, l’idiota, mosso a compassione, si curva sull’essere ripugnante, il buon dannato dà speranza a chi è stato accusato di malvagità! 46 Sergio Antonio Laghi L’animale che si eleva, mentre l’uomo indietreggia! Nell’irreale serenità del pallido crepuscolo, l’orrenda bestia meditò per un istante e scoprì d’esser parte di quella misteriosa e profonda dolcezza; bastò che un lampo di grazia splendesse nel suo essere per renderla del tutto simile a una stella eterna. L’asino che era rientrato la sera, sovraccarico, distrutto, morente, e sentiva sanguinare i suoi poveri zoccoli consunti, aveva fatto qualche passo in più, aveva scartato e deviato per non schiacciare un rospo nel fango. Quest’asino meschino, sudicio, straziato dai colpi di bastone, ha mostrato d’esser più nobile di Socrate e più grande di Platone. Che vai cercando, filosofo? Oh, pensatore, stai elucubrando? Volete forse trovare la verità fra queste nebbie maledette? E allora credete, piangete, immergetevi nell’insondabile amore! Chi è buono vede chiaro quando giunge all’oscuro bivio; chi è buono dimora in un angolo di cielo. Oh, saggio, la bontà che rischiara il volto del mondo, la bontà, questo sguardo ingenuo del mattino, la bontà, limpido raggio di sole che scalda l’ignoto, l’istinto che, nella tenebra e nella sofferenza, ama, è quel legame ineffabile e supremo che equipara nell’ombra – ahimè, spesso così lugubre! Il grande innocente, l’Asino, a Dio il grande sapiente” La compassione è l’Amore stesso di Dio che tocca il cuore degli uomini e si diffonde tramite questi ultimi, come un balsamo, a tutti gli esseri viventi. “L’amore per il prossimo- scriveva Simon Weil- è l’amore che scende da Dio verso l’uomo. E’ anteriore a quello che sale dall’uomo verso Dio. Dio è ansioso di scendere verso gli sventurati. Non appena un’anima, fosse anche l’ultima, la più miserabile, la più deforme è disposta ad acconsentire, Dio si precipita in lei per poter guardare ed ascoltare gli sventurati tramite suo. Solo col tempo l’anima si accorge di questa presenza. Ma anche se non trovasse la parola per esprimerla, Dio è presente dovunque gli sventurati sono amati per se stessi”. La compassione non è un istinto solidaristico di specie come quello delle formiche o delle api, e neppure è una convenzione di categoria come avviene tra gli aderenti a un partito o a una consorteria; essa è la più alta delle virtù e come tutte le virtù è un istinto illuminato dalla consapevolezza. L’ Angelo del dolore 47 Ogni uomo compassionevole sente profondamente nel suo intimo che ogni essere vivente ha diritto al rispetto della propria dignità. L’uomo che, almeno sul nostro pianeta, sembra possedere il grado più alto di intelletto, ha il sacrosanto dovere di proteggere e custodire gli esseri viventi e di salvaguardarne la dignità. Siamo purtroppo ancora dominati dalla visione antropocentrica dell’uomo dominatore e sfruttatore che attualmente impera nel nostro pianeta. La responsabilità dell’uomo in questo campo è enorme: egli ha il dovere di rispettare e di fare funzionare il disegno della Creazione. Mi convincono molto di più certi appassionati interventi in difesa delle creature chiuse nei lager degli allevamenti industriali, da parte di persone che paradossalmente amano definirsi atee o agnostiche, piuttosto che non le tiepide affermazioni di certi illustri porporati che affermano con assoluta certezza che agli animali è preclusa l’eternità. “Dio dorme nelle pietre, sogna nelle piante, si sveglia negli animali e si contempla nell’uomo”, dice un detto orientale. “La natura geme e soffre nelle doglie del parto” in attesa di essere “liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio”, afferma S.Paolo. “Tutta la creazione è una realtà sponsale, in relazione con un Dio sposo innamorato delle sue creature che vuole rendere partecipi del suo amore in stretta comunione e alleanza”, precisa Madre Maria Fiamma Maddalena Faberi in un suo splendida e lucida riflessione sul significato della sponsalità. All’uomo dunque, e solo all’uomo, viene affidato il compito di salvaguardare tutte le creature in cui è presente sia pure in modo e in grado diverso, l’Unico Olografico, ”Colui che ha mille nomi e non ne ha nessuno”. Praticare la compassione non è solo sentire e condividere interiormente il dolore degli altri, ma operare attivamente contro l’ignoranza, la crudeltà e la superbia di chi cerca di trasformare la terra in un inferno. Il Cristo non ha mani - dice un’antica preghiera del 14°secolo - ha solo le nostre mani per fare il suo lavoro oggi. Il Cristo non ha piedi, ha solo i nostri piedi per guidare l’uomo sui suoi sentieri. Il Cristo non ha labbra, ha solo le nostre labbra per raccontare di sé agli uomini di oggi. Noi siamo l’unica Bibbia che i popoli leggono ancora, siamo l’unico messaggio di Dio scritto in opere e in parole.” 48 Sergio Antonio Laghi Summary The image of a big angel who cries in the grip of deep pain, abandoned on a tomb, arouses a series of reflections in the human soul and brings back to memory poems and prayers from an almost forgotten past. What brings a creature of light to share the pain of human beings if not compassion? This universal empathy is Love itself, which touches the human heart and spreads via the human heart to all living beings. Il pittore medianico brasiliano Florencio alla Fondazione Nel pomeriggio del 22 gennaio il pittore brasiliano Florenzio è stato ospite della Biblioteca/Fondazione Bozzano-De Boni dove ha tenuto una seduta di pittura in trance: nel corso di meno di due ore ha dipinto 9 quadri di grande formato, lavorando per lo più direttamente con le dita: quadri a firma Renoir, Monet, Van Gogh, Gauguin e altri (un dolente e commovente volto di Cristo addirittura a firma Rembrandt), nello stile tipico dei rispettivi “autori”. Al risveglio dalla trance Florencio non ha nessuna memoria di quello che è avvenuto e i quadri devono essergli mostrati perché ne prenda notizia. I quadri vengono in genere venduti tra il pubblico presente e il ricavato va a beneficio dei bambini delle favelas che Florencio sostiene nella sua città Salvador de Bahia. Florencio ha 41 anni, svolge l’attività di medium da quando ne aveva sedici ed è docente di pedagogia presso l’università della sua città. Nel prossimo numero di “Luce e Ombra” riferiremo più dettagliatamente sulla seduta riportando anche le fotografie dei quadri realizzati nell’occasione. Luce e Ombra, vol. 115, fasc. 1, gennaio-marzo 2015, pagg. 49-73 LUOGHI DI FORZA Sabato 8 novembre presso la Fondazione/Biblioteca Bozzano De Boni si è svolta una Giornata di studio sul tema “Luoghi di forza”. Riportiamo qui di seguito alcuni degli interventi svolti in quell’occasione. L’energia del luogo Paola Giovetti I cosiddetti “luoghi di forza” sono zone cariche di particolare energia, che gli antichi ben conoscevano, tant’è vero che le scelsero per erigere monumenti e santuari destinati a imbrigliare e sfruttare al massimo le benefiche radiazioni terrestri e a mitigare gli aspetti negativi. Oggi questa antica sapienza è stata in gran parte dimenticata, però probabilmente ognuno di noi ne ha fatto, senza saperlo, esperienza. Chi per esempio – per non citarne che alcuni - ha visitato luoghi come Stonehenge, la Grande Piramide, Delfi, Olimpia, Paestum, l’abbazia di Glastonbury in Inghilterra, la cattedrale di Santiago di Compostela in Spagna o quella di Chartres in Francia, ha certamente percepito la forza, la pace e l’armonia che queste località emanano, e le avrà attribuite alla bellezza della natura del luogo e dell’edificio. Il che è senz’altro vero, ma c’è qualcosa di più: l’energia del luogo. Gli antichi parlavano di genius loci, con cui intendevano l’essenza, l’anima, la forza del luogo: una forza percepibile al punto da indurli a interpretarla come una divinità, personificazione degli elementi naturali - monte, pianura, fonte o fiume che fosse. E sapevano costruire in modo che la struttura dell’edificio fosse in armonia con la natura circostante e creasse con essa un unicum: si pensi al tempio greco e alla sua sempre armoniosa collocazione. Da dove viene questa energia? La terra non è un organismo inerte e neutro, ma una creatura vivente, dove tutto è collegato e interagisce. E come il corpo umano è percorso dal sistema arterioso e nervoso, così la terra è percorsa e irrorata da un sistema di acque sotterranee e correnti magnetiche che emanano vibrazioni. Tale situazione può produrre risultati diversi, creando luoghi “positivi” (si parla allora di 50 Paola Giovetti luoghi “alti” di energia, come quelli sopra citati) e luoghi “negativi”: luoghi cioè che donano energia e benessere, e luoghi che succhiano energia e addirittura possono provocare malattie - le cosìddette zone geopatogene. In questa sede ci occuperemo dei luoghi positivi. Per individuarli si ricorre oggi a sofisticati sistemi di misurazione, ma gli antichi sapevano bene come riconoscerli; sapevano anche fino a che punto tale riconoscimento fosse importante e, per esempio, prima di costruire una città o anche un edificio pubblico recintavano lo spazio prescelto e vi facevano pascolare un gregge. Dopo un anno studiavano il fegato delle pecore, il cui stato di salute indicava se il luogo era idoneo per costruire oppure no. Il comportamento degli animali è molto significativo al riguardo. Mucche, cavalli, capre, polli evitano i luoghi perturbati e, se costretti a viverci, si ammalano: nelle nostre stalle capitava non di rado di vedere una posta lasciata vuota in quanto il contadino sapeva per esperienza che gli animali collocati lì si ammalavano. Cicogne e colombe evitano di costruirsi il nido su punti che succhiano energia: di qui la voce popolare che attribuisce fortuna e prosperità alla casa sulla quale esse nidificano. Anche le piante possono fungere da indicatori: infatti, se collocate in zone perturbate, crescono male, il tronco si contorce, non danno frutti, e addirittura si ammalano producendo a volte escrescenze che sono veri e propri tumori. Nell’antichità le zone di energia positiva sono state utilizzate per erigervi luoghi di culto, su cui successivamente sono state edificate chiese e cappelle cristiane. Particolari vibrazioni energetiche sono presenti nei luoghi dove si sono manifestate entità superiori (apparizioni della Vergine o di angeli), dove sono vissute personalità straordinarie come San Francesco o Padre Pio, dove sono custodite e venerate reliquie di santi, i luoghi di pellegrinaggio dove le preghiere degli uomini hanno lasciato nel tempo una traccia invisibile ma intensa: valga per tutto l’esempio del camino di Santiago, percorso per secoli da innumerevoli pellegrini. Maestri nell’individuare i luoghi positivi sono stati i cinesi, che idearono il Feng Shui, l’antica arte che in Cina è tuttora alla base del rapporto uomo-natura. Il Feng Shui individua le correnti nascoste di energia che percorrono la terra, allo stesso modo in cui i meridiani dell’agopuntura percorrono il corpo umano, insegna a vivere in armonia con l’ambiente e a trarre il massimo beneficio dall’essere nel posto giusto al momento giusto. Anche per noi occidentali, nonostante gli abusi perpetrati negli ultimi decenni ai danni della natura e dell’ambiente, le cose stanno gradualmente cambiando. Cambia soprattutto la Luoghi di forza 51 coscienza del singolo e poco per volta, silenziosamente, sta nascendo una nuova scienza, la geobiologia, che dalla dottoressa Blanche Merzt, ingegnere, pioniere in questo campo, è stata descritta come una disciplina “che studia il rapporto tra l’uomo, il suo benessere e la sua salute e il luogo in cui vive, e insegna a vivere in armonia col mondo circostante, con l’universo, la terra, gli animali e le piante”. Praticata e divulgata soprattutto nei paesi anglosassoni, in questo inizio di millennio la geobiologia si sta diffondendo anche in altri paesi, coinvolgendo molte discipline: geologia, architettura, fisica, medicina, radiestesia, archeologia, arte, storia, religione. Come si fa a individuare e misurare l’energia del luogo? Lo strumento migliore è e resterà sempre l’uomo, che armato di pendolo o bacchetta rabdomantica reagisce agli stimoli dell’ambiente. Esistono poi altri strumenti di misurazione: il contatore Geiger per registrare la radioattività locale, il geomagnetometro per misurare le anomalie del campo magnetico terrestre statico, il rayometer per la misurazione dell’energia in Hz e l’individuazione delle zone geopatogene, e il biometer per misurare l’intensità dell’energia del luogo. Quest’ultimo strumento, ideato dal fisico francese Alfred Bovis (1871-1947), ha una scala media che va da 0 a 10.000 unità Bovis. Il valore medio neutrale è 6500 unità; al di sotto di questo il luogo sottrae energia all’uomo, al di sopra lo carica fisicamente. Un luogo con 7000-9000 unità Bovis è considerato ottimale per l’uomo; oltre i 9000 il carico può risultare eccessivo per chi vi soggiorna costantemente ; 10.000 unità portano verso una coscienza superiore. La dottoressa Mertz ha misurato luoghi con 18.000 unità Bovis e anche più, specie luoghi sacri, traendone la conclusione che la scelta di quel sito non poteva essere casuale. Tali valori, dice, avvicinano alla sfera spirituale. Facciamo ora un viaggio virtuale tra alcune delle località più celebri del mondo, nelle quali sono stati riscontrati valori altissimi. Mitreo di San Clemente, Roma. Perfetto esempio di sovrapposizione di luoghi di culto di diversa tradizione nello stesso sito. Sotto all’attuale basilica ne fu scoperta un’altra protocristiana e più sotto ancora, a un terzo livello, i locali dedicati al culto misterico, iniziatico, del dio persiano Mitra: il mitreo, appunto, a forma di grotta, uno dei più belli e meglio conservati che si conoscano. Al centro, su un cippo, è rappresentato il dio Mitra che uccide il terribile toro creato dal dio del male. La volta è trapunta di fori che rappresentano le stelle, dai quali passava la luce del sole o della luna. Mitra era considerato il dio del cielo ed era quindi una figura legata all’oltretomba e alla salvezza delle anime dopo la morte. 52 Paola Giovetti Il mitreo di San Clemente a Roma Stonehenge (Inghilterra). Costruzione megalitica a pietre infisse, tipica della fine del neolitico e della prima età del ferro. Le misurazioni col Carbonio 14 lo fanno risalire al 2800 a.C. Il grande cerchio di pietra di erge ancora oggi in tutta la sua maestà: nonostante gli insulti del tempo e le massicce asportazioni di materiale avvenute nei secoli, l’imponenza del monumento è straordinaria. Gli enormi massi, le “pietre blu”, vengono dai monti Presuli, che si trovano nel Galles a 360 km di distanza. Si ritiene che Stonehenge fosse un sofisticato osservatorio astronomico, testimonianza dell’antico rapporto tra l’uomo e il cielo, e anche un luogo di culto e forse di ricerca scientifica: gli antichi sacerdoti erano esperti astronomi. Luogo straordinario anche dal punto di vista energetico, come hanno testimoniato gli esperti. Stonehenge (Inghilterra) Luoghi di forza 53 Teotihuacan (Città del Messico). E’ il più importante centro cerimoniale dell’America Centrale. Le sue vestigia si estendono per un territorio di oltre 36 kmq, al centro del quale si trova il centro rituale, che ne occupa il 10%. Risale al I° secolo d.C. e in lingua nuatl il nome significa “luogo degli dei”. Le due piramidi maggiori sono dedicate rispettivamente al Sole e alla Luna: qui sono stati misurati valori intorno alle 20.000 unità Bovis. Un’energia vibrazionale altissima rimasta intatta nonostante il tramontare dei popoli, delle culture e delle tradizioni religiose. La Piramide del Sole di Teotihuacan Delphi (Grecia). Collocato in splendida posizione non lontano dal Il tempio di Apollo a Delfi (Grecia) 54 Paola Giovetti golfo di Corinto, il celebre e frequentatissimo santuario nazionale greco era dedicato ad Apollo Pizio, cioè uccisore del drago Pitone. Qui la Sibilla accoglieva i pellegrini e in trance dava responsi spesso veramente “sibillini”. Glastonbury (Inghilterra). In questo luogo venne Giuseppe di Arimatea portando con sé il Graal, la coppa nella quale era stato raccolto il sangue di Gesù in croce; egli costruì una prima piccola chiesa sulla quale poi ne furono edificate altre. Quella di Glastonbury fu una potentissima abbazia, il cui abate non volle sottomettersi a Enrico VIII, che lo fece giustiziare e ne incamerò i beni. L’abbazia e i locali adiacenti furono distrutti; ciò che resta testimonia però di una straordinaria grandezza. Qui è stata scoperta la tomba di re Artù e della sua sposa. Rovine dell’abbazia di Glastonbury Taj Mahal (Agra, India). Straordinario mausoleo moghul di marmo bianco, fatto edificare dall’imperatore Shah Jahan in onore dell’amatissima moglie, morta a 38 anni nel dare alla luce il 14° figlio. Il marmo proviene da cave distanti 300 km. Monumento all’amore, perfetta armonia e simmetria di forme, colori, ambientazione. E’ uno dei monumenti più visitati e ammirati del mondo. Luoghi di forza 55 Taj Mahal Castel del Monte (Andria). Situato in zona isolata, collinare e boscosa, perfettamente conservato, il castello –di una eleganza pari soltanto all’originalità - ha forma ottagonale e presenta agli spigoli altrettante torri ottagonali; al centro ha un cortile anch’esso ottagonale. Ognuno dei due piani ha otto stanze a forma di trapezio, oggi spoglie ma un tempo ricche di marmi, arredi e sculture. Di questo monumento si sa poco: sembra che la sua costruzione sia legata ai Templari, i leggendari monaci-guerrieri difensori dei luoghi sacri e dei pelligrini. Tradizionalmente però il castello è legato a Federico II, che forse lo volle come castello di caccia, anche se l’edificio non ha nessuna delle caratteristiche dell’abitazione. Un autentico luogo di forza, il cui fascino è aumentato dal mistero che tuttora lo circonda. Castel del Monte 56 Paola Giovetti Santiago de Compostela (Spagna). La località è legata a Giacomo il Maggiore, discepolo di Gesù, che dopo la crocifissione si recò a evangelizzare la Spagna. Dopo aver fondato alcune comunità tornò in Giudea dove Erode Agrippa lo fece decapitare. I suoi discepoli però raccolsero il corpo, lo imbarcarono su una nave e dopo sette giorni di navigazione arrivarono in Galizia. Qui lo seppellirono e sul sepolcro eressero una piccola cappella. Nel tempo però del sepolcro di san Giacomo (Jago per gli spagnoli) si persero le tracce e non se ne seppe più nulla finchè un eremita di nome Pelagio notò una stella luminosissima che illuminava un’altura: chiamò quel sito Campus stellae (il campo della stella, da cui Compostela) e ipotizzò che potesse essere quello dove era sepolto l’apostolo di Gesù. Gli scavi dimostrarono che aveva ragione. Sul luogo fu edificata una prima chiesa e poi un’altra e il sepolcro di San Giacomo divenne metà di infiniti pellegrinaggi: vi si recarono anche personalità come san Francesco e santa Brigida di Svezia. Secoli di preghiere e pellegrinaggi hanno dotato questo luogo di una forza straordinaria: al di sopra della cripta dove riposa il corpo del santo sono state riscontrate ben 21.000 unità Bovis. La cattedrale di Santiago di Compostela Luoghi di forza 57 Chartres (Francia). La collina dove sorge la cattedrale è stata luogo di culto e pellegrinaggio fin da tempi antichissimi. All’epoca della conquista della Gallia da parte di Cesare c’era un bosco di querce sacre, con una sorgente venerata dai Celti. Quando la regione fu cristianizzata qui fiorì il culto della Vergine. Varie chiese si sono sovrapposte, quella attuale fu completata nel 1220. Perfetto gotico, esprime pienamente la tensione verso l’alto. Dal punto di vista energetico la cattedrale è stata molto studiata. Sotto la chiesa, a 37 metri di profondità, scorre un fiume e nella zona dell’altare si incontrano 14 canali artificiali: situazione che rende la cattedrale una sorta di cassa armonica per le vibrazioni del luogo e della sua energia. Le unità Bovis qui riscontrate sono 18.000. La cattedrale di Chartres Monte Sant’Angelo (Gargano). Luogo specialissimo, dove sarebbe apparso più volte l’arcangelo Michele per segnalare la sacralità del luogo e interagire nella storia umana. La grotta dell’arcangelo, sulla quale poi Carlo d’Angiò fece costruire una chiesa, è un luogo di grande suggestione: grandiosa caverna di potente raccoglimento, da secoli meta di pellegrini, dove l’arte ha lasciato preziose testimonianze. 58 Paola Giovetti La grotta dell’arcangelo a Monte Sant’Angelo Goetheanum (Dornach, Svizzera). Voluto da Rudolf Steiner come sede per le sue molteplici attività, il Goetheanum (così chiamato in onore di Goethe) sorge presso la cittadina svizzera di Dornach, a pochi km da Basilea, su un terreno che Steiner trovò particolarmente “carico” e armonico, e quindi adeguato ai suoi scopi. Costruzione straordinaria e assolutamente innovativa per i tempi (inizio del XX secolo), il Goetheanum è stato progettato e realizzato personalmente da Steiner. Un luogo di forza al quale l’opera di un uomo speciale ha conferito un’aura inimitabile: per usare le parole di Steiner stesso, “un simbolo della vita spirituale dei tempi nuovi”. Il Goetheanum di Rudelf Steiner a Dornach Luoghi di forza 59 Il luogo di forza personale. Abbiamo fin qui parlato di luoghi speciali; dedichiamo ora due parole a un altro aspetto più semplice e quotidiano, ma non meno importante: il luogo di forza personale. Nella nostra epoca così stressata e frenetica è infatti assai benefico poter contare su un luogo capace di caricare, armonizzare, dare pace. Un simile luogo è importante come il cibo, in quanto la nostra vitalità e il nostro benessere possono dipendere in vasta misura dal sito in cui viviamo o dove ci tratteniamo a lungo. Il luogo di forza personale non deve essere necessariamente una celebre cattedrale, un grandioso monumento megalitico o una località ricca di memorie storiche come quelle sopra descritte: può essere un sito senza edifici prestigiosi, poco appariscente o addirittura modesto, ma capace di donare equilibrio e serenità. Può trattarsi anche di un angolo nella libera natura, o addirittura nel proprio giardino. A volte può bastare mettersi sotto un albero sano e appoggiarsi al suo tronco per assorbire la benefica energia della pianta e sentirsi meglio. Persino un angolino della casa può fungere da luogo di forza: un luogo cioè particolarmente armonico e raccolto, dove ritirarsi a leggere, riposare, meditare dopo le fatiche della giornata o prima di affrontarne di nuove. Per rendere questo angolino particolarmente gradevole e dispensatore di energie può essere opportuno collocarvi una fotografia del luogo di forza che si conosce e che ci ha maggiormente coinvolti, per esempio una cascata, una basilica, un antico tempio. In questo modo, rievocando nella memoria le sensazioni e le emozioni provate, l’effetto energetico sarà potenziato. Una volta trovato il proprio luogo di forza, lo si può utilizzare – possibilmente da soli – per raccogliersi e recuperare energie. Summary In November 2014 the Fondazione/Biblioteca Bozzano-De Boni organized a one-day conference about “Energy places”. Old people knew very well this energy and how to create buildings and temples which could bridle and make the most of the positive radiations and mitigate the negative ones. In this article P. Giovetti presents the subject in general and describes some of the most famous monuments of the world. In the two following articles the archaeologist Maria Longhena writes about the famous greeck temple of Delfi and the Italian cave of the Sibilla of Cuma; and the architect Gianfranco Cuccoli describes the magnificent old European Cathedrals. 60 Maria Longhena I santuari di Delfi e di Cuma Gli oracoli delle Sibille e i luoghi delle forze sotterranee Maria Longhena Vi furono luoghi nel mondo antico che divennero importanti centri religiosi e meta di pellegrinaggi nel corso di molti secoli. Il più celebre dell’antica Grecia può essere considerato il santuario di Delfi, posto sulle estreme pendici del Parnaso, dedicato al Dio Apollo. Gli scavi archeologici hanno dimostrato che in epoca micenea Delfi, allora chiamata “Pitho”, era la sede di una o più divinità femminili: nel successivo periodo classico, a questo culto ancestrale si sovrappose quello della celebre divinità maschile, tutelare della Luce. Tuttavia le protagoniste e le rappresentanti della religiosità di questo santuario furono soprattutto le “Pizie”, ovvero le sacerdotesse del dio, eredi dell’originaria figura sacra femminile. Prima di proferire Il dio Apollo con la lira, i responsi, esse si sottoponevano a un cestatua del I secolo d.C. rimoniale propiziatorio: bevevano l’acqua della fonte Cassiotis, masticavano foglie di lauro e assorbivano i vapori esalati da alcune fenditure del terreno che provocavano uno stato di trance. Questo era il vero segreto del santuario ellenico, e della sua importanza nata agli albori della storia: la sua ubicazione su un terreno particolare dal punto di vista geologico, che ancora oggi dà al visitatore la sensazione di trovarsi in un luogo carico di energie molto particolari, legate dunque alla terra, oltre che al fascino dei suoi monumenti straordinari e alla bellezza del paesaggio immutato nel tempo. Rimanendo in ambito classico ma spostandoci in terra italica, un luogo citato dalle fonti storiografiche richiama la sacralità di Delfi. I santuari di Delfi e di Cuma 61 Siamo in Campania, a Cuma, nella zona vulcanica oggi chiamata “Campi Flegrei”: qui, vicino al lago Averno che secondo gli antichi esalava vapori talmente tossici da annientare ogni forma di vita, la tradizione racconta che sorgeva l’antro della Sibilla. Questa viene descritta quale tremenda profetessa che predice il futuro; a Enea fuggiasco da Troia consente di trovare l’accesso al Mondo dell’Ade, per poter poi continuare il suo cammino. Anche qui, come a Delfi, la maga-veggente, dopo essere entrata in uno stato di trance, entra in contatto con il mondo dell’oltretomba e riesce a vedere il futuro dei mortali. Non è un caso che l’antro della Sibilla fosse ubicato proprio in un’area geografica ricca di fenomeni vulcanici, fra Cuma e Pozzuoli, dove “ la terra ribolle”. Dobbiamo a Virgilio la descrizione della trasformazione impresL’antro della Sibilla a Cuma sionante del suo volto e dello stato di incoscienza in cui cadeva al momento dell’oracolo: “E a lei che parla così, davanti all’ingresso, d’un tratto non rimase lo stesso volto, il colore, la chioma composta; ansima il petto, il cuore selvaggio si gonfia di rabbia, sembra più alta e di voce sovrumana …”(Eneide, libro VI) Un’antichissima tradizione dunque di sciamane o maghe, che prima dell’avvento delle religioni classiche assunsero il ruolo - prettamente femminile – di profetesse e indovine, ruolo che fu espressamente scelto in base alla conformazione molto speciale di certi luoghi, carichi di energie legate a movimenti tellurici e ad acque o vapori di origine vulcanica. Esalando i vapori e bevendo le acque che scaturivano dalle sorgenti termali – aiutate dall’assunzione di sostanze psicotrope - le Pizie e le Sibille del mondo antico alteravano la coscienza, cambiavano sembianze ed entravano in una dimensione inaccessibile ai comuni mortali, stabilendo un contatto tra la vita e la morte, l’umano e il divino. Mentre a Delfi, là dove un tempo esistevano solo acqua e roccia, sorse un complesso templare imponente e strutturato, a Cuma, nonostante l’importanza del culto e dell’oracolo, la Grotta, ovvero l’ “antro” misterioso che ospitava la maga, rimase tale, suggerendo l’idea di una dimensione quasi “selvaggia”, strettamente legata alla natura ed estranea all’opera dell’uomo. 62 Gianfranco Cuccoli I misteri delle cattedrali Luoghi di forza, luoghi di mistero Gianfranco Cuccoli Si può iniziare dicendo: “sin dai tempi più remoti l’uomo sentì una grande attrazione verso la terra …..“. “Come avranno potuto comunicare fra loro due uomini preistorici cercando di andare oltre il significato dei pochi suoni gutturali faticosamente espressi? Con ogni probabilità si saranno seduti l’uno di fronte all’altro, carichi di diffidenza ma al tempo stesso desiderosi di esprimersi e di divulgare ciò che la loro intelligenza, già per altro sviluppata, suggeriva. Certo l’incontro sulla riva sabbiosa di una desolata laguna sarà stato interrotto da scarsi fonemi male articolati e intervallato da lunghi silenzi finchè uno dei nostri progenitori, quasi a far subito comprendere all’altro una certa superiorità di pensiero, avrà tracciato con l’indice sulla sabbia un cerchio. Quella semplice figura, così scarna e primitiva, assumeva il magico significato dell’iniziale esoterismo e cioè della tendenza – sempre presente nell’animo dell’uomo e quindi già insita nel carattere di quel primitivo essere – di trasmettere una sorta di sapienza iniziatica. E perchè mai un circolo e non una qualsivoglia forma geometrica? Perchè quella traccia circolare sulla sabbia era l’inconscia proiezione del pensiero, un messaggio di ammirazione verso la natura che stava attorno. Il sole era infatti un disco infuocato, la luna una forma enigmatica a volte circolare......; insomma una infinità di elementi naturali suggerivano al nostro antichissimo progenitore di trasmettere all’altro interlocutore un messaggio ricco di significati misteriosi e non ancora decifrabili.” E di segni parleremo più ampiamente nel merito del racconto dei segni espressi nelle cattedrali. Infatti, anche a voler prescindere dal significato semantico, il segno, ovvero il segno del cerchio che ho citato un attimo fa, insieme ad altri innumerevoli segni (quadrato ecc.) determinerà gli spazi per la vita in comune, per esempio le dimore, i I misteri delle cattedrali 63 luoghi di incontro come le cattedrali, appunto, là dove altri segni, le figure, i racconti figurati e non prenderanno per mano chi li guarderà. Ritornando a quella riva sabbiosa di una laguna desolata raccontata con splendida immaginazione da quel grande studioso di diagrammazione, esoterismo e architettura che è stato l’architetto bolognese Luigi Vignali, si potrà dire con semplicità che “per forza” l’uomo rivolgeva un’attenzione speciale alla terra. E al cielo. In definitiva erano per lui gli unici punti di riferimento per sopravvivere, quindi tutte le manifestazioni che la terra e il cielo proponevano, andavano a far parte del bagaglio di esperienze e attaccamento che l’uomo viveva sulla propria pelle, giorno dopo giorno. L’uomo imparò così ad apprezzare particolarmente quegli aspetti di energia e quei segni che riteneva utili a migliorare la propria esistenza, e ad appagare l’innato desiderio di credenza e speranza nella divinità - o meglio ancora, in generale, ad associare a manifestazioni naturali il mistero del loro essere e la sacralità di qualcosa di superiore, in poche parole della divinità. Diamo per scontato, quindi, che intorno al primo secolo dopo l’anno Mille esistessero già, e già da tempo immemore, luoghi in cui vi erano manifestazioni di particolare energia legati a comportamenti insiti nella struttura stessa della terra, quali ad esempio geomagnetismo, percorsi d’acqua, spesso sotterranei, forze telluriche ecc., senza mai che essi si separassero dall’osservazione e interpretazione dei segni che si potevano rilevare nel cielo. In questi luoghi, che l’uomo considerava sacri, erano sorte edificazioni atte a celebrare le più disparate divinità a cui si rivolgeva l’uomo per venerare le stesse e per supplicare aiuti. Gli edifici di culto si sovrapponevano e/o si sostituivano ai precedenti, a seconda delle credenze prevalenti in quel momento, e ciò avvenne anche per il culto in epoca cristiana. Questo breve preambolo per meglio inquadrare l’argomento. Allora: le cattedrali, i loro misteri, i segni iconici, le rappresentazioni, le relazioni con i luoghi ove si recepivano forze misteriose, in definitiva la sacralità diffusa che veniva incanalata in un discorso religioso e culturale, legato a un’epoca del tutto particolare. Non mi soffermerò che per un attimo sulle definizioni e differenze storico/etimologiche tra Basilica (Casa del Signore), Duomo (che è sempre Casa del Signore, ma la più importante della città), Cattedrale (Casa del Signore, molto importante e sede della Cattedra del Vescovo). Gli aspetti che la “Casa del Signore” assume in Europa sono molteplici, praticamente tutti nel segno della Croce intesa come manifestazione di fede che ispirerà in Europa per lungo tempo l’edificazione degli edifici sacri cristiani. Ricordiamo la prima Basilica di San Pietro, San Marco a Venezia, Santa 64 Gianfranco Cuccoli Sabina a Roma dove si può constatare la presenza della diagrammazione generata dal simbolo del sacrificio del Cristo. Nei vari passaggi costruttivi si può già vedere l’intensificarsi dell’uso della diagrammazione con l’uso del triangolo o meglio del segno della squadra, che coniugandosi con il cerchio fa capire come le regole iniziatiche fossero già presenti anche in edificazioni sacre definite “romaniche” e che diverranno ancora più pregnanti nei secoli a seguire. Cercherò in questa sede di puntare l’attenzione sullo sviluppo dell’edificio sacro “Cattedrale” e in particolare sul complesso di genialità, sapere scientifico e iniziatico legato ai luoghi e alle forze misteriose dagli stessi, che iniziarono a evidenziarsi verso la fine del primo secolo dopo il Mille, per poi affermarsi in modo evidentissimo nel secondo secolo e oltre, in particolar modo in Francia, dove andava nel frattempo consolidandosi territorialmente il potere della dinastia capetingia. Siamo quindi nel periodo immediatamente seguente alla prima Crociata per la conquista dei luoghi Santi del Cristianesimo, di Gerusalemme in particolare. Quasi per effetto di un sortilegio o di una magia si assiste a un improvviso quanto incredibile fiorire di costruzioni religiose, le Cattedrali, che vanno a rappresentare, quasi fossero punti esclamativi in un racconto storico, emergenze straordinarie e quasi sempre fuori scala, nel panorama urbanistico e territoriale della Francia, a cui farà poi seguito una ripetizione per lo più in scala ridotta, nei secoli successivi, di edifici di culto che riprenderanno almeno in parte le caratteristiche di quelle primigenie. E’ quello un momento di particolare fervore religioso, in Francia in particolare, con la ripresa dell’esperienza mistica legata a personaggi di particolare spessore e carisma quale Bernardo da Chiaravalle e del suo particolare riguardo per il culto Mariano. Assistiamo così al sorgere di ben undici Cattedrali su luoghi (per lo più collinari) già un tempo teatro di riti pagani e/o druidici oppure in sostituzione di preesistenti edifici religiosi cristiani, con la particolarità di essere disposti sul territorio secondo un disegno in gran parte sovrapponibile con la Costellazione della Vergine. Questo raffronto può, per altro, richiamare la simbologia e il significato esoterico della Madonna Nera che fin dai tempi remoti era considerata la “Dea Madre”, come personificazione della “Madre Terra”. Partendo da questi presupposti entriamo ora nel “corpo” delle caratteristiche peculiari delle Cattedrali, andando a indagare un po’ più a fondo. I misteri delle cattedrali 65 LINEE DI FORZA - praticamente quasi tutte le Cattedrali di cui parliamo sorgono in posizioni coincidenti con linee di forza geomagnetica, almeno secondo chi ritiene valide le varie ipotesi di diverse forme distributive: linee, nodi, rete, ecc. PRESENZE DI CORSI D’ACQUA, uno o più sotterranei, confluenti e/o sovrapposti o incrociantisi. FORZE TELLURICHE sottili (vibrazioni della terra) che difficilmente l’uomo è in grado di percepire a livello cosciente. RICERCA, come caratteristica iniziatica principale, dell’equilibrio del flusso energetico cosmo/tellurico. TUTTI I SITI SONO SPAZI “SACRI” già da tempo immemore. Tutte queste caratteristiche hanno come obiettivo principale “la trasformazione dell’uomo in senso religioso”, ma contengono anche messaggi alchemici nascosti di trasformazione dell’uomo. Al di là delle varie interpretazioni che possono venir date al gotico, alle sue origini e ai suoi stilemi (ad esempio l’arco gotico discendente strettissimo delle ogive che erano già comparse nel tardo romanico), mi pare estremamente interessante prendere come riferimento interpretativo, non propriamente ortodosso, la magistrale interpretazione che delle Cattedrali troviamo nel libro del Fulcanelli “Il mistero delle Cattedrali”. Come si legge in Wikipedia: “Fulcanelli (.....) è lo pseudonimo di un autore di libri di alchimia del XX secolo, la cui identità non è mai stata resa nota. Lo pseudonimo utilizzato è formato dall’unione delle parole Vulcano ed Helio, due elementi che rimandano ai fuochi alchemici. Si è supposto potesse trattarsi di Jean Julien Champagne, o René Adolphe Schwaller de Lubicz, o Camille Flammarion, o Pierre Dujol o Jules Violle, medico francese. Eugène Canseliet (nato nel 1899) si è sempre dichiarato discepolo di Fulcanelli, che parlò sempre attraverso Canseliet, che a sua volta curò le prefazioni dei suoi libri.” ‘L’art gotique’, scrive, ‘altro non è che una deformazione ortografica della parola argotique, la cui omofonia è perfetta….La cattedrale, dunque, è un capolavoro d’art goth o d’argot. I dizionari definiscono la parola argot come “il linguaggio particolare di tutti quegli individui che sono interessati a scambiarsi le proprie opinioni senza essere capiti dagli altri che stanno intorno’.” Fulcanelli ritiene, al pari di Victor Hugo nel libro Notre Dame de Paris, le Cattedrali veri e propri “Libri di Pietra” mediante i quali si tramandavano conoscenze ritenute tanto straordinarie che solamente poche persone iniziate avrebbero potuto comprendere. Personalmen- 66 Gianfranco Cuccoli te ritengo questa interpretazione del tutto condivisibile; ritengo anche che il messaggio contenuto nel linguaggio iniziatico delle Cattedrali sia estremamente interessante. Tra l’altro un sapere fino ad allora inusuale viene a sovrapporsi e a modificare quasi integralmente il modo di pensare, progettare e costruire questi grandi edifici sacri, creando una accelerazione eccezionale nel progredire delle conoscenze mentali e pratiche. Sarà poi una pura coincidenza il fiorire delle Cattedrali, l’acquisizione di nuova e segreta sapienza morale scientifica e pratica, con il ritorno dei Templari dalla Crociata? Penso che ci siano molte possibilità di rispondere: NO!! Cerchiamo ora di mettere una dietro l’altra alcune notizie sui misteri costruttivi e di leggere così qualche pagina dei “libri di pietra”. Le notizie ufficiali che si leggono nei testi sono queste: Le risorse Le risorse per la costruzione di queste grandi opere architettoniche derivavano in gran parte dalle offerte dei fedeli, in denaro e/o soprattutto in manodopera, con il contributo di somme derivanti dalle rendite vescovili. Non di rado i fondi si rivelavano insufficienti e allora i lavori venivano interrotti. Si hanno così tempi di costruzione generalmente lunghi: 50 anni per quella di Chartres, 60 per Amiens, 80 per Parigi, 90 per Reims, 100 per Bourges, mentre la cattedrale di Beauvais non venne mai del tutto completata. Gli architetti Gli architetti erano scelti tra gli scalpellini ed erano coadiuvati da un mastro muratore, un mastro carpentiere, un mastro fabbro, un mastro idraulico, un mastro scultore e un mastro vetraio. Tutti questi artigiani si formavano con un apprendistato di più anni e con viaggi in diversi cantieri, dove potevano osservare le novità del mestiere. L’architetto presentava al Vescovo e al Capitolo della cattedrale una pianta e un modello della chiesa e se questi venivano approvati dirigeva i lavori, controllando il taglio e la scultura della pietra, organizzando il cantiere, fornendo disegni dei partiti decorativi e delle iconografie e scegliendo i materiali. Gli veniva affiancato un canonico come amministratore, con il compito di tenere i conti, contrattare gli acquisti e pagare quanto dovuto a lui, ai suoi collaboratori e agli operai. Il lavoro procedeva con il tracciamento della pianta, lo scavo delle fondazioni, la cerimonia della posa della prima pietra, l’elevazione dei muri, la copertura a volta e infine con la sistemazione di statue e bassorilievi. La vecchia chiesa doveva essere preservata per la continua- I misteri delle cattedrali Facciata della Cattedrale di Notre Dame ad Amiens 67 zione del culto e veniva distrutta solo quando la nuova cattedrale poteva ospitare un altare dove il rito potesse essere svolto. La lunga durata dei cantieri e vari motivi contingenti potevano determinare la necessità di variazioni di pianta, o deviazioni di asse, o diversità nelle misure delle larghezze delle navate o dell’altezza dei supporti, senza eccessive preoccupazioni di simmetria. Si applicavano nella costruzione formule geometriche che venivano poi tramandate ai propri figli o apprendisti, che determinavano le proporzioni dell’opera, in continua evoluzione sul- la base delle esperienze precedenti. Gli architetti godevano di alta considerazione. Soprattutto a partire dal XIII secolo molti di essi hanno lasciato traccia dei loro nomi in iscrizioni all’interno dell’edificio: • Jean de Chelles a Parigi (1258); • Pierre de Chelles, Jean Ravy e suo nipote Jean le Bouteiller, nella recinzione del coro della medesima chiesa, nella prima metà del XIV secolo; • Robert de Luzarche, Pierre e Renaud de Cormont nella cattedrale di Amiens; • Jean d’Orbais, Jean le Loup, Gaucher de Reims, Bernard de Soissons e Robert de Coucy nella Cattedrale di Reims; • Jean des Champs a Clermont-Ferrand; • Hugues Libergier a Reims (chiesa di Saint-Nicaise); • Jean Vast nella cattedrale di Beauvais; 68 Gianfranco Cuccoli Di altri conosciamo le opere grazie alle iscrizioni tombali, come per Pierre de Montreuil (morto nel 1267). Come sopra detto, questo è quanto si legge nelle cronache e storie ufficiali, ma si ha ben ragione di credere che la tecnologia costruttiva fosse del tutto originale, suggerita con evidenza da cognizioni matematiche, geometriche ed esoteriche riconducibili al tempo nuovo permeato di ermetismo, magie, cabale, in pratica di quelle correnti del misticismo che ritenevano la creazione del mondo come “processo di emanazioni in forma di lettere e di numeri”. Gli architetti in quel tempo risultavano detentori di insegnamenti segreti, cosmologici al pari dei sacerdoti egizi che dispensavano solo ai loro discepoli un insegnamento magico, occulto, cioè di una dottrina iniziatica applicata all’ ”Arte del Costruire”. Come dice, ancora magnificamente, Luigi Vignali, “I capi Maestri si affidavano nella progettazione degli edifici cultuali, a ideogrammi costituiti da elementi geometrici inseriti in un cerchio di platoniana memoria. La circonferenza rappresentava l’eclittica celeste con le relative dodici costellazioni e il triangolo equilatero, il quadrato e l’esagono componevano l’ideogramma-guida per la definizione architettonica delle sezioni trasversali e delle fronti.” E ancora: “Il reticolo d’impianto planimetrico di una costruzione cultuale era solitamente formato <ad quadratum>, mentre <ad triangulum> era la diagrammazione dell’architettura emergente: tale era infatti la “regola” dei franc-macons.” Difficilmente, però, si sono conservati progetti e calcoli, e i nomi, a parte qualche cronaca del tempo, restano ignoti come quelli degli esecutori di sculture, vetrate ecc. CARATTERITICHE COSTRUTTIVE E ARCHITETTONICHE L’orientamento Quasi tutte le cattedrali hanno l’abside rivolta verso sud-est e la facciata rivolta a nord-ovest, mentre i transetti del braccio trasversale sono orientati lungo l’asse nord-est / sud-ovest. Questa particolare orientazione della chiesa era, così come ogni altro particolare delle cattedrali, non casuale ma deliberatamente voluta, poiché in questo modo il fedele, entrando nell’edificio sacro, avrebbe camminato avanzando verso l’Oriente, ovvero verso la Palestina, luogo di nascita del Cristianesimo. I misteri delle cattedrali 69 La pianta La pianta di quasi tutte le cattedrali gotiche ha la forma di una croce latina. Questo è, secondo Fulcanelli, un ulteriore motivo per considerare le cattedrali come edifici esoterici, la croce infatti “é il geroglifico alchemico del crogiuolo”. Ed è nel crogiuolo che la materia prima necessaria per la Grande Opera alchemica muore, per poi rinascere trasformata in qualcosa di più elevato (è quel processo di morte e rinascita iniziatiche che sono alla base dei riti di molte delle associazioni massoniche tra le più famose). Pianta della Cattedrale di Chartres L’elevazione Si ricerca l’effetto verticale assoluto, quasi a lanciare la costruzione verso il cielo, quasi a volerlo toccare, e poi alla stregua dei menhir neolitici, delle piramidi, dei zigurrat a formare una sorta di antenna atta a captare energie cosmiche emergenti dalla terra di sedime. Di frequente vengono erette delle torri ai lati della facciata, anche secondarie del transetto (Chartres, Reims ecc.). La muratura veniva realizzata con blocchi di pietra ben squadrati e in genere era ricoperta all’interno da un intonaco sul quale erano incisi finti giunti tra i blocchi. A volte erano presenti delle catene metalliche destinate a rinforzare le strutture. All’interno le navate sono separate da grandi archi, sostenuti da pilastri polilobati. 70 Gianfranco Cuccoli Notre Dame de Chartres Navata della Cattedrale di Beauvais Al di sopra delle arcate la tribuna inizialmente presente (XII secolo) venne in seguito rimpiazzata dal triforio (XIII secolo), realizzato nello spessore del muro e aperto sulla navata centrale o mediante una serie continua di arcate (cattedrali di Chartres e di Reims), ovvero con arcate inserite a gruppi in un arco maggiore (cattedrale di Amiens). Nel secondo quarto del secolo la galleria si apre verso l’esterno e tutto lo spazio della parete viene ad essere occupato da finestre altissime, rese possibili dalle volte a crociera che riportano le spinte ai quattro angoli. Le volte sono sorrette da pilastri costituiti da un insieme di sottili colonne che salgono senza interruzioni fino all’imposta della volta, dove si trasformano nelle nervature di questa, accentuando lo slancio verticale. Le sculture e gli ornamenti “La cattedrale propone degli ornamenti che non vengono scelti per piacere, ma per presentare alla vista del popolo una teologia della Chiesa” (Georges Duby). Lo stile delle sculture si libera dagli schemi tradizionali e si ha un nuovo repertorio incentrato sull’osservazione degli elementi della natura (foglie, fiori e frutti), mentre si diradano gli animali I misteri delle cattedrali 71 mostruosi del repertorio romanico. I capitelli si riducono di importanza e dimensione così da non interrompere lo slancio verticale delle colonne che formano i pilastri e proseguono poi, senza soluzioni di continuità, nelle nervature della volta. Il corpo umano viene ad acquisire proporzioni e atteggiamenti più naturali e distesi mentre nei portali le sculture, coi loro volumi, prendono il posto delle colonne. Le forme, limitate dalle forme dell’architettura, si fanno sempre più libere. I temi iconografici, destinati a trasmettere l’insegnamento religioso, si definiscono: il Giudizio Universale rappresentato nelle lunette dei portali, su più registri sovrapposti, la Vergine con il Bambino in maestà e le scene della vita del Cristo o della Vergine. A questi temi si aggiungono poi le occupazioni tipiche delle stagioni e dei mesi o le scienze del Trivio e del Quadrivio. Gli scultori lavoravano sulla base delle indicazioni impartite dagli architetti e dei mastri, a loro volta concordate con i canonici, sulla base di disegni. La simbologia Fonti iconografiche sono soprattutto la Bibbia (in particolare i Salmi, la Genesi, Ezechiele, i Vangeli, l’Apocalisse), ma anche Portale della Cattedrale di Notre Dame de Reims in alcuni casi i Vangeli Apocrifi i testi patristici (Padri e Dottori della Chiesa come sant’Agostino, sant’Ambrogio, san Giovanni Crisostomo, san Girolamo), i Bestiari protocristiani come il Physiologus, che fu commentato anche da sant’Isidoro vescovo di Siviglia e altri Bestiari molto in voga nel Medioevo, alcuni dei quali illustranti antiche leggende e credenze riespresse in senso cristiano. Ricordiamo qui di seguito alcuni simboli che possono assumere diverse connotazioni a seconda dei luoghi: drago, croce, rosone, cervo, cigno, cavallo, toro, cinghiale, cane, orso, serpente, gallo, uccelli, gatto, lepre con l’uva, stella, scala e mulino, labirinto, la Vergine nera, pentagramma, stella a sei punte, cripta, pozzo, ecc. 72 Gianfranco Cuccoli Le vetrate Notevole importanza hanno le grandi finestre con vetrate colorate nelle quali si narravano storie bibliche e vite dei santi. Le vetrate erano realizzate con un mosaico di pezzetti di vetro colorato sopra i quali erano dipinti i particolari, uniti da piombi. Il vetro colorato era ottenuto mescolando ossidi diversi alla pasta in fusione. Vetrate della Cattedrale di Notre Dame de Paris Utilizzo Questi edifici erano in pratica polifunzionali, dove naturalmente prevalevano gli aspetti di carattere religioso, ma dove si svolgevano anche altre manifestazioni della vita associativa urbana. Poteva ospitare funzioni assembleari, politiche, giurisdizionali, notarili, mercantili. Conclusione Come per tutti i libri, anche per “i libri di pietra” si dovrebbe arrivare all’ultima pagina, ma in questo caso mi pare assai difficile porre la parola fine a un testo immenso come quello delle Cattedrali e dei loro “misteri”. I misteri delle cattedrali 73 Ancora più difficile dire che si è correttamente interpretato in questa breve relazione il significato vero e profondo dell’edificio Cattedrale e dei suoi misteri, anche e soprattutto in relazione al tema dei luoghi di forza e dell’energia del luogo, quando il luogo in questo caso ha generato edifici sacri dall’enorme complessità come le Cattedrali. Per chi vi parla due interpretazioni, tra le molte possibili, possono essere riportate, una di carattere alchemico/esoterico: “La cattedrale è il corpo eterno di nostra Signora, dove il tempo non scorre e dove avviene un fenomeno prodigioso, quello delle mutazioni. L’universo infatti è in continua evoluzione, e così anche l’uomo. Come nel centro della ruota si trova il mozzo, immobile, ma comunque causa del moto, così la cattedrale movimento di pietra si trova al centro delle mutazioni.” E una un po’ eretica, che mi pare anche abbastanza pratica. La cattedrale doveva poter essere letta con estrema facilità da una popolazione medievale del periodo 1200/1300, per lo più analfabeta e a cui si doveva e voleva impartire evidentemente una lezione evangelica la più completa possibile, tale da elevarla spiritualmente da una parte e stupirla per le enormi dimensioni e la sacralità diffusa dall’alto. Il tutto con fini più pratici e molto meno religiosi e alchemici, non evocati, ma sempre presenti: tenere costantemente “in riga” il popolo minuto e la plebe in generale. Infatti compaiono così alla visione dei fedeli veri e propri campionari di letture evangeliche raccontate per immagini e sculture, nel complesso di facile impatto e comprensione, ma solo per quello che doveva essere reso pubblico. Ma a quale migliore predica figurata si poteva pensare? Summary Cathedrals, with their mysteries, their iconic signs and representations, their connections to the places where one could perceive mysterious forces, the pervasive sanctity that was channelled into a religious and cultural discourse, attached to a distinctive epoch. One can witness, almost as a result of a spell, a sudden and incredible flourishing of religious buildings, cathedrals in fact, which will represent, almost like an exclamation marks in a historical narrative, extraordinary emergencies, almost always off the charts in the urban and territorial landscape of France, which will then be followed on a smaller scale, in the following centuries, by religious buildings that will resume, at least partly, the characteristics of the primal ones. 74 Luce e Ombra, vol. 115, fasc. 1, gennaio-marzo 2015 SAPIENZA ANTICA 1. Qual è la prima di tutte le cose? «Dio, perché Egli è sempre esistito.» 2. Qual è la più bella di tutte le cose? «L’Universo, perché è l’opera di Dio.» 3. Qual è la più grande di tutte le cose? «Lo Spazio, poiché esso contiene tutto ciò che è stato creato.» 4. Qual è la più costante di tutte le cose? «La Speranza, poiché essa rimane con l’uomo, dopo che egli ha perduto ogni altra cosa.» 5. Qual’è la migliore di tutte le cose? «La Virtù, perché senza di questa non vi è nulla di buono.» 6. Qual è la più veloce di tutte le cose? «Il Pensiero, perché in un attimo raggiunge i più lontani confini dell’universo.» 7. Qual è la più forte di tutte le cose? «La Necessità, poiché essa fa affrontare tutti i pericoli della vita.» 8. Qual è la più facile di tutte le cose? «Dare consigli.» Ma quando egli venne alla nona domanda, il Saggio pronunciò un paradosso. Egli diede una risposta che il suo saccente interlocutore mai comprese, ed alla quale la maggioranza degli uomini darebbe solamente un significato superficiale. La domanda fu: 9. Qual è la più difficile di tutte le cose? «Conoscere se stesso» E il Saggio di Mileto rispose: «Questo era l’ammonimento all’uomo ignorante da parte dell’antico Saggio; e questo ammonimento vive e vale ancora oggi. Luce e Ombra, vol. 115, fasc. 1, gennaio-marzo 2015, pagg. 75-80 Parapsicologia nell’Egitto dei faraoni e nell’Egitto moderno Alejandro Parra Alejandro Parra si è laureato in psicologia presso l’Università di Scienze Sociali di Buenos Aires ed è attualmenrte professore associato. E’ membro della Parapsychology Association e della Parapsychology Foundation; è inoltre membro associato della Società Argentina per la Ricerca Scientifica. La storia dell’Egitto, che conta oltre 7000 anni, è la più antica dell’umanità. L’Egitto è caratterizzato dal lunghissimo fiume Nilo, che divide il territorio ed è considerato il catalizzatore della sua civiltà. La sua posizione collega i due continenti Asia e Africa e attraverso il mar Mediterraneo l’avvicina all’Europa. Esso inoltre ha contribuito a dare al carattere egiziano una personalità unica, dovuta – come dice il romanziere egiziano Gamal Hemdam - a due fattori: l’ambiente naturale, cioè il Nilo e la sua valle, e il suo contorno multiculturale con le tante subculture. Tutto ciò ha reso l’Egitto una civiltà profondamente radicata nelle tradizioni delle diverse culture che si susseguirono e sovrapposero nei secoli e che espressero sempre un interesse particolare per il “mondo invisibile”, fino a divenire uno dei suoi principali aspetti culturali. Parapsicologia nell’Egitto Faraonico Lo studio della personalità umana nell’Egitto Antico, più precisamente nell’epoca faraonica, ebbe inizio con un geroglifico di più di quattromila anni fa, scritto da Ankh Khenso, che recita: “I più grandi segreti dell’universo si trovano sotto la pelle, e non oltre te stesso”. Per l’Egitto antico, la personalità umana si divide in quattro parti: Ab, che si riferisce al cuore, alla mente o al pensiero; Khat che si riferisce al corpo, a tutto ciò che è materiale e sensuale (o sessuale) in relazione col fango della terra; Ba che si riferisce all’anima o allo spirito, che può 76 Alejandro Parra uscire dal corpo al momento della morte e in seguito ritorna al “medesimo” corpo senza perdere la sua collocazione nell’altra vita immortale. Ka infine è il cosiddetto “corpo astrale”, compagno fin dalla nascita e per tutta la vita, che continua a vivere dopo la morte. Non è chiaro se è compagno nel bene o nel male, però custodisce il corpo dopo la morte, come troviamo scritto in numerose tombe. L’egiziano antico fu anche il primo a riconoscere la medianità, a credere che gli spiriti dei morti possano entrare nei corpi dei medium, che la mente di determinati individui possa ricevere un messaggio dall’oltretomba, che i medium siano in grado di comunicare con altri spiriti-guida e che sia possibile “vedere i morti” nel loro passaggio nell’aldilà. Gli antichi egiziani credevano anche nel malocchio e nella capacità di procurare ferite a distanza o inviare la malasorte a una persona, e usavano portare amuleti per proteggersi dal male: in particolare, l’occhio di Horus o l’occhio di Amon Ra e lo scarabeo (Abu Chafer), simbolo dell’alba (la salita del sole). Gli egiziani credettero nella resurrezione prima dei cristiani. La resurrezione del corpo dipendeva dalle buone o cattive azione delle persone. Abbiamo traduzioni di antichi geroglifici trovati nelle piramidi o nelle tombe, in cui le divinità hanno una vera e propria “contabilità” delle buone o cattive azioni e assegnano una ricompensa o un castigo. Per questo la civiltà egizia può essere considerata una cultura che per la prima volta descrive una coscienza morale. Parapsicologia nell’Egitto dei faraoni 77 Fenomeni psichici nell’Egitto post-faraonico In Egitto convivono molte religioni, così che per l’egiziano moderno è normale il dialogo tra il mondo invisibile e il mondo fisico. Abbiamo molti aspetti di questo dialogo, come la credenza in un solo Dio (Allah), gli angeli, i profeti, i testi sacri (principalmente il Corano), la credenza nella resurrezione, la vita dopo la morte secondo le buone o cattive azioni che l’individuo ha compiuto. L’attività quotidiana nella vita era molto ritualizzata: pratiche di tecniche di guarigione e cura mediante l’uso di libri sacri, celebrazione di cerimonie per la nascita e la morte, pratiche culturali simili al battesimo dei bambini e l’estrema unzione ai moribondi nel cattolicesimo. “Molte persone credono nell’azione della mente sulla materia (psicocinesi), in particolare attraverso la forza della preghiera”, sostiene la psicologa sociale Samah Khaled Zahran dell’Università Ain Shams del Cairo. “Gli egiziani credono fermamente che Allah autorizzi la cura attraverso la fede di chi prega sul paziente infermo, però Allah non interviene direttamente nella cura in quanto questa dipende dalle azioni buone o cattive della persona in oggetto. Quindi, secondo le tradizioni egiziane, Allah non cura direttamente, ma permette che il potere della preghiera (psicocinesi?) del devoto influisca sul paziente infermo. In questo caso Allah decide se la persona può essere curata, oppure si ammala o anche muore. La sua vita dipende in grande misura dal potere della fede, non solo quella dell’infermo ma anche dall’intensità della preghiera del praticante”. Questa credenza egiziana proviene da antiche tradizioni dell’Egitto antico, che poi influirono sull’Islam e si trasmettono di generazione in generazione nel corso dei secoli: non si tratta di una credenza comune ad altre culture islamiche del Medio Oriente. “Anche la seconda forma può essere considerata una PK malefica o inversa, ovvero l’azione dell’invidia, della gelosia, del risentimento e di altri sentimenti negativi”, sostiene ancora Samah Khaled Zahran, “e può colpire altre persone attraverso l’effetto nocivo del malocchio o della malasorte”. Uno dei simboli più popolari è l’occhio di Khamisa, oppure quello che gli europei chiamano “la mano di Fatima”, figlia del profeta Maometto, un amuleto d’oro, argento, rame o altri metalli, che dona ai luoghi o alle persone la protezione contro il malocchio e gli effetti nocivi della magia nera. Lo storico egiziano El Gamily nel suo libro Storia dell’anima (in arabo) sostiene che “quando un essere umano dorme la sua psiche (mente) esce dal corpo, senza destarlo, però resta collegata col dormiente attraverso un cordone che esce dal sognatore e lo aiuta a fare sogni lucidi. Intanto l’anima o lo spirito che è nel suo corpo lo mantiene in 78 Alejandro Parra vita”. Egli afferma anche che “gli egiziani musulmani attribuiscono ai sogni non soltanto la capacità di portare messaggi importanti, ma anche di presagire il bene o il male, essi cioè sono precognitivi”. Secondo El Gamily gli egiziani ritengono che i sogni siano importanti anche perché sono menzionati nei libri sacri. Furono i sogni a informare del fatto che molti testi sacri (per es. il Corano) furono canalizzati per dettato divino; essi consentirono anche di conoscere gli avvenimenti futuri (per es. le profezie dell’arrivo del profeta Maometto). Molti egiziani credono fermamente nei santi o “Al Awleaa”. Antropologi egiziani come Muhamed El Khesht definiscono “Al Awleaa” un uomo di valore, buono e paziente, puro, modesto, casto, generoso, educato, una persona molto intelligente. I Sufi per esempio credono che queste caratteristiche li aiutino a pensare e meditare sull’universo e a conseguire l’illuminazione. Alcuni Sufi ritengono che questo stato di illuminazione possa modificare le capacità normali dell’individuo o innescare processi che possono produrre fenomeni paranormali, ma ritengono che solo questo cammino possa portare alla santità. Questi uomini-santi dicono di possedere la capacità di guarire con mezzi non convenzionali in medicina, di predire il futuro, di saper rispondere alle domande delle persone o difendere i deboli e gli oppressi. Il prestigioso sociologo egiziano Amin Eways sostiene che la società egiziana crede nei poteri occulti invisibili che controllano il mondo fisico. Nella sua tesi di laurea “I messaggi dell’Imam El Shafie” Eways descrisse il fenomeno per il quale un Al Awleaa si mette in comunicazione con i suoi “tutori morti“ (equivalenti agli spiriti-guida), o esseri cari defunti, il che riflette la credenza nel contatto con gli spiriti e l’accettazione delle pratiche medianiche nel mondo islamico. Eways classifica gli Al Awleaa in tre categorie: (1) guaritori del corpo, (2) guaritori dei matrimoni (che cioè risolvono conflitti matrimoniali), (3) protettori che soddisfano le necessità o le richieste di altre persone. Molti psicologi sociali credono che il fenomeno della credenza in un Al Awleaa svolga un ruolo cruciale nella società da due punti di vista: come una forma di catarsi a causa delle loro sofferenze, per le abilità straordinarie che il popolo attribuisce loro, e anche come una forma di socializzazione in quanto questi santi vengono proposti come modello ideale affinchè i bambini li imitino. Ricerche recenti in parapsicologia in Egitto Il caso più famoso reso noto dai mezzi di comunicazione è quello di Sayed, un giovane dell’Alto Egitto che nel 1985 affermò di avere la capacità di piegare monete col potere del suo sguardo (come Uri Geller Parapsicologia nell’Egitto dei faraoni 79 negli anni Settanta). Dava inoltre dimostrazioni di sansonismo, cioè disponeva di una forza inusuale capace di sollevare una macchina di 1500 kg o un camion. Sayed scoprì questa forza straordinaria a sette anni quando disse di aver sradicato con le sue mani un albero con tutte le radici. Fumava in media 200 sigarette al giorno, mangiava un kg di margarina a colazione, per cena aveva bisogno di 2500 gr di carne di pecora. Aveva undici figli, uno dei quali diceva di aver ereditato da lui le sue capacità, così come Sayed diceva di averle ereditate da suo padre. Un altro caso ancora più strano è quello di Abd El Kareem, un uomo di 27 anni di Asiut, il quale disse che nel 1989 mentre una mattina stava dicendo le sue orazioni vide una luce a forma di tubo che discendeva da un disco volante che tre creature verdi con tre occhi avevano collegato con fili elettrici al suo corpo. Da allora quest’uomo era stato in grado di ingoiare vetro e legno senza riceverne danno. El Kareem era un beduino semi-analfabeta, che non conosceva la letteratura ufologica; il suo caso suscitò l’interesse di alcuni specialisti che crearono una commissione di quindici membri, tra i quali il dr. Salah Arafa che operava da parte del Dipartimento di Scienze dell’Università Americana del Cairo, che ritenne che il caso di El Kareem fosse meritevole di essere studiato; altri studiosi spagnoli e inglesi vennero in Egitto per studiare questo caso, ma nessuno fu in grado di portare a termine un’analisi accurata: tutti si ritirarono di fronte allo scetticismo della comunità scientifica egiziana. Negli ultimi anni non sono state compiute molte ricerche in Egitto e i contributi della comunità psi sono stati scarsi. Qualche contributo interessante comunque c’è stato: per esempio Seramin El Faramawy ha scritto vari articoli sulla parapsicologia per diverse riviste egiziane di divulgazione generale, e ha portato a termine vari esperimenti sulla “cognizione anomala” e la sua relazione con gli stimoli dell’ambiente, come lo studio delle vibrazioni elettromagnetiche tra due persone. La psicologa sociale Samah Khaled Zahran dell’Università Ain Shams del Cairo ha compiuto un’inchiesta per determinare quali variabili sociali e della personalità influiscono sulla percezione extrasensoriale. Ha studiato il rapporto tra telepatia e sogno psi e la loro relazione con età, igiene, problemi ed esperienze extrasensoriali. I risultati mostrarono che su queste esperienze influiscono i problemi psicologici e sociali. Un secondo studio analizzò la percezione extrasensoriale in materia di decisioni e relazioni sociali. Zahran esaminò anche il modo in cui gli egiziani considerano le esperienze psichiche e come esse possano influire sulla loro vita sociale; questa inchiesta le suggerì il concetto di “parapsicologia sociale”. 80 Alejandro Parra Di recente (aprile 2014) il parapsicologo argentino Alejandro Parra ha visitato Il Cairo, invitato dalla Segreteria della Cultura del Governo Egiziano e da Amin Al Serafi, direttore delle Attività Culturali del Cairo Opera House. Parra ha tenuto una conferenza dal titolo “Esperienze straordinarie: la ricerca sui fenomeni parapsicologici e altri eventi inusuali”. In una sala piena di studenti e docenti cairoti desiderosi di far conoscere le proprie esperienze paranormali e quelle dei loro conoscenti, Parra ha presentato i risultati delle sue ricerche nell’ambito dell’Istituto di Psicologia Paranormale di Buenos Aires. Erano presenti anche l’ambasciatore di Argentina in Egitto, Sergio Baur, e l’addetta culturale dell’ambasciata di Spagna in Egitto, che hanno mostrato un vivo interesse per la tematica. In conclusione possiamo dire di aver trovato in Egitto un terreno fertile e una prospettiva positiva per il futuro, tanto a livello accademico che popolare, nell’intento di educare le nuove generazioni di esperti al problema della psi, come essa funziona e come la si può utilizzare, confermando che è importante indagare sui fenomeni psi i quali continuano a rappresentare un grande dilemma e una sfida per la scienza contemporanea. Summary The psychologist Alejandro Parra received his PhD in psychology from the Universidad de Ciencias Empresariales y Sociales of Buenos Aires and he serves as a psychotherapist in general clinical psychological practice in the Clinical Area of the Institute of Paranormal Psychology. Parra is full member of the Parapsychology Association. In this article he explores the interest in paranormal and spiritual phenomena in ancient Egypt, whose interest for the “invisible world” was always great, and in modern Egypt. Not many scientific works have been made in the present time, but the author, who was invited in Egypt and could meet the scientific society, realized that in the academic world the interest for this item is present and high. Luce e Ombra, vol. 115, fasc. 1, gennaio-marzo 2015, pagg. 81-84 Omaggio a Corrado Piancastelli Marcello Carraro Nel luglio 2014 moriva improvvisamente il dott. Corrado Piancastelli, giornalista, poeta, scrittore. Una personalità poliedrica impegnata e vivace, conosciuta principalmente per essere il medium dell’Entità “A” (Andrea) del Centro Italiano di Parapsicologia di Napoli (CIP), sciolto dopo la sua morte. Questa non è la sede adatta per una valutazione critico-letteraria di Corrado Piancastelli, piuttosto sentiamo la necessità di scoprire la sua realtà umana, spirituale e medianica, e di ciò vogliamo trattare per far emergere il vero e profondo valore e l’azione svolta dal fratello Corrado. Piancastelli non aveva un indirizzo “spirituale” forte e prevalente, ma era un umanista profondo e attento alle realtà del suo tempo. Complessivamente queste sue notevoli doti, però, sono sempre rimaste in secondo piano rispetto alle sue eccezionali potenzialità e qualità medianiche, quello straordinario stato di coscienza e fenomeno della personalità che gli permetteva di essere il tramite terreno del Maestro Andrea, suo Spirito-guida, poderosa entità spirituale per logica, sintesi e razionalità espressiva. Piancastelli confessava di non sentirsi alla pari, di essere sopraffatto da questa figura di Maestro spirituale di enorme capacità dialettiche e sconfinata Conoscenza. Si è trattato infatti di un fenomeno assolutamente unico nel suo genere, sicuramente la più grande espressione medianica dei nostri tempi, estrinsecatasi per oltre sessant’anni. 82 Marcello Carraro L’uomo Piancastelli si sentiva schiacciato sul piano umano e soffriva profondamente per non riuscire a esprimere e a far comprendere pienamente anche le sue capacità culturali e le sue doti umane. Sofferenza e disagio interiore che lo accompagnarono per gran parte della sua vita. Ѐ per questo che ora vorrei rendere omaggio a questa figura, per il grande sacrificio e impegno che ha espresso durante un lunghissimo periodo della sua esistenza. Pochi hanno capito e inteso la sua profonda frustrazione, e la tenacia e il coraggio con cui ha portato avanti il suo progetto spirituale, perché Piancastelli era un uomo che intimamente aveva ben chiara la sua missione, che si è espressa in migliaia di ore di sedute e in un’attività di sperimentazione scientifica su se stesso nella quale credeva fortemente, come elemento di dimostrazione della validità e importanza del fenomeno medianico. La medianità a incorporazione gli poneva un altro impegno gravoso oltre a quello delle lunghe ore di seduta di cui non aveva alcuna memoria: doveva infatti ascoltare o rileggere tutto il materiale delle sedute, oltreché studiarlo se voleva capire cosa era stato detto, e naturalmente non sempre aveva il tempo per farlo a fronte dei tanti impegni di lavoro e di vita, per cui paradossalmente non si considerava un grande conoscitore delle importantissime comunicazioni che suo tramite si producevano. Piancastelli ebbe due validissime collaboratrici: Lia Muccio, la prima moglie, la quale “sbobinava” le sedute dai nastri magnetici, e Erminia Gargiulo che sposò dopo la morte di Lia e che sovrintese a tutta la riproduzione informatica. Purtroppo anche lei morì prima di lui, lasciandolo nuovamente vedovo. Negli anni 1990-91 Piancastelli entrò in conflitto con il prof. Giorgio di Simone che era stato la sua interfaccia pubblica: con lui era stato molto legato per decenni, sino a quando – appunto in quegli anni – uscì dall’anonimato che aveva fortemente praticato fino a quel momento. Le ragioni dello scontro furono molteplici e sicuramente non ben comprese e approfondite. Il carattere di Piancastelli non era infatti equilibrato e neppure facile e conciliante. Egli assumeva a volte posizioni rigide che lo danneggiavano all’esterno, anche verso amici di lunga data, si considerava infatti il “medium per eccellenza” e non derogò mai da questa posizione, facendo una sola eccezione per Roberto Setti, il medium del Cerchio Firenze 77 (morto nel 1984) che considerava una personalità seria e affidabile, rammaricandosi però che non avesse seguito il suo esempio riguardo alla sperimentazione scientifica. Al di là di questo distinguo, Piancastelli e Setti furono le più grandi personalità dell’Alta Medianità del XX secolo e diedero veramente il massimo attraverso la loro medianità e azione per la cultura spiritualista della nostra epoca, ne furono veramente i massimi interpreti. Omaggio a Corrado Piancastelli 83 L’ambito del CIP fu il campo d’azione fondamentale di Piancastelli, e in esso non mancarono dissidi e contrapposizioni, nonché molteplici errori d’impostazione metodica e organizzativa, ai quali egli tentò in parte di porre rimedio senza molta avvedutezza complessiva. Il CIP – al di là di tutto ciò – ha rappresentato comunque uno dei punti più avanzati in assoluto dello spiritualismo contemporaneo; lì infatti si svilupparono dottrine e visioni destinate, potenzialmente, a cambiare radicalmente la concezione complessiva della realtà umana, etica, filosofica, religiosa ecc. Purtroppo molti temi non furono approfonditi e altri toccati solo marginalmente, altri ancora neppure affrontati, ma il compito era certamente immane e forse totalmente al di là delle possibilità dei singoli e dello stesso contesto. Certamente l’attività di diffusione del CIP è stato l’impegno più importante del prof. Giorgio di Simone, come lo furono i suoi testi e le sue pubblicazioni, ai quali Corrado Piancastelli non aggiunse molto, anche se la sua biografia, Il sorriso di Giano, risulta basilare per comprendere la sua personale condizione complessiva. Il fenomeno della medianità di Piancastelli era evidentemente molto più grande delle sue personali possibilità umane, una sorta di grandezza indescrivibile e incontrollabile, non ben percepita, compresa e sfruttata come tale. Nonostante ciò, Piancastelli applicò tutto se stesso e, a parere di chi scrive, seguì comunque le giuste linee d’impostazione e i giusti obiettivi, quelli che complessivamente erano richiesti dal suo momento storico e spirituale. Sviluppò bene la sua funzione pionieristica specialmente nel campo della parapsicologia umanistica a proposito della quale scrisse, in una visuale felice e armoniosa, l’opera I Fondamenti della parapsicologia umanistica, che toccava un tema fondamentale della reale condizione umana e che è forse il migliore in assoluto dei suoi scritti per intuizione e profonda chiarezza espositiva. L’equilibrio esistenziale solitamente mal si associa ai grandi spiriti anche se a questo dovrebbero tendere, però complessivamente l’opera di Piancastelli seguì di fatto le grandi visioni e indirizzi del suo Maestro: in questo non vediamo errore alcuno al di là di tutto il malessere non conosciuto della sua personalità. L’ultimo periodo della sua vita (da metà degli anni Novanta) vide uno scadimento delle condizioni caratteriali – forse influenzate dalla sua grande energia medianica – e divenne iroso, con scatti aggressivi del tutto ingiustificati dei quali era peraltro conscio, come ebbe a confessare allo scrivente nel 1996. Aveva perso – diceva – la sua precedente calma e serenità. Piancastelli aveva un grande obiettivo per il quale si batté strenuamente e in maniera continuativa: voleva dimostrare l’esistenza dell’anima, la sua realtà nell’uomo, un progetto certamente ambizioso e 84 Marcello Carraro forse prematuro ma per nulla errato, profondamente coerente con la visione spiritualista, e che parallelamente tendeva a una concezione grandemente scientifica della medianità come fenomeno autentico nell’uomo. Siamo certi che ora il fratello Corrado ha ritrovato il suo grande Maestro di cui è stato il grande e impegnato tramite, e anche tutti coloro che come lui hanno sostenuto la concezione spiritualista. Anche noi lo sentiamo presente e vicino nella grandezza spirituale che certamente possedeva, sicuri di reincontrarlo in un futuro senza tempo. [email protected] Dal 25 al 27 settembre 2015 a Cattolica il tradizione congresso del Movimento della Speranza Il Congresso del Movimento della Speranza, giunto ormai alla XXIX edizione, si svolgerà a Cattolica dal 25 al 27 settembre 2015, presso le strutture dell’Hotel Waldorf. Questo il programma in via di definizione: Luisiana Furlanetto e Nadia Renda: Medianità fisica: la ragione crede a cio’ che l’occhio vede Gabriella Ferrari: “La nostra nascita: 7 abbracci più 2 Krisztina Nemeth: HEALING VOICE- Guarigione spirituale attraverso il canto medianico Gianfranco Cuccoli: Archeologia e paranormale: il caso Glastonbury Grazia Francescato: Il mio incontro con gli angeli Edda Cattani: Cos’è il Movimento della Speranza Paola Gioovetti: Celebrità e misteri Donatella Coda Zabetta: Sulla gioia Osvaldo Sponzilli: Medicina vibrazionale e mondo dell’Anima Carluccio Bonesso: Ti sei mai chiesto cos’è la felicità e altri. È prevista una Tavola Rotonda guidata dall’attore Enzo Decaro sul tema “La fede e le opere”. Numerosi sensitivi saranno a disposizione per incontri privati. Nel prossimo numero di “Luce e Ombra” sarà pubblicato il programma definitivo. 85 Accadeva ieri a cura di Giulia P. Tenti Giovanni Papini intervista uno spirito Giovanni Papini (1881-1956), scrittore e poeta fiorentino, indiscusso protagonista della vita culturale italiana della prima metà del Novecento, è autore di molti racconti uno dei quali si intitola Intervista con uno spirito ed è incluso nel primo volume della sua Opera Omnia. Il racconto inizia con queste parole: “In questi tempi di sedute medianiche e di comunicazioni spiritiche ho voluto entrare anch’io in rapporti con uno spirito…” Animato da una insaziabile curiosità intellettuale, Papini si interessò anche dei fenomeni paranormali, avendo compagno in queste sue scorribande esoteriche lo psichiatra RobertoAssagioli, anche lui residente a Firenze. A quanto risulta, i due progettarono di partecipare alle sedute della medium napoletana Eusapia Palladino, celebre per gli strabilianti fenomeni fisici che avvenivano nelle sue sedute: levitazioni, sollevamenti completi del tavolo, venti freddi, apparizione di mani fantasma che lasciavano le loro impronte nell’argilla, luci inspiegabili, apporti di oggetti e altro ancora. Non abbiamo però Giovanni Papini testimonianze certe della partecipazione dei due studiosi alle sedute. Se non a quelle di Eusapia, Papini partecipò di certo ad altre sedute medianiche: ne fa testimoninza il suo scritto sopra citato che, sia pur pervaso dalla tipica vis provocatoria dell’autore, rivela un’ottima conoscenza della materia. Capovolgendo ironicamente i ruoli, ma non nascondendo attenzione e rispetto, Papini va subito oltre quella fenomenologia che tanto intrigava gli scienziati del tempo e passa direttamen- 86 Accadeva ieri te ai contenuti del suo colloquio con lo spirito. “Appena ebbi chiamato lo spirito, mi accorsi subito che si trattava veramente di una ‘intelligenza intelligente’ e non uno dei ‘soliti ignoti’ che si limitano a trasportar tavole come facchini…’Leggo nella tua anima’, cominciò lo spirito, ‘che non hai bisogno di giuochi scientifici per esser certo del mio potere. Se tu fossi meno intelligente, potrei toglierti la seggiola di sotto, far ballare per aria i tuoi libri o tirarti i capelli fino a farti male. Queste sono cose che fanno impressione alle anime semplici e agli scienziati, ma non val più la pena di parlarne…Quello che importa a noi, esseri intelligenti, è stabilire relazioni regolari fra i due mondi ed è per questo che ti parlo’. Lo spirito viene subito al dunque e spiega il sorprendente perchè della sua venuta: “Voi vi immaginate di fare delle esperienze servendovi di noi e vi illudete di arrivare a sapere chi siamo, chi siamo stati e cosa facciamo e non vi siete accorti che siamo noi che abbiamo compiuto queste esperienze per meglio conoscervi! La nostra esistenza è assai più antica delle pratiche spiritiche e siamo proprio noi che le abbiamo volontariamente provocate per sapere qualcosa di più della vostra vita e della vostra psicologia. Nei tempi passati soltanto pochi fra noi avevano la curiosità di conoscere gli uomini e perciò le manifestazioni non avvenivano che in circostanze straordinarie. Da circa mezzo secolo, invece, l’antropologia ha preso fra noi un certo sviluppo e son cominciate fra gli spiriti grandi dispute sulla questione se conveniva o no stabilire rapporti regolari con esseri così inferiori a noi, come siete voi. Finalmente abbiamo deciso di sottomettervi a un periodo di prova e di fare una specie di inchiesta sul vostro conto: per questo abbiamo inventato le sedute spiritiche e abbiamo scelto quegli strumenti di osservazione che voi chiamate medium. Non avendo, come voi, la noia di avere un corpo, abbiamo avuto bisogno dei vostri corpi per ottenere certe sensazioni e produrre certi effetti. Sappiate dunque che il medium non è che una specie di canocchiale in carne e ossa di cui ci serviamo per osservarvi meglio… Nello stesso tempo in cui credevate di fare spontaneamente delle esperienze su di noi – e con quali scarsi risultati lo sapete meglio di me – noi siamo riusciti invece a compiere numerosissime esperienze su di voi e siamo giunti ad avere una conoscenza delle vostre anime più profonda di quella che voi stessi potete avere”. L’inchiesta che lo spirito afferma di aver portato avanti con i suoi colleghi non è stata, scrive Papini, del tutto favorevole agli esseri umani: paura, curiosità infantile, superficialità, creduloneria o sciocco scetticismo sono i nostri difetti, quelli che impe- Accadeva Ieri discono un contatto reale.. Difetti gravi ma non irrimediabili, commenta ancora lo spirito, dai quali possiamo emendarci: “Non abbiamo ancora perduto ogni speranza di rendervi degni di entrare in vera comunione con noi…” Solo se ci impegnassimo al massimo, aggiunge lo spirito, noi umani potremmo pervenire a un autentico, salutare contatto con l’altra dimensione. Paradossale, ma profondamente vero! Spiritualista per vocazione, Giovanni Papini parlò e scrisse spesso dell’anima: “Qual è la parte più alta, più ultima, più nobile e pura dell’uomo?” 87 si chiedeva. E rispondeva con sicurezza: “L’anima. Volendo agire sull’uomo in senso innalzante, bisogna agire sull’anima; soltanto nella direzione spirituale è possibile sperare in un cambiamento di rotta, in un rivolgimento totale degli esseri e dei valori. Nella vita presente dell’individuo è già il seme, il principio della vita futura dell’uomo”. Fuor di dubbio che l’apertura allo spiritualismo e al mistero abbia costituito un terreno predisponente per la famosa conversione di Papini al cattolicesimo, che avvenne intorno agli anni Venti con la pubblicazione di uno dei suoi libri più famosi, Storia di Cristo. ALL’ATTENZIONE DEI LETTORI L’allegato bollettino è da utilizzarsi per il rinnovo dell’adesione alla Fondazione. Chi avesse già provveduto, non ne tenga conto. Ricordiamo che l’adesione alla Fondazione è fondamentale per la vita della Fondazione stessa, della Biblioteca, della rivista “Luce e Ombra”. 88 Notiziario a cura di Paola Giovetti XXI° GIORNATA DI STUDIO PRESSO LA FONDAZIONE BIBLIOTECA BOZZANO DE BONI – 16 MAGGIO 2015 Si svolgerà il 16 maggio la XXI Giornata di Studio organizzata dalla Fondazione/Biblioteca Bozzano De Boni sul suggestivo tema Le vie infinite della ricerca spirituale Relatori: • Krisztina Nemeth (cantante lirica, medium): HEALING VOICE- Guarigione spirituale attraverso il canto medianico (con coinvolgimento del pubblico) • Giorgio Bongiovanni (stigmatizzato, ricercatore spirituale): La verità sul terzo segreto di Fatima • Elena Ledda (studiosa di G. D’Annunzio, archivista): Spiritualità di Gabriele D’Annunzio • Gianni Monduzzi (scrittore, editore): Cercando Dio a modo mio • Claudio Maneri (scrittore, ricercatore): Cronaca di una Ri-nascita Contributo alle spese per sostenere le attività della Fondazione €15. Si consiglia la prenotazione. A Bologna il “viaggio oltre la vita” degli Etruschi Dal 25 ottobre al 22 febbraio è stato possibile visitare a Bologna, Palazzo Pepoli, sede del Museo della Storia di Bologna, una mostra sugli etruschi centrata sul loro concetto di Aldilà e sulle loro credenze relative al “dopo”. La mostra è stata realizzata in collaborazione col Museo Nazionale di Villa Giulia di Roma, il maggior museo etrusco d’Italia. In esposizione la tomba della Nave, dove il Notiziario tema del viaggio nell’Aldilà è presente per la prima volta, numerosi vasi e sculture relativi al tema del grande viaggio, il clone del Sarcofago degli Sposi rinvenuto a Cerveteri, custodito a Villa Giulia e non trasportabile, e tanti altri oggetti che illustrano il concetto che gli etruschi avevano della vita oltre la morte. Una mostra originale e istruttiva, che contribuisce a far conoscere meglio un popolo straordinario rimasto a lungo misterioso. I programmi della Comunità di Findhorn La comunità di Findhorn in Scozia è nata alcuni decenni or sono in collaborazione con le forze della natura ed è tesa a destare il potenziale umano. Un soggiorno a Findhorn offre un approccio olistico e invita a un cambiamento personale a livello di ecologia, responsabilità personale, comunicazione, amore, gioia. Ogni anno i responsabili di Findhorn pubblicano una brochure con i programmi che vengono proposti. Base di tutto è la cosidetta “experience week”, la settimana di esperienza che consente di rendersi conto di ciò che Findhorn è e delle possibilità che offre. Queste settimane sono proposte ogni mese in inglese e a volte anche in altre lingue, tra cui l’italiano. Per il 2015 la settimana in italiano sarà dal 15 al 21 agosto. Poi durante tutto l’anno si susseguono corsi di ogni 89 tipo: dal management alla danza, dalla pittura al giardinaggio, dal gioco della trasformazione alla meditazione e altro ancora. Per maggiori informazioni: www.findhorn.org Ulisse morì in Italia? Le avventure di Ulisse si concludono, per chi conosce l’Odissea, a Itaca dove il grande viaggiatore ritrova moglie, figlio e regno. Di quello che succede poi, Omero non ci dice niente: il suo libro finisce con un sia pur faticoso happy end, al quale si può aggiungere lo scontatissimo “e vissero felici e contenti”. Pare però che le cose non siamo andate così e che dopo il ritorno a Itaca l’infaticabile eroe non sia stato affatto in pace, ma abbia dovuto affrontare altri guai e altri viaggi. Quanto meno ce ne parla un libro del professor Nicola Calderone dal titolo La seduzione di pietra (edizioni Calosci di Cortona), che si basa sugli storici greci Teopompo e Licofrone, secondo i quali Ulisse sarebbe arrivato nella città italiana di Gortunaia, nella quale è possibile identificare Cortona. Come mai Ulisse lasciò Itaca? A quanto sembra, per contrasti con la moglie Penelope: l’eroe sarebbe tornato in Italia, dove avrebbe incontrato Enea scampato alla distruzione di Troia; si sarebbe poi rifugiato a Cortona, dove sarebbe morto e sarebbe stato sepolto. Se non si sa con esattezza dove sia la tomba di Ulisse, ammesso 90 Notiziario che veramente si trovi nella zona di Cortona, è invece certo che a Cortona morì e fu sepolto Pitagora: una tomba conosciuta come “Grotta di Pitagora” è ancor oggi molto visitata dai turisti. A Cervia (RA) a maggio un convegno sul tema “Oltre il confine” Si svolgerà nei giorni 22-23-24 maggio 2015 a Cervia (Ravenna), su iniziativa di Carla Castagnini, promotrice dell’Associazione Culturale “Casa dell’Albero” di Fossoli (Carpi-MO) un convegno sul tema “Oltre il confine” (Club Hotel Dante – Tel 0544 977448) Relatori: Giulietta Bandiera, Enzo Braschi, Nader Butto, Mauro Cesati Cassin, Cristina Contini, Mario Dalla Torre, Giuliano Falciani, Paola Giovetti, Fabio Manfredini, Luigi Maselli, Don Sergio Messina, Roberto Montefusco, Laura Paradiso, Sue Rowlands, Agnese Sartori, Igor Sibaldi, e altri. Per informazioni Centro Culturale l’Albero – Fossoli - Modena [email protected] Tel. 335 6684108 A Milano il 25 aprile un convegno su “Cancro e Anima” Si svolgerà a Milano sabato 25 aprile 2015 (h. 10 – 20) presso l’Auditorium Pime (via Moisè Bianchi 94) un convegno sul tema: Cancro e Anima La guarigione possibile organizzato dal Gruppo Editoriale Anima Una giornata per parlare del nuovo approccio alla malattia, della scelta terapeutica e della rinascita possibile: una guarigione che non riguarda soltanto la malattia in sé, ma anche l’anima della persona ammalata. Con la partecipazione di noti medici integrati e le testimonianze di chi è guarito. Moderatrice la nota giornalista e scrittrice Giulietta Bandiera. Tra i relatori: Prof. Maurizio Grandi, oncologo; Dott. Erica Poli psichiatra, Prof. Piermario Biava – oncologo, ricercatore e autore di libri. Prof. Franco Berrino, medico epidemiologo (cancro e alimentazione), Chiara Stoppa, attrice – autrice del libro e dello spettacolo teatrale “Il ritratto della salute - Alla faccia del cancro”, Dott. Ennio Caggiano, medico chirurgo esperto in medicina difensiva; Padre Antonio Gentili, barnabita, esperto di meditazione; Serena Milano, autrice del libro “Ho scelto di guarire”; Stefano Tonelli, pittore; Beatrice Del Borrello, ricercatrice spirituale. Iscrizione €20 Per informazioni e prenotazioni: Tel. 02 72080619 – Email: amministrazione@anima eventi.com 91 Recensioni a cura di Paola Giovetti Carmelo di Coimbra: Un cammino sotto lo sguardo di MariaBiografia di suor Lucia di Gesù, Edizioni OCD, Roma 2014, pagg. 532, € 24 Dieci anni fa, il 13 febbraio 2005, moriva a Coimbra, nel Carmelo, suor Lucia, la pastorella di Fatima: aveva 97 anni, essendo nata nel 1907, ed era l’ultima sopravvissuta dei tre bambini che nel lontano 1917 erano stati testimoni delle celebri apparizioni della Madonna. Giacinta e Francisco, suoi cugini, appena più giovani di lei, erano morti poco tempo dopo le apparizioni, come la Madonna aveva preannunciato, Lucia era rimasta “per qualche tempo ancora” per testimoniare. E questo lei aveva fatto, pur nella massima discrezione, per tutta la sua lunga vita. Entrata nella vita religiosa come novizia nel 1926, prima era stata suora dorotea e poi, a partire del 1948, carmelitana a Coimbra: finalmente la clausura, che aveva sempre desiderato per portersi dedicare totalmente alla contemplazione e alla preghiera. Amatissima nel suo Paese e in tutto il mondo cattolico, suor Lucia – pur vivendo in clausura - era sempre rimasta in contatto con l’esterno attraverso i suoi scritti ed era ritornata più volte a Fatima per ricorrenze e incontri particolari. Della sua vita all’interno del monastero, del suo carattere, delle sue esperienze spirituali, delle sue occupazioni si sapeva però pochissimo. Ora questo libro, redatto dalle monache del Carmelo di Coimbra sulla base dei loro ricordi personali, delle lettere di suor Lucia e a suor Lucia e dei tanti altri suoi scritti, viene a colmare una lacuna e ci fa conoscere più da vicino una persona che non è esagerato definire straordinaria. Assistiamo così, attraverso le parole di Lucia stessa, a tutte le vicende della sua vita: le apparizioni, a lei e ai cuginetti, dell’angelo che in un certo senso preparò i bambini allo Straordinario che doveva venire, le sei apparizioni della Madonna che ebbero il loro culmine nel “miracolo del sole”; i messaggi della Vergine, le difficoltà che accompagnarono e seguirono quegli eventi fino al loro riconoscimento da parte della Chiesa, la morte precoce dei cugini, le scelte di vita di Lucia, l’entrata in convento e poi la clausura, gli incontri con i Papi, il famoso terzo segreto di cui tanto si è parlato e certamente si conti- 92 Recensioni nuerà a parlare. E poi gli incontri fondamentali, quelli con la Madonna che ancora la visitò nella sua cella e di cui Lucia ha lasciato testimonianza. Con mano felice le compagne di Lucia, le carmelitane, raccontano anche la Lucia privata, il suo carattere sempre allegro, il suo gusto per gli amabili piccoli scherzi, la sua generosità nei confronti di tutti, l’immensa devozione a Gesù e alla Madonna, l’attesa gioiosa e fiduciosa del gran momento in cui si sarebbe riunita a loro. Cinquecento e più pagine che si leggono d’un fiato e che, a mio giudizio, chi si interessa di spiritualità dovrebbe conoscere. Raffaele e Tommaso De Chirico, Cagliostro, un Nobile Viaggiatore del XVIII secolo, Ed. Mnamon, Milano, novembre 2014, pagg. 432, € 16. Tommaso De Chirico, Il conte di Cagliostro nel suo tempo, Ed. Mnamon, Milano, novembre 2014, pagg. 316, € 14. Entrambi i libri sono acquistabili presso il sito amazon.it, nei due formati, ebook1 e stampa2. 1 Il titolo dell’ebook: Cagliostro, un Nobile Viaggiatore del XVIII secolo, racchiude nello stesso formato i due volumi cartacei al prezzo di € 7. E’ reperibile anche presso l’Editore mnamon.it., e nei siti: bookrepublic, hoepli.it, ibs.it, feltrinelli.i 2 t. I due libri in formato cartaceo si vendono separatamente, ma ne viene consigliato l’acquisto contemporaneo. Per contatti con l’Editore: [email protected]. Nati dalla riflessione sugli studi di Raffaele De Chirico intorno alla figura del conte di Cagliostro, trascritti e commentati dal figlio Tommaso, i due libri sono il frutto di un’appassionata ricerca pluridecennale degli autori in biblioteche europee e negli archivi di Stato italiani e vaticani. Il primo libro, che è la stesura autografa dell’opera scritta circa cinquant’anni fa da Raffaele, espone una versione inedita della storia del personaggio; il secondo, suddiviso in sezioni, comprendenti le biografie cronologiche del conte di Cagliostro, di Giuseppe Balsamo, di Lorenza Felciani e di Serafina Feliciani, gli argomenti e i personaggi contemporanei, scritto a commento e completamento del precedente volume, offre un’ampia visione panoramica, che si svolge nell’arco temporale all’incrocio di due secoli, degli eventi più caratteristici della vita del Grande Maestro. La narrazione si presenta come un affresco storiografico del tutto originale, e le figure tratteggiate nei due volumi assumono dimensioni epiche, al punto da far apparire irrilevante quanto è stato finora scritto su Cagliostro, personaggio che ha sempre suscitato discordi e opposti giudizi. Il testo, nel quale gli autori Recensioni propongono una teoria innovativa sulla vita, dai misteri della nascita ai dubbi sulla morte, del conte di Cagliostro, espone, con prove documentate, una teoria del tutto discordante dalla realtà sinora ufficialmente nota sul protagonista e sui suoi comprimari, tesi che può essere così sintetizzata: non solo il conte di Cagliostro e Giuseppe Balsamo erano due persone diverse, ma anche le rispettive mogli, Serafina Feliciani e Lorenza Feliciani, avevano una differente identità. A parte questo contenuto, dall’importanza peraltro non secondaria, il libro è anche il pretesto per fornire al pubblico in generale, e ai bibliofili appassionati alle vicende del XVIII secolo in particolare, una cronaca dettagliata e commentata del periodo storico che va dalla soppressione della Compagnia di Gesù del 1773 alla Rivoluzione francese del 1789. I numerosi riferimenti a episodi e a personaggi dell’epoca, che fanno da sfondo alle vicende del conte di Cagliostro, coinvolgono il lettore in un clima di suspence tra realtà e romanzo. Nel complesso, tutta l’opera ridimensiona l’immagine del conte di Cagliostro e del ruolo che ha avuto nell’Illuminismo il suo Rito di Massoneria Egizia, testo di profonda impregnazione esoterica che scuote le coscienze e porta una nuova ventata di spiritualismo in una società fondata 93 sul materialismo scientifico, politico e culturale. (Luce e Ombra) Donatella Coda Zabetta: Il coraggio di ascoltarsi – Guardare le cose cambiando prospettiva, Edizioni Mediterranee Roma 2014, pag. 190, €13,50 L’autrice di questo piacevole e simpatico libro, Donatella Coda Zabetta, è una persona singolare. Nata nel 1964, laureata in scienze naturali, dopo più di vent’anni di lavoro imprenditoriale ha deciso di cambiare rotta, di dare un diverso indirizzo alla sua vita e da qualche anno, più esattamente dal 2009, si dedica a tempo pieno alle cose che la interessano e la coinvolgono veramente: la natura, gli animali (vive, oltre che col marito e i figli, anche con due asini, cinque caprette, tre gatti e un cane), la meditazione, la ricerca interiore e lo studio delle religioni e delle antiche medicine tradizionali. Un programma davvero invidiabile - e una grande grazia potercisi dedicare completamente, anche se per Donatella arrivare a tanto non è stato indolore e le è costato non poco a livello personale e familiare. Va detto anche che Donatella canalizza e nel libro di cui ci stiamo occupando riporta il frutto delle sue meditazioni profonde che le portano conoscenze nuove sui temi che più hanno a che fare con la nostra interiorità e che sono quelli ai quali il libro è dedi- Recensioni 94 cato: spirito e materia, il dolore e la sua accettazione, paure debolezze. mente, anima e coscienza, karma e liberazione, il perdono, l’amore, la verità e tanti altri. Le canalizzazioni avvengono in stato di meditazione profonda e portano a Donatella gli insegnamenti di quelli che ha chiamato Maestri della Gerarchia Spirituale, che le vengono incontro quando lei è nello stato di coscienza giusto. Come dice il sottotitolo, scopo del libro è mostrare che si possono guardare le cose anche in maniera diversa da quella abituale e che siamo noi i principali fautori del nostro benessere, della nostra crescita e del nostro equilibrio interiore. Preso atto di questa potenzialità, non resta che mettersi al lavoro per ampliare i nostri orizzonti e dare un senso autentico al nostro esistere – e in questo importantissimo lavoro una aiuto può venire dal libro di cui ci stiamo occupando, dal quale si possono distillare piccole-grandi gocce di saggezza. Il punto di vista dell’autrice sui diversi temi trattati è sempre accompagnato da quello dei Maestri, che ampliano, puntualizzano, spiegano. Un libro utile, denso di notizie e riflessioni, che si legge con vero piacere. Louise E. Rhine: PsicocinesiLa Mente domina la Materia, Golem Libri, Roma, pagg. 400 €16.00 Louise Rhine (1891-1983), moglie di Joseph B. Rhine (18951980), il “padre” della parapsicologia moderna, e sua collega e collaboratrice nell’attività di ricerca presso la Duke University di Durham (North Carolina), ha dato un contributo importantissimo alla ricerca psichica. Mentre il marito sperimentava in laboratorio col metodo quantitativo e l’analisi statistica, lei raccoglieva esperienze spontanee di telepatia, chiaroveggenza, precognizione e psicocinesi (PK): migliaia e migliaia di casi che ha descritto in vari libri, uno dei quali – dedicato alla psicocinesi – è quello di cui ci stiamo occupando. Edito in versione originale col titolo Mind over Matter nel 1970, il libro, pubblicato ora in Italia per la prima volta nell’ottima traduzione di Alessio Casale, raccoglie una casistica imponente che suggerisce la possibilità che la mente possa influire sulla materia, e viene a colmare una lacuna, in quanto sul tema “psicocinesi” ben poco di sistematico e ben documentato era finora stato pubblicato nella nostra lingua. Una potenzialità, quella di influire con la mente sulla materia, poco nota ma che merita di essere studiata con grande attenzione perchè la sua dimostrazione potrebbe modificare alquanto la visione di noi stessi. Come racconta nell’introduzione Sally, la figlia dei coniugi Rhine che all’epoca già lavorava- Recensioni no alla Duke, lo stimolo a studiare con metodo la psicocinesi venne da un giocatore d’azzardo professionista che nel 1934 si presentò nel loro studio sostenendo (e poi dimostrando) di riuscire, in certi casi, a ottenere i risultati voluti nel lancio dei dadi. Davvero è possibile influenzare la caduta dei dadi o di altri oggetti con la sola interazione mentale e in maniera misurabile che escluda qualsiasi spiegazione alternativa? Di qui ebbe inizio la celebre sperimentazione di laboratorio con valutazione statistica di Joseph Rhine con i dadi, nonché l’interesse di sua moglie per la psicosinesi in generale: gli eventi che si verificano spontaneamente al momento della morte di qualcuno (caduta di quadri, orologi che si fermano, campanelli che suonano da soli ecc.), l’influenzamento della caduta dei dadi, delle biglie e sulle pellicole fotografiche, i test di imposizione delle mani sulle piante, sui funghi, sugli esseri umani. Una casistica vastissima, che chiunque si interessi di ricerca psichica dovrebbe conoscere. Il libro contiene anche una utilissima appendice, e cioè un aggiornamento sulla psicocinesi dal 1968 ad oggi del noto parapsicologo dott. Massimo Biondi. All’editore di Golem Libri vanno quindi di diritto molti complimenti per questa iniziativa che sarà salutata con interesse dalla comunità parapsicologica – e non solo. 95 Giorgio di Simone: …oltre ogni angolo di cielo… Poesie, Liriche ed Elegie - Edizioni del Centro Studi Italiano di Parapsicologia – Genova 2014. pagg. 84. s. p. Dopo una vita a contatto con i fenomeni paranormali, particolarmente quelli medianici, scrivendo libri e articoli ove prevale l’osservazione dovuta alla sua esperienza nel campo della fenomenologia paranormale con le relative conseguenze, Giorgio di Simone ci stupisce non poco con questa raccolta, praticamente scritta nell’arco di molti anni, che rivela ancora una volta il suo pensiero, dove prevale l’intuizione, come ci dice lo stesso Autore nella premessa. Giorgio di Simone non crede in Dio nel senso religioso del termine. E’ certo che Dio c’è, che Dio esiste, che è Infinito, per una serie di tanti importanti eventi oggettivi che hanno costellato tutta la sua vita umana: Il soffio di Dio, L’ Anticamera di Dio, La Connessione Divina sono i suoi ultimi lavori che dibattono il problema in una maniera diversa, direi nuova; non è semplice però far accettare concetti e pensieri che vanno oltre il conformismo imperante. Leggendo i versi di Giorgio di Simone si capisce che provengono da un’anima che da sempre ha ricercato la più ampia libertà di pensiero e, si può proprio dire, ha “…scandagliato ogni angolo di cielo…” “Symbole” e l’ “Entità A”, mae- 96 Luce e Ombra, vol. 115, fasc. 1, gennaio-marzo 2015 stri spirituali di grandissima evoluzione, che ha studiato e meditato a fondo, anno dopo anno, rappresentano le sue certezze, sono i suoi punti fermi, sono i capisaldi dai quali è partito per iniziare l’avventura umana che l’ha portato verso una strada irta di difficoltà, ma anche di grande gratificazione, Io l’ho seguito per la maggior parte della mia vita, in una ricerca che offre tanto materiale all’uomo di buona volontà: la ricerca dell’anima, che da molti, purtroppo, è considerata superflua, perché l’anima è ritenuta un ente astratto, inesistente. Ma Giorgio di Simone ha raggiunto anche un’altra certezza: è sicuro che lo spirito, la nostra interiorità, o comunque la vogliamo chiamare, sopravviva dopo la morte e segua un’evoluzione, una conoscenza eterna ed infinita. Io devo ringraziarlo, perché fu lui che mi diede la possibilità, molti anni or sono, di seguire la ricerca dell’anima a più alti livelli. Dei suoi versi mi piace ricordare questi: Vivere nel tempo vuol dire non essere (Silvio Ravaldini) Il 5 per mille per sostenere le attività della Fondazione Biblioteca Bozzano – De Boni Caro amico, cara amica, anche quest’anno puoi scegliere a chi destinare, nella Denuncia dei Redditi, il cinque per mille delle imposte. Destinare il cinque per mille della tua IRPEF (o di quella della tua famiglia se ancora non percepisci un reddito) alla Fondazione Biblioteca Bozzano-De Boni significa aiutare la Fondazione a mantenere e gestire l’unica Biblioteca privata in Europa aperta al pubblico che conserva materiale pubblicato sulla ricerca psichica e tematiche affini e promuove attività di divulgazione in campo parapsicologico. Per destinare il tuo cinque per mille alla Fondazione, basta segnalarlo al commercialista o al CAF al momento della compilazione della dichiarazione dei redditi e firmare la casella delle associazioni non lucrative indicando il codice fiscale 92044970371 Nei modelli che l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione per la dichiarazione e il pagamento delle imposte, troverai una sezione integrativa per poter esercitare questa scelta. Lo spazio relativo alla scelta del cinque per mille è simile in tutti i modelli. Il Presidente Silvio Ravaldini