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CRISTALLI DI NITRATO DI POTASSIO CHI SIAMO ESCI CRISTALLI DI ALLUME CRISTALLI DI BICROMATO DI POTASSIO SPIEGAZIONI LA CRISTALLIZZAZIONE RAPIDA CRISTALLI DI ALLUME METODO B METODO A Ecco il materiale che abbiamo utilizzato nei nostri esperimenti:2 becker A-B, spatola/cucchiaio, bilancia elettronica da laboratorio, allume e acqua deionizzata. spiegazioni Sara pesa l’allume con la bilancia elettronica. Margherita esegue la misurazione della quantità d’acqua necessaria per l’esperimento. Il becker viene fatto scaldare mediante il bruciatore bunsen,mentre Samuele mescola la soluzione finché non diventerà limpida (cioè finché l’allume non sarà sciolto completamente) Sara e Samuele mescolano le soluzioni contenenti allume ed acqua deionizzata. Erika e Samuele avvolgono il becker con panni di lana. Erika posiziona un foglio di alluminio sul becker. Il becker, coperto con panni di lana e un foglio di alluminio, è pronto per essere posizionato nella borsa termica. Il becker viene posto nella borsa termica. Il becker è stato coperto il più possibile per rallentare il suo raffredda mento. Sul fondo del becker si sono formati alcuni cristalli. BICROMATO DI POTASSIO versa Valentina dell’acqua in un recipiente di vetro contenente bicromato di potassio. INFO Questo è il bicromato di potassio che abbiamo utilizzato per il nostro esperimento Vanessa mescola con una bacchetta di vetro la soluzione costituita da acqua e bicromato di potassio. Ecco i 3 recipienti contenenti diverse quantità di bicromato di potassio nelle loro soluzioni. Valentina pesa sulla bilancia elettronica il bicromato di potassio. Il recipiente contenente la soluzione di bicromato di potassio e acqua viene fatto scaldare su un bruciatore bunsen. Ecco i cristalli di bicromato di potassio che si sono formati. NITRATO DI POTASSIO Il nitrato di potassio viene pesato con una bilancia elettronica. INFO Ecco i cristalli di nitrato di potassio che si sono formati. Sara pesa l’allume del becker B con la bilancia elettronica. INFO Mentre il becker A viene fatto scaldare sul bruciatore bunsen, Samuele ne mescola la soluzione contenuta e Sara pesa l’allume. Margherita versa l’acqua nel becker B e Samuele mescola la soluzione del becker A Sara mescola la soluzione del becker B finché l’allume non sarà completa mente disciolto. Margherita copre il becker B con un foglio di carta porosa. La soluzione del becker B viene mescolata grazie ad un magnetino elettronico. Un cristallo viene legato ad un filo e immerso nella soluzione del becker B Sul fondo del becker si sono formati alcuni cristalli. CRISTALLIZZAZIONE RAPIDA Questi sono i cristalli che si sono formati nella beuta INFO Ecco la beuta contenente una miscela di acqua e solfato di sodio La beuta con tutto il suo contenuto viene fatta scaldare su un bruciatore bunsen e la temperatura della soluzione viene misurata continuamen te grazie ad un termometro La soluzione calda viene filtrata e versata in una seconda beuta Valentina, con l’aiuto di una bacchetta di vetro, filtra la soluzione riscaldata e la travasa in una seconda beuta. La soluzione riscaldata viene filtrata e versata in una seconda beuta La beuta viene chiusa con un batuffolo di cotone e fatta riscaldare fino ad ebollizione su un bruciatore bunser La beuta viene fatta raffreddare in un piccolo recipiente d’acqua La beuta viene fatta raffreddare in un recipiente d’acqua dove viene aggiunto anche del ghiaccio. La temperatura della soluzione viene controllata costantemente attraverso un termometro Ecco la beuta contenente la soluzione di acqua e di solfato di sodio Ecco il momento in cui viene aggiunto un piccolo cristallo di sodio e iniziano velocemente a spuntare degli aghi cristallini dal cristallo buttato nella soluzione Crescita degli aghi cristallini che si sviluppano dal cristallo gettato nella soluzione Ecco tutti gli aghi cristallini che si sono formati dalla cristallizzazi one rapida CHI SIAMO Hanno collaborato: •Erika Albano, Irene Battel, Sara Mior – fonte grafica •Valentina Brussolo, Laura Papais – stesura testo •Carlo Gardin, Samuele Zamuner – pagina web ed elaborazione immagini •Linda Battiston – stesura ed impaginazione •Ilenia Muzzin – foto digitali ed elaborazioni al computer •Margherita Riggi – didascalie La formazione dei cristalli IL NOSTRO PROGETTO: Da gennaio ad aprile ci siamo dedicati alla realizzazione di un progetto che ci ha permesso di realizzare e studiare la crescita di cristalli in laboratorio tramite diverse metodologie. L’attività ha previsto lo svolgersi di prove sperimentali e la loro rielaborazione attraverso vari strumenti multimediali. Agli esperimenti chimici sono stati inoltre affiancate fonti di tipo artistico/letterario riguardanti il mondo dei cristalli. A questo progetto hanno collaborato, sotto la guida della professoressa Donatella D’Angela, gli studenti: Erika Albano, Irene Battel, Linda Battiston, Valentina Brussolo, Carlo Gardin, Sara Mior, Ilenia Muzzin, Laura Papais, Margherita Riggi, Samuele Zamuner. Un ringraziamento particolare va infine al tecnico del laboratorio Gabriele per il suo preziosissimo aiuto. PICCOLI ALCHIMISTI ALL’OPERA: Prima di tutto nel laboratorio della scuola abbiamo realizzato la coltivazione di quattro diversi tipi di cristalli, tramite altrettanti distinti esperimenti: •cristalli di allume (KAl (So4) 2); •cristalli di nitrato di potassio (Kno3); •cristalli di bicromato di potassio (K2CrO3); •cristalli di solfato di rame. Come ottenere cristalli da una soluzione: 1. la si deve rendere satura o per meglio dire sovrasatura; 2. si deve fare in modo che in essa sia disciolta una maggior quantità di soluto di quella che sarebbe compatibile con la solubilità a quella temperatura e che quindi tende a depositare la parte di soluto in eccesso (vedi grafico di solubilità). Le metodologie per ottenere una soluzione satura: metodo A: prevede che si disciolga a caldo una quantità di sostanza maggiore di quella che darebbe una soluzione satura a temperatura ambiente e quindi che si lasci diminuire la temperatura (la concentrazione rimane costante e scende la temperatura); metodo B: consiste invece nel lasciare evaporare parte del solvente (a temperatura costante, aumenta la concentrazione). E’ importante ricordare che il processo di cristallizzazione deve progredire lentamente, in quanto, la lentezza nella variazione dei parametri che rendono la soluzione satura è direttamente proporzionale alla buona riuscita dell’esperimento ed alla bellezza e “purezza” dei cristalli. CRISTALLI DI ALLUME Il primo esperimento utilizzato doveva produrre cristalli di allume attraverso l’impiego di entrambi i metodi di sopra citati, ovviamente svoltisi in fasi distinte. Abbiamo utilizzato: • un becher; • una spatola; • una bilancia elettronica di laboratorio; • 37,5 g di allume (una quantità del 50% seriore a quella che, dal grafico relativo, risulterebbe potersi sciogliere a temperatura ambiente in 500 g di H2O); • 500 g di acqua demonizzata. Metodo A Procedimento: 1. Si pesano sulla bilancia elettronica allume ed acqua, 2. Si pone a scaldare sul bruciatore Bunsen il becher contenente acqua e allume e si mescola il tutto fino a quando l’allume non si sarà completamente disciolto e la soluzione si presenterà liquida. 3. In modo da evitare urti e per rendere il raffreddamento il più lento possibile, il becher è stato posto in un luogo tranquillo dentro una borsa termica, avvolto con un panno di lana e chiuso con un foglio di alluminio. 4. Si sono attesi tre/quattro giorni, poi si sono aggiunti (come previsto dalla procedura in caso di mancata formazione di cristalli) alcuni granuli di del sale nella soluzione che funzionino come germe di cristallizzazione. Non si verifica ancora nulla. 5. Si sono posti allora alcuni cristalli ottenuti da una soluzione di 5 g di allume in 100 g di acqua (conformemente al grafico) e finalmente, in seguito a questa operazione, dopo tre giorni sono comparsi cristalli. TORNA ALLE FOTO METODO B Metodo B I materiali utilizzati sono gli stessi del metodo A, con la differenza che la quantità di allume pesata deve essere uguale e leggermente inferiore a quella che, nel grafico di solubilità, risulta sciogliersi in 500 g d’acqua a temperatura ambiente. Utilizziamo quindi 25 g scarsi del composto. Dovendo permettere l’evaporazione del solvente utilizziamo questa volta per coprire il recipiente, un foglio di carta porosa che permetta il passaggio del vapore acqueo ma allo stesso tempo ostacoli la deposizione di polvere sulla superficie della soluzione. Anche questa volta abbiamo lasciato il recipiente a riposo, in attesa che il processo di cristallizzazione iniziasse spontaneamente: anche in questo caso dopo tre o quattro giorni non abbiamo notato la formazione di alcun cristallo e siamo stati costretti a procedere come nel metodo A. Aggiungendo alcuni germi di cristallizzazione si sono formati i cristalli. CRISTALLI DI SOLFATO DI RAME Sono stati realizzati utilizzando quantità proporzionali di solfato di rame. TORNA ALLE FOTO NITRATO DI POTASSIO CRISTALLI DI NITRATO DI POTASSIO Questo secondo esperimento è stato svolto seguendo unicamente il metodo B. Osservando il grafico, risulta che a 20°C, la solubilità del sale in 100g di acqua è di 30g. Abbiamo realizzato quattro prove diverse, utilizzando quantità diverse di soluto: no becher Quantità di H2O (solvente) 1 50 g Quantità di KNO3 (soluto) 15g Osservazioni Inizio cristallizzazione: dopo circa dodici ore. Forma: molto simile a quella del cristallizzatore no 4, cioè aghiforme. 2 50 g 10g Inizio cristallizzazione: dopo circa 16 ore. Forma: stella. 3 50 g 4 50 g TORNA ALLE FOTO 75 g Inizio cristallizzazione: dopo 24/36 ore. 20 g Inizio cristallizzazione: dopo circa N.B. La soluzione è stata 30’ riscaldata. N.B. Il cristallizzatore è stato appoggiato sopra una lastra di BICROMATO marmo producendo così un raffreddamento rapido. DI POTASSIO CRISTALLI DI BICROMATO DI POTASSIO Anche per quanto riguarda questo terzo esperimento è stato utilizzato soltanto il metodo B, sapendo che la solubilità del sale è di 10,822g in 100g di acqua. no becher Quantità di H2O (solvente) Quantità di Osservazioni K2CrO3 (soluto) 1 50 g 5,411 g Inizio cristallizzazione: dopo qualche giorno. Forma: cubica, di colore arancione. 2 50 g 7g Si sono formati cristalli molto piccoli che sono cresciuti insieme. 3 50 g 10,8 g Soluto sciolto alla temperatura di 45oC. Si sono formati cristalli molto piccoli aggregatisi gli uni agli altri. 4 50 g 9g Soluto sciolto alla temperatura di 50oC. Si sono formati cristalli molto piccoli aggregatisi gli uni agli altri. TORNA ALLE FOTO CRISTALLIZZA ZIONE RAPIDA N.B. I becher 2, 3, 4 sono stati riscaldati poiché le soluzioni erano sovrasature. La cristallizzazione rapida Per realizzare dei cristalli con questo metodo abbiamo utilizzato: • 100g di H2O; • 100g di solfato di sodio Na2SO4; • due beute; • bruciatore bunsen; • treppiede; • piastra di amianto; • recipiente con ghiaccio; • piccolo cristallo di solfato di sodio. TORNA ALLE FOTO TORNA AL MENU Procedimento: 1. Per prima cosa abbiamo versato in una beuta 100 g di acqua e 100 g di Na2SO4 e riscaldando la miscela ottenuta ad una temperatura di 40/50°C abbiamo sciolto completamente il sale. 2. Si è poi proceduto alla filtrazione della soluzione per eliminare anche i cristalli più piccoli, ottenendo una soluzione sovrasatura. 3. La soluzione così ottenuta, versata nella seconda beuta e chiusa con un batuffolo di cotone è stata portata ad ebollizione fino a quando abbiamo visto uscire del vapore attraverso il cotone. 4. L’abbiamo poi fatta raffreddare nel contenitore del ghiaccio senza togliere il cotone fino a raggiungere i 20°C. A quel punto con l’aggiunta del piccolo cristallo di solfato di sodio si è presentato ai nostri occhi uno spettacolo eccezionale! In pochi secondi attorno al cistallo si sono formati in tutte le direzioni piccoli aghi che sono cresciuti rapidamente e dopo qualche minuto sembrava che la beuta contenesse del ghiaccio. La spiegazione? La soluzione sovrassatura aveva un equilibrio molto precario e, aggiungendo il cristallo, che funge da nucleo di cristallizzazione, abbiamo provocato la precipitazione del sale in forma cristallina. Registrando nuovamente la temperatura si è potuta notare una variazione termica di 10°C, all’intermo del contenitore si sono, infatti, raggiunti i 30°C. f ai mouse clic pe c ol uscire r