Aprire in un centro commerciale o centro storico: checklist per
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Aprire in un centro commerciale o centro storico: checklist per
INCHIESTA Vado in centro. H o deciso, apro un negozio. Ma dove?.... La domanda non è affatto secondaria. Anche la business idea più innovativa rischia di non ottenere il successo sperato se la si presenta al pubblico nella location sbagliata. b li Perché P hé il negozio, i come abb biamo ripetuto spesso da queste pagine, è una componente fondamentale del “fare impresa”. I più ambiti sono in centro città e nei centri com commerciali, location però non sempre adatte a tutti i retailer. È vero che il cosiddetto “centro commerciale pianificato” ha vissuto negli ultimi anni, in Italia, una stagione di crescita continua: al 31 dicembre 2008 - sono dati Larry Smith - si contavano 795 centri, 60 AZ FRANCHISING Luglio/Agosto 2009 con un dimensionamento medio del 4 per cento in più sull’anno precedente. Ma è vero anche che a questa importante location alcuni muovono precise “accuse”: c’è chi dice che il format ha bisogno di rinnovamento, che lo schema dell’áncora d ll’á alimentare li che h traina i una serie di negozi - perlopiù dell'abbigliamento - è oramai superato. Alcuni retailer si lamentano degli alti canoni di affitto affitto, altri ritengono questi stes stessi canoni funzionali ai servizi erogati dal centro, come gli ampi parcheggi. Chi preferisce il centro città mette l’accento sulla maggiore vicinanza dei negozi al consumatore; considera importante il fatto di poterli acquistare o affittare con un tradizionale contratto Sono tra le location più ambite, ma non sempre, e non per tutti, bastano per avere successo. Perché i fattori da considerare nella scelta tra centro città e centro commerciale sono tanti: dagli affitti alla misurabilità delle performance, dalle autorizzazioni ai limiti tecnici. E tra gli stessi retailer il dibattito è aperto di Laura Basilico Ma quale? dii locazionee e non di affitto di ramo d’azienda, ’azienda, come c negli shopping center. er. Perché cciò consente di personalizzare gli spazi di vendita nonché di sfruttarne la rendita per coprire prima i costi di investimento. Il dibattito è aperto, insomma, e le variabili da considerare prima di firmare un contratto di affitto (o di acquisto) sono molte. Come spiegano gli operatori di settore. PRENDETE CARTA E PENNA Tra canoni di affitto, raggiungibilità, notorietà, sono molte le variabili da considerare nella scelta tra centro città e shopping center. Fornisce un’utile griglia di partenza Alberto Comunello, consultant Value Lab, società di consulenza di management e Information Technology, specializzata sui temi di marketing, vendite e retailing: “Se fino a metà degli anni ‘70 non c’era alternativa al centro città, oggi il proliferare dei centri commerciali e dei retail park induce gli operatori a riflettere su quale delle due soluzioni scegliere per il proprio store. Il centro commerciale oggi è in genere una struttura di notevoli dimensioni, con importanti infrastrutture, localizzato nella maggior parte dei casi nelle periferie e con un’offerta multiforme di esercizi commerciali e ricreativi, per eventi di vario genere. Perciò, in via Luglio/Agosto 2009 AZ FRANCHISING preliminare, occorre considerare la compatibilità del centro commerciale in sé con il brand e i prodotti che caratterizzeranno l’offerta del negozio. Il canale distributivo deve comunicare un’immagine in sintonia con l’identità del marchio e l’esperienza di acquisto dev’essere associabile alla clientela tipo del brand”. In concreto, Comunello parla di potenzialità e caratteristiche della domanda del bacino di mercato, di intensità e tipologia dei concorrenti, di valore dell’acquistoaffitto dell’immobile, di vincoli normativi e rispetto delle zone di esclusiva, se previste (vedi pag. 63). Di coerenza tra prodotti o servizi offerti e location parla anche Larry 61 INCHIESTA La check list - Prima di decidere... Smith. L’attività di consulenza di Larry Smith Italia su shopping center, parchi commerciali e ristrutturazioni di centri urbani si rivolge a promotori immobiliari, investitori, commercianti e Pubblica Amministrazione. “L’analisi se prediligere una o l’altra soluzione - spiega Silvia Segale, Direttore Commerciale Larry Smith - va fatta tenendo ben conto delle caratteristiche del proprio prodotto e della clientela che frequenta o frequenterà le due alternative commerciali. Negli ultimi dieci anni molti brand si sono sempre più interessati al mondo dei centri commerciali rispetto ai centri storici, per diversi motivi: maggiore “familiarità” dei consumatori verso lo shopping al di fuori del centro cittadino; comfort dell’ambiente; facilità di parcheggio; servizi diversificati per il cliente; presenza di grandi attrattori commerciali; canoni di affitto più abbordabili; assenza o esiguità delle “key money”, o buonentrate, rispetto ai centri storici. Oggi la crisi ha di fatto ridotto la forbice tra le condizioni economiche nei due casi, rendendo di nuovo appetibili, in molti casi, i centri storici. Qui, se si tratta di grandi città, le grandi catene vogliono “esserci” per ragioni spesso di prestigio (aprire il flagship è prioritario), aprendo anche punti vendita nei centri commerciali di riferimento di quella città. Nelle città di provincia, centro città e centro commerciale sono spesso in alternativa e quindi in competizione”. Competizione positivamente alimentata anche da eventi occorsi nel frattempo, come la liberalizzazione delle licenze a seguito del decreto Bersani (D.Lgs. 114/98), che ha contribuito ad aumentare il numero di centri commerciali nel Sud Italia e a razionaliz- … per scegliere se aprire in un centro commerciale o in centro città, è bene analizzare: • Potenzialità e caratteristiche della domanda del bacino di mercato. Con il supporto di un’analisi di geomarketing è possibile conoscere, per il bacino di mercato di ogni ipotetica location, un vasto numero di informazioni per la valutazione della misura del relativo mercato potenziale, tra cui: numerosità degli abitanti, età, istruzione, composizione delle famiglie, tipo di abitazione in cui vivono, quanti sono i pendolari presenti, le ragioni del loro spostamento. Se poi, a questi dati si integra un’indagine di mercato quantitativa che esplori, per esempio, abitudini, gusti e interessi delle persone, si può tracciare con precisione un completo identikit del frequentatore del bacino di mercato della location. Questo consentirà di verificare la soluzione con le caratteristiche ideali e con le potenzialità più elevate per la tipologia di prodotti proposta nel negozio che si vuole aprire, nonché di adattare assortimento, layout e promozioni alla realtà locale in cui si opera. • Intensità e tipologia dei concorrenti. Fondamentale un esame della concorrenza già presente sul territorio. In questa fase, il retailer può essere supportato da analisi svolte sulla base di informazioni contenute in specifici database che fotografano la situazione competitiva presente. In molti casi, queste banche dati sono complete sia di indicazioni sulla tipologia di prodotti e marchi venduti dai diversi punti vendita, sia dei prezzi praticati che delle stime sulle performance. Queste analisi saranno poi utili anche per differenziare la propria offerta o per attuare diverse strategie di prezzo. Altre variabili decisive da considerare per la scelta sono: • Il valore dell’acquisto o dell’affitto dell’immobile. Il canone d’affitto annuo, oppure l’ammontare della rata annua del finanziamento ottenuto per l’acquisto dell’immobile, deve essere tale da permettere il raggiungimento del break even point anche a fronte delle più prudenziali stime di fatturato della nuova apertura. I valori possono essere notevolmente diversi dal centro città al centro commerciale, e viceversa. • Il rispetto delle zone di esclusiva, se prevista dal network. Mappe fornite da società terze, e quindi estranee alle parti interessate, certificano la non sovrapposizione di negozi dello stesso network all’interno di una certa area. • I vincoli normativi. Alberto Comunello - Consultant Value Lab - [email protected] 62 AZ FRANCHISING Luglio/Agosto 2009 ! Attenzione!!! Locazione vs. affitto di ramo d'azienda Nei centri commerciali viene perlopiù sottoposto al conduttore un contratto di affitto di ramo d’azienda. Questo gli permette di disporre del locale in cui svolgerà l’attività, oltre che godere di alcuni benefici dell’azienda che gli viene concessa, per esempio il suo avviamento, i mobili, lo sfruttamento delle parti comuni. Di contro, il retailer non può cedere ad altri, in locazione, la propria attività così come non ha diritti di prelazione allo scadere del contratto o nel caso di vendita dello spazio. Ciò che succede invece con i contratti di locazione, di solito applicati in città. Un’altra differenza riguarda la durata: la locazione è disciplinata dalla legge 392/78, che impone il modello dei 6+6 anni. Nell’affitto di ramo d’azienda, la durata varia a seconda del modello contrattuale solitamente adottato dal gestore del centro commerciale. zare le strutture già esistenti al Nord. “A un certo punto - osserva Roberto Casasola, socio di Rustioni & Partners srl, specializzata nella ricerca e acquisizione di location commerciali in Italia e all’estero - per il retailer è diventato difficile non solo trovare gli spazi a canoni di affitto sostenibili, ma anche riuscire a capire quanto il centro commerciale prescelto sarebbe potuto essere redditizio. Perché qui, a differenza che nel centro storico, gli unici dati misurabili sono posizione, viabilità e bacino di utenza”. Tanto più che, come sottolinea Silvia Segale, “se il posizionamento a livello di bacino e tenant presenti non è facile da individuare per centri nuovi in prima commercializzazione, lo è di più sui centri esistenti, anche se non sempre l’aspetto del posizionamento viene considerato nella scelta. Ci sono catene che si sono ostinate a entrare, con risultati deludenti, in centri di grande successo commerciale senza avere prodotti o servizi in linea con quel centro o quel bacino. Altri che hanno ottenuto risultati molto positivi in centri che non avrebbero mai voluto accettare”. Dalla sua, tuttavia, la location “shopping center” ha parcheggi comodi, ambiente caldo in inverno e fresco d’estate, sinergie tra i tenant: “Peccato per i molti, forse troppi, negozi di abbigliamento: il centro commerciale potrebbe offrire spazi a iniziative commerciali diverse”, precisa Casasola. Che aggiunge: “Un’altra importante differenza tra le due location riguarda i contratti di affitto applicati. Nel centro città si tratta di contratti di locazione, nel centro commerciale di affitto di ramo d’azienda”. Burocrazia amica o nemica? Le differenze tra le due location so- no alimentate dai diversi regolamenti adottati da ogni singola regione e, addirittura, da ogni singolo comune. Poi ci sono le norme sanitarie, e i rapporti con i proprietari dei negozi. Così, a determinare la scelta non sono tanto le caratteristiche dell’una o dell’altra location, quanto la singola situazione. “Esistono limitazioni tecniche e burocratiche - spiega Renato Cavalli, Amministratore Unico di Prassicoop, società cooperativa di architettura e servizi integrati per il terziario e il commercio - che dipendono dalla località in cui si vuole aprire così come dal settore merceologico in cui si vuole operare. Molto difficilmente lo stesso tipo di negozio può stare in entrambe le location, per esempio per i diversi orari di apertura vigenti in città e nei centri commerciali. Questi ultimi sono ambienti molto più standardizzati, mentre il centro storico - diverso ancora dal centro città - presenta molte più variabili. Il franchising che funziona è quello che ha studiato format specifici per l’una e l’altra location, con determinati orari di apertura, di carico e scarico, modalità di gestione dell’inventario…”. Un’altra variabile importante che può portare a optare per l’una o l’altra location è quella temporale. Come cambiano i tempi di apertura di un negozio in centro e di uno in uno shopping center? Risponde Cavalli: “Ci sono tempi autorizzativi e tempi tecnici. Nel centro città (per esempio in zone come il milanese quadrilatero della moda) succede che alcuni retailer comprino un’attività, mura comprese, e poi la liquidino per poter aprire la propria senza dover aspettare che scada un contratto di affitto in essere. Nei centri commerciali i contratti partono bene o Luglio/Agosto 2009 AZ FRANCHISING Centri Commerciali: prossime aperture in Italia (Fonte: CNCC) Le Terrazze - La Spezia Mella 2000 - Roncadelle (BS) Parco Commerciale Artigianale Cremona PO - Cremona Verona Porta Sud - Verona San Bonifacio - San Bonifacio (VR) Centro commerciale Villorba - Villorba (TV) Villadolt - Fontanafredda (PN) Centro Commerciale Global Village - Mori (TN) La Fucina - Imola (BO) PR Parma Retail - Parma Centro Commerciale Eurosia - Parma Centro Commerciale Monteprandone Monteprandone (AP) Centro Commerciale Urbino - Urbino (PU) Centro Commerciale Selva Candida - Roma Soratte Outlet Shopping - Sant’Oreste (RM) Centro Commerciale Latina - Latina Chieti Retail Park - Chieti Scalo/Cepagatti Le Cotoniere - Salerno Centro Commerciale Carini - Carini (PA) Centro Commerciale Città dei Templi - Agrigento Gli Ulivi - Caltanissetta Dogana di Porto - Porto di Catania 63 INCHIESTA il mercato dei negozi Gli ultimi sei mesi del 2008 hanno visto scendere le quotazioni nuano a cercare spazi. I negozi tradizionali più richiesti - sodei negozi in vie di passaggio (-1,3%) e soprattutto quelle delle prattutto dai grossi gruppi, specie nell’abbigliamento monosoluzioni in vie non di passaggio (-2,6%). A rilevarlo è il gruppo marca - sono in vie di forte transito, con una superficie media immobiliare Tecnocasa. “In Lombardia - precisa Fabiana Me80-100 metri quadri e con due punti luce”. gliola, Responsabile Ufficio Studi - la differenza tra le due tipoPer quanto attiene i centri commerciali, da sempre esiste un logie è ancora più evidente (-0,2% e -3,0%), divario tra Nord e Centro Sud Italia. “Negli mentre nel Lazio hanno tenuto le soluzioni ultimi anni però - prosegue Casasola - la Fabiana Megliola, in vie di passaggio a scapito (-2,3%) dei nesituazione è cambiata: nel Mezzogiorno Responsabile Ufficio Studi Tecnocasa gozi in vie non di passaggio”. Anche sul sono stati realizzati alcuni dei più grandi fronte delle locazioni a livello nazionale si Nel secondo semestre 2008 progetti di shopping center regionali, con il evidenzia un calo dei canoni pari al sono scesi sia le quotazioni contemporaneo arrivo dal Nord Italia di in2,6% nelle vie di passaggio e al segne specializzate. A cambiare saranno sia i canoni di affitto 3,6% nelle vie non di passaggio. In presumibilmente le dinamiche di sviluppo. di negozi e uffici discesa anche i prezzi degli uffici, Per esempio: al Nord si guarda sempre più nella seconda parte del 2008: del al controllo dell’impatto ambientale, ricon2,1% per le soluzioni usate e dell’1,0% per le tipologie di nuova vertendo aree già urbanizzate, mentre al Sud si lavora ancora costruzione o ben ristrutturate. Così come evidenziano segnali molto sul “green-field”. Al Sud, infine, negli ultimi anni il numedi ribasso le locazioni: “A livello nazionale i canoni scendono ro medio di punti vendita nei centri commerciali è cresciuto di del 3,4% per gli uffici usati e del 2,8% per quelli di nuova cocirca il 30%”. struzione o ben ristrutturati”, spiega Megliola. A caratterizzare Settori che salgono, settori che scendono domanda e offerta di immobili commerciali nell’ultimo semeIl valore immobiliare dei negozi è legato a fattori che influenzastre è la crescita di negozi in locazione. “A comprare - puntuano anche le singole merceologie. “L’ulteriore crescita dei prezzi lizza Megliola - sono spesso investitori, attratti da rendimenti del mercato immobiliare verificatasi fino al 2007 - è la riflessiolordi annui compresi tra il 6 e l’8%, anche se l’offerta di negozi ne di Roberto Casasola - ha creato la necessità di aumentare le in vendita nelle vie più commerciali è bassa. Nelle vie non di rendite provenienti dagli immobili commerciali, e questo ha passaggio, inoltre, sempre più spesso i negozi vengono utilizzaportato alla scomparsa di alcune merceologie meno reddititi come uffici da società di servizi”. Il secondo semestre del zie. Avanzano i negozi di abbigliamento e del tempo libero e 2008 ha messo in evidenza un generale orientamento verso la scompaiono i piccoli e medi negozi di alimentari”. Inoltre, in un locazione anche sul fronte uffici, “per una crescente difficoltà contesto di distribuzione stagnante, i retailer devono cercare di accesso al credito ma soprattutto per una maggiore prudenaltre forme di incremento delle marginalità non potendo scariza da parte dei potenziali acquirenti. Gli investitori sono poco care sui prezzi, come in passato, l’incremento dei costi. “Da ciò interessati a queste tipologie, sono infatti i - prosegue Casasola - la ricerca di negozi in negozi ad attrarre maggiormente chi desiperiferia, del miglioramento della produttiRoberto Casasola, dera mettere a reddito il proprio capitale”. vità degli addetti alla vendita, dell’ampliasocio di Rustioni & Partners Srl mento della gamma di prodotti offerti”. Nel centro commerciale, GLI IMMOBILI DEL RETAIL: Un analogo ragionamento può essere fata differenza che in città, FORMAT CONSOLIDATI E NOVITÀ to per i centri commerciali. “I primi, arrivagli unici dati misurabili Il mercato degli immobili retail si è, ti in Italia tra gli anni ‘80 e ‘90, sono ancora sono posizione, viabilità negli ultimi anni, sempre più spequelli che registrano le migliori performane bacino di utenza cializzato. Tra centri commerciali, ce. Con l’inizio degli anni Duemila - comcentri “d’intrattenimento” (leisure menta Roberto Casasola - fattori quali l’incenter), outlet e negozi tradizionali, in Italia questi ultimi rapgresso in Europa e il decreto Bersani hanno favorito la nascita presentano ancora una quota di mercato significativa rispetto di nuovi centri e la razionalizzazione di quelli esistenti. A un ad altri paesi europei, anche se i primi hanno registrato un certo punto, per il retailer è diventato difficile non solo trovare crescente sviluppo. gli spazi a canoni di affitto sostenibili, ma anche riuscire a ca“Nelle vie più importanti dei centri città - spiega Roberto Casapire quanto il centro commerciale prescelto sarebbe potuto sola, socio di Rustioni & Partners Srl, specializzata nella riceressere redditizio. Perché qui, a differenza che nel centro storica e acquisizione di location commerciali in Italia e all’estero -, co, gli unici dati misurabili sono posizione, viabilità e bacino di ancora una meta privilegiata per gli acquisti, le catene contiutenza”. “ “ Luglio/Agosto 2009 AZ FRANCHISING 65 INCHIESTA “ Limitazioni tecniche e burocratiche dipendono dalla località in cui si apre e dal settore merceologico Alberto Comunello, consultant Value Lab “ Roberto Cavalli, Amministratore Unico di Prassicoop Il geomarketing consente un'analisi della concorrenza e delle potenzialità della domanda nella zona male nello stesso periodo, quindi scadono insieme, cosa che non succede ovviamente in città. Inoltre negli shopping center gli accordi durano molti anni: se il retailer non entra in trattativa nella fase progettuale - e qui va ricordato che, spesso, i lavori non procedono finché non è stata commercializzata una buona parte degli spazi - allora deve aspettare una nuova fase di commercializzazione oppure lavori di ampliamento del centro”. SE LA SCELTA CADE SULLO SHOPPING CENTER Quest’ultima osservazione apre la strada a un’altra questione importante legata alle due location. Se, infatti, nel centro città i proprietari dei negozi gestiscono pressoché autonomamente i propri contratti di locazione, il centro commerciale (con un unico proprieta- rio, spesso un fondo di investimento) affitta i singoli spazi secondo precise logiche di commercializzazione. “Purtroppo - osserva Casasola - in molti casi questa “logica” è di tipo finanziario e non commerciale. Il proprietario del centro punta a recuperare e ovviamente a far fruttare la cifra investita per realizzarlo, e questa è una delle ragioni che portano all’omologazione degli shopping center: i negozi di abbigliamento godono di margini più alti, quindi possono permettersi più di altri di fronteggiare gli alti costi di affitto”. Un’osservazione condivisa da molti retailer, come dimostra l’intervista a Vittorio Giulini, amministratore delegato Liolà, a pagina 67. Come avviene dunque la scelta dei tenant di un centro commerciale? Ne abbiamo parlato con Roberto Santucci, responsabile sviluppo di Io dico sì al centro commerciale Intervista a... GIUSEPPE ROMEO, DIRETTORE SVILUPPO XO’ SARTORIA RAPIDA E VITTORIO GIULINI, AMMINISTRATORE DELEGATO LIOLÀ 66 Perché XO’ apre negozi soprattutto negli shopping center? “Il nostro cavallo di battaglia è la formula “Orlo in 20 minuti o il prossimo è gratis”. Questo ci permette di dare un servizio molto gradito al cliente del centro commerciale, che può infatti acquistare un capo di abbigliamento presso uno dei negozi, portarlo da noi per aggiustamenti e nell’attesa fare anche la spesa. Insomma il centro commerciale dà la possibilità al cliente di chiudere interamente in una sola giornata il ciclo della vendita/acquisto”. Quali sono i principali punti di forza di questa location? E quali i limiti? “Uno dei punti di forza più importanti per noi è la presenza all’interno dei centri commerciali di una ampia scelta di AZ FRANCHISING Luglio/Agosto 2009 servizi che in centro città sono ormai difficili da reperire. Noi ci posizioniamo perfettamente all’interno di questa gamma. I due limiti principali che riscontriamo sono i costi di locazione, estremamente superiori ai negozi in centro città, e la difficoltà di trovare una posizione adeguata al negozio. Abbiamo riscontrato che un punto di vendita fronte casse dell’àncora alimentare può valere anche un 40 % in più di fatturato”. Quali sono le maggiori differenze rispetto al centro città? “Il centro città offre sicuramente un maggior flusso di passaggio ma poco targettizzato. La maggior parte delle persone che frequentano il centro commerciale è invece già predisposta all’acquisto, anzi va al centro commerciale proprio per effettuare compere”. “ I commercializzatori cercano i nuovi tenant da proporre alla proprietà del centro commerciale Sviluppo Commerciale, società di Real Estate, con specializzazione nel retail e nei centri commerciali, in particolare. “Sviluppo Commerciale si occupa della ricerca, così come i retailer avanzano le proprie autocandidature. Principalmente però è il nostro ufficio leasing che, in base alle esigenze merceologiche del centro commerciale, promuove la ricerca dei nuovi tenant da proporre poi alla proprietà”. Per entrare in un centro commerciale, spiega Santucci, gli step sono: presentazione aziendale, valutazione delle informazioni commerciali del tenant, trattativa commerciale, approvazione da parte della proprietà immobiliare, negoziazione e firma del contratto di affitto. E poi, lavori di allestimento del punto vendita e infine apertura del negozio al pubblico. “Sempre di più - prosegue Segale, Lar- “ Roberto Santucci, responsabile sviluppo di Sviluppo Commerciale Silvia Segale, Direttore Commerciale Larry Smith A contare è la coerenza tra l'offerta del retailer e le caratteristiche della location in cui vuole aprire ry Smith -, in una fase di maturità del settore e in presenza di marcate sovrapposizioni di bacino, i centri si stanno differenziando tra loro, e continueranno a farlo. È importante che nella selezione si indirizzi il commerciante verso il centro corretto per il suo posizionamento, non soltanto e sempre verso quello con maggiori affluenze. Dal nostro punto di vista, conosciamo le strategie di sviluppo di quasi tutte le catene esistenti, quindi spesso siamo in grado a priori di indirizzarci verso i retailer più idonei e disponibili verso quel tipo di progetto. Per quanto riguarda piccoli retailer locali, tendiamo spesso a indirizzare verso le aree non troppo distanti da quella di competenza della sede e delle esperienze già consolidate, per assicurare una migliore supervisione e consentire al retailer un controllo diretto”. PAROLACCE D!? CENTRO COMMERCIALE PIANIFICATO: È QUELLO “ARTIFICIALE”, COSÌ CHIAMATO PER DISTINGUERLO DA QUELLO “NATURALE”, OVVERO LE ZONE DELLE CITTÀ CON UN’ALTA CONCENTRAZIONE DI NEGOZI TENANT: L’AFFITTUARIO DEL NEGOZIO IN UN CENTRO COMMERCIALE Io dico no al centro commerciale Perché Liolà sceglie di aprire solo in città e non nei centri commerciali? “Il centro commerciale nasce nelle città angloamericane dove da sempre l’area dello shopping è ben distinta dall’area del residenziale e business. La tradizione dell’Europa “latina”, e quella italiana in particolare, è molto diversa: l’area dello shopping è di fatto diffusa in tutta la città con modalità diverse a seconda della qualità delle zone residenziali. Inoltre molti retailer sono anche proprietari dei negozi in cui operano, e questa è anche la ragione per cui in piccoli centri ci sono bellissimi negozi. Liolà ha scelto di non “costringere” la consumatrice finale al rito dello shopping nelle sole vie del lusso o nei centri commerciali, ma di creare negozi nelle belle zone residen- ziali in cui vive, scegliendo con estrema cura immobili di alta qualità che rispecchino la tradizione della città”. Quali sono punti di forza e limiti della location centro città? “Questa scelta consente di avere negozi più belli, personalizzati, di proprietà: senza i costi di affitto si raggiunge prima il punto di pareggio. Permette di fidelizzare la consumatrice finale, con negozi vicini ai luoghi dove vive. Non meno importante, mette al riparo dal fenomeno dell’“over renting” tipico dei centri commerciali, con canoni di affitto spesso insostenibili, operazioni immobiliari giustificate da iniziative di marketing. Un fenomeno che spinge le aziende a fatturare a tutti i costi, con vendite promozionali che possono rilevarsi controproducenti nei confronti del consu- Luglio/Agosto 2009 AZ FRANCHISING matore finale. L’unico vero punto di debolezza del centro città è la minor circolazione di potenziali consumatori, con un giro d’affari più basso ma un margine nettamente più sicuro”. Quando Liolà dirà “sì” agli shopping center? “In America, i grandi nomi sono collocati a titolo gratuito all’inizio e alla fine della galleria commerciale. Sono gli “anchor shop”, che attirano la clientela anche verso tutti gli altri negozi, che pagano affitti “salati”. Liolà non ha l’ambizione di essere un “anchor shop”: l’unica scelta per noi sta nel credere nel successo dei tanti villaggi “veri” del nostro paese - Portofino è il più bel centro commerciale del mondo - e nel fatto che nel lungo periodo forse vinceranno la battaglia contro tanti villaggi finti!”. 67