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2. Approccio alle certezze storiche su Gesù

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2. Approccio alle certezze storiche su Gesù
2. Approccio alle certezze
storiche su Gesù
Cosa sappiamo davvero su di Lui?
Secondo le Scritture
Gesù di Nazaret tra storia e fede
Ricapitolando…
Progressione delle fasi della ricerca
Gesù della storia
(Old quest)
Cristo della fede
(“No quest”)
Continuità fra storia e kérygma
(New quest)
Continuità con il contesto storico-religioso giudaico
(Third quest)
Fasi della ricerca sulla vita di Gesù
(Leben-Jesu Forschung)
•
Prima fase: Old Quest (1778 - 1906)
–
–
–
•
La critica illuministica
L’ottimismo della ricerca liberale
Il crollo della ricerca sulla vita di Gesù
Seconda fase: New Quest (1906 – 1985)
–
–
•
Il relativo disinteresse della “no-quest”
Il rilancio degli studi nel secondo dopoguerra
Terza fase: Third quest (1985 – oggi)
–
–
L’attenzione al contesto ambientale e la riscoperta della
ebraicità di Gesù
Complessità “postmoderna” degli approcci
I progressi nel metodo di
studio dei Vangeli
Sostanzialmente tre passaggi fondamentali:
1. STUDIO CRITICO DELLE FONTI
(Quellenkritik  teoria delle due fonti)
2. STORIA DELLE FORME o generi letterari
(FormGeschichte = FG)
3. STORIA DELLA REDAZIONE
(RedaktionsGeschichte = RG)
La «questione sinottica» e
la teoria delle fonti
– Mc: è il vangelo più breve, composto di 661 versetti, di cui solo 30
non sono presenti in Mt e Lc
– Mt: in 1608 versetti contiene circa 620 versetti di Mc, e ne ha 330
propri
– Lc: in 1149 versetti contiene circa 350 versetti di Mc, e ne ha 548
propri
– Mt e Lc hanno in comune 235 versetti che non si trovano in Mc e
che contengono soprattutto «lòghia» cioè “detti” di Gesù
• Si è ipotizzata dunque una fonte, detta «Q» (in tedesco
«Quelle» = «fonte») che racchiudeva lòghia di Gesù
• Mc è stato utilizzato come struttura narrativa da parte
di Mt e Lc, che poi hanno arricchito il testo
• Inoltre sia Mt che Lc devono aver avuto informazioni da
fonti “proprie” ossia sconosciute sia a Mc che a Q
La «questione sinottica» e
la teoria delle fonti
• Schema “tradizionale” della questione sinottica
Mtspec
Marco
Matteo
“Q”
Lcspec
Luca
La scoperta del Vangelo di Tommaso (1945) ha confermato l’esistenza di raccolte
di detti (lòghia, plur. di lòghion) prive di cornice narrativa (come l’ipotetica “Q”)
L’apporto della Storia della forme
• La FG vuole risalire alla preistoria dei Vangeli, “scavando”
all’indietro nel tempo e rintracciando come “per strati geologici”
le forme letterarie precedenti alla redazione del testo attuale
• Ha positivamente rivalutato l’importanza della tradizione orale:
il Vangelo è stato predicato prima di essere scritto, e porta i
segni della contesto (Sitz im Leben) della comunità cristiana
• Valorizza la differenza dei generi letterari, non solo «nell’insieme» (Marco autore del genere letterario “vangelo”) ma anche
nelle «unità minori» (sommari, racconti di miracolo, parabole,
sentenze sapienziali, norme disciplinari, parole di rivelazione
[Ich-Worte], ecc.)
• Consente di studiare l’ambiente della comunità cristiana delle
origini (annuncio kerygmatico, parenesi, liturgia, polemica, ecc.)
• Attribuisce spesso eccessiva importanza al principio sociologico
della “comunità creatrice” (proiezione dell’evento pasquale)
L’apporto della Storia della redazione
• La RG vuole riconoscere la giusta importanza agli
autori della redazione finale del testo evangelico
• Individua il taglio specifico di ciascun vangelo, in
relazione ai destinatari e alla teologia propria
• Lo studio della FG era piuttosto diacronico (ricerca la
storia della composizione del testo), quello della RG
piuttosto sincronico (si occupa del testo nella
redazione finale)
• Testi decisivi su ciascun evangelista:
– H. Conzelmann, Il centro del tempo (1954) su Lc
– W. Marxsen, L’evangelista Marco (1956) su Mc
– W. Trilling, Il vero Israele (1964) su Mt
L’apporto della Storia della redazione
•
Gli evangelisti hanno compiuto una scelta tra i materiali
tradizionali; hanno fatto una sintesi; hanno adattato ai
bisogni della loro comunità.
1. Gv dichiara esplicitamente di non aver scritto tutto quello che
conosceva (Gv 20,30; 21,25); le omissioni a volte sono molto
significative
2. La logica con cui viene sviluppata la sintesi è altrettanto indicativa
(ad es. i cinque discorsi di Mt per mostrare in Gesù il “nuovo Mosè”)
3. Gli adattamenti sono decisivi per capire il contesto concreto:
• correzioni stilistiche o precisazioni
• omissioni (ad es. quando lo stile di Gesù sembra troppo duro)
• adattamenti (la “casa sulla roccia” in Mt 7,24-27 è palestinese, in Lc 6,47-49
è greca)
• Inserimenti di notizie di altra fonte (ad es. il sogno della moglie di Pilato in
Mt 27,19)
• indicazioni geografiche
• citazioni dell’Antico testamento
Ricapitolando:
1. [Critica testuale]: come faccio a sapere se il testo del Vangelo
è corretto o manipolato? Devo accertarmene! Una volta
accertata l’affidabilità del testo che leggo, passo alla 
2. Critica delle forme (FG): quali erano gli intenti dei cristiani
che hanno iniziato a predicare? Come vanno interpretati certi
modi di esprimersi (forme letterarie)? In quale contesto
(liturgia, predicazione, catechesi, lettere private…) tali forme
letterarie sono nate? Se ho capito questo sono pronto alla 
3. Critica redazionale (RG): cosa ci ha messo di suo l’evangelista
nel narrare i fatti? Quale teologia intende presentare?
Quando ho capito questo, posso passare alla 
4. Critica storica: al di là di ciò che i generi letterari e gli autori
vogliono dire, quale è stata la verità dei fatti? Ossia, come
posso risalire da ciò che i vangeli dicono attraverso
determinate forme letterarie alla verità storica?
È il problema dei criteri di autenticità storica.
Gli eccessi della critica storica
• Alessandro Magno aveva con sé
cinque biografi ufficiali che ne
hanno descritto la vita:
– Callistene di Olinto = storiografo ufficiale, cadde in
disgrazia e fu messo a morte
– Onesicreto di Astipalea = scrive con intento adulatorio e
filosofico: presenta Alessandro come filosofo cinico
– Nearco di Creta = ammiraglio della sua flotta, scrisse solo
dopo la morte di Alessandro
– Aristobulo di Cassandria = scrisse da vecchio raccogliendo
le leggende favorevoli ad Alessandro fiorite nel tempo
– Tolomeo I Soter = generale di Alessandro, fonte
principale, con Aristobulo, degli storici successivi (ad es.
Plutarco, Arriano …)
Gli eccessi della critica storica
• Però le versioni dei diversi
biografi non sono sempre coerenti!
– Ad es. il famoso “nodo di Gordio”: per Aristobulo
fu sciolto, le altre fonti dicono che fu tagliato…
 Si consideri che, a differenza di Gesù, alcuni biografi
avevano ricevuto ufficialmente l’incarico di scrivere una
biografia: eppure sussistono chiare divergenze tra loro!
 Ma, nonostante le versioni discordanti, nessuno dubita
della realtà storica di Alessandro Magno!!
Gli eccessi della critica storica
• È esistito davvero Napoleone??
– Richard WHATELY, Historic doubts relative to
Napoleon Bonaparte (1818)
– Una critica ironica e puntuale al metodo
scettico formulato da D. HUME, An Enquiry
Concerning Human Understanding (1748), in
particolare al cap. X, Dei miracoli
– L’autore, sacerdote (poi arcivescovo di
Dublino) e studioso di logica, contesta che
Hume voglia applicare il suo rigore scettico
esclusivamente ai Vangeli
– Il pamphlet è pubblicato per la prima volta
quando Napoleone è ancora vivo (morirà
sull’isoletta di S. Elena nel 1821)!
Gli eccessi della critica storica
– «Liberiamoci – se è possibile – della
venerazione di tutto ciò che vediamo
stampato, ed esaminiamo le prove…
– È necessario verificare:
• se i giornali sono in grado di acquisire
informazioni corrette;
• se hanno interesse a celare la verità o a
propagandare il falso;
• se sono tutti concordi nelle versioni.
– Se ammettiamo soltanto ciò che risulta
pienamente dimostrato, saremo costretti a
dubitare perfino dell’esistenza di Napoleone,
perché nessuno dei tre suddetti criteri è
soddisfatto».
Gli eccessi della critica storica
– La storia di Napoleone è un simbolo mitico di
sconfitte totali e successive riabilitazioni
(cfr A. Manzoni, Il cinque maggio: «due volte
nella polvere, due volte sull’altar…»)
– Il nome è un simbolo: Napo-leon = in greco
«Leone della foresta»; Buonaparte = “la parte
migliore dell’esercito francese”, poi
personificata in un uomo.
– I suoi dodici marescialli sono un simbolo dello
zodiaco…
– È nato in un’isola di oriente (Corsica) e morto
in un’isola di occidente (S. Elena), dunque è un
mito solare… [riferimento all’identificazione di Gesù
con il Sol invictus e ai dodici apostoli]
Gli eccessi della critica storica
– «Se, dopo quanto detto, il pubblico non
si è ancora convinto a dubitare
dell’esistenza di Napoleone
Buonaparte, dovrà riconoscere
quantomeno che al problema in
questione non si è applicato lo stesso
modello di ragionamento altrove
sperimentato. Di conseguenza è
costretto, per coerenza e onestà, a
rinunciare del tutto al metodo stesso».
R. Whathelby, Dubbi storici relativi a
Napoleone Bonaparte, conclusione
Perché cercare un “consenso minimo”
sui dati storici?
«Voglio prospettare al lettore, credente o non credente,
un’ipotesi: ammettiamo che i fatti su cui gli storici, o meglio la
loro maggioranza, si trovi a concordare a proposito di Gesù
siano un numero esiguo rispetto ai punti che rimangono in
discussione, ma siano pur sempre un certo numero: avremo
raggiunto un consenso che prescinde da fede, dottrine,
convinzioni particolari, e che si basa solo su metodi e
risultati condivisi. Questo, oltre ad essere un approdo
meritorio in sede storica, e quindi importante per il non
credente come per il credente, non è qualcosa di consolante
proprio per quest’ultimo? Significa infatti che c’è qualcosa di
Gesù, anche se poco, che egli può condividere con
chiunque, fiducioso che qualsiasi uomo, che sia leale
e intelligente, potrà seguirlo fino a quel punto».
E. Prinzivalli (ed.), L’enigma Gesù, Carocci 2008, p. 11
Criteri di autenticità storica
• ATTESTAZIONE MULTIPLA
Può essere considerato come autentico un dato evangelico
solidamente attestato da almeno due fonti letterariamente
indipendenti (ad es. in Paolo e Marco, o Giovanni e Il Vangelo
di Tommaso, o nelle fonti dei vangeli (Marco, fonte speciale di
Mt e Lc; oppure la Quelle e Marco)
– Casi tipici di attestazione multipla sono la proibizione del divorzio in
Mc 10,11-12 e 1Cor 7; oppure l’istituzione dell’eucaristia in Mc 14 e
1Cor 11
• Ad esempio, la simpatia e la misericordia di Gesù per i peccatori
compare in tutte le forme letterarie (parabole: Lc 15; dispute: Mt
21,28-32; racconti di miracolo: Mc 2,1-12; racconti di vocazione: Mc
2,13-70) e in tutte le fonti, ed è fuori dubbio.
• Invece può capitare che un detto sia più volte attestato, ma rifletta
un contesto diverso da quello della vita di Gesù. Ad es, il loghion
sulla necessità di portare la croce (Mc 8,34; Mt 16,24; Lc 9,23)
riflette il periodo postpasquale.
Criteri di autenticità storica
• DISCONTINUITÀ
Può essere considerato come autentico un dato evangelico
(soprattutto se si tratta di parole e/o comportamenti di
Gesù) quando esso non è riconducibile né alle concezioni del
GIUDAISMO, né a quelle della CHIESA PRIMITIVA. Gli esempi
di discontinuità riguardano sia la forma che il contenuto.
• Discontinuità rispetto all’AMBIENTE EBRAICO:
– Discontinuità nella forma: ad es. nell’AT il parallelismo
antitetico mette l’accento sulla prima parte, Gesù sulla
seconda. Oppure, l’espressione «amen», usata nell’AT al
termine di un discorso per confermare quanto già detto, è
usata da Gesù per inaugurare il discorso.
– Discontinuità nel contenuto: l’espressione Abbà per
rivolgersi a Dio; la libertà dalla legge; la sua visione del
Regno di Dio; la chiamata dei discepoli (di norma è il
discepolo a scegliesi il maestro)…
Criteri di autenticità storica
• Discontinuità rispetto all’ambiente della COMUNITÀ PRIMITIVA
(alcuni lo chiamano «CRITERIO DI IMBARAZZO»)
– Il battesimo: è impensabile che la chiesa si sia inventata che Gesù si fa
battezzare tra i peccatori;
– L’ordine di non predicare a pagani e samaritani (Mt 10,5-6) non
corrisponde più alla situazione della comunità che scrive il vangelo e lo
predica a tutti i popoli;
– Le imperfezioni, i difetti ed i peccati degli apostoli (compresa la
defezione di Giuda) contrastano con la situazione postpasquale di
venerazione per le loro figure;
– Le oscurità del linguaggio che potevano essere tolte e invece sono
attestate, sebbene la chiesa potesse essere tentata di eliminarle (ad
es. Mt 11,11-12: loghion sul Battista);
– Il mantenimento di espressioni anacronistiche rispetto alla teologia
più avanzata sviluppatasi nel frattempo («regno di Davide»; «Figlio
dell’Uomo»…).
• L’uso esclusivo di questo criterio rischia di fare però di Gesù un «marziano»:
sarebbe vero tutto e solo ciò che è insolito o anticonformista. Il criterio ci
fornisce uno «zoccolo duro» di fatti su Gesù, ma non si può rifiutare a priori
tutto ciò che è conforme all’ambiente giudaico o alla comunità primitiva!
Criteri di autenticità storica
• CONFORMITÀ
(detto anche di “continuità” o di “COERENZA”)
Può essere considerato come autentico un detto o un’azione
di Gesù che sia strettamente conforme, non solo con l’epoca
e l’AMBIENTE di Gesù (ambiente linguistico, geografico,
sociale, politico, religioso), ma anche e soprattutto
intimamente coerente con l’INSEGNAMENTO fondamentale,
l’essenza del messaggio di Gesù, vale a dire la venuta e
l’instaurazione del regno messianico.
– Ad es: conformità alla vita dell’ebreo osservante dell’epoca di Gesù:
la presentazione al tempio; la partecipazione alle feste, ecc.)
– Ad es. conformità all’annuncio del regno (le parabole, le beatitudini, il
Padre Nostro, ecc.; il detto sul divorzio, coerente con la tendenza a
inasprire l’osservanza)
 L’equilibrio con il precedente criterio è fondamentale!
Criteri di autenticità storica
• SPIEGAZIONE NECESSARIA o PLAUSIBILITÀ STORICA
Se, di fronte ad un insieme considerevole di fatti o di dati, che esigono
una spiegazione coerente e sufficiente, si offre una spiegazione che
illumini e disponga armonicamente tutti questi elementi (i quali
altrimenti rimarrebbero degli enigmi), si può concludere di trovarsi in
presenza di un dato autentico (fatto, azione, atteggiamento, parola di
Gesù).
– Si tratta di un criterio un po’ da “detective”, insolito per l’esegeta, ma usuale
per lo storico. È valida la spiegazione che risolve il maggior numero di
problemi senza farne sorgere di più grandi.
– Ad esempio, si deve spiegare bene l’evoluzione della vita di Gesù: ascesa in
Galilea, attività a Gerusalemme, rottura con il popolo e attenzione privilegiata
ai discepoli, condanna a morte. Alcuni autori parlano di «CRITERIO DI RIFIUTO
O ESECUZIONE»: alcuni gesti o detti di Gesù devono spiegare il perché della
sua fine violenta.
– Quanto ai miracoli, rifiutarli impone di spiegare la fede degli apostoli nel seguire
Gesù, l’odio della classe dominante a causa dei prodigi che faceva, il posto centrale
dei miracoli nel kerygma primitivo ecc. E così, è più “economico” e coerente
pensare che l’accordo totale della chiesa primitiva sulla divinità di Gesù abbia la
sua ragion d’essere nella vita stessa di Gesù; è difficile altrimenti spiegare
l’illusione collettiva di tante persone in modi e tempi diversi.
I punti di convergenza condivisi
•
•
•
La prova dell’autenticità storica si fonda sulla convergenza
dei criteri: nessuno isolatamente può esser considerato
decisivo
I tratti generali sono ormai accettati da tutti; su singole
parole o fatti la discussione è spesso ancora aperta
Sono accertati:
1. Le grandi linee del ministero e della vita, in forme e contenuti, oltre che la
cronologia complessiva;
2. I grandi avvenimenti: battesimo, tentazioni, beatitudini, trasfigurazione, il
Pater; i miracoli (almeno ciò che la gente riteneva tali), le vicende conclusive
(processi, passione, morte, sepoltura; la risurrezione?);
3. Le dispute con i farisei sulle osservanze della legge e l’atteggiamento aperto
verso donne e peccatori;
4. Il modo ed il fatto della chiamata dei dodici
5. L’uso della parola Abbà per rivolgersi a Dio
6. I detti che diminuiscono la grandezza di Gesù (ignoranza dell’ora, ecc.)
I punti di convergenza condivisi
–
Questi i fatti essenziali, accettati da [quasi] tutti:
•
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•
–
Nasce prima della morte di Erode il grande (4 a.C.)
Trascorre l’infanzia e la giovinezza a Nazaret, in Galilea
È battezzato da Giovanni il Battista
Chiama alcuni discepoli a seguirlo
Insegna nei villaggi della Galilea
Predica il «Regno di Dio»
Verso i 30 anni va a Gerusalemme per pasqua
Provoca disordini nell’area del Tempio
Consuma una cena finale con i discepoli
Viene arrestato e interrogato dalle autorità giudaiche
Viene messo a morte per ordine del prefetto romano Pilato
Nulla di tutto ciò confligge con la fede!
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