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F VAS PUG ADOTTATO
1. INTRODUZIONE A. Inquadramento, definizioni e scopo del documento L’obiettivo principale attribuito alla valutazione ambientale strategica (VAS) viene specificato nella Direttiva 2001/42/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001, concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente. Precisamente all’art.1 viene specificato che “la direttiva ha l'obiettivo di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione e dell'adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, assicurando che, ai sensi della presente direttiva, venga effettuata la valutazione ambientale di determinati piani e programmi che possono avere effetti significativi sull'ambiente”. Il Piano Urbanistico Generale (PUG) di San Severo rientra nella definizione di “piano o programma” come specificato dall’art.2/a della Direttiva 2001/42/CE dove viene esplicitato che:”per «piani e programmi» s'intendono i piani e i programmi, compresi quelli cofinanziati dalla Comunità europea, nonché le loro modifiche che sono elaborati e/o adottati da un'autorità a livello nazionale, regionale o locale oppure predisposti da un'autorità per essere approvati, mediante una procedura legislativa, dal parlamento o dal governo e che sono previsti da disposizioni legislative, regolamentari o amministrative”, rientra quindi nel campo di applicazione della direttiva VAS e verrà di conseguenza valutato secondo le sue disposizioni. La Direttiva risponde alle indicazioni della Convenzione internazionale firmata ad Aarhus nel 1998, fondata sui tre pilastri: Diritto alla informazione; Diritto alla partecipazione alle decisioni; Accesso alla giustizia; La procedura di VAS, così come definita dalla Direttiva, prevede: La Consultazione delle autorità aventi specifiche competenze ambientali per definire la portata delle informazioni del Rapporto Ambientale (Scoping); La redazione del Rapporto Ambientale del programma; La Consultazione delle autorità ambientali e del pubblico sul Rapporto Ambientale; L'integrazione delle risultanze del Rapporto Ambientale ed il risultato delle consultazioni nella redazione finale del Programma; L'informazione sulla decisione, incluso il modo in cui il risultato delle Consultazioni è stato considerato; Il monitoraggio; La valutazione ambientale strategica consiste in un processo strutturato e sistematico di ricognizione dello stato dell’ambiente e delle criticità presenti, ed in una fase di valutazione di tutte le conseguenze ambientali indotte da scelte pianificatorie di gestione o di modifica del territorio. In questo senso risulta essere finalizzata ad assicurare che tali conseguenze unite al risultato dell’analisi dello stato dell’ambiente, vengano incluse in modo completo e considerate in modo appropriato all’interno dell’intero percorso decisionale di piano, indirizzandone ed influenzandone sinergicamente le scelte. Questo concetto viene specificato proprio all’interno della Direttiva 2001/42/CE che individua la valutazione ambientale strategica come un “importante strumento per l'integrazione delle considerazioni di carattere ambientale nell'elaborazione e nell'adozione di taluni piani e programmi che possono avere effetti significativi sull'ambiente negli Stati membri, in quanto garantisce che gli effetti dell'attuazione dei piani e dei programmi in questione siano presi in considerazione durante la loro elaborazione e prima della loro adozione”. La VAS quindi non è unicamente il risultato di un processo valutativo, bensì risulta essere un elemento che si integra nel piano e ne diventa elemento costruttivo, che ne indirizza le scelte attraverso la gestione e il monitoraggio. Risulta possibile esaminare la metodologia di applicazione della Direttiva 2001/42/CE, oltre che attraverso esperienze internazionali, come ad esempio la metodologia proposta dalla Gran Bretagna dal Department on Environment, 1993, attraverso uno dei riferimenti più concreti: il “Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di Sviluppo Regionale e dei Programmi dei Fondi strutturali dell’Unione Europea”. Il Manuale è coevo alla proposta della Direttiva adottata dal Parlamento Europeo il 20 ottobre del 1998 ed è quindi possibile considerarlo una sorta di manuale applicativo della Direttiva e tutt’oggi mantiene inalterata la sua validità quale documento di indirizzo. La metodologia applicativa proposta dal manuale ha il grosso vantaggio di essere estremamente flessibile e di conseguenza facilmente adattabile a differenti tipologie di piani. Il Manuale prevede una procedura articolata principalmente in sette fasi fra loro interconnesse: Valutazione dello stato dell’ambiente ed elaborazione dei dati di riferimento: fornisce un’analisi della situazione in campo ambientale con riferimento alle risorse naturali nonché alla valutazione delle possibili interazioni positive e negative tra le risorse naturali e il piano oggetto di valutazione; Obbiettivi, finalità, priorità: identifica gli obiettivi, le finalità e le priorità in materia di ambiente e di sviluppo sostenibile da inserire nel piano, in base al risultato della valutazione dello stato dell’ambiente; Bozza di proposta di piano e di identificazione delle alternative: inserisce nella bozza di piano gli obiettivi e le priorità ambientali accanto agli obiettivi di sviluppo, alle iniziative e alle alternative finalizzate al raggiungimento degli obiettivi; Valutazione ambientale della bozza di piano: Valuta le implicazioni ambientali delle priorità di sviluppo e la coerenza della strategia prevista con le finalità di sviluppo sostenibile; Indicatori in campo ambientale: stabilisce gli indicatori ambientali che aiuteranno decisori e pubblico a comprendere le interazioni tra ambiente e il settori di sviluppo; è importante che gli indicatori siano quantificati in modo che possano descrivere nel tempo le variazioni; Integrazione dei risultati della valutazione nella decisione definitiva: Orienta utilizzando i risultati della valutazione, in direzione della sostenibilità le redazione del piano; Monitoraggio e valutazione degli impatti: Il monitoraggio è l’attività di raccolta ed elaborazione delle informazioni circa l’efficacia dell’attuazione del piano; l’attività di monitoraggio consente la valutazione dello scostamento tra obiettivi indicati e quelli realmente conseguiti. Unitamente alle sette fasi sopra descritte il manuale specifica una serie di dieci peculiarità che specificano quali debbano essere i riferimenti fondamentali nella definizione dei criteri di sostenibilità e di sviluppo sostenibile. Il manuale sottintende che i criteri debbano essere considerati con un approccio improntato alla flessibilità, in quanto le autorità fruitici di tali peculiarità, potranno utilizzare i criteri si sostenibilità che risultino attinenti al territorio di cui sono competenti e alle rispettive politiche ambientali, per definire obiettivi e priorità, nonché per valutare, implementare e contribuire ove possibile, allo sviluppo sostenibile di altri settori. I dieci criteri di sostenibilità del Manuale UE sono: Minimizzare l’utilizzo di risorse non rinnovabili: l’impiego di fonti non rinnovabili, quali i combustibili fossili, i giacimenti minerari e gli aggregati, riduce le risorse disponibili per le future generazioni. Uno dei principi di base dello sviluppo sostenibile è un uso ragionevole e parsimonioso di tali risorse, rispettando i tassi si sfruttamento in modo da non pregiudicare le possibilità riservate alle generazioni future. Lo stesso principio deve essere applicato anche ad elementi geologici, ecologici e paesaggistici unici nel loro genere e insostituibili, che forniscono un contributo sotto il profilo della produttività della biodiversità, delle conoscenze scientifiche e della cultura. Utilizzare le risorse rinnovabili entro i limiti delle possibilità di rigenerazione: Quando si utilizzano risorse rinnovabili in attività di produzione primaria, ogni sistema presenta un rendimento massimo sostenibile superato il quale le risorse cominciano a degradarsi. Quando l’atmosfera, i fiumi, gli estuari e i mari vengono usati come “serbatoi” per i materiali di scarto, essi sono trattati anche come fonti rinnovabili, nel senso che si conta sulle loro naturali capacità di autorecupero; nel caso in cui si sovraccarichino tali capacità, si assisterà al degrado delle risorse sul lungo periodo. Occorre pertanto fissarsi l’obiettivo di utilizzare le risorse rinnovabili ad un ritmo tale che esse siano in grado di rigenerarsi naturalmente, garantendo cos’ il mantenimento o anche l’aumento delle riserve disponibili per le generazioni future. Utilizzare e gestire in maniera valida sotto il profilo ambientale le sostanze e i rifiuti pericolosi o inquinanti: In molte situazioni è possibile utilizzare sostanze meno dannose per l’ambiente ed evitare o ridurre le produzione di rifiuti, in particolare quelli pericolosi. Tra gli obiettivi di un approccio sostenibile vi è l’utilizzo di materie che producano l’impatto ambientale meno dannoso possibile e la minima produzione di rifiuti grazie a sistemi di progettazione dei processi, di gestione dei rifiuti e di riduzione dell’ inquinamento. Preservare e migliorare la situazione della flore e della fauna selvatiche, degli habitat e dei paesaggi: I questo contesto il principio fondamentale è mantenere e arricchire le riserve e la qualità delle risorse del patrimonio naturale affinché generazioni attuali e future possano goderne e trarne beneficio. Tra le risorse del patrimonio naturali si annoverano la flora e la fauna, le caratteristiche geologiche e fisiografiche, le bellezze naturali e in generale altre risorse ambientali a carattere ricreativo. Del patrimonio naturale fanno dunque parte le topografia, gli habitat, la flora e la fauna selvatiche e i paesaggi, nonché le combinazioni e le interazioni tra di essi e il potenziale ricreativo che presentano; non vanno infine dimenticate le strette relazioni con il patrimonio culturale. Mantenere e migliorare il suolo e le risorse idriche: Il suolo e le risorse idriche sono fonti naturali rinnovabili essenziali per la salute e il benessere umani, ma che possono subire perdite dovute all’estrazione o all’erosione o , ancora, all’inquinamento. Il principio fondamentale cui attenersi è pertanto la tutela delle risorse esistenti sotto il profilo qualitativo e quantitativo e la riqualificazione delle risorse già degradate. Mantenere e migliorare il patrimonio storico e culturale: Il patrimonio storico e culturale è costituito da risorse finite che, una volta distrutte o danneggiate, non possono più essere sostituite. Come accade per le fonti non rinnovabili, i principi che ispirano il concetto di sviluppo sostenibile prevedono che vengano preservate tutte le caratteristiche, i siti o le zone in via di rarefazione, rappresentatici di un determinato periodo o aspetto, che forniscano un particolare contributo alle tradizioni e alla cultura di una zona. L’elenco annovera edifici di valore storico e culturale, altre strutture o monumenti di qualsiasi epoca, reperti archeologici non ancora portati alla luce, architetture di esterni (paesaggi, parchi, giardini, ecc…) e tutte le strutture che contribuiscono alla vita culturale di una comunità. Anche stili di vita, usi e lingue tradizionali costituiscono un patrimonio storico e culturale che può essere opportuno preservare. Mantenere e aumentale la qualità dell’ambiente locale: Nell’ambito di questa analisi, per la qualità dell’ambiente locale si intende la qualità dell’aria, il rumore, l’impatto visivo e gli altri elementi estetici generali. La qualità dell’ambiente locale assume la massima importanza nelle zone e nei luoghi residenziali, teatro di buona parte delle attività ricreative e lavorative. La qualità dell’ambiente locale può subire drastici cambiamenti a seguito delle mutate condizione del traffico, delle attività industriali, di attività di costruzione o minerarie, del proliferare di nuovi edifici e infrastrutture e di un generale incremento delle attività, come ad esempio quello turistiche. E’ inoltre possibile dare un forte impulso ad un ambiente locale danneggiato con l’introduzione di un nuovo sviluppo. Tutelare l’atmosfera su scala mondiale e regionale: Una delle principali forze trainanti dell’emergere di uno sviluppo sostenibile è consistita nei dati che dimostrano l’esistenza di problemi globali e regionali causati dalle emissioni nell’atmosfera. Le connessioni tra emissioni derivanti dalla combustione, piogge acide e acidificazione dei suoli e delle acque, come pure dei clorofluorocarburi (cfc), distruzione dello strato di ozono, ed effetti sulla salute umana sono stati individuati negli anni settanta e nei primi anni ottanta. Successivamente è stato individuato il nesso tra anidride carbonica e altri gas serra e cambiamenti climatici. Si tratta di impatti a lungo termine e pervasivi che costituiscono una grave minaccia per le generazioni future. Sviluppare la sensibilità, l’istruzione e la formazione in campo ambientale: La partecipazione di tutti i partner economici per raggiungere lo sviluppo sostenibile è un elemento basilare dei principi fissati alla conferenza di Rio per l’Ambiente e lo Sviluppo (1992). Per realizzare uno sviluppo sostenibile diventa fondamentale la sensibilizzazione verso i temi e le opzioni disponibili; elementi altrettanto cruciali sono le informazioni, l’istruzione e la formazione in materia di gestione ambientale. Tale obiettivo può raggiungersi attraverso la divulgazione dei risultati della ricerca, inserendo programmi in materia ambientale a livello di formazione professionale, nelle scuole, nelle università i nei programmi di istruzione per adulti creando reti all’interno di settori e raggruppamenti economici. Va infine ricordata l’importanza di accedere alle informazioni in campo ambientale dal proprio domicilio e da luoghi ricreativi. Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni in materia di sviluppo: La dichiarazione di Rio stabilisce i fondamenti dello sviluppo sostenibile, che il pubblico e le parti interessate vengano coinvolte nelle decisioni che riguardano i loro interessi. Il meccanismo principale è la consultazione pubblica nella fase di controllo dello sviluppo, ed in particolare il coinvolgimento di terzi nella valutazione ambientale. Il concetto di sviluppo sostenibile prevede inoltre un coinvolgimento più ampio del pubblico nell’elaborazione e nell’attuazione di proposte di sviluppo che dovrebbe consentire di far emergere un maggiore senso della proprietà e della condivisione delle responsabilità. B. Quadro normativo di riferimento del PUG e della VAS L ’interesse della Comunità Europea per la valutazione dei piani e dei programmi risale almeno al periodo di elaborazione della direttiva 85/337 relativa alla valutazione di impatto ambientale. La prima bozza della direttiva prevedeva, infatti, anche la valutazione di piani e programmi; l’idea fu poi abbandonata nella versione finale. Nel IV programma d’azione ambientale, avviato nel 1987, veniva ribadita la necessità di “estendere la VIA quanto prima alle politiche, ai piani e alla loro implementazione, alle procedure, ai programmi…”; lo stesso concetto venne ribadito nel 1992 con l’adozione del V programma quadro di azione ambientale, e nuovamente richiamato nel VI programma quadro 2001-2010. Va detto che, parallelamente all’attuazione del V programma quadro, l’Unione Europea ha attivato una serie di processi che sono poi confluiti nell’adozione della citata direttiva nel 2001. La DG XI (in seguito denominata DG Ambiente) ha avviato una serie di ricerche e di raccolte di casi di studio sulla valutazione di piani e programmi. Con l’adozione della direttiva Habitat (92/43/CEE) si è previsto all’articolo 6 che qualsiasi piano, programma o progetto che possa avere un’incidenza su un sito di importanza comunitaria per la conservazione della biodiversità sia sottoposto a valutazione. Nella documentazione relativa alla richiesta dei fondi strutturali 1992-1999 doveva essere allegato un profilo ambientale, mentre per i fondi del periodo 2000-2006 veniva richiesta la presentazione di una valutazione ambientale ex-ante. Alla fine del 1996 la Commissione Europea redigeva la prima proposta di direttiva sulla valutazione ambientale strategica (COM 96-511). Questo insieme di processi ha portato all’adozione della direttiva sulla VAS, da parte del Parlamento Europeo il 31 maggio 2001. La direttiva 2001/42/CE è stata formalmente adottata dal Consiglio dei Ministri il 5 giugno 2001 ed è infine stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee il 21 luglio del 2001. In Europa, il quadro delle politiche ambientali di incentivo all’adozione della VAS si è mosso (e si sta muovendo) su due livelli: da un lato sotto la spinta tradizionale rappresentata dall'iniziativa dell'Unione Europea (dando continuità all'azione della Comunità Economica Europea) e dall'altro per iniziativa dell’UNECE (United Nations Economic Commission for Europe). La Commissione Economica delle Nazioni Unite per l’Europa ha adottato nel 1991 la “Convenzione di Espoo” riguardante la valutazione degli impatti ambientali transfrontalieri, la convenzione è divenuta operativa solamente nel 1997 in seguito al raggiungimento del numero minimo di ratifiche. Nel 1998 in occasione della quarta conferenza ministeriale degli stati membri dell’UNECE, tenutasi ad Aahrus in Danimarca, è stata lanciata “l’iniziativa di Sofia” per la diffusione della VAS nei paesi dell’Europa Centrale e Orientale e dei Nuovi Stati Indipendenti. La conferenza è stato un momento importante per le questioni dello sviluppo sostenibile a livello Europeo. In quell’occasione è stato presentato il Dobris report, cioè il secondo rapporto sullo stato dell’ambiente europeo, ed è stata sottoscritta la “Convenzione sul diritto all’informazione ambientale, sulla partecipazione alle decisioni e sulla giustizia in materia ambientale”, nota come “Convenzione di Aarhus”. Nel 2000 il Comitato delle Politiche Ambientali dell’UNECE ha predisposto un documento di valutazione sull’opportunità di definire una convenzione vincolante i paesi europei sulla VAS. Gli stati membri dell’UNECE, nel corso della Conferenza di Sofia del febbraio 2001 si impegnavano a definire una convenzione sulla VAS da adottare in occasione della quinta conferenza “Ambiente per l’Europa” tenutasi a Kiev nel 2003. Invece di una nuova Convenzione sulla VAS, a Kiev si è definito un Protocollo ad integrazione della Convenzione di Espoo (1991) e della Convenzione di Ahrus (1998). Il Protocollo di Kiev impegna i paesi aderenti all’UNECE di valutare le conseguenze dei loro Piani e Programmi anche un punto di vista ambientale. La maggiore predisposizione della VAS a entrare nei processi decisionali a livelli più alti rispetto alla VIA la rende uno strumento chiave per raggiungere l’obiettivo dello sviluppo sostenibile. La Direttiva 2001/42/CE è infine riassumibile concettualmente attraverso il seguente diagramma: Questo in generale il quadro riguardante la valutazione ambientale strategica nell’Unione Europea; l’italia ha recepito le direttive europee principalmente attraverso il Dlgs 152/06. Il Dlgs del 3 aprile 2006 n° 152 ha portato importa nti novità per la Valutazione Ambientale Strategica a livello nazionale, regionale e locale. L'iter che ha portato il suddetto decreto all'entrata in vigore il 31 luglio 2007 è però assai travagliato, tanto che sono previste nel breve periodo ulteriori modifiche del “Testo Unico in materia di ambiente”. L'articolo tenta di ricostruire l'evoluzione del Decreto nonché di fare il punto sullo stato dell'arte. Il 29 aprile 2006 entra in vigore il D.lgs 3 aprile 2006, n. 152 (recante "Norme in materia ambientale"). Il provvedimento introduce importanti modifiche all'assetto normativo nazionale per la tutela dell'ambiente; in particolare, la Parte Seconda del medesimo Decreto, introduce nuove disposizioni in materia di VIA, VAS e IPPC. Già il 26 giugno 2006 però, il Ministero dell'Ambiente avvisa con un comunicato (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 26 giugno 2006 n° 146) che i 17 decreti attuativi non sono da considerarsi validi, non essendo stati preventivamente inviati alla Corte dei Conti per il controllo previsto dall'articolo 3, primo comma, legge 20/1994, non sono stati registrati dal predetto organo. Il 13 luglio 2006 il cosiddetto decreto “milleproroghe” ( Legge 228/2006 di conversione del Dl 173/2006), sposta la data di entrata in vigore della Parte Seconda (quella relativa alla VAS) del D.lgs 152/2006 al 31 gennaio 2007. Si susseguono poi, fino al Dicembre dello stesso anno, provvedimenti correttivi del testo materia di rifiuti, fognature e tutela dei suoli, anche collegate alla “Legge Finanziaria 2007” ( legge 27 dicembre 2006, n. 296). Il 28 dicembre 2006 il Dl 300/2006 (convertito nella Legge 17/2007) posticipa ulteriormente al 31 luglio 2007 l'entrata in vigore della parte Seconda del D.lgs 152/2006, guadagnandosi in già utilizzato appellativo di "milleproroghe". Il 15 marzo 2007 è la Conferenza Stato-Regioni a bloccare lo schema di modifica di decreto legislativo. La condizione per una successiva approvazione dello schema è il recepimento di alcune osservazioni e proposte emendative. L'accordo (e il benestare della Conferenza Unificata) arriva il 29 marzo 2007. Inizia l'iter approvativo ed i necessari passaggi alle Commissioni Ambiente di Camera e Senato che, il 27 giugno 2007 esprimono parere favorevole, anche se con condizioni e raccomandazioni sulla proposta di Dlgs recante "ulteriori modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale". Il 27 luglio 2007. il Consiglio dei Ministri approva in prima lettura il decreto legislativo recante modifiche alle Parti Prima (disposizioni generali) e Seconda (Via e Vas) del Dlgs 152/2006 (cd. "terzo correttivo") e finalmente il 31 luglio 2007 entra in vigore anche la “Parte Seconda” del Dlgs 152/2006, all'interno della quale sono contenute le nuove disposizioni in materia di VIA e VAS. Il mancato rispetto dei tempi stabiliti della legge delega 308/2004 ha però prodotto la decadenza dei due "correttivi" al Dlgs 152/2006 in itinere (il "secondo", in materia di acque/rifiuti, ed il "terzo", in materia di Via/Vas). Per rimediare a ciò, Il Consiglio dei Ministri ha di conseguenza approvato il 13 settembre 2007 (sempre in prima lettura) un nuovo schema di decreto legislativo recante modifiche al "Codice ambientale" (cd. “Correttivo Unificato”) nel quale vengono accorpate le modifiche contenute nei testi correttivi decaduti. La Conferenza Unificata, nella quale trovano rappresentanza Stato, Regioni, ed Enti Locali, esprime parere positivo sul “Correttivo Unificato” solo nella seduta del 20 settembre 2007. Il 2 ottobre 2007 passa all'esame delle Commissioni parlamentari il 24 ottobre 2007, dopo i pareri favorevoli (con condizioni) di Camera e Senato, il “Correttivo Unificato” torna al Consiglio dei Ministri per l'inserimento delle modifiche richieste. In una fase successiva le Commissioni dovranno verificare l'effettivo inserimento delle modifiche. Il 23 novembre 2007 il Consiglio dei Ministri ha approvato in seconda lettura lo schema il "Correttivo unificato" e lo rimanda alle Commissioni parlamentari per il nuovo benestare. Le Commissioni lo discutono dal 4 al 13 dicembre 2007 e, in quest'ultima data esprimono parere positivo. Ora il Correttivo deve essere definitivamente approvato dal Consiglio dei Ministri. La situazione attuale risulta pertanto assai complessa: l'art. 50 del D. Lgs. 152/2006 impone alle Regioni di adeguare la propria normativa ai contenuti della parte seconda del decreto entro il termine di centoventi giorni dalla pubblicazione del presente decreto. Essendo il decreto entrato effettivamente in vigore il 31 luglio 2007, le tempistiche sopra riportate sono da considerarsi in riferimento a questa data. Questo il quadro a livello comunitario e la situazione a livello nazionale. Le regione Puglia si è dotata nel 2001 della nuova legislazione regionale per l’uso e il governo del territorio (Legge 27 luglio 2001, n. 20 del 27.7.2001) che disciplina i contenuti le caratteristiche e i rapporti tra gli strumenti urbanistici di cui sono dotate le amministrazioni ai vari livelli. La suddetta Legge Regionale per l’uso e il governo del territorio all’ art. 4 stabilisce quali debbano essere le caratteristiche del Documento Regionale Di Assetto Generale (DRAG), principale strumento di governo e di programmazione territoriale regionale. All’interno del DRAG vengono precisati tutte gli elementi necessari par la stesura del PUG e le caratteristiche specifiche degli elaborati richiesti, ma in particolare la parte V, Appendice IV contiene gli indirizzi per l’applicazione della valutazione ambientale strategica, dove si chiariscono i rapporti tra VAS e PUG e dove si chiarisce la funzione della VAS all’interno del processo di pianificazione e le fasi della stessa. 2. LE FASI ESSENZIALI DELLA VAS Nella parte V, Appendice IV del Documento Regionale di Assetto Generale (DRAG), vengono esplicitate quelle che dovrebbero essere le fasi principali del procedimento di valutazione ambientale strategica. Il DRAG tende a sottolineare come le fasi e le procedure descritte non debbano “costituire un aggravio degli adempimenti comunali per la redazione del piano” ma “valorizzano il sistema delle conoscenze e i quadri interpretativi già costituiti per l’elaborazione del PUG, fornendo ulteriore supporto per l’assunzione di decisioni consapevoli circa gli effetti ambientali indotti dalle scelte di piano”. A. Fase di scoping La fase di scoping è sostanzialmente il momento in cui vengono definite le informazioni da includere nel Rapporto Ambientale e il loro livello di dettaglio. Nello specifico comprende il momento di individuazione delle autorità competenti in materia ambientale, la stesure del documento di scoping, e l’attivazione delle consultazioni dei soggetti istituzionali e delle autorità ambientali individuate precedentemente, sul documento stesso, da effettuarsi durante la prima conferenza di copianificazione. B. Il Rapporto Ambientale All’Art 5 la Direttiva 2001/42/CE definisce il Rapporto Ambientale come un documento in cui “siano individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l'attuazione del piano o del programma potrebbe avere sull'ambiente nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell'ambito territoriale del piano o del programma”. La stesura del Rapporto Ambientale (RA) è contestuale all’intero processo di elaborazione e di approvazione del PUG e ne costituisce parte integrante, di conseguenza la stesura di detto RA avviene contestualmente alla stesura de Documento Programmatico Preliminare. Gli elementi e le informazioni fondamentali costituenti il RA sono contenute nell’Allegato I della Direttiva 2001/42/CE,dove viene richiesto di fornire: Illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del piano o programma e del rapporto con altri pertinenti piani o programmi; Aspetti pertinenti dello stato attuale dell'ambiente e sua evoluzione probabile senza l'attuazione del piano o del programma; Caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate; Qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al piano o programma, ivi compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, quali le zone designate ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE; Obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al piano o al programma, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale; Possibili effetti significativi sull'ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l'acqua, l'aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l'interrelazione tra i suddetti fattori; Misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali effetti negativi significativi sull'ambiente dell'attuazione del piano o del programma; Sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione,nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze tecniche o mancanza di know-how) nella raccolta delle informazioni richieste; Descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio di cui all'articolo 10; Sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti. C. Consultazioni Il Rapporto Ambientale con la relativa sintesi non tecnica, insieme al PUG adottato, viene messo a disposizione del pubblico per consentire l’espressione di osservazioni. Il Comune cura la pubblicazione di un avviso sulla Gazzetta Ufficiale o sul Bollettino Ufficiale Regione Puglia contenente l’indicazione delle sedi in cui è possibile prendere visione del RA e del Piano. D. Pareri delle autorità con specifiche competenze ambientali Il Comune deposita il Rapporto Ambientale con la relativa sintesi non tecnica, insieme al PUG, e alle risultanze delle consultazioni, all’Autorità Competente per le attività tecnico istruttorie ai fini della valutazione ambientale. L’Autorità Competente esprime il proprio parere motivato non vincolante entro il termine di novanta giorni dalla fine delle consultazioni. In caso di pronunciamento di non compatibilità del PUG da parte della Giunta Regionale o della Giunta Provinciale, l’Autorità Competente partecipa alla Conferenza di Servizi promossa dal Comune e finalizzata alla definizione delle modifiche necessarie ai fini della rimozione del giudizio di non compatibilità. In attuazione alla Direttiva 2001/42/CE e della norma di recepimento nazionale (d.lgs 152/2006) la Regione definirà l’Autorità Competente all’espressione del parere ai diversi livelli di governo istituzionali del territorio. E. Monitoraggio I contenuti del Rapporto Ambientale consentono di tracciare il quadro della situazione di un determinato contesto territoriale attraverso l’utilizzo di una serie di indicatori traducibili valori oggettivi riscontrati sul territorio. Tali indicatori consentono di mettere in evidenza quali sono le situazioni eventualmente problematiche dal punto di vista ambientale e proprio nella fase di attuazione del PUG, il monitoraggio di questi indicatori scelti consente di riscontrare la validità delle scelte intraprese e di tenere monitorata l’evoluzione delle criticità ambientali riscontrate in fase di stesura del Rapporto Ambientale. 3. STRUTTURA E CONTENUTI FONDAMENTALI DEL PUG A. Strategie e obiettivi del PUG Il nuovo strumento urbanistico è basato su alcuni fondamentali requisiti: 1. Rappresenta un’effettiva sintesi di tutte le problematiche che hanno un riflesso sul territorio: ambiente, mobilità, tutela del patrimonio storico, servizi, attività produttive, ecc., e non si concreta solo nel consueto repertorio di nuove quantità residenziali, produttive e terziarie da esaurire, bene o male nel tempo; 2. Pone finalmente al centro dell’azione pubblica e privata l’esigenza di riorganizzazione e riqualificazione del tessuto urbano esistente; l’obiettivo generale non è quello di offrire spazi per una crescita ulteriore della città (già oggi pericolosamente vicina al limite sostenibile), ma quello di offrire migliori condizioni insediative per tutto quanto è stato già realizzato: abitazioni, attività, istituzioni, servizi, ecc. 3. Si assume la responsabilità della pianificazione del territorio senza reticenze, riducendo nei limiti fisiologici il rimando a forme di pianificazione che decidano l’utilizzazione delle aree successivamente al PUG. Il ricorso all’istituto della pianificazione attuativa va riservata a quei pochi casi in cui è effettivamente necessaria, e lasciando comunque trasparire già nel PUG le decisioni fondamentali e il loro assetto in generale; 4. Offre un disegno chiaro e un insieme di regole certe e trasparenti per l’azione privata (verso cui è indirizzata principalmente la normativa di attuazione) e l’azione pubblica (resa evidente attraverso la formazione di un vero piano dei servizi). Tante e diverse sono le questioni irrisolte che il Piano Urbanistico Generale è chiamato a risolvere. Per quanto riguarda il tema della migliore organizzazione della città già costruita, vanno considerate le seguenti questioni prioritarie: il recupero e la valorizzazione del Centro Storico e di ulteriori zone degradate prossime a questo, già individuate in passato, ma mai oggetto di una disciplina che coniughi efficienza e coraggio. Disciplina che possa far leva sul cospicuo patrimonio di scantinati esistenti nel tessuto storico e che utilizzi modalità d’intervento chiare, semplici e graduate in ragione dell’importanza storica e la complessità architettonica dei manufatti edilizi; la riqualificazione e il rilancio dei quartieri residenziali più periferici, anche per mezzo della ricca strumentazione urbanistica prevista dalla normativa vigente e futura, promuovendo la formazione di un vero corredo di spazi e attrezzature, diminuendo la gravitazione di queste parti della città verso il centro; la revisione e una nuova regolamentazione delle zone “D” come definite dal Piano Regolatore del 1971, oggi profondamente trasformate e abbandonate a se stesse, anche attraverso la delocalizzazione di attività produttive esistenti, che, nate ai margini del centro abitato, ora si trovano completamente inglobate in esso, con evidenti danni ambientali, di inquinamento acustico, di traffico, ecc.; Passando al tema del traffico e della mobilità occorre studiare un ammodernamento della rete esistente in una linea di continuità con il sistema che si è andato consolidando storicamente. Venendo al tema dei completamenti insediativi, occorre considerare: la necessità di alcuni limitati e mirati completamenti residenziali, da collocarsi negli interstizi perimetrali della città, in modo da consolidare una forma della città meno casuale e provvisoria di quanto oggi appaia; la necessità di affiancare all’offerta residenziale privata, che residua dai più recenti provvedimenti urbanistici e dagli ulteriori completamenti necessari, un’offerta residenziale sotto il controllo pubblico, che si differenzi per costi e varietà delle soluzioni abitative; la previsione di aree da destinare alle attività non residenziali (quali, artigianali, industriali, turistiche, commerciali, per il recupero e lo smaltimento dei rifiuti, ecc.) e per quelle attività nuove che ormai nascono con sempre maggiore frequenza, anche in ragione di una razionalizzazione del tessuto urbano consolidato; Venendo al tema cruciale del potenziamento dei servizi urbani, bisogna prevedere: un riequilibrio nella dotazione generale dei servizi aventi consistenza edilizia (scuole, attrezzature in genere, ecc.), oggi fortemente sbilanciata al centro, favorendone la formazione nelle frange urbane più periferiche; la previsione di aree verdi, per parchi e impianti sportivi, anche di quartiere, che formino una sequenza continua di spazi, che intelai e sostenga la catena di quartieri residenziali; l’individuazione di un metodo di attuazione per questi spazi e servizi possa coinvolgere privati, anche attingendo a meccanismi di riequilibrio e perequazione urbanistica, peraltro già accennati e introdotti a livello legislativo regionale; la creazione di parcheggi in aree strategiche per ridurre i danni provocati dal traffico divenuto asfissiante in tutti i sensi; Per finire con le priorità di natura ambientale va sottolineata la necessità di procedere ad una decisa azione di salvaguardia del territorio agricolo adiacente alla città, caratterizzato dalla presenza di coltivazioni pregiate, favorendo l’utilizzo delle numerose “masserie”, tramite lo strumento del Turismo rurale o dell’Agriturismo, per la salvaguardia del patrimonio edilizio esistente e per rendere il territorio agricolo più vivibile. B. Principali linee di intervento Il sistema della mobilità Ad un primo esame, nella dimensione territoriale l’attuale sistema non presenta particolari anomalie o problemi; l’attuale domanda di trasporto a scala extraurbana viene smaltita abbastanza efficacemente dall’attuale rete stradale e ferroviaria. Esistono, a scala superiore, per opera degli enti istituzionalmente preposti, ipotesi di ammodernamento del sistema che verranno doverosamente riportate dal Piano Urbanistico Generale pur sussistendo forti dubbi circa la loro praticabilità economica. Oltre queste, non si ritiene necessario prevedere indicazioni di trasformazioni significative per questa rete all’interno del nuovo disegno urbanistico. Diverso è il discorso sulla mobilità interna al tessuto urbano, che presenta diversi problemi e contraddizioni, ulteriormente accentuate dai più recenti provvedimenti urbanistici. Per questo sistema occorre pensare ad una serie di provvedimenti mirati che garantiscano una migliore fluidificazione del traffico. L’estrema compattezza dell’abitato ha generato un sistema stradale continuo, in cui sono di conseguenza permessi sia movimenti radiali che circolari. I due principali percorsi anulari interni, Via Tondi-Minuziano-Solis-Corso Gramsci attorno al nucleo più antico e Corso Mucci-Vittorio-Fortunato-Viale 2 Giugno, più all’esterno e tangente alla Stazione, dai quali si distaccano le strade storiche in senso radiale dirette verso i centri urbani limitrofi conservate con la loro giacitura nel tessuto urbano a maglie quadrangolari: Viale Checchia-Rispoli D’Alfonso (verso Torremaggiore), Via Nenni (verso Castelnuovo), Via Lucera, Via Soccorso (verso Foggia), Via San Matteo (verso San Marco in Lamis) e Via san Giovanni Bosco (verso Apricena e il Gargano), sono una preziosa eredità del piano ottocentesco e garantiscono ancora un discreto funzionamento del dispositivo generale di circolazione. Tuttavia alcuni tratti di questo sistema “a ragnatela” (anulare-radiale) sono oggi insufficienti a sostenere i flussi di traffico misti che li interessano. I movimenti di traffico di attraversamento, o a più lungo raggio, si mischiano con i traffici più locali indotti dalle funzioni attestate su questi viali, creando situazioni di congestionamento anche significative in alcuni momenti della giornata; si pensi ad esempio al tratto di Viale 2 Giugno frontistante il nuovo plesso ospedaliero o alla direttrice d’ingresso-uscita dalla città per il casello autostradale (provinciale per San Marco in Lamis). Le aree di espansione più grandi della città ideate e realizzate negli anni ’80, collocate sul perimetro urbano, intersecano e interrompono il sistema stradale a griglia proprio del resto della città. Tranne alcune elementari reti stradali interne ai singoli quartieri, queste aggiunte moderne si sono appoggiate al sistema radiale o di circonvallazione cittadino caricandolo eccessivamente. La distanza di questi insediamenti dal centro è diventata eccessiva e pone a sua volta un problema di comunicazione. Il Piano, nell’ambito della più generale strategia di riorganizzazione dei servizi urbani di cui si parlerà più avanti, ha studiato un rafforzamento del sistema di circolazione “a ragnatela” al fine facilitare le comunicazioni da una parte all’altra della città. Il sistema insediativo Il nucleo antico Per la parte centrale della città, caratterizzata dallo stato di sostanziale integrità del suo tessuto edilizio, dalla permanenza di una concentrazione dei principali servizi urbani, e dal mantenimento di un peso residenziale significativo rispetto a quello del resto della città, si è provveduto ad una disciplina urbanistica speciale, approfondita, definitiva, in grado di accompagnare i diversi interventi di trasformazione e ammodernamento in un quadro generale di conservazione degli elementi propri del nucleo antico e per la creazione di un sistema di servizi, in aggiunta ai pochi esistenti, per migliorare l’accessibilità e la qualità dell’abitare al centro. Un’approfondita analisi basata sostanzialmente sulla ricognizione della suddivisione in unità edilizie, dell’organizzazione e della morfologia del tessuto, sulla suddivisione in categorie tipologiche e sulla valutazione dello stato di alterazione del tessuto, ha consentito di far scaturire una prescrizione d’intervento specifica, propria di ciascun manufatto. La base legislativa delle diverse prescrizioni si basa sulle definizioni gen¬rali delle modalità d'intervento definite dalla vigente legislazione statale e regionale, ulteriormente specificate caso per caso, adattate alla realtà dei singoli edifici. Per gli spazi pubblici il PUG del nucleo antico si è provveduto a predisporre delle indicazioni di dettaglio necessarie per avviare i provvedimenti esecutivi volti alla trasformazione degli stessi. Sono aree coinvolte da una sistemazione d’insieme finalizzata alla realizzazione di un’attrezzatura (parcheggi per lo più, con usi pubblici e privati) o di una semplice sistemazione a terra (di spazi di piazza, per mercati o, semplicemente a verde). Questo disegno andrà perfezionato attraverso successive esperienze progettuali: di massima, esecutive, di cantiere, ecc., fino ad arrivare alle realizzazioni vere e proprie. La città residenziale Le quantità residenziali complessive derivanti dalla completa attuazione del Piano vigente e dai vari provvedimenti integrativi presi a margine sono sufficienti a coprire buona parte del fabbisogno di abitazioni future. L’attuazione delle residue aree di espansione sta riversando o riverserà complessivamente in città ancora una quota cospicua di alloggi e di conseguenza il nuovo Piano si è limitato a registrare tale offerta residua, considerandola un’esperienza a termine non rinnovabile, da disciplinare e ricondurre nel nuovo quadro generale. La politica prioritaria del PUG è stata quella di disciplinare adeguatamente quanto già realizzato, favorendo un’evoluzione costruttiva delle diverse componenti di questo tessuto. Il Piano ha classificato la città residenziale basandosi sulle osservazioni della forma urbana e sulla regola costruttiva del tessuto urbano, tenendo conto degli elementi distintivi e puntando ad una loro riconferma, salvaguardia e consolidamento, abbandonando la consueta classificazione in base ad elementi quantitativi. A perfezionamento di questa offerta il Piano ha considerato la necessità di individuare alcuni limitati completamenti basati su un criterio qualitativo e non quantitativo. A questa offerta in esaurimento il Piano si è proposto di affiancarne un’altra, di livello qualitativo elevato, in aree appositamente scelte, costituita da interventi da condurre sotto la responsabilità pubblica, sia per quanto riguarda la formazione, ideazione e in parte per la loro realizzazione. Il quadro legislativo entro cui il PUG verrà definito ed entro il quale dispiegherà i suoi effetti, consente di immaginare e portare a felice compimento un’operazione con queste caratteristiche. Il comparto produttivo Il Piano Urbanistico Generale ha previsto una disciplina differenziata a seconda delle diverse strutture insediative presenti in città: per le aree D interne alla città consolidata: cantine vitivinicole, frantoi, consorzi agrari, ecc. e oggi solo in parte riconvertite per funzioni diverse, il Piano ha stabilito una disciplina a doppio binario che garantisce da un lato un prolungamento della permanenza di queste strutture nel tessuto urbano, a condizione di migliorare la loro integrazione con il tessuto residenziale circostante, e dall’altro la possibilità di operare una trasformazione in cui risultino equilibrate le funzioni ad alto reddito, con funzioni di supporto e servizio al quartiere entro cui queste realtà sono calate; per le aree G, anch’esse interne alla città e originariamente pensate per piccoli stabilimenti con annesse abitazioni, ma oggi realizzate diversamente e profondamente trasformate, il Piano ha definito un riassetto complessivo che tiene conto della realtà consolidata e della necessità di pervenire ad un risultato complessivo omogeneo; per le aree comprese tra la Via Foggia e la ferrovia, interamente sature, occupate da una serie di stabilimenti realizzati attraverso l’istituto della concessione in deroga, il Piano ne ha confermato la vocazione, e la destinazione di zona produttiva, assicurando entro certi margini possibilità di trasformazione e ampliamento, subordinati però alla realizzazione di alcune fondamentali infrastrutture di servizio oggi assolutamente mancanti (strade, parcheggi, verde di protezione, ecc.); per le aree del Piano Insediamenti Produttivi (PIP) situate sull’altro lato della Via Foggia (zone D3), il Piano ha disciplinato e promosso la formazione delle parti ancora non realizzate, soprattutto per servizi e infrastrutture di base e prende in considerazione la possibilità di realizzare un ampliamento del comparto. Si aggiungono a queste le aree del Consorzio per lo Sviluppo Industriale, assoggettate al Piano A.S.I., del tutto inattuate o quasi, che sfuggono al controllo del Piano e per le quali è lasciato lo spazio territoriale necessario. Il sistema delle aree a destinazione terziaria Il Piano Urbanistico Generale non prevede in ambito urbano la presenza di zone a destinazione terziaria pura, né per funzioni direzionali, né per funzioni di altro tipo (commerciali, ricettive, ecc.). Questo è dovuto alla particolare struttura economica della città, ancora molto legata all’attività di coltivazione e trasformazione del prodotto agricolo. Tuttavia sono presenti nel PUG diverse opportunità insediative per edifici di natura terziaria. È utile però sottolineare il fatto che il possibile ampliamento del P.I.P. conterrà in buona misura opportunità insediative anche per le aree a destinazione terziaria, in connessione con quelle legate secondarie ivi insediate e con particolare preferenza per quelle attività legate alla trasformazione del prodotto agricolo. Il sistema dei servizi Il Piano Urbanistico Generale è intervenuto per correggere l’insufficiente dotazione attuale. I servizi esistenti sono costituiti da alcuni episodi edilizi interni al centro storico e al tessuto a blocchi e dalle poche attrezzature di standard cresciute attorno ai quartieri di più recente formazione. Questa dotazione è assolutamente inadeguata per le necessità di una comunità dell’importanza di San Severo sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo. Le varie realizzazioni non sono in comunicazione tra loro, risultano distribuite casualmente e in maniera disomogenea nelle varie parti della città. Tra le varie tipologie di attrezzature di servizio alcune quali i giardini, gli spazi verdi attrezzati o i parcheggi risultano quasi totalmente assenti. I pochi episodi urbani di servizio, costituiti per lo più da edifici scolastici o religiosi, non interrompono la monotonia del paesaggio costruito e, anzi, contribuiscono a renderlo più fitto e impenetrabile; la compattezza del tessuto edificato, pregevole sotto altri profili come ricordato in precedenza, è anche frutto della quasi totale assenza di “vuoti” urbani, siano essi piazze, giardini o parcheggi. La proposta del Piano, oltre a potenziare nei limiti del possibile la dotazione interna all’area edificata (mediante la disciplina di recupero dei quartieri più centrali), è di ipotizzare la creazione di una “cintura” di servizi e spazi verdi tutt’intorno al perimetro edificato della città che recuperi il deficit quantitativo accumulatosi fin qui, armonizzi i quartieri di più recente formazione reinserendoli in un disegno urbano continuo e armonico e infine riequilibri la condizione di maggior concentrazione di servizi rilevabile nelle aree più centrali; All’esterno del nuovo perimetro urbano può essere ripristinato stabilmente l’uso agricolo dei terreni, oggi compromesso dalle aspettative di un’espansione ulteriore, recuperando la transizione netta tra città e campagna che è uno dei valori perduti del paesaggio pugliese tradizionale. Il nuovo disegno urbano proposto attraverso questa cintura è da intendersi in senso definitivo: la città non può e non deve crescere oltre questo limite. Tutte le esigenze in ordine quantitativo e qualitativo legate alla crescita futura vanno risolte all’interno di questa nuova delimitazione urbanistica. Questa cintura sarà organizzata in modo da provvedere alle necessità di servizi della città consolidata intervenendo con un nuovo disegno capace di delimitarne la sua forma all’esterno in modo uniforme e razionale. Per il centro storico e le aree immediatamente limitrofe, come ricordato nel relativo capitolo, c’è stato un impegno speciale nell’articolazione del PUG volto ad incrementare la dotazione di adeguate infrastrutture soprattutto in termini di migliore accessibilità e riconoscibilità per questa parte della città. L’obiettivo principale è stato infatti quello di realizzare una nuova sistemazione viaria della strada anulare di arroccamento intorno al perimetro urbano antico con adeguate infrastrutture di parcheggio ad uso dei residenti (mettendo in vendita box e garage, che consentono di recuperare parte dei costi di realizzazione) e delle persone che lavorano o accedono al centro per diver¬si motivi. L’intenzione infatti è anche di garantire migliori condizioni di sopravvivenza ai servizi di natura culturale o istituzionale, tuttora collocati nel centro, ma assolutamente privi di condizioni adeguate in termini di fruibilità e accessibilità. Il territorio inedificato Il grande territorio inedificato a destinazione agricola esterno alla città ha necessitato di una normativa urbanistica particolare che ha tenuto conto dell’eccezionale importanza che riveste sotto il profilo economico e ambientale. Il Piano ha provveduto a disciplinare zone agricole distinte tra loro in funzione della tipologia di coltivazione adottata e in funzione delle potenzialità che rivestono sotto il profilo ambientale e paesistico. 4. ALTRI PIANI E PROGRAMMI A. Il Piano Urbanistico Territoriale Tematico per il Paesaggio Il PUTT/p è le strumento di programmazione della Regione Puglia che, in adempimento a quanto disposto dalla legge 08/08/85 n°431 e dalla Legge Regionale 31/05/80 n°56, disciplina i processi di trasformazione fisica e l'uso del territorio allo scopo di tutelare l’identità storica e culturale dello stesso, rendere compatibile la qualità del paesaggio, delle sue componenti strutturanti con il suo uso sociale, promuovere la tutela e la valorizzazione delle risorse disponibili. Le componenti fondamentali del PUTT/p sono costituita da elaborazioni che individuano: I sistemi delle aree omogenee per caratteri costitutivi fondamentali delle strutture paesistiche (assetto geologico, geomorfolocico e idrogeologico, copertura botanico/vegetazionale e del contesto faunistico attuale e potenziale, caratteri della stratificazione storica dell'organizzazione insediativi); Individuazione e classificazione delle componenti paesistiche costitutive della struttura territoriale; Definizione e degli interventi e opere aventi carattere di rilevante trasformazione territoriale interessanti una o più aree. Il Piano Urbanistico Territoriale Tematico per il Paesaggio individua nel territorio di San Severo alcuni ambiti territoriali estesi che ricadono nelle definizioni enunciate dal Titolo II, art. 2.01 dove vengono specificate le classi di attribuzione delle rappresentatività dei beni costituenti il paesaggio e aventi valore paesaggistico. Nello specifico nel territorio di San Severo sono presenti ambiti territoriali estesi che ricadono nelle categorie B (Valore Rilevante, laddove sussistano condizioni di compresenza di più beni costitutivi con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti), C (Valore Distinguibile, laddove sussistano condizioni di presenza di un bene costitutivo con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti), D (Valore Relativo, laddove pur non sussistendo la presenza di un bene costitutivo, sussista la presenza di vincoli diffusi che ne individui una significatività), riassunti nella tavola seguente: B. Il Piano di Assetto Idrogeologico Il Piano di Assetto Idrogeologico individua per il territorio di San Severo alcune aree aventi grandi di pericolosità idraulica differente. Da una breve analisi dall’estratto cartografico emerge come vi siano estese porzioni di territorio agricolo ad alta pericolosità idraulica (AP) e a bassa pericolosità idraulica (BP), corrispondenti all’incirca al punto di affluenza dei corsi d’acqua principali presenti nel territorio agricolo di San Severo. Si riscontrano inoltre porzioni di territorio agricolo a pericolosità geomorfologia media o moderata (PG1) e limitate aree classificate come a rischio medio (R2) e a rischio elevato (R4). Emerge altresì come non vi siano situazioni di criticità idraulica rilevante all’interno del nucleo urbano e nelle aree limitrofe. C. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale Nella legislazione regionale pugliese l’assegnazione alle province di competenze di pianificazione territoriale interviene soltanto con la legge regionale 15 dicembre 2000, n°251, la quale, all’Art. 5, e in particolare ai co mmi 3 e 4, indica i contenuti fondamentali del piano territoriale di coordinamento, rinviando a un successivo intervento legislativo la definizione dei procedimenti della sua formazione. Nello specifico all’Art. 5 comma 3 viene definito che “Il piano territoriale di coordinamento provinciale è atto di programmazione generale che definisce gli indirizzi strategici di assetto del territorio a livello sovracomunale, con riferimento al quadro delle infrastrutture, agli aspetti di salvaguardia paesistico-ambientale, all'assetto idrico, idrogeologico e idraulico-forestale, previa intesa con le autorità competenti in tali materie, nei casi di cui all'articolo 57 del d.lgs. 112/1998 e in particolare individua: a) le diverse destinazioni del territorio in considerazione della prevalente vocazione delle sue parti; b) la localizzazione di massima sul territorio delle maggiori infrastrutture e delle principali linee di comunicazione; c) le linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica e idraulico-forestale e in genere per il consolidamento del suolo e la regimazione delle acque; d) le aree destinate all'istituzione di parchi o riserve naturali”. In seguito al comma 4 “Il piano territoriale di coordinamento provinciale, per quanto attiene ai contenuti e all'efficacia di piano paesistico-ambientale, oltre a quanto previsto dalla legislazione regionale (legge regionale 11 maggio 1990, n. 30), provvede a: a) individuare le zone di particolare interesse paesistico-ambientale sulla base delle proposte dei Comuni ovvero, in mancanza di tali proposte, degli indirizzi regionali, i quali definiscono i criteri per l'individuazione delle zone stesse, cui devono attenersi anche i Comuni nella formulazione delle relative proposte; b) indicare gli ambiti territoriali in cui risulti opportuna l'istituzione di parchi locali di interesse sovracomunale”. Attraverso le analisi svolte dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale è stato possibile tracciare il quadro delle criticità ambientali maggiormente espressive del territorio Comunale di San Severo, unitamente alla ricognizione delle aree protette e di pregio paesistico e degli ecosistemi di particolare pregio o rarità. Il primo aspetto di interesse riguarda l’elevata vulnerabilità delle risorse idriche. Per la prima volta s’è tentato di valutare e cartografare a piccola scala la vulnerabilità all’inquinamento degli acquiferi presenti nella Provincia di Capitanata. Si tratta di un’operazione piuttosto complessa che chiama in gioco un considerevole numero di parametri, che in molti casi non sono mai stati rilevati (ad es. l’indice di infiltrazione) o di cui non si conosce l’esatta entità (ad es. il numero di punti d’acqua). Sono stati distinti, per ora con un inevitabile margine di approssimazione, alcuni ambiti omogenei, nei quali la vulnerabilità della falda è legata ad uno o pochi parametri preponderanti sugli altri ed è stato associato ad ognuno un gradiente di vulnerabilità. San Severo ricade per la quasi totalità del territorio comunale in una fascia che viene indicata dal PTCP come ad elevato rischio di vulnerabilità delle risorse idriche. Il secondo aspetto trattato riguarda le aree storicamente esondate e aree potenzialmente inondabili. L’analisi storica degli eventi alluvionali ha consentito la perimetrazione delle aree più frequentemente esposte all’allagamento, pervenendo in tal modo ad una valutazione del rischio connesso a questo fenomeno. Rischio che, come testimoniano anche le recenti alluvioni, è in molti casi legato agli interventi antropici. La descrizione delle aree storicamente esondate è affiancata dalla indicazione dei fondovalle alluvionali, ovverosia delle aree che per caratteristiche morfologiche presentano la più elevata propensione ad essere allagate in caso di esondazione dei fiumi. Ovviamente tale rappresentazione è poco più che un primo richiamo alla necessità di individuare le cosiddette “fasce di pertinenza fluviale”, ovverosia le aree da riservare alla libertà di occupazione e movimento delle acque dei fiumi. Per quanto riguarda questa componente è facile osservare come l’esondato storico si sia manifestato pressoché unicamente nelle zone contigue ai principali corsi d’acqua presenti nel territorio comunale di San Severo. Il terzo aspetto di particolare interesse trattato dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, riguarda le aree protette e di pregio paesistico e gli ecosistemi di particolare pregio o rarità. I questa fase vengono evidenziate alcune categorie di elementi che possiedono un elevato valore, ambientale e paesaggistico, indipendentemente dal particolare sistema o subsistema nell’ambito del quale ricadono. La vulnerabilità delle risorse idriche: Le aree esondabili: Il sistema delle le aree protette e di pregio paesistico e gli ecosistemi di pregio: 5. IL RAPPORTO AMBIENTALE: INDICATORI, ANALISI E OBIETTIVI DEL PUG A. Aria Il D.P.R. 203/88 regolamenta la componente aria definendo la componente inquinamento atmosferico come “ogni modificazione della normale composizione o stato fisico dell’aria atmosferica, dovuta alla presenza nella stessa di una o più sostanze con qualità e caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell’aria, da costituire pericolo ovvero pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell’uomo, da compromettere le attività ricreative e gli altri usi legittimi dell’ambiente, da alterare le risorse biologiche ed i beni materiali pubblici e privati”. Gli inquinanti atmosferici principali che necessitano maggior attenzione in funzione della loro pericolosità sulla salute umana e sull’ambiente sono riassumibili attraverso lo schema proposto dal “Rapporto sullo stato dell’ambiente della Provincia di Foggia: Dalla tabella precedente emerge con evidenza come la pericolosità degli effetti tossici sull’uomo e sull’ambiente renda necessaria un’analisi il più completa ed esaustiva possibile di tali inquinanti, considerando anche l’evoluzione temporale della loro presenza come elemento di fondamentale importanza. L’analisi della qualità dell’aria nella città di San Severo è stata svolta nell’anno 2006. L’obiettivo principale prefissato è stato quello di condurre una campagna di monitoraggio degli ossidi di azoto, monossido di carbonio, polveri, ozono, benzene, tolueni, xileni ed etilbenzene. Si è fatto uso di un laboratorio mobile che ha effettuato misurazioni dal 6 al 12 aprile 2006 presso lo stadio, e di campionatori passivi ubicati in dieci punti della città dal 24 maggio al 1 aprile 2006: stadio, municipio, ospizio, piazza Incoronazione, via G. Fortunato incrocio viale II giugno, piazza Padre Pio, viale II giugno angolo via Adda, Largo sanità, via Checchia Giuseppe angolo viale II giugno, via Soccorso. Dai risultati ottenuti tramite queste misurazioni, si è configurata una situazione che non presenta particolari problematiche. In effetti per ciascuno degli inquinanti analizzati non vi sono superamenti dei limiti normativi, eccetto che per le polveri ed il benzene, monitorati con il laboratorio mobile presso lo stadio. Le polveri hanno raggiunto la soglia limite prevista dal DM 60/02 nella zona vicina allo stadio esclusivamente il quarto giorno di misurazione, mentre il benzene ha superato tale soglia, di circa 1,2 ug/mc solo il primo giorno di misurazione; da questo si evince che la situazione non presenta particolari problematiche. Un riassunto esplicativo delle misurazioni effettuate, ricavato dal Piano D’Azione Locale 2006: B. Il PUG e l’aria Nonostante la situazione dell’aria non presenti particolari problematiche torna utile osservare come in effetti l’unico episodio che non rispetta le prescrizioni del DM 06/02 si presenti in una zona, quella dello stadio, particolarmente interessata da flussi veicolari cospicui. Ciò viene evidenziato ulteriormente dall’analisi fatta per il “Censimento dei ricettori sensibili alle vibrazioni, monitoraggio delle sorgenti”, dove si nota come la zona dello stadio sia particolarmente esposta a volumi di traffico significativi: L’azione del PUG volta ad ovviare questo inconveniente si concreta nella predisposizione di una cintura stradale di scorrimento veicolare prevista nel progetto. La futura possibilità di attraversare la città evitando il sovraccarico dell’attuale circonvallazione farà si che i flussi di traffico che attualmente gravano su quest’ultima si ridistribuiscano in maniera più uniforme anche sulla circonvallazione di progetto. In questo modo zone interessate da situazioni di congestionamento anche significativo, come quella dello stadio, verranno alleggerite da una parte del flusso veicolare che si andrà a ridistribuire sulla nuova circonvallazione, facilitando così l’abbassamento delle concentrazioni di benzene e di polveri riscontrate nella succitata analisi. C. Acqua Il Piano D’Azione Locale 2006 ha tracciato un quadro sufficientemente esplicativo riguardante la situazione delle acque di San Severo: “La città di San Severo è attraversata dal torrente Candelaro, con i suoi affluenti di destra Triolo e Salsola, e dai canali Radicosa, Vènolo, Ferrante, S.Maria e Potesano. Riguardo alla circolazione sotterranea tutto il Tavoliere è caratterizzato dalla presenza di una “falda profonda” e di una “falda superficiale”. La situazione di emergenza idrica del Comune di San Severo è dovuta certamente alle condizioni meteo-climatiche, che negli ultimi anni hanno fatto registrare valori bassissimi di precipitazioni. Le principali emissioni in termini di scarichi puntuali e diffusi, versamenti, perdite, ecc., che determinano l’alterazione dello stato di qualità dei corpi idrici e gli impatti subiti dagli ecosistemi, sono prodotte dai settori agro-zootecnico, industriale e civile. I principali inquinanti derivanti dall’industria sono sostanze organiche alogenate e metalli pesanti, quelli derivati dagli insediamenti civili sono le sostanze organiche biodegradabili, mentre il settore agro-zootecnico produce inquinamento da nutrienti, fertilizzanti e fitosanitari. Il recapito finale delle acque reflue del comune di San Severo è un impianto di depurazione consortile gestito dalla società “Costruzioni Dondi S.p.a.” per conto dell’Acquedotto Pugliese S.p.a., ed è del tipo a fanghi attivi. Il recapito finale è il canale Principato che attraverso il torrente Candelaro sfocia nel golfo di Manfredonia. I valori medi delle analisi indicano che il rendimento depurativo dell’impianto varia dal 90% al 98%. La rete fognante nera si sviluppa in gran parte lungo le vie interne dell’abitato per una lunghezza pari a 80 km; inoltre, nella zona P.I.P. è installato un impianto di sollevamento che garantisce il convogliamento dei reflui all’impianto depurativo. Per quanto riguarda l’acqua potabile, questa giunge al comune dall’acquedotto del Fortore, che si approvvigiona direttamente dalla diga di Occhito. I controlli sulla qualità dell’acqua potabile sono effettuati dall’AUSL FG1 San Severo con la frequenza stabilita per legge; dalle analisi risulta che sono rispettati i limiti di legge per tutti i parametri analizzati. Relativamente ai consumi di acqua potabile i dati dell’Acquedotto Pugliese fanno emergere un consumo di 12.000 m3/g pari a 215 litri al giorno/abitante”. D. Il PUG e l’acqua Ciò che emerge dalla analisi sopra descritta, mette in evidenza come la situazione di emergenza idrica derivi da situazioni ambientali e climatiche diffuse e globali, alle quali risulterebbe inefficace ed improprio il tentativo di porvi rimedio tramite scelte di governo del territorio alla scala locale, come possono essere quelle introdotte dal PUG di San Severo. È possibile tuttavia affermare che la razionalizzazione degli insediamenti urbani, delle previsioni di espansione e delle attività produttive, prevista dalle linee guida, esplicitate nel Documento Programmatico Preliminare, ma soprattutto presente nel progetto di PUG, serviranno ad agevolare sia l’ottimizzazione dei consumi idrici per uso civile, ed industriale che lo smaltimento degli inquinanti derivanti dai processi produttivi. E. Suolo e sottosuolo Il comune di San Severo ricade nella più vasta area geografica che prende il nome di “Tavoliere”, costituita da una vasta pianura. L’intera area del tavoliere è ricoperta di depositi quaternari, in prevalenza di facies alluvionale e lacustre. Si rinvengono in successione i seguenti terreni: un basamento impermeabile costituito da argille azzurre; il ciclo sedimentario plio-calabriano sormontato da sabbie gialle; una seconda serie di argille sabbiose grigio-azzurre e sabbie, sempre del Calabriano; infine, rocce conglomeratiche che in molte zone si presentano senza soluzione di continuità con i depositi recenti del Tavoliere. Tra questi depositi prevale, al centro, un baco di argilla marnosa, di probabile origine lagunare, ricoperta in alcuni punti da lenti di conglomerati e da straterelli di calcare evaporitico (crosta). Il basamento calcareo dolomitico del mesozoico, che costituisce l’ossatura fondamentale del Tavoliere, ha prevalentemente una struttura originata da un sistema di faglie appenniniche, parallele alla faglia marginale del Gargano. Nell’area del comune la morfologia è quella propria dell’area del Tavoliere, caratterizzata da vaste spianate inclinate debolmente verso il mare, interrotte da ampie valli con fianchi alquanto ripidi. Dal lato orografico si nota che il territorio segue un andamento altimetrico decrescente da Ovest ad Est, con il punto più basso in corrispondenza del Bacino del Candelaro (m 26 s.l.m.) e quello più alto (m 125 s.l.m.) nella parte collinosa occidentale. A causa delle caratteristiche geologiche, morfologiche e climatiche, la città di San Severo, la Provincia di Foggia e la Puglia nel suo complesso, risultano soggette ad una serie di problematiche, prima fra tutte, come esposto nel paragrafo precedente le carenza di acqua, e conseguentemente lo sfruttamento della falda idrica sotterranea, che determina una contaminazione salina dell’acquifero carsico profondo e quindi la salinizzazione dei suoli. Accanto ai suddetti dissesti del suolo si aggiungono quelli del sottosuolo, legati alla subsidenza, per effetto dall’eccessivo emungimento di acqua dalla falda sotterranea o a crolli, dovuti alla presenza di vuoti carsici. Nell’area del Tavoliere e in misura minore la zone pedegarganiche, essendoci uno dei più bassi indici di boscosità in Italia, vi è il rischio di frequenti fenomeni di dissesto idrogeologico per frana e per alluvioni. Per quanto riguarda il consumo di suolo nella Provincia di Foggia, indicatore di grande significatività per definire lo stato fisico della matrice suolo (che visualizza l’entità e l’estensione delle principali attività antropiche presenti sul territorio, nonché la caratterizzazione della copertura vegetale e la distribuzione delle coltivazioni agricole), risulta essere l’impatto connesso alle attività estrattive. L’industria estrattiva nella Provincia di Foggia ha notevole importanza sia sotto il profilo economico che ambientale, contando 161 cave, quantificabili nel 23, 07% del totale regionale. Si tratta essenzialmente di siti di estrazioni di minerali di seconda categoria costituiti prevalentemente da calcari comuni ed ornamentali, calcari dolomitici e dolomie, calcareniti, argille, conglomerati (ghiaie e sabbie). Le modalità di coltivazione sono quasi tutte a “fossa”, sotto il piano campagna, a causa delle forma prevalentemente pianeggianti del territorio pugliese. Una problematica rilevante del settore è connessa alla grande quantità di cave ormai dimesse e prive di un piano di recupero ambientale. Per quanto riguarda l’utilizzazione agricola del suolo l’intera provincia di Foggia, è caratterizzata da una grande varietà di colture produttive, sopratutto nell’ambito del Tavoliere di cui la città di San Severo fa parte. Se si valuta l’indice di SAU (Superficie Agricola Utilizzata) in rapporto all’intera superficie territoriale (ST), emerge come la percentuale sia elevatissima: il valore del rapporto SAU/ST nel 2001 si attesta intorno all’87,4%. Particolare significato riveste la percentuale della superficie adibita ad agricoltura biologica rispetto a quella totale utilizzata che è pari al 4%. In generale si può definire il territorio del comune di San Severo come ambito soggetto a rischio di dissesto idrogeologico dovuto all’allagamento e l’esondazione a seguito di eventi meteorici eccezionali, divenuti più frequenti negli ultimi anni, oltre che alla subsidenza per l’eccessivo emungimento delle acque sotterranee. F. Il PUG il suolo e il sottosuolo Come espresso nel paragrafo riguardante il PUG e l’acqua, l’approccio alla problematica connessa al dissesto idrogeologico dovuto ad allagamento ed esondazione indotta da eventi meteorici eccezionali ed al mutamento climatico globale, richiede un approccio a scala vasta che renderebbe inefficaci le eventuali iniziative locali non comprese in un disegno di scala superiore. In questo senso il giusto e dovuto recepimento da parte del PUG di tutti i vincoli e le prescrizioni previste dal PTCP, dal PUTT, e dal PAI, concorre unitamente ai succitati strumenti di scala sovralocale, a far fronte alla situazione sopra descritta, mettendo in sicurezza l’intero territorio comunale e dedicando particolare attenzione a tutte le aree critiche dal punto di vista del dissesto idrogeologico. Il ridisegno e la razionalizzazione della forma urbana e delle funzioni proposta dal progetto di PUG interverrà come sopra descritto a favore dell’ottimizzazione dei consumi idrici per i differenti usi (civili ed industriali in primo luogo). Grazie a questo auspicabile risultato il fenomeno di subsidenza innescato dall’eccessivo emulgimento delle acque sotterranee dovrebbe tendenzialmente ridursi. G. Rifiuti L’intero territorio regionale è interessato da una situazione di emergenza socioeconomico-ambientale determinata dall’esaurirsi delle volumetrie utili degli impianti di discarica controllata finalizzati allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Questa situazione di emergenza ha reso necessaria la nomina del Presidente della Regione a Commissario Delegato per l’emergenza rifiuti in Puglia. Un primo intervento del Commissario Delegato è stato l’adozione nel 1997 del “Programma di emergenza rifiuti” avente lo scopo di portare ad una celere attuazione il Piano Regionale vigente, prevedendo azioni infrastrutturali, organizzative, dispositive, di sensibilizzazione e di strutturazione dei servizi di raccolta differenziata. I dati relativi alla situazione dei rifiuti nel comune della città di San Severo provengono dall’analisi svolta in primo luogo nel Rapporto sullo Stato dell’Ambiente (2004) e riproposta all’interno del Piano di Azione Locale 2006. La produzione totale di R.S.U. nel comune di San Severo per il 2005 è stata di 24.659 tonnellate, in aumento rispetto agli anni precedenti come illustrato nel grafico che segue. Nel 2003, infatti, la produzione di R.S.U. è stata di 24.000 tonnellate, mentre nel 2004 pari a 24.414 tonnellate: Nel 2005 la percentuale di raccolta differenziata risulta essere pari al 10,28%. Da notare il notevole incremento rispetto al 2004 in cui la raccolta differenziata si è attestata al 4,06% e rispetto all’anno 2003 in cui risultava ammontare al 3,5%: Nella tabella che segue, riassuntiva dell’anno 2005, è indicata la quantità di rifiuti differenziati espressa in tonnellate, per ogni diversa tipologia di rifiuto, e la percentuale della singola tipologia rispetto al totale. Nel grafico seguente è possibile visualizzare i rifiuti differenziati dell’anno 2005, suddivisi per tipologia. Nel grafico sono evidenziate le quantità, espresse in tonnellate, delle diverse tipologie di rifiuti differenziati. In particolare si nota l’abbondanza di materiali plastici, di vetro, legno, carta e cartone, oltre alla marcata presenza di rifiuti inerti misti derivanti dalle attività di costruzione e demolizione edile. Nel 1999, in sede Provinciale, è stato sottoscritto un accordo di programma ANCI-CONAI, di durata quinquennale, per il riutilizzo dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata e sono in programmazione gli accordi con i singolo consorzi della filiera facenti capo al Consorzio Nazionale Imballaggi (COREPLA, COREVE, COMIECO, CIAL, RILEGNO). Il quadro informativo disponibile rende evidente come la gestione dei rifiuti in tutto il territorio provinciale, sia fondamentalmente effettuata attraverso tecnologie di posa a discarica, essendo ancora molto limitata la raccolta differenziata e l’attività di riciclaggio. H. Il PUG e i rifiuti È possibile inquadrare gli interventi volti ad intervenire a fronte della situazione sopra descritta all’interno delle politiche ambientali intraprese dal Comune della città di San Severo. Come descritto nel Bilancio ambientale, le principali tematiche e competenze di Legge collegate all’area rifiuti riguardano la raccolta generica, la raccolta differenziata, la tassa sui rifiuti solidi urbani e lo smaltimento degli stessi. In funzione di queste tematiche si prevede di attivare politiche ambientali basate principalmente su quattro punti: Incrementare la percentuale di raccolta differenziata per il raggiungimento dei limiti di legge e per massimizzare il recupero di materia; Progetto di potenziamento ed attivazione della raccolta differenziata; Realizzazione di una piattaforma ecologica informatizzata in ambito sub urbano; Realizzazione di due isole ecologiche informatizzate al servizio delle aree urbane. I. Beni e patrimonio culturale, architettonico e archeologico La Convenzione europea del paesaggio (Firenze 2000), all’art. 5, riconosce il paesaggio quale parte essenziale dell’ambiente di vita delle popolazioni e fondamento della loro identità e richiede di integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale ed economico. Orientamento, questo, per alcuni aspetti ripercorso dal D.lgs. 42/2004 "Codice dei beni culturali e del paesaggio". Un elemento che connota in misura considerevole il territorio pugliese è la forte densità di presenze culturali e naturalistiche degne di protezione; tali tracce identitarie costituiscono, di per se stesse un patrimonio da preservare, e d’altro canto assumono un ruolo determinante come risorsa suscettibile di produrre sviluppo culturale ed economico attraverso una ben pianificata fruizione; la conformazione geologica e la posizione geografica del territorio della Puglia, hanno prodotto ambienti naturalistici e l’antropizzazione ha prodotto paesaggi degni di grande interesse; la storia ha stratificato sul territorio, fin dalle più remote epoche reperti, antichi insediamenti, centri storici, cattedrali e castelli, che fanno del territorio della Puglia uno dei più ricchi del bacino del Mediterraneo; una delle peculiarità del territorio pugliese infatti è rappresentato dalla presenza diffusa di beni culturali strettamente integrati nel paesaggio. A fronte di una notevole ricchezza di beni culturali la regione mostra una grave carenza di sistematizzazione delle conoscenze e delle informazioni presenti sul territorio. Riguardo all’analisi della consistenza e distribuzione del patrimonio artistico, architettonico e archeologico sul territorio regionale non esistono attualmente fonti in grado di restituire in maniera uniforme e completa un quadro conoscitivo. Il territorio comunale della città di San Severo presenta dal punto di vista ambientale e architettonico culturale, numerosi elementi connotativi di pregio, sia nella parte urbana che in quella agricola, per i quali si rendono necessarie particolari misure di salvaguardia o di tutela, unitamente a linee di intervento che ne prevedano la valorizzazione. Gli elementi di principale interesse sono prevalentemente costituiti, per quanto riguarda il territorio agricolo, dai tracciati dei tratturi, dalle masserie, dalle segnalazioni archeologiche e architettoniche e dalle colture di pregio, mentre per quanto riguarda la parte urbana l’attenzione si focalizza principalmente sul nucleo antico nella sua interezza, ma in particolare sul sistema della cantine. La città di San Severo è caratterizzata da un ricco e vario patrimonio culturale che la rende particolarmente interessante dal punto di vista storico, artistico e paesaggistico, con valenze che vanno dal bene architettonico, al bene archeologico, a quello più propriamente ambientale, di origine antichissima. La città di San Severo ha origini molto antiche, la parte “vecchia” ha una forma ellittica e con lotti irregolari, senza un centro ben individuato, e due sole direttrici: via Fraccacreta e via Soccorso. Oggi la città si presenta come somma delle varie espansioni avvenute nel tempo, con molti palazzi antichi risalenti al XVII/XVIII secolo, numerose chiese e costruzioni di pregio architettonico, espressioni delle relative epoche di realizzazione. Il comune di San Severo, inoltre, con D.D. n°26 del 2/2/2006, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n°18 del 9/2/2006, è stata riconosciuta “Città d’arte” ed inserita pertanto nell’elenco regionale delle località ad economia turistica e delle città d’arte, per la parte che riguarda il centro storico. J. Il PUG i beni e il patrimonio culturale, architettonico e archeologico Il territorio comunale come sopra descritto è caratterizzato dal punto di vista culturale architettonico e archeologico da numerosi elementi di pregio che ne rendono opportuna la salvaguardia, la tutela, la valorizzazione. Per quanto riguarda il territorio agricolo adiacente alla città, il PUG si è riproposto di agire attraverso una decisa azione di salvaguardia, in grado di favorire lo sviluppo e la tutela delle coltivazioni pregiate, e l’utilizzo delle numerose “masserie”, tramite lo strumento del Turismo rurale o dell’Agriturismo; in questo modo si garantisce la salvaguardia del patrimonio edilizio esistente e si rende il territorio agricolo più vivibile, anche alla luce dei recenti inserimenti del Comune di San Severo in progetti specifici regionali. Le norme strutturali del PUG individuano in ambito extraurbano tre contesti distinti : ”il contesto del Radicosa, ovvero l’area parzialmente irrigua posta a nord dell’abitato, il contesto agricolo pregiato periurbano, ovvero l’area occupata prevalentemente da coltivazioni a vite e ad olivo tutt’intorno all’abitato e il contesto del Triolo, ovvero l’area irrigua ad alto potenziale agricolo posta ancora più a sud”. Per ognuno di questi tre ambiti le norme fissano precise indicazioni che consentono di specificare i modi di concorrere ai suddetti obiettivi. Per il contesto del Radicosa: “L’obiettivo è quello di arrivare ad una stabilizzazione e ad una migliore organizzazione morfologica e funzionale dell’attività agricola, attraverso le seguenti azioni: Salvaguardia delle coltivazioni agricole specializzate e pregiate contenendo entro i limiti fisiologici attuali il disturbo derivante dalla presenza di infrastrutture a rete, terreni incolti e/o vulnerabili, masserie adibite ad usi non agricoli; Definizione di una disciplina che incentivi il recupero degli sporadici edifici esistenti a fini agricoli a supporto dell’attività agricola vera e propria; Tutela e salvaguardia degli elementi di valore ambientale e/o paesaggistico che caratterizzano tale territorio, quali ad esempio: rogge; vegetazione spondale, filari d’alberi, ecc…; Tutela, riqualificazione e riuso a fini ricreativi del tracciato costituente il Tratturo Regio”. Per il contesto agricolo pregiato perturbano: “L’obiettivo è quello di arrivare ad una stabilizzazione e ad una migliore organizzazione morfologica e funzionale dell’attività agricola, attraverso le seguenti azioni: Salvaguardia delle coltivazioni agricole specializzate e pregiate contenendo entro i limiti fisiologici attuali il disturbo derivante dalla presenza di infrastrutture a rete, terreni incolti e/o vulnerabili, edifici adibiti ad usi non agricoli, ecc…; Definizione di una disciplina che incentivi il recupero degli sporadici edifici esistenti a fini agro-turistici e/o residenziali non agricoli; Tutela e salvaguardia della vegetazione spondale della rete idrografica; Tutela, riqualificazione e riuso a fini ricreativi dei tracciati fratturali; Individuazione di un’area ricettiva/a servizio del casello autostradale; Miglioramento delle comunicazioni ovest-est condizionate dal solco ferroviario principale; verifica e possibile eliminazione dei passaggi a livello esistenti con scavalchi o sottopassi; Riqualificazione dell’area retrostante la stazione ferroviaria; nuova delimitazione del territorio agricolo; verifica possibilità di realizzare un by-pass stradale tra la statale per San Marco in Lamis e la Via Foggia; Individuazione di un’area residenziale di urbanizzazione pubblica a distanza dall’abitato in posizione di minor impatto verso il sistema delle coltivazioni pregiate”. Per il contesto del Triolo :” L’obiettivo è quello di arrivare ad una stabilizzazione e ad una migliore organizzazione morfologica e funzionale dell’attività agricola, attraverso le seguenti azioni: Salvaguardia delle coltivazioni agricole specializzate e pregiate contenendo entro i limiti fisiologici attuali il disturbo derivante dalla presenza di infrastrutture a rete, terreni incolti e/o vulnerabili, masserie adibite ad usi non agricoli; Definizione di una disciplina che incentivi il recupero degli sporadici edifici esistenti a fini agricoli a supporto dell’attività agricola vera e propria; Tutela e salvaguardia della vegetazione spondale della rete idrografica; Tutela, riqualificazione e riuso a fini ricreativi dei tracciati fratturali; Individuazione di nuove attestazioni ferroviarie e autostradali, in connessione con la creazione di un parcheggio di scambio intermodale in località Eridania”. Per quanto riguarda il nucleo antico l’art 8.1 delle norme strutturali del PUG fissa le prescrizioni per il mantenimento in primo luogo della maglia insediativa e dell’impianto fondiario, secondariamente della giaciutura e della larghezza degli elementi viari e dei relativi arredi, e infine del sistema degli spazi scoperti, nonché dei rapporti tra spazi scoperti, spazi coperti e volumi edificati. Viene sottolineata l’esigenza di dettare disposizioni volte a disciplinare le trasformazioni fisiche ammissibili e le utilizzazioni compatibili delle singole unità di spazio (unità edilizie e spazi scoperti). Per la definizione di queste disposizioni da dettare, relativamente alla sola area del centro originariamente murato, si ricorre all'incrocio di quattro parametri: Unità di spazio o d’intervento (unità edilizie e spazi scoperti), definite secondo un sistema di confronti catastali storici; Elementi morfologicamente rilevanti: androni, portici, partiture di facciata, loggiati, scaloni, ambienti voltati, chiostrine, cavedi, edicole sacre, ecc...; Suddivisione in famiglie tipologiche, ovvero in matrici edilizie storicamente accertate utilizzate come riferimenti ideali nella costruzione del manufatto; Stato di alterazione delle suddette caratteristiche tipologiche, ovvero il grado di scostamento del manufatto edilizio rispetto alla matrice storicamente accertata, avvenuto per trasformazioni recenti. Relativamente al complesso di cantine e scantinati caratterizzanti il tessuto edilizio storico di più antica origine, devono essere stabilite speciali disposizioni volte a favorire il mantenimento e/o il ripristino dell’antica utilizzazione di immagazzinamento e/o compravendita di prodotti legati alle coltivazioni di pregio o, in alternativa, la possibilità per gli stessi ambienti di essere destinati ad attività quali pubblici esercizi, esercizi agrituristici, circoli ricreativi ecc. mantenendo in tali attività un legame con l’antica utilizzazione agricola. K. Ambiente ed ecosistemi naturali Il quadro informativo disponibile riguardante l’ambiente e in particolare gli ecosistemi naturali dell’intera Provincia di Foggia, ne evidenzia lo stato di compromissione, derivante principalmente dalle attività antropiche che ne segnano la riduzione e la frammentazione degli habitat. Se per quanto riguarda l’habitat dei sistemi delle coste, il principale fattore di pressione è rappresentato dai flussi turistici, per quanto il patrimonio forestale e gli ecosistemi ad esso connessi, la minaccia principale è costituita soprattutto dal fenomeno degli incendi boschivi e dalla sostituzione con colture agricole a carattere intensivo; ciò è principalmente dovuto alla spiccata vocazione agricola del territorio. La Provincia di Foggia in particolare risulta essere la più colpita da questo tipo di minaccia, addirittura a livello regionale. Il progetto Natura 2000 che l’Unione Europea sta realizzando per contribuire a salvaguardare le biodiversità mediante conservazione di habitat naturali, è una rete ecologica di aree contenenti habitat naturali, seminaturali e specie di particolare valore biologico ed a rischio estinzione. La Direttiva Comunitaria 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali, seminaturali, della flora e della fauna selvatiche (cosiddetta “Direttiva Habitat”), disciplina le procedure per la costituzione di tale rete. In Puglia sono stati censiti nel 1995, con il programma scientifico Bioitaly, 77 Siti di importanza Comunitaria (pS.I.C.) e sono state designate nel Dicembre 1998, 16 Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.). La Provincia di Foggia si pone al secondo posto per la quantità di siti individuati con la ricognizione di 20 pS.I.C. Questi siti sono mediamente molto estesi data la grande superficie di aree naturali presenti nella provincia; grazie anche al Parco del Gargano si riscontrano il maggior numero di habitat (pari a 30) a livello regionale. L. Il PUG l’ambiente e gli ecosistemi naturali Il territorio di San Severo rispetto all’intero sistema della Provincia di Foggia o al vicino Parco de Gargano presenta una minor complessità delle specificità ambientali e degli ecosistemi naturali. Nonostante ciò le indicazioni degli strumenti di governo del territorio sovraordinati (PUTT e PTCP) hanno suggerito, attraverso l’individuazione di una riserva faunistica a nord del nucleo urbano, la predisposizione di una disciplina speciale, specificata nelle norme programmatiche “art.51 – F3: Parchi pubblici di valenza comprensoriale (Riserva faunistica) 51.1 – Sono per parchi pubblici le zone dedicate a parco di rilievo comprensoriale in cui vengono riconosciute e tute-late le esistenti biodiversità, la necessità di infrastrutture complementari di servizio, nonché l’attività agricola che, in queste zone, ha la funzione di tutela dei valori ambientali e naturali. 51.2 – La disciplina d’uso delle aree obbedisce alle seguenti prescrizioni: per le aree costituenti pertinenza fluviale, quello consentito dalla disciplina speciale delle diverse classi di apparte-nenza, comunque con destinazione agricola, se compatibile; per le aree agricole, quello consentito dai precedenti articoli 46, 47 e 48; per le aree di sedime e di pertinenza di edifici esistenti sono ammessi interventi di recupero con il mantenimento della destinazione in essere alla data di adozione delle presenti norme. Eventuali variazioni d’uso debbono costituire oggetto di piano esecutivo, essere volte a consentire l’insediamento di servizi ed attrezzature pubblici o di uso pubblico (S), di attività turistico-ricettive (Pr), nonché commerciali (Pc), limita-tamente ai soli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, con una H ad una Sul compatibili (e comunque di misura non superiore alla H ed alla Sul esistente)”. Le prescrizioni fissate dalla normativa riguardano sia i parchi pubblici di valenza comprensoriale sia la riserva faunistica in oggetto. M. Rumore I documenti principali riguardanti l’analisi e il trattamento dell’elemento rumore nel Comune di San Severo, sono costituiti dall’analisi svolta per la redazione del Piano di Azione Locale e dalla zonizzazione acustica vigente. I riferimenti legislativi principali riguardanti il rumore e più nello specifico l’inquinamento acustico sono costituiti a livello nazionale dalla Legge Quadro Nazionale n°447/95. In attuazione alla suddetta Legge Quadro Nazionale la Regione Puglia ha stabilito, con Legge Regionale n°3 del 12/02/2002 le “Norme di ind irizzo per il contenimento e la riduzione dell’inquinamento acustico”. Gli adempimenti principali spettanti agli enti comunali pugliesi e fissati dalla sopra indicata legge regionale sono riassumibili in quattro fondamentali fasi: Per i Comuni che hanno già provveduto alla zonizzazione acustica prima dell’entrata in vigore della legge regionale è fatto obbligo di verificare e adeguare la zonizzazione ai criteri individuati dalla stessa legge; L’esecuzione di campagne di misura del rumore per l’individuazione di tipologia ed entità di rumori esistenti sul territorio; L’adozione di eventuali piani di risanamento relativi ad aree territoriali con livelli di rumore misurato superiori ai limiti ammissibili; L’esercizio di funzioni di vigilanza e controllo in materia di inquinamento acustico, e delle relative azioni sanzionatorie. La zonizzazione acustica consiste in una suddivisione del territorio in zone omogenee dal punto di vista acustico, per ciascuna delle quali sono stabiliti i limiti massimi accettabili di livello del rumore, diurno e notturno, mediante l’attribuzione di una classe acustica di riferimento. La descrizione delle classi acustiche in cui è suddiviso il territorio è riassumibile nella seguante tabella: CLASSE I CLASSE II CLASSE III Aree Particolarmente protette: Rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici ecc… Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali ed artigianali. Aree di tipo misto: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine oparatrici CLASSE IV CLASSE V CLASSE VI Aree di intensa attività umana: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione con elevata presenza di attività commerciali ed uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e linee ferroviarie; le aree portuali, le aree con limitata presenza di piccole industrie. Aree prevalentemente industriali: rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni. Aree esclusivamente industriali: Rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi. L’inquinamento acustico, specialmente in ambiente urbano rappresenta una delle problematiche ambientali più critiche degli ultimi anni,. Le molteplici cause generatrici, come specificato nelle classi sopra descritte, coinvolgono vari fattori che spaziano dall’industrializzazione, alla motorizzazione, all’aumento degli agglomerati urbani, con conseguente addensamento delle sorgenti di rumore, e anche alla tecnica edilizia, che talune volte non viene adoperata in modo proficuo per contenere la propagazione dei rumori. La città di San Severo ha effettuato nel 2005 una campagna di rilevamenti acustici nell’ambito del progetto di Monitoraggio Acustico e Piano delle Priorità degli interventi, il cui finanziamento trova riscontro all’interno del POR Puglia 2000-2006. Il progetto ha previsto misure fonometriche di lungo periodo (tra i 7 e i 9 giorni) effettuate in 5 punti della città e misure fonometriche estemporanee della durata di 10 minuti in 6 diverse fasce orarie effettuati in 15 punti di misura, distribuiti in modo tale da coprire le diverse tipologie di zone urbane. Le misure fonometriche di lungo periodo hanno evidenziato i seguenti livelli acustici (calcolo sui 7 giorni lunedì-domenica): PUNTO DI MISURA Via Soccorso Via Tiberio Viale 2 Giugno Via Sicilia Via lucera LIVELLO EQUIVALENTE PERIODO DIURNO dB (A) 70,2 69,0 70,0 65,1 68,8 LIVELLO EQUIVALENTE PERIODO NOTTURNO dB (A) 64,0 65,7 63,8 60,0 60,0 Le misure fonometriche estemporanee hanno evidenziato i valori più alti in Viale 2 Giugno nella fascia oraria 9-12 (Leq = 72,4 dB(A)) e 16-19 (Leq = 73,5 dB(A)), in via Minuziano nella fascia oraria 16-19 (Leq = 72,8 dB(A)) e in via Checchia Rispoli nella fascia 12-16 (Leq = 71,0 dB(A)). Nella seguente tabella si riportano i valori più alti rilevati nelle diverse fasce orarie: FASCIA ORARIA 22:00 – 6:00 06:00 – 09:00 09:00 – 12:00 12:00 – 16:00 16:00 – 19:00 19:00 – 22:00 PUNTO DI MISURA Via T. Masselli Via Magenta Viale 2 Giugno Via Checchia Rispoli Viale 2 Giugno Via P.Togliatti LIEVLLO EQUIVALENTE dB(A) 65,3 67,1 72,4 71,0 73,5 70,2 N. Il PUG e il rumore L’analisi svolta per la redazione della zonizzazione acustica ha rilevato la localizzazione puntuale delle istallazioni potenzialmente rumorose ricadenti all’interno del territorio urbanizzato, unitamente alla situazioni particolarmente sensibili al fattore rumore. Di seguito un estratto di una parte significativa dalla tavola redatta Tecnologie Avanzate s.r.l. che individua in rosa i ricettori sensibili al rumore e puntualmente in arancio le fonti potenzialmente rumorose: Attraverso la lettura di tale analisi è possibile affermare che le situazioni più problematiche dal punto di vista del rumore e derivanti da attività insediate, sono concentrate nella zona Nord est della città in concomitanza con elementi ricettivi sensibili. Questa situazione trova conferma nelle classi di attribuzione assegnate a tali zone nel Piano di Zonizzazione acustica redatto da Tecnologia Avanzate s.r.l. : Come specificato nella tabella di descrizione delle classi acustiche sopra indicate, il secondo elemento discriminante nella classificazione acustica di una zona è costituito dal traffico veicolare delle vie di comunicazione. Il Piano Urbanistico Generale da questo punto di vista agirà sull’intero territorio comunale mediante la predisposizione della cintura stradale di scorrimento veicolare prevista nel progetto. Come spiegato nel paragrafo precedente riguardante l’aria la futura possibilità di attraversare la città evitando il sovraccarico dell’attuale circonvallazione farà si che i flussi di traffico che attualmente gravano su quest’ultima si ridistribuiscano in maniera più uniforme anche sulla circonvallazione di progetto. In questo modo zone interessate da situazioni di congestionamento anche significativo, e quindi fonti di inquinamento acustico da traffico, verranno alleggerite da una parte del flusso veicolare, che si andrà a ridistribuire sulla nuova circonvallazione, influendo di fatto sull’attuale situazione acustica delle principali arterie di comunicazione. O. Energia L’entità dei consumi energetici e le modalità con cui l’energia stessa viene prodotta contribuiscono in generale all’inquinamento atmosferico, il tipo di combustibile utilizzato e l’efficienza tecnologica di motori e caldaie ne determinano l’intensità. L’indagine principale di riferimento per quanto riguarda il settore energia è costituita dal lavoro svolto per la redazione del Piano di Azione Locale del Comune di San Severo. Il Piano di Azione Locale traccia un quadro dei consumi energetici in funzione dell’utenza finale. La maggior parte dell’energia oggi utilizzata è ottenuta in massima parte da combustibili fossili (petrolio, gas naturale, carbone): essi rappresentano oggi il 75% delle forniture energetiche mondiali, con consumi di petrolio pro capite che si aggirano su 4,5 barili al giorno. I consumi energetici del Comune di San Severo per gli anni 2002 e 2003 sono riassunti nella tabella seguente (dato in kWh): USO Agricoltura Domestico Industria Terziario TOTALE CONSUMO 2002 KWh 3490550 45413095 10947688 31643354 91494687 CONSUMO 2003 KWh 3739764 46197764 10892732 34156612 94989872 VARIAZIONE 7,14 1,73 -0,50 7,95 3,82 La tabella mostra come il consumo di energia a San Severo segua nel tempo una linea tendente alla crescita. Gli incrementi più cospicui si registrano soprattutto nei comparti agricolo e terziario, mentre una leggera diminuzione dei consumi elettrici si ha nel settore industriale. P. Il Pug e l’energia La tendenza alla crescita dei consumi rilevata dal Piano di Azione Locale e mostrata nel paragrafo precedente trova risposta all’interno delle politiche comunali volte alla realizzazione e all’applicazione del Piano Energetico il cui scopo principale è costituito dalla riduzione e l’ottimizzazione dei consumi energetici pubblici (illuminazioni, riscaldamento ecc…) e privati (promozione del risparmio energetico). Le principali competenze di legge connesse a questa tematica sono costituite da: Piano energetico comunale; Controllo impianti termici; Piano di illuminazione pubblica; Le politiche attivate dal comune per far fronte a questa esigenza sono riassumibili in tre punti: Realizzazione del Piano Energetico Comunale; Interventi relativi al Piano di Programmazione Territoriale per le sorgenti di campi elettromagnetici non ionizzanti; Progetto esecutivo per la realizzazione di un impianto fotovoltaico. 6. GLI INDICATORI E IL MONITORAGGIO A. Gli indicatori: la scelta e l’implementazione Gli indicatori sono elementi fondamentali costituenti l’analisi e possono essere definiti come parametri capaci di rappresentare determinate tematiche in maniera sintetiche e di esprimere numericamente lo stato di una componente ambientale o di una determinata situazione. È importante sottolineare come una valutazione basata su un dato sistema di indicatori perde parte del suo significato se decontestualizzata dall’intero processo. La tipologia di informazione fornita dagli indicatori deve trovare necessariamente un’integrazione con valutazioni di carattere qualitativo, che consentono di effettuare un collegamento tra informazioni, indicatori e contesto territoriale di riferimento. Lo sviluppo di un sistema di indicatori parte, in prima istanza dall’utilizzo delle risorse di dati esistenti e deve avere in linea generale, le seguenti caratteristiche (fonte metodologica stabilita dall’OCSE): Rappresentatività della tematica in oggetto; Rappresentatività delle trasformazioni e azioni indotte o con ricadute territoriali; Misurabilità e disaggregabilità , che consenta di poter aggiungere dettagli agli indicatori scelti; Trasversalità, in quanto gli obiettivi di pianificazione sono spesso relativi a più tematiche; Coerenza con obiettivi di piano e criteri di sostenibilità; Convenienza rispetto alla disponibilità dei dati, e alla loro aggiornabilità senza eccessivi oneri finanziari per l’ente; Omogeneità con eventuali indicatori utilizzati dal piano; Disponibilità e reperibilità dei dati, sia in termini di esistenza che di grado di aggiornamento; Immediatezza di lettura e comprensione. È importante scegliere un numero di indicatori sufficientemente contenuto per evitare problemi di complessità e di dispersività nella successiva fase di monitoraggio; l’implementazione e la mutabilità dell’indicatore risulta essere requisito fondamentale per garantire una corretta visione dell’evoluzione dei fenomeni oggetto di studio. Basandosi sulle analisi svolte antecedentemente è possibile fornire una prima stesura, basata sulle caratteristiche sopra elencate, di quelli che potrebbero essere gli indicatori rappresentativi delle tematiche trattate sino a questo punto. Nello schema rappresentativo sotto esposto, i fenomeni da trattare sono suddivisi per aree tematiche per ognuna delle quali vengono indicati obiettivi generali e vengono suggeriti alcuni indicatori generici. È importante sottolineare la funzione esemplificativa di tale schema, e la necessità di procedere all’implementazione, o alla rettifica ove necessario, di ciascuno degli elementi proposti, includendo in questo processo sia le aree tematiche, sia gli obiettivi generali, che le azioni e gli indicatori scelti. Sarà di particolare utilità concorrere all’evoluzione e alla specificazione di ognuno degli elementi sotto elencati. In questo senso la fase di monitoraggio assume un ruolo di fondamentale importanza, essendo il momento di principale confronto fra la strutturazione del lavoro svolto e i risultati ottenuti: Area tematica Obiettivi generali Azioni e Indicatori suggeriti Concentrazione di ossido di zolfo Concentrazione di ossido di azoto Concentrazione di particolato atmosferico Concentrazione di monossido di carbonio Concentrazione di ozono Riduzione degli inquinanti presenti; Concentrazione di metalli pesanti Aria Concentrazione di benzene Riduzione del numero di giorni di superamento della soglia di inquinanti presenti nell'aria prevista dal DM 06/02; Concentrazione di idrocarburi policiclici aromatici Numero di stazioni di rilevamento fisse, localizzazione, tipologia, inquinanti rilevati Numero di stazioni di rilevamento mobili, tipologia centralina, inquinanti rilevati, giorni di utilizzo e localizzazioni Numero di campagne di rilevamento realizzate in funzione dei fenomeni da rilevare Area tematica Obiettivi generali Azioni e Indicatori suggeriti Consumo litri al giorno per abitante Consumo litri al giorno tipologia d'uso Verifica emissioni in termini di numero di scarichi puntuali e diffusi Controllo dei consumi; Acqua Controllo sulla depurazione; Verifica emissioni in termini di tipologia chimica dell'inquinante (analisi chimica) Analisi chimica qualità dell'acqa potabile (rispetto parametri stabiliti dalla legge) Verifica percentuale del rendimento depurativo Controllo sulla qualità dell'acqua; Numero di stazioni di rilevamento per fenomeno da rilevare Numero di campagne realizzate per il rilevamento dei consumi/tipologia d'uso, numero si scarichi, analisi chimica inquinanti, rendimento depurativo Area tematica Obiettivi generali Azioni e Indicatori suggeriti Verifica andamento delle altezze del terreno e relativi abbassamenti dovuti a subsidenza. Controllo fenomeno subsidenza; Controllo emungimento falda acquifera sotterranea, in termini di ampliamento o riduzione della falda e in termini di litri estratti Controllo andamento percentuale del rapporto tra superficie agricola utilizzata e superficie territoriale Suolo e sottosuolo Controllo consumo di suolo; Controllo rapporto percentuale tra agricoltura tradizionale e agricoltura biologica Controllo precipitazioni meteoriche (millimetri all'anno) Controllo fenomeni naturali legati al dissesto idrogeologico; Controllo superficie esondabile nell'unità di tempo (frequenza delle esondazioni in funzione della superficie esondata) Numero stazioni di rilevamento per fenomeno da rilevare Numero di campagne realizzate in funzione dei fenomeni da rilevare Area tematica Obiettivi generali Azioni e Indicatori suggeriti Controllo quantità di rifiuti prodotti (tonnellate/anno). Incrementale la raccolta differenziata; Controllo percentuale raccolta differenziata (Raccolta differenziata/raccolta totale) Controllo produzione rifiuti suddiviso per tipologia (tonnellate/tipologia) Massimizzare il riciclo; Rifiuti Ampliare il sistema delle piattaforme ecologiche; Controllo percentuale tipologia rifiuto su raccolta differenziata totale (tipologia/raccolta differenziata totale) Numero di piattaforme e di isole ecologiche disponibili e in progetto destinate alla raccolta differenziata Numero stazioni di rilevamento per fenomeno da rilevare Numero di campagne realizzate in funzione dei fenomeni da rilevare Area tematica Obiettivi generali Salvaguardia del coltivazioni agricole specializzate, pregiate, e del sistema dei tratturi; Beni patrimonio culturale, architettonico e archeologico Valorizzazione degli elementi architettonici che valorizzano il territorio agricolo (masserie); Tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico; Valorizzazione degli elementi architettonici che caratterizzano il nucleo antico (in particolare il sistema delle cantine); Azioni e Indicatori suggeriti Analisi qualitativa/quantitativa delle produzioni agricole specializzate (classificazione tipologica delle produzioni pregiate specializzate e superficie agricola utilizzata) Rapporto percentuale tra colture specializzate suddivise per tipologia e superficie agricola totale Numerazione presenze di pregio architettonico e archeologico in ambito extraurbano, schedatura e analisi qualitativa (epoca, stato di conservazione, interventi previsti, ecc…) Numerazione presenze di pregio architettonico e archeologico in ambito urbano, con particolare attenzione al sistema delle cantine, schedatura e analisi qualitativa (epoca, stato di conservazione, interventi previsti, ecc…) Numero stazioni di rilevamento per fenomeno da rilevare Numero di campagne realizzate in funzione dei fenomeni da rilevare Area tematica Obiettivi generali Valorizzazione delle biodiversità; Ambiente e ecosistemi naturali Salvaguardia degli habitat naturali; Tutela delle aree protette; Azioni e Indicatori suggeriti Ricognizione e classificazione delle biodiversità (numerazione, localizzazione sul territorio, specificità derivanti dalla flora, specificità derivanti dalla fauna, grado di antropicizzazione, ecc…) Ricognizione e classificazione habitat naturali (numerazione, localizzazione sul territorio, specificità derivanti dalla flora, specificità derivanti dalla fauna, grado di antropicizzazione, ecc…) Numero stazioni di rilevamento per fenomeno da rilevare Numero di campagne realizzate in funzione dei fenomeni da rilevare Area tematica Obiettivi generali Contenimento dell'inquinamento acustico; Azioni e Indicatori suggeriti Rilevazioni fonometriche sul lungo periodo (dB/orario nella giornata/giorni della settimana) Rilevazioni fonometriche estemporanee (dB/orario nella giornata/giorni della settimana) Verifica dei paramenti fissati dalla legge Numero stazioni mobili per il rilevamento ed eventuale adeguamento; Numero stazioni fisse per il rilevamento Rumore Salvaguardia e tutela dei ricettori sensibili; Vigilanza sulle fonti potenzialmente rumorose Confronto dati ottenuti con i valori imposti dalla zonizzazione acustica (dB rilevati/classe acustica di appartenenza, scostamento assoluto, scostamento percentuale, ec...) Numero verifiche effettuate su fonti potenzialmente numorose, sanzioni erogate Numero di campagne realizzate in funzione dei fenomeni da rilevare Area tematica Energia Obiettivi generali Azioni e Indicatori suggeriti Monitoraggio consumi (KwH/abitante) Riduzione ed ottimizzazione del consumo energetico; Consumi per utenza finale (KwH/tipologia d'utilizzo) Andamento annuo percentuale (KwH/giorni/mesi/anni) Promozione progetti per sfruttamento fonti energetiche alternative; Andamento annuo percentuale per utenza finale (KwH/giorni/mesi/anni/tipologia d'utilizzo) Creazione classi di consumo per tipologia d'utilizzo Verifica efficienza impianti industriali, artigianali, civili e agricoli Numero verifiche effettuate Numero di campagne realizzate in funzione dei fenomeni da rilevare B. Il monitoraggio La Direttiva Europea sottolinea come la fase di monitoraggio sia da considerarsi di fondamentale importanza per la procedura di Valutazione Ambientale Strategica. La prassi operativa comune invece non considera adeguatamente questa fase, trattandola come elemento marginale, quasi un’appendice alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica. La fase di monitoraggio è invece strumento di grande utilità, per passare dalla valutazione del piano all’introduzione nell’ente di un approccio sistematico di supporto dei percorsi decisionali. Il monitoraggio si pone come finalità principale quella di misurare l’efficacia degli obiettivi posti e delle azioni intraprese per raggiungerli, consentendo di inserire all’interno del processo , azioni correttive che seguano l’evoluzione naturale delle dinamiche territoriali. Seguendo questo percorso si ha la possibilità di gestire e governare le trasformazioni, evitando l’adeguamento a posteriori. Il processo di Valutazione Ambientale Strategica non va considerato quindi come una percorso lineare, ma anche e soprattutto un momento di valutazione che ne permetta l’implementazione e l’evoluzione attraverso un percorso a ritroso. Un processo giunto a conclusione del suo iter procedurale ha la possibilità e il dovere di essere sottoposto ad un monitoraggio che ne permetta la valutazione in fase di attuazione, sulla base della quale sia possibile scegliere ed inserire di conseguenza opportuni interventi correttivi. La fase di monitoraggio è strutturabile in sei fondamentali passaggi: La scelta degli strumenti di valutazione: definizione delle valenza del sistema (a cosa serve nel suo complesso, a chi è diretto, quanto e come deve essere impiegato, come deve essere implementato ecc…); Procedure del sistema di valutazione: definizione delle metodologie e degli strumenti da utilizzare nella valutazione ( implica anche scelte tecniche, di impiego di risorse umane e finanziarie); Strutturazione del sistema di monitoraggio: definizione delle procedure, delle responsabilità specifiche nella raccolta e nella trattazione ed elaborazione dei dati); Implementazione del sistema di monitoraggio: Recupero dei dati rilevati rielaborazione e messa a punto graduale, per approssimazioni e sperimentazioni successive; Elaborazione dati e valutazione: Elaborazione dati specifica e stesura di un rapporto di valutazione, incrociando i vari strumenti scelti, per giungere alla redazione di considerazioni di sintesi chiare e funzionali alle scelte da intraprendere; Sintesi pubblicazione e archivio dei risultati ottenuti: Fase comunicativa, in cui vengono scelte le scadenze di pubblicazione e le modalità di sintesi dei risultati ottenuti, rielaborando i risultati anche in funzione dei target che si vogliono raggiungere (tecnici, politici, ecc…).