Nessun titolo diapositiva - Istituto Comprensivo Cesare Pavese
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Nessun titolo diapositiva - Istituto Comprensivo Cesare Pavese
Un POPOLO VENUTO DAL NULLA … •UN POPOLO VENUTO DAL NULLA •L’ARTE •LA RELIGIONE •L’INTERPRETAZIONE DEI SEGNI •LE DIVINITA’ DI CULTO •SOCIETA’ •LA FAMIGLIA •ATTIVITA’ – il commercio, l’allevamento, l’agricoltura, il commercio marittimo •MINIERE E METALLURGIA •LE MONETE •L’ALFABETO •LA LINGUA •GRANDI CITTA’ ETRUSCHE – cerveteri, veio, vetulonia, populonia, tarquinia,volterra, chiusi •CITTA’ •LE TOMBE •IL TEMPIO •I RITI FUNEBRI •IL PORTO E LA NAVIGAZIONE •LA GUERRA SUL MARE •L’ABBIGLIAMENTO • I RE ETRUSCHI Sulle origini e sulla provenienza degli etruschi sono state scritte storie fantastiche e sono state fatte numerose ipotesi in epoca sia antica che moderna. Ma la domanda “chi erano gli etruschi” è forse destinata a rimanere senza una risposta precisa. Una delle ipotesi più diffuse dell’antichità è quella dello storico greco Erodoto. • Erodoto afferma che gli etruschi arrivarono in Italia per via mare, partendo dalla Lidia in Asia Minore. Riferisce infatti che, subito dopo la guerra di Troia tra il 1250 e il 1200 a.C., una grave carestia durata quasi 20 anni aveva ridotto alla fame il popolo dei Lidi. Una parte di questi con capo Tirreno, figlio del re Atys, avrebbe allora deciso di lasciare la patria e di andare per mare alla ricerca di nuove terre. Dopo un viaggio lungo e avventuroso, fallito il tentativo di invadere l’Egitto, i Lidi sarebbero giunti in prossimità delle coste occidentali dell’Italia. Qui si sarebbero stabiliti tra gli Umbri che popolavano le regioni centrali della penisola e avrebbero assunto il nome di Tirreni. In tempi più recenti qualcuno ha affermato che gli etruschi sarebbero giunti dall’Europa centrale attraverso le Alpi. Si sarebbero stabiliti inizialmente nella Pianura Padana dando origine in Emilia,durante l’età del ferro, alla civiltà villanoviana e da qui •Successivamente avrebbero raggiunto l’Etruria. •L’ipotesi più attuale, sulla quale concordano molti studiosi, sostiene che il popolo etrusco sarebbe un residuo di genti antichissime che abitavano il bacino del Mediterraneo •Rimaste isolate in Etruria dall’invasione dei popoli indoeuropei, queste popolazioni vi avrebbero sviluppato una grande civiltà adottando probabilmente una lingua parlata da piccoli gruppi di avventurieri navigatori provenienti dall’Oriente. L’ARTE Gli etruschi svilupparono tecniche molto evolute per quei tempi: nell’ arte della costruzione impiegarono l’ arco a pieno centro e la volte a botte. Gli etruschi furono inoltre abili artigiani: eccellevano nella lavorazione dei metalli (ferro, oro e rame),molto usato era il bronzo. L’argilla serviva per realizzare le statue che dovevano ornare le tombe e i templi, o i vasi dipinti. Assai importante era la produzione di vasi di bucchero, caratterizzati dalla superficie colore nero lucido. Sembra che il bucchero fosse fabbricato con argilla depurata, alla quale veniva probabilmente aggiunto del manganese o altre sostanze minerali che dovevano aiutare l’ innerimento della materia durante la cottura. Il vaso veniva cotto in forni a scarsa ventilazione e a bassa temperatura, in modo che l’ambiente carbonioso, creato mediamente aggiunta di polvere di carbone, impregnasse la sostanza argillosa, annerendola. Questi vasi venivano lavorati al tornio ed erano destinati alle classi abbienti. Uno degli esempi più belli e più famosi di bucchero è il guttus (vaso a collo lungo e stretto che serviva a versare profumi, acqua o vino pregiato in piccole dosi). Attraverso l’arte di questo popolo possiamo inoltre trarre informazioni sia sugli aspetti religiosi sia su quelli riguardanti i rapporti con le altre civiltà, specialmente quella con i greci. L’ arte etrusca può essere considerata infatti una prosecuzione dell’arte ellenica di cui assimila e subisce gli aspetti. LA RELIGIONE La religione etrusca era regolata da sacerdoti, che verranno considerati poi indovini i quali predicavano il futuro, in particolare interpretando i fulmini e leggendo il fegato di animali sacrificati, secondo una tradizione scritta. Essi verranno detti Aruspici. Questo termine significa “osservatore di fegato”. Tali indovini si diffusero in tutta Italia e nell’ Impero romano e messi al bando dell’imperatore Giustino. Anche dopo tale periodo rimasero in uso presso i vari popoli italici. L’INTERPRETAZIONE DEI SEGNI L’INTERPRETAZIONE DEI SEGNI CELESTI I libri fulgurales erano attribuiti alla ninfa Vegoia. Ad Arnobio si attribuisce l’osservazione di fulmini o viscere sacrificali. La scienza relativa ai fulmini si articola in 3 momenti: quello dell’analisi, quello dell’interpretazione e quello della espiazione. La prima parte spetta alla sistematica, la seconda alla divinazione, la terza alla propiziazione degli dei. L’INTERPRETAZIONE DEI SEGNI TERRESTRI Alla dottrina etrusca è riferita da Servio e Macrobio una fondamentale distinzione dei tipi di vittime, in hostiae consultatoriae , quelle per mezzo delle qualisi esplora la volontà divina attraverso l’ analisi delle viscere, e in hostiae animales , nelle quali soltanto lo spirito vitale viene consacrato al dio. LE DIVINITA’ DI CULTO Il grande etruscologo Massimo Pallottino, constata che l’interpretazione della religiosità etrusca rimane un’impresa molto difficile : le divinità sono oscure ed incomprensibili. Unica triade divina conosciuta nel pantheon etrusco è TINIA-UNI-MNERVA Probabilmente i greci hanno fornito la maggior parte delle divinità : LETHA, LARAN, MARIS ( dio greco Ares), ERACLE ( Ercole), APULO, APLU ( Apollo),ARTUMES Notevoli anche le influenze orientali : Dio guerriero Tin . Charun è il demone etrusco del regno dei morti ed appare in quasi tutte le pitture funebri come demone orribile. Il suo naso è grosso ed adunco, le orecchie sono allungate ed appuntite, i capelli crespi e mal curati, i denti digrignati. Nei dipinti si distingue dagli uomini per il colore blu scuro con cui è dipinto Tormenta i morti ed infligge loro supplizi atroci. •La religione etrusca subì fortemente l’influenza della mitologia greca. Accanto a divinità locali come Northia, dea del fato, e Veltuna che lo scrittore latino Varrone definisce “dio nazionale degli etruschi” Accanto all’interpretazione di fulmini , tuoni e fenomeni celesti, l’aruscpicina esamina le viscere delle vittime sacrificate. Il fegato in artcolare è lo specchio del mondo nel momento in cui è avvenuto il sacrificio. L’aruspice, dall’osservazione , individua le intenzioni della divinità. Un fegato di brono ritrovato a Piacenza, offre le indicazioni agli indovini per leggere le viscere degli animali SOCIETA’ Come i Greci, gli Etruschi non costituirono mai uno stato unitario, ma si organizzarono con un sistema di città – stato (polis greche), indipendenti da loro. A capo di ciascuna città, all’inizio vi era un sovrano – sacerdote, detto “Lucumone”, eletto dai nobili e con potere assoluto. Tra il VI e V sec. a.C. si passò dalla monarchia ad un regime aristocratico, fondato cioè sul predominio delle famiglie ricche. Questo tipo di struttura sociale si mantenne del tutto inalterata attraverso i secoli, come stanno a testimoniare le iscrizioni funebri che portano il nome del defunto seguito dal cognome, a testimonianza della sua appartenenza a un ceto sociale elevato. Al di fuori di ogni ordinamento gentilizio rimanevano i servi, gli schiavi, Al di fuori di ogni ordinamento gentilizio rimanevano i servi, gli schiavi,gli attori i giocolieri. Poco sappiamo invece dell’ordinamento delle milizie etrusche. Notizie certe ci parlano di schiere di combattimenti fornite dalla popolazione contadina, poi vi erano soldati nel vero senso della parola (mercenari). Nell’esercito il nucleo di maggiore importanza era costituito da guerrieri di grave armatura. Pare probabile che l’esercito etrusco fosse diviso in tre sezioni e che questa triplice divisione sia stata imitata dai Romani. Qualcosa è cambiato nella società etrusca e lo si vedrà amplificato alla fine dell’VIII sec. a.C. e nel successivo, quando appare lo splendore della società Orientalizzante, con all’apice le ricche aristocrazie dalle tombe a tumulo e dai sontuosi corredi, che basavano il proprio potere e prestigio sul controllo dei commerci con l’Oriente e delle attività agricole e pastorali. la famiglia La struttura della famiglia etrusca non è dissimile da quella delle società greca e romana. Era cioè composta dalla coppia maritale, padre e madre, spesso conviventi con i figli ed i nipoti e, tale struttura è riflessa dalla dislocazione dei letti e delle eventuali camere della maggior parte delle tombe. Conosciamo alcuni gradi di parentela in lingua etrusca grazie alle iscrizioni, come papa (nonno), ati nacna (nonna), clan (figlio), sec (figlia), tusurhtir (sposi), puia (sposa), thuva (fratello) . ATTIVITA’ Il commercio Situati in una regione cardine per i traffici commerciali tra oriente ed occidente, gli Etruschi seppero sfruttare al meglio questa posizione di favore. Con il controllo del mar Tirreno garantito dalle loro flotte, i mercanti Etruschi erano altrettanto noti di quelli Greci o Fenici ai popoli che abitavano le coste del Mediterraneo. Anche le vie commerciali di terra che portavano verso il nord Europa erano percorse dai mercanti Etruschi. I prodotti per cui gli Etruschi erano conosciuti erano: il vino , i vasi , le suppellettili e le armi di bronzo. Per facilitare il commercio e gli spostamenti di truppe i territori etruschi erano percorsi da una fitta rete di strade. Queste strade verso nord permettevano di varcare gli Appennini per giungere alla Pianura Padana; verso sud, collegavano l’ Etruria con la Campagna Etrusca e le floride città dell’ Italia meridionale. Agli albori della storia di questo popolo, nel periodo Protovillanoviano ( età del bronzo)e nel successivo Villanoviano iniziale ( età del ferro), non si notano segni di una distinzione in classi all’interno della società; essa invece appare evidente nel Villanoviano evoluto, nella seconda metà dell’VIII sec. a.C., quando i corredi funerari cominciano a mostrare netti segni di differenziazione: aumentano gli oggetti di corredo in quantità e qualità,appaiono vasi ed ornamenti d’importazione. IL MONDO DELL’ AGRICOLTURA La tradizione storica ricorda più volte, nel corso V sec. a. C. , la richiesta di frumento che lo stato romano fu costretto ad avanzare all’Etruria in occasione di carestie. ALLEVAMENTO Le fonti letterarie forniscono scarse indicazioni sull’ allevamento. Sono ricordate mandrie di suini lungo la costa della Maremma, armenti nelle valli boscose di Caere (Cerveteri), greggi presso Roselle e Velzna (Orvieto). Le informazioni desumibili dall’ analisi delle scene figurate sono confermate dai dati archeologi, che indicano come fosse particolarmente diffuso l’allevamento del maiale delle pecore e delle capre. Gli animali più cacciati erano gli uccelli, i cinghiali e i cervi. Il commercio marittimo Nei tempi antichi la navigazione rappresentava il metodo meno costoso e più sicuro per il trasporto delle merci e delle persone. I mari ed i fiumi navigabili erano solcati da un traffico intenso di imbarcazioni che trasportavano ogni tipo di mercanzia. Già nel VII e nel VI secolo a.C. i mercanti Etruschi raggiungevano, sulle loro navi, ogni zona del Mediterraneo. I prodotti tipici esportati erano le ceramiche, in particolare i buccheri, ed il vino. Le navi da carico erano di forma tozza e panciuta, con la chiglia coperta a volte da una lamina di piombo, la poppa alta e ricurva, la vela quadrata agganciata all'albero centrale. Disponevano di ancore di pietra, la cui invenzione era dagli antichi attribuita proprio agli Etruschi. Per dirigere la rotta il timoniere utilizzava due remi situati sul castello di poppa. MINIERE E METALLURGIA Un ruolo di particolare importanza nello sviluppo della civiltà etrusca è attribuito allo sfruttamento delle risorse minerarie. La distribuzione dei giacimenti sembra condensarsi nei Monti della Tolfa a sud, nelle Colline Metallifere, nel Campigliese e all’ Elba. I procedimenti di estrazione di lavorazione dei metalli hanno costituito in quest’ area, fin dall’ età del bronzo, un aspetto peculiare, quasi che la metallurgia accompagni e determini lo sviluppo culturale complessivo della regione. LE MONETE L’ ALFABETO ETRUSCO Sul finire dell’ VIII a.C. secolo gli Etruschi di Tarquinia e Cere appresero l’ alfabeto greco dei coloni Euboici di Cuma e Pitecusa. Nel tentativo di adattarlo alle loro flessioni linguistiche territoriali, nell’ corso del VI secolo a.C., si distinsero tre sistemi alfabetici rappresentati da altrettanti aree geografiche. Da queste l’alfabetizzazione proseguì a Nord nelle zone Etruschizzate dell’ area Padana e a Sud nelle aree Campane. Nel corso dei secoli V-IV e III l’ alfabeto etrusco continuò a semplificarsi e a modificarsi. La fine della lingua scritta fu legata all’ influenza della potente e vicina Roma sulle singole città’ etrusche. Questa si colloca, a seconda delle zone, tra il III e il I secolo a.C. Gli studi sulle lingue dell’ Italia antica sono stati intensamente coltivati nel corso degli ultimi decenni da studiosi Italiani e stranieri tra i quali citiamo specialmente F. Ribezzo, P. Kretschmer, C. Battisti .... LA LINGUA L’ENIGMA DELLE TAVOLETTE DI PYRGI Si tratta di tavolette scritte in etrusco ed in punico ritrovate nel santuario di Pyrgi presso il porto di Caere. datate all’inizio del V scecolo a.C Il donatore è TEBARIO VELIANAS ed il nome della dea etrusca è UNI : Giunone Le città Etrusche Le città Etrusche, a differenza di quelle Greche dove il centro della città era l’ agorà, avevano come centro il tempio, le tombe. I materiali con cui venivano costruite le abitazioni del popolo non cambiavano molto da quelli che erano usati per le dimore di nobili. Le case erano raggruppate in isolati . I muri erano di argilla o di mattoni crudi, sorretti da intelaiature di legno. Grandi città etrusche CERVETERI Inoltrandoci nella necropoli della banditaccia incontriamo , venendo dalla città, la tomba delle cinque sedie e più avanti, sempre sulla sinistra, la tomba dell'alcova, dei Tarquini, dei sarcofagi e del triclinio. Proseguendo più avanti troviamo sul lato destro la tomba del tablinio, il tumulo della nave, il tumulo degli animali dipinti e quello degli scudi e delle sedie.. Da questa zona, infine, si può entrare da un ingresso alla zona recintata. Entrati in quest'area sulla sinistra incontriamo numerose tombe a pozzetto ricavate da blocchi tufacei e più avanti un tumulo monumentale del VII sec. d.C. Il tumulo è uno dei più grandi dell'area cimiteriale con un diametro di 40 metri. Al suo interno possiamo trovare le diverse generazioni di un'unica discendenza inclusa in un arco temporale di duecentocinquanta anni. (TOR, 98) All'interno del suddetto tumulo sono presenti la tomba della capanna, la tomba dei Dolii ,quella dei vasi greci e la tomba dei Letti e dei Sarcofagi.. La tomba a capanna (usata tra il 680 e il 640 a.C.) , è costituita da un lungo corridoio (dromos) dal quale si aprono una serie di vani laterali con un tetto simile a quello di una capanna. La tomba dei doli ( usata tra il 640 e il 600 a.C.)si articola in forma di croce e al suo interno furono trovati dei vasi che contenevano delle vivande. La tomba dei letti e dei sarcofagi si colloca invece in un periodo successivo posto tra il 600 e il 550 a.C. La tomba dei vasi greci (in uso tra il 550- 440 a.C.) è costituita da un corridoio sul quale si aprono due stanze laterali e da un vano posto più avanti sul quale si collocano tre stanze. In questa tomba si trovano letti in conformazione a cassone e a kline.(TOR, p. 102 per la datazione uso delle tre tombe). Proseguendo incontriamo, sulla sinistra, la tomba dei rilievi il cui nome deriva dal fatto che al suo interno vi erano appesi gli elementi del corredo funerario: armi e oggetti di uso comune. Continuando il nostro itinerario giungiamo ad un bivio. Presa la strada di destra proseguiamo fino al grande tumulo Mengarelli. Il tumulo risale alle seconda metà del VII sec. a.C. ed ospita una sola tomba di tipo circolare. Al contrario il contiguo tumulo del Colonello ospita ben quattro tombe. VEIO La più estesa delle città etrusche del meridione (190 ettari), dominante i guadi del Tevere, accoglieva sull’altura di piazza d’Armi (5) l’Acropoli cittadina era circondata da un sistema di muro eretto forse nel V sec a.C., ai tempi degli scontri con Roma. Gli edifici dell’Acropoli, forse definitivamente distrutti alla fine del VI sec., appartenevano a una residenza regale. I corsi d’acqua che circondavano il pianoro di Veio (3) favorivano l’approvvigionamento idrico cittadino, anche con opere di ingegneria idraulica effettuate scavando la roccia. Il famoso tempio dell’Apollo si trovava a Portonaccio, subito fuori una delle porte d’accesso alla città. VETULONIA Il centro moderno occupa una delle alture sulle quali sorgeva la città antica, dominata da un’ area fortificata ( la cosiddetta “ARCE” ), provvista di un proprio sistema di mura. POPULONIA Unica delle città etrusche costruita sul mare, Populonia dominava dall’ alto il golfo naturale di Baratti, utilizzando il territorio adiacente al litorale, dove furono impiantate le attività manifatturiere, di raffinamento del ferro elbano, che occuparono parzialmente aree in precedenza adibite a necropoli. TARQUINIA La storia L'antica città di Tarquinia (in etrusco TarXna) sorgeva sul colle La Civita, a breve distanza dalla città nuova. Pochissimo rimane del tessuto urbano della città: i resti delle possenti mura del IV secolo a.C., composte da blocchi squadrati di calcare, che avevano una lunghezza di circa cinque miglia, e resti di un tempio della prima metà del IV secolo a.C. conosciuto come Ara della Regina (Ara Reginae). L'importanza di Tarquinia è testimoniata dalla leggenda secondo la quale la città fu fondata da Tarchon compagno del mitico eroe Tyrrhenus, capostipite degli Etruschi. Fino all'inizio del VI secolo a.C. la città fu un centro di secondaria importanza. Da allora, grazie all'intensificarsi dei contatti commerciali con la Grecia, crebbe in importanza, così da divenire nel IV secolo a.C. una delle principali città della Lega Etrusca. Tra la fine del IV secolo e l'inizio del III secolo a.C. Tarquinia, al vertice della propria potenza, si scontrò a più riprese con Roma. Uscita sconfitta da queste guerre (281 a.C.) dovette rinunciare ai domini costieri, tra i quali il proprio porto, distante poche miglia dalla città vera e propria. Isolata dai commerci marittimi cominciava così per Tarquinia un declino che sarebbe stato inarrestabile Il tempio Ara Reginae Nell'area dove sorgeva la città sono stati rinvenuti i resti di un'area sacra della prima metà del IV secolo a.C., detta "Ara della Regina". Si tratta di un tempio a pianta rettangolare con una cella divisa in tre parti, fiancheggiata da due ali e preceduta da un portico frontale chiuso da due file di colonne. Nel museo di Tarquinia sono conservati parti di decorazioni e frammenti di iscrizioni relative alla vita dei sacerdoti del tempio. Il pezzo più importante giunto fino a noi è un gruppo policromo in altorilievo che doveva decorare il frontone del tempio, raffigurante due cavalli alati di splendida fattura attaccati al timone di una biga. VOLTERRA Volterra affonda le sue radici in tremila anni di storia, e la particolarità che di ogni periodo storico è possibile trovare tracce o testimonianze, ha contribuito a renderla unica nel panorama delle molte città d'arte. Sintomatica di tutto ciò è l'Acropoli, ubicata nel Piano di Castello, la parte più alta del colle volterrano, che comprende anche la Fortezza Medicea e l'attuale Parco. In questa zona, attraverso varie stratificazioni, è possibile leggere la nascita e lo sviluppo della città, dalla preistoria al XV secolo. Le origini di Volterra sono tuttora avvolte nel mistero; esistono solo leggende, legate alla nascita ancora misteriosa del popolo degli Etruschi, o Tyrrenoi, come erano chiamati dai Greci. CHIUSI Famosa in tutto il mondo per i ritrovamenti di origine etrusca avvenuti nel suo territorio, Chiusi è un paese ricco di cultura e arte ideale per chi ama immergersi nella storia e nell' archeologia. E' stato un nodo ferroviario di grande importanza, e questo ha fatto si che nel suo territorio nascessero numerose attività commerciali. CITTA’ Al Nord Bologna (Felsina), città principale, sede di industrie, Marzabotto (Misa), città industriale, con moderno sistema fognario e condutture per il deflusso delle acque industriali, Adria, città portuale di grandissimi commerci con la Grecia, l’Asia Minore e l’Egitto, Spina, città portuale, che conservò la propria autonomia dopo l’invasione dei Galli, luogo di fiorenti commerci prima di terracotte, di vasi, di bronzi e poi di grano con la Grecia, teatro di piraterie ad opera degli stessi Etruschi che sabotavano il commercio del grano con i Galli, Milano, Brescia, Modena, Parma, Mantova (Mantua), città natale di Virgilio che conservò la propria indipendenza durante l’invasione dei Galli Piacenza (Placentia), divenuta roccaforte romana dopo le vittorie sui Galli. Al Centro Tarquinia (Tarquinii), città principale, città natale della famiglia dei Tarquini, che regnò a Roma, città sacra e sede del mito di Tarchon e di Tinia, teatro di rappresaglia di 370 persone, per punire la prima vittoria dei tarquinati contro Roma, Arezzo (Arretium), sede di rivolta durante le guerre di Annibale in Italia (210 a.C.), città natale di Spurinna, consigliere e aurispice di Cesare, che predisse la sua morte, e città natale di Mecenate, amico dell’imperatore Augusto, Volsinii, seconda capitale dei Tirreni, famosa per il tempio del Fanum Voltumnae ove annualmente si radunava la lega e dove si celebravano riti religiosi, rasa al suolo dai Romani nel 280 a.C., Chiusi (Clusium, Chamars), Cortona (Curtuna), Fiesole (Faesulae), Norchia (VT), Cosa, antico porto etrusco, sostituita con la colonia romana di Ansedonia nel 273 a.C., Sutri (Sutrium), Nepi (Nepet), entrambe roccaforti costruite a protezione di Tarquinia, Populonia (Pupluna), Talamone (Telamon), Vetulonia (Vetluna), Viterbo (Surino), Tuscania, Todi, Siena, Perugia (Perusia) città distrutta da Augusto, per aver dato rifugio al console Lucio Antonio, fratello di Marco Antonio, sconfitto nella battaglia di Filippi e poi ricostruita sotto la guida di Mecenate. Rimangono alcune porte (Porta di Augusto), archi e basamenti di templi sotto il duomo. Fu luogo di deportazione di 300 nobili, uccisi nel foro romano, davanti al "Tempio del Divo Cesare" sotto gli occhi di Augusto per rappresaglia, Cervetri (Caere), antica città ricca e fiorente, dove trovarono rifugio i sacerdoti e le Vestali durante il sacco di Roma ad opera dei Celti di Brenno del 387 a.C., che ricevette per questo alti onori ed un rango particolare dai Romani, successivamente fu sottomessa dagli stessi a causa di un suo appoggio a Veio e Tarquinia, Veio (Veii), grandissima e ricchissima città etrusca, famosa per l’arte e per i templi, patria del maestro - artista Vulca, autore del Tempio di Giove Capitolino di Roma, prima città conquistata da Furio Camillo e dai Romani nel 396 a.C. dopo 10 anni di lotta, dopo aver chiesto inutilmente aiuto alla lega, Volterra (Volaterrae, Velathri), ultima città a capitolare per mano di Silla nel 79 a.C., Al Sud Pompei, ricca città portuale sul fiume Sarno, fiorente in agricoltura, attorniata da mura, resistette per tanto tempo ai Sanniti, Capua, antica capitale della Lega delle Città Meridionali, caduta prima sotto i Sanniti, che effettuarono stragi e poi sotto i Romani, Nola, città agricola e molto ricca, Acerra, Amina (Pontecagnano). IL TEMPIO Basso e massiccio, il tempio etrusco sorge su una pianta quasi quadrata. Poggia su di un basamento in muratura, e a differenza del tempio greco che possiede gradini da ogni lato, è accessibile solo dalla parte centrale. Una scalinata anteriore porta al vestibolo (pronao) è delimitato da una fila di robuste colonne a fusto liscio e capitello bombato. Sul retro è ricavata la cella, unica o divisa in 3 parti con ambiente centrale fiancheggiato da corridoi con porticato (ambulacri). LE TOMBE Gli Etruschi attribuivano grande importanza al culto dei morti. Questo popolo credeva in una nuova vita dopo la morte. La tomba veniva costruita nell’ aspetto della casa e dotata di suppellettili e arredi. Si tratta di sepolcri a pianta circolare edificati con grandi blocchi di pietra e coperti con una falsa cupola ottenuta dalla progressiva sporgenza verso l’ interno dai filari , dai blocchi, fino ad una lastra terminale di chiusura. Alla camera sepolcrale si accedeva attraverso un breve corridoio dove spesso venivano poste offerte di cibo o suppellettili. Quando questo tipo di tomba venne abbandonata, si passo ad una scavata sottoterra, prima ad un solo ambiente poi a più camere. Le tombe interamente scavate sottoterra sono definite ipogei, mentre quelle scavate in terreno pianeggiante e ricoperte da terra e pietrisco tumuli. Il nuovo tipo é caratterizzato da un ambiente centrale accessibile da un lungo corridoio al di là del quale si disponevano altri ambienti. La pianta poteva essere anche molto complessa con un corridoio, camere laterali, sala centrale con pilastri e banchine. I tumuli assumono a volte dimensioni monumentali, con diametro superiore ai 30 metri, e spesso contenevano varie tombe della stessa famiglia. Esempi di primo piano sono osservabili a Cerveteri e si ricollegano all'evoluzione delle tipologie abitative contemporanee alla necropoli (seconda metà del VII secolo a.C.), quando le case si organizzarono in due o tre ambienti affiancati e preceduti da una sorta di vestibolo oppure attorno ad una corte centrale. Dalla metà del VI e per tutto il V secolo a.C. si assiste ad un nuovo mutamento dell'impianto planimetrico delle necropoli. Le nuove tombe sono chiamate "a dado" e si allineano l'una di fianco all'altra, costituendo vere e proprie città dei morti con strade e piazze. All'interno delle tombe vi erano solo due ambienti, all'esterno scalette laterali portavano alla sommità del dado dove esistevano altari per il culto. Tale cambiamento riflette un profondo mutamento della struttura sociale, con l'affermarsi di un ceto non aristocratico promotore di soluzioni abitative meno sfarzose. Inoltre, a causa dell'influenza del mondo greco erano cambiate anche le concezioni di fondo riguardo il destino dei defunti. Alla primitiva fede nella "sopravvivenza" del morto nella tomba, si sostituì l'idea di un "regno dei morti", immaginato sul modello dell'Averno greco. I riti funebri La morte di un personaggio appartenente ad una famiglia illustre era celebrata con la partecipazione al lutto di tutta la cittadinanza. Il giorno della sepoltura un lungo corteo si snodava dall'abitazione del defunto alla tomba della famiglia. Sacerdoti con i simboli del loro ufficio religioso, suonatori di flauto, parenti e conoscenti con offerte votive, accompagnavano il corpo trasportato su di un carro a quattro ruote. Dal corteo, che procedeva con grande lentezza, si alzava un misto di litanie, meste musiche, alti lamenti dei familiari e delle prefiche. Arrivati alla tomba, precedentemente preparata per la cerimonia, si procedeva al rito di sepoltura del defunto. Alcuni ritrovamenti di parti di testi religiosi riguardanti cerimonie funebri ci permettono di farci un'idea di quanta attenzione dovesse essere data dagli Etruschi a questo rituale. Purtroppo, la nostre incompleta conoscenza della lingua etrusca non ci consente di comprendere chiaramente il linguaggio specializzato di questi testi, e quindi non siamo in grado di ricostruire con precisione le cerimonie. Ciò che possiamo dire con certezza è che la preghiera, la musica e la danza vi avevano grande importanza; e che, al momento più intensamente religioso, si affiancavano giochi di destrezza, gare atletiche e combattimenti cruenti all'ultimo sangue. Il porto e la navigazione Il porto costituiva una zona di grande dinamismo economico e vivacità culturale. Spesso per ragioni difensive le città non erano edificate sulla costa, ma un po' all'interno. Fu così che le città più importanti ebbero dei porti, ad esempio Pyrgi per Cere, che si svilupparono fino a diventare dei centri rinomati ed importanti loro stessi. I porti oltre ad accogliere il traffico commerciale e militare, erano il punto di raccolta di una numerosa flottiglia di piccole imbarcazioni usate dai pescatori, le acque della costiera etrusca erano infatti note per la loro pescosità. Gli Etruschi nella prima fase della loro storia furono un popolo marinaro rispettato in tutto il Mediterraneo. La navigazione, per mancanza di strumentazione, e per la fragilità delle imbarcazioni, che non erano in grado di resistere alle tempeste, avveniva alla più breve distanza possibile dalla costa, e solo di giorno. Di notte le navi da carico gettavano l'ancora in luoghi riparati, mentre le navi da guerra venivano trascinate dagli equipaggi sulla riva. I marinai dell'epoca usavano per orientarsi gli astri e la loro conoscenza della conformazione delle coste; esistevano anche dei portolani, ma non erano di uso comune. La guerra sul mare Le navi da guerra, lunghe e affusolate, erano spinte dallo sforzo di rematori posti su una o due file, e usavano il vento come forza motrice ausiliaria. Lunghe fino ad una trentina di metri, nei tempi più antichi erano prive di ponte; in seguito furono dotate di un ponte superiore dove prendevano posto i marinai e i soldati. Sulla prua andava ad inserirsi un rostro che affiorava a pelo d'acqua, usato in combattimento per speronare le navi nemiche. Sul mare la tecnica del combattimento era quella della manovra e dello speronamento. Il successo dipendeva perciò dall'abilità degli equipaggi e dalla vigoria dei rematori. Nell'avvicinamento veniva effettuato un fitto lancio di proiettili, anche infuocati; quando le navi erano accostate gli equipaggi cercavano di colpirsi utilizzando lunghe lance. Si ricorreva all'abbordaggio ed al combattimento corpo a corpo quando erano imbarcati contingenti di fanteria, e nel caso in cui si mirasse alla cattura della nave nemica e del suo carico. Per la pericolosità della navigazione durante la stagione invernale le operazioni navali venivano interrotte, ma il disastro di intere flotte distrutte da una tempesta non era infrequente anche durante la stagione estiva. L’abbigliamento Per sapere come vestivano gli Etruschi abbiamo a disposizione un prezioso repertorio d’immagini offerto dalle tombe dipinte di Tarquinia i te dalle tombe dipinte di Tarquinia. I tessuti preferiti per gli abiti erano la lana generalmente molto colorata e il lino usato nel suo colore naturale. Uomini e donne indossavano la TUNICA spesso accompagnata dal mantello chiamato TEBENNA. Le donne indossavano anche il CHITONE di lunghezza intermedia mentre i giovani e gli atleti indossavano Il CHITONISCO. Gli abiti e le acconciature erano impreziositi da gioielli di raffinata fattura: diademi, orecchini, braccialetti, anelli e fermagli per i capelli realizzati anche in oro. I RE ETRUSCHI Eletto con larga maggioranza, Tarquinio Prisco, divenne re e cercò di consolidare il suo potere conducendo guerre vittoriose che gli permisero di allargare il territorio di Roma. Fu Tarquinio Prisco a istituire alcuni giochi per celebrarle la vittoria militare. Servio Tullio succedette a Tarquinio Prisco sul trono di Roma, il suo regno durò quarantaquattro anni. Tra le più notevoli creazioni di Servio Tullio va notata nel campo amministrativo l’istituzione del cens, o censimento dei cittadini romani secondo la loro fortuna. Per proteggere Roma furono costruiti solidi baluardi, noti con il nome di mura di Servio Tullio, di cui esistono ancora oggi numerose vestigia.