...

Democrazia e liberalismo in Europa e negli Stati Uniti fra le

by user

on
Category: Documents
12

views

Report

Comments

Transcript

Democrazia e liberalismo in Europa e negli Stati Uniti fra le
Democrazia e liberalismo in Europa
e negli Stati Uniti fra le due guerre
Lo shock della rivoluzione russa
• La conquista del potere da parte dei bolscevichi
nel novembre 1917 rappresentò un trauma per la
borghesia di tutti i paesi europei e determinò, in
alcuni casi, il prevalere di spiegazioni irrazionali,
come quelle che poggiavano sui Protocolli dei
Savi Anziani di Sion e che vedevano nella
rivoluzione russa il primo passo compiuto dagli
ebrei nel loro sforzo di giungere al dominio
mondiale (Persino il Times, nel 1920, pubblicò un
articolo intitolato Il pericolo ebraico, salvo poi nel
1921, denunciare, in un altro articolo, tramite
prove inconfutabili, la falsità dei Protocolli).
Il «Times» accetta l’autenticità dei
Protocolli dei Savi Sion
• È certo che il libro è stato pubblicato nel 1905. Ora,
alcuni passi assumono l’aspetto di profeszie che si sono
avverate, a meno di non attribuire le previsioni dei Savi
di Sion al fatto che essi sono stati in realtà gli istigatori
segreti di questi avvenimenti. Quando leggiamo “che è
indispensabile per i nostri piani che le guerre non
apportino modificazioni territoriali”, come non pensare
al grido “Pace senza annessioni” lanciato da tutti i
partiti radicali del mondo, ed in particolare da quello
russo? E ancora: “Provocheremo una crisi economica
mondiale con ogni mezzo possibile, con l’aiuto dell’oro
che noi controlliamo completamente”.
La nascita dei Partiti comunisti
• La rivoluzione russa rappresentava un
paradosso agli occhi dei marxisti ortodossi
• La maggior parte dei dirigenti marxisti
(Kautsky) nei vari paesi europei disapprovò la
decisione di Lenin
• Il movimento dei lavoratori si spaccò in tre
correnti: comunismo, socialismo,
socialdemocrazia.
Otto Griebel, L’internazionale.
Anche se mostrano ancora i segni dell’oppressione capitalista, gli
operai di tutto il mondo marciano compatti verso il futuro socialista.
Comunismo, socialismo,
socialdemocrazia
1.
2.
3.
Comunismo definì il movimento che, sotto la direzione della Terza
Internazionale (voluta da Lenin nel 1919) aveva come meta la
rivoluzione e la riteneva realizzabile in tempi brevi.
Anche per il Socialismo l’obiettivo finale restava la rivoluzione, ma
essa non poteva realizzarsi in tempi ravvicinati.
La Socialdemocrazia, invece, finì per essere il nome assunto da
quella corrente del movimento operaio che aveva definitivamente
abbandonato la prospettiva della rivoluzione e riteneva che i
lavoratori dovessero concentrarsi solo nello sforzo di riformare gli
aspetti più gravi e disumani del sistema capitalistico, senza
tuttavia mettere in discussione i presupposti fondamentali della
società borghese, come la proprietà privata la democrazia
parlamentare.
approfondimento
• Karl Kautsky attacca il concetto di dittatura del
proletariato. P. 250 (Feltri)
• Antonio Gramsci, la rivoluzione contro il
Capitale. Pag. 252 (Feltri)
Lo scontro tra socialdemocrazia e
comunismo
• Germania gennaio 1919, tentativo di rivoluzione promosso
dalla Lega di Spartaco…
• …soffocata nel sangue, il ministro socialdemocratico ricorse
ai Freikorps (corpi franchi), gruppi di soldati che avevano
rifiutato di cedere le armi e combattevano contro i
sovversivi, considerandoli i veri responsabili della sconfitta
tedesca.
• Il 15 gennaio Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht vennero
ferocemente assassinati da una di queste squadre di
fanatici nazionalisti, molti dei quali sarebbero poi passati
nelle file del partito nazista.
• Questo avvenimento rappresentò per i comunisti un
perenne elemento di rancore verso la socialdemocrazia.
Foto della rivoluzione spartachista
Il ministro della difesa Gustav Noske (del governo socialdemocratico) ispeziona i
Freikorps Hulsen nel 1919
Freikorps
Dalle accuse di «socialfascismo»
alla nascita dei Fronti popolari
• Più in generale la collaborazione fra comunismo e socialdemocratici
era reso impossibile dal fatto che negli anni 1929-1932 la Terza
Internazionale arrivò a bollare la socialdemocrazia come
socialfascismo, cioè come un nemico degli interessi del
proletariato.
• In Germania, la violenza con cui socialdemocratici e comunisti si
fronteggiarono per tutto il periodo della Repubblica di Weimar
indebolì la capacità di resistenza del movimento dei lavoratori di
fronte al montante pericolo nazista.
• Solo dopo il 1933 la Terza Internazionale esortò i comunisti europei
a dar vita nei vari paesi ai cosiddetti Fronti popolari, cioè a grandi
alleanze di tutte le forze di sinistra finalizzate a impedire che in altri
stati potesse andare al potere una dittatura analoga al fascismo o al
nazionalsocialismo.
Il declino politico ed economico
dell’Europa
• Negli anni precedenti il 1914, l’Europa era stata
il centro economico del mondo. Il commercio
mondiale si basava sull’esportazione dei
manufatti industriali europei nel resto del mondo
e sull’importazione di materie prime o di derrate
alimentari sui mercati del Vecchio Continente. La
guerra modificò radicalmente questa situazione:
Francia e Inghilterra avevano potuto sconfiggere
gli Imperi Centrali solo con l’appoggio degli USA,
verso i quali si erano pesantemente indebitati.
La situazione economica in
Inghilterra
• Tra il 1913 e il 1925 le esportazioni britanniche
erano diminuite del 25%. La Gran Bretagna restò,
comunque, tenacemente attaccata alla propria
tradizionale politica di libero scambio e
all’obiettivo di riportare la sterlina al gold
standard (la convertibilità della sterlina in oro). La
sterlina pesante (rivalutata) rendeva ancora più
difficili le esportazioni e ostacolò gli interventi
contro la crescente disoccupazione di massa. Per
rendere concorrenziali le merci britanniche si
ricorse alla diminuzione dei salari, che di fatto fu
all’origine dell’acutissima conflittualità sociale.
Manifesti dai quali emerge la difficile situazione inglese
nel dopoguerra: ieri - le trincee, oggi - disoccupati
Fedeltà alla politica del
libero scambio
Rivalutazione della
moneta
Esposizione del
mercato interno alla
concorrenza straniera
Difficoltà nel collocare
all’estero i prodotti
industriali britannici
CRISI
DELL’INDUSTRIA
Disoccupazione di
massa
ACUTA
CONFLITTUALITA’
SOCIALE
Diminuzione dei salari
La forza della democrazia inglese
• Malgrado questo drammatico contesto sociale ed
economico, la democrazia parlamentare della Gran
Bretagna non corse alcun pericolo, grazie al tenace
attaccamento di tutti gli strati sociali del paese (della
borghesia, come del proletariato) al parlamentarismo. Va
sottolineato come il Partito laburista (la principale forza di
sinistra del paese) fin dal suo apparire seguiva una linea
riformista, socialdemocratica (anche perché, a differenza di
quanto era accaduto negli altri paesi, era il partito a
nascere dal sindacato, dalle Trade Unions, più attento al
concreto e al sociale che alle questioni politiche, e non
viceversa). I laburisti giunsero anche al potere dopo la
vittoria elettorale del 1923, ma ciò non fu percepito come
un pericolo per l’ordine politico e sociale.
L’industria americana negli anni
Venti
• Negli anni Venti gli USA erano lo stato capitalista
più forte del mondo, la sua economia si
caratterizzava su un altissimo livello di
concentrazione industriale e finanziaria: un
ristretto numero di banche controllava la maggior
parte del credito e poche gigantesche compagnie
dominavano interi settori (acciaio, energia
elettrica, estrazione del petrolio). Oltre a questi
colossi vi era una schiera di grandi industrie che
servivano lo sterminato mercato interno di beni
di consumo, protetto da altissimi dazi doganali.
• Fra le industrie che andavano assumendo un ruolo sempre
più importante vi era quella dell’automobile. La prima
utilitaria prodotta su vasta scala fu il Modello T della Ford
(il primo esemplare fu prodotto nel 1908 ed era accessibile
a pochi, ma nel 1926 negli USA circolava un auto ogni 5
abitanti). Il calo verticale dei costi di produzione dilatò la
platea dei possibili compratori e l’auto da bene di lusso
divenne un prodotto destinato al consumo di massa. Ciò fu
reso possibile dall’applicazione di nuovi sistemi di
organizzazione del lavoro adottati da Henry Ford, in
particolare fu usata la catena di montaggio, introdotta per
la prima volta nelle fabbriche automobilistiche di Detroit
nel 1913.
Ford T del 1911
La catena di montaggio
• http://www.youtube.com/watch?v=S4KrIMZp
wCY (5 minuti, Ford)
• https://www.youtube.com/watch?v=I37VtQb
Oa7M (5 minuti, Chaplin)
La nuova organizzazione del lavoro
• Anche nelle società non soggette a regime totalitario, vi fu un
pericolo di massificazione degli esseri umani, a causa di una rigida
organizzazione del lavoro, in cui la creatività personale cessava e
lasciava il posto alla meccanica esecuzione delle precise istruzioni
ricevute. La catena di montaggio era il simbolo della
spersonalizzazione del lavoratore nel mondo contemporaneo. Essa
portò a termine il processo di divisione del lavoro che l’applicazione
della macchina al processo produttivo aveva introdotto
nell’Inghilterra della fine del Settecento. Nella catena di montaggio,
il processo produttivo era scomposto in un numero elevatissimo di
operazioni elementari (secondo il modello taylorista) e il
lavoratore era chiamato a compiere sempre e solo il medesimo
movimento (vedi il film del 1936, Tempi moderni di Charlie Chaplin).
• Inoltre, la società contemporanea portava al conformismo dei
comportamenti e alla massificazione dei gusti, influenzati anche da
moderni mezzi di comunicazione di massa.
• Lo sviluppo dei consumi di massa fu reso
possibile dall’enorme sviluppo della produzione,
ma anche dalla distribuzione incentrata sui grandi
magazzini e dalle vendite rateali. Nella
distribuzione nacquero veri e propri colossi come
la “A&P” (Atlantic & Pacific) che nel 1932 aveva
una rete di 15000 negozi. Per quanto riguarda le
vendite rateali, si tenga presente per esempio che
il 60% delle automobili era acquistato a rate. La
pubblicità divenne un mezzo sempre più diffuso,
così come le trasmissioni radiofoniche e il
cinema.
A&P Grocery Store, Pubblicità illustrata, 1943
A&P Grocery Store, Photograph, ca. 1950
L’altra faccia dello sviluppo
• Tra il 1922 e il 1928 i profitti aumentarono del 76%, ma i salari industriali
solo del 30%. Più della metà delle famiglie americane aveva un reddito
appena sufficiente per sopravvivere. Inoltre, lo sviluppo degli “anni
ruggenti” si accompagnò con una ondata di xenofobia, intolleranza, e
comportamenti reazionari. Segnali vistosi di questo clima furono:
• I limiti posti all’immigrazione
• Il proibizionismo: la legge varata nel 1920 e rimasta in vigore fino al 1933,
vietava la produzione e la vendita di ogni tipo di bevanda alcolica.
L’equazione alcol = immigrati, neri, comunisti, sfaccendati, e la speranza
puritana di sradicare per sempre il vizio portarono a dure risultati: a) la
crescita del consumo di alcolici (clandestini) del 10% e la proliferazione di
locali che vendevano sottobanco birra e liquori; b) l’aumento di bande
criminali che controllavano il mercato degli alcolici (oltre che del gioco,
prostituzione, droga)
• La rinascita del Ku Klux Klan, che arrivò fino a 4 milioni di aderenti.
Sacco e Vanzetti
• L’episodio più noto di questo clima d’intolleranza e xenofobia fu la
condanna di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, due italiani
emigrati negli USA che nel 1921 vennero accusati di aver ucciso due
persone durante una rapina. Malgrado le numerose prove di
innocenza e la massiccia mobilitazione pubblica, furono uccisi sulla
sedia elettrica nel 1927. A loro sfavore giocò il fatto che erano
stranieri e di sinistra (anarchici), che in quegli anni equivaleva quasi
a dire antiamericani e delinquenti. Nel 1977 il governatore del
Massachussets li riabilitò pubblicamente.
• https://www.youtube.com/watch?v=mNxLlxjNsZ0 (Arringa di
Vanzetti, dal film Sacco e Vanzetti)
• https://www.youtube.com/watch?v=W4mVWw0q0yg (La ballata di
Sacco e Vanzetti, di Joan Baez, cantata in italiano da Emma Marone)
• http://www.youtube.com/watch?v=gcgYwTnBIIQ (con immagini di
Sacco e Vanzetti e delle manifestazioni)
L’inizio della grande depressione
• La situazione era più critica nel settore dell’agricoltura.
Esso aveva registrato un vertiginoso incremento durante la
guerra mondiale, allorché i contadini europei erano al
fronte e non potevano coltivare i loro campi. Ma dopo il
1920 l’agricoltura europea aveva ripreso gradualmente a
funzionare, così i prezzi dei prodotti agricoli USA subirono
un pesante ribasso e il mercato andò incontro ad una crisi
di sovrapproduzione. Molti agricoltori, che al tempo della
prosperità si erano indebitati, andarono in rovina, e non
potendo più pagare le rate, persero la propria terra. Con il
passare degli anni, la crisi agricola innescò quel processo di
contrazione dei consumi che sta alla base della grande
depressione.
• Il disastro cominciò a manifestarsi in tutta la sua ampiezza
nell’ottobre 1929; la Borsa di New York (sita in Wall Street), dopo un
periodo di forsennata speculazione finanziaria, registrò un brutale
ribasso del valore dei titoli, in quanto le aziende non possedevano
più un livello di prosperità effettivamente corrispondente all’elevata
quotazione in Borsa delle loro azioni. Il 24 ottobre 1929 (giovedì
nero) Wall Street crollò: in preda al panico, gli operatori finanziari
(molti si suicidarono) presero a vendere, pur di liberarsi di titoli che
perdevano valore di minuto in minuto. Nel giro di un mese il valore
dei titoli si abbassò del 40%.
• Un regime economico basato sull’aumento costante della
produzione si stava scontrando con una stasi della domanda, con
l’incapacità del mercato di assorbire l’emissione sempre crescente
dei prodotti sfornati dalle fabbriche.
Wall Street a New York, sede
della Borsa di New York, presa
d’assalto nei giorni della crisi da
una folla di risparmiatori
smarriti
Giornali americani che annunciano il crollo della
Borsa, in un montaggio con gente sgomenta in Wall
Street e con le prime lunghe file di disoccupati in
coda agli uffici di collocamento
http://www.youtube.com/watch?v=y59s6baQbHY (7 filmati da 10 minuti)
Le cause della crisi del 1929
1. Si trattò di una crisi di sovrapproduzione. Una parte troppo alta del reddito
nazionale andava ad una ristretta cerchia di persone, impedendo così a operai,
contadini, impiegati di incrementare i consumi.
2. I prodotti americani trovarono minori sbocchi all’estero, perché le economie dei
paesi europei tornarono a produrre e la politica protezionistica degli USA spingeva
gli altri paesi ad adottare misure analoghe.
3. Negli anni Venti l’enorme facilitazione creditizia e la diffusione delle vendite rateali
fece crescere l’indebitamento nei confronti delle banche da parte di imprese e
privati. Con il crollo della Borsa, le banche chiusero i “rubinetti” del credito,
causando una catena di fallimenti di imprese, di contadini che si videro portare via
la terra e di tutti coloro che si erano indebitati per comprare a rate casa e
automobile.
4. La prospettiva dei guadagni rapidi aveva alimentato la speculazione, facendo salire
artificiosamente i prezzi dei titoli azionari e degli immobili.
5. La crisi americana ebbe una ricaduta disastrosa sull’Europa, in particolare sulla
Germania, che si era rialzata dalla crisi del dopoguerra grazie agli aiuti americani.
Dimensioni e significato storico
della crisi
• Scoppiata in un settore specifico, quello
finanziario, la crisi si manifestò in tutti gli altri
comparti, fino a travolgere l’intera economia,
negli USA e poi in tutti i paesi industrializzati.
• Nel 1931 gli effetti raggiunsero l’Inghilterra, che
si ritrovò costretta a modificare radicalmente i
pilastri della propria economica: abolì la parità
aurea (svalutando la sterlina), introdusse pesanti
dazi protezionistici, in modo da difendere il
proprio mercato interno (si avviava a conclusione
l’epoca del liberismo economico).
Il New Deal
• Presidente degli Stati Uniti nel 1929 era il repubblicano
Herbert Hoover, profondamente legato alla dottrina del
liberismo economico classico (leggi discorso pag 268
Feltri), fiducioso nella capacità del mercato di autoregolarsi,
e convinto che ogni intervento dello stato nella sfera
economica equivalesse ad un opprimente socialismo
nemico dell’individuo e della sua libertà di iniziativa. Il
paese venne dunque lasciato a se stesso mentre la vita di
milioni di americani passava brutalmente dalla prosperità
degli anni Venti alla drammatica miseria dei primi anni
Trenta.
• Le campagne si riempirono di vagabondi (vedi il romanzo
Furore di John Steinbeck) e alla periferia delle metropoli si
ammassarono baraccopoli improvvisate.
• Nel 1932 venne eletto il democratico Franklin Delano
Roosevelt (leggi discorso pag 270 Feltri), il quale capì
che per affrontare la gravità della situazione bisognava
violare l’ortodossia liberista. Nonostante le critiche
accademiche, egli si circondò di un Brain Trust
(concentrazione di cervelli) che elaborò una serie di
metodi nuovi. Innanzitutto, come primo passo del New
Deal (Nuovo Corso), si abbandonò la convertibilità del
dollaro in oro e il vincolo del pareggio del bilancio,
scegliendo di andare incontro a un deficit nei conti
dello stato, pur di far ripartire il meccanismo
inceppato dell’economia.
•
•
L’idea centrale del New Deal consisteva nel far intervenire lo stato nella vita
economica (nel 1936 questa idea trovò un’ufficializzazione scientifica nell’opera
Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, del grande
economista inglese John Maynard Keynes). In questo modo un numero crescente
di individui avrebbe di nuovo avuto a propria disposizione delle risorse, del denaro
da spendere in beni di consumo o in derrate alimentari. Così, l’intero meccanismo
avrebbe ripreso a funzionare, sia le fabbriche che gli agricoltori avrebbero di
nuovo avuto un mercato. A tal fine l’amministrazione Roosevelt intraprese una
grande campagna di lavori pubblici (come le grandi dighe e i rimboschimenti).
All’inizio del 1934, lo stato era riuscito a trovare un impiego a più di 4 milioni di
disoccupati, negli anni seguenti furono creati due milioni di posti di lavoro all’anno.
Inoltre, la Federal Bank Reserve accentrò il controllo delle banche, furono garantite
assicurazioni sui depositi bancari e fu introdotta una riforma fiscale per una più
equa distribuzione delle ricchezze.
Nel 1937 la produzione industriale era tornata ai livelli del 1929. Malgrado ciò nel
1939 il paese contava ancora 9 milioni e mezzo di disoccupati. Solo lo scoppio
della seconda guerra mondiale, con il rilancio della produzione per sostenere lo
sforzo bellico, pose fine alla grande depressione.
La Migrant
Mother di Dorothea
Lange con al centro Florence
Owens Thompson, 32 anni,
madre di sette figli.
Nipomo, California, Marzo
1936.
Famiglia californiana durante la grande
depressione. Il cosiddetto ceto medio fu
particolarmente colpito dalla crisi
economica.
Grafico della crisi di Wall Street del 1929 sul Dow Jones Industrial Average
Una fila di poveri, quasi tutti neri, in una città degli Stati Uniti all’inizio della grande
depressione. Sono in coda per una distribuzione di viveri davanti a un cartellone
pubblicitario, con la famigliola sorridente su un’automobile nuova, che esalta «il più
elevato livello di vita del mondo», e sostiene che «non esiste una via al benessere
come quella americana»
STATO LIBERALE
STATO TOTALITARIO
Garantisce la libertà di pensiero e il
confronto delle diverse opinioni
Presuppone che una data ideologia
incarni la verità assoluta
Permette l’esistenza di molti partiti e
garantisce libere elezioni
Esiste un unico partito, che controlla
completamente lo stato
Garantisce la libertà di stampa e di
espressione
Reprime come pericolosa ogni forma di
dissenso ideologico e politico
L’ordinamento dello stato poggia sul
principio della separazione dei poteri
Il potere legislativo e il potere giudiziario
sono controllati dal governo
Il potere della polizia è limitato e regolato Il potere della polizia (emanazione del
dalla legge
governo) è assoluto
LIBERISMO
LIBERALISMO
DEMOCRAZIA
DEFINIZIONE
Dottrina economica: Dottrina politica: lo
lo stato non deve
stato deve garantire
intralciare la
i diritti dell’uomo
dinamica
dell’economia
Dottrina politica: lo
stato deve garantire
a tutti i cittadini un
livello di vita
dignitoso
FIGURA DI
RIFERIMENTO
Adam Smith
John Locke
J.J. Rousseau
AMBIGUITÀ E
RISCHI
Lo stato si
disinteressa dei
cittadini più deboli,
in tempo di crisi
Lo stato tutela gli
interessi solo dei
cittadini proprietari
di beni
Lo stato limita in
modo eccessivo la
libertà d’azione dei
cittadini
(democrazia
totalitaria)
Lezione in una scuola inglese nel 1939: una bambina ripete ai compagni la
differenza tra democrazia, «governo controllato dal popolo», e regime
hitleriano, «governo controllato dalla volontà di un uomo solo»
Fly UP