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Dio e la fede dei nostri ragazzi
Dio e la fede dei nostri ragazzi Primo Incontro in preparazione alla cresima Don Adriano Preto Martini transizione manuale Adolescenti e Dio: FEELING o CORTOCIRCUITO? Un’indagine condotta nel 1991 dal mensile “Prospettive nel mondo” sul pensiero religioso dei ragazzi, ha offerto alcune “sorprese” non molto confortanti. Sono stati interrogati 1200 studenti, tra i 13 e i 19 anni delle maggiori città italiane. Dalle risposte risulta che il 36% confonde la Genesi (primo libro della Bibbia) con il complesso rock Genesis; il 64% non sa chi sono i quattro evangelisti; il 52% non conosce Abramo e Noè; il 31% non sa che cosa vuol dire la parola vangelo; il 62% ritiene che l’Apocalisse (l’ultimo libro della Bibbia) sia la fine del mondo. 2 Adolescenti e Dio: FEELING o CORTOCIRCUITO? Altre inchieste, invece, rivelano che ben il 90,1% degli adolescenti crede all’esistenza di Dio. Solo una minima parte (8,7%) dice di nutrire dubbi in proposito. I dubbi crescono nel quattordicenne maschio fino a una percentuale del 13,5%. L’80% dei preadolescenti afferma di pregare ogni giorno; di essi il 40% prega più di una volta al giorno. Però un’altra indagine (dello IARD, pubblicata nell’aprile 1993 dalla editrice Il Mulino di Bologna) rivela che il 63% dei ragazzi a 15 anni ha avuto rapporti sessuali, «ha fatto l’amore», come dicono. Dati contraddittori? No; piuttosto dati che fotografano a tutto tondo la preadolescenza e l’adolescenza. 3 Riflessione iniziale I vostri figli non sono vostri. Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di se stessa. Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi, e benché vivano con voi non vi appartengono. 4 Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri, perché essi hanno i loro, di pensieri. Potete custodire i loro corpi ma non le loro anime, perché le loro anime abitano la casa del futuro che neppure in sogno potete visitare. 5 Potrete cercare di esser simili a loro ma non potrete farli simili a voi, perché la vita procede e non si attarda mai sopra il passato. Voi siete gli archi da cui i figli come frecce vive sono scoccati avanti ! 6 Perché gli incontri Per Noi Genitori Per la nostra fede Per i nostri ragazzi 7 I nostri ragazzi sono PREADOLESCENTI Età esplosiva (nel giro di poco tempo) età dell’impazienza. L’adolescenza è tutta evoluzione. Lo dice la parola stessa: adolescenza deriva dal latino adolesco che significa «cresco»; dunque, l’adolescente è un “crescente”. Crescente in ognuna delle dimensioni che formano l’uomo: crescente nella dimensione fisica (dagli 11 ai 14 anni il corpo può anche allungarsi di 20-25 cm; la sessualità, poi, è in pieno scoppio); crescente nella dimensione psichica (pensiamo allo sviluppo che hanno in questi anni la sensibilità e i sentimenti); crescente nella dimensione spirituale, nella quale rientra, appunto, la religione. 8 Un’età che esige una fede vestita di nuovo, una fede che sa di fresco Tra la religiosità del bambino e quella del preadolescente e adolescente vi è, infatti, un abisso. La fede del bambino acritica cosistica magica antropomorfica La fede del ragazzo motivata personalizzata spiritualizzata 9 Il bambino ha una religione: acritica: il piccolo non conosce il dubbio; ha un’intelligenza sottomessa: crede a tutto e a tutti: «L’ha detto la mamma», «Lo vuole la maestra»; cosistica: per il bambino la religione è essenzialmente un insieme di cose da sapere, di cose da fare, non un rapporto intimo con Dio; magica: «Gesù ripara il cielo quando si rompe con i temporali»; spirituale: per il piccolo la religione è un insieme di gesti, di riti: «Mamma, come fanno a pregare quelli che hanno una mano sola?»; un bambino era abituato a pregare, la sera, davanti ad un’immagine, ma dai nonni dove si era recato non c’erano immagini: per farlo pregare non ci fu altra via che mettergli davanti la copertina di una rivista, neanhe troppo pulita; antropomorfica: il bambino, cioè, pensa a Dio come ad un uomo, sia pure straordinario: «Dio dal nome si direbbe che è maschio» (8 anni); «Dio è un signore un po’ anziano, con baffi e barba bianca; il suo trono è come una sedia a dondolo» (9 anni). 10 L’adolescente, invece, ha una religione: motivata: non accetta nulla a scatola chiusa: «Perché devo andare a Messa?»; personalizzata: vuole essere lui a pensare con la sua mente, lui a credere a modo suo; spiritualizzata: avendo scoperto di avere un “io” (proprio questa è una delle caratteristiche fondamentali dell’adolescenza: la scoperta della propria identità), può arrivare anehe a Dio-Io, a Dio persona. 11 L’adolescente, invece, ha una religione: Nell’adolescenza vi sono, insomma, tutti i presupposti per una religione consapevole, cosciente, giustificata. Dice uno studioso di psicologia religiosa: in questi anni «il concetto di Dio si personalizza e si interiorizza» (A. Vergote). Fino a questo momento «forse, il ragazzo ha fatto solo un atto di fede nella fede dei genitori, oppure nella fede della sorella, oppure nel fatto che “tutti credono in Dio”, ma non in un affidamento personale a Dio» (B. Ghezzi). Dunque, non è detto che, necessariamente, l’uomo, cammin facendo, arrivato all’adolescenza, debba perdere la fede. Anzi, proprio ora può arrivare a toccare la religione autentica, a compiere un vero atto di fede. 12 BIVIO Condizionamento Sazietà così fan tutti tanto ho tutto Qualunquismo una cosa vale l’altra 13 AL GRANDE BIVIO Purtroppo, però, non tutto corre immediatamente liscio. Difatti lo sbocco del superamento della religiosità infantile non è unico: non sempre è la ristrutturazione e l’accettazione di una religiosità purificata dalle scorie infantili; può anche essere la smobilitazione, l’abbandono, il rigetto di ogni vita di fede. Ciò che oggi, troppe volte, accade. Per varie ragioni. 1. Per l’enorme peso del condizionamento sociale impregnato di ateismo pratico. 14 AL GRANDE BIVIO 2. Per la sazietà diffusa. La sazietà porta alla mancanza di tensioni: «Tanto ci pensa papà». Oggi i ragazzi non si ribellano più, non scalpitano più, non protestano più. Tra genitori e figli corre come una tacita intesa: «Ti diamo tutto, lasciaci in pace». E così quelli che ieri erano gli “anni verdi” delle speranze, degli ideali, delle lotte, son diventati “anni grigi”. Ma la religione, lo sappiamo, non ama il grigio; non può convivere con una concezione banale della vita: vuole grinta e maturazione. 15 AL GRANDE BIVIO 3. Finalmente, la terza causa che facilita il rifiuto della religione è il qualunquismo. Oggi le proposte di vita si moltiplicano e si livellano agli occhi degli adolescenti: basta che accendano la televisione e nel giro di un’ora vedono e sentono mille proposte. La componente religiosa appare una delle possibili soluzioni del problema della vita, non l’unica, non la necessaria. Siamo arrivati al punto che, come dice uno dei più grandi filosofi del secolo, «il mondo è così povero da non poter piu riconoscere la mancanza di Dio come mancanza» (M. Heidegger). 16 CHE FARE? Ma è inutile dilungarci in mugugni. I salici piangenti non hanno mai avuto fortuna. Passiamo, dunque, subito al «che fare?». La posta in gioco è troppo alta per non tentare tutte le vie che possono aiutare i nostri ragazzi a superare l’infantilismo religioso, a non rigettare Dio; quel Dio che – come abbiamo detto e provato – è così prezioso per la nostra piena crescita umana. CHE FARE? Le strade per far sì che il nostro ragazzo non arrivi al cortocircuito con Dio, ma ad una simpatica e cordiale intesa, non ci mancano. 17 1 Teniamo viva la domanda Una tra le prime vie è quella di tener desta la Domanda. La Domanda ultima, non le penultime; la Domanda di confine, non quelle intermedie. Domanda ultima: «Che senso ha vivere?». Domande penultime: «Perché ho i brufoli?», «Perché il motorino non parte?»… Domanda di confine: «E dopo la morte?». Domande intermedie: «Mi sposo, non mi sposo?», «Continuo a studiare?, non continuo?»… 18 Teniamo viva la domanda sul senso ultimo I ragazzi sono sensibili alle domande ultime È vero che i nostri ragazzi sono distratti, frastornati; è vero che hanno i cervelli subissati, ingolfati da tutta quella valanga di immagini televisive…, però in certi momenti (e proprio a questa età), incominciano a premere nella loro mente interrogativi come questi: «Chi sono io? La vita ha un perché, un motivo? Non sarà tutto una solenne fregatura? A che serve morire: a diventar cadavere o a cambiare modo di vivere?». Domande ultime: scavar più in là non si può. 19 Teniamo viva la domanda sul senso ultimo Nella domanda sul senso ultimo si apre lo spazio della religione Domande che rivelano che il ragazzo ha compiuto il grande salto: dal mondo dei dati al mondo dei significati. Ebbene, a quelle domande la scienza non risponde. La scienza spiegherà tante cose: dirà, ad esempio, perché ho mal di denti, perché ho certe paure…, ma non dirà perché esisto io con quel mal di denti, con quelle paure… Ad un certo punto il discorso scientifico (ed anche filosofico) lascia un residuo di mistero non spiegato. È proprio su questa zona di mistero che nasce la religione. 20 Teniamo viva la domanda sul senso ultimo In Dio il ragazzo trova la risposta alla domanda ultima Difatti l’uomo non può sopportare che la vita non abbia una spiegazione, un significato, un senso. Noi possiamo accettare tutto, meno l’assurdo. Con Dio l’assurdo scompare, come abbiamo visto nelle pagine precedenti. Al contrario, senza Dio è assurdo che un compagno di scuola muoia; è assurdo che un incidente inchiodi su una sedia o in un letto un ragazzo che ha vita da vendere… 21 Cogliere ogni occasione propizia: Ecco, in concreto, cosa significa tener desta la domanda: significa approfittare di tutte le occasioni serie (nascita, morte, sofferenza, dolore innocente…) per affrontare problemi radicali che necessariamente chiamano in causa Dio, la sua esistenza, la sua natura. Discutere anche animatamente: Affrontarli, discutendo, anche animatamente, con il figlio. Prendere sul serio il ragazzo: Sì, discutendo, perché discutere è prendere sul serio il ragazzo, è renderlo protagonista: esattamente ciò che l’adolescente desidera. Discutere è rispettarlo: è offrirgli criteri, non scelte: queste, deve essere lui a compierle. 22 Discutere, perché ragionare è indispensabile. Dio non si eredita; non si può passare da una tasca all’altra come un biglietto da mille. Per essere piena, la fede deve essere pensata. Già conosciamo il pensiero del cardinal Carlo Maria Martini: «Non è urgente che gli uomini credano, ma che pensino». Se penseranno, arriveranno alla fede. Ecco perché è fondamentale non spegnere la Domanda. 23 Prendere sul serio il ragazzo ora o mai più nel dialogo Affrontare i conflitti occasioni di crescita imparare a discutere mettendo in gioco i nostri valori spiegare le scelte motivare le decisioni! 24 2 Non presentiamo un dio sbagliato La seconda strada che possiamo percorrere per sostenere l’educazione religiosa del nostro ragazzo sta nel non presentargli un Dio sbagliato. Il rifiuto della religione raramente è, da parte degli adolescenti, di principio. Sovente nasce dal fatto che non hanno mai incontrato Dio o l’hanno incontrato male. 25 Non si rifiuta mai Dio ma un dio sbagliato Una immagine Una caricatura Una distorsione 26 Ecco, allora, il nostro impegno: creare una buona fama di Dio, non dire stupidaggini sul suo conto. Cosa che avviene più di quanto si pensi; anzi, così tanto che, a forza di parlar male di Dio, troppe volte l’abbiamo ridotto al silenzio. Aveva tutte le ragioni lo scrittore francese F. Mauriac ad avvertire: «Non giudicate Dio dalla balbuzie degli uomini». 27 Smettiamola, perciò, di parlare di Dio 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. controllore del biglietto guastafeste noioso agenzia matrimoniale che annusa il male dappertutto esattore delle imposte farmacia a servizio del nostro mal di denti tappabuchi che ci esonera dalla nostra responsabilità stampella per la nostra incapacità di camminare da uomini. 28 DIO non è: Macchinetta automatica per miracoli La candela da accendere Un dio assicurazione contro gli imprevisti! dio non si può usare! Il Dio di Gesù Cristo, Padre misericordioso è un altro Dio! 29 Ma come fare, allora? a parlare di Dio ai nostri ragazzi in modo interessante e “corretto”? come offrire loro l’immagine di un “Dio simpatico”. tenteremo di vederlo nel prossimo incontro www,micromedia.unisal.it 30