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Italia: politiche e aspetti chiave

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Italia: politiche e aspetti chiave
Studi dell'OCSE sulle PMI e sull’imprenditorialità
Italia:
politiche e aspetti chiave
La traduzione per estratto della sintesi è stata curata dalla Sezione
linguistica italiana.
Titolo originale: OECD (2014), OECD Studies and Entrepreneurship,
Italy: Key Issues and Policies, OECD Publishing.
doi: http://dx.doi.org/10.1787/9789264213951-en
Studi dell’OCSE sulle PMI e sull’imprenditorialità
© OECD 2015
Sintesi
L
e piccole e medie imprese (PMI – imprese con meno di 250 dipendenti) rappresentano
la struttura portante dell'economia italiana. Esse costituiscono il 99,9% delle imprese,
impiegano l'80% degli occupati e producono il 67% del valore aggiunto, percentuali tra le
più elevate di tutti i Paesi OCSE. Raffrontate a standard internazionali, le medie imprese
italiane (50-249 dipendenti) presentano elevati livelli di produttività. L'economia italiana,
inoltre, è caratterizzata da un diffuso spirito imprenditoriale. Circa il 50% degli italiani
preferirebbe essere imprenditori piuttosto che dipendenti, quasi il 25% della forza lavoro è
rappresentata da lavoratori autonomi e a dirigere le piccole imprese sono spesso i giovani.
In Italia il settore delle piccole imprese è certo numericamente importante, ma ciò
nonostante vanno rilevati alcuni significativi problemi strutturali. La percentuale della
popolazione che avvia un'impresa è inferiore alla media dell'OCSE. La fascia dimensionale
delle PMI è costituita soprattutto da microimprese; circa il 95% delle aziende italiane conta
meno di 10 dipendenti (la percentuale più elevata nell'area dell'OCSE) e l’economia informale è abbastanza sviluppata. Poiché le microimprese e quelle dell’economia informale
presentano una produttività relativamente bassa, il fatto che siano così numerose riduce
la produttività aggregata dell'economia italiana. La presenza di medie imprese italiane
altamente competitive – solo lo 0,5% delle imprese – è troppo ridotta per dare realmente
slancio all'economia italiana. Va infine notato che l'imprenditorialità «a elevato impatto»,
a cui è associata una rilevante crescita, con un forte incremento occupazionale, presenta
dimensioni piuttosto ridotte e che le «gazzelle» (imprese giovani a forte crescita) rappresentano solo lo 0,2% delle imprese manifatturiere e lo 0,4% di quelle del settore dei servizi
in Italia, una percentuale notevolmente inferiore a quella registrata in molte altre economie
dell'OCSE in cui l'imprenditorialità è particolarmente dinamica. In futuro l'agenda politica
italiana dovrebbe quindi favorire misure volte a incoraggiare la creazione di nuove imprese,
rafforzare le microimprese, formalizzare l'economia informale, creare un più vasto settore
di medie imprese e far crescere il numero di imprese «a elevato impatto».
Il quadro politico che consente di formulare e attuare misure appropriate è stato rafforzato nel 2011 in seguito all'adozione dello Statuto delle Imprese. Tale atto ha permesso
di fissare le priorità per le PMI italiane e identificare politiche e programmi volti a favorire
l’imprenditorialità in Italia con lo scopo di applicare i 10 principi previsti dallo Small Business Act for Europe (SBA) nello specifico contesto italiano. Tale intervento è supportato dalla
Legge annuale per le micro, piccole e medie imprese, che propone specifici interventi di
policy per l'anno successivo. Inoltre il Governo ha nominato un Rappresentante nazionale
per le PMI (SME Envoy), che funge da interfaccia con la rete dei Rappresentanti regionali
delle PMI, il cui ruolo è di monitorare l'attuazione dello SBA, valutare l'impatto delle nuove
normative sulle PMI e suggerire l'introduzione di nuove misure a livello nazionale e regionale. Per assicurare che tale quadro strategico presenti la massima efficacia, è necessario
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SINTESI
adottare altri tre interventi. In primo luogo, le misure proposte dal Rappresentante per
le PMI dovrebbero essere introdotte nella Legge annuale per le micro, piccole e medie
imprese, quindi dovrebbero essere assicurate le modalità di finanziamento di tali misure
ed essere poi attuate rapidamente. In secondo luogo, i servizi per lo sviluppo imprenditoriale sovvenzionati pubblicamente e destinati alle PMI e agli imprenditori dovrebbero
essere disponibili anche per i neo imprenditori e per quegli individui appartenenti alle
fasce della popolazione scarsamente rappresentate tra gli imprenditori. In terzo luogo,
andrebbe presa in considerazione la creazione di un'agenzia per le PMI o di un'istituzione
finanziaria pubblica volta a favorire gli investimenti e il sostegno alle nuove imprese a forte
crescita, nonché alle PMI che sono già di media dimensione o che potrebbero diventarlo.
Tale ente dovrebbe anche essere responsabile del coordinamento delle misure esistenti e
dello sviluppo di nuovi interventi.
Attualmente il contesto normativo italiano è abbastanza favorevole all'avvio di attività
imprenditoriali in seguito alle modifiche normative introdotte negli ultimi anni. Oggi, ad
esempio, sono necessarie soltanto ventiquattr'ore in media per la creazione di un'impresa
individuale. Lo sviluppo delle imprese è però compromesso da ostacoli normativi maggiormente rilevanti, quali un sistema tributario complesso che impone alle PMI costi del lavoro
non salariali elevati e un contesto sfavorevole all'applicazione dei contratti per le PMI e per
i loro investitori. Recenti riforme amministrative hanno cercato di risolvere alcuni di questi
problemi, introducendo ad esempio nuove misure in materia di composizione delle controversie legate ai contratti, un regime della proprietà intellettuale semplificato per le PMI
e un trattamento fiscale agevolato per alcune categorie di imprenditori (giovani e imprese
tecnologiche). A sostegno di tali misure sarebbe necessario introdurre una migliore tutela
di quelle forme di proprietà intellettuale che rappresentano un'alternativa o un’integrazione dei brevetti e sono più adatte alle innovazioni non tecnologiche, una riduzione della
tassazione delle imprese nei casi in cui genera elevati livelli di costi non salariali del lavoro,
nonché misure volte ad accrescere la competitività dei servizi di rete. Il contesto imprenditoriale più vasto in cui operano le società in fase di avvio, le attività imprenditoriali a
elevato impatto e le medie imprese con una forte produttività potrebbero trarre benefici
da vari fattori: agevolazioni fiscali più mirate, miglioramenti dei regimi giuridici e fiscali
con lo scopo di incoraggiare il finanziamento delle quote di capitale d'impresa, maggiori
incentivi destinati al mondo accademico per incoraggiare la creazione di nuove imprese e
la collaborazione con le PMI in materia di innovazione.
Sono stati introdotti vari miglioramenti nei programmi destinati a sostenere le PMI e
l'imprenditorialità. Al fine di sostenere l'accesso ai finanziamenti delle PMI e degli imprenditori il Governo ha adottato varie misure durante la crisi, volte a favorire gli accordi con
le banche italiane per la moratoria dei debiti delle PMI, accelerare il pagamento dei debiti
delle amministrazioni pubbliche alle PMI, offrire prestiti agevolati a queste ultime tramite
la Cassa Depositi e Prestiti e potenziare il Fondo di garanzia sui prestiti. Queste misure
temporanee dovranno essere sospese quando le condizioni di credito saranno stabilizzate
e si dovranno in seguito adottare misure volte a ridurre il sostegno in materia di non cumulabilità dei prestiti, garanzie e crediti deteriorati. Sarebbe anche necessario favorire misure
di finanziamento di tipo strutturale al fine di potenziare le capacità e le dimensioni delle
associazioni di mutua garanzia, sviluppare il mentoring e il coaching in materia di finanziamento delle PMI e incoraggiare la nascita di fondi di private equity per le piccole e medie
imprese. Sono stati anche introdotti alcuni importanti programmi per l'innovazione e
l'internazionalizzazione delle PMI, come i «contratti di rete», che propongono agevolazioni
fiscali, crediti bancari a tassi interessanti e procedure amministrative semplificate per le
PMI che decidono di collaborare su progetti innovativi, nonché la «misure a favore delle start
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STUDI DELL’OCSE SULLE PMI E L’IMPRENDITORIA: ITALIA © OECD 2015
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up innovative», che garantiscono agevolazioni fiscali per le imprese tecnologiche di piccole
dimensioni, nate di recente. Tali ultime misure, però, forniscono sostegno soprattutto nel
campo dell'innovazione tecnologica. Risulta quindi necessario fornire un sostegno mirato
anche nel campo dell'innovazione non tecnologica ed assicurare altresì maggiore sostegno
alle imprese spin off universitarie e incoraggiare le collaborazioni tra il mondo accademico
e le PMI in materia di innovazione.
Un'altra priorità per l'Italia è rappresentata dalla necessità di sviluppare le competenze
del personale e dei manager delle PMI e di incoraggiare lo spirito e le competenze imprenditoriali degli italiani. Solo il 40% dei giovani, per esempio, è dell'opinione che l'istruzione
scolastica abbia permesso loro di sviluppare lo spirito di imprenditorialità, rispetto ad una
media del 53% nell’EU27. Per ovviare a tale situazione si potrebbero introdurre una strategia e un piano d'azione nazionali in materia di educazione all'imprenditorialità. Inoltre,
va notato che solo il 29% delle PMI italiane fornisce corsi di formazione professionale continua ai propri dipendenti, una delle percentuali più basse nell’EU27. Una soluzione a tali
questioni potrebbe essere rappresentata dall'introduzione di norme nazionali riguardanti
i contenuti e i metodi della formazione in apprendistato, il sostegno fornito all’impiego di
studenti universitari nelle PMI e l'introduzione di voucher formativi per le PMI. A livello
del management di queste ultime sarebbe utile prendere in considerazione l'avvio di un
sistema on-line di «diagnosi dell'impresa», un maggior impiego di professionisti in pensione in veste di consulenti e tutor e il sostegno a un sistema di apprendimento peer-to-peer.
D'altra parte la strategia del Governo in materia di responsabilità sociale d'impresa ha
contribuito a rafforzare le PMI tramite misure di supporto quali incentivi fiscali, azioni di
consulenza e di formazione per la protezione ambientale e misure volte a favorire l'occupazione di categorie vulnerabili. Vari programmi finanziati dallo Stato hanno riconosciuto
il potenziale dell'imprenditorialità femminile e giovanile, anche se ancora molto resta da
fare a sostegno dell'imprenditorialità sociale e di quella legata alle minoranze etniche e
agli anziani.
Da sempre una delle caratteristiche problematiche dell'economia italiana è rappresentata dal divario di performance tra le regioni del Nord, relativamente prospere, e quelle
del Sud, meno dinamiche. Tale divario è avvalorato e rafforzato dalla relativamente scarsa
presenza di PMI e dal modesto tasso di nascita di imprese nuove nel Mezzogiorno. Il Piano
nazionale per il Sud, a cadenza annuale, e i Fondi strutturali dell'Unione Europea offrono
ingenti finanziamenti destinati allo sviluppo economico regionale. In passato, tuttavia, le
risorse sono state investite piuttosto nelle infrastrutture e in altri tipi di programmi a scapito dello sviluppo delle PMI e dell'imprenditorialità. Oltre ciò esistono anche ostacoli legati
alla capacità di impiegare i fondi disponibili e di utilizzare sul campo i servizi a sostegno
dello sviluppo delle imprese: ciò limita la portata di tali fondi per lo sviluppo delle PMI e
del fare impresa. Allo stesso tempo, in tutta Italia, esistono molti interventi e attori a livello
locale destinati a tale scopo ed è quindi necessario un maggiore coordinamento tra i programmi nazionali e locali. Nello specifico, le azioni di livello locale possono essere potenziate da una più intensa cooperazione interregionale sullo sviluppo di raggruppamenti di
imprese (cluster) e su strategie di specializzazione intelligente, da azioni centralizzate per
raggiungere un livello sufficiente di servizi a sostegno dello sviluppo delle imprese in tutte
le regioni, nonché da uno sforzo per ampliare i tentativi di semplificazione normativa a
livello regionale. Va infine notato che i distretti industriali di livello locale sono una caratteristica fondamentale dell'economia italiana e rappresentano il 30% delle esportazioni nel
settore manifatturiero. Queste realtà, però, devono raccogliere notevoli sfide per adattarsi
alla concorrenza delle economie emergenti. È quindi necessario introdurre politiche per
i distretti più coraggiose e caratterizzate da maggiore apertura verso l'esterno, che posSTUDI DELL’OCSE SULLE PMI E L’IMPRENDITORIA: ITALIA © OECD 2015
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SINTESI
sano aumentare la produttività delle imprese appartenenti ai distretti, incoraggiandole a
posizionarsi in uno stadio più elevato della catena di creazione del valore, diversificando
le tradizionali attività di tali distretti e internazionalizzando i mercati di sbocco, la supply
chain e le collaborazioni su progetti innovativi.
In tale contesto, le principali raccomandazioni destinate al Governo italiano sono le
seguenti:
Dare slancio al settore delle PMI
●● Adottare
azioni per incrementare il tasso di nascita di nuove imprese e lo sviluppo di
medie imprese a elevata produttività e di nuove start up a elevato impatto e a crescita
rapida.
Risolvere le criticità di carattere strutturale che ostacolano lo sviluppo delle imprese
●● Introdurre
riforme della proprietà intellettuale per le innovazioni non tecnologiche,
ridurre l'imposizione fiscale sul lavoro nel caso in cui i costi del lavoro non salariali sono
elevati, aumentare gli incentivi destinati a favorire la collaborazione tra università e
imprese, migliorare il sistema delle agevolazioni fiscali e i regimi giuridici per chi investe
nel finanziamento delle quote di capitale d'impresa delle PMI.
Rafforzare i programmi nazionali destinati alle PMI e all'imprenditorialità
●● Introdurre
programmi mirati volti a potenziare il finanziamento del capitale, estendere
il sostegno in materia di innovazione alle attività non tecnologiche, promuovere l'integrazione delle PMI italiane nelle catene di creazione di valore a livello internazionale,
incoraggiare le PMI ad adottare un approccio più dinamico in materia di formazione dei
dipendenti, introdurre modelli diagnostici per le imprese e approcci per lo sviluppo del
management di più vasta portata e sviluppare una strategia e un piano d'azione a livello
nazionale per la formazione all'imprenditorialità.
Ridurre il divario tra regioni del Nord e del Sud in materia di sviluppo
dell'imprenditorialità e delle PMI e migliorare il coordinamento di programmi
locali su scala nazionale
●● Rafforzare
le azioni destinate ad accrescere le capacità delle PMI e degli imprenditori
nel quadro dei Fondi di sostegno nazionali ed europei per il Sud, migliorare il coordinamento dei programmi destinati a PMI e imprenditorialità tra le varie regioni italiane
anche in materia di sostegno all'innovazione e ai raggruppamenti di imprese (cluster),
introdurre misure di semplificazione normativa in tutte le regioni e focalizzare le azioni
di sostegno ai raggruppamenti di imprese sull'innovazione, l'internazionalizzazione e la
diversificazione.
Assicurarsi che le misure introdotte siano realmente attuate
●● Applicare
la Legge annuale per le micro, piccole e medie imprese al fine di introdurre
misure da attuare su base annua, considerare la possibilità di creare un'Agenzia nazionale per le PMI o un'istituzione finanziaria volta al sostegno delle nuove imprese e delle
PMI a crescita rapida e assicurarsi che le azioni di sostegno allo sviluppo delle imprese
vengano estese alle imprese in fase di avvio nonché alle minoranze etniche, agli imprenditori senior e a quelli sociali.
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STUDI DELL’OCSE SULLE PMI E L’IMPRENDITORIA: ITALIA © OECD 2015
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