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Qualcosa di Noi - Palazzo del Pero
Settembre-ottobre 2006 Numero 56 Guardiamoci in faccia Qualcosa di noi In questo numero: Il saluto di Don Gianni. Il nuovo parroco. La festa degli anziani. Palazzini in Terra Santa. Il giornale può essere letto on-line su: www.palazzodelpero.it Qualcosa di Noi 2 OFFERTE PER IL GIORNALINO Dobbiamo costatare che la gente ha un grande cuore. Con stupore, ma con piacere aggiorniamo il monte offerte aggiungendoci altri 90 € La cifra ,ad oggi 08 settembre, ammonta a 1135 euro . Il contributo ci gratifica molto ed è il segnale che questa piccola pubblicazione è letta e apprezzata; sarà uno stimolo per continuare e ad impegnarci di più e per renderla migliore. La Redazione Sommario Guardiamoci in faccia Qualcosa di noi Bimestrale dei giovani della Parrocchia di S.Donnino a Palazzo del Pero Numero 54 maggio-giugno 2006 DALLA PARROCCHIA Indirizzo E.mail : [email protected] DIRETTORE RESPONSABILE Vittorio Gepponi REDAZIONE: Nicola Angeli, Roberta Busatti, † Giorgio Checchi, Flavio Angeli, Catia Sandroni, Cinzia Ercolani, Marco Pellitteri, Angela Parigi, Lorenza Parigi, Leonardo Biserni, Lucia Sandroni,Gianni Zanchi COLLABORATORI: Sergio Placidi Il SALUTO DI DON GIANNI Don Gianni pag 3 IL NUOVO PARROCO Don Gianni pag.4 CRONACA PARROCCHIALE Don Gianni pag 5 FESTA DEGLI ANZIANI Giuliana Bianchini pag8 PELLEGRINI SULLE ORME DI GESU Paola Formelli pag 9 ATTUALITA’ LA BATTAGLIA DI CAMPALDINO Giovanni Bianchini pag 17 IMPORTANTE OPERAZIONE … Flavio Angeli pag18 PER LE STRADE DELLA VAL CERF…. Nicola Angeli pag19 Questo numero, ma anche i precedenti, è possibile leggerlo nel sito: www:palazzodelpero.it Qualcosa di Noi DALLA PARROCCHIA IL SALUTO DI DON GIANNI AI PARROCCHIANI DI PALAZZO – TERRINE – USCIANO – SAN CASSIANO Carissime e Carissimi, il mio trasferimento alla parrocchia di Santa Maria a Micciano presso Anghiari è stato da me sollecitato per motivi personali e familiari, che il Vescovo ha paternamente compreso. Con profondo rammarico lascio dunque la cura pastorale di questa comunità cristiana, a cui ho dedicato tempo ed energie compatibilmente anche con gli altri incarichi pastorali assegnatimi in Cattedrale e nella formazione dei Diaconi, ambiti nei quali dovrò continuare ad impegnarmi anche in futuro. Secondo la attuale normativa canonica, le nomine dei Parroci non sono fatte più a tempo indeterminato, ma per la durata di nove anni rinnovabili: mi aspettavo quindi che la mia presenza in mezzo a voi durasse come minimo per una decina d’anni; invece, dopo appena quattro anni, mi congedo da voi. Non lo faccio a cuor leggero: in questo periodo di tempo ho imparato a conoscere personalmente un buon numero di persone e a sentirmi parte integrante di questa comunità; quindi mi separo da voi con tristezza, pensando a quanta strada potevamo fare ancora insieme nel vivere e testimoniare la fede e la carità fraterna. Questi ultimi quattro anni hanno segnato una fase importante nella storia della nostra Parrocchia: oltre al risanamento delle strutture di San Donnino, abbiamo accompagnato il nostro caro don Giorgio nell’ultimo tratto della sua lunga esistenza terrena e avviato una maggiore integrazione delle varie realtà pastorali presenti sul nostro territorio (Palazzo, Le Terrine, Pian d’Usciano, San Cassiano), così da favorire l’unità di vita e di missione della Parrocchia. Ora può essere avviata una nuova fase di rinnovamento in molti ambiti della pastorale ordinaria (specialmente nei confronti dei giovani e delle famiglie), per la quale potrete attivamente collaborare con il nuovo Parroco. Sono certo che imparerete presto ad apprezzarlo per le sue virtù, per la sua passione per le cose di Dio, per l’esperienza pastorale maturata in 47 anni di sacerdozio. Non avendo altri incarichi da assolvere oltre a quello di Parroco, potrà dedicarsi a tempo pieno alla vostra cura pastorale che, per le caratteristiche della popolazione (alta età media, abitazioni sparse) e del territorio (molto vasto), richiede una continua presenza del sacerdote (che io - per motivi di salute, dei lavori di restauro da progettare e seguire, degli altri incarichi da svolgere – non ho potuto assicurare come avrei voluto). L’avvicendamento dei Parroci è un momento impegnativo nella vita di una comunità cristiana: richiede spirito di fede e apertura di cuore da parte dei fedeli, nella persuasione che “i preti passano ma il Signore resta” e attraverso il servizio del Parroco – chiunque egli sia e come egli sia – continua a rendersi sacramentalmente presente e a prendersi cura del suo popolo. I nostri Santi Patroni – san Donnino, santa Agata, san Cassiano, sant’Egidio intercedano per noi, affinché tra le vicende lieti e tristi della vita possiamo progredire spiritualmente fino a giungere alla meta della nostra fede, cioè la salvezza delle anime (cf 1Pt 1, 9). Vi benedico tutti e porto con me nella preghiera il vostro ricordo. don Gianni 3 Qualcosa di Noi DALLA PARROCCHIA Il nuovo Parroco Il nuovo Parroco, Don Benito Testerini, è nato l’11 maggio 1933 a Sansepolcro. Dopo avere svolto gli studi umanistici e teologici nei Seminari della Città natale e in quello di Arezzo, è stato ordinato sacerdote nella Cattedrale di Sansepolcro il 28 giugno 1959. Per i tre anni seguenti fu Cappellano a Pieve Santo Stefano; quindi per un anno Parroco a San Donato di Sestino; poi, per un altro anno, Cappellano a San Piero in Bagno; trasferito a Gricignano (frazione di Sansepolcro), nel 1990 è stato promosso a Santa Maria al Melello, popolosa Parrocchia nell’omonimo quartiere alla periferia nord di Sansepolcro. Come segno di stima per l’impegno e lo zelo profuso nella sua attività, il Papa Giovanni Paolo II lo ha annoverato tra i suoi Cappellani (per cui gli compete il titolo di “Monsignore”). Nelle sue due ultime sedi, oltre alla consueta pastorale parrocchiale, ha maturato una grande esperienza nel difficile compito di guidare e sostenere l’educazione dei bambini nella scuola materna e nel nido d’infanzia. Al Melello ha ingrandito l’asilo, costruito dalle fondamenta la nuova casa canonica, restaurato l’antica chiesa parrocchiale, risistemata la vasta area verde attorno alla nuova chiesa e si è anche preso attivamente cura di un popolare santuario mariano sulle montagne sopra Sansepolcro, il quale per suo merito è tornato ad un nuovo splendore di opere e di frequenza da parte dei fedeli. Ha scelto di rendersi presente nella nostra Parrocchia gradualmente e in forma ufficiosa, aiutato da don Gianni nella conoscenza delle persone e delle consuetudini. Venerdì 11 agosto, appena reduce da un viaggio al famoso santuario mariano di Medjugorie (Bosnia Erzegovina), si è stabilito a Palazzo del Pero: ha scelto di risiedere nelle stanze del piccolo appartamento al civico numero 2; nel pomeriggio ha già concelebrato la Santa Messa nell’oratorio feriale, prendendo così il primo contatto diretto con i fedeli. Nei giorni seguenti, ha visitato le altre chiese presenti sul territorio e alcuni ammalati e anziani nelle loro case per la distribuzione della Santa Comunione. La Domenica 13 agosto ha partecipato per la prima volta alle Sante Messe festive nella chiesa parrocchiale: alle ore 8 ha concelebrato con il Parroco e alle ore 11. 15 ha presieduto la celebrazione; in ambedue le circostanze è stato presentato alla popolazione presente; particolarmente, durante la Messa principale, don Gianni durante l’omelia ha ricordato il compito fondamentale del parroco: presiedere a nome del Vescovo la comunità parrocchiale, animandola a custodire la tradizione apostolica della Parola di Dio e dei Sacramenti per essere sempre più missionaria sul territorio. 4 Qualcosa di Noi DALLA PARROCCHIA CRONACA PARROCCHIALE 12 luglio, mercoledì ANNIVERSARIO Piergiovanni e Marcella Bianchini hanno ricordato l’anniversario del proprio matrimonio, celebrato 25 anni fa nella cripta della Basilica di San Francesco in Arezzo. Dopo cinque lustri hanno reso grazie al Signore recandosi con i propri figli nella chiesa aretina di Sant’Agostino e partecipando alla Santa Messa di ringraziamento celebrata dal parroco don Sergio Carapelli, loro fraterno amico. Ai coniugi Bianchini giungano i rallegramenti e gli auguri anche attraverso il nostro giornalino. Ad multos annos! ESEQUIE Nel mese di luglio la nostra comunità ha accompagnato all’incontro con il Signore della vita diversi fratelli e sorelle. Mercoledì 5 alle ore 14. 30 si sono svolti i funerali di Ernesta Lepri, deceduta due giorni prima a più di 90 anni di età; la Santa Messa è stata presieduta da don Daniele Arezzini, parroco di Santa Eugenia al Bagnoro. Martedì 18 alle ore 15. 30 si sono tenute le esequie di Caterina Donati; ha officiato don Luca Lazzari, viceparroco di San Marco alla Sella. Sabato 22 ben due funerali: al mattino quello di Roberto Ceccherini e al pomeriggio quello di Clara Frey. Infine, sabato 29 luglio è stata la volta di Giuseppa Nicchi. A parte l’Ernesta, gli altri o non erano originari della nostra zona (ma vi avevano dei parenti stretti) o non abitavano più tra noi da molti anni. In ogni caso, rinnoviamo in questa sede le nostre cristiane condoglianze a tutte le famiglie segnate da questi lutti e assicuriamo la nostra fraterna preghiera di intercessione per tutte queste anime. 30 luglio, Domenica INAUGURAZIONE Durante le celebrazioni festive delle ore 8 e 11. 15 è stata presentata alla popolazione la restaurata vetrata raffigurante San Pietro apostolo, che al termine della mattinata è stata infine collocata nella sua sede definitiva, cioè l’Oratorio feriale della Pieve di San Donnino; tale oratorio ha così assunto il titolo ufficiale di “Oratorio di San Pietro apostolo”. Come è già noto, il restauro è stato eseguito con le offerte della popolazione in memoria di don Giorgio. Accanto alla rinnovata vetrata è stata collocata una piccola targa commemorativa con un testo latino, di cui diamo la traduzione italiana: Alla memoria di don Giorgio Cecchi, parroco per 54 anni, la popolazione riconoscente, nell’anno 2006, dedica il restauro di questa vetrata, proveniente dalla chiesa di San Pietro apostolo in Valle. 5 Qualcosa di Noi DALLA PARROCCHIA 6 agosto, Domenica INAUGURAZIONE Nella festa della Trasfigurazione del Signore è stato presentato anche il restauro della tela raffigurante la Madonna del Buon Consiglio. Per l’occasione erano stati realizzati anche dei cartelloni illustrativi la storia e la devozione a tale titolo mariano, nonché le varie fasi del restauro stesso. 11 agosto, venerdì PROIEZIONE Alle ore 21 nella Pieve di San Donnino un folto gruppo di fedeli ha partecipato alla proiezione delle fotografie scattate durante il recente pellegrinaggio parrocchiale in Terrasanta; in tal modo, quella esperienza spirituale è stata ricordata dai partecipanti al viaggio e condivisa con coloro che non hanno potuto recarsi nella terra di Gesù. Al termine della proiezione, illustrata dal parroco, un piccolo rinfresco davanti alla chiesa ha concluso la serata fraterna, che ha visto anche la gradita presenza del nuovo parroco. 13 agosto, Domenica FESTA A SAN CASSIANO Il 13 agosto è la memoria di san Cassiano, martire di Imola sulla Via Emilia, ucciso in odio alla fede nell’anno 305. Nella chiesa di cui è titolare nella omonima località, alle ore 17 è stata celebrata una Messa festiva, presieduta dal nuovo Parroco e partecipata da un buon gruppo di fedeli, durante la quale don Giovanni Zanchi ha tenuto l’omelia, sottolineando come le difficoltà che san Cassiano sperimentò ai suoi tempi come insegnante (fu infatti ucciso dai propri scolari pagani) si ripropongono anche oggi per chi voglia dare testimonianza del suo essere cristiano nella scuola statale, spesso strumento ideologico della calunnia nei confronti della Chiesa e di scristianizzazione della cultura. A cura dei residenti, il sagrato della chiesa era stato parato a festa e, al termine della Santa Messa è stato luogo anche di un piccolo ma festoso spettacolo pirotecnico, a cui è seguito un rinfresco nei locali della vecchia scuola del paese. 15 agosto, martedì SOLENNITA’ DELL’ASSUNZIONE La festa mariana è stata celebrata con due solenni liturgie, alle ore 17 della vigilia e alle ore 8 del giorno proprio, svoltesi nella chiesa parrocchiale all’altare della cappella della Madonna del Buon Consiglio, che per l’occasione è stato festosamente addobbato con fiori e illuminato. La novità è stata molto gradita dai fedeli presenti. 6 Qualcosa di Noi DALLA PARROCCHIA 19 agosto, sabato NOVITA’ IN SACRESTIA Quasi quattro anni fa, per garantirne la custodia durante i lavori di restauro alla Pieve di San Donnino, le suppellettili e gli arredi liturgici storici e di pregio furono depositati nel Palazzo vescovile di Sansepolcro, con il permesso della Curia e della Soprintendenza. La maggior parte era poi stata riportata a Palazzo del Pero e collocata nel nuovo deposito dotato di allarme. Ora anche i rimanenti oggetti sono stati trasferiti nei locali di San Donnino, la cui sacrestia si presenta finalmente al gran completo e adatta a garantire la sicurezza e la conservazione di arredi e suppellettili, alcuni dei quali bisognosi di restauro per essere nuovamente impiegati durante la liturgia. Benché la Parrocchia di Palazzo non abbia mai brillato per possibilità economiche, tuttavia i suoi oggetti di culto sono una testimonianza eloquente della fede delle passate generazioni. NOVITA’ NELL’ORARIO DELLE SANTE MESSE Da questa data, per iniziativa del nuovo Parroco, è iniziata la celebrazione della Santa Messa nel tardo pomeriggio del sabato, per adesso alle ore 17. Poiché è celebrata all’ora del Vespro con cui inizia la celebrazione liturgica della Domenica, tale Santa Messa è a tutti gli effetti festiva e quindi chi vi partecipa assolve al precetto domenicale. 26 agosto, sabato NOZZE Nella chiesa di Sant’Egidio in Pian d’Usciano, attorniati da parenti e amici, hanno celebrato il sacramento del Matrimonio Daniele Bartolini e Maruska Maria Cerchioni. La giovane sposa è nostra compaesana, mentre lo sposo è originario del Casentino. Da quasi un anno non venivano celebrate delle nozze in Parrocchia. Ai novelli coniugi, che si sono stabiliti a Pratovecchio, le comuni felicitazioni e l’augurio di condurre cristianamente la propria vita familiare. 27 agosto, Domenica A BADIA SAN VERIANO I generosi volontari della Parrocchia hanno reso possibile anche quest’anno l’ospitalità per gli anziani durante la Festa loro dedicata e a cui hanno partecipato in buon numero. Era presente anche il nuovo Parroco, che ha celebrato la Santa Messa festiva, concelebrata da don Gianni che ha colto l’occasione per salutare i parrocchiani prima di assumere il suo nuovo incarico. 7 Qualcosa di Noi ATTUALITA’ Anziani?.....mica tanto! Ultima domenica di agosto: questa data è ogni anno, per la nostra parrocchia, un appuntamento ormai fisso per ritrovarsi a Badia San Veriano in quella che noi definiamo ”Festa degli anziani”. La Festa è notoriamente riservata a tutti coloro che hanno raggiunto o superato i 65 anni ed è un simpatico modo per stare insieme tra vecchi amici, che magari non hanno altre occasioni per vedersi o anche semplicemente per trascorrere una giornata in compagnia. Sono stati con noi anche Don Gianni ed il nuovo parroco Don Benito, a cui va il nostro più cordiale e affettuoso benvenuto. Ciò che fa particolarmente piacere è il fatto che già lo scorso anno, ma ancora più quest’ anno , molti nuovi amici hanno partecipato: persone che pur avendo raggiunto l’ età, anziani non lo sono affatto, perchè ancora attive, dinamiche e giovanili, che tuttavia non disdegnano di partecipare. Forse dovremo cambiare nome a questa festa, visto che il termine “anziani” da fastidio a qualcuno, ma non certo a tutti quelli che il 27 agosto c’ erano senza porsi problemi di terminologia. Benvenuti tra noi, speriamo di continuare a vederci puntualmente, ogni anno, l’ ultima domenica di agosto. Giuliana Bianchini 8 Qualcosa di Noi ATTUALITA’ 12 fedeli della nostra parrocchia si sono recati in Terrasanta dal 13 al 20 luglio scorsi PELLEGRINI SULLE ORME DI GESU’ E TRA GLI ECHI DELLA GUERRA Il ricordo del pellegrinaggio in Terrasanta sembra un sogno. La Provvidenza ha voluto che si svolgesse proprio negli ultimi giorni utili; quando siamo ripartiti dall’aeroporto di Tel Aviv il 20 luglio, la guerra già impediva l’arrivo di nuovi pellegrini e noi siamo stati fra gli ultimi a lasciare quella terra, benedetta da Dio e straziata dagli uomini. Magari fosse un sogno anche il ricordo delle colonne di fumo nero che si alzavano contro il cielo dalla città di Tiberiade alle 12. 30 di sabato 15 luglio! Le abbiamo fissate con sgomento mentre eravamo sul battello in mezzo all’omonimo lago, sul quale si svolsero tanti episodi della vita di Gesù e dove tutto parla di Lui. Là, dove Egli passò beneficando gli uomini, abbiamo visto colpire a tradimento le case dei civili, sparando nel mucchio. Finora potevo dire: “Appartengo ad una generazione che non ha mai visto la guerra, un caso raro nella storia dell’umanità . . . “; ora, questa fortuna mi è stata tolta, rubata vigliaccamente nello spazio di un attimo. La guerra in quei giorni si è messa sulle nostre tracce, ci ha seguito, senza mai raggiungerci: il primo giorno, un’ora dopo la nostra visita al santuario della Madonna sul Monte Carmelo, il primo missile si è abbattuto al tramonto sulla sottostante operosa città di Haifa; un giorno dopo la nostra partenza da Nazareth, anche la città che vide crescere e lavorare Gesù è stata – fatto inaudito e gravissimo – colpita; i terroristi filo-iraniani che bombardavano dal sud Libano miravano alla parte ebraica dell’abitato . . . hanno invece straziato i corpicini di tre bimbi arabi (dai 3 ai 9 anni), 9 Qualcosa di Noi ATTUALITA’ che nei giorni precedenti avevamo visto più volte giocare sulla strada, 150 metri sotto la Basilica dell’Annunciazione; nello stesso giorno un missile è caduto nel chiostro della chiesa della Moltiplicazione dei pani e dei pesci, da noi visitato recentemente. Mentre in una tersa mattinata salivamo al monte Tabor, il luogo della Trasfigurazione di Gesù, ammiravamo estasiati i fertili campi coltivati della vasta pianura di Esdrelon, una vera gioia per gli occhi. Li abbiamo rivisti poi in televisione ridotti ad una spianata arida di crateri scavati dalle bombe . . . Intanto, il pensiero correva a nord, in quel Libano meridionale affacciato sul Mediterraneo: dove Gesù varie volte cercò rifugio discreto per mettersi al riparo dalle persecuzioni dei suoi nemici, si svolgeva l’altro atto della tragedia di distruzione di uomini e cose. La guerra dunque ci ha come braccati, ma in realtà il nostro pellegrinaggio si è svolto regolarmente e tranquillamente, senza la minima ombra di pericolo per noi, confortati anche dal fluire normale della vita sociale in ogni luogo in cui siamo stati ospiti; segno quest’ ultimo che quelle popolazioni sono ormai purtroppo abituate a convivere con la violenza. Dopo la visita ai principali Luoghi Santi della Galilea, attraverso la valle del Giordano, Gerico, il Mar Morto e l’attraversamento del deserto di Giuda, siamo giunti a Betlemme e Gerusalemme. Laggiù, lontani dalla frontiera con il Libano, la guerra era solo un’eco di notizie, ma il muro di cemento alto 6 metri che circonda completamente la città di Betlemme testimoniava eloquentemente di un altro conflitto che cova sotto la cenere dell’odio, pronto sempre a riesplodere. In tale contesto, quanto appaiono ancor più meschine le divisioni fra le varie comunità cristiane, che si riflettono nella difficile gestione della Grotta della Natività e del Santo Sepolcro, benché passi avanti nel mutuo rispetto e comprensione siano stati fatti negli ultimi decenni. 10 Qualcosa di Noi ATTUALITA’ Gerusalemme - la città santa nel cui nome stesso riecheggia la parola shalom (che si può anche tradurre con pace) - è ancora un luogo di tensioni. Il suo centro storico, grande solo due volte quello di Arezzo, è diviso fra arabi musulmani e cristiani, armeni, ebrei: quattro mondi diversissimi fra di loro e che in larga parte si ignorano a vicenda (quando va bene!). Una Città difficile da abitare, poiché transitando da una strada all’altra si passa di fatto anche da un mondo culturale ad un altro; che grandezza d’animo occorre avere per vivere bene a Gerusalemme! Che pazienza per noi affrontare i minuziosi controlli da superare per visitare il Muro Occidentale (ebraico) e la Spianata del Tempio (in mano ai musulmani e con le moschee attualmente chiuse ai non arabi): due luoghi di preghiera trasformati sempre più in fortezze. Che strazio per l’animo cristiano, il non poter celebrare o pregare sul luogo dell’Ascensione o addirittura nel Cenacolo (proprietà musulmane)! Sono le ferite aperte della storia sul volto di una Città che non ha uguali al mondo per bellezza spirituale. Intanto, pochi giorni dopo il nostro ritorno, lungo il viale che costeggia le mura di Gerusalemme, meta nel dopo cena delle nostre passeggiate per godere la frescura serale, un giovane italiano è stato barbaramente accoltellato alle spalle da un coetaneo palestinese; il nostro connazionale era lì per svolgere attività educativa proprio con i bambini arabi . . . Anche nella Città Santa siamo stati ospiti dei frati Francescani, i quali già il giorno dopo la nostra partenza hanno iniziato ad avere altri ospiti: i profughi cristiani della Galilea, rimasti senza casa e senza averi, accolti gratuitamente nelle strutture dei figli spirituali di San Francesco, ai suoi tempi pellegrino anche lui in Terrasanta, per venerare i luoghi di Gesù e annunciare il Vangelo della pace ai musulmani. 11 Qualcosa di Noi ATTUALITA’ Il nostro gruppo era composto solo da 37 persone e questo ci ha permesso di sostare a nostro agio e con spirito di preghiera nei santuari, visitati non come turisti ma da pellegrini: che grazia grande abitare a pochi metri dalla Grotta della Natività e dal Santo Sepolcro! Cosa sono stati i momenti di preghiera personale all’alba accanto alla mangiatoia, sul Calvario, davanti alla tomba vuota! Valevano bene il sacrificio del sonno ristoratore dopo giornate molto intense. Un’esperienza di preghiera che ha segnato profondamente tutti i partecipanti è stata la Via Crucis, svoltasi alle 3 pomeridiane lungo lo stesso l’itinerario seguito da Gesù. Per un dedalo di stradette ci siamo alternati portando a spalla una grande Croce di legno, camminando in mezzo alla popolazione musulmana, che non ci ha 12 certo facilitati nella preghiera; intanto, mentre cercavamo di concentrarci nella preghiera, afferrati da sensazioni dense e contraddittorie sgorganti nell’animo, il pensiero andava spontaneamente e intensamente al Venerdì Santo, quando il Salvatore se ne andava innocente al tremendo supplizio del Calvario in mezzo agli urli e al disprezzo della folla . . . Lo sapevamo prima di partire: visitare i Luoghi Santi dà una nuova e più penetrante intelligenza dei Vangeli, che ora leggi con una consapevolezza nuova, perché hai visto con i tuoi occhi dove sono accaduti gli avvenimenti di salvezza che narrano. Ora sai meglio di prima che la tua fede non si basa su favole ma è fondata su fatti e personaggi storici. Lo abbiamo imparato soggiornando: difficile è la situazione dei cristiani che vivono in Terrasanta; stretti nella morsa dell’ “occhio per occhio, dente per dente”, senza prospettive economiche, emarginati socialmente e politicamente, devono combattere ogni giorno contro la tentazione di emigrare e lasciare che i santuari divengano dei musei e non centri Qualcosa di Noi ATTUALITA’ vitali di comunità cristiane stabili e autoctone. Nel Vicino Oriente sono in molti a desiderare e a operare – senza andare troppo per il sottile - per una terra senza ebrei e senza cristiani . . . Quanto è urgente impegnarsi per sostenere la presenza dei nostri fratelli in Terrasanta, gli unici che possono testimoniare che solo l’amore vince l’odio e che la vendetta può essere disarmata solo dal perdono! Lo abbiamo toccato con mano: la società multietnica su un medesimo territorio (che alcuni da noi, per motivazioni spesso anticattoliche, vagheggiano di confezionare a buon mercato e in tempi rapidi) è una dannosa utopia; abbiamo visto con i nostri occhi una terra in cui vivono uno accanto all’altro popoli diversi, avvelenati da logiche di potenza e sopraffazione che spesso non hanno ritegno di tirare dalla propria parte – bestemmiandolo – Dio stesso. Lo abbiamo compreso meglio: condannare la guerra significa essere portatori della pace – che è dono di Dio da invocare e accogliere ogni giorno – là dove si vive quotidianamente. La guerra ci ha inseguiti, ma non coinvolti: questo fatto fisico diviene ora per noi un impegno morale. In Terrasanta i pellegrini (fonte anche di progresso economico) erano appena tornati dopo l’interruzione degli anni 2000 - 2005; ora sono di nuovo assenti. Dio voglia, presto, che la strada si riapra davanti a loro: quello sarà il segno vero che un embrione di pace è stato finalmente concepito nella terra di Abramo e di quel Messia, Re di pace, che egli iniziò ad attendere. Paola Formelli 13 Qualcosa di Noi ATTUALITA’ E’ morta all’età di 88 anni Giuseppina Nicchi, vedova di guerra dal 1940 IL SUO RICORDO RIMANE IN BENEDIZIONE Il 29 luglio, memoria di santa Marta, alle ore 15. 30 nella Pieve di San Donnino sono state celebrate le esequie di Giuseppa Nicchi, deceduta il giorno precedente all’età di 88 anni, ultima di una numerosa e indimenticabile famiglia, conosciuta a Palazzo anche come “i Sandonnini”, perché dimoranti nella casa colonica a fianco della chiesa parrocchiale. Dopo una non facile fanciullezza e giovinezza, si sposò con l'unico grande amore della sua vita, Giovanni, che la guerra e la nave Paganini, dopo solo sei mesi di matrimonio, il 28 giugno 1940, le portarono via. Vedova giovanissima, riversò le proprie energie nella famiglia di origine e in quella del marito (che lasciò solo nel 1954 alla morte della suocera), come nella parrocchia: tra i molti impegni a favore della gente, aiutò l’allora parroco don Panichi e poi don Giorgio a fondare l'asilo parrocchiale prima dell'arrivo delle suore. Dal 1954 si trasferì in Arezzo, dedicandosi con entusiasmo al lavoro di infermiera, ai genitori, ai fratelli, alle cognate e ai numerosi nipoti. Nel corso delle esequie è stata così ricordata dal nipote Piergiovanni Bianchini: La zia Beppa, è stata davvero un a madre per alcuni di noi: ci ha sostenuto nelle difficoltà di ogni genere, ci ha fatto crescere con quei principi morali e cristiani e con quella fede che l'ha sorretta sempre. Disperata, lo ricordano le cronache, fu solo alla notizia della morte tragica del marito: poi si è rimboccata le maniche, ha costruito la sua vita sulla roccia del lavoro, dell' amicizia, della disponibilità e dell' aiuto per tutti, ma soprattutto sulla fede immensa in Dio e nella Provvidenza (e il rosario le ha fatto compagnia fino all' ultimo). Non c'erano feste o ricorrenze che le sfuggissero, magari per un saluto o l’immancabile regalo: la sua porta era sempre aperta, la sua tavola sempre pronta anche per un arrivo inaspettato. Hai sofferto quando vedevi soffrire gli altri, hai gioito per qualche successo di chi ti stava attorno, fiera delle tue origini. Ci hai insegnato che la dignità si costruisce con il lavoro, con gli affetti, con l’altruismo e con le opere buone. Ogni nipote, ogni pronipote, porta con sé sorrisi, consigli, ricordi, sensazioni, avvenimenti che rimangono scolpiti nella mente e nell'animo; tutti concorrono a dire che sei stata una donna coraggiosa e forte e che nonostante il venir meno della tua mente e delle tue forze negli ultimi anni, ci hai guidato come una madre grande e saggia. 14 Qualcosa di Noi ATTUALITA’ Gli ultimi anni di Giuseppa sono stati progressivamente segnati dalla malattia, durante la quale è stata amorosamente assistita, assieme alla sua famiglia, dalla nipote Marcella, che sempre durante le esequie l’ha così ricordata: Oggi la nostra grande famiglia ha perso l'ultima roccia, ma in cielo è festa grande perché adesso siete tutti insieme. Con te si chiude una generazione ma i valori che, a partire dai nonni, ci avete trasmesso non andranno persi perché siamo tanti e tanto uniti. Di questa grande famiglia TU in particolare, sei stata il simbolo, l'anima, il pilastro e tutto ti è ruotato intorno. Tu giovane vedova, di 21 anni, tu che avevi il dritto di essere sostenuta e consolata, tu hai sostenuto e consolato e già da allora hai fatto della tua vita una missione di amore. Nessuno ti è passato accanto senza aver ricevuto qualcosa da te e in una lunga vita di fede e speranza sei stata sposa esemplare, figlia amorosa, sorella generosa; sei stata ZIA, la grandissima ZIA di tanti adorati nipoti. Poi, anni fa, è arrivata la brutta malattia. L'ALZAIHMER, ci ha tolto lentamente, anno dopo anno, giorno dopo giorno, il tuo aiuto, la tua indipendenza, la tua "intelligenza". Ha appannato i tuoi riflessi e le tue forze, ti ha quasi tolto la dignità. Non ha scalfito la tenacia e la fede. Da quel momento tutti ti abbiamo preso per mano. Ognuno per restituirti ciò che gli avevi donato. Oggi siamo coscienti che è giunta l'ora di lasciarti andare, non perché è diminuito il nostro impegno, ma perché tu eri ormai troppo stanca. Tempo fa ho trovato un pensiero di una santa dei nostri giorni, che fra l'altro portava proprio il tuo nome: Suor Giuseppina Bakhita. E' con le sue parole e con l'amore di tutti che ti saluto per sempre. "Me ne vado, adagio adagio, verso l'eternità. Me ne vado con due valigie: una contiene i miei peccati, l'altra, ben più pesante, i meriti infiniti di Gesù Cristo. Quando comparirò davanti al tribunale di Dio, coprirò la mia brutta valigia con i meriti della Madonna, poi aprirò l'altra, presenterò i meriti di Gesù e dirò all'Eterno Padre: Ora giudicate quello che vedete!. Oh, sono sicura che non sarò rimandata! Allora mi volterò verso san Pietro e gli dirò: Chiudi pure la porta, perché resto!”. Abbiamo voluto ricordare Giuseppa Nicchi in modo particolare anche sul nostro Giornalino perché la nostra comunità parrocchiale ha un debito di riconoscenza nei suoi confronti, per l’opera fedele da lei profusa fino al 1954 e perché la sua memoria rimane in benedizione, come quella di una persona saggia, caritatevole e forte. 15 Qualcosa di Noi ATTUALITA’ La battaglia di Campaldino-11 giugno 1289 . Tesi di laurea di Mario Fatichi Sarà perchè è stato uno studente-lavoratore come me ( e si sa quanto è faticoso unire il lavoro allo studio sistematico), sarà l’ amicizia o l’ argomento accattivante che ha inciso nella storia di Arezzo medievale e nella storia complessiva della nostra città, eccomi a commentare, se pur brevemente, la tesi di Mario Fatichi, laureatosi in Scienze politiche all’ Università degli Studi di Urbino ”Carlo Bo”, La battaglia di Campaldino-11 giugno 1289: luogo e data che segnano davvero lo spartiacque delle lotte e della guerra tra la guelfa Firenze e la ghibellina Arezzo e della conseguente dura egemonia fiorentina in Toscana. La battaglia, nel giorno di Santa Barbara, avvenuta ”in un sabato di fine primavera, caldo e afoso” e che occupa l’ intero capitolo secondo, è preceduta da uno studio molto preciso e articolato, sulle condizioni civili, sociali e militari in cui si trovavano le due città rivali a metà del XIII secolo, all’ antefatto del 1288 di Pieve al Toppo (dove gli Aretini Campaldino sconfiggono in un’ autentica carneficina l’ esercito senese), ai sussulti democratici popolari contro l’ egemonia di potenti famiglie, alla signoria di Guglielmino degli Ubertini, vescovo di Arezzo, alla ineluttabilità dello scontro e all’ analisi sulle impari forze dei due schieramenti (quasi doppie quelle e). Sullo sfondo, le figure dei comandanti, Amerigo di Narbona e Guglielmo Bernardo di Durfort per i Fiorentini (di fatto, quest’ultimo, il vero comandante in campo), Buonconte da Montefeltro, Guglielmo de’ Pazzi di Valdarno e il vescovo-conte degli Ubertini per gli Aretini (quest’ ultimo personaggio davvero, in lotta contro Cortona, Camaldoli, la parte guelfa della propria città, a fianco dei Senesi contro i Fiorentini nella battaglia di Montaperti nel 1260, generoso ospitante quando il pontefice Gregorio X, di ritorno dal Concilio di Lione, si ammala e muore in vescovato il 10 gennaio 1276). Alla battaglia, che avviene nella piana di Campaldino, “nella contrada detta Certomondo” partecipano circa 2.500 cavalieri e almeno 18.000 fanti. Fu un vero massacro e dopo un primo momento di smarrimento, la vittoria arride in poche ore ai guelfi fiorentini che uccidono tutti e tre i comandanti delle truppe avversarie (compreso il vescovo Guglielmino). Fatichi, seguendo fedelmente le Croniche di Dino Compagni e Giovanni Villani (gli storici-cronisti di eccezione del tempo), coinvolge il lettore sugli schieramenti, sulle 16 Qualcosa di Noi ATTUALITA’ 17 perdite umane, sui feriti e sulle conseguenze della battaglia con la conquista da parte fiorentina, di castelli e terre del Casentino (e non solo). Arezzo, comunque, pur battuta sonoramente sul campo, salva la sua città: perderà la libertà, dopo il periodo glorioso del vescovo Guido Tarlati, circa un secolo dopo, nel 1384 (si trattò in realtà, da parte della fazione guelfa della città, della “consegna” a Firenze, in cambio del potere locale e della forte protezione). Campaldino, nella storia e nella tradizione, evoca Dante e Buonconte da Montefeltro: una parte della tesi non poteva non soffermarsi sulla presenza del sommo poeta, sui riferimenti alla battaglia e sulle figure da lui immortalate nella Commedia. Dante “feditore a cavallo”, il suo “incontro con la violenza e con il sangue”, l’ ammirazione per il nemico Buonconte e per la sua misteriosa fine, “forato nella gola”, portato lontano sul greto dell’ Archiano “rubesto” da un temporale violentissimo, forse coperto da terra e ghiaia, tanto “che non si seppe mai tua sepoltura” (Purgatorio, canto V). Interessanti e puntuali la tradizione e i riferimenti letterari e storici alla battaglia di Campaldino nel tempo: detto delle testimonianze insostituibili di Villani e Compagni, vengono citati Leonardo Bruni, Macchiavelli delle Istorie fiorentine e poi, dopo una parentesi di tre secoli, gli studi otto-novecenteschi da Isidoro del Lungo a quelli noti e recenti di Giovanni Cherubini, Franco Cardini fino a quelli, complessivi, del Convegno in occasione del VII centenario della battaglia, del settembre 1989, di Poppi. Campaldino nell’ immaginario e nella memoria collettiva è ricordato anche da una delle più brillanti scrittrici per ragazzi di fine ‘800 e primi ’900, quella Emma Perodi che ne Le novelle della nonna, tutte ambientate nel Casentino, prendendo spunto dalla battaglia, costruisce una storia fantastica e suggestiva. Una tesi agile, ben fatta, che unisce la gradevolezza e la scorrevolezza della lettura alla puntualità delle numerosissime fonti storiche e letterarie citate. Si sente la partecipazione del suo Autore, al quale facciamo i complimenti più sinceri. Giovanni Bianchini Qualcosa di Noi ATTUALITA’ Importante operazione di bonifica ambientale in provincia di Arezzo Attraverso organi di stampa ben più importanti di noi, abbiamo appreso la notizia ( pensiamo di fare cosa gradita portarla a conoscenza degli interessati) che il Corpo Forestale dello Stato ha dato inizio ad un’ importante opera di bonifica ambientale che prevede la rimozione delle carcasse di auto abbandonate in aree pubbliche e private della provincia di Arezzo. Si tratta di auto che non possono più circolare e che i proprietari hanno abbandonato lungo le strade o in campagna. La loro presenza può essere accertata direttamente dal Corpo Forestale o attraverso segnalazioni. Questi veicoli tecnicamente classificati come rifiuti speciali pericolosi, rappresentano un notevole fattore di degrado ambientale e di rischio, in quanto dotati ancora di parti che possono inquinare l’ ambiente. La loro rimozione è curata dal Corpo Forestale ed in particolare dall’ Unità Operativa Territoriale di Arezzo, ma le spese saranno a carico del proprietario del veicolo , quando è possibile risalirci attraverso i dati dell’ auto, in caso diverso i costi e le sanzioni previste saranno a carico del titolare del terreno. Un consiglio, suggerito dalla Forestale, ai proprietari, è quello di provvedere personalmente e con estrema sollecitudine alla rimozione delle auto, altrimenti se ne occuperà l’ ente autorizzato: in questo caso oltre alle pesanti sanzioni per deposito di rifiuti pericolosi, ci saranno dei costi notevoli per la rimozione e per lo smaltimento presso centri di demolizione autorizzati. La rimozione di tutti i veicoli rinvenuti richiederà alcuni mesi, in quanto la procedura necessaria è piuttosto complessa, ma permetterà al Corpo Forestale dello Stato di svolgere un’importante opera di risanamento ambientale a beneficio di tutti i cittadini che vivono in provincia di Arezzo. (Flavio) Apprendiamo che pure i volontari del WWf e anche la Guardia di Finanza si sono accollati l’ onere di individuare questo tipo di rifiuto. Finalmente, se tutti prenderemo coscienza del problema, potremo dare al nostro ambiente un aspetto decoroso e curato giustificando così la cartellonistica e quello, che attualmente può essere definito puro esercizio dialettico, di paese consacrato alla tutela dell’ ambiente. 18 Qualcosa di Noi ATTUALITA’ 19 Per le “strade” della Valcerfone e oltre. Quest’anno per le vacanze estive ho fatto due gite. Brevi ma intense, belle e divertenti. Senza andare troppo lontano, ma senza utilizzare i mezzi di trasporto tradizionali, auto, pullman, jeep … niente di tutto questo. Mezzo utilizzato : bicicletta. Anzi, per la precisione, per gli itinerari di cui vi parlerò ci vuole la mountain bike (termine americano, ma almeno il merito di questa invenzione agli americani va dato). Compagni di viaggio che mi hanno assecondato : Quinti Gabriele, Porcellotti Mirco e Maccari Alessandro. Primo itinerario : Palazzo del Pero, passo della Dogana, a sinistra per un breve tratto del sentiero 558 del C.A.I., Poggio della Caccia, Poggio dello Sbirro ( sopra una delle vette più famose della Valcerfone, l’Aiola ), al bivio per Bivignano a destra, Le Forre, strada che viene da Scandolaia, agriturismo L’Arcobaleno (e qui si traversa il territorio del Comune di Anghiari per poi entrare nel comune di Monterchi), strada che costeggia il torrente Padonchia, Monterchi, Le Ville, Pieve a Ranco, Molin Nuovo, Palazzo del Pero (totale, circa 47 km). Descrizione dell’itinerario da uno poco esperto di bicicletta ma affascinato da questi luoghi. La salita fino al passo della Dogana è da scalatori (almeno dal mio punto di vista), 8.7 km di cui quasi 6 di salita mozzafiato. Arrivati in cima, prima di scollinare, si gira a sinistra e si segue, in mezzo agli abeti, il sentiero 558 del C.A.I., ma si lascia subito mantenendosi a sinistra. Si prosegue per una mulattiera sconnessa, piena di sassi, in un susseguirsi di saliscendi. Al Poggio dello Sbirro siamo a 935 metri s.l.m.. Girando a sinistra si andrebbe a L’Aiola, invece sempre dritto verso Bivignano. Arrivati al bivio di Bivignano, veloce consultazione della cartina, perché, insomma … in queste zone i cartelli scarseggiano!! Ad un certo punto arriviamo ad una casa abitata e incontriamo il proprietario, un omino simpaticissimo e disponibilissimo a insegnarci la strada, cappellino giallo-verde in testa, subito ribattezzato “Sindaco delle Forre” … già … perché scopriamo che quel posto si chiama Le Forre (nella cartina neanche c’è scritto, ma non nell’atlante mondiale, nella cartina del sentiero 50, dove si trovano anche Formicheto, Scopeto, Carpelle). Ancora avanti per una discesa che richiede freni perfettamente funzionanti, fino a ritrovare una strada carrabile (quella Qualcosa di Noi ATTUALITA’ che viene da Scandolaia), qui si gira a destra e si prosegue in discesa fino a trovare la strada asfaltata che costeggia il torrente Padonchia, che da il nome all’omonima valle. Qui la zona è meno selvatica, si costeggiano campi coltivati prevalentemenete a tabacco, a destra le strade che portano a Pianezze, Ripoli, Fonaco, a sinistra le strade che portano al paese Padonchia. Proseguendo per alcuni chilometri, si giunge alla provinciale che porta a Monte Santa Maria Tiberina. Qui noi abbiamo girato a sinistra per Monterchi. E anche il giro per le stradine interne di Monterchi è interessante, ad agosto i turisti stranieri sono anche qui. Da Monterchi il ritorno al Palazzo avviene per la statale, attraversando Pocaia, Le Ville, Pieve a Ranco, Molin Nuovo. Secondo itinerario : Palazzo del Pero, Molin Nuovo, Bivignano, verso Lippiano, poi due volte a destra fino ritrovare la strada 20 che viene da Scandolaia e porta all’agriturismo L’Arcobaleno, strada della valle della Padonchia, a destra si traversa il torrente Padonchia e si prosegue verso Ca di Murcia, Torre dell’Elci, indietro fino a ritrovare la strada della Padonchia, Monterchi, Le Ville, Pieve a Ranco, Molin Nuovo, Palazzo del Pero (totale circa 43 km). Itinerario spettacolare dal punto di vista turistico, impegnativo dal punto di vista agonistico. I pezzi forti sono naturalmente Bivignano, antico borgo medioevale e Torre dell’Elci dove si trovano i resti di un antica torre di origine medioevale, entrambi raggiungibili a fatica, bisogna penare, sudare e questo contribuisce ad accrescerne la bellezza. Da Molin Nuovo si sale per un strada sterrata carrabile e le pendenze non scherzano. Lungo il tragitto si incontrano due maestà, dopo qualche chilometro Bivignano appare sulla sinistra. Giunti in questo borgo è obbligatorio ammirare le case l’una a ridosso dell’altra e la chiesa intitolata a San Giacomo. Ripartendo si prosegue verso Lippiano e si traversano splendide macchie di castagni. Mantenendosi sempre a destra si trova la strada carrabile che porta all’agriturismo Arcobaleno, fino al torrente Padonchia. Dopo una lunga discesa, si ritrova la strada asfaltata, ma si lascia subito perché c’è da girare a destra e imboccare una strada carrabile che sale fino a Cà di Murcia. Qui la pendenze tolgono il fiato, specialmente dopo una ventina di km e la salita di Bivignano. Giunti a Cà di Murcia, la strada diventa una mulattiera, sembra il letto di un fiume, ma si comincia a scorgere la Torre dell’Elci, una sottile linea grigia in mezzo al verde. Avvicinandosi si vede come sia al culmine di una piccola montagna, un “cucuzzo”, diremmo al Palazzo, e si erge solitaria Qualcosa di Noi ATTUALITA’ a dominare i boschi sottostanti. Per andare a toccarla, per capire come faccia ancora quell’angolo di torre a rimanere in piedi, bisogna lasciare persino la bicicletta e addentrarsi nel bosco per qualche metro. Visto da sotto il rudere da’idea di quella che poteva essere una torre d’avvistamento e ha conservato probabilmente l’altezza originaria. Attualmente Torre dell’Elci si trova in territorio umbro, provincia di Perugia, comune di Monte Santa Maria Tiberina. Tornando indietro sulla sinistra, sotto la strada, ci si può rifocillare con l’acqua che sgorga da una fonte. E quindi si torna indietro per una impegnativa discesa fino a ritrovare la strada asfaltata. Da qui per rientrare al Palazzo evitando pendenze insidiose si passa da Monterchi, Le Ville, Ranco e Molin Nuovo. Al ritorno il ciclista è sfinito, ma soddisfatto perché questi luoghi sono belli, relativamente vicini, hai respirato aria buona e hai fatto attività fisica. Conviene insistere, la Valcerfone e i dintorni aspettano nuove visite. Nicola Angeli 21 RUBRICA Qualcosa di Noi 22 Ecco a voi una bella serie di parole del dialetto aretino, che in città si sono perse da molto tempo, ma che in campagna in particolar modo a Palazzo del Pero si sono protratte fino ai giorni nostri. In un certo senso è bello non perderle. Con questa rubrica vorremo fare un piccolo vocabolario palazzino. Impantanito, in senso figurato è colui che non riesce quasi più a muoversi per aver mangiato una grossa quantità di cibo, sembrerebbe una modifica di “impantanato”. “ Unne posso più, so tutto impantanito” Impippiarsi, mangiare esageratamente, letteralmente riempirsi di cibo, “me so impippeto de maccaroni, che ‘nne posso più” Incaciare, incaciatina, è l’ effetto di una spruzzatina di neve sul prato. Incaionato, è il tronco dell’ ulivo incavato “so vito a l’ ulivi a cavere el caione” Incapellarsi, andare in collera, da prendere cappello. Inceppito, sentirsi poco bene, “so tutto ineppito da la infreddagione” Infreddagione, raffreddore di stagione, “ st’anno la ‘nfreddagione un me passa”. Inciancinire, un pò è rincoglionire “ me sembri un pò rinciancinito” In du’ oppure” inducche” in dove “inducche vè?” dove vai? Infognarsi, infilarsi in una situazione precaria, “me so infognato sunna sitazione che un me riesce a scappere” Infrenare, attrorcigliarsi in una situazione. “me so ‘nfreneto sunna sitazione...!” Qualcosa di Noi POESIA Il nonno innammorato – Silvia Oggi è un bel giorno, non tutti lo sanno, il 15 novembre è il suo compleanno. Non posso dire con chiarezza, cosa provo quando mi fa una carezza, ti prendo in collo, tu mi abbracci, oltre alle carezze mi dai tanti baci. Con te posso parlare, ora che sei fatta grande… non porti più il pannolone, ma porti le mutande. Quello che tu mangi sempre non lo so, a me davano la pappa; tu fai la popò mentre io facevo la cacca. Spesso il pensiero va lontano, tu sei piccina, io troppo anziano, spero tanto nell’aiuto di Dio che quando sarai veramente grande ci sia ancora io. Ogni sera io ti sento, vado a dormire e son contento, quello che dico esce dal mio cuore, Silvia, del nonno, tu sei l’amore. Novembre 2005 Silvano Favilli 23