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Lezione su “La disponibilità ad apprendere”
LA DISPONIBILITÀ AD APPRENDERE Dimensioni emotive nella scuola e formazione degli insegnanti Giorgio Blandino Bartolomea Granieri Principi di base che caratterizzano il processo di apprendimento e la relazione didattico-pedagogica secondo un vertice psicoanalitico: Primato del mondo interno Il mondo interno influenza il modo in cui percepiamo, il modo in cui interpretiamo e il modo in cui ci comportiamo La crescita e lo sviluppo della mente e della personalità sono possibili solo all’interno di una relazione Il bisogno di relazione è un bisogno fondamentale e primario come i bisogni biologici Le relazioni adulte significative sono influenzate dal modo in cui si sono vissute le relazioni primarie infantili Le funzioni cognitive superiori dipendono dalle funzioni emotive-affettive La psicoanalisi è una teoria dello sviluppo e della crescita La psicoanalisi è una teoria della mente, del pensiero e della conoscenza La psicoanalisi è una teoria psicosociale La sofferenza e il dolore mentale sono al centro dell’apprendimento L’apprendimento autentico è un apprendimento fondato sull’esperienza Scissione tra cultura emozionale e cultura intellettuale Conoscenza “di” qualcosa e conoscenza “da” qualcosa La mente dell’insegnante come strumento di lavoro Rapporto docente-allievo come ambito in cui l’alunno può interiorizzare una mente capace di riflettere anche sugli aspetti più confusi e difficili della propria esperienza La relazione docente-allievo può assumere una valenza terapeutica Le capacità di gestire dimensioni emotive concomitanti al processo di apprendimento è connessa alla capacità di riconoscerle, integrarle e gestirle dentro di sé Promozione dello sviluppo della mente dell’insegnante come condizione per una profonda e autenticamente innovativa professionalizzazione La funzione psicoanalitica della mente È una funzione di ascolto, di pensiero, di consapevolezza di quel che prova l’altro ma anche di ciò che proviamo noi nel nostro rapporto con l’altro È Una potenzialità della nostra mente già presente e da sviluppare L’apprendimento promosso dall’attivazione della funzione psicoanalitica della mente è autentico e originale e non è solo un’imitazione superficiale di modelli proposti dall’altro L’adozione di “percezione psicoanalitica” non si manifesta nel fare interpretazioni ma nel modo di organizzare l’apprendimento Il docente deve preoccuparsi di assicurare le condizioni relazionali in cui si possa realizzare il processo conoscitivo Etica e insegnamento Non è possibile conoscere senza amore e solo l’amore e l’attenzione verso l’oggetto permettono di conoscerlo L’essenza dell’etica è la salvaguardia dell’oggetto e l’ammirazione per la sua esistenza Il cercare di manipolare l’oggetto di conoscenza è un modo di cercare di sfuggire al dolore mentale che il processo conoscitivo comporta “Etica genitoriale”: capacità interna che consegue all’aver raggiunto un elevato grado di integrazione mentale e che implica “lavoro e senso di responsabilità nei confronti del mondo e di tutte le sue creature, umane, animali e vegetali” L’atteggiamento etico nasce dall’adesione a norme che nascono all’interno della mente e della capacità di integrare gli impulsi, piuttosto che all’adesione a regole imposte o dettate dall’esterno Il rapporto madre-bambino come prima esperienza di apprendimento L’apprendimento nella scuola Dall’analisi dei programmi del 1985 si evince come la scuola manifesti difficoltà a considerare ciò che attiene alla sfera emotiva e come riservi una condizione di privilegio alle problematiche e alle conoscenza connesse all’apprendere e al saper fare Si assiste ad una scissione fra aspetti cognitivi ed emotivi, con conseguenze sul piano dell’insuccesso scolastico e delle difficoltà di apprendimento L’apprendimento come esperienza emotiva In un’ottica psicoanalitica, l’oggetto appreso è sempre diverso dall’oggetto reale, pur riferendosi ad esso Le rappresentazioni che simbolizzano gli oggetti esterni nella mente sono il prodotto dell’incontro fra le informazioni sensoriali, le emozioni, i sentimenti, le precedenti rappresentazioni mentali, e si costituiscono come realtà psichica, cioè come mondo interno del soggetto Secondo l’ottica psicoanalitica l’apprendimento è possibile solo tenendo conto che non è un fatto esclusivamente intellettuale, né esclusivamente legato allo sviluppo delle strutture neurologiche, ma dipende, invece, direttamente dallo sviluppo delle emozioni, dei vissuti, delle fantasie che determinano la qualità del mondo interno dell’individuo e il tipo di incontro con gli oggetti del mondo esterno Il rapporto madre-bambino Il primo abbozzo di un sistema psichico è concepibile nei termini di un sistema alimentare connotato dalla situazione emotiva della madre e del bambino Non è un caso che si usino termini: - “assorbire” conoscenza - “digerire” e “metabolizzare” i fatti - “spingere” fuori pensieri indesiderati e idee “disgustose” La relazione madre-bambino rappresenta una modalità di conoscenza: la madre non solo contiene il messaggio emotivo del bambino, ma lo pensa, lo elabora, lo decodifica, differenziando i sentimenti e le emozioni che egli comunica in modo da dare loro un nome. La “tolleranza alla frustrazione” , presente in misura diversa nella personalità infantile, può essere incrementata o meno a seconda del contesto in cui vive il bambino La funzione genitoriale può aiutare il bambino a trasformare e attenuare la sofferenza psichica dell’apprendere a relazionarsi con il mondo esterno, anziché annientarvisi, nella misura in cui la stessa madre può trattenere e trattare nella sua mente le proprie angosce e difficoltà e rimanere, nel contempo, in contatto con il bambino quando questi evidenzia modalità e ritmi relazionali incomprensibili o, per lei, negativi e difficili da accettare Se la mamma può accettare i propri vissuti di indeguatezza, anziché proiettarli sul bambino vissuto come figlio inadeguato e persecutore ingrato, permetterà il prevalere della fiducia nelle proprie risorse e in quelle del bambino, contribuendo al formarsi di quelle ipotesi e pensieri che costituiranno le premesse per il normale sviluppo cognitivo del bambino Lo sviluppo cognitivo come crescita emotiva La relazione madre-bambino (così come più tardi quella fra insegnante e allievo) lega fra loro un soggetto più ricco, che ha il latte e la possibilità di dare cure, e un soggetto che non possiede queste ricchezze, ma ne ha bisogno Nella impossibilità di possedere e avere il controllo su ciò che soddisfa i suoi bisogni, il bambino può fantasticare di nutrirsi da sé e di fuggire dalle sensazioni di mancanza e dalla dipendenza da qualcosa di altro da sé. Tale tentativo è destinato a fallire e il bambino sperimenta che non può far cessare da solo uno stato di bisogno È così che possono sorgere sentimenti distruttivi come l’odio e l’invidia, impulsi rabbiosi diretti a distruggere qualcosa perché non appartenente e incapace a soddisfare i bisogni automaticamente e istantaneamente Questa modalità distruttiva si realizza attraverso un’operazione mentale che la Klein chiama “identificazione proiettiva” : il bambino espelle le parti cattive del Sé e invade con queste l’oggetto buono, a tal punto che quest’ultimo si trasforma, nella sua mente, in un oggetto invidioso e attaccante. Quella che è l’invidia e la distruttività del bambino diventa una caratteristica del seno stesso , rappresentato nella mente come invidioso Ma l’identificazione proiettiva può aiutare l’evolvere della mente verso forme più ricche di pensiero. Il bambino che evacua nella mamma aspetti di sé cattivi e insostenibili, in un certo senso preserva le sue strutture buone ma ancora fragili e, nel contempo, può riappropriarsene successivamente attraverso la “identificazione introiettiva” di queste parti bonificate grazie al contenimento della mamma Il bambino può iniziare a capire che le esperienze buone che egli ha dentro di sé si sono create nel rapporto con la mamma e ciò che credeva nemico e al di fuori di sé viene creato dai propri sentimenti (“fase depressiva”) La situazione depressiva è caratterizzata dall’elaborazione del “senso di colpa”, come atteggiamento volto a conservare l’oggetto ed a preservarlo dagli attacchi distruttivi. È questo l’aspetto riparativo che fonda le prime operazioni da cui nasce la possibilità di formulare pensieri efficaci per la conoscenza La riparazione ha una valenza affettiva, ma al tempo stesso cognitiva, in quanto sostiene una conoscenza realistica che coglie l’oggetto alla luce dei sentimenti soggettivi, ma senza più confonderli con le caratteristiche dell’oggetto stesso. Così, la rabbia potrà segnalare aspetti insoddisfacenti della relazione con la mamma, ma non trasformerà quest’ultima in un persecutore rabbioso In analogia con quanto accade nella relazione madre-bambino, nella dinamica della conoscenza un soggetto deve sperimentare la dipendenza da un sapere che non gli appartiene ancora: qualcosa che è esterno, ma al tempo stesso può essere introiettato, qualcosa che non basta desiderare perché possa divenire patrimonio del soggetto Lo spazio che separa il soggetto dalla conoscenza e, nella scuola, l’allievo dall’apprendimento, può essere attraversato con fiducia e tolleranza della frustrazione, o con rabbia e invidia, o vivendo come nemico l’oggetto da conoscere o da studiare, proprio come capita al bambino nel rapporto con il latte della mamma. Apprendere dall’esperienza Bion ha approfondito in modo innovativo la teoria psicoanalitica della conoscenza vista come un apprendere dall’esperienza, come un processo che ha a che fare con l’elaborazione personale e soggettiva delle informazione sensoriali e delle emozioni che accompagnano l’incontro con l’oggetto L’apprendimento ha a che fare con la difficoltà di prendere nella nostra mente qualcosa che ancora ci è estraneo perché ignoto. La conoscenza, dunque, è un percorso da uno stato di non conoscenza a uno di conoscenza nel quale il soggetto si trova a sperimentare l’incertezza dell’ignoto. È questo il disagio cognitivo ed emotivo insieme che deve essere tollerato perché vi sia un reale apprendimento