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SENTIREA SCOLTARE online music magazine NOVEMBRE N. 37 L uk e Vi b e rt Si x O rg a n s O f Ad mitta n ce Sa m a mi d o n Amari R i c h a rd S k e l t o n F i nk (etre) Pr a m J oy D i v i s i o n Jean Jeacques Perrey TBA Quando Alice ruppe lo specchio sentireascoltare 1 www.audioglobe.it vendita per corrispondenza tel. 055-3280121, fax 055 3280122, [email protected] DISTRIbuzione discografica tel. 055-328011, fax 055 3280122, [email protected] THE WOMBATS CARBON/SILICON “A Guide to Love, Loss & Desperation” “The Last Post” CD ADA/14th Floor Singoli che girano già da mesi e 7” ormai introvabili, locali riempiti senza neanche avere un contratto discografico e apparizioni sulle pagine delle più importanti riviste specializzate inglesi. Il brillante debutto dei The Wombats, trio di Liverpool che si è conosciuto alla Paul McCartney’s Liverpool Institute of Performing Arts, è finalmente pronto. Tredici pezzi irresistibili, umorismo ed intelligenza. Punk-Pop superenergetico e stravagante. Prodotto Stephen Harris (Kaiser Chiefs) e mixato da Rich Costey (Muse, Franz Ferdinand...). THE BRUNETTES “Structure & Cosmetics” è il disco con cui il duo neozelandese di Auckland, sbarca finalmente negli Stati Uniti grazie al fiuto, ancora una volta vincente di Sub Pop. I meravigliosi suoni di The Brunettes sono un qualcosa di cui ci si innamora sin dal primo ascolto. Magicamente sospesi tra Velvet Underground, The Shins, Architecture in Helsinki, Rilo Kiley e The Beatles. Da non perdere dal vivo: 24.11 Maniago @ Teatro Verdi, 25.11 Carpi @ Mattatoyo. OKKERVIL RIVER BOOKA SHADE 2CD Fat Cat CD !K7 Dopo la riscoperta del suo talento grazie all’album “Lookaftering” da parte della benemerita Fat Cat, Vashti Bunyan tira fuori dai suoi archivi una manciata di singoli e demo registrati tra il 1964 ed il 1967. Il primo cd raccoglie una serie di singoli incisi tra il ’65 ed il ’66. Il secondo, invece, ne colleziona le prime registrazioni in studio. Brani vicinissimi alla perfezione fra pop, folk, registrazioni casalinghe ed atmosfere autunnali. Assolutamente da riscoprire in attesa di un nuovo lavoro. Sono i berlinesi Booka Shade (aka Walter Merziger e Arno Kammermeier), co-fondatori della Get Physical, i prossimi artisti a compilare il nuovo volume della serie DJ Kicks. Booka Shade approntano una selezione molto originale in cui linee di basso potenti e parti melodiche ben presenti collidono in una sorta di moderna Avant-Electro. Include il brano esclusivo di Booka Shade ‘Numbers’, così come tracce inedite di Nôze, Lopazz e Matthew Dear. KLAXONS FAIRMONT “Coloured in Memory Album” presents DJKiCKS Stick in Your Mind – Singles and Demos ‘64-’67” CD Sub Pop CD Rapster “Discovered” è un interessante progetto ideato da Rapster (ricordate l’ottimo “Exit Music” il tributo ai Radiohead?) che coinvolge il duo parigino dei Daft Punk, punto di riferimento della scena Elettronica, Acid-House, Rock e Hip Hop. Molti dei successi dei Daft Punk sono costruiti su campioni estrapolati da canzoni più o meno celebri. “Discovered” recupera quelle canzoni e ci svela il “dietro le quinte” di alcuni brani di uno dei progetti più interessanti e di maggior successo degli ultimi anni in ambito dance. Dopo una manciata di brani regalati on-line via mp3, i Carbon/Silicon, superband formata da Mick Jones (The Clash, B.A.D.) e Tony James (Generation X, Sigue Sigue Sputnik) accompagnati da Leo ‘E-zee-kill’ Williams (B.A.D, Dreadzone) e Dominic Greensmith (Reef), arriva finalmente all’attesissimo debutto su lunga distanza. E “The Last Post” non tradisce assolutamente le attese, anzi. 12 brani come una miscela moderna dei gruppi madre che hanno dato vita al progetto, The Clash, B.A.D. e Generation X su tutti. Ottimo! VASHTI BUNYAN “Some Things Just “Structure & Cosmetics” "DISCOVERED" a Collection od Daft Funk... CD Carbon/Silicon “A Bugged Out Mix...” ELECTRIC SIX “I Shall Exterminate Everything Around Me ...” CD Border Community CD New State CD Metropolis Quarto album per Jake Fairley, secondo con il moniker Fairmont, e prima esperienza per la Border Community di James Holden dopo il 12” ‘Gazebo/Gazelle’ e dopo i precedenti lavori su Kompakt. “Coloured in Memory Album” contiene una manciata di canzoni in cui la Techno più minimale incontra sfumature pop, in cui l’elettronica si scontra con la furia punk. Ipnotico ed innovativo. Dopo Nathan Fake e lo stesso Holden, Border Community continua a non sbagliare un colpo. Dopo il capitolo curato da Simian Mobile Disco, ecco pronto il nuovo (doppio) volume della serie che ci catapulta direttamente nei clamorosi suoni della serata londinese Bugged Out! Alla consolle, Klaxons. Nel 1° CD viene fuori il lato più clubby, nel 2° sono le tracce da ascolto il filo conduttore della selezione. I brani si snodano fra momenti Indie, Hip-House, Techno ed Elettronica. In scaletta, brani di: Luke Vibert, The Chemical Brothers, Wu-Tang Clan, degli stessi Klaxons e altri ancora... Se esiste una band che riesce ad andare sempre sopra le righe e ad eccedere, beh, questi sono gli Electric Six da Detroit. Dopo il precedente “Switzerland” in cui venivano prese cento direzioni diverse, ecco “I Shall Exterminate...”, già geniale dal titolo, che di strade ne intraprende mille. Dal Jazz cabarettistico di ‘Showtime’ all’ironico richiamo dei Coldplay di ‘When I Get To The Green Building’. Disimpegnato quanto volete, ma maledettamente groovy, divertenti e fottutamente Rock’n’Roll. 16.11.07 Firenze @ Viper 17.11.07 Roma @ Circolo degli Artisti 18.11.07 Bologna @ Covo FUJIYA & MIYAgi 23.11.07 Milano @ Casa 139 24.11.07 Bologna @ Covo sommario 4 News 8 The Lights On Yea sa ye r, Birch vi lle Cat M ot el, F ink, Sama mido n 10 1 2 Speciali A ma ri, Ana trofo bia, ( et r e) , Richa rd Skelto n, Six O r gans O f Adm it t an ce , Lu ke Vibe r t , TBA 38 Recensioni Black Dice, Old Ti m e R e l i j u n , P e r r e y & Vibert, Radiohe a d , R o a m T h e H e l l o Clo ud s, Sig htin gs, Yellow Swans . . . 1 0 3 Rubriche (Gi)An t Step s Che t Baker We Are De mo: Insula Dulcamara , G i o v a n n i A . S e c h i , Discorevolver, P a n t a , Ve n e z i a . . . Classic Joy Division , Pram , Chr is Bell, Pr inc e Cinema 12 Cu lt: Rad io Da ys ( W. Allen) , L a r a g a z z a del lag o, In qu es t o m ondo liber o. . . I cosiddetti conte m p o r a n e i Jea n Jacqu es Per r ey Direttore Edoardo Bridda Coordinamento Teresa Greco Consulenti alla redazione Daniele Follero Stefano Solventi Staff Gaspare Caliri Valentina Cassano Antonello Comunale Antonio Puglia Hanno collaborato Gianni Avella, Davide Brace, Marco Braggion, Nicholas Campagnari, Alessandro Grassi, Paolo Grava, Manfredi Lamartina, Alarico Mantovani, Fabiola Naldi, Massimo Padalino, Stefano Pifferi, Andrea Provinciali, Stefano Renzi, Costanza Salvi, Vincenzo Santarcangelo, Michele Saran, Giancarlo Turra, Fabrizio Zampighi, Giuseppe Zucco. Guida spirituale 106 Adriano Trauber (1966-2004h) Grafica Edoardo Bridda, Valentina Cassano in copertina TBA SentireAscoltare online music magazine Registrazione Trib.BO N° 7590 del 28/10/05 Editore Edoardo Bridda Direttore responsabile Antonello Comunale Provider NGI S.p.A. Copyright © 2007 Edoardo Bridda. Tutti i diritti riservati. La riproduzione totale o parziale, in qualsiasi forma, su qualsiasi supporto e con qualsiasi mezzo, è proibita senza autorizzazione scritta di SentireAscoltare 118 sentireascoltare 3 news a c u r a d i Te r e s a G r e c o Alison Goldfrapp e Willl Gregory tornano con un nuovo album: Seventh Tree vedrà la luce nel prossimo febbraio su Mute Records… Gli Animal Collective pubblicano a novembre il nuovo singolo Fireworks tratto dal recente Strawberry Jam, di cui si può vedere da Yo u Tu b e u n o s h o r t f i l m r e a l i z z a t o p e r l ’ o c c a s i o n e ( h t t p : / / w w w. y o u t u b e . com/watch?v=ztvr09J7KK4)… I Beach House pubblicheranno il nuovo album Devotion a febbraio dell’anno prossimo su Carpark… E s c e a n o v e m b r e s u D r a g C i t y T h e Va l e r i e P r o j e c t , c h e v e d e G r e g Weeks (degli Espers) collaborare con diversi artisti dell’area di Phil a d e l p h i a , q u a l i F e r n K n i g h t , G r a s s , F u r s a x a , Ti m e s b o l d , W o o d w o s e , Rake e Charles Cohen, per una colonna sonora ispirata al film ceco di J a r o m i r J i r e s Va l e r i e a n d H e r W e e k o f W o n d e r s ( 1 9 7 0 ) … GLS ovvero Gold Standard Laboratories ha annunciato dal sito ufficiale la sua chiusura il 29 ottobre scorso, proprio mentre cadeva il suo quattordicesimo anniversario; la label era stata fondata nel 1993 in Colorado da Sonny Kaye (Angel Hair)… Cat Power A distanza di 16 anni, tornano gli americani B-52 con un album dal titolo Funplex, che uscirà l’anno prossimo a febbraio; l’ultimo album del gruppo new wave USA risaliva al ’92 (Good Stuff)… Tr e c o n c e r t i a c u s t i c i n e l n o s t r o p a e s e p e r B r e t t A n d e r s o n ; l ’ e x - S u e d e sarà il 6 dicembre a Milano al Rainbow Club, il 7 a Roma al Classico Village, l’8 a Ravenna al Bronson, per proporre sia pezzi solisti (il disco omonimo è uscito lo scorso marzo) che dell’ex-gruppo… Resa nota la tracklist del secondo disco di cover di Cat Power, Jukebox, in uscita su Matador il 22 gennaio prossimo: conterrà due inediti ( S o n g To B o b b y , d e d i c a t a a D y l a n , e M e t a l H e a r t ) . F r a g l i a r t i s t i c o v erizzati: Hank Williams, James Brown, Dylan, Creedence Clearwater Revival e Billie Holliday… Notizie da parte di Geoff Barrow sul nuovo, più volte annunciato, album dei Portishead; sarebbero in dirittura d’arrivo con le registrazioni, e la pubblicazione arriverebbe a fine anno. Sarà da credergli questa volta? Il 20 ottobre scorso è scomparso per un attacco di cuore Paul Vincent Raven, bassista dei Killing Joke sin dal 1982; aveva partecipato al momento d’oro della band (negli album Fire Dances, Night Time e Brighter than a Thousand Suns) e negli ultimi anni suonava nei Ministry… 4 sentireascoltare Ci ha lasciati anche Paul Fox, chitarrista dei Ruts, gruppo punk-reggae della prima ora; Fox aveva collaborato con UK Subs, Misty In Roo t s e To m R o b i n s o n … An co ra n ecrologi: la leggenda c ount r y Po rt e r Wa g o n e r è s c o m p a r s o a Nashville il 28 o t t o b r e a l l ’ e t à d i 8 0 a n n i ; a v e v a p u b b l i c a t o l ’ u l t i m o a l b u m Wa gonm a ste r lo s c or s o giugno s u Ant i… An nu nciato l’at t es o nuov o album dei M agn e t i c F i e l d s , p i ù v o l t e r i n v i a to : Distor tion s ar à pubblic at o s u Nones u c h i l 1 5 g e n n a i o 2 0 0 8 , c o m e d a a nn un cio s ul s it o uff ic iale di St ephin M e r r i t t ( h t t p : / / h o u s e o f t o m o r r o w. com/)… Sa rà p ub blicat o il 22 gennaio s u J agjaguw a r i l n u o v o a l b u m d e i B l a c k Mountain, In The Fut ur e. I l g r u p p o è a t t u a l m e n t e i m p e g n a t o i n u n t o u r mo nd iale che t oc c her à anc he l’I t alia per un ’ u n i c a d a t a a C e s e n a i l p r o s s i mo 19 no ve mbr e… Nu ova uscita ent r o l’anno pr os s im o per A l e x Tu rn e r d e g l i A rc t i c M o n k ey s: non è d a t o a n c o r a s a p e r e s e s i t r a t t e r à d i u n d i s c o s o l i s t a o d i u n g rup po p ara llelo. Le r egis t r az ioni s ono s t a t e e ff e t t u a t e i n s i e m e a J a m e s Ford de i Simian M obile Dis c o e a M iles Kan e d e i R a s c a l s , c o n O w e n P a l le t aka Fina l Fant as y agli ar r angiam ent i… Co llab ora zio ne s u Lex t r a G r uf f Rhys dei S u p e r F u rry A n i ma l s e i l p r o d utto re Boo m Bip, a nom e Neon Neon. I l p r i m o a l b u m s a r à p u b b l i c a t o a febbraio 2008 , c o n l a p a r t e c i p a z i o n e d i S p a n k R o c k , H a r M a r S u p e r s t a r, Ma gic Nu mbe r s e alt r i. Si t r at t a di un c once p t , i s p i r a t o a l l a v i t a a v v e n t u ro sa di Joh n DeLor ean, pr odut t or e di aut om o b i l i a m e r i c a n o , e i l s i n g o l o , Ra qu el, che e s c e a f i n e n o v e m b r e , è u n t ri b u t o a l l ’ a t t r i c e R a q u e l We l c h , a man te d i DeLor ean… Alex Turner Uscirà su Drag Cit y nel 2008 il nuov o dis c o d i B a b y D e e , p r o d o t t o d a B o n n ie ‘Prin ce ’ B illy e M at t Sweeny ( Super Wol f ) … Nu ova u scita per i M ar s Vol t a: il s uc c es s o r e d i A mp u t e c h t u re d e l l ’ a n n o sco rso si chia m er à The Bedl am i n G ol i at h e u s c i r à a f i n e g e n n a i o … I Lia r s, sull’o n d a d e i R a d i o h e a d , r e g a l a n o a i f a n s , p r e v i a i s c r i z i o n e a l l a mailing list ( h t t p : / / w w w. m u t e . b i z / l i a r s / d o w n l o a d s / m e m b e r s m e d i a . p h p ) , Liar s Se ss ion EP, quat t r o br ani in v er s io n i d e m o d i p e z z i ( C y c l e Ti m e , H ou se clo ud s, Pur e Unv eil, Plas t er Cas t s of E v e r y t h i n g ) d e l l o r o u l t i m o d i sco omo nimo us c it o in es t at e… An co ra Ra dio head: s ar anno in t our da m a g g i o 2 0 0 8 f i n o a f i n e a n n o , con periodi d i r i p o s o n e l m e z z o : è q u a n t o h a r i v e l a t o i l m a n a g e m e n t d e l g rup po . Sarà la ATO Recor ds d i D a v e M a t t h e w s a p u b b l i c a r e i n A m e r i c a sentireascoltare 5 news a c u r a d i Te r e s a G r e c o I n Rai nbow s , m e n t r e n e l r e s t o d e l m o n d o l ’ a l b u m u s c i r à s u X L . S e c o nd o f ont i v ic ine a l l a b a n d , l a v e r s i o n e d i g i t a l e d i I n R a i n b o w s , d i s p o n i b i l e d a l 10 ot t obr e, a v r e b b e r a g g i u n t o l a c i f r a d i u n m i l i o n e e 2 0 0 m i l a d o w n l oa d s olo nel pr i m o g i o r n o . A l l i n k u n ’ i n t e r v i s t a a J o n n y G re e n w o o d ( h t t p :// got ham is t . c o m / 2 0 0 7 / 1 0 / 1 0 / j o n n y _ g r e e n w o o d . p h p ) … Wom en As L o v e rs , i l p r o s s i m o d i s c o d i X i u X i u v e d r à l a l u c e s u K i l l R ock St ar s il pr os s i m o 2 9 g e n n a i o e v e d e l a c o l l a b o r a z i o n e , c o m e g i à r i v e l a to nei m es i s co r s i , d i J o h n D i e t e r i c h d e i D e e r h o o f , M i c h a e l G i r a e i l s a s s ofo nis t a Howar d Wi l e y, c o n G r e g S a u n i e r a l m i x i n g … Ask For gi v e n e s s è i l r i t o r n o d i B o n n i e P ri n c e B i l l y : d i s c o d i c o v e r e or i ginali c he e s c e i l 2 0 n o v e m b r e s u D o m i n o e i n A m e r i c a s u D r a g C i t y ; f r a l e c ov er, pez z i d i B j o r k , P h i l O c h s , R . K e l l y … Unic a dat a i t a l i a n a p e r E l v i s P e rk i n s : i l s o n g w r i t e r f i g l i o d i A n t h o n y si è es ibit o a M i l a n o i l 2 4 o t t o b r e a l M u s i c D r o m e ( e x - Tr a n s i l v a n i a L i v e ) p r e s ent ando l’e s o r d i o d i s c o g r a f i c o , A s h We d n e s d a y , u s c i t o s u X L / S e l f nel luglio s c or s o … Nuov o albu m g i à c o m p l e t a t o p e r C a rl a B o z u l i c h : H e l l o , Vo y a g e r s arà pubblic at o i l p r o s s i m o 8 f e b b r a i o s u C o n s t e l l a t i o n e i l p r o g e t t o s o t t o cu i appar ir à s i c h i a m e r à E v a n g e l i s t a … Bonnie ‘Prince’ Billy G li Psychi c T V / P T V 3 h a n n o c a n c e l l a t o l ’ i n t e r o t o u r a m e r i c a n o d i n o v em br e per l’im p r o v v i s a i n a s p e t t a t a s c o m p a r s a d e l l a m o g l i e d i G e n e s i s PO r r idge, La d y J a y e B re y e r P - O rri d g e ( c o n l a q u a l e c o n d i v i d e v a a n ch e i l p r o g e t t o s u l l a p a n d r o g i n i a ) , m o r t a i l 9 o t t o b r e s c o r s o p e r u n a t t a c c o di c u o r e c h e s i p e n s a f o s s e p r o b a b i l m e n t e l e g a t o a u n c a n c r o a l l o s t o m aco c ont r o c ui s t a v a c o m b a t t e n d o d a t e m p o . I n t a n t o l a b a n d a v e v a g i à a n nu l l a t o l ’ i n t e r o t o u r e u r o p e o d i o t t o b r e , d a t e i t a l i a n e i n c l u s e , p e r f r a t t u r e tra la band e il m a n a g e m e n t e u r o p e o … Us c ir à a ini z i 2 0 0 8 s u C h e m i k a l U n d e r g r o u n d I C a n H e a r Yo u r H e a rt , i l dis c o s olis ta d i A i d a n M o f f a t e x - A r a b S t r a p … I l 12 nov em b r e l a K r a n k y r i s t a m p a i l p r i m o a l b u m d e i L a b ra d f o rd , P ra zisi on, us c it o n e l 1 9 9 4 … Zach Cond o n r i c a m b i a l a p a r t e c i p a z i o n e d i F i n a l F a n t a s y a l n u o v o d i sco dei s uoi Be i ru t ( T h e F l y i n g C a b C u p ) , c o l l a b o r a n d o a l n u o v o s i n g o l o di O w e n P a l l e t , i n u s c i t a i l 2 0 n o v e m b r e s u To m l a b , s i n g o l o c h e c o n t i e n e due br ani, Hey D a d e Wh a t D o Yo u T h i n k Wi l l H a p p e n N e x t ? ( h t t p : / / f l y i n g c l u b c up. c om / ) … Us c ir à il 13 n o v e m b r e p r o s s i m o s u Ye p R o c k I Wa n n a R o c k B a c k w a r d, box s et c he c o m p r e n d e t r e d i s c h i d i R o b y n H i t c h c o c k (B l a c k S n a k e Dia - 6 sentireascoltare m ond Role , I O f t en Dr eam O f Tr ai n e Eye ) p i ù u n d o p p i o C D d i i n e d i t i , ra rità e b-side . Un alt r o box ( Bad Case O f H i s t o ry ) è p r e v i s t o p e r l ’ a n n o p rossimo con Fegm ani a, G ot t a Let Thi s He n O u t e E l e me n t O f L i g h t p i ù altre bo nu s ra c c olt e in Dynast y… Il te rzo a lbu m degli ingles i Hot Chi p s i c hia m e r à M a d e I n T h e D a rk , e v e d rà la luce n el f ebbr aio dell’ anno pr os s im o s u D FA / A s t r a l w e r k s … Torn a Bur ial, d o p o l ’ e s p l o s i o n e c o n i l d i s c o o m o n i m o d e l l ’ a n n o s c o r s o , che a ve va fa t t o em er ger e dall’under gr ound i l d u b s t e p ; i l m i s t e r i o s o p r o d utto re b ritan nic o f a il s uo r ient r o c on Unt r u e , c h e s a r à p u b b l i c a t o a m e t à n ovemb re da lla Hy per dub di Kode 9. Sul b l o g d i q u e s t ’ u l t i m o , s i p u ò l e g g ere u n’in terv is t a es c lus iv a all’ar t is t a, c he p a r l a p e r l a p r i m a v o l t a ( h t t p : / / hyperdubrecords.blogspot.com/2007/10/burial-untrue-november-2007. h tm)… 7 7Boadr um è il nom e del c onc er t o c on 77 b a t t e r i s t i o r g a n i z z a t o d a i B o r e dom s a Ne w Yor k , e s v olt os i nel luglio s c o r s o , c o n l a c r è m e d e i b a t t e risti/musicisti dell’indie am er ic ano ( Ki d M i l l i o n s d e g l i O n e i d a h a d e s c r i t to l’evento co m e l ’ e s p e r i e n z a p i ù i n c r e d i b i l e d e l l a s u a v i t a ) ; t r a i n o m i coinvolti ricor d i a m o H i s h a m B h a r o o c h a ( S o f t C i r c l e / P i x e l t a n ) , Ti m D e w i t (Ga ng Gan g Danc e) , Br ian Chippendale ( L i g h t n i n g B o l t ) , D a v e N u s s ( N o Ne ck Blue s Ba nd / Under Sat ans Sun) , J aik o S u z u k i ( E l e c t r o P u t a s ) , J e s s e L ee (White Magic ) , Ry an Sawy er ( Tall Fir s / S t a r s L i k e F l e a s ) , A n d y M c L e o d (Ho wling Hex / M odes t M ous e) . Per l’ele n c o d e t t a g l i a t o e a l t r e c u r i o s i tà , co nsulta re il s it o uff ic iale ( ht t p: / / www. v iv a - r a d i o . c o m / 7 7 B o a d r u m / ) … David Thomas Broughton In occasione d e l s u o q u i n d i c e s i m o a n n i v e r sa r i o ( e d e i c o n c e r t i d e l l ’ 11 e 1 2 n ovemb re a Londr a di c ui av ev am o dat o noti z i a n e i m e s i s c o r s i ) , l a T h r i l l J oc ke y fa usc ir e una c om pilat ion c elebr at iv a i n b o x - s e t ( L i m i t e d E d i t i o n 7 inc box s et , is pir at a alla Dev il’s J uk eb o x 7 ” s e t p u b b l i c a t a n e l 1 9 8 9 dalla Blast Fir s t ) c h e s a r à p u b b l i c a t a a i n i z i d i c e m b r e , c o n c o v e r i z z a z i o n i d i artisti de l r os t er ; qualc he es em pio? Dav i d B y rn e r i f à i F i e r y F u r n a c e s (Ex-Guru ), Ho we G elb J ohn Par is h ( Box er s ) , T h e S e a A n d C a k e i C a l i f o n e (Sp ide r ’s Hou s e) … Da vid Thom as Br ought on p u b b l i c a i l p r o s s i m o l a v o r o ( u n m i n i d i 5 p e z z i d al titolo Da vi d Thom as Br ought on vs. 7 H e rt z ) s u A c u a r e l a ; s i t r a t t a d i u na colla bo r az ione c on il gr uppo s per im e n t a l e d i L e e d s 7 H e rt z c h e è u scito il 2 2 o t t obr e in Eur opa… Co ntin ua no i s ipar iet t i degli or m ai ex - New O rd e r: a u n a p r o i e z i o n e d e l film Contr ol a c u i e r a n o p r e s e n t i , h a n n o s m e n t i t o l e v o c i c h e l i v o l e v a n o a ncora insiem e; Pet er Hook s t a p e r i n t r a p r e n d e r e u n p r o g e t t o c h i a m a t o Freebase con G a r y “ M a n i ” M o u n f i e l d ( S t o n e R o s e s , P r i m a l S c r e a m ) e A n d y Rourke (The S m i t h s ) , m e n t r e S u m n e r e M o r r i s s a r a n n o i n s i e m e i n u n a l t r o p rog etto ch iam at o Bad Lieut enant … sentireascoltare 7 The Lights On... yeasayer Definiscono la loro musica “Middle Eastern-Psych-Pop-Snap-Gospel” che non vuol dire nulla e allo stesso tempo vuol dire tutto. Come dire “free-jazz-punk-inglese… e anche l a n e r a a f r i c a n a ” . S o n o g l i Ye a s a y e r, e n n e s i m a n e w s e n s a t i o n p r o v e n i e n t e d a N e w Yo r k , p e r l a p r e cisione Brooklyn. La prima cosa a loro nome che ha fatto il giro delle radio è stata il singolo 2080. Un brano che, come dire… ha il perfetto phisique du-role della hit per indie chart, di quelle che non se ne vedono più come un tempo. Musica r u ff i a n i s s i m a m a s e n z a s u p e r a r e i l livello di guardia. La ascolti e non puoi fare a meno di sentirla, risentirla e risentirla ancora e mentre gira ti ricorda tante cose e contemporaneamente ti sembra nuova. Queste tante cose sembrano per lo più figlie degli anni 80. Il Peter Gabriel di Shock The Monkey e Sledgehammer ve lo ricordate? Ve l i r i c o r d a t e i Te a r s F o r F e a r s di Shout e Sowing The Seeds Of Love? E perché no… il Michael Jackson ancora abbastanza negro di Bad e Moonwalker? E per il resto, come potevano quattro bianchi post-college sbarcati nella Grande Mela, non mantenersi aggiornati ai suoni hype del momento, al tribalismo di tanta musica indie di questi anni, nato dalle giungle euforiche degli Animal Collective e d e i G a n g G a n g D a n c e ? Tu t t e c o s e che trovano spazio come tracce e come segnali precisi nella musica d e i q u a t t r o Ye a s a y e r. I l c a p o b a n da da cui è nato tutto si chiama Chris Keating. Inizia solitariamente a comporre musica con la tastiera e a cantarci su con quel piglio 8 sentireascoltare così inconfondibilmente Eighties. “Dopo essermi trasferito a New Yo r k m i s o n o r i u n i t o c o n i l m i o vecchio amico di infanzia Anand che viveva a Baltimora e stava lavorando ad un’epica rock opera incentrata su un’esplosione in una miniera di carbone”. I due cominciano insieme a creare musica nuova e arrivano per la prima volta su un palco nel gennaio del 2005, proponendo un misto dei brani di Chris e di Anand. Una prima vera e propria incarnazione della band. La line-up viene presto completata con l’ingresso in formazione di I r a Wo l f Tu t o n a l b a s s o e d i L u k e Fusano, che già sedeva dietro le pelli degli Ex-Models. Innegabilmente l’alchimia del loro suono sta tutta nel dialogo tra le percussioni evolute di Fusano e un’enfasi sulle parti vocali davvero sopra le r i g h e . A l l o s t a t o a t t u a l e g l i Ye a s a yer proseguono una novella, ma già solida, tradizione newyorkese di gruppi rock che mettono il canto in prima linea, riuscendo a fare da fusione tra il coretto gospel un po’ avvinazzato di marca Akron/ Family e la negritudine in falsetto dei Tv On The Radio. Una sintesi. Un gruppo del genere poteva uscire allo scoperto solo in questi anni di post modernismo pop imperante. Il primo singolo a loro nome, distribuito dalla rampante Monitor Records, contiene già tutto quello che c’è da sapere sul loro conto. 2080 e Sunrise sono due biglietti da visita furbissimi e loro sono già s u ff i c i e n t e m e n t e s m a l i z i a t i d a d e pistare l’ascoltatore con dichiarazioni d’amore davvero sui generis, ma del tutto plausibili per il piglio vocale così pronunciato “Una componente molto importante della nostra crescita è stata quella di cantare in cori e coretti. Ognuno di n o i è s t a t o e s p o s t o a d i v e r s e f o rme di musica spirituale. Sebbene amiamo la tradizione gospel, prendiamo molto anche dalle gioiose armonie dei Sacred Harp Singers, dalla musica spirituale dei Popol Vu h e d a l l a m u s i c a c o r a l e b a l c a n i ca. Una delle cose più eccitanti di essere in una band è quella di poter cantare quattro parti armoniche insieme contemporaneamente”. Gente “di parola” insomma, come testimonia il disco di debutto, All H o u r C y m b a l s ( N o w We A r e F r e e / Wide, 22 ottobre 2007, recensione sul #36). Dentro ci puoi trovare tanto timidi accenni doo-wop quanto coretti etnologici stile uscita e t n o d e l l a R e a l Wo r l d . L’ a t t e n z i o ne per la registrazione del disco è stata massima, al punto da non avere più soldi nemmeno per fare una session fotografica. Circolano così pochissime foto della band, che nel frattempo comincia a furoreggiare sui palchi accanto a compagni di vedute come Shapes And Sizes e Grizzly Bear. Il manager dei quattro, James Winnie ha però l a r i s p o s t a p r o n t a . “ L’ i d e a o r i g i n a le era di mettere un’enfasi totale sulla musica evitando distrazioni e lasciando tutto il resto all’immaginazione dell’ascoltatore”. Non ci crede nessuno, ma alla fine poco importa. Ci sarà tempo di vederli dal vivo e poi ci vuole ottimismo come dicono loro e il dizionario ing l e s e . “ Ye a s a y e r : a p e r s o n w i t h a n optimistic and confident outlook”. Antonello Comunale The Lights On... birchville cat motel Wellington, N e w Z e a l a n d , è s t a t a la patria di un o d e g l i e n s e m b l e p i ù e stre mi d ell’u lt im o dec ennio; Bir c hville Cat Motel s ono f ondam ent almente un pro g e t t o d e l c h i t a r r i s t a , comp ositore e pr odut t or e Cam pbell Kneale (anch e d i s c o g r a f i c o c o n la piccola eti c h e t t a C e l e b r a t e P h i Ph en ome no n) . For t em ent e agganciato, almeno a g l i i n i z i , a l s u o n o “a stra tto” di lum inar i quali Al ast ai r Ga lbr a ith, Roy M ont gom er y e f or se an ch e Fly i ng Saucer At t ack, quello dei BC M è u n p e r c o r s o v i a via semp re p iù per s onale. Ed es t r emo. Drone mu s i c , e c h i d i s p a c e r o c k malato, indus t r i a l m u s i c p r i m i t i v a , tu rnta blism e f eedbac k , im pr ov v isazion e lib era , ps ic hedelia es pansa e, negli ul t i m i l a v o r i d e l c o m b o , p ersino tra cce ev ident i dell’elef antia co do om m et al di Ear t h e s oc i. Attivo sin dal l a m e t à d e g l i a n n i ‘ 8 0 con u na selva di dim ent ic at e band lo ca li, Kn ea le f u is pir at o da es perienze artistic h e c h e f e c e r o d e l l a Nuova Zeland a l a Te r r a P r o m e s s a d ella mu sica più int r ov er s a e c r ea tiva d ei med i anni ‘90 ( D e a d C , Wr e ck Sm all Speaker s on Expens ive Ste r eos , G at e e H a n d f u l o f Dus t). I su oi p r im i dis c hi s ono r igorosame nte h om em ade, ligi all’es t etica de l d o it your s elf , e quas i c om ple tame nte st ipat i di es per im ent i man ipo lato ri a lla c hit ar r a. Una buona palestra c h e c o n d u r r à i l N o s t r o ai primi acerb i d i s c h i s o t t o r a g i o n e so cia le Birch v ille Cat M ot el. Bi r chville Cat Mo t el ( I n s a m p l e , 1 9 9 7 ) e Sibe r ian Ear t h Cur ve ( Dr unk en Fish, 1 99 8) a ppar t engo già alla s t oria “e mersa” dell’ens em ble. L’uno si profila com e a n e l l o m a n c a n t e f r a Dea d C, In du s t r ial M us ic e im pr o- droning, laddove il secondo amplia l’epicità (vero marchio di fabbrica di Kneale e dei BCM) attraverso un u s o c r e a t i v o e d a s c i u t t o d e l l a m ani p o l a z i o n e s o n o r a . L a s e l v a d i s t r um e n t i u s a t i è n o t e v o l e ( c h i t a r re, flauti, cembali), con imitazioni della m u s i c a q u a r t o m o n d i s t a , d r i p painti n g d i r u m o r e a s t r a t t o , e s c o r ie s c h u l t z i a n e d ’ e l e t t r o n i c a w a g n e riana. C’è certamente tanto rumore, e pr o p o r z i o n a t o a d e s s o t a n t o i n gegn o . D o p o d i c h e t u t t a u n a s e r i e d i u s c i t e a r a ff i c a , n e g l i a n n i dal 2000 al 2004.. Il canovaccio è quas i s e m p r e l o s t e s s o : l i v e r e c o r dings dove chitarre trattate, nastri m ani p o l a t i , s t r u m e n t i g i o c a t t o l o , violini, percussioni ed elettronica v anno a f o n d e r s i i n u n a p e c u l i a r e forma di droning. Sino ad arrivare a l p ri m o v e r o d i s c o e s s e n z i a l e d e l c om b o . We C o u n t T h e s e P ra y e rs ( C o r p u s H e r m e t i c u m , 2 0 0 2 ) c i o ff r e s et t e m u s i c i s t i c h e s u o n a n o d r o n e m u s ic e s t a t i c a , e c o n e c h i “ e t n i c i ” , c on l a c o m p a t t e z z a d i u n a p i c c o l a or c he s t r a . A n o t h e r M i n e r s L i g h t , Slow Ve h i c l e B a y, L a z y B o n e D i g ger, S h a p e s h i f t e r e s o p r a t t u t t o l a t r a c c i a e p o n i m a , s o ff i a n o l e g g e r i , in un a d i m e n s i o n e d i p a c a t a d o m es t i c i t à , f o l a t e d i d r o n i n g f o r t e m ent e “ m a n i p o l a t o ” , i p n o t i c o , c i r c olar e a l l a d i s t a n z a , s p e s s o c u p o e or r o r i f i c o n e g l i i n c i p i t , s t r a n i a n t e ed es t a t i c o i n s i e m e . N o n v a l e p o i t ant o m e n o i l d o p p i o C D B e a u t i f u l Spec k Tri u mp h ( L a s t Vi s i b l e D o g , 2004 ) . Ta s t i e r e , v i o l i n i , p e r c u s s i o ni, chitarre trattate come al solito. Ed ancora una volta si materializza una s i n f o n i a , l u n g i l i n e a e d e v o t a all’acc u m u l a z i o n e d i r u m o r i s p a r si che materializzino, attraverso s f r e g a m e n t o e a b u s o d i (r)umori, u n o d e i t a n t i f a n t a s m i d ella band, q u e l l o d i u n a m u s i c a a metà fra il s u o n o “ n a t u r a l e ” d i L o p ez ed una s e s s i o n e d i j a z z s u o n a t a da Gordon M u m m a c o n i P e l t . Wi t h Maples Ablaze (Scarcelight, 2004) è un’alt r a t a p p a i m p o r t a n t e n e l l a vicenda d i C a m p b e l l , a n c h e p e r il numero i m p r e s s i o n a n t e d i c o l l a b or a to r i e cc e l l e n t i ( G l e n n D o n a l d s on, Peter S t a p l e t o n , S i m o n W i c k h am-Smith, B r u c e R u s s e l l , N e i l C a m pb e l l ) .C hi Va mp i re s ( C e l e b r a t e P si Ph e n o m e n o n , 2 0 0 5 ) c o n i 2 8 minuti di B u c k l i n g M e t a l S n o w f l a ke s arriva a lambire il limite del suono agon i z z a n t e d e g l i E a rt h e a fo n d e r l o a l p r i m i s s i m o J o n H a s s e l, e poi a n c o r a i l l i v e 3 0 t h D e c e mbe r 2 0 0 4 ( C e l e b r a t e P s i P h e n o m e n on, 2005) s o n o a l m e n o d a m e n z i o n a r e . A Thre e S p a rk l i n g E c h o e s ( Celebrate P s i P h e n o m e n o n , 2 0 0 6 ) collabora, i n v e c e , A n l a C o u rt i s . Sparkling E c h o e s 1 , 2 e 3 d e v o n o molto più a i c o r t o c i r c u i t i n o i s e / f r e a k dei BCM d i S i b e r i a n E a r t h C u r v e che non alle abilità dell’argentino (ex Reyn o l d s ) . M a i l r i s u l t a t o è so r p r e n d e n t e e g r a t i f i c a n t e a p r escindere. B i rd s C a l l H o me T h e i r D e a d ( C e l e b r a t e P s i P h e n o m e n o n , 2007, in spazio recensioni) è, sorprendent e m e n t e , r o c k . L a t i t l e t r a ck muove s u u n 4 / 4 r o c k , e ff e t t i c o s mici della c h i t a r r a d i l a t a t a e d e l l ’ elettronica a c i d a . B i z z a r r a m o s s a , questa di K n e a l , m a i n d u b b i a m e n te r i u sci t a . N u o v i o r i z z o n t i s i d i schiudono a d e s s o a l l a s u a m e n t e . E se solo s a p r à a d a t t a r e a l r o c k l a condotta e s t r e m a d e i s u o i p r i m i s s i mi dischi, b e h . . . a s p e t t i a m o c e n e d e ll e b e l l e . Massimo Padalino sentireascoltare 9 The Lights On... fink La Ninja Tune non h a p e n s a t o d u e volte a re clu tare tra le s ue f ila questo inglese dal cuor e s o u l . E l o h a fat t o n on ostan te la pr opos t a m us icale del Nostro, og g i , s i a l o n t a n a anni lu ce d a qu el panor am a elet tronico d el qu ale l’e t ic het t a in questione ne è abile pro t a g o n i s t a . C h e poi questa è una ve r i t à a p p a r e n t e . Infatti, il suo esordi o d a t a t o 2 0 0 0 , F resh Pr oduce , non r a p p r e s e n t a v a altro che un alb um p ur am ent e elet tronico composto co n u n f a r e n o n diverso da quello di u n q u a l s i a s i d j produttore. Ma, non o s t a n t e i l d i s c o avesse rice vu to no n t ant is s im i c onsensi rimanendo in t r a p p o l a t o n e l cono d’o mbra di q ue l s uc c es s o c he gent e co me Dj Sha dow e Col dcut stavan o in ve ce co nfer m ando un po’ ovunqu e, la Ninja Tune non dem or de e ben sei anni d o p o l a n c i a d i nuovo in orbita Fink. M a s t a v o l t a l a storia è be n d ive rsa . C he co sa sia su cces s o a F i n i a n Greena ll in quell’arc o d i t e m p o n o n ci è dato sapere. Il r i c o r d o d i q u e l suo primo lavoro us c i t o i n s o r d i n a oggi lascerebbe s c o n c e r t a t i p e r quanto lontano. E n o n p e r c h é l a componente elettro n i c a s i a q u a s i del tutto abbandonat a . M a p e r c h é è ora folg ora nte e sorp r endent e quella sensibilità artistic a r i m a s t a n o n si sa come paralizz a t a a l l ’ e s o r d i o . F ink no n fa più d an z ar e, or a c om muove sop rattu tto. Lo f a gr az ie a una chitarra acustic a e a u n a v o c e così cald a e a vvolg ent e da las c iare esterrefatti. Lo f a c o n u n f o l k che si tinge di blue s e d i s o u l . L o fa con delle liriche a u t o b i o g r a f i c h e tanto do lci q ua nto s off er t e. I nt r ospezione che prende v i t a i n b a l l a t e dal pa sso ca de nzato c he am m alia- 10 sentireascoltare no inevitabilmente. E poi è quella sua sfumatura vocale a scaldare a n c o r a d i p i ù . Vi a g g i a s u t e r r i t o r i b l a c k e r ’ n’ b a l i m e n t a n d o i l f u o c o pulsante delle canzoni. Un gentile modo di sussurrare parole ora su f r as eggi pur a m e n t e f o l k , o r a s u s a liscendi blues, ora su intermittenze s oul, c on u n c a l o r e e u n o s t r u g g i m ent o unic i . P a r a d o s s a l m e n t e p e r ò è come se la sua proposta fosse una specie di intimistico trip hop; non a caso, infatti, grazie a un uso par s im onios o d e l l ’ e l e t t r o n i c a , m o l ti hanno finito per paragonarlo ai dei M assi ve A t t a c k a c u s t i c i o d e g l i Zer o 7 m olt o m e n o d i g i t a l i . M a , r i balt ando il t u t t o i n m a n i e r a p r o v o catoria, si potrebbe anche pensare a un José Go n z á l e s i n c h i a v e e l e t t r onic a ( anc o r a g l i Z e r o 7 p e r l ’ a p punto). Acustico e digitale. Caldo e f r e d d o . N e ro e b i a n c o . Q u e s t i i p o l i t r a i quali s i m u o v e F i n k . E l o f a c o n un’im m edia t e z z a r a r a i n s i m i l i t e r r i tori musicali, un equilibrio perfetto tra forma e contenuto che contagia all’is t ant e. I l s uo “ v er o ” p r i m o a l b u m l o p o s siamo però far risalire addirittura al 2006. Bis c u i t s F o r B re a c k f a s t r appr es ent a l a s o r p r e s a , i l c a m bio di direzione, la svolta. Questo dis c o det t a l ’ i n i z i o d e l l a s u a n u o va vita artistica. E lo fa come mai av r ebbe po t u t o . I n m o d o i m p e c c a bile. Non che sia un capolavoro, ma sicuramente un album ben riuscito, c on t ut t i gl i a t t r i b u t i a l p o s t o g i u s t o: un ibr id o d i f o l k , b l u e s , s o u l e d elet t r onic a, c o m p o s t o c o n u n a s e m plicità e una spontaneità evidenti. Se a tutto ciò si aggiunge anche un gr ande l a v o r o s u l l e l i r i c h e , s o f ferte e di stampo autobiografico, il q u a d r o è c o m p l e t o . C a n z o n i c ome l’opened track, Pretty Little Thing, la successiva Pills In My Pocket e B i s c u i t s c o l p i s c o n o i m m e d i a t a m en t e , e v i d e n z i a n d o l e d i v e r s e i n f l u en z e c h e c o n v e r g o n o n e l l a c r e a z i on e a r t i s t i c a d e i b r a n i , m a d e l i n e a ndo a n c h e l ’ o r i g i n a l e l a v o r o d i a s s em b l a m e n t o s v o l t o d a l N o s t r o . Te c nica c h e i n v e c e d i a p p e s a n t i r e i l r i su l tato finale, finisce per semplificarl o e s n e l l i r l o s o r p r e n d e n t e m e nte . F i n k p r o c e d e p e r s o t t r a z i o n e . Ott i m o e s e m p i o d i c i ò è s o p r a t t utto K a m l y n , a p i c e d e l l ’ a l b u m : i l c a n t ato m e l o d i c o e v e l l u t a t o a p r e i s i pari s u b i t o s e g u i t o d a u n a r p e g g i o ch i t a r r i s t i c o s o s p e s o n e l v u o t o , ch e v i e n e i m p r e z i o s i t o d a l l ’ a g g i u n t a di u n a s l i d e e d a l m a i t r o p p o i n v asi v o a c c o m p a g n a m e n t o d e l l a b a tte r i a , s f o c i a n d o i n u n r i t o r n e l l o b l ues e m o z i o n a n t e . O v v i a m e n t e n o n tu tt e l e n o v e t r a c c e c h e c o m p o n g ono l ’ a l b u m p o s s i e d o n o l o s t e s s o tr a s p o r t o e m o t i v o , m o l t e f i n i s c o n o per g i o c a r e f i n t r o p p o c o i v a r i g e neri p r e s e n t i r i s u l t a n d o a t r a t t i a u t or e ferenziali. Ma la freccia di Fink orm a i è s c o c c a t a , b a s t a s o l o a t t e n de re che faccia centro. (6.8/10) M a i a t t e s a f u p i ù b r e v e . E s a tta m e n t e u n a n n o d o p o D i s t a n c e And Ti me ( i n s p a z i o r e c e n s i o n i ) non s o l o c o n f e r m a t u t t o c i ò c h e d i b u ono e r a e m e r s o c o l p r e c e d e n t e l a v or o , m a s i s p i n g e b e n o l t r e : r a l l e n t an d o i r i t m i e s p o s t a n d o s i s u u n f olk d e c i s a m e n t e p i ù i n t i m o e p e r s o na l e . S t a v o l t a n o n c i s o n o c a d u t e di t o n o . L a N i n j a Tu n e h a f i n a l m e nte t r o v a t o l a s u a s p l e n d i d a e c c e z i one c h e c o n f e r m a l a r e g o l a , l a s u a n era grazia folk. Andrea Provinciali The Lights On... samamidon Samuel Amidon, classe ‘81 originar i o d e l Ve r m o n t , è u n o d i q u e l l i c h e : ne sentiremo parlare. E parecchio. Figlio di musicisti (il padre e la madre portano avanti imperterriti e adorabili il progetto traditional folk The Amidons), l’estro versatile (oltre a suonare fiddle e chitarra, è cartoonist, videomaker e attore), voce ragguardevole e aspetto gracile/impudente che scomoda un’irr e f r e n a b i l e e m p a t i a . A ff i n a t a l a tecnica violinistica (tra gli esperti insegnanti, l’ex-Sun Ra Billy Bang, Mark Feldman e il maestro dell’improvvisazione Leroy Jenkins), debutta a soli tredici anni nel trio folk-world Popcorn Behavior, assieme al fratello Stefan (rampante batterista decenne) ed al coetaneo Thomas Bartlett, pianista di formazione classica, grande amico del violinista. La band licenzia tre album in tutto, prima di divenire un quartetto con l’ingresso del chitarrista e cantante Keith Murphy, ribattezzandosi per l’occasione Assembly, anche per marcare una nitida svolta avant folk. Intanto Sam inizia a escogitare strategie proprie. Nel 2000 azzarda un Solo Fiddle il cui titolo dice tutto, mentre tre anni più tardi licenzia un Home Alone Inside My H e a d d o v e s ’ a v v e n t u r a n e l l ’ i n e ff a bile territorio dei fields recordings intercalati di sperimentazioni elettroniche. Ma il passo decisivo coincide con il coinvolgimento nell’ensemble newyorkese degli Stars Like Fleas, formidabile dozzina (circa) di talenti dediti ad un palpitante neo-pop-jazz-psych. Il loro Sun Lights Down On The Fence (Præmedia, 2003) fa il botto pres- s o i c u l t o r i d e l l ’ a v a n t p i ù i n a ff e r r a bile, ma per Sam è solo un bel capitolo di un libro che s’ispessisce ad un ritmo formidabile. Risponde infatti alla chiamata del fido Bartlett per allestire il quintetto Doveman, il cui The Acrobat (Swim Slowly Records, 2005) diventa un piccolo caso tra i cultori del più trepido indie-folk. A questo punto per Sam gli eventi precipitano, si fatica a tenere il passo, a ricomporre la giusta sequenza. Intanto occorre segnalare l’esper i e n z a d a a t t o r e i n A m e r i c a n Wa k e d i M a u r e e n F o l e y, f i l m p r e m i a t o alla Convention nazionale dei democratici, la cui soundtrack è aff i d a t a a g l i A s s e m b l y. Q u i n d i , p i ù o meno, potremmo ricostruire così: nel 2005 Bartlett raggiunge gli Stars Like Fleas in tour; nel 2006 gli Stars Like Fleas registrano il nuovo album in Islanda, avvalendosi dei servigi del musicista sperimentale australiano Ben Frost e dell’ormai lanciatissimo producer Va l g e i r S i g u r ð s s o n ( B j o r k , S i g u r Ros, Múm e Will Oldham), per la cui etichetta Bedroom Company n e l 2 0 0 7 e s c e S p e a k s Vo l u m e s , debutto solista per il giovane compositore di classica e soundtrack Nico Muhly. Considerateli antefatti. Per quel che ci riguarda, l’avvenimento decisivo è l’avvio del progetto Samamidon, da un’idea di Sam ormai in grado di spendere la faccia e giocare le proprie intenzioni/intuizioni fino in fondo. O v v e r o , a ff r o n t a r e i l r e p e r t o r i o t r a dizionale appalachiano alla luce di un neo folk allampanato, sghemb o , t r e p i d a n t e c o m e u n Wi l l O l d - ham giovane. Per confezionare il debutto But This Chicken Proved False Hearted (Birdwar Records, giugno 2007) chiama - indovinate un po’? – il solito Bartlett. Gli e s i t i s o n o o t t i m i : s e Tr i b u l a t i o n è l’emblema delle vibrazioni spettrali, del maldicuore senza tempo, a sorprendere è una “intrusa”, quella cover di Head Over Hills - pezzone pescato dal celeberrimo Songs F r o m T h e B i g C h a i r d e i Te a r s F o r Fears – la cui spersa doglianza fa ripensare all’analogo trattamento i n f e r t o d a M . Wa r d a l l a b o w i e a n a L e t ’s D a n c e . Neppure il tempo di digerire il party di presentazione del disco, che Sam si trova impegnato a sfornare il seguito. La location è l’Islanda. I l c o m p l i c e è N i c o M u h l y. L a s u p e r v i s i o n e è d i S i g u r ð s s o n . L’ a l b u m è A l l I s We l l ( B e d r o o m C o m p a n y, 23 ottobre, in spazio recensioni). Quel che si dice un piccolo capolav o r o . Tu t t o r e p e r t o r i o f o l k t r a d i z i o nale, serafiche mestizie d’archi e discreti ricami elettrici/elettronici, un’interpretazione che ammicca sconfinata malinconia con flemma allampanata, col piglio da consumato performer però senza l’esausto bagaglio emotivo del performer consumato. Un colpo al cuore. Senza scordare che nel frattempo sono arrivati il suddetto nuovo Stars Like Fleas - The Ken Burns E ff e c t ( Ta l i t r e s R e c o r d s , s e t t e m bre 2007) - ed il secondo capitolo d i D o v e m a n , Wi t h M y L e f t H a n d I Raise The Dead (Brassland Records, ottobre 2007). Ebbene, credo che di Sam Amidon sentiremo ancora parlare. E parecchio. Stefano Solventi sentireascoltare 11 Amari SESSO, SOLDI E SPUMANTE di Manfredi Lamartina Il nuovo cd si chia m a Sc im m ie D’Am or e. G uidano l ’ a v a n z a t a i n d i e n e l m o n d o d e l l e m a j o r. E l o f a n n o c o l s o r r i so del ba mbin o ch e en t r a per la pr im a v olt a al luna p a r k . S o n o g l i A m a r i , s u o n a n o ( h i p ) p o p e f a n n o u n a g r a n ca ciara. La no stra inte r v is t a. A me l’hip hop fa schifo. È misogino, pappone e ripetitivo. Dottore, è grave? Pasta: No, non è grave se ti curiamo in tempo, magari prescrivendoti qualche antibiotico, per cominciare Enter The Wu-Tang del Wu-Tang-Clan e De La Soul Is Dead dei De La Soul. Enri Colibrio: Va tutto bene, ma adesso cerca di respirare. L’Hip Hop non è cattivo. Sicuramente questo tipo di suono e la sua cultura hanno poco a che vedere con le fragili emozioni che può regalare una sala da liscio, ma una volta ho visto una coppia litigare durante una polka e non mi è piaciuto. Dariella: A me è successo parecchie volte di stare con ragazze che non digerivano affatto la black music. Ho passato anni a cercare di far entrare nelle loro orecchie rap e derivati e nel momento in cui raggiungevo il mio obiettivo sono stato regolarmente mollato! L’hip hop è ripetitivo, un po’ come le abitudinarietà dei maschi. Che ci sia un nesso? Ma siete mai stati realmente hip hop? P: Credo di sì, forse per qualche mese, per il resto abbiamo sempre ascoltato anche altri generi (cosa che il b-boy medio normalmente non fa, al massimo se vuol far il cattivo ascolta il nu-metal e se vuol far il trasgressivo balla la drum&bass). D: Pasta! Traditore! Così tradisci la scena! Scusalo, non sa quel che dice, lo siamo tuttora ovviamente! Però di quelli che assomigliano a Jovanotti! Le nostre nonne ci hanno sempre visto così. 12 sentireascoltare Ora che siete major com’è la storia? Sesso, soldi e champagne? P: Vorrei precisare che piu che Major ci riteniamo Majorenni, e che Sesso Soldi e Spumante (sennò cade la regola delle tre “S”) erano una nostra priorità fin da piccoli, rispettivamente: i manga erotici della clinica dell’amore, i soldi finti del monopoli, la gazzosa o peggio la spuma del discount. EC: Sei alla ricerca di una storia da raccontare, vero? Qualcosa che possa scuotere il lettore e che alimenti la vecchia trama a base di “sesso, droga e rock’n roll”! Vorresti sentire che la nostra vita è piena di eccessi e che una volta regalai al Cero una torta di compleanno con dentro un commercialista biondo. Bene! Anch’io vorrei davvero averlo fatto ma la realtà è diversa: vendiamo fiammiferi in un parchetto ed abbiamo tanto freddo. tinuiamo a fare di testa nostra ma con l’aiuto di una struttura più forte. In più, ogni volta che qualcuno ci fa notare quali rischi si corrono in questo ambiente ci facciamo coraggio ripensando al miracolo Cesare Ragazzi. Sul serio l’accordo tra Riotmaker e Warner sarà di aiuto per la musica indipendente in generale? Finora queste collaborazioni sono durate poco, e poi ognuno di nuovo per la sua strada. Dobbiamo fare gli scongiuri? P: Crediamo sarà d’aiuto alla nostra di musica, permettici di essere egoisti una buona volta! D: Beh sinceramente sarebbe bello fosse un esempio positivo per l’intero sistema discografico italiano. Ma sì, qua si parla di utopia. EC: Warner commercializza le opere pubblicate nel catalogo Riotmaker attraverso la propria rete di distribuzione, mentre a Riotmaker viene garantita una totale autonomia decisionale e creativa (Luka Carniful dixit). In pratica con- Quanta “colpa” ha Arezzo Wave per la vostra carriera? È utile partecipare a questi concorsi? P: Probabilmente adesso no, in quegli anni invece sì, i concorsi aiutavano le band a far circolare il nome fra gli addetti ai lavori. Ora c’è internet, non serve quasi nemmeno suonare! Ricordo che in quel periodo dire “abbiamo vinto Arezzowave” creava un timore quasi reverenziale fra gli amici, e sicuramente per noi è stata una tappa importante, un’occasione che credo abbiamo sfruttato a fondo arrivando al festival ben agguerriti, anche dal punto di vista della promozione fatta in casa. D: È un peccato che questo festival sia stato assassinato in quella maniera. Oltre all’esposizione che il festival forni- Che differenza c’è tra gli Amari di allora e quelli di Scimmie D’Amore? EC: Ci sentiamo sempre più uniti e crediamo sempre di più in quello che stiamo facendo. Per il nuovo tour abbiamo cambiato abbigliamento, pensato a nuove scenografie e ovviamente suoniamo una scaletta nuova. A parte questo non c’è moltissima differenza se consideri il fatto che anche la scimmia, come la balena, è un mammifero. P: E siamo molto piu incazzati. D: Neri, aggiungo io! va alle band emergenti, era soprattutto l’unico evento musicale italiano che metteva artisti, giornalisti e promoter spalla a spalla. Era bello perché poi nella quotidianità imparavi veramente tante cose sul panorama musicale italiano e soprattutto come funzionano le cose sopra e sotto un palco importante. EC: Partecipare ai concorsi sicuramente aiuta a rafforzare lo spirito di una band ma gli obiettivi di un gruppo devono essere altri: suonare tanto, ovunque e lavorare per sviluppare un’identità forte e riconoscibile. Esistono tanti strumenti di promozione molto più efficaci dei concorsi: il mio consiglio alle band è di unirsi ad un circo! I Radiohead hanno fatto uscire un album in mp3 ad offerta libera. Che ne pensate? P: È un’idea ottima, ma tale operazione ha senso (e successo) solo se attuata da una band già famosa (altrimenti è un buco nell’acqua, esistono altri esempi in merito) che è diventata famosa grazie agli investimenti di una Major. Cosa succederà quando le Major non esisteranno piu e le band non disporranno di quei capitali da investire per “diventare famosi”? EC: Sappiamo tutti che se i Radiohead non avessero fatto uscire il loro disco in mp3 ci avrebbe pensato qualcun altro a convertirlo! D: Però hanno fatto un disco splendido! Perché secondo voi nessuno, nel dibattito sugli mp3, parla dei negozi di dischi che stanno chiudendo uno dopo l’altro? P: C’è chi a causa dei prezzi decide di comprare online su Amazon, chi passa al digitale su itunes e chi scarica gratis tutto quanto. Ma c’è davvero un dibattito? EC: Si parla sempre di crisi nelle vendite del mercato tradizionale del disco. Da un lato il file sharing e dall’altro un sistema discografico che fa acqua da tutte le parti condannano il commercio di dischi al declino. Secondo me questo non significa che tutti i negozi siano destinati a sparire perché la musica è un bene troppo importante e di cui nessuno farà mai a meno. Si tratta solo di pensare a nuove strategie di distribuzione e vendita. D: Il fatto è che forse in Italia manca la cultura del “negozio di dischi”, che ha perso quella funzione didattica che nelle decadi passate possedeva. Come nasce la copertina di un cd degli Amari? P: Nasce in furgone o a pranzo in autogrill, come quasi tutto quello che produciamo ormai! EC: La nascita della copertina di Scimmie d’amore è stata preceduta da un estenuante rituale di corteggiamento, molto simile a quello del pavone. A questo è seguita una fase di accoppiamento, ancor più agghiacciante. Vuoi veramente sapere i particolari?! Meglio di no. Piuttosto, le vostre sono canzoni dai suoni curatissimi che non scimmiottano (d’amore?) le produzioni estere. È così difficile fare una musica che possa competere con il pop internazionale senza per questo dover passare per fratellastri sfigati degli inglesi? P: Evidentemente sì, c’è qualcosa di confortevole e comodo nell’accodarsi ad un filone musicale, classico o trendy che sia, noi siamo matti ed abbiamo scelto la via in salita … EC: È giusto che ci siano dei movimenti capaci di generare delle tendenze, soprattutto in riferimento al suono, ma queste dovrebbero funzionare da stimolo o, al limite, produrre del citazionismo intelligente. È pazzesco il fatto che proprio nella musica, uno dei campi in cui dovrebbe esserci più libertà creativa, oggi ci sia un livello di conformismo imbarazzante! D: Non lo so, forse è una questione di amare la musica fino ad un certo punto. Per poi rinnegarla. Così hai le idee più chiare su quello che ti interessa realmente negli artisti che ascolti e ti ispirano. Scimmie D’Amore sembra attraversato da una vena di nostalgia. EC: Se avessi saputo che avremmo parlato di questo! La nostalgia è uno dei nostri sentimenti preferiti: ci rifugiamo continuamente nel passato e siamo così nostalgici che di solito usiamo tutti i verbi all’imperfetto. Ma se vi dico che nella canzone che dà il titolo al cd ricordate Samuele Bersani vi offendete? Fate la cover di Spaccacuore e sarà un successo. EC: Stai pensando all’effetto “violini”? P: Per carità, l’ha fatto la Pausini di recente con risultati pessimi, lasciamo al bravo Bersani le sue canzoni! sentireascoltare 13 Anatrofobia MOMENTI DI PRESENZA di Stefano Pifferi Un occhio alla tradizione e uno all’attualità, per un percorso ellittico dai labili contorni free-jazz, rock e impro, che con l’ultimo Brevi Momenti Di Presenza si allarga sino ai confini della colta contemporanea. Per festeggiarne i dieci anni di attività, ci addentriamo nel piccolo laboratorio musicale aperto degli Anatrofobia, ritornati in questa occasione al trio originario. La nostra intervista. Anatrofobia. Nome bizzarro di un trio quasi intoccabile per una cerchia di fan e molto apprezzato dalla stampa specializzata. Formazione solida che etichettare semplicemente jazz-rock sarebbe riduttivo, oltre che fuorviante. L’uscita del nuovo, essenziale album col suo tornare ellitticamente alle origini di un percorso ormai decennale, è l’occasione per approfondire il discorso con una breve intervista e con un doveroso rewind critico su una discografia davvero invidiabile. Quello anatrofobico è un discorso musicale che nasce come tanti in provincia, più precisamente in quella zona franca del Piemonte che volgendosi ad ovest vede l’ombra lunga delle Alpi, mentre ad est si allaccia all’ipotetico circuito musicale europeo di Milano. Come dire, un occhio alla tradizione e uno all’attualità. Che a ben vedere potrebbe essere il motto non scritto del trio + n che ha sempre unito improvvisazione e scrittura, tradizione e innovazione. Il loro è un percorso dicevamo ellittico, dai labili contorni free-jazz, rock e impro che con l’ultimo Brevi Momenti Di Presenza (rece sul #36) si allarga sino ai confini della colta contemporanea. Il disco segna, infatti, un ritorno alle origini dell’organico, dato che Anatrofobia è di nuovo il trio originario (i fratelli Luca e Alessandro Cartolari, a basso e sax, e Andrea Biondello, alle percussioni); ma anche nelle composizioni, visto che la reductio a trio ha riavvicinato alle origini sperimentali dei primi album in cui dominava l’alternanza tra vuoti e pieni, la dispersione dei suo- 14 sentireascoltare ni, l’essiccamento delle strutture. Prima dell’intervista ritorniamo dunque brevemente sui loro passi. La storia discografica inizia con Frammenti Di Durata (CMC, 1997; 7.5/10). Un disco contorto, incosciente ma sincero che offre un abbozzo di quel che sarà: 8 brani in cui lunghe pause e vuoti pneumatici contrappuntano svolazzi avant-jazz. Neumi In Campo è il paradigma di quest’attitudine: gorgoglii di sax appena udibili su un tappeto a-ritmico che cresce amorfo e claudicante fino a esplodere in un tripudio free. Due anni dopo segue Ruote Che Girano A Vuoto (ZZZ, 1999; 7.4/10): la formazione si allarga (Mario Simeoni a flauti e tubi sonori), i vuoti si dilatano, espandendosi verso lidi lunari (Musica A Piccole Dimensioni) o in interiori introspezioni (Legatura In Pelle); i pieni al contrario mostrano una attitudine jazz-rock mai così esplosiva. I veri botti però sono dominio del biennio 2001-02 con l’accoppiata Uno Scoiattolo In Mezzo Ad Un’Autostrada e Lecosenonparlano per Wallace (entrambi 7.2/10). E di pari passo, una musica intimamente personale prende forma. È il “jazz-rock anatrofobico” di una formazione che nel frattempo si è espansa a collettivo con la tromba di Gianni Trovero, prima, la chitarra dell’ex Cardosanto Roberto Sassi e il fagotto di Alessio Pisani, poi. L’approdo è un jazz-rock muscolare e maturo tra avant-jazz e derive free-rock, elementi popolari e musica colta; uno spettro stilistico ondivago e onnicomprensivo. Unico. La Tesa Musica Marginale del 2004 (Wallace, 7.5/10) tende le note, le spezza. Mette spigoli. La materia sonica diventa un’oscura frattaglia nella quale il jazz è libero di spaziare. Le strutture s’aprono e così l’improvvisazione si fa maggiormente free fondendosi con suoni non propriamente jazz come il fagotto o rileggendo l’Opera n. 87 di Shostakovich. Oscuro e denso, onnisciente e vorticoso l’album segna un altro vertice. È indubbiamente il loro Black Album. Dopo uno iato di 3 anni, l’ellissi si conchiude nel nuovo album, sul quale abbiamo scambiato qualche battuta con Alessandro. Dopo anni di formazione variabile, quasi un trio + n, siete ritornati alla forma iniziale. Come mai questa scelta? Dopo Tesa Musica Marginale abbiamo pensato che per poter fare un passo avanti, avremmo dovuto togliere piuttosto che aggiungere e quindi ci siamo concentrati sul trio, da sempre nucleo del nostro suono. Sapevamo che l’attività costante settimanale del trio avrebbe potuto aiutare a far crescere il nostro linguaggio improvvisativo e in particolare l’integrazione del crescente lato informatico. Difatti il + n col quale ho definito il vostro trio aperto è ora rappresentato non da una persona fisica, bensì dall’elettronica; elemento peraltro da sempre accostabile a Anatrofobia… tuo fratello Luca si è laureato con una tesi sulla teoria generativa della musica tonale… Insomma quanto e come ha pesato questo inesistente quarto membro nella stesura di BMP? Si, Luca si è laureato con Giovanni Piana (consiglio vivamente la sua “Filosofia della musica”) in filosofia ad indirizzo informatico, per poi coinvolgere anche me nella nostra società di informatica Mediaducks con cui tutt’oggi campiamo. Quindi per noi è assolutamente naturale la spinta verso un utilizzo consapevole dell’informatica applicata alla musica (registrazione, mixaggio e mastering), ma in particolare alla creazione di software che possa interagire nelle nostre improvvisazioni. Per creare questi ospiti virtuali abbiamo utilizzato come linguaggi di programmazione CSound e Pyton, condividendo sul nostro sito e sul portale www.live-electronics.com i risultati con chiunque abbia voglia di vivere l’informatica in modo creativo. A giudicare dal flusso sonoro di BMP si può parlare a ragione di una nuova (vecchia) fase che si ricollega ellitticamente ai primi lavori, penso a Frammenti Di Durata e Ruote Che Girano…. Si ha però l’impressione che ci sia una nuova consapevolezza, quasi una maturazione di quei suoni/strutture… Si, hai ragione, credo che Brevi Momenti di Presenza sia un passo in avanti guardandosi alle spalle. Il ritorno in trio chiaramente ci ha permesso di ritrovare essenzialità e coraggio; non senza fatica, abbiamo cercato di arricchire il nostro linguaggio improvvisativo. Sembrerà assurdo con un CD così scarno, ma è vero. La nostra consapevolezza in questo mo- mento è sapere che agiamo per pura passione, conoscendo bene i nostri limiti, tentando di spostarli sempre un pochino più avanti, alla ricerca di una costante dialettica tra regola e caso, ordine e caos, silenzio e rumore, modernità e tradizione. Ancora sull’essenzialità del trio. Nell’album si notano sconfinamenti nella colta contemporanea per i numerosi rimandi a Riley, Ligeti, tanto da sembrare una versione oltre-jazz dei 4’33’’ di Cage… C’erano questi presupposti nelle vostre impro in studio o il tutto è nato “casualmente”? Siamo degli appassionati ascoltatori di musica contemporanea, come di tante altre musiche che vanno dal jazz, al rock, al blues ecc. Diciamo che in certe strutture improvvisative abbiamo dato molta più importanza al gesto e al timbro rispetto ad armonia e ritmica, lavorando anche tramite metodi matematici e programmi realizzati ad hoc e questo credo possa dar vita al “miraggio” di cui parli. Un altro dei motivi credo possa essere l’uso del silenzio come parte integrante del suono. La semplicità delle nostre strutture rende comunque queste ultime non avvicinabili a forme decisamente più complesse come quelle dei Grandi Compositori che hai citato. Brevi Momenti Di Presenza è il titolo dell’ultima traccia di un lavoro precedente (Lecosenonparlano) ma anche del nuovo album. Come si deve intendere? Un legame col passato, un continuum stilistico… Ci piace giocare con i nomi di brani passati, lo facciamo spesso. Brevi Momenti Di Presenza era per noi il nome perfetto per fotografare questo nostro periodo musicale. Riteniamo importante guardarsi dietro, nella propria “storia musicale”, per cercare di capire quale buona intuizione è stata persa, quali errori si sono fatti, per tornare ad affrontare certe idee con maggiore consapevolezza e maturità. L’unica band italiana accomunabile a voi per “destrutturazione” (rock nel loro caso, jazz nel vostro) sono gli Starfuckers/Sinistri…Sentite questa vicinanza? Gli Starfuckers hanno inciso un CD che consiglierei di ascoltare (Sinistri), un vero esempio di via personale al rock. Devo dire che spesso ci hanno fatto notare questa vicinanza, fin dai tempi di Frammenti Di Durata e quindi credo che qualcosa di vero per forza ci sia. Pensandoci credo ci sia una forte differenza: sono convinto che la straordinaria forza degli Starfuckers sia la freddezza delle proprie pause e la chirurgica passione per l’arrangiamento minimale. Nel nostro caso credo sia invece presente il più delle volte un calore lirico, anche quando questo non si manifesta ma rimane sottopelle. Tutti e due gli approcci rischiano di difettare in comunicazione nel mondo musicale di oggi dove tutto è tremendamente esplicito, ma è proprio questo equilibrio precario tra raziocinio e spiritualità che rende interessante la musica. sentireascoltare 15 (etre) DARE VOCE AL RUMORE di Vincenzo Santarcangelo La (ri)scop erta de lla v oc e c om e s uono e c om e par o l a . L a g i o i a d i c o n f r o n t a r s i c o n s t r u m e n t i p r o v e n i e n t i d a m o n d i lontani. I segni delle p e r s o n e c a r e s c o m p a r s e , i s e g n i d e l l ’ a m o r e s u l c o r p o . E m o l t o a l t r o a n c o r a n e l l ’ i n t e r v i sta concessaci da Salvat or e Bor r elli. È anc or a lec it o p a r l a r e ( s o l o ) d i e l e t t r o n i c a ? La reazione di un potenziale ascoltatore che si accosti in rapida successione prima a Le Desastre. L’Humanité (CD-R, 2003, rist. in 33 copie Riz(h)ome Records, 2007), lavoro d’esordio dell’artista partenopeo Salvatore Borrelli, in arte (etre), recentemente ristampato per la personale etichetta Riz(h)ome Records; e poi ad uno qualsiasi dei tre lavori che compongono la cosiddetta “trilogia della voce”- A Post-Fordist Parade In The Strike Of Events (Baskaru, 2006), Voices Stomp Flames For Requiem Times (Ruralfaune, 2007), I Can’t Take My Head Too See HIGHER Becouse The Sky Is Landing Over My Neck (Riz(h)ome Records, 2007) - in spazio recensioni - non può che essere di incredulità. Qualcosa di nuovo dev’essere successo, nel frattempo, nel lasso di tempo che separa la gestazione di quelle creature sonore. È come se la macchina - nel primo lavoro, quasi del tutto avulsa rispetto alle istruzioni impartite dall’essere umano, impegnata in processi di deframmentazione di disparate sorgenti d’informazione sonora assai prossima al rumore -, abbia gradualmente appreso i primi, elementari processi cognitivi, quasi ad imitare quelli della mente umana: la memoria l’apprendimento l’associazione di idee atomiche allo stato inconscio. Come se un’ideale macchina di Turing abbia imparato, oltre a calcolare funzioni ricorsive, a maneggiare concetti più complessi, come quelli di organo/organismo, parte/tutto, semplice/composito. 16 sentireascoltare È lo stesso (etre), contattato per un’intervista, a confermarlo: “Il mio primo disco conteneva miriadi d’informazioni compresse in un linguaggio digitale, quasi si trattasse di un h-d interconnettivo progettato in un laboratorio psichico. Quei primi materiali erano ostici: una via di mezzo tra free jazz e glitch radicale, se non eversivo; pieni zeppi di errori volontari e non. Ero ispirato dagli ULTRA-RED, dai Boredoms, dalla 8bit-generation e dentro quei suoni c’era uno spirito assai goliardico che col tempo ho stemperato. Con la trilogia ho contaminato l’elettroacustica con la voce - elemento essenzialmente umano -, con gli strumenti, spesso insoliti, e con diversi sistemi di assemblaggio sonoro. Sono mutate anche le mie influenze - così come è cambiata la mia vita. Con A Post-Fordist… ho anticipato in buona parte ciò che col tempo abbiamo imparato a chiamare glitchtronica, per quanto il lavoro sia uscito quasi tre anni dopo! Il mio interesse principale è però sempre stato per il dettaglio: la musica deve avere longevità; ripresentarsi sempre come la differenza stessa e permettere nuove esplorazioni come fosse una sonda posta sul sensorio di chi ascolta”. Già, il dettaglio. I brani che compongono la trilogia non sono altro che il segno di un’ostinata ricerca del dettaglio, dello scandaglio ossessivo - quasi in loop continuo - del particolare, del microscopico, del particellare. La frammentazione - la decostruzione, si vorrebbe dire, se il termine non fosse già stato usato in svariati altri contesti e con esiti spesso disastrosi - in miriadi di detriti materiali (ma pur sempre organici) di un organismo coeso in partenza: che può essere, di volta in volta, una voce registrata, il field recording di un frangente improvviso d’esperienza vissuta, il reperto sonoro di un avvenimento socialmente e culturalmente connotato, l’incedere di una chitarra, o di uno dei mille strumenti la cui potenzialità (etre) esplora con spirito di ricerca. “Forse avevo 5 anni quando mi sono accorto della musica - racconta l’artista -. la pioggia ed il vento passavano dentro la cucina da un buco della finestra che sembrava una cannonata. Più che godermi questo spettacolo, restavo ipnotizzato davanti al nostro vecchio frigorifero bianco, pieno d’ammaccature e ruggine: non aveva niente di straordinario, sembrava un mausoleo abortito! Quel suono somigliava ad una nave in partenza che andava via a certe ore del giorno. Fu il primo suono macchinico che udii: un piccolo motorino di refrigerazione, riparato chissà quante volte, che mi sconvolgeva per la sua forza arcana e gelida. Restai dentro quel drone per diversi minuti, senza parole. La mia musica nasce dal senso di sradicamento che provo di fronte alla meraviglia che abita le cose, dall’ebbrezza nella quale si intrecciano esperienze emotive e materiali dissimili. Sorge dalla lotta di elementi naturali vividi e dalla loro trasposizione in un fantasma infinito, da una mancanza plurima, dal bisogno di sentire un’affinità interiore - quasi carnale con me stesso, per dare voce ai miei lati oscuri: esprimere il divenire continuo delle cose, se non la trasformazione stessa”. La meraviglia per quel miracolo ancora incompreso che è la voce umana - la sua capacità di rimanere suono, di trasformarsi parola - è la molla che porta Salvatore Borrelli a dedicare ben tre dischi alla riflessione sul rapporto tra voce natura suono cultura. Tre dischi che parlano il linguaggio di un’elettroacustica originale e complessa, tre dischi che confermano una volta di più - ce ne fosse ancora bisogno - come quella pulsione verso l’analogico, la musica suonata, gli strumenti agisca da lusinga ammaliante per gli artisti elettronici dell’ultimissima generazione. La trilogia nasce con l’intento di conciliare il digitale con l’uso libero della parola: “In A Post-Fordist la voce ingigantisce la massa di suoni sottostante per sovvertirne l’ordine, come si trattasse di un’ interferenza. Da Voices…, invece, il discorso cambia: ho registrato quel disco in un periodo in cui ero molto depresso e ho utilizzato le voci di persone morte al posto della mia, perché mi sembrava di essere già uno di loro. Voices…, che considero il disco più riuscito della trilogia, arrotola la musica attorno al filo di una materia mortale, celebrata nel rito di uno sciamano che raccoglie dentro uno spazio privato una serie di spettri che chiedono di essere ascoltati, come nella letteratura di William Goyen. Voices… è una specie di inno ai tempi andati, un campionario viscerale in cui è condensata la vita di diverse persone nei loro momenti migliori. Una sorta di dodecafonia della memoria, e in questo è esattamente un disco romantico. Nel mio ultimo lavoro, la cosa si sposta sul piano animale: I Can’t Take My Head è fatto di risa, gemiti, versi e filastrocche, inni trionfali e field recordings prelevati all’esterno di un mattatoio. Non c’è una sola parola compiuta: in questo lavoro avevo bisogno di indagare il lato istintivo della gioia e del vivere. È un lavoro istintivo ed è l’unico tra quelli che ho mai composto a parlare d’amore. Di un amore universale ed allo stesso tempo privato e impossibile”. Giocando con intelligenza e spesso con ironia sul rimando continuo, sulla citazione ininterrotta, pur nella logica di un complesso metodo di integrazione narrativa - a partire dall’insistita operazione di dedicare ogni brano ad una personalità dell’arte ritenuta sensibilità affine -, (etre) imbastisce una possente ricognizione sul tema della memoria involontaria e del ricordo, istoriata con tinte fosche laddove si tratta di prendere atto di quanto sia divenuto difficile ricordare, mantenere viva a lungo la traccia di un’esperienza vissuta, a dispetto di memorie che divengono virtualmente illimitate, micro-chip miniaturizzati ad infinitum, a dispetto della possibilità, fino a qualche anno fa inimmaginabile, di accumulare in depositi letteralmente impercettibili tutta la memoria del mondo. Ultimamente sembra che l’artista che opera con il laptop, proprio perché dispone di una tale memoria, abbia il dovere - morale, oserei dire - di fungere da scatola nera delle proprie esperienze e di quelle del tempo in cui vive e lavora. Borrelli ha ancora una volta le idee chiare: “La trilogia della voce funge, da scatola nera, ma il mio interesse è di natura prettamente estetica, non ho alcun riguardo per l’etica. Mi interessa basarmi su messaggi specifici, sebbene apparentemente criptici, come segnali morse, e lasciare che l’ascoltatore interpreti i segni, che li riutilizzi sulla base dei suoi codici: per questo c’è molto caos nel discorso sonoro; se le cose fossero troppo nitide sarebbero meno stimolanti e più prevedibili. Ora che la trilogia è compiuta, e con questa la mia fase elettroacustica, posso affermare che non basta possedere una memoria artificiale. Avrei voluto catturare molte altre cose perché in questi dischi mancano momenti cruciali dell’esperienza: per coglierli non basterebbero microfoni, ma necessiteremmo di trasmettitori puntati su ogni abitazione della terra che a loro volta trasmettessero ogni luogo, più tutte le aree del pianeta desolate in cui c’è solo sabbia, maree o vuoto cosmico. Eppure, sono soddisfatto proprio di questa lacuna riconoscibile all’interno della trilogia; in fin dei conti ho utilizzato quello che per me aveva valore simbolico, e non politico, e ho fornito a quel materiale un movimento, lasciando che si esibisse in qualcosa come una danza muta”. sentireascoltare 17 RICHARD SKELTON - SUSTAIN-RELEASE landing blues di Antonello Comunale L’ultim o de i roma ntici d’I nghilt er r a ha una c hit ar r a e u n a l a b e l . S ette uscite co n la s ua Sus t ain- Releas e, c he s ono a l t r e t t a n t i o m a g g i a l l a s u a a m a t a L o u i s e . Parlare con lui signi f i c a p o g g i a r e c o n l e g g e r e z z a l e p a r o l e s u c o n c e t t i c o m e a m o r e e m o r t e , u o m o e n a t u r a , suoni e vision i. Una v ia d’ac c es s o per t r ov ar e l’ins o s t e n i b i l e b e l l e z z a d e l l e c o s e e p e r d e r s i d e n t r o e s s a . Quan do cap ita di im bat t er s i in ar tist i co me Rich ard Sk elt on s piac e quasi di do ve rne p ar lar e. La t entazione sarebbe que l l a d i t e n e r s i i l segreto e conservar l o t r a l e p r o p r i e cose preziose. Per f o r t u n a , s u b i t o dopo a rriva u n se co ndo s ent im ent o che spinge a divulga r e q u a l c o s a d i bellissimo. La music a d i S k e l t o n s i intreccia completam e n t e c o n l a s u a vita e ne è uno spe c c h i o r i f l e s s o . Per descriverla qua s i m a n c a n o l e parole, ma dove non a r r i v i a m o n o i , arriva lui. Del resto i l p o e t a q u e s t o è: colui che trova le p a r o l e g i u s t e per qualcosa che n o n r i u s c i v a m o ad esp rimere . I n t ervista Mi puoi dire come è nata l’idea della Sustain-Release e come hai cominciato a fare musica? Ho paura che sia una storia triste, perché incomincia con la morte della mia amata moglie, Louise, nel 2004. Nelle settimane e nei mesi che seguirono riuscivo a trovare sollievo soltanto suonando 18 sentireascoltare la chitarra. Divenne una specie di terapia. Il vero e proprio atto del suonare; il dolore nelle mie dita e sentire il corpo della chitarra risuonare contro di me, mi riportarono indietro da dove ero, di nuovo nella terra dei vivi. Gradualmente, passato su per giù Sono piene di immagini ricercate e danno perfettamente l’idea della musica che descrivi. Inizi da un’idea precisa per comporre la tua musica o nasce tutto dall’improvvisazione? L’ i d e a alla base delle descrizioni viene prima o dopo aver registrato la un anno, l’idea di documentare questi momenti – salvarli dal passaggio del tempo – divenne sempre più importante. In maniera del tutto simile, l’idea di rendere questi m o m e n t i e m b r i o n a l i , q u e s t e o ff e r t e p r i v a t e , u n a ff a r e d i p u b b l i c o d o minio divenne una forza motivante nella mia vita. E così, nel 2005, un anno dopo la sua morte, ho concepito Sustain-Release come un tributo commemorativo a Louise. Da allora ho registrato sette dischi, con un impiego crescente di strumenti acustici, includendo chitarra, v i o l i n o , d u l c i m e r, m a n d o l i n o , h a r monium e concertina. musica? Tu t t o q u e l l o c h e t i p o s s o d i r e è c h e lavoro integralmente in maniera improvvisata, ma a parte questo, va tutto al di là di me. La musica è v e r a m e n t e d i ff i c i l e d a c o n t r o l l a re, per me almeno, e non vorrei che fosse in nessun altro modo, piuttosto preferisco trasformarla in un respiro e lasciare che si crei una propria vita da sola. Suppongo che potresti obiettare che nella migliore delle ipotesi sono io a guidare la musica, ma tutto quello che faccio è cercare di sprigionare una forma di musica che evochi un intero mondo di luci e ombre, colori e tessuti, frammenti e paesaggi ed è lì che le descrizioni fanno la loro parte. Sebbene, arrivino alla fine, in qualche modo Una delle cose che intriga maggiormente nelle tue uscite sono le brevi descrizioni che fai. arrivano prima, perché ruotano intorno e dentro la mia testa e provo a catturarle, usando la musica… Penso che nella scena musicale pysch-folk contemporanea, gli artisti più originali arrivino proprio dall’Inghilterra. Ve d o un comune fil rouge tra Richard Yo u n g s , J o h n C l y d e - E v a n s , B e n R e y n o l d s , P h i l To d d e t e . C o s a n e p e n s i ? Ti s e n t i p a r t e d i u n approccio inglese alla psichedelia o è tutto, per lo più, una tua espressione individuale? È un grande onore essere menzionato nello stesso alveo di questi artisti. Non ho mai pensato ad un approccio inglese prima d’ora, né di appartenere ad una particolare tradizione, ma ha un certo senso. Abbiamo una cultura, un panorama e un clima in comune. Questi fattori possono non aiutare ma hanno comunque un’influenza. Prendi uno come John Clyde-Evans che è stato molto influenzato dal suo Sikhismo. Immagino che ogni artista abbia una filosofia privata, che viene dal suo particolare insieme di circostanze. Molte delle persone che hai menzionato fanno musica da molto più tempo di me. Credo che sia per questa ragione c h e m i s e n t o c o m e u n o u t s i d e r, e non come parte di una tradizione – sto ancora bussando alla porta per chiedere un posto intorno al focolare. Il packaging è un aspetto cruciale nei tuoi lavori. Perché hai deciso di usare proprio gli artwork fatti da tua moglie Louise? Non penso che Sustain-Release sarebbe potuta esistere se Louise non avesse fatto quegli artwork. La vedo davvero come una continuazione del suo lavoro. Lei stava appena testando le sue ali, artisticamente, usando ogni genere di materiali e oggetti trovati per creare composizioni astratte. E lavorava in un modo davvero libero. La guardavo e rimanevo meravigliato da come velocemente e intuitivamente creasse delle cose. Così, usare la sua arte e renderla pubblica “lì fuori” è uno dei miei obiettivi principali. Mi piacerebbe molto fare un libro ad un certo punto. La musica potrebbe sedersi sul sedile posteriore… Fai anche delle dediche specifiche alle persone che ricevono i tuoi dischi. Nel packaging metti delle foglie… Non vedevo una foglia in una pubblicazione da quando ne trovai una in un vecc h i o l i b r o d i m i a m a d r e ! Tr a t t i l’album come se fosse un regalo personale. Pensi che questo aspetto del tuo lavoro sia importante al pari della tua musica e che nell’era del mp3 possa continuare ad esserci interesse per l’oggetto in sé? Ho iniziato a mettere dei semi – soprattutto piccoli aceri e foglie di sicomoro. Sono belli di per sé; c o s i d e l i c a t i e d e ff i m e r i , m a c ’ è u n certo simbolismo intorno a questo. Spedire musica in giro per il mondo è un po’ come spargere semi nella brezza. Non sai come saranno ricevuti; cadranno su un terreno di pietra o su un campo fertile? Ho poi cominciato ad usare foglie perché c’è un senso di vigore intorno a loro – queste cose così fragili che quando muoiono virano su colori così belli. E connettono anche la musica al mondo reale, e al processo di caduta e rinascita. S p e r o c h e l a g e n t e a p p r e zzi il gesto c h e c ’ è d i e t r o q u e s t e c o s e. Il fe e d b a c k c h e r i c e v o è d a v v e r o positivo e m i i n c o r a g g i a a b b a s t a n za . M i d à l a s p e r a n z a c h e c i s i a a n cora gente l ì f u o r i c h e a p p r e z z a i l m iste r o ta tt i l e d i u n o g g e t t o e l a c o rrelazione t r a a r t e e m u s i c a . S e c ’ è ancora un p o s t o p e r q u e s t e c o s e nel mondo d e g l i m p 3 ? I l m i o s o l o augurio è c h e p o s s a c o n t i n u a r e a p ermettermi d i r e n d e r l e l i b e r a m e n t e , c o sì co n ti nueranno ad essere un regalo. L a t u a m u s i c a è a e r e a, libera, s e n z a n e s s u n p re t e s t o . Mi pia c e re b b e i n d a g a re n e i t u o i rif e r im e nt i c u l t u ra l i . Q u a l i a rt i s t i t i pia c c i o n o e s e è i l c a s o q u a le di essi t i è d i i s p i ra z i o n e ? Musicalmente, mi ritrovo con un interesse crescente per la Musica Sacra, i Canti Gregoriani, Musica Corale & Polifonica. C’è qualcosa nei modi della musica medievale che trovo incredibilmente potente e trascinante. Ascolto anche molta musica folk, dalle collezioni di Harry Smith/Alan Lomax, a molto del materiale dei ’60 riscoperto di recente. Alcune di queste musiche entrano dentro di me e riescono a sprigionare memorie, frammenti di sogno, visioni… Qualcosa come Wishing Well di Anne Briggs o Katie Cruel di Karen Dalton. Non so cosa sia, ma vedo cose in questi sentireascoltare 19 brani, paesaggi nascosti e posti dell’immaginazione. Le parole e la melodia scendono nel sottofondo, come se varcassi lo specchio e me li lasciassi dietro. È un effetto che cerco di ottenere con i miei dischi, sebbene sia cosciente del fatto che è abbastanza impossibile. È come una specie di alchimia andando a tentoni intorno alla perfetta combinazione di toni e trame che possano essere sintetizzate nella tua testa. Sono entrato in co n t a t t o c o n l a tu a m usic a ques t ’ anno, avend o as coltato Riftm usi c, una pi ece strumentale di r a r a b e l l e z z a . Il fatto che sia nu m e r a t o c o m e “No.1” significa c h e c i s a r a n n o al tre us cite sotto quest o pseudonimo? Come mai r e g i s t r i s o t t o 20 sentireascoltare svar i at i nomi e ma n t i e n i l a t i ra t u r a d e l l e t ue u s c i t e m o l t o b a s s a ? Sem br a qua s i c h e t u v o g l i a ri ma ner e occul t o e s e g re t o a i p i ù . Sono veramente contento che ti sia piaciuto Riftmusic. Farò sicuramente altra musica in quella vena così immersiva e ipnotica. È molto densa ma allo stesso tempo minimale. La traccia originale è di circa 40 minuti, ma ho pensato che sarebbe stata troppo pesante da digerire. Così l’ho tagliata a metà e l’ho fatta uscite come 3inch CDR. Per quanto riguarda i diversi nomi – Heidika, Carousell, Harlassen e A Broken Consort – ognuno ha un significato diverso per me – è scritto nella storia nascosta dietro ogni registrazione; i posti a cui sono legati, o che la musica evoca. Harlassen, per esempio, ha a che fare con i fiumi, le vie d’acqua, e le sorgenti degli elementi. Le edizioni limitate hanno più a che fare con motivi pratici che con altro. Quando ho cominciato Sustain-Release, non avevo alcun pubblico e così un’edizione di 50 sembrava una stravaganza. Detto questo, alcune delle edizioni più piccole sono limitate ad un numero specifico per… ragioni personali… Generalmente, ogni volta che l’interesse delle persone è cresciuto, ho aumentato il numero ed ho persino iniziato a fare delle seconde edizioni. Rimango veramente commosso dalle persone che mi contattano, e dalle belle cose che dicono, così finisce che mi sento davvero orribile quando un’edizione è sold out. S u l t u o s i t o c ’ è u n a b e l l a p a g ina c h i a ma t a “ L a n d i n g s ” i n c u i t u d e - scrivi i posti c h e h a n n o e s e r c i t a t o una forte imp r e s s i o n e s u d i t e e t i hanno indott o a r egi st r ar e. Q uanto è ne ce ss ari o per l a t ua m usi ca e ntr a r e in co nt at t o con post i che hanno una p a r t i c o l a r e r i s o n a n z a c on te? È sta to un le nt o pr oc es s o di r is v eglio negli ann i p a s s a t i . I p a e s a g g i son o semp re s t at i una f ont e di f ascin azion e e is pir az ione. Ho s c op erto che stav o us ando f ilm e f oto gra fie ch e av ev o f at t o c om e una fo nte di ispira z ione per la m ia m us ica, e ho q uin di iniz iat o ad inc or porare anche re g i s t r a z i o n i s u l c a m p o , come ad esem pio il s uono degli alberi che si mu o v o n o n e l l a b r e z z a o i semi del lab u r n o c h e s i s c u o t o n o in au tun no . È stata la sco p e r t a c h e c e r t i p o s t i avevano una r i s o n a n z a a c u s t i c a par t ico l a r e – p o n t i , p o z z i e a l t r i p o sti chiusi – ad attirarmi fuori con la m ia c h i t a r r a . Q u a n d o q u e s t o a c c a de, a l p r i n c i p i o m i s e n t o u n p o ’ v u l ner ab i l e , s p e c i e s e s o n o d a s o l o , ma diventa subito come una seconda v i t a . O r a c o m e o r a , s p e s s o s u o no in posti che hanno una risonanza em oz i o n a l e , p i ù c h e a c u s t i c a , s e b bene s i a d a v v e r o g r a n d e q u a n d o l e due c o s e c o e s i s t o n o . In pratica, “Landings” è un tentativo di c r e a r e u n a c o n n e s s i o n e p i ù i n t i ma con i paesaggi e di esplorare un senso di identità con i luoghi. Ogni lav or o è “ s i t e - s p e c i f i c ” e s p e s s o f i nis c e p e r e s s e r e u n ’ o ff e r t a m u s i c a le, un oggetto che letteralmente si lega al posto in cui è stato fatto. Cos ì , p e r e s e m p i o , h o l e g a t o u n p i c colo box contenente un 3inch CDR a d un a l b e r o i n u n b o s c o d e s e r t o v i c i n o a d o v e v i v o . S o n o a n ch e i n t e r e s s a t o a d a l l a r g a r e l a portata di q u e s t ’ a t t i v i t à i n c l u d e n d o artwork, s c r i t t i e d a n c h e s c u l t u r e , così come c o i n v o l g e r e a l t r i m u s i c i s t i e artisti a d e s p l o r a r e c o n n e s s i o n i tr a d i ve r si ambienti e luoghi. Un approccio simile alla risonanza degli ambienti è proprio di molti musicisti elettro-acustici come ad esempio l’italiano Fabio Orsi. Pensi che per te sia possibile iniziare a sperimentare con laptop e altri strumenti elettronici? Spesso trovo che luoghi con una bella atmosfera, o quelli che evocano una connessione emotiva molto forte, non necessariamente creano un diretto imprint sulle mie registrazioni. Dovrebbe accadere sentireascoltare 21 SUSTAIN - RELEASE SRL01. Heidika – There Is No Cure & Other Songs Heidika è il moniker che Richard usa per la sua prima release. There Is No Cure è il titolo programmatico con cui stabilisce che non c’è modo di curare la perdita di Louise se non suonando e suonando ancora. La title track fa convivere una frase di chitarra effettata con un sampler distorto della voce di Charlotte Rampling preso dal film Il Portiere di Notte di Liliana Cavani. Le altre canzoni sono più folk. Arcani congegni acustici che si elettrizzano solo sulla superficie, ma hanno il cuore caldo della sei corde. Sorta di blues minimalisti che pronunciano una lingua che senza profferir parola arriva in profondità. SRL02. Carousell – A Dead Bridges Into Dust Per la s ec onda us c it a Rich a r d indos s a la m as c her a c hia m a t a Carousell e dà sfoggio alle sue qualit à s c enogr af ic he de s c r i vendo la visione di un ponte in dis us o per s o nella nebbia . L e dolen ti n ote d i p ian o m ar c hiano a f uoc o ques t i t r e b r a ni. La palette strume n t a l e c a m b i a , m a l a q u a l i t à p o e t i c a degli stru men tali è s em pr e la s t es s a. Se pr opr io b i s o gna fare p ara go ni, c it iam o Luc iano Cilio e il s uo U n i verso Ass ente. Più a m b i e n t a l e e d i s p e r s o d i H e i d i k a , questo disco a nom e C a r o u s e l l m e t t e i l p r i m o p a l e t t o dell’estetica paesag g i s t i c a d i R i c h a r d . SRL03. H a r l a s s e n – A W a y Now Se i primi due parti della SustainRelease ti facevano trattenere il fiato, Harlassen arriva con un madrigale cadenzato e una tormenta di violini e chitarre a mozzare ogni più recondita resistenza. What the river said. Cosa dice il fiume. Harlaseen ha a che fare con le sorgenti e forse è per questo che regala energie e vigorie inedite nel mondo dolente di Richard. I brani lavorano in crescendo arricchendosi via via di suoni sempre più spessi, proprio come i torrenti portano con loro tutto quello che trovano sul proprio cammino. SRL04. C a r o u s e l l – L a n d i n g s Per descrivere il secondo disco a nome Carousell e primo lavoro nato dalla folgorazione dei luoghi e dei paesaggi, Richard usa parole difficilmente migliorabili: “Da qualche par- 22 sentireascoltare te tra la canzone e l’atmosfera, guidando il ritmo e la dissoluzione. Il lamento di una foresta morente.” Landings è un’unica traccia di 35 minuti intitolata Stolen Ground, in cui i suoni suonati e i suoni registrati dall’ambiente si amalgamano in un’unica onirica marea. Un’avventura sonora come poche altre volte capita di poter sentire. SRL05. A B r o k e n C o n s o r t – The Shape Leaves A Broken Consort è l’abito che si usa nei momenti più importanti. Gli argomenti da portare in pubblico sono “Deep forest drones and lunar blues”. Convivono d u l c i m e r, c h i t a r r a e v i o l i n o , c i a s c u n o l e g a t o a l l ’ a l t r o d a l v i n c o l o d e l l a r e g i s t r a z i o n e su l c a m p o . L’ a l c h i m i a s t r u m e n t a l e s i è o r m a i f a t t a d i g r ana e personalità finissime. Questo lavoro sentenzia ineq u i v o c a b i l e u n u l t e r i o r e r a ff i n a m e n t o d e l l a m u s i c a d i Richard. Sulla copertina una foto del fotografo americ a n o M i k e B r o d i e , r a ff i g u r a n t e l a m a n o d i u n a b a m b i n a che tiene un mazzo di fiori selvatici. SRL06. R i f t m u s i c – N o . 1 Di fronte a certi capolavori l’esercizio critico non può che limitarsi ad una intimidita cronaca. Riftmusic è un’unica torrenziale piece di venti minuti che Richard taglia con disinvoltura da una più lunga di 40. A suo modo un esempio di “continuous music” alla maniera di Melnyk. Il blues iridescente che viene descritto dall’autore è un gioco circolare di chitarre e violini che irretisce all’istante senza dare scampo. Le note e n t r a n o s o t t o p e l l e e s c a l d a n o l e v e n e d e i p o l s i . L’ i p nosi può essere più dolce di un cucchiaino di miele. SRL07. A B r o k e n C o n s o r t – Box Of Birch B o x O f B i rc h è u n r e g a l o a l l a Sustain-Release nel momento in cui compie due anni. Una prima tiratura si limita alla privatissima cifra di 28 copie, con due dischetti assemblati in un b o x r i c o l m o d e g l i a r t w o r k d i L o u i s e . I l v i o l i n o c l a s s ico d i A S u n d e r i n g P a t h s e m b r a c a n t a r e u n a l o d e d o l e nte proprio a lei. Richard come per rispettare un rituale c o n s e s t e s s o s i r e c a p o i i n u n b o s c h e t t o v i c i n o c asa, nel luogo dove passeggiando con lei ebbe per la prima volta l’idea di fare musica. Lega un box ad un albero e si allontana. comunque? Combatto con questo quesito da tempo. Quali sono le mie motivazioni per registrare in questi posti? Semplicemente documentare che sono stato lì o evocare il luogo di per sé, attraverso la registrazione? Quando prendo in considerazione di suonare questa musica ad altre persone, spesso penso di trasformarla in qualche modo. Come posso evocare il gioco di luci attraverso gli ambienti o la brezza di una prima serata nella foresta? Potrei processare le registrazioni usando delay e riverberi, ma mi creerebbe diversi problemi e sembrerebbe come una tecnica troppo facile, una sorta di scorciatoia per creare “atmosfera”. Idealmente, mi piacerebbe prendere la musica dai luoghi di per sé e non doverla poi editare ulteriormente nello studio. Così ho pensato di prendere un laptop che posso usare come un “filtro artistico” per trasformare il suono dei miei violini. Potrei quindi essere capace di trasmettere questi suoni in realtime nel paesaggio e registrarli mentre si confondono con esso. In alternativa, ho anche pensato di usare uno spazio di risonanza acustico come un “filtro artistico da mondo reale”. Così, in questo scenario, registrerei in un posto per poi trasmettere i suoni in un secondo luogo di risonanza, p e r o t t e n e r e c o s ì u n e ff e t t o d i t r a sformazione dei suoni. E facendo questo, riuscirei ad ottenere anche una sorta di connessione tra questi due posti, una specie di ponte auditivo! Box Of Birch è il tuo ultimo disco e segna il secondo anniversario della nascita della Sustain-Release. Cosa mi puoi dire in particolare di questo album? Bene, questa è la descrizione che ho scritto per il mio sito: “Barbed wire blues, berkanan and J F Glidden. Bowed metallic figures suspended from ivied trees. Dense thickets of slack strings, rusted snares and splitting bark. Accordion mists gathering in the early morning light...” Credo che abbia a che fare con frammenti melodici un po’ inquietanti. È il primo album che ho fatto in cui la melodia acquista un ruolo di primo piano. Ma ogni canzone è ancora abbastanza densa, anche claustrofobica in alcuni punti, come sentirsi persi in un bosco scuro con timidi steli di luce a comparire dal fitto fogliame.. Q u a l i s o n o I t u o i p ro g et t i pe r il f u t u r o e c o m e p u o i p r e vedere la t u a e v o l u z i o n e c o me a rt is t a a t t r a v e rs o l a S u s t a i n - R e l e a s e? C ’ è u n n u o v o a l b u m a n o me C a r o u s e l l c h e s p e r o s i a f u o r i p er n o ve m b r e . È v e r a m e n t e a u t u n n a le così ho a s p e t t a t o f i n o a d o r a , c h e le foglie c o m i n c i a n o a c a d e r e , p r im a d i l i c e n z i a r l o . H o i n p r o g e t t o anche un a l t r o a l b u m a n o m e H a r l a seen. È un lavoro fatto davvero con amore, iniziato lo scorso inverno ma non anc o r a f i n i t o . N o n h o a n c o r a ottenuto la giusta alchimia. Nel 2008 spero proprio di poter evolvere il progetto Landings. Ho iniziato a collaborare con altri musicisti e ho alcune proposte da parte di artisti davvero talentuosi e ispirati. E, ovviamente, sono sempre alla ricerca di persone che siano interessate all’arte e alla musica che in qualche modo coinvolga il paesaggio e un senso dello spazio. sentireascoltare 23 SIX ORGANS OF ADMITTANCE black heart compathia di Nicholas Campagnari D alla g ran de famig lia della “ New Weir d Am er ic a” , s c o p r i a m o i l t a l e n t o c r i s t a l l i n o e d u m o r a l e d i B e n C h a s n y, aka Six Org an s Of A dm it t anc e, c he m algr ado la gi o v a n e e t à è d a c o n s i d e r a r s i u n v e t e r a n o c o n i q u a s i 1 0 a n n i di car rie ra a lle spa lle. Non che si voglia fa r e d e l g o s s i p d i terz’ord ine , ma l’a ss idua f r equent azione tra Ben Cha sn y ed Elis a Am brogio dei Magik Ma r k e r s , c o m i n c i a a far si leg ge rmen te s os pet t a. Lui è il tipico ragazzon e y a n k e e d e l l a porta accanto. Basta v e d e r l o i n f o t o per avere all’istante l a s e n s a z i o n e di un viso familia re, plac ido, r egolare, uno che ha bei v o t i i n q u a l c h e high sch oo l a mericana e nei week end s i con ce de lo sv ago dei f es t ini sc ollacciati e dei d r o g a p a r t y a base di smoke-pot. P o i l o g u a r d i più attentamente, ti c o n c e n t r i s u l l o sguardo e capisci c h e n o n è c o s ì e non puoi fare a m e n o d i n o t a r e quella vena di inq u i e t u d i n e e d i stanch ezza sinistra c he gli adom bra l’espre ssion e a nc he quando abbozza un so rriso so r nione. E quei capelli che sembra n o a v e r e v i t a propria, non sono fo r s e u n a c a r t i n a al tor na so le? Immed iat am ent e s ov viene alla me nte u n s egnalibr o t r ovato in una vecchia l i b r e r i a a Ti m e s Squa re, su cui c’era s c r i t t o : “ H o w I can control my life, i f I c a n ’ t c o n t r o l my hair!”. L’ultimo scatto da da r e i n p a s t o a l l a stampa in occasione d e l l ’ u s c i t a d e l nuovo d isco d i Six O r gans O f Admittance è firmato, n e a n c h e a d i r l o , E lisa Amb rog io. Un a f ot o c he par e essere stata sca ttata alle 7 di m at tina, do po u na sbo rnia di quelle m icidiali. Di q ue sti tem pi Ben s t a div idendo i palchi statu n i t e n s i p r o p r i o con Elisa, come se c o n d a c h i t a r r a dei Magik Markers e d è q u e s t i o n e di giorni la distribuz i o n e d e l p r i m o disco d ei Bas alt Fi nger s, ov v er o B en in sie me a d Elisa e Br ian Sullivan dei Mouthus. I n a l t r e p a r o l e , l’ennesimo side pr o j e c t p e r u n o 24 sentireascoltare c he non s ta f e r m o u n a t t i m o . O l tre al suo progetto principale come Si x O r gan s O f A d mi t t a n c e , f a par t e degli p s y c h r o c k e r s C o m e t s O n Fi r e, d e l c o l l e t t i v o d r o n e a m bient f olk B a d g e rl o re e s o n o s u e le chitarre tirate a lucido che si s ono as c olt a r e s u l l ’ u l t i m o a c c l a m a t o dis c o de i C u rre n t 9 3 . U n a v i t a frenetica per questo ragazzo di 33 anni che ha conosciuto un primo m om ent o d i c e l e b r i t à i n c o n t e m por anea c o n l ’ e s p l o s i o n e d e l l a c o s i d d e t t a “ N e w We i r d A m e r i c a ” , a n z i molto probabilmente proprio per e ff e t t o d i e s s a , e p e r l ’ a t t e n z i o n e generale che si è creata intorno a certi suoni che sanno di arcaico e psichedelia old style, in un’epoca tra l’altro di post-modernità spinta c om e ques t a . O r m a i B e n è d i v e n t a to per gli States quello che Richard Yo u n g s è p e r l ’ I n g h i l t e r r a : i l p o e t a visionario armato di una sei corde ps ic hedelic a . Un po’ c hit a r r i s t a c l a s s i c o c h e c o nos c e alla p e r f e z i o n e l ’ i d i o m a f i n gerpicking, un po’ manipolatore di f eedbac k p e r c h i t a r r e e l e t t r i c h e . Ben Chas ny è u n m u s i c i s t a c h e n o n s ai m ai do v e c o l l o c a r l o c o n p r e cisione. È proprio lui a spiegarci c he uno de i s u o i o b b i e t t i v i è s e m pre stato quello di trovare l’anello di congiunzione tra la folk music e la psichedelia rock con tendenze nois e: “ F o r a l o n g t i m e , I c o u l d n ’ t figure out how to put the two things t oget her, I w a s d o i n g t h e f i n g e rpic k ed m us i c , b u t I w a s a l s o l i s t e n ing to a lot of noise, psychedelia, whatever you want call it….Then when I s t ar t e d t o d o t h e f i r s t r e c or dings f o r S i x O r g a n s t h e y s t a r t ed to fit together in a way that made sense.” U n o d e g l i a s p e t t i m e n o i n d a g a t i del s u o s t i l e m u s i c a l e è p r o b a b i l m e nte l ’ u s o c h e f a d e l l a v o c e , i m p i e g ata c o m e u n v e r o e p r o p r i o s t r u m e nto , c a p a c e d i p r o d u r r e v o c a l i z z i s ci a m a n i c i e d e v o c a t i v i , m a a n c h e di e s s e r e p r o f o n d a e d a m m a l i a nte, tanto da non aver niente da invidiar e a i g r a n d i d e l c a n t a u t o r a t o a me ricano. Immerso nella natura B e n C h a s n y n a s c e d a l l e p a r t i di L o s A n g e l e s n e l 1 9 7 4 , m a c r e s c er à d i f a t t o c o n t u t t a l a f a m i g l i a n ella C a l i f o r n i a d e l n o r d , u n l u o g o m olto p i ù i n d i c a t o p e r u n o c o m e l u i ch e p r e f e r i s c e l a v i t a a c o n t a t t o c o n la natura alle comodità della metropol i . S o n o i n f a t t i g l i e l e m e n t i n a t u ra l i c o m e i l s o l e e i l b u i o a t o r n a r e di c o n t i n u o n e i s u o i t e s t i e n e i t i toli d e i s u o i d i s c h i . U n l a t o n a t u r a l i sta d e l s u o c a r a t t e r e c h e B e n c o n d i v ide c o n m o l t i a l f i e r i d e l f o l k c o n t e m po r a n e o , n o n u l t i m i i t i p i d e l l a c r i cca t a r g a t a J e w e l l e d A n t l e r C o l l e c t i ve. Te s t i m o n i a n z a d i u n ’ a u t e n t i c a r i cerca verso un tutt’uno unico ed ind i v i s i b i l e c o n l a n a t u r a , a l l a r i c e r ca d i u n a l i b e r a z i o n e t r a s c e n d e n t ale, è il nome Six Organs Of Admittanc e , i s p i r a t o a l l a d o t t r i n a b u d d h i s ta . S a r à u n b a s s o e l e t t r i c o i l p r i mo strumento che imbraccerà il giovan e B e n , m a b e n p r e s t o v e r r à s p i nto d a i d i s c h i d e l p a d r e , t r a c u i N ick D ra k e , J o h n F a h e y e L e o K o t t ke , v e r s o l a c h i t a r r a a c u s t i c a e s ’ i n na m o r e r à d e l f i n g e r p i c k i n g . I n q ue l periodo la celebre tecnica chitarr i s t i c a , c o m e s p i e g h e r à i n s e g u ito, d i v e n t e r à u n ’ a u t e n t i c a o s s e s s i o ne, cercando di fondere lo stile ameri- ca no con q ue llo br it annic o ( più f oca lizzato su ll’us o della m ano s inistra). Rimarrà u n c h i t a r r i s t a a t i p i c o rep uta nd osi, anc or a oggi, poc o v eloce pe rch é inv ec e di us ar e le c las siche tre d ita ne us er à s olo due. L’a scolto d i Kei j i Hai no, dei Fushitsusha e dei Dead C r appr esenteranno n e g l i a n n i d e l l i c e o un ’au ten tica epif ania. Al lic eo s egu on o a nche v ar i t ent at iv i di f or mare band, il p i ù r i u s c i t o d e i q u a l i è i The Pla gu e Lounge, c he us c iranno con u n d i s c o a u t o p r o d o t t o nel 1996, rist a m p a t o p o i d a l l a H o l y Mountain, di p u r o s t a m p o p u n k r o c k noise. Dopo u n ’ i n f a t u a z i o n e p e r tutta la scen a ac id- f olk dei Com us e de ll’Inc r edi bl e St r i ng Band dec ide che è il m o m e n t o d i m e t t e r s i i n proprio e allo r a n e l 1 9 9 8 a ff i t t a u n registratore q u a t t r o p i s t e , s u l q u a l e co mincerà a r iv er s ar e le r egis t r azio ni ch e co m por r anno i pr im i due disch i Six Or g a n s O f A d m i t t a n c e e il succe ssiv o Dust & Chi m es. Que st’u ltimi us c ir anno per la neonata persona l e e t i c h e t t a P a v i l l i o n Record s, rispet t iv am ent e nel 1998 il primo, e ne l 1 9 9 9 i l s e c o n d o . I l Ben Chasny d i q u e s t i p r i m i d u e dischi dimost r e r à d i a v e r e l e i d e e molto ch iare e di av er già donat o al progetto un ’ i d e n t i t à b e n p r e c i s a . Si p ren da la n enia lit ur gic a S u m O f All He aven , d al pr im o dis c o om onimo , o Jo urn ey Thr ough Sank uan Pass, da l d is c o s uc c es s iv o, c om poste da chit a r r e a r p e g g i a t e , f i e l d record ing s, es per im ent i elet t r oac ustici e mo tiv i per c us s iv i: elem enti ricorrenti i n t u t t a l a p r o d u z i o n e targ ata Six Or gans O f Adm it t anc e. Trova a nche l’oc c as ione in I n R a c e f or Vi s h u d i l i b e r a r e i l s u o t a l e n t o d i chitarrista classico. In alcuni pezzi di Du s t & C h i me s s i c o m i n c i a a d int r av v e d e r e u n a f e r m a v e n a c a n tautorale, facendolo apparire vicino ad un D e v e n d ra B a n h a rt p i ù o s c u r o ed e t n i c o . Oggi mi sento depresso Con le uscite discografiche del 2000 inaugura un vero e proprio concept sui lati più oscuri e tenebrosi della v it a u m a n a . N i g h l y Tre mb l i n g ( L p Lathe-cut di 33 copie per Pavillion, r i s t a m p a t o d a Ti m e - L a g n e l 2 0 0 4 ) con quelle cupe tracce sciamaniche potrebbe stare bene come colonna s ono r a p e r L a s e p o l t u r a p r e m a t u r a di Ed g a r A l l a n P o e , m a i l c a p o lav or o d e l p e r i o d o a r r i v a c o n T h e M anif e s t a t i o n L p o n e - s i d e u s c i t o pe r B a D a D i n g ! , e successivam ente r i s t a m p a t o i n c d d a S t r a n g e At t r a c t o r s , c o n l ’ a g g i u n t a d i u n s e c ond o b r a n o c h e v e d e p r o t a g o n i s t a l’ev o c a t i v o r e c i t a t o d i D a v i d Ti b e t . Una pura manifestazione di spettri dall’aldilà per 22 minuti di incastri v o c al i e r i t m i c h e e t n o , c h e t e n d o n o alle tablas asiatiche e sciamano in c r es c e n d o a p o c a l i t t i c o p r i m a d i c a der e v i t t i m a d i u n c a t a t o n i c o f i n g e r p i c k i n g . I l b r a n o c o n D a v i d Ti b e t , The S i x S t a t i o n s , è b a s a t o s u l c o n cetto greco di “Musica delle Sfere” teorizzato da Pitagora, secondo cui i movimenti dei corpi celesti che si s p o st a n o n e l l ’ u n i v e r s o p r o d u c o n o un suono specifico. Questi suoni pos so n o e s s e r e p e r c e p i t i s o l t a n to da chi si è coscienziosamente pr epa r a t o p e r a s c o l t a r l i . L a M u s i ca delle Sfere può anche essere suonata negli intervalli delle corde p i z z i c a t e e q u i s t a l ’ a s t r usità e il f a s c i n o d e l p r o g e t t o d i C hasny. Per m i m a r e e d e v o c a r e i l s u o no d e i p i a n e t i , i l N o s t r o n o n e s i t a a “suonare” l e t t e r a l m e n t e i l s u p p o r t o d i co p e r ti n a d e l l a p r i m a r e l e a s e , u n’incisione c r e a t a d a M i k e M i l l s e r a ffigurante i l s o l e . I l c o n t i n u o c r e p i tio che fa d a s o t t o f o n d o a t u t t o i l disco e al r e c i t a t o d i Ti b e t , a l t r o n o n è che il r u m o r e d e l l a p u n t i n a d e l giradischi c h e p a s s a s u l d i s c o s t e s so. L’idea è c e r v e l l o t i c a e s t r a m b a , ma quanto m e n o a ff a s c i n a n t e . A r r i v a t i a q u e s t o p u n t o l ’ emergente H o l y M o u n t a i n , e t i c h e t t a sp e ci a l i zz a t a i n u s c i t e d r o n e - p s y ch-folk, lo n o t a e l o p r e n d e s o t t o l a p ropria ala p r o t e t t r i c e : s i f a r à c a r i c o d i r i sta m pare i due precedenti full lenght u s c i t i p e r l a s u a P a v i l l i o n, oltre a f a r e u s c i r e i l n u o v o a l b u m che Ben h a g i à p r o n t o d a u n p e z z o . Si sta p a r l a n d o d i D a rk N o o n t i d e che Ben registrò nel 1998, in un periodo part i c o l a r m e n t e b u i o d e l l a s u a e si ste n z a q u a n d o a c a u s a d e i s u o i i n su cc e s s i a r t i s t i c i f u o b b l i g a t o to r n a r e a v i v e r e c o n l a p r o p r i a f a m i g l i a . Acc l a m a t o c o m e i l s u o p r i m o ve r o ca p o l a v o r o , D a rk N o o n t i d e p r o se g u e l u n g o i l f i l o n e n o i r i n a u g u r a to co n l e p r e c e d e n t i u s c i t e . C o n l a sua lenta e d a r k I n S p i r i t s A b a n d o n e d la sua s c r i t t u r a r a g g i u n g e u n a precisione e d u n p a s s i o n a l i t à i n e d i t e, ma è la s u c c e s s i v a R e g e n e r a t i o n con quei s u o i c u p i d r o n e s c h e c i r i porta alla cupezza degli esordi. C o m p l e m e n t o i d e a l e a D a rk N oont id e è Yo u C a n A l w a y s S e e The Sun ( T h r e e L o b e d R e c o r d i n gs, 2002) r e g i s t r a t o e s u o n a t o d a Be n C h a s n y i n u n a g r o t t a d i p i n t a i n co m p l e - sentireascoltare 25 s t a g i o n e f r e e f o l k , e p r o s e g u e con o t t o a c c o r a t e c o m p o s i z i o n i , che vanno dalla dolcezza pop di Home a l l a l u n g a e p e r c e r t i a s p e t t i c l a ssi c a t i t l e t r a c k , d o v e , d o p o u n i n izio in fingerpicking, irrompe un’acida e r o b o a n t e c h i t a r r a n o i s e . C o m p are a n c h e u n a s e n t i t a e r i u s c i t a c o ver, T h i c k e r T h a n A S m o k e y , d e l f o l ks i n g e r G a ry H i g g i n s . S i t r a t t a d i un d i s c o m o l t o p i ù m e d i a t o e m e d ita t o r i s p e t t o a l l a c r u d e z z a d a r k d egli e s o r d i e n o n s o r p r e n d e c h e r i e sca a t r o v a r e f a c i l m e n t e i l s u o p u b b lico p r o p r i o p e r l a s u a c l a s s i c i t à d i s cr i tt u r a , p e r q u e s t a s a g g e z z a a u t o r i ale c h e t o g l i e v i a l e s p i n e p i ù a p p un t i t e d a l l o s f a c c e t t a t o c o r p o f o l k di B e n . A r t i s t i c a m e n t e n o n è m i g l i ore o p e g g i o r e . È u n ’ e v o l u z i o n e e c o me t a l e d ’ o r a i n a v a n t i s i p o t r à p a r l are d i l a v o r i d e l l a m a t u r i t à s e n z a per q u e s t o d e c l a s s a r e a r t i s t i c a m e nte ta solitudine, costitu i t o d a u n ’ u n i c a composizione lunga p o c o m e n o d i 20 m inuti caratterizz a t a d a d r o n e s ambienta li misti a te t r i ar peggi ac ustici. Pe ccato pe r la diff ic ile r eperibilità, p erché no n r appr es ent a af fat t o u n cap itolo se c ondar io. La riemersione N el 2 00 3 e sce il secondo f ull- lenght per Holy Mo un tain , Com pat hi a, c h e rappresenta senz’al t r o i l d i s c o p i ù accessib ile d i tutta la dis c ogr af ia di S ix Orga ns Of Admi t t anc e. Dic hiaratamente “pop”, re g i s t r a t o c o n u n quattro piste preso i n p r e s t i t o d a l C o me ts On Fir e e d all’am ic o E t h a n Mille r , Com pathia r a p p r e s e n t a i l primo vero avvicina m e n t o d i B e n Chasny ad una scrit t u r a p i ù p o r t a t a verso la forma ca nz one. Com e r imanere, del resto, i n d i ff e r e n t i a l l a vibrante e d en erg ica C l o s e To T h e S ky o alla suadente e p e r c u s s i v a S ome whe re Betwe en? P e r q u e l l i che c omin cia no a p ens ar e a quant o si sia “ammorbidito” B e n h a p r o n t a la lunga On ly Th e Sun Knows p o s t a in coda al disco: ma i c o s ì e l e t t r i c o e rock p er me rito d ella dis t or t is s ima ch itarra di Etha n M i l l er c h e s i rit aglia u n p osto com e per f or m er. Tempo un anno e B e n t i r a f u o r i 26 sentireascoltare dal c ilindr o F o r O c t a v i o P a z ( H o l y M ount ain, 2 0 0 4 ) , c o n c u i c o n f e z i o na due omaggi in un colpo solo: il dis c o inf at t i o l t r e a d e s s e r e d e d i c a to al celebre scrittore messicano e pr em io Nob e l , O c t a v i o P a z , d i c u i Ben è un avido lettore, è anche un doveroso tributo ai celebri maestri del f inger pi c k i n g a s c o l t a t i i n t e n e r a et à. Un d i s c o c h e n o n p r e s e n t a alcun testo o parte cantata proprio per las c iar e u n o s p a z i o i d e a l e a i t es t i s c r it t i d a l m e s s i c a n o . C a n z o ni struggenti e commoventi, su cui s pic c a la c a v a l c a t a f o l k d i T h e A c c ept anc e of A b s o l u t e N e g a . Finalmente si entra in studio di registrazione I l 2004 è a n c h e l ’ a n n o d e l l a v e r a s v olt a, la D r a g C i t y s i a c c o r g e d i l u i e lo mette sotto contratto. Non solo, ma gli fornisce anche uno studio pr of es s iona l e p e r r e g i s t r a r e i l n u o v o dis c o: Sc h o o l O f T h e F l o w e r. È senza dubbio l’album della prima vera consacrazione. Recensioni ed articoli compaiono sulle riviste m us ic ali di m e z z o m o n d o , d a n d o g l i u n ’ e s p o s i z io n e m e d i a t i c a i n e d i t a fino a quel punto. Il disco si apre c on l’as s ol o d i b a t t e r i a d i C h r i s Cor sano, u n o d e i p r o t a g o n i s t i d e l l a g l i a l b u m d e l p r i m o p e r i o d o . Ma c o m e a v o l e r d i m o s t r a r e c h e i t e mpi d i D a rk N o o n t i d e n o n s o n o p a s sati d e l t u t t o , i l n u o v o l a v o r o s i a b b e ve ra di nuovo alle fonti nere. T h e S u n A w a k e n s ( D r a g City, 2 0 0 6 ) s i c o n t r a d d i s t i n g u e s u b i t o per l a n e t t a d i v i s i o n e d e l d i s c o i n due p a r t i c o m p l e m e n t a r i : “ I t ’s m y M ed d l e , t h a t … . m y P i n k F l o y d ’s M e dd l e , y o u k n o w w h a t I m e a n ? T h at’s s u c h a g r e a t r e c o r d – y o u ’ v e all y o u r s o n g s o n o n e s i d e , a n d a j am o n t h e o t h e r. I u s e d t o p l a y e l e c tric g u i t a r, w h e n I w a s k i d , a l o n g t o The Melvins, and to Echoes, so… So, I w a n t e d t o m a k e a s i d e - l o n g s o n g, a s i d e - l o n g t r a c k , f o r s i d e b , a n d put all the songs on side a.” C o s ì a l l e p i ù c o n v e n z i o n a l i p r im e s e i t r a c c e f a s e g u i t o l a t e n e b r osa e l i s e r g i c a R i v e r o f Tr a s f i g u r a t i o n , v e r o f u l c r o d i t u t t o i l d i s c o n o n ché u n o d e g l i a p i c i d i t u t t a l a c a r r i e r a di B e n . I s p i r a t o d a l l a v i s i o n e d i A g u i rr e d i We rn e r H e rz o g , d i A p o c a l y p s e N o w d i C o p p o l a , e d a l l ’ a s c olto m a s s i c c i o d e i P o p o l Vu h , B e n d ice d i a v e r a v u t o d a v a n t i q u e s t a i m ma gine nitida di un fiume fangoso e v i o l e n t o , t e a t r o d i u n a v i o l e n t a ba tt a g l i a t r a e s e r c i t i n e m i c i , c o n r ive piene di cadaveri straziati, i cui spir i t i r i g u a d a g n a v a n o l a c o r r e n t e per p o i s c o m p a r i r e . N e l l ’ i d e a o r i g i n aria i l p e z z o s a r e b b e d o v u t o d u r a r e ben c i n q u a n t a m i n u t i , m a p o i s i a c c o rse di avere qualc h e c a n z o n e d a p a r t e e che sa reb be s t at o un pec c at o s c iup arle . In e ffett i pur es s endo net t amente diverse s t i l i s t i c a m e n t e , n o n sono affatto s c a r t i m a s i r i c o l l e g a n o direttamente a l l e c o m p o s i z i o n i c o n a ccord i in min or e di Dar k Noont i de. River Of Tra s f igur at ion v e d e a n c h e la prima parte c i p a z i o n e d i u n f o l t o n ume ro di am ic i di Ben, t r a c ui A l Cis ne r os (Om ) , Et han M i l l er , Li z Ha r r is (aka G r ouper ) , Pet e Sw ans on (metà Yel l ow Sw ans) . Subito dopo The Sun Awakens la Holy Mountain fa uscire uno split in 7” Bedouin’s Vigil / Assyrian Blood che vede protagonisti oltre i Six Organs, anche i doom rocker Om. Il pezzo che propone Ben Chasny è una delle cose più estreme e rumorose di tutta la sua produzione, una colata di white noise chitarristico come ci si potrebbe aspettare da un Keiji Haino. Un’ulteriore dimostrazione della duttilità del suo talento. L’ultimo lavoro firmato Six Organs Of Admittance si chiama Shelter From The Ash ed è questione di questi giorni (vedere spazio recensioni). Ben e gli altri Non si può arc h i v i a r e l a p r a t i c a B e n Ch asny se nza pr im a av er det t o delle mu ltiformi ges t a dei s uoi pr oget ti collaterali. A l l ’ e s t r e m o o p p o s t o dello spettro s o n o r e d i S i x O r g a n s Of Ad mittan ce s i c o l l o c a i l p r o g e t t o Com ets on Fi r e, i n c e n t r a t o s u u n o psych garage a d r e n a l i n i c o , i n c u i l a vera star è il fanat ic o di eff et t i analo gici ed echoplex , Noel Har m onson . I Com e t s O n Fi r e s o n o u n o strumento al s e r v i z i o d e l l a t o p i ù selvag gio e d elet t r ic o di Ben Chasny. Etha n M iller, leader dei Com e ts, suo am ic o di v ec c hia dat a, ha voluto fo r t i s s i m a m e n t e i l s u o con tribu to p er aggiunger e un elemento diversi f i c a n t e n e l l ’ e s p l o s i v o comb o. Au tor i di quat t r o dis c hi uf ficiali, l’entra t a i n p i a n t a s t a b i l e d i Be n co incide c on la pubblic az ione n el 20 04 d el dis c o Bl ue Cat hedr al u scito p er la Sub Pop; i pr im i f r ut ti del suo lav o r o , s i p e r c e p i r a n n o d avve ro solta nt o c on Avat ar ( S u b Pop, 2006), la v o r o d e c i s a m e n t e p i ù atmosferico e m e d i t a t o . Oltre ai Comet s B e n h a d e d i c a t o te mpo e a tten z ione anc he ai Bad- ger l o re , u n p r o g e t t o n a t o i n s o r d i na sul finire degli anni Novanta. Il duo con Rob Fisk (ex Deerhoof, 7 Ye a r R a b b i t C y c l e ) s i è t r a s f o r m a t o nel g i r o d i q u a l c h e a n n o i n u n a u tentico supergruppo comprendente varie glorie della scena free folk e nois e a m e r i c a n a , t r a c u i To m C a rt er ( C h a ra l a mb i d e s ) e i l m a n i p o l a t or e d i s u o n i P e t e S w a n s o n ( Ye l l ow S w a n s ) , s i n o a g l i d u e u l t i m i ac qui s t i : G l e n n D o n a l d s o n ( B l i t h e Sons , J e w e l l e d A n t l e r) e L i z H a rr i s ( G ro u p e r) . A u t o r i d i t r e d i s c h i u ff i c i a l i p i ù u n c d - r a u t o p r o d o t t o , i Bad g e rl o re s i d i s t i n g u o n o p e r l e lor o a t m o s f e r e e t e r e e , d i l a t a t e e s o g na n t i , p r o d o t t e d a u n a m p i o u s o di de l a y e r i v e r b e r i a p p l i c a t i a s t r u m ent i a c o r d e e a l l e v o c i . I l c l a s s i c o caso in cui la somma delle singole parti coinvolte è maggiore del reale v alor e d e l r i s u l t a t o . G li A u g u s t B o rn p i ù c h e u n v e r o e pr opr i o g r u p p o s o n o u n p r o g e t t o d i s c ogr a f i c o : i n f a t t i l ’ i n c o n t r o t r a H i r oyu k i U s u i ( L , F u s h i t s u s h a ) e B e n Chas n y a v v i e n e v i r t u a l m e n t e a t t r a verso scambi di files da una parte all’al t r a d e l l ’ o c e a n o . I l r i s u l t a t o l o s i pu ò a p p r e z z a r e n e l l ’ o m o n i m o d i sco uscito per Drag City nel 2005: “Un ping pong di chitarre acustiche e d e l e t t r i c h e c h e c r e a n o p a e sa g g i o r a a g r e s t i o r a s a t u r i d i elettricità e d i s s o n a n z e ” . Q u e l l o c he manca a l p r o g e t t o f o r s e è q u e l l a coesione c h e l a d i s t a n z a g e o g r a f i ca n o n h a permesso che si creasse. D e l s u o c o i n v o l g i m e n t o n ei Current 9 3 , s i p u ò d i r e c h e o l t r e a d a cco m p a g n a r e d a l v i v o D a v i d Tibe t , Ben h a p a r t e c i p a t o a t t i v a m e nte anche a l l a c o m p o s i z i o n e d e l l ’ u l t imo disco B l a c k S h i p s A t e T h e S k y. L e u l ti m e v o c i d i c o n o c h e i n c an ti e r e ci s i a u n d i s c o “ m e t a l ” a l q u al e p a r te c i p e r a n n o o l t r e a B e n C h a sny anche l o s t e s s o D a v i d Ti b e t e Stephen O ’ M a l l e y . N o n p o s s i a m o far altro c h e a t t e n d e r e c o n t r e p i d a zi o n e . Un ricordo live L’ a v e r p r e s o p a r t e a l t o u r del 2005 d e i C u rre n t 9 3 h a p e r m e sso ai fan i t a l i a n i , m e c o m p r e s o , di vedere a l l ’ o p e r a d a l v i v o B e n C h asny sotto l e s p o g l i e S i x O rg a n s Of A dm it t a n c e . U n c o n c e r t o i n t o t al e so l i tu d i n e e s e g u i t o c o n i l s o l o ausilio di u n a c h i t a r r a e l e t t r i c a e d i u n m i cr o f o n o . U n ’ i n t e n s a m e z z ’ o r a i m m e r si n e l l ’ a c i d a d i s t o r s i o n e e n ei p o sse n t i f e e d b a c k d e l l a s u a s e i corde, con l a m p i d e l l ’ a l l o r a r e c e n t e School Of F l o w e rs . sentireascoltare 27 LUKE VIBERT space cheese di Edoardo Bridda Wagon Christ, Plug, A m e n A n d r e w s , T h e A c e O f C l u b s e l ’ i n f i n i t o a b b e c e d a r i o d ’ e t i c h e t t e e s o t t o g e n e r i e l e t t r o. S oprattutto l’uo mo d iet r o alla par ola k it c ht r onic a, e u n c e r c h i o c h e c o n i l r e c e n t e l a v o r o a c c a n t o a Jean Jacques Perr e y s i c h i u d e e s c h i u d e … L u k e Vi b e r t . Sessanta modi per osservare il futuro S apete co m’è la stor ia no? I m usicisti e lettro nici, sp ec ie quei m aledetti ing lesi, n on r ilas c iano interviste e se lo fann o s o n o d i u n a noia mortale. Prend e t e r e A p h e x , ne concede pochiss i m e e , t r a l e rarità, se vi interes s a c ’ è n ’ è u n a su You Tu be (h ttp:/ / www. y out ube. com/watch?v=dooCQ d g 9 - N A ) in una specie di carcer e . È s e n z ’ a l t r o la più emblematica. Te l e t r a s p o r t a t i nella taiga Russa ( e u n J a m e s i n penombra contro un m u r o ) v e n e rendere te co nto : rispos t e per m onosillab i, bia scich ii, f ar e per ples s o, appunti didascalici c o n c e s s i c o n i l contagocce e pegg i o d e l p e g g i o , zero d iva ga zio ni. “I t ’s J u s t M u s i c You Kno w?”. La sco glier a s ulla quale s’infrangono la ma g g i o r p a r t e d e i tenta tivi d’interazion e è s e m p r e l a medesima. Il confin e i n v a l i c a b i l e . C ome se tu tta la mus ic a da c am eret t a o me glio In ute r o p r e v e d e s s e soltanto un a sn ob is t ic a c om unic azione pre-verbale. L u k e Vi b e r t , d i cui andiamo a narra r e v i t a m o r t e e miraco li, no n fa ecc ez ione, la pensa esatta men te in ques t o m odo: “ È solo musica e non a n d r e b b e p r e s a troppo sul se rio”. E d e t t o d a l P r i n c e della cosiddetta kitc h - t r o n i c a , b e h . C ’è d a fida rsi. Se non f os s e c he, dati alla mano, que l c h e a b b i a m o sott’esame è una cu r i o s a a n o m a l i a : accanto a dozzine d i o r e d i l o u n g e hip retro futurista, q u a s i j u n g l e , house naif (e un’alt r a m a n c i a t a d i sot t og en eri d issem inat i in doz z ine di dischi, vinili, c d r e m p 3 ) , n e l web (più di ogni altr o B r a i n w a s h e d (http://brainwashed.com/vibert/in- 28 sentireascoltare t er v iews . ht m l ) - e s u i g i o r n a l i - s c o v iam o dec in e d ’ i n t e r v i s t e n e l l e q u a li il c or nis h k i d p a r l a d e l l a p r o p r i a m us ic a dall a A a l l a Z c o n l a s t e s s a s inc er it à c o n l a q u a l e r i v e r s a apprezzamenti e preoccupazioni, aneddot i e r e t r o s c e n a d e g l i a m i c i di sempre (Richard “Aphex”James, M i k e “ M u - Z i q ” P a r a d i n a s , To m “ Squar epush e r ” J e n k i n s o n ) . C i l i e gina pur am e n t e b r i t , u n a p l a c i d a ir onia c ondi t a d a s e n s i d i c o l p a . Del r es t o, u n o c h e h a s c e l t o Wa g o n Chr i st c om e r a g i o n e s o c i a l e q u a l cosa di diverso lo doveva avere. E pr opr io q u e l n o m e è s t a t o s c e l to per distinguersi da tutte le sigle c he andav a n o d i m o d a n e i N o v a n t a . Blac k Dog, A u t e c h r e , G l o b a l C o m munication, e via discorrendo fino ai codici (X101, Y345) e addirittura agli alf anum e r i c i d e g l i h a c k e r i n f o r matici. Luke geniaccio scozzone, alt r oc hé s e è d i v e r s o : b a n d o a l l a m a t e m a t i c a , r a c c o n t a e s p i ff e r a . U n es em pio m i t i c o ? U n a v o l t a d i s s e a un giornalista di The Milk Factory di quant o f os s e p r e o c c u p a t o d i a n d a r e in t our c o n To m J e n k i n s o n / S q u a r epus her “ È d a t a n t o t e m p o c h e n o n r ies c e a c o m p l e t a r e u n a t o u r n é e e sono sicuro che è per quello che mi hanno chiesto di affiancarlo. Sono la loro migliore assicurazione che tutto vada per il meglio. Che sarò li con lui a tenergli la mano quando andr à in pa r a n o i a ” . P e r n o n p a r l a r e d e l f a t t o c h e Vi b e r t è i l m i g l i o r abbecedario di curiosità e segreti del r is er v at i s s i m o J a m e s ( o g n i m o nogr af ia s u q u e s t ’ u l t i m o d o v r e b b e pas s ar e da q u e s t e p a r t i . N e s i a m o c er t i) . Appr odando n e l m o n d o a s s o l u t a mente esotico, rétro e kitch, e se v o g l i a m o s a m p l e d e l i c a m e n t e - l en n o n i a n o ( n e l s e n s o d i R e v o l u t ion 9 ) d e i s u o i m i l l e t r a v e s t i m e n t i , la rilassatezza e i toni sono i medes i m i : “ N o n p i a n i f i c o n u l l a . È c o me s e f o s s i i l f r u i t o r e f i n a l e . R i d o di q u e l l o c h e c o m p o n g o e m e l o g odo pure. Non molta gente può dire lo s t e s s o d e l p r o p r i o l a v o r o . L a mu s i c a e l a s u a p e r c e z i o n e s o n o un c o n c e t t o a m o r f o . È m e g l i o p r e n d e rsi carico di tutto il suo bagaglio e p r o d u r n e l a p i ù d i v e r s a p o s s i b i l e ”. E i l d i e t r o l e q u i n t e d e l l a s u a e le ttronica? Fino all’ultimo dettaglio… “ I l m i o p r i m o s a m p l e r, a c q u i s t ato n e l 1 9 9 1 , e r a u n K o r g S S 1 . Av eva un minutaggio di 8 secondi. Ora lav o r o c o n u n a R o l a n d S 7 6 0 d a otto m i n u t i e u n A t a r i 1 0 4 0 S T E ( a g g io rnato a 4MB)… il sampler è fondam e n t a l e p e r c a m p i o n a r e l a m u sica r e g i s t r a t a m a a n c h e p e r l e b asi c o m e i l b a s s o e l a b a t t e r i a . Wa gon C h r i s t è u n p r o g e t t o u n i c a m e nte f a t t o d i s a m p l e e n a t u r a l m e n t e poi c’è il quattro tracce (poi ho preso il 1 6 ) c h e m i p e r m e t t e d i a s s e m bl a r e i l t u t t o . D e l r e s t o , q u a n d o non campiono, uso una drum machine e d e l l e t a s t i e r e s g a n g h e r a t e p e r f are l e l i n e e b a s s o e t u t t o q u e s t o pe rc h é n o n s a p r e i s c r i v e r e u n a n o ta . Ovvero, non me ne farei niente di u n o s t u d i o p r o f e s s i o n a l e e n e p p ure di un’orchestra a mia completa disposizione…collaborare con rapper o altri cantanti? Chi te lo fa fare – e spendere – se puoi campionarli”? He lives in da house Q u e s t a l a Vi b e r t w a y o f l i f e . I l pr o t o t i p o ’ 9 0 d e l r a g a z z o s m a n e t t an e e d i p r o v i n c i a . Q u e l l o d e l t u t t o va b e n e , d e l d o p o m u r o . I l k i d che se nte cre scer e la pos it iv it à di M anchester e l’on d a l u n g a i b i z e n c a , l a stessa che gl i t r a s f o r m e r à i n r e a l t à un sogno: viv e r e d i m u s i c a f a t t a i n cameretta co m p l e t a m e n t e s t o n a t o , campare del l e c o m p o s i z i o n i c h e mai avreb be pens at o di pot er pr odu rre all’e po c a di una band c hiamata Hate Bro t h e r s ( u n m a n i p o l o d i ragazzetti che a d o r a v a n o l ’ h i p h o p ba sta rdo d ei Beas t ie Boy s ) . I n r ealtà, in quel pe r i o d o s c o l a s t i c o c ’ e r a anche il summ e n z i o n a t o A p h e x . A l vo ltar d eg li O t t ant a, os c ur e c as s et te d’elettronic a p a s s a t e s o t t o b a n c o ne lle scuo le por t av ano il nom e di Richard, figur o g i à m i t o l o g i c o d i d u e anni più vecc h i o d e l N o s t r o ( c h e è un ’73 co me il s ot t os c r it t o) . Costui producev a i n c a s a c o s e a l o r o mod o fun ky e m ellow m a a l t e m p o legate alla te c h n o c h e v e n i v a d a Detroit, nonch é m a t e r i a s o n i c a c h e si nu triva a vid am ent e di bas i r it m ich e pro ve nie nt i s em pr e dalla s t es sa terra , gli U SA, c he poc o pr im a aveva esporta t o l a c u l t u r a B - b o y, l a ultima te thin g under gr ound per t ut ti i futuri elet t r o m a n i a c i ( A u t e c h r e in testa), gius t o p r i m a d e l l ’ a v v e n t o de ll’on da ta Ra v e. Questi ritmi s p o r c a t i , d a l l a f o r t e co nn ota zio ne s t r adaiola, m es s i in loo p con ap par ec c hiat ur e analogich e n on era no alt r o c he i br eak beat, le basi sul l e q u a l i r a p p a v a n o g l i MC. La ve ra f is s a, - l’under s t at ement - sia del Vi b e r t c h e d e l l ’ A p h e x a ven ire, a ncor pr im a c he i due s ’in- contrassero e diventassero amici f r at er n i . “ A p h e x , e r a ‘ T h e M e n ’ i n Cornovaglia quando ho cominciato a fare musica elettronica con un am ico , J e r e m y S i m m o n d s . P r o b a bilmente al tempo ascoltavamo le tracce di Selected Ambient Works Vol. 1 e s o n o s t a t e u n a g r a n d e i n f luen z a p e r n o i ” . L’ e s p e r i e n z a c o n Simmonds si materializzerà nel 1993 i n u n a l b u m , We i rs , d a l l e s o norità in parte bleep’n’bass (LFO, Night m a r e O n Wa x ) e i n p a r t e I D M , un’eti c h e t t a q u e s t ’ u l t i m a n a t a p r o pr io l ’ a n n o p r e c e d e n t e c o n l a c o m pila A rt i f i c i a l I n t e l l i g e n c e , e c h e nello stesso periodo aveva portato alla r e a l i z z a z i o n e d i u n a m a i l i n g lis t c h e p o r t e r à a s u a v o l t a a l p r i mo embrione di file-sharing per elet t r o m a n i a c i , i l p r o g r a m m a p e e r t o pe e r S o u l s e e k . D e l r e s t o , l a r a c c olt a c o n i l c e l e b e r r i m o r o b o t f u m a t o e r a m a r c a t a Wa r p , l ’ e t i c h e t t a che diventerà simbolo del genere per “gente intelligente che odiava il breakbeat truzzo dell’hardcore”. I l c er c h i o s i c h i u d e . A n z i s i a p r e , dat o c h e l e s o n o r i t à a m b i e n t a l i e r a no diventate un trend e un piccolo m er c a t o . I l p r i m o c o n t r a t t o s o t t o s c r i t t o d a Vi b e r t p r e v e d e i n f a t t i l a c onf e z i o n e d i u n a l b u m I D M p e r C a spar Pound, il compianto boss della Ris in g H i g h ( s c o m p a r s o n e l 2 0 0 4 ) . “Mi chiese di fare dell’ambient music. Dovevo spedirgli una cassetta e c os ì c o m p o s i v e l o c e m e n t e d e l l a r oba s u l g e n e r e . M e n t i v o . D i v e n n e i l m i o p r i m o d i s c o c h e c o n il senno d i p o i n o n è p e r n u l l a a m bient, anzi e r a l ’ i d e a c h e m e n ’ e r o f a tto . È sta t o m o l t o f a c i l e d a f a r e : u n album e u n E P i n u n a s e t t i m a n a ” . L u ke p a r l a d i S u n s e t B o u l e v a rd E p e Phat L a b . N i g h t ma re ( a m b i e n t l u si n g a to q u a r t o m o n d o i n s t i l e F u t ure Sound O f L o n d o n ) , t u t t i e d u e pubblicati l o s t e s s o a n n o ( R i s i n g H igh, 1993; 6 . 0 / 1 0 ) . E p r o p r i o c o me Weirs ( Wa r p , 1 9 9 3 ; 6 . 2 / 1 0 ) , p arliamo di prodotti validi per l’euforia d’allora e u n p o ’ s o p r a v v a l u t a t i c o n il nostro gusto “evoluto” del poi (la produzione approssimativa e arrangiam e n t i s p a c e y d a t a t i ) . D i converso, i l s a l t o d i q u a l i t à Vi b e r t lo compie i m m e d i a t a m e n t e d o p o q u an d o , sfo d e r a t i i v i t u p e r a t i r i t m i breakbeat ( u n p o ’ r o c k i s h c o m e l i amano i B e a s t i e ) , s i d e d i c a a u n a sorta di t r i p - h o p l e g g e r o v i c i n o a llo scazzo d i B r i s t o l ( e d u n q u e a l l a M o Wa x) e p e r c i ò l o n t a n i s s i m o dal lavoro c o n S i m m o n d s ( c h e n e l frattempo s i b u t t a i n p r o d u z i o n e ) . C osì alcune p e c u l i a r i t à M a s s i v e A t t a ck e Por t i s h e d ( l o s c r a t c h , i c a m p ionamenti d i f i l m n o i r, l a b a t t e r i a d all’appeal l i v e , e ff e t t o g a n j a d i c e r t e so l u zi o n i t i m b r i c h e , o v v i a m e n t e i l du b ) ca m b i a n o p e l l e v i r a n d o v e r s o sonorità b a l n e a r i ( p a r d o n b a l e a r i c h e ) , a tr a tt i e s o t i c h e ( D o w n U n d e r ) oppure in c o n t i n u i t à s y n t h ( e t i c a ) . P arliamo di u n g i o i e l l o , T h ro b b i n g P ouc h ( R i s i n g H i g h , 1 9 9 4 ; 7 . 3 / 1 0 ) , un album c h e n o n è s o l t a n t o u n g i o chetto per sentireascoltare 29 post sballati in chill - o u t b e n s ì u n a grande immersione r e t r o - f u t u r i s t a . Vinta g e Se ssan ta rivis it at i br eak beat e p articola rmen te jaz z - f unk , s pezia giocata in off-p it c h ( c ioè at t r averso u na on du lazione t onale) c he stona e al temp o s m alt a di ’70 le pareti po stmo de rnist e di una c am eretta sempre più astr o n a v e . I n a l t r e parole abbiamo il pia n o s e q u e n z a d i un’attitud ine che d iv ent er à un m ar chio di fabbrica, e c h e f i n d a o r a evidenzia un caratte r i s t i c o h u m o u r in pere nn e dia log o c on il Lus h ( l e tast ierin e lu ccica nti) e il k it c h t o u t court (Flo ot)… an ch e s e gli inglesi prefe riscon o chia m ar lo c hees e. (“A ll’inizio comp ravo l’eas y lis t ening più economica s u l m e r c a t o . E ra l’ele men to iron ic o. Dopo ho iniziato a tro va rla semp r e m eno div ertente . Mi pia ce va e bas t a! O r a ho un’ enorme collezio n e d i m a t e r i a l e di qu esto tipo .” Un a r m a m e n t a r i o di sa mple “scie ntifi c i” c he lo r enderanno a nche p rota gonis t a di due compile pe r la L o Rec or dings ( A S e lection Of Vibe r t Nugget s, 7. 0/ 10) e F u rthe r Nugge ts, 7. 0/ 10) . The lazy Age N el 199 5, me ntre l’eppì At At om s (R ising High 19 94 ; 7. 0/ 10) v i e n e ristampato rilevando , o l t r e a l l ’ I D M , tracce d ’amb ien t hous e ( Yeah) e alcuni sbru cia cchia t i hip hop ( F r e e B ase) , Lu ke firma d ue 12’’, il pr imo per la neonata L o R e c o r d i n g s (S l ac k Dog E.P, 19 95) , c he di s ot tot ito lo fa “pro vid ers of qualit y es oteric music since 1 99 5” e il s ec ondo per la Mo Trax (A P ol i shed Sol i d, 1995; 6.5 /10 ), la le ggendar ia et ichetta di James “UN K L E ” L a v e l l e , 30 sentireascoltare f am os a app u n t o p e r l a s u a f a c c i a i n c hiar o del tr i p h o p ( v e d i a n c h e D J Shadow / D J K r u s h , I n n e r z o n e O r c hes t r a, Ho w e B . ) . S o n o d u e p r o v e non indis pe n s a b i l i m a n e c e s s a r i e , un raccordo verso una fase nuova e innervata di frullati beat. In un br ano c om e P o l i s h e d s o l i d i l b a s s modulare è lo stesso dei junglisti ( poi dr um ’n ’ b a s s i s t i ) , m e n t r e i n R a dar t la batt e r i a s u b i s c e a c c e l e r a z ioni e s t ac c h i c o m e s e s i s t e s s e s pingendo v e r s o a l t r o . Q u e l l ’ a l t r o v e è Pl ug, i l p r o d o t t o j u n g l e f a t t o da un non j u n g l i s t a p e r n o n j u n g l i s t i ( Sim on R e y n o l d s d o c e t ) . E s o t t o q u e l l a s i g l a Vi b e r t d à s f o g o a u n estro altrettanto lungimirante, anzi, rappresenta una delle più riuscite f us ioni t r a l a m e t a m o r f o s i b r e a k beat e l’I DM l u n a r e d i c a s a Wa r p . M anc ano ( e c o m e p o t r e b b e r o ) i t o c chi sampledelici della casa e tutto sembra magicamente convergere in una f or m ula a r t y. A f i r m a P l u g , t r a i l 1995 e il 19 9 6 e s c o n o t r e c o s e n u m er at e da u n o a t r e : r i s p e t t i v a m e n t e Vi si bl e C ra t e r F u n k E p ( R i s i n g High, 1995 ; 7 . 3 / 1 0 ) , R e b u i l t K e v EP ( Ris ing H i g h , 1 9 9 5 ; 7 . 0 / 1 0 ) e i l più “ em oz io n a l e ” a l b u m D ru m ‘ n ’ Bass For P a p a ( B l u e A n g e l , 1 9 9 6 ; 6. 5/ 10) . I l r e n d i m e n t o è d e c r e s c e n te e non c’è da stupirsi. Mentre gli am ic i M u- Zi q , A p h e x Tw i n e S q u a repusher fanno a gara drill’n’bass, Luke imbocca una strada diversa: dim inuis c e i B P M e r i p r e n d e d a l l a “grande minestra”. Sempre per Mo Wa x e s u c c e s s i v a m e n t e s o t t o Vi r g i n es c e dunqu e B i g S o u p ( M o Wa x , 1997; 5. 5/ 1 0 ) , u n p a r e n t e s t r e t t o d e l s o u n d Wa g o n C h r i s t , e i l p r i m o f ir m at o a s u o n o m e ( “ l ’ u t i l i z z o d i d i - v e r s i n o m i è p i ù u n f a t t o d i g usti d e l l ’ e t i c h e t t a . P r e n d i l a N i n j a Tu ne: n o n m i l a s c e r e b b e r o m a i p u b b l i c are le mie tracce più acide…”. I l t i t o l o i n a u g u r a u n p r i m o t e n t a ti v o d i s i n t e s i a s c i u t t a e e l e g a nte, c o n u n a b a t t e r i a r e g i s t r a t a c o m e si d e v e e u n a l t r e t t a n t o a c c a t t i v a nte g i o c o d u b . M a n c a t u t t a v i a i l p i atto f o r t e : l a s t r a v a g a n z a s a m p l e de lica (che tuttalpiù è un contorno del groove) e tranne Stern Facials ( c a n i , c a m p a n e , o r g a n e t t i d a b a se b a l l m a t c h e m o o d a m b i e n t h o u se ) , il sound è un divenire mai compiuto, oppure un missaggio troppo prev e d i b i l e . P o c o m a l e , Vi b e r t s t a già l a v o r a n d o a Ta l l y - H o ( Vi r g i n , 1 9 98; 7 . 5 / 1 0 ) f o r s e i l l a v o r o m i g l i o r e di Wa g o n C h r i s t . “ C o l o n i a l i s t a ” , c o me l u i s t e s s o l o d e f i n i s c e , i l d i s c o s ’ avvale di un ampio spettro di immag i n i - s o n o r e d e l R e g n o c h e f u . Si s p a z i a d a C a r n a b y S t r e e t a o r i e nte, d a g l i a r c h i ( e r i ff a l p i a n o ) p r e s i d a f i l m i n b / n a i s u o n i “ c o n c r e t i ” dei cartoni animati e naturalmente tant o j a z z - f u n k . Ta l l y - H o è d u n q u e la v e r a B i g S o u p , u n v i a g g i o d a l j azz C a n t e r b u r y a l n o i r d i H i t c h c o ck, u n a p r o i e z i o n e d e l G r a n d e R e gno che fu, un immaginario sempre più costellato di latitudini marittime e d a a f t e r w o r k m a n a g e r i a l e d ’ a n tan ( l e g g i a n c h e e a s y l i s t e n i n g , e x oti c a , p o p d e i ‘ 5 0 ) . D i p i ù , u n b uo n bilanciamento tra drum’n’bass e beat hip e infine una compila irres i s t i b i l e d i s u g g e s t i o n i f i l t r a t e d alla c u l t u r a p o p b r i t a n n i c a ( v i a t v, r a dio e spot), aspetti che peraltro lo port e r a n n o a i n n a m o r a r s i d e l l e H a waii – v i a c o u n t r y - u n a n n o d o p o . S top T h e P a n i c ( Vi r g i n , 2 0 0 0 ; 7 . 2 / 10 ) che per la p r i m a v o l t a v e d e v e r i musicisti cred i t a t i , è s e n z a d u b b i o un altro vert i c e n e l l a d i s c o g r a f i a del Nostro, qu e s t a v o l t a s i c o f i r m a . Accanto alla s u a i n f a t t i c o m p a r e quella di Bj C o l e , u n c h i t a r r i s t a l a p ste el (la ch it ar r a s lide) c onos c iuto tramite Da v id Toop, c he v ant ava colla bo razioni c on m ez z o got ha della musica p o s t - b e l l i c a , d a S c o t t Walker (e Jo h n C a l e ) f i n o a B e c k e Bjo rk. A a llor a c om e oggi ( c on Moog Acid) è a l t r e t t a n t o p a c i f i c o che il Vibert i n c o p p i a “ c o l v e c c h i o ” è qualcosa di p i ù d e l l a s o m m a d e l l e parti, anzi è p i ù c o m e s e l ’ a l b i o n i c o regredisse (p r o g r e d i s s e ! ) b a m b i n o , co nsap evole alt r es ì di quant o s t upore può veni r e d a l l ’ a m i c o . È f o r s e Fly Ha waii, tr a le ghir lande di Honolulu e la a p l o m b h i p , l a t r a c c i a simbolo. E no n s t u p i s c e l e g g e r e d i Beck (tra i cr edit i di Cole) da queste parti, anc h ’ e g l i p a r a g o n a b i l e a Lu ke pe r ce rt e der iv e laz y e r i t m i black. Ma and i a m o d i c o r s a e q u i n d i no n te rgiversiam o. I like acid spacetravel Nei Duemila, Luke passa al 2.0. Molto attorno a lui dentro e fuori la consueta cameretta è cambiato: oltre ai potenti mezzi a disposizione e svariati synth da mercatino, è diventato padre di due bambini, e la musica scivolata un affare di casa e famiglia (è suo figlio a cantare in Saddic Gladdic e Kwikwidetrax, sua invece la voce in I’m Singing). È umanità non inedita ma senz’altro più docile e mirata quella dei due nuovi Wagon Christ Musipal (Ninja Tune, 2001; 6.5/10) e Sorry I Make You Lush (Ninja Tune, 2004; 7.0/10) che non mancano di regalare buoni episodi, seppur nel complesso inferiori alla doppietta sopraccitata. Del resto quando il giocattolo è vecchio sia per Vibert figlio come per il padre è il momento di trovarne di nuovi, e questo nuovo game si chiamerà Acid House, altro genere vituperato (e questa volta dai circuiti chic dell’house cantata) e prevedibile crocevia tra i Novanta che riguardano ai mitici Sessanta. Spargendosi come un virus contagiosissimo, la produzione di un Vibert più nascosto (ma attivissimo) dunque si moltiplica: da una parte vengono pubblica- ti tre album a proprio nome che si concentrano su una sintesi tra acid à la Phuture (pionieri del genere di fine Ottanta), un certo fare robotico di casa Kraftwerk (dovutamente samplizzati), dall’altra altrettanti moniker nuovi di zecca danno vita a svariati titoli sotto i quali si concentra il materiale più sperimentale. A no m e K e rri e r D i s t ri c t p e r d i r e , Luke si reinventa su basi dance ( old s y l e , c h i a r a m e n t e ) , c o n T h e Ace O f C l u b s c o m p l i c a l ’ L S D i n s oluz i o n i decisamente aphexiane (vedi anche Ceephax ovvero il f r at el l o d i S q u a r e p u s h e r p r e s e n t e in un r e m i x d e l v o l u m e 2 ) , i n f i n e s ot t o l o p s e u d o n i m o d i A me n A n dr ews r i t o r n a a P l u g e a l l a s a m p l e delia più massimalista svoltandola q u e st a v o l t a v e r s o l a c o s i d d e t t a blac k e x p l o i t a t i o n . I l t u t t o è d o v u t o più a u n a q u e s t i o n e p o l i t i c o - d i s c o grafica che a una regione estetica, am m e t t e L u k e v i a m a i l , u n a s t r a t e gia del ragno mirata a pubblicare, at t r av e r s o t u t t i i n o d i d i u n n e t w o r k , il m a g g i o r n u m e r o d i t r a c c e p o s s i bili. Di converso le etichette (Ninja Tu n e , Wa r p R e c o r d s , R e p h l e x , L o Recordings, Planet Mu) sono quelle di s e m p r e e f a n n o o r a m a i p a e s e l l o , g l i a ff a r i s i f a n n o c o n g l i a m i c i con i quali si è cresciuti e neppure la qu a l i t à c o m p l e s s i v a s c e n d e s o t t o la p i e n a s u ff i c i e n z a . Tr a i l a v o r i a f ir m a L u k e Vi b e r t p r o b a b i l m e n t e il migliore è proprio lo starter del nuov o c o r s o Yo s e p H ( Wa r p , 2 0 0 3 ; 7. 0/ 1 0 ) : c i troviamo i futurismi k r auti d i L i p t o n e s e l e s t r o f e v o c o der ate d e l s i n g o l o I L o v e A c i d , m a è s o p r a t t u t t o i l c u l t o p e r la Roland c o n i l q u a l e v e n g o n o o m ag g i a te l e f o n d a m e n t a a c i d h o u s e a svi l u p p a r e a g a r a n t i r e l ’ i n t e r e s se . I su cc e s s i v i L o v e r ’s A c i d ( P lanet Mu, 2 0 0 5 ; 6 . 8 / 1 0 ) e C h i c a g o , Detroit, R e d ru t h ( P l a n e t M u , 2 0 0 7 ; 6 .8 /1 0 ) c o n t i n u a n o i n q u e l s o l c o , ed è per q u e s t o c h e è p i ù c u r i o s o sp i n g e r e l ’ a p p e t i t o v e r s o K e rri e r Dis t r ic t 1 ( R e p h l e x , 2 0 0 4 ; 7 . 0 / 1 0 ) e Kerrier D i s t ri c t 2 ( R e p h l e x , 2 0 0 6 ; 6 .0 /1 0 ) i d u e a l b u m d i n u o v a v e c ch i a H o u se, nei quali una battuta più regol a r e a p r e a g r o o v e , t r o v a te sixties e o m a g g i t a s t i e r i s t i c i d e l l a vecchia s c u o l a D e t r o i t ( D e r r i k M ay i n p r i m i s ) , o p p u r e a n c o r a A m e n Andrews ( i 5 v o l u m i i n 1 2 ’’ e l ’ L P A m e n A nd re w s v s . S p a c H a n d L uk e , R e p h l e x , 2 0 0 6 ; 7 . 0 / 1 0 ) c o n i su o i m i l l e s a m p l e b a s s , d r u m ’ n ’ b a ss, Public E n e m y e d i a l o g h i r u b a t i a tavoletta ( c ’ è p u r e P r i s o n “ S c o f i e l d ” Break!). A r r i v a n d o a l l a r a g i o n e di questa c a r r e l l a t a c ’ è i l f a n t a s m a g o r i co , n e l s e n s o d i f a n t a , M o o g’s A c id, l ’ a l b u m d i c u i s i a c c e n n a va i n p r e c e d e n z a , n o n c h é l a c o l l a b o r a zi o n e c o n i l v e c c h i o n e n u m e r o 2, o vve r o J e a n J a c q u e s P e r r e y ( a n ch e p r o ta gonista dei nostri Contemporanei a c u i v i r i m a n d i a m o . P a g . 118). Un d i s c o ( r e c e n s i o n e a p a g . 38) che è u n p e r f e t t o p a s s a g g i o d e l te sti m o n e t r a d u e i d o l i d e l l a k i t chtronica. L’ a p i c e d i u n d i s c o r s o r e tr o - fu tu r i s t a d i s t a m p o p o p o l a r e c h e si vuole i n t r a g e n e r a z i o n a l e e n a t ur a l m e n te v o l t o a l l o s p a z i o e a l f u tu r o . “ My f a v o r i t e c o l o r i s B l u e , l i k e the sky and space”. sentireascoltare 31 TBA – NATALIE T Quando Alice ruppe lo specchio di Antonello Comunale WILCO 32 sentireascoltare TUSJA BERIDZE Ha fatto innamorare crucchi techno, giornalisti anglosassoni, appassionati del beat in giro per il globo. Ora Natalie Beridze torna con un uno-due vertiginoso e ubriacante. Una cascata di br ani eter ogenei suddiv i s a i n due album , di cui uno doppio. Un concept sull’am ata Alice di Car r oll, l’addio all’infanzia e la per dita di se s tes si tr a una, cento, m ille am bi z i oni . sentireascoltare 33 S i ze (m atte r s) Alla studiatissima domanda su una scena elettronica che vede l’ex Unione Sovietica sempre più protagonista, l’affascinante Natalie risponde stringendosi nelle spalle e con il giusto sdegno di chi si sente trattato come un animale da zoo. Per quanto ne possa pensare male lei e per quanto sia certamente comodo e semplicistico ragionare per compartimenti stagni, in questi anni l’attenzione in ambito elettronico si è spesso rivolta ai suoni provenienti dall’Est Europa e dai paesi dell’ex cortina di ferro, con un’intensità a dir poco crescente. Quella elettronica è una lingua che sembra per loro istintivamente alla portata. L’attività della Nexsound non è di certo passata inosservata. Zavoloka, per dire, è riuscita a collaborare con una prima donna come AGF, mentre proprio in questi giorni esce su Miasmah l’atteso nuovo disco di Gultska Artikler. Ciascuno con la propria specificità, ovviamente. Ma Natalie è un altro mondo ancora. Uno sguardo di ghiaccio che trafigge. Un sussurrato che che così si descrive: “Goslab è un gruppo di artisti di Tbilisi, Georgia. Goslab è un fantasma, che si manifesta come una filosofia attraverso le performance individuali dei suoi membri e dei loro vari progetti. In questo senso, Goslab è simile alla Georgia. La Georgia è un fantasma post-comunista. C’è una differenza di 5 ore tra Londra e Tbilisi. Tbilisi inizia a cantare mentre l’America e l’Europa Occidentale dormono ancora. Goslab ha a che fare con diversi generi di media come film, video, arte e musica”. Il collettivo da fantasma che era si è quindi definitivamente dissolto. Su goslab.de si possono ancora leggere i nomi dei suoi esponenti: Nino Chubinshvili, Tea Djordjadze, Maya Sumbadze, Salome Machaidze, Gogi.Ge.Org, Zaza Rusadze, Tamuna Karumidze, Levan Nutsubidze, Gioslavia, Nikakoi/Erast, e Natalia “Tba” Beridze. TBA è il moniker che Tusja sceglie per la sua attività di musicista. In georgiano TBA significa lago, e come i flutti salmastri di un lago sono i suoni che comincia a produrre, mentre da autodidatta si cimenta anche con il piano. I suoi si stempera in un fumoso alone da club notturno. Un’ispirazione ispida e sfaccettata. Una verve creativa sempre a cavallo tra veemenza politica ed elitarismo intellettuale. L’idea di un doppio album in un settore dove regna sovrano il formato singolo, poteva essere praticata solo da un’artista che ha già le spalle larghe e una supponenza pari solo alla sua abilità. Size & Tears è così un disco che respinge nella stessa misura in cui attrae. Un lavoro presuntuoso e irrisolto, ma allo stesso tempo avvincente e fresco. Vista di recente anche in qualche data italiana in compagnia di Thomas Brinkmann, suo mentore artistico e spirituale, Natalie è sembrata impacciata e intimidita. Una cenerentola che ancora deve trovare il coraggio di uscire del tutto fuori di casa. La immaginiamo ricurva sul laptop, per giorni e notti intere a concepire il mondo di nenie digitali in cui ambientare la storia di Alice. Mentre Thomas Brinkmann si faceva cacciare dalla scuola d’arte di Dusserdolf per le sue idee poco ortodosse (un episodio che deve avergli fatto immensamente piacere, visto che non perde mai occasione di ricordarlo), a Tbilisi, in Georgia, Natalie cominciava a manipolare i beat sulla scia di cattive compagnie dedite alla musica techno. Un’ideale porta d’accesso per il Goslab, collettivo artistico georgiano punti di riferimento fanno bella mostra della loro eterogeneità in tutte le press release che rilascerà Max Ernst: “The Smiths, Lou Reed, Weather Report, David Bowie, Cocteau Twins, Björk, Aphex Twin, Squarepusher, Stravinsky, Prokofiev, Shostakovich, Jeff Mills, Autechre, Kraftwerk, Georgian folk music and much more”. Il pedigree è buono e lei ha creatività e energia da vendere, ma tutto è tranne che originale. Con la dovuta parametrizzazione tra gli esordi e le uscite di questi giorni, TBA non si discosterà mai da una comoda posizione mediana che guarda a nord verso l’algida malìa digitale di AGF e a sud verso la pulsazione techno di Brinkmann. Come racconta lei stessa, quest’ultimo impiega circa 5 minuti per innamorarsi di lei e convincerla a pubblicare sulla sua etichetta, una cosa che concede con parsimonia (Luciano, John Harding, Vladislav Delay). Il primo parto è quindi il 12 pollici Georgia Is Like Spiritual Tokyo poi gonfiato a disco omonimo con cui la Nostra esordisce ufficialmente sulla lunga distanza nel 2003. I primi apprezzamenti non si fanno aspettare e subito qualcuno comincia a ragionare sull’opportunità di trovarsi di fronte ad una nuova Björk. Le 21 tracce di TBA si alternano tra diafane giostre per glitch minimali e melodie zuccherate come caramelle di pop digitale. Wrestler con il suo 34 sentireascoltare basso dub e il recitatato sussurrato manda subito segnali precisi su quanto possa crescere, ma lei si mantiene ancora nascosta. Si copre dietro i glitch e le leggerissime arie noir che sfociano in un’ambient gentile o in un’elettronica krafwerkiana soffice soffice, dove i glitch sono come punture di spillo (intr.-detec.sys, kryz, shutka). Il disco si mantiene su una linea di non disprezzabile produzione di genere. Due anni dopo, il salto di qualità compiuto con Annulè sorprende un po’ tutti e il disco diventa chiacchieratissimo. Tusja ormai 25enne si presenta con un lavoro dal taglio politico, con una copertina che la raffigura in versione simil terrorista mentre indossa un passamontagna che le copre il volto. Come una foto segnaletica su cui si staglia il marchio di un timbro che dice “annullato”. Ad essere annullato è il permesso di soggiorno per gli immigrati, ma non la sua energia che qui esplode in tutta la sua verve, attraverso uno zibaldone di stili e traiettorie divergenti che fanno allungare di molto il minutaggio del disco. Tusja si dimostra troppo eterogeneo, ma trova una sua ragion d’essere proprio in questo. Di sicuro svela molto di più dell’artista, laddove nel debutto omonimo ancora tendeva a nascondersi. Qui c’è lei in primo piano, ovunque, fin dalla copertina. Annulè è un bel segnale di fiducia da parte di Brinkmann che spinge la sua protetta come meglio riesce a fare. In cambio presto ottiene altrettanto da lei. Lo si capisce dal disco più accomodante che quest’ultimo dà alle stampe nel 2005, intitolato Lucky Hands, e che si giova della voce di Tusja su alcuni brani del disco. Lucky Hands e Margins sono sintomi chiari di come il lirismo di lei e la vigoria di lui, amalgamate nella giusta gradazione, possano elaborare congegni elettro di febbrile efficacia. Se ne accorgono anche loro e un anno dopo spingono l’ingresso nel catalogo di Max Ernst di un lavoro firmato da TBA Empty, ovvero loro due messi insieme. La sigla pubblica prima uno Stupid Rotation 1, un 12” che raccoglie quattro brani proposti durante session live. Dopo poco la serie si completa con uno Stupid Rotation 2, infine unendo i due 12” e aggiun- più matura ma continuamente contesa fra tre correnti ben distinte. Da un lato una forte tendenza verso un’avanguardia naive e supponente, che regala suggestive astrazioni pianistiche (Beba Plays, GetGoin) o filastrocche surreali dove si gioca ad incastrare samples presi da Tetris, Mario Bros e altri videogame per saletta giochi anni 80 (Dread). Sull’altro lato c’è il verbo più accomodante e zuccherino di TBA dove la sua irruenza si stempera in raffinati e anemici bjorkismi (I, Cheg, Sleepwalkers, Smashed, Nevermind, Urs). Infine c’è il materiale più techno oriented, dove si fa evidentemente infettare dall’energia di Brinkmann (Zinavs, Soshi, Signdunst, Walk, Downby). Le cose migliori allora le ottiene proprio quando riesce a mediare e ad ottenere una sintesi tra tutto questo. Ci riesce in Ocean K, una suggestiva panoramica su una gelida mareggiata di glich invernali e note di piano. Ci riesce nel trip hop sexy di Annulè e nella filastrocca da femmina kraftwerk di Lego Poetry. Anche sul piano tematico Tusja va dietro a mille scintille pur di far ardere la sua creatività. Sleepwalkers cita Dylan Thomas, in Dread si omaggia Raymond Scott; si occhieggia a T. S. Eliott in Signdust, una citazione da Kafka fa capolino nel packaging del disco (…My fear is my substance, and probably the best part of me). Il disco sembra anche gendo altri brani inediti, ottengono Stupid Rotation, un disco vero e proprio. TBA Empty è pura e semplice febbre techno da dancefloor. Tutta la malia femminea che si ammantava sui brani di Annulè viene fatta salire lentamente a galla man mano che i brani procedono, ma viene sempre relegata in secondo piano. Il motore gira sempre a ritmi elevati anche se l’inizio è un lento “blip pop” a 125 bpm su cui interviene Winston Tong. Da Dacha in poi è materiale per sudori e corpi che si sbattono. Natalie dimostra di essere a proprio agio anche nelle vesti della dominatrix techno. Le migliori cose le combina su Kit Landing, dove biascica parole con la stessa dolcezza di un cyborg mentre basso virulento e folate di synth si impastano ai ritmi e Rocks con tutto quell’eco a volteggiare sul bailamme dei beat. Prodotto di genere che cade a fagiolo per la club culture, eppure parecchio efficace nel suo ambito. Oltre ai brani segnalati prima si notano altre due o tre pagine al di sopra della media (Readers R Fools, Brain Is Gone, D Lay). Dopo questo esperimento e le performance live sempre in compagnia di Brinkmann, la Nostra tornerà a mettere mano ad un suo lavoro solista, con Size & Tears, un disco chilometrico e vittima delle sue stesse ambizioni. Il tentativo sentireascoltare 35 attraverso i canoni di una storia lineare. Credo che volessi semplicemente provare il lusso di essere terribilmente ambiziosa senza nessuna ragione. Un addio all’infanzia? Come mai avverti proprio ora il bisogno di dire addio a quel periodo? Mi dici qualcosa sulla tua infanzia? Semplicemente perché ho fatto 28 anni e semplicemente perché è ormai andata. È stata abbastanza un paradiso per me. Mi sono sentita piena di gratitudine verso quel periodo, includendo tutti i suoi personaggi e tutte le sue persone. È stato come un modo per dire grazie. velato di ritagliarsi un suo spazio personale, oltre l’ombra del tedesco, è ancora troppo timido. Forse non ha ancora le forze per camminare da sola o forse Brinkmann non la lascia andare completamente come sembrerebbe dimostrare l’ultimissimo The Other, ma di questo ne parliamo in sede di recensione. Una cosa mi sembra abbastanza incontestabile. Natalie all’età di 28 anni dimostra con tranquillità quanta carne abbia sulle sue ossa e quanto irruente possa essere la sua verve artistica. Probabilmente è solo questione di tempo, ma anche se questo vulcano georgiano non dovesse mai esplodere sul serio, saremmo già contenti così. Tears (a nd fea r s) Natalie, iniziamo dalla più ovvia delle domande. Due dischi, uno dopo l’altro, di cui uno doppio. I tuoi detrattori diranno che la prendi sempre per le lunghe… Come mai ha deciso di pubblicare tutto questo materiale nello stesso tempo? Beh… non era stato pianificato così. Quello che era stato programmato era Size & Tears, il doppio. The Other è arrivato in modo accidentale. Questo secondo disco dovrebbe essere attribuito a Thomas Brinkmann, che l’ha assemblato, masterizzato, tratteggiato, prendendosi completamente cura della sua uscita. Annulè era un disco prettamente politico, già a partire dal titolo che faceva il verso al timbro per il visto di soggiorno negato. Size & Tears sembra invece prendere strade surrealiste per via delle sue connessioni con Lewis Carroll e Alice nel Paese delle Meraviglie. Parlami un po’ dell’ispirazione che c’è dietro questo lavoro chilometrico. Lo considero soprattutto con una piacevole catastrofe. È stato concepito per essere un addio ad un certo periodo della vita, in questo caso l’infanzia. Carroll è stato giusto un appiglio per iniziare. Più tardi ho preso come fonte di ispirazioni altri scrittori e artisti in un numero che ha cominciato ad essere malamente alto. Ovviamente, l’ispirazione era ed è soprattutto la musica in sé. Ho perso il conto delle cose che sono contenute in questo progetto. L’ho usato come un cestino per qualunque cosa abbia fatto per il passato anno e mezzo. E di conseguenza ho perso il filo del racconto. Credo che non ci fosse niente da raccontare 36 sentireascoltare Come hai iniziato ad appassionarti alla musica e poi a farla? La musica è sempre stata una parte importante.di me. Non potevo stare senza musica. I miei amici avevano iniziato a fare musica elettronica in Georgia e li osservavo senza alcuna intenzione di fare altrettanto. Ma poi ho provato e mi sono innamorata, fino al punto di pensare di non voler fare più nient’altro. Hai studiato piano oppure sei un’autodidatta? Autodidatta. La maggioranza dei brani incentrati sul piano sono sul primo disco di Size & Tears. Come hai scelto la scaletta dei due dischi? A me sembra che i brani più melodici siano sul secondo, mentre il materiale più astratto è sul primo. Questa suddivisione è intenzionale o inconscia? Entrambe. Tematicamente Alice si innamora sul secondo disco, così ho inserito li il materiale più pop, più sentimentale. Il primo disco invece è un po’ come una serie di porte, attraverso cui far immergere lei dentro qualcosa. Per questo doveva essere più crudo del secondo. Dall’altro canto, non sono totalmente padrona di quello che ho fatto o di come è venuto fuori. Penso che la parte inconscia sia molto importante, in generale, quando si fa musica. Ti parla più forte delle parole e ti può dire più cose sulle persone delle persone stesse. Così lascio quella parte alla musica. Penso che una delle tue qualità sia quella di tracciare un fitto reticolo di ispirazioni e riferimenti. Su Annulè c’erano omaggi e citazioni, tra gli altri, a T.S. Eliott, Raymond Scott, Franz Kafka. Qui oltre a Carroll, leggo che ci sono elementi da Marina Tsvetaeva, l’Agente Cooper di Twin Peaks, Merab Mamardashvili, Joseph Brodsky, Fyodor Dostoevsky, Andrè Breton… come procedi nello scegliere le fonti? Capita quando stai componendo o quando stai scrivendo le liriche? Sia prima che dopo, ma è più che altro una traccia di quello che mi gira per la testa in quel momento. Cambia così rapidamente. Un giorno questo, un altro giorno qualcosa di veramente diverso. Alcune cose rimangono, proprio come accade con le persone che mi hanno ispirato per tutta la mia vita con la loro musica, poesia o pittura. Così se c’è un modo per pagare tributo, beh… allora mi piace dedicare loro alcune parti di me stessa che credo a loro piacerebbero. The Other invece è un disco molto più diretto e di impatto, più ritmico e dance oriented. Come e quando hai concepito i brani di entrambi gli album e perché hai deciso di pubblicarli separatamente? The Other è stato prodotto dopo che avevo ultimato Size & Tears. Dopo averlo assemblato e masterizzato, abbiamo preso un po’ di tempo per decidere come e se pubblicarlo o meno. È stato difficile affrontare il pericolo che così tanto lavoro sarebbe altrimenti stato difficilmente disponibile. Così nel frattempo ho semplicemente fatto musica e devo dire che ho lavorato un bel po’, così sono nate un po’ di tracce nuove per il secondo disco. Questi due lavori sono molto diversi l’uno dall’altro, così è come se uno possa aiutare l’altro. Probabilmente è stato intelligente aspettare The Other. Molta della migliore musica elettronica di questi anni arriva proprio dall’ex Unione Sovietica. Penso a Zavoloka, Andrei Kiritchenko, Gultskra Artikler. Credi che sia un’espressione fedele del sentire comune dell’ex Urss. Conosci questi artisti, pensi che ci sia qualcosa di comune che vi lega? Conosco Zavoloka, mi piacciono alcune delle sue cose e lei è una persona assolutamente piacevole, ma non vedo molto in comune tra le nostre musiche. Non credo peraltro che ci sia qualcosa in comune tra la produzione che viene dai paesi del Terzo Mondo, per dire. È solo più semplice definire le cose in quel modo. È un po’ una cosa simile ad un cliché dire che pensiamo in uno stesso modo solo perché abbiamo avuto Chiburashka invece di Tom & Jerry. Mi puoi parlare dei tuoi inizi? Come hai incontrato Thomas Brinkmann? Cosa ti ha attratto di lui e cosa credi che ti abbia attratto di lui? Thomas mi attraeva già come musicista molto prima che ci incontrassimo. L’ho conosciuto a Tiflis, attraverso amici in comune come Thea Djordjadze e Andreas Rheise (kreidler). Lui si stava esibendo in un club e dopo la sua performance gli allungai il mio demo e lo ascoltammo nel mio studio. Mi offrì un contratto discografico circa 5 minuti dopo aver sentito il mio materiale. All’inizio ero scioccata da una decisione così spontanea, ma dopo ho capito che questo è proprio il modo in cui Thomas lavora con le persone in generale. La cosa dovrebbe essere lì e non dovrebbe contrastare con la prima impressione avuta. Credo che lui abbia alcune intuizioni. È enormemente perspicace e avveduto con le persone così come lo è con la musica. Mi ha dato un’occasione per lavorare nelle condizioni migliori e non mi ha mai chiesto niente in cambio. Lo dava per scontato. Credo che gli piaccia parte del mio materiale, non tutto, ovviamente. Anche se credo tu non viva più in Georgia, come credi che sia la Russia di oggi, alla vigilia delle elezioni, con lo spettro di un terzo mandato “falsato” di Putin? Per noi che vediamo solo attraverso lo specchio deformante dei media è difficile capire una realtà distante, ma episodi come quello dell’assassinio di Anna Politkovskaya sono inquietanti. Non ho molto da dire sulla politica russa. Cerco di stare alla larga da tutto quel mondo. Tutto quello che posso dire è che le persone al comando sono dei veri stronzi e che sfortunatamente la maggior parte delle persone li considerano affidabili lasciandosi andare alla tendenza dominante. È lo stesso con la Georgia. È stata regnata da giovani mutanti, che vogliono continuare a rimanere al potere. Ringraziando Dio, le cose più importanti vengono ancora concepite dall’interno. All’esterno non sembrano corrispondere molto. Fai ancora parte del collettivo artistico chiamato Goslab? Mi puoi descrivere le sue attività e cosa fai al suo interno? Ho letto che fai anche della video art. È vero? La tua musica è abbastanza cinematica. No, non ne faccio più parte e il collettivo non esiste più. Così ho un po’ perso le tracce delle sue attività. Non posso dirti molto altro. Hai già in progetto nuova musica dopo questi due album o starai lontana dalla produzione per un certo periodo di tempo? Altre collaborazioni con Thomas Brinkmann in cantiere? No, non ci sono in progetto collaborazioni con Thomas, ma continuerò a fare musica. È abbastanza strano e astratto come presenza nel tuo tempo. Non ci sono deadline o altro. Solo musica. Mi piacerebbe collaborare con AGF, ma è solo un’idea. So che sei anche una videomaker. Cosa mi puoi dire a proposito di quest’attività? Come mai ti sei interessata a quest’espressione artistica? La tua musica è influenzata dal video o consideri queste come due forme d’arte ben distinte? Per me questi sono due mondi completamente separati. Non sono una videomaker. Ho fatto solo un video, e accidentalmente ha vinto un premio ad un festival internazionale, ma è stata una divertente coincidenza. Non mi piace l’arte digitale e non sono molto tagliata per esprimermi con essa. Le mie motivazioni si possono brutalmente ridurre a cosa uno ha realmente bisogno di produrre. Al di là di questo, cerco di stare più lontano possibile da un suono o un’estetica moderna e non ho più fatto un video dopo quello. sentireascoltare 37 RECENSIONI NOVEMBRE 38 sentireascoltare ( e t r e ) – Vo i c e s S t o m p F l a m e s For Requiem Times (Ruralfaune, settembre 2007) ( e t r e ) – I C a n ’ t Ta k e M y H e a d To S e e H I G H E R B e c o u s e T h e Sky Is Landing Over My Neck (Riz(h)ome Records, settembre 2007) Genere: folktronica, espressionismo astratto Ai ca mpio ni u t iliz z at i nel pr im o c apito lo d ella tr ilogia - A Pos t - For dist Pa rad e In The St r ik e O f Ev ent s (Baskaru, 20 0 6 ) - , c u l t u r a l m e n t e co nn ota ti, satur i di m em or ia c ollet tiva , e d un qu e f or t em ent e s ignif icativi, l’ultim o ( e t r e ) p r e f e r i s c e ma n on è re gola f er r ea - le v oc i private , ca ric he di m em or ia per sonale, i suo n i c a p a c i d i g e n e r a r e rico rdi, evoc ar e aff et t i, per s one - an co ra p resent i nella v it a dell’ar tista, o non p i ù a q u e s t o m o n d o ; è il ca so di q ue lli ut iliz z at i in Voic es Stomp Flames F o r R e q u i e m Ti m e s . Il Salvato re B or r elli degli ult im i due ca pito li de lla t r ilogia è all’inquieta ricerca di u n l i n g u a g g i o p r i v a t o – quel lingua g g i o c h e e m e r g e , i n fran ge nti di s uono di abbagliant e lucidità , d al s olit o r ibollir e di detriti in sottofo n d o – c o m e a v v i e n e , a mero titolo e s e m p l i f i c a t i v o , n e l l a sp len did a co da di Thes e Bir ds Say To Me :“It’s Har d To Liv e! ” o c on l’intimismo piani s t i c o d i We D o B o r i n g Things Toghe t e r. L’ u n i t à e s p r e s s i v a minima utiliz z a t a d a l n a p o l e t a n o rimane sempr e e c o m u n q u e – s i a chiaro – il gl i t c h , i l m i c r o s u o n o , i l framme nto . La logic a c om pos it iv a, di n atu ra mo dular e, quella del c ut up consciame n t e o i n c o n s c i a m e n t e mutuato da B u r r o u g h s , i n a u g u r a t o con Dada: e d u n q u e , l ’ a t o m i c o i l mole co lare il m ic r os c opic o, m a anch e il d etrito il r if iut o la s c or ia lo scarto p rele v at i da un f lus s o c ontinuo ed isola t i - s p e s s o c o n p u n t e di estrema vi o l e n z a e s p r e s s i v a : s i asco ltino gli in equiv oc abili gem it i di Music Fo r No body And YO U o l’incedere marzia l e d e l l e c o n t r a d e a l l o scorso Palio d i S i e n a d i E n d s t a t i o n Palin dro mes - in un am bient e ar t ificia le a ecosos t enibilit à z er o. Let teralmente co s t r e t t i a c o n v i v e r e - i l rischio , co n (e t r e) , s t a nell’ec c es s iva sa tura zio ne c r om at ic a ( e c ult urale ), n ell’e ve nt ualit à, s em pr e die- tro l’angolo, che il caos così come l’int e n d o n o l a f i s i c a e l a m a t e m a tica contemporanee divenga caos t out - c o u r t - , q u a s i m a i s c o r t i a d i a logar e . M a f o r s e a d u n o s c a v o d i ligente esiste qualcosa di sorgivo, una base solida da cui scaturiscono le intu i z i o n i d i ( e t r e ) . S e i n e v i t a b i l mente vien fatto di chiedersi, che fine poi faccia il tanto sbandierato folk in quel marasma scomposto di elettroni che i dischi di (etre) rischiano di apparire ad un primo, timoroso, addomesticamento, che si cerchi quel fondo, se a mancare n o n è l a p a z i e n z a . ( 7 . 5 / 1 0 ) a Vo i c e s S t o m p F l a m e s F o r R e q u i e m Ti m e s , ( 7 . 3 / 1 0 ) a I C a n ’ t Ta k e M y H e a d To See HIGHER Becouse The Sky Is Land i n g O v e r M y N e c k . Vincenzo Santarcangelo A A . V V. – O K X : A Tr i b u t e To O k Computer (Stereogum, ottobre 2007) Genere: indie rock Enc o m i a b i l e i n i z i a t i v a n a t a d a l l e m ent i d e i c u r a t o r i d i S t e re o g u m; s i badi b e n e , n o n u n ’ e t i c h e t t a d i s c o grafica, ma un sito web dedito alla musica, soprattutto all’indierock. Il sito fu lanciato nel 2003 dallo s t at u n i t e n s e S c o t t L a p a t i n e c o m e punt o d ’ i n c o n t r o c r e a t i v o n e l q u a le convergevano soprattutto news e go s s i p p r o v e n i e n t i d a l p a n o r a ma musicale indipendente. Oggi si è allargato non poco riuscendo a contenere al suo interno una vasta gam m a d i m p 3 l e g a l m e n t e s c a r i cabili, anteprime di videoclip, date dei tour musicali, recensioni e una s er ie d i r u b r i c h e s u n u o v e u s c i t e e artisti emergenti, il tutto sempre riguardante l’indierock. E che dire quan d o S t e r e o g u m r i e s c e n e l l ’ i m pr es a d i f a r s u o n a r e a i s u o i g r u p - p i p r e f e r i t i d e l m o m e n t o l e ca n zo n i d e l l ’ a l b u m c o n l a “ a ” maiuscola p e r o g n i i n d i e r o c k e r c h e si rispetti? Q u a l e a l t r a o c c a s i o n e p o t eva e sse r e p i ù a p p e t i b i l e s e n o n quella dei d i e c i a n n i d i O k C o mp u te r ? Ecco c o s ì c h e t r e d i c i b a n d m i nori della s c e n a i n d i e s t a t u n i t e n s e vengono r e c l u t a t e p e r l ’ o c c a s i o n e a r e i n te r p r e t a r e q u e l l e t r a c c e d i q u e l disco f i r m a t o R a d i o h e a d . I m p r esa a m b i z i o s a , m a a l l o s t e s s o t e m p o co m p l e t a m e n t e s t i m o l a n t e . Ch e p o i l a q u a l i t à è a n c h e b e n e l e v ata. Tra i n o m i p i ù c o n o s c i u t i s p i c c a n o John Va n d e rs l i c e ( K a r m a P o l i ce ) , Cold Wa r K i d s ( u n ’ E l e c t i o n e e r i ng q u a si a c a p p e l l a ) e M y B ri g h t e s t D ia m ond ( L u c k y ) . M a n o t e d i m erito sono s e n z ’ a l t r o d a a t t r i b u i r e a D ov e m a n ( l a s u a r i l e t t u r a d i A i r b a g è la più r i u s c i t a d e l l a c o m p i l a t i o n : sospesa e s p e t t r a l e o l t r e m o d o c o n una coda p i a n i s t i c a j a z z a t a d a b r i v id i ) , a D a v i d B a z a n ’s B l a c k C l o u d p i ù co n o s c i u t o c o m e P e d ro T h e L i on ( r i e sce letteralmente a far sua Let Down) e a M o b i u s B a n d p e r l ’ originalità d e l l ’ i n t e r p r e t a z i o n e . G l i a l tr i svo l g o n o i l p r o p r i o c o m p i t o s e n za tr o p p o e n t u s i a s m a r e . M a n o n possiamo c e r t o f a r g l i e n e u n a c o l p a : avevano a c h e f a r e c o i R a d i o h e a d m i ca co n … (fate voi). Ciò che è da elogiar e ( i n v i d i a r e ) , a l d i l à d e l l a q u a l i tà d e i r i s u l t a t i , è l ’ i d e a c h e sorregge s i ff a t t a p u b b l i c a z i o n e : u n a r a cco l t a d i t u t t o r i s p e t t o - i p r imi giorni s c a r i c a b i l e g r a t u i t a m e n t e ( se m p r e i R a d i o h e a d , o h ! ) o r a a sco l ta b i l e i n t e r a m e n t e i n s t r e a m i n g - ch e p r o m u o v e s i a i l s i t o s t e s s o ch e l ’ u n d e r g r o u n d m u s i c a l e q u i b en r a p p r e s e n t a t o d a l l e b a n d c o i n v o lte. E non è p o c o , a s s o l u t a m e n t e . ( 7 .0 /1 0 ) Andrea Provinciali AAL – Urania 5cd (+1) boxset (Afe, agosto 2007) Genere: elettronica isolazionista U ra n i a , i l m o n o l i t e . S o r t a d i co l l e ct e d w o r k s d e l p e r i o d o 2 000-2004. F l u s s o d i c o s c i e n z a s o n o r o i n cu i “ m e m o r i e , s o g n i e p o r z i on i d i r e a l t à ” s i s o v r a p p o n g o n o s fr u tta n d o t u t t a l a s i n t a s s i i s o l a z i o n i sta , a m b i e n t e g l i t c h . C i n q u e p e zzi fa ci l i , s i p o t r e b b e d i r e c o n c i n e m a to g r a f i c a i r o n i a : 5 c d ( p i ù u n s esto d a r i - sentireascoltare 39 turn it on Jean Jacques Perrey & Luke Vibert - Moog Acid (Lo Recordings / Audioglobe, 15 ottobre 2007) Genere: hip hop retro lounge For s e è un t r a g u a r d o a r t i s t i c o p e r L u k e Vi b e r t c h e q u e s t ’ a n n o s e m b r a ta r a n t o l a t o di c r e a t i v i t à ( l ’ a l b u m i n s o l o e i l r i t o r n o a l l a P l u g c h i a m a t o Ace O f Clubs ) , f o r s e è u n p a s s a g g i o d e l t e s t i m o n e p e r l a s e r i e I l g r a n d e v ecc hio della s p a c e a g e a n n i S e s s a n t a , i l s o n o r i z z a t o r e s t o r i c o d e l l a D i s n e y, c he pas s a l o s c e t t r o a l l o u n g e m a n n u m b e r o n e d e l l ’ e l e t t r o n i c a a l b i o n i c a. Pr obabi l m e n t e è u n a z z a r d o e p p u r e M o o g A c i d h a t u t t a l ’ a r i a d i un a c onquis t a im p o r t a n t e p e r l ’ a s p e t t o p i ù p r o p r i a m e n t e c r e a t i v o d e l l ’ e s t e ti ca v iber t ina, o v v e r o q u e l l o e x o t i c - h o p , s p e c i a l m e n t e Wa g o n C h r i s t . R e tr o s pet t iv am en t e , i l p e r c o r s o è s i m i l e a q u e l l o d i u n a r e t t a , l i n e a r e i n l e g g e r a pendenz a. U n a l i n e a p u n t i n a t a n e l l a q u a l e i n q u e s t i a n n i a b b i a m o o s se r v a t o l e z a m p a t e d e l g e n i o e l a g e n t i l e z z a . I l s e n s o d i c o l p a p r o p r i a m e nte albionico in dialogo b e a t . Q u e l f a r e s t o n e d c h e l i b e r a l a m e n t e . L’ e r b a S e s s a n t a c h e l ’ a t t i v a i n g n o s i s e m p r e più profo nde. Visioni fut u r i s t e c h e d i s c o d o p o d i s c o p o r t a n o a l P e r r e y u l t r a k i t s c h e a t u t t i g l i i n n o v a t o r i p o p t r o nici impiegati negli spot t e l e v i s i v i d ’ a n t a n . U n i n c o n t r o r a v v i c i n a t o d e l l ’ e n n e s i m o t i p o c h e a l l a f i n e s i c o m p i e e b asta l’at t acco g od ard ian o di I nt r o ( i due c he s i pr es enta n o c o n t e m p o r a n e a m e n t e i n s t e r e o f o n i a ) p e r c a p i r e c h e q ua l cosa di magico sta p e r s g o r g a r e . Già, nei quaranta mi n u t i d e l l ’ a l b u m , Vi b e r t p a r e r e g r e d i r e ( p r o g r e d i r e ) a u n ’ i n f a n z i a r e a l e ( l a s u a ) e a d u n a m i t ica (quella collettiva del p r e - s b a r c o l u n a r e ) . E n t r a t o i n p o s s e s s o d e i s a m p l e s t o r i c i d i J e a n J a c q u e s e c o n i l g r a nde vecchione in studio, è c o m e s e f o s s e e n t r a t o p e r l a p r i m a v o l t a i n s a l a g i o c h i . Q u e l l a f r e s c h e z z a e q u e l s e n s o di meraviglia che erano i l p a n e d e l l e i n g e n u e - g e n i a l i p r o d u z i o n i d e l p a s s a t o l e p u ò t o c c a r e c o n m a n o , l i b e r o d alle maniere d ell’u ltimo C hi cago, Det r oi t , Redr ut h ( e p r e c e d e n t i a s u o n o m e ) , l e g g e r e z z a e t o c c o f r a n c e s e s ’ i m p ossessano d i lu i e ZOT! La f ant as t ic a m is t ur a di Pu b l i c E n e m y e G e o r g e H a r r i s n d i D r e a m 1 0 6 , g l i i n s e g u i m enti H anna & Ba rbe ra mi s s at i Car naby St r eet di J jplv d n b ( p a r e n t e s t r e t t o d e l l e s o u n d t r a c k d e l l ’ A l b e r t o n a z i o n a l e dei S essa nta e d el na zio nale Pier o Um iliani r iv is it at o b r e a k b e a t e Vi b e r t t o u c h o v v i a m e n t e ) , i l g r o o v e e l e t t r o a n a l o g i co di Visio n Fo r The Fut ur e. Anc or a. L’ir onia f anc i u l l e s c a , n a ï f , t i p o “ F r a M a r t i n o ” o v v e r o F r e r e J a c q u e s ( s a mple preso da ll’alb um de l f r anc es e The Am az i ng New E l e c t ro n i c P o p S o u n d s O f ) p e r x i l o f o n o , b e a t , b a s s e t i m ido canto del figlio di Vi b e r t . P u r o h u m o u r A p h e x q u a d d e n t r o . È v e r o . P o i q u e l l a s o r t a d i p o l i z i e s c o t v – C o l o m bo? D errick? - p er pia no la c he s ’inc ar t a c he r appr es en t a l ’ a l t r o g r a n d e c o n t r i b u t o d e l l a c o l l a b o r a z i o n e ( M e s s y H op ). L’imm ag ina rio e la fo lgor az ione di ques t ’ult im i episo d i n o n v i e n e r a g g i u n t a d a p p e r t u t t o , d i c i a m o l o . M a c e n ’ è ab bastan za pe r un (7.2 / 10) E per il pr em io alla c ar r ie r a a e n t r a m b i . P r e f u s e e M a d l i b , f a t e v i d a p a r t e . Edoardo Bridda 40 sentireascoltare ch ied ere se pa r at am ent e) per 5 or e di mu sica in s uper lat iv o box c ar t ona to che oma ggia l’om onim a c ollana di fa nta sc ienz a. Dai f or m at iv e ye ars alla m a t u r i t à c o m p o s i t i v a . Dag li alb ori delle s per im ent az ioni embrionali a l l ’ e l a b o r a z i o n e d i un disco rso c om pos it iv o per s onale e di un a rice r c a del e s ul s u o n o . Ur a nia vie ne c os ì ad es s er e t appa obbligator i a p e r c o m p r e n d e r e il percorso di c r e s c i t a d i u n a d e l l e p iù lon ge ve e pr odut t iv e s igle della spe rimen taz ione elet t r onic a it alia na . È un cr es c endo wagner iano, una marea mo n t a n t e e i n a r r e s t a b i l e che sale dalla a ff a s c i n a n t e n a i v è t é dei primi, inc e r t i p a s s i r a c c o l t i i n Dis c2 , attrave r s a l e s t r a t i f i c a z i o n i con ce ttua li d i Di sc3 e C o m p o s i t a Solv antur p er ar r iv ar e alle s c r ez iature a cu stico/ digit ale di Del i cat e Debr is e Engi ne Sum m er . Aal r iesce ne l tratteggiar e paes aggi s onori ora glaci a l i e i n q u i e t a n t i , o r a delicatamente r o m a n t i c i , o r a d i u n a mantrica immo b i l i t à , s f r u t t a n d o u n a tavolozza di c o l o r i p i u t t o s t o a m p i a tra pastosi gr u m i d i g l i t c h , l u g u b r i rielaborazioni d i s o u n d s o u r c e s (co n Disc 3 c h e e v o c a i m o m e n t i più sp ettra li di c er t i Coi l ) , p r o f o n d e ela bo razion i di s uoni ac us t ic i ( Del i ca te Debr is). M a Valec c hi s t upis c e anche per la m a t u r i t à d e l l ’ i m p i a n t o co ncettu ale c he s ot t os t à alle s ue co mpo sizion i: Com posi t a Sol vantur , o mag gio all’om onim o poem a di Fra nco Fo rtini, è un gioc o di s pec ch i che si ma nif es t a in 4 lunghis sime ed (e)sta t i c h e s u i t e c h e s o n o “descrizioni d i u n o s t e s s o l u o g o d a an go lazion i d iff er ent i” . Pur o, im mob ile amb ient - dr oning, all’apparen za , in re alt à pr is m a c angiant e e mantrico ch e p l a s m a a l p r o p r i o volere la mat e r i a d i p a r t e n z a . S e non siete sat u r i d ’ a m b i e n t g l a c i a l e e glitch-music m i n i m a l e p o r t a t e v e l o a casa sen za indugi. ( 7. 0/ 10) Stefano Pifferi A c i d M o t h e r s Te m p l e S W R Stones, Women And Records (Magaibutsu, 2007) A c i d M o t h e r s Te m p l e G u r u G u r u - Psychedelic Navigation (Important Records, 2007) Genere: psych rock Yo sh ida Tatsuy a, Ts uy am a At s us hi e Ka w a b a t a M a k o t o . U n p o w e r t r i o c he, a l m e n o s u l l a c a r t a , p r o m e t t e f av ill e . G i u n t i a l l o r o s e c o n d o a l bum a s s i e m e , g l i A c i d M o t h e r s Ts u y am a e K a w a b a t a s i g i o c a n o a n c o ra una volta l’asso della stramberia psichedelica. Certo è che un guitto d e l fr e a k - n o i s e q u a l e Ta t s u y a ( d e i f am e l i c i R u i n s ) b e n a i u t a i l m o t o r e del n u o v o S t o n e s , Wo me n A n d R e cor ds a c a r b u r a r e q u e l c a r b u r a n t e f elic e m e n t e p s y c h e d o u t d a s e m p r e pr opr i o d e l j a p a n o i z u p i ù f a m i g e rato e creativo. SWR è un disco m ult i s f a c c e t t a t o . D a v v e r o , e d a n che ad un primo ascolto, quella che emerge è la pista lisergica seguita dal terzetto, ma condita di tutto un ar m a m e n t a r i o d i t r o v a t e a r m o n i c h e pr ogr e s s i v e . C o m p i t o n o n d i c h i a rato: illuminare i Sixties drogati at t r a v e r s o i l c l a s s i c i s m o c a n t e r b u riano, il prog italiano e francese. Ar ea , M a g ma , i t a n t i e r o i d i c u l t o di c a s a Ve rt i g o , e p o i i s o l i t i e r o i ps ic h e d e l i c i d i s e m p r e : H a w k w i n d , Hend ri x e q u a n t i a l t r i . S a l v o p o i far stramazzare il sound del power trio in quadretti di rumore astratto e f r e e ( Ve r y Ve r y Ve r y J a z z ) , o i n num e r i d i m a t h r o c k c o s m i c o ( L i t t le S t o n e L i t t l e Wo m a n L i t t l e R e c or d) o a n c o r a , i n F a i r y M u s i c O f Fooli s h S u s h i B a r , p r o p o n e n d o u n a loro versione, fuor d’ogni regola, dell’i p e r p s i c h e d e l i a f o l l e d i m a r c a AM T. F a t t o d i t r a c c e l e u n e ( i n ) c onse g u e n t i a l l e a l t r e , i l d i s c o d e s c r i ve l a p r o p r i a b i z z a r r i a p e r b r e v i cartoline sfasate (un genere viene preso e suonato con le tecniche di u n al t r o ) d e l l a d u r a t a m e d i a d i u n paio di minuti.Ci sono episodi voce e m e l l o t r o n , s v a g h i o n divaghi e p e r c u s s i v i , m u m b l i n g a s t ratti della v o c e s o l i s t a s u r i t m i p s e udo funky, e ff e t t i c h i t a r r i s t i c i d ’ e p o c a di ogni t i p o , m e l l o t r o n a p r o f u s i o n e , fl a u ti n i o r i e n t a l e g g i a n t i . N e l l a valiga di q u e s t i a t t o r i k a b u k i d e v o t i a i Gong e s c a r a v e n t a t i n e l l o s p a zi o i n te r s t e l l a r e c o n s o t t o b r a c c i o una copia d i A rb e i t M a c h t F re i e d un a d i Do R e M i F a S o l L a Ti D o n o n m a n c a d i c e r t o u n m a n u a l e d el perfetto p a t a f i s i c o q u a l e l ’ U b u R o i d i J a r r y. S u p e r a t o a s i n i s t r a p e r e ccesso di “fantasticheria”. (8.0/10) P s y c h e d e l i c N a v i g a t i o n è invece u n a l b u m p i ù s u l l a s c i a de i “ cl a ss i c i ” d e l i r i g u i t a r - e x p a n d ed di casa A M T. S t o n e r r o c k S o c k s stabilisce d a s u b i t o i l c l i m a x d e l l ’ in te r o a l b u m . Ve r t i g i n i i n t e r s t e l l a ri d’acido c h i t a r r i s m o s a t u r o d ’ e l e t tr i ci tà , l i n e e d i b a s s o d u r e e f u n k e g g i a n ti , s p u r i i i n t e r v e n t i v o c a l i d e m e n ti . M a n i N e u m e i e r ( b a t t e r i s t a e voce n e i G u ru G u ru ) è d e l l a p artita. Ed i n f a t t i l ’ a l b u m f a p r o p r i o un po’ del c o l l a n t e c h i t a r r i s t i c o m a gmatico e d e n s o c h e f u d i a l b u m c om e U FO n e g l i a n n i ‘ 7 0 . I l t e r z e t t o si co m p l e t a c o n Ts u y a m a A t s u s h i ( Gong) e i l s o l i t o K a w a b a t a . B a s s o e ch i ta r r a r i s p e t t i v a m e n t e . N e l l a sostanza, n u l l a c h e n o n s i a g i à s ta to u d i to q u a l c h e d o z z i n a d i v o l t e in uno dei t a n t i ( t r o p p i ! ) d i s c h i d i s s eminati da K a w a b a t a c o n i s u o i A M T in corso di carriera. (6.0/10) Massimo Padalino Adrian Orange And Her Band – Adrian Orange And Her Band (K Records, 9 novembre 2007) Genere: indie-folk Che non tragga in inganno quel Her sentireascoltare 41 posto nella sigla us a t a p e r q u e s t a occasion e da Adr ian O r ange. Egli è in tutto e per tutto u n g i o v a n i s s i m o e prolifico maschio d e l n o r d - o v e s t statunitense. Infatti , n o n o s t a n t e i suoi ve ntu n’a nn i, è d all’et à di quindici ch e il No stro sfo r na dis c hi s ot to i p iù sva riati pseu donim i – Thanksg iving il p iù lo ng ev o –, ar r iv ando persino a fo nd are la M ar r iage Records, e tich etta di P or t land. S t avolta , a bb an do na ndo appar ent emente qu ell’a pp rocc io lo- f i c he c aratterizzava i suoi pre c e d e n t i a l b u m , Adrian se ne esce co n u n m i s c u g l i o di influe nze afro be at e blues lat ineggiante, che va a d a g g i u n g e r s i fest osa men te al su o t ipic o f olk s bilenco. Imma gin ate un Wi l l O l dham cantare co mpa ssato s opr a i delir i strumentali che un’i n g e s t i b i l e b a n d composta da diciass e t t e e l e m e n t i – tra cui an ch e Phil “M i cr ophones” E l verum – intreccia i n s o t t o f o n d o . È la sezion e fia ti a f ar la da pr ot agonista; poi sono i c o r i f e m m i n i l i a evocare tropicalismi a f r i c a n i ; i n f i n e è il su on o d ell’o rga no a t r aghet t are il tu tto ne l pa ssat o agli iniz i dei Settanta. Soltanto l a c o m p o n e n t e vocale e q ue ll’inced er e c hit ar r is t ico tipici d el Nostro indic ano l’at tualità del progetto. C a n z o n i c o m e l’iniziale Wind ow (M ir r or ) Shadow e I nte rde pe nd an ce Danc e s ono ot timi esemp i d i q ue s t a c om m is t ione di stili diversi. La ca r ac ollant e F i r e D ream , invece, risul t a l ’ u n i c a a n o n essere contaminata d a i n f l u e n z e tropicali e – sarà un c a s o ? – a n c h e l’episodio più riusc i t o d e l l ’ a l b u m . Lavor o che comu nq ue non dis piace nel suo in sie me e c he, t ogliendo que lle po ch e trac c e c he c on un minutaggio elevato n o n f a n n o a l t r o che stancare l’asco l t o , f i n i s c e p e r divertire e so pra tt ut t o div er t ir s i. F osse sta to u n p oco m eno aut or eferen ziale sarebbe r i s u l t a t o m o l t o più coin vo lge nte . (6.5/ 10) Andrea Provinciali Adriano Modica - Il fantasma h a p a u r a ( Tr o v a r o b a t o / A u d i o globe, 10 settembre 2007) Genere: art rock cantautoriale H a su on ato il ba sso per M ar co Paren te , Addam a ne r a e Ul an Bat or . H a recitato in q ua lc he f ic t ion t ele- visiva e per il cinema in due film – ahilui - “mocciani” che non sto a dirvi. Esperienze eterogenee che devono avergli arricchito ben bene la collezione di mostriciattoli (quelle m e n t e c a r e z z e v o l i s t r a n i a t e t r a te s t i e n i g m a t i c i e s t r u t t u r e s c e n t r ate ( l a b u c o l i c a I l f a n t a s m a - c o n dita d i p i a n o l i n a e w u r l i t z e r - o p p u r e la c r e m o s a I l p a e s e d e i b a l o r d i ) . Pe r s o n a l m e n t e t r o v o a d o r a b i l e B a t tito m u t o i n 3 / 4 , c o n q u e l l o s v e n e vole e i r r e q u i e t o s d r u c c i o l a r e j a z z - p r og, g u a r d a c a s o u n a d e l l e t r a c c e con m e n o “ i n g r e d i e n t i ” , m a o g n u n o f a cc i a i c o n t i c o n l e f i s i m e p r o p rie. Quel che mi sembra oggettivo è il b u o n l i v e l l o d i q u e s t a ( n u o v a ) pr o posta. (6.8/10) Stefano Solventi attoriali soprattutto, presumo), che difatti rigurgitano nelle otto tracce di ques t o Il f a n t a s ma h a p a u ra . O per a s ec o n d a p e r A d r i a n o M o d i ca, calabrese classe ‘77, oramai ac c as at o ne l l a d o t t a B o l o g n a . O p pur e, s e v ol e t e , è i l s u o d e b u t t o , v i s t o c he Ann a n n a - i l p r i m o c a p i t o l o d’una t r ilogi a - è t u t t o r a i n e d i t o . S e q u e l l o e r a l ’ a l b u m d i s t o ff a , i l q u i presente è l’album di pietra, a cui s eguir à La s e d i a , l ’ a l b u m d i l e g n o che Adriano sta testé intagliando. Av r et e c api t o c h e n o n s t i a m o p a r lando d’un p e r s o n a g g i o f a c i l m e n t e inquadr abile , m a d ’ a l t r o n d e b a s t a v a la t ar ga Tr o v a r o b a t o a f u n g e r e da gar anz ia i n t a l s e n s o , n o ? To r n a n d o a l q u i e d o r a , t r a t t a s i d i un disco onirico fino al limite del delir io, in b i l i c o t r a a s p r e z z a e i n t ens it à, m is c u g l i o i n t r e p i d o d i f o l k prog e blues-psych interpretato c o l p i g l i o ra p i t o / a l l a m p a n a t o d i u n dis c endent e l a s t i r p e d e i C l a u d i o Rocchi e de g l i A l a n S o rre n t i ( q u e l lo prima dei figli delle stelle, che ve lo dic o a f ar e ) , s e n z a p e r ò r i n u n c i a re alla tensione modernista di certo pop- r oc k “ e v o l u t o ” c h e i n I t a l i a t r o va immediati referenti in Parente e nel m iglior M a x G a z z é ( c u i r i m a n d a s opr at t ut t o l a s c o n t r o s e t t a A l l e g r o m a non t r o p p o ) . L’ a z z a r d o s p a c e y nella trama elettroacustica - vedi il f l a u t o , i l g lo c k e n s p i e l e l a c h i t a r r a c las s ic a ins i d i a t i d a t h e r e m i n , e bow e or gan o n e l l a p a l p i t a n t e I m a nic hini - è u n ’ a n o m a l i a a v v i n c e n t e , c os ì c om e c e r t e m e l o d i e d e c i s a - Annie Hall - Cloud Cuckoo Land (Pippola Music / Audioglobe, 12 ottobre 2007) Genere: indie folk E se quel po’ di tiepida freschezza (sic!) che andavi cercando germogliasse in un praticello bresciano? Circolo Arci Ponterotto, per la precisione, dove quattro ragazzi col poster di un celebre film di Woody Allen nella cameretta si fanno i loro bei trip sul ponte che scavalca d’amblé l’Atlantico Oceano, imparentando le coste di qua e di là, le frontiere in(de)finite e l’uggia modernista, i ciuchi volanti ed i pub cinematici. Certo, sanno di dover sgomitare con gente dai gomiti ossuti, certi campioncini dell’impasto e del reimpasto che te li raccomando, Elliott Smith e Gomez, dEUS e Mercury Rev, Mojave 3 e Notwist, ma alla fine la loro cosa indie folk riescono a farla e pure bene. Capisci subito senti, sai - che quello stare sospeso in così nutritiva fascinazione gli ha fatto parecchio bene. Pur restando, in fondo, quel sogno di splendida periferia, quella bruma d’orzata tra turn it on Radiohead - In Rainbows (10 ottobre 2007) Genere: avant rock Il precedente Hail To The Thief ci aveva lasciati con la sensazione di una band all’apice anzi già un pochino oltre, sospesa nello splendido equilibrio che precede una fisiologica decadenza. Ma i Radiohead sono bravi - lo sono sempre stati - a spostare i confini, a scozzare carte che sembravano già giocate. E’ il caso del qui presente In Rainbows, il loro settimo album di inediti, e non (solo) per la famosa modalità di distribuzione online. Al di là delle specifiche canzoni – la consueta calligrafia a base di temi levitanti, vibrazioni febbrili e allibite ascensioni, tutto sommato sulla linea di galleggiamento della loro produzione senza palesare particolare brillantezza di scrittura - è il suono il fattore decisivo. Mai come oggi i Radiohead sembrano in grado di dominarlo (un plauso doveroso al fidato produttore Nigel Godrich), risolvendo con matematico calore la difficile equazione tra controllo digitale e fragranza analogica, imbastendo trame preziose ed eteree da orchestra invisibile (arrangiamenti di Jonny Greenwood), una padronanza al cospetto della quale il turning point di Kid A viene consegnato irrimediabilmente al passato. Un suono che si profila immancabilmente come “suonato”, si tratti dei beat convulsi di 15 Step o delle trepide volute d’archi in Faust Arp (con qualcosa di tardo beatlesiano), i muggiti di basso in All I Need (bradicardici ammiccamenti Depeche Mode) o le corde vocali di Thom Yorke. Il vocalist appare davvero ispirato, duttile come non mai: ora si presta allo stile antico (scatti invasati Lydon + enfasi pettoruta Bono), ora ad un croonerismo trepido, ora ad un talking agile e angoloso, anche se il massimo lo ottiene tra la vulnerabile immediatezza di Videotape ed il finale della peraltro prevedibile Jigsaw Falling Into Place, con quel suo modo di condurti nelle zone d’ombra, un delicato languore e la sensazione che stia per spingerti dentro. Tutti gli elementi in gioco agiscono in un clima di essenzialità efficace, anche quando una Bodysnatchers fa deragliare un sabba(th) di watt con modalità mediane tra Electioneering e 2+2=5, o quando la palpitante Nude s’invola in una densa coltre orchestrale (come una languida sorellastra di How to Disappear Completely). Il bello sta nel seguire sistematicamente i dettami senza sembrare mai gelidi, anzi scaldandosi al fuocherello di un soul alimentato a struggimenti, irrequietezza e spasmi nervosi. Proprio per questa sintesi ostinata, profonda e sottile di “sintetico” e “naturale”, In Rainbows si propone come la perfetta colonna sonora di una generazione sempre più chiusa nella propria realtà-bozzolo, tanto più autosufficiente quanto più protetta dalla maglia degli interfaccia, in regressione solipsistica nel meraviglioso mondo dell’accessibilità senza limiti. Il suono dei Radiohead è il suono stesso delle vite (ri)costruite in provetta e in proprio da ogni apprendista stregone purché fornito di connessione super-veloce, cellulare multi purpose e i-pod megamnemonico. Ma la vera grandezza dei cinque di Oxford sta nel riflettere questa fuga dalle strutture concrete del vivere sociale (chiamatele, se volete, istituzioni) rivelandone altresì - mentre ti cantano di pesci strani e puzzle che capitombolano, di corpi-trappola e orecchi che bruciano - la dolorosa inquietudine, il rammarico angoscioso, la nostalgia sconfinata. E’ questo il motivo per cui i Radiohead sono ancora i Radiohead (al contrario degli U2 che non sono più gli U2). Questione di coerenza artistica, di credere nella musica come qualcosa che vada oltre se stessa. Ha a che fare con il rimanere dentro gli struggimenti della post-adolescenza, dentro la cervelloticità e l’apocalisse. Yorke e compagni pensano ancora che la musica possa rappresentare una sorta di catarsi. Che la vibrazione possa salvarti per un attimo. Un peccato di gioventù che potremmo scambiare per una delle tante plausibili definizioni di rock. (7.5/10) Stefano Solventi sentireascoltare 43 lago e collina sbilanciata sul west. Insomma, lavora b en e ques t o C l o u d C u ckoo La nd, album d ’ e s o r d i o p e r gli Annie Hall. Canzo n i c h e t i d a n n o subit o de l tu con coc c iut a s em plicit à (il cio nd ola re as s or t o e s quillant e d i Th e Lo st Wallet , l ’ i n q u i e t a malinco nia d i Hug s & Kis s es ) . C h e non rin un cia no a q ue l piz z ic o di s ofisticazione ben lon t a n a p e r ò d a l l a suppon en za (la fre go la r um ba s c r eziata swing e lo -fi d i M us hr oom s , l a mollezza psych e i r i g u r g i t i b r i t - p o p di G one For Goo d). Che t i m os t r ano lo sp iffero da cui sp i ff e r a n o f r e m i t i liberato ri (l’e lectro pop s enz a es itazioni d i Uncle Pig, t r a alluc inazioni acide, iridesce n z e i m p e t u o s e e intimismo futu ris t a) o c ons olatori (la trepidazione d i m a r z a p a n e di A nto he r Age , so r t a di Dr eam A Little Drea m Of Me r if at t a dai nipotini di Lennon). Alla f ine m et t i t ut to nel tascapane: i g l o c k e n s p i e l e le chitarrine, i farfi s a e i b a n j o , i there min e gli otton i , g l i o r g a n i e i contrabbassi, baracc a e b u r a t t i n i . E te la sp assi p asse gg iando. ( 6. 9/ 10) Stefano Solventi The Arp – In Light (Smalltown Supersound, 6 novembre 2007) Genere: cosmic-ambient C’è musica e musi c a . C ’ è q u e l l a per il giorno e quel l a p e r l a n o t t e , per film e pe r do cu m ent ar i, per aeroporti e per le mass e . L e g g e n d o l a press della Smallto w n , a n n o t i a m o come Alexis Georgo p o u l o s i n a r t e T he Arp a bb ia giro va gat o t r a gallerie d’arte e musicat o i n s t a l l a z i o n i , creand o a tmosfere c he s i r if let t ev ano nell’ambiente circ o s t a n t e p e r c h é quello era l’ambiente l o r o c o n s o n o . Al di fuori di certi ci r c u i t i – d i c i a m o 44 sentireascoltare t r a le nos t r a m u r a d o m e s t i c h e o p pure salvata nel fedele e portatile m p3 play er – l a c r e a t u r a d e l f u Tu s sle pare approssimativa e attira più di un int er r o g a t i v o . Con ciò non vogliamo denigrare l’operato dei The Arp, anzi ne stimiamo il recupero di certe istanze teutoniche à la Cluster (Potentialities) e rarefazioni simil Brian Eno (The Rising Sun 1), ma superato l’entusiasmo iniziale già si pensa al prossimo disco da metter su e ci si chiede perché, visto che va tanto di moda, non sia stato allegato un DVD che accompagnasse il disco. Ma tant’è. Consigliato ai quanti amano sonorizzare fai-da-te pellicole espressioniste di inizio ‘900. Rimandati si, ma confidiamo ottimisti. Una nota per la foto di copertina, via di mezzo tra la recente ristampa di Endless Summer e Deluxe degli Harmonia. Ad ogni modo, piccoli krauti crescono… (5.5/10) Gianni Avella B e t t y e L a Ve t t e – T h e S c e n e O f The Crime (Anti / Self, 28 settembre 2007) Genere: soul Ne avrebbe ben donde, la signora LaVette, di volgersi al proprio passato e piantare un vero “hell”, come del resto recitava il titolo del suo disco/capolavoro vecchio ormai di due anni. Cantante dalle corde ruvide ma seriche, assaporò successi a 45 giri nella prima metà degli anni Sessanta per vedersi cancellare nel 1972, dall’Atlantic - all’ultimo momento e senza spiegazioni - l’lp d’esordio Child Of The Seventies; dovrà pazientare un decennio tondo per il debutto e un nuovo millennio per la riesumazione del primo disco vero e proprio. Fato ingiusto che definire canaglia è un eufemismo, ma siccome a volte il tempo si ricorda della galanteria e le donne sanno tener duro, la Nostra ha visto smuoversi negli anni recenti un po’ di interesse attorno. Alla Anti hanno infine deciso di investire in lei e il resto, se avete un minimo di interesse per l’universo della musica nera, l’ avrete mandato come minimo a memoria. Il “ritorno sulla scena del crimine” non vale quanto il predecessore e neppure potrebbe, essendo quello un probabile attimo irripetibile, tuttavia si esprime con eloquio sicuro e fermo, padroneggia carisma e personalità in modo efficace. Subentra a Joe Henry la leggenda dei Muscle Shoals Spooner Oldham, impegnato alle tastiere e nel coordinare gli impeccabili Drive By Truckers. Fatti due conti, sapete cosa attendervi dalla diecina di brani proposti: soul di parentado sudista, intinto nel country e più che in passato propenso a impennate rockiste. Ciò che Tina Turner sarebbe potuta essere se si fosse circondata dalla gente giusta, solo molto meglio. Carnale, sensuoso, meditativo, mesto, il disco si propone tenacemente partecipato: nulla conta il fatto che Bettye attinga nuovamente da altri autori per la compatta scaletta. Li fa subito suoi e per sempre, i brani, che siano firmati da Willie Nelson o da Elton John, raccontando un po’ di sé: puntate l’esortazione Somebody Pick Up My Pieces eretta su cuore in mano, piano e fantasmatica slide (formula ribadita con successo dal commiato I Guess We Shouldn’t Talk About That Now), l’uno-due caloroso di Choices e Jealousy, la polemicissima autobiografia Before The Money Came. Non bastasse, abbandonatevi a Talking Old Soldiers, stanza rinfrescata del Tropicana Motel abitato da un giovane Waits. Non ha dimenticato i suoi trascorsi poco felici, Bette LaVette: ne ha fato materia di splendida musica. Come non esserle grati? (7.5/10) Giancarlo Turra Birchville Cat Motel - Birds Call Home Their Dead (Celebrate Psi Phenomenon, novembre 2007) Genere: noise rock Se nza mezzi t er m ini, uno degli alb um p iù b elli di Kneal Cam pbell e soci. Ed u na nuov a biz z ar r ia s t ilistica aggiunta a l l a d i s c o g r a f i a d e i n eo ze lan de si. I l c ollant e all’im p rovvisazion e r um or is t ic a dei Nostri, alle loro g i o s t r e a c c u m u l a t i v e d i suo ni-ru mor i in c r es c endi ir r es istibili, è sta vo lt a il r oc k . La m ar c ia d i avvicina ment o al quale è s t at a lunga (tracce s p u r i e q u i e l à n e g l i album dell’ult i m o b i e n n i o ) , m a q u i la connection è p a l e s e . E i l b a c i o dello zombie ( q u a l è l ’ a g o n i z z a n t e ro ck ai g iorn i nos t r i) non ha punto trasformato i n e s s e r e i m m o n d o q ue sto ga ttacc io da m ot el. Tut t ’altro. Ha, di fat t o , c o m e c o n s e n t i t o a l suo no b izzoso c r eat o dal c om bo di andare in tras f e r t a , e d a p p l i c a r e l a propria intens i t à a v a n t a i r i t m i 4 / 4 d el ro ck. Rock s ui gener is , s i int ende. Qualcosa c o m e i Vi b r a c a t h e d r a l Orche stra de i più r ec ent i album ( anche lo ro vo tatis i al r oc k ) , s c ar av enta ti ne l co smo . I 26 m inut i di B i r d s Ca ll Ho me Th eir Dead s i e s i b i s c o n o stravag an ti quali f os s er o gli A c i d Mothe r s Templ e c he jam m as s et o coi Vibr a ca thedr al O r chest r a. O a nche i Ca n di Fut ur e Days im pegn ati in un a s uit e c os m ic a di pr opo rzio ni d em illiane. Neanc he Kis sing Drag on delude le as pet t at iv e: 7 minuti esta t i c i c h e s e p a r a n o d a i fin ali 2 6 d i H er Anger I s Lim it les s . E qui pare si s i a i b r i d a t o i l s u o n o d en so d ei medi Spacem en 3 a d u n loop di basso c o n t i n u o d e l l a m u s i c a barocca. L’eff e t t o è s t r a n i a n t e e d ipnotico, imp o s s i b i l e è r e s i s t e r g l i . Se n on è cap olav or o, poc o c i m anca . (8.0 /10 ) Massimo Padalino Black Dice - Load Blown (Paw Tr a c k s / G o o d f e l l a s , 2 3 o t t o b r e 2007) Genere: electro Ed ecco lo, finalm ent e. I l nuov o disco lun go d ei Blac k Dic e. Si s ono fatti aspettare , s t a v o l t a , m a g i u s t o per dire che l a t r a n s i z i o n e a n d a v a po rtata al 1 00% . Pas s at o il dis c o inte rlocuto rio del B h a r o o c h a - S o f t l o r o s p e c i a l i t à . L a c u r a d el groove, q u e l l a c h e s t a a l l i v e l l o i nfe r i o r e , è t a l v o l t a a g g r o v i g l i a t a , t r op p o i n si s t i t a , m a c i l e n t a e b o r i o s a , e non fa d e c o l l a r e a d o v e r e l e c o mposizioni. (6.0/10) Michele Saran Ci r cl e , p a s s a t o l ’ a ff a s t e l l a m e n t o c on l a D FA d e l m a r p i o n e M u rp h y , passato quel piccolo banco di prova di M a n o ma n ( d i c u i v i e n e q u i r e c u perato l’intero contenuto), passato pur e l ’ e s p e r i m e n t o s o l i s t a d i C o pel an d , o r a q u e l c h e r i m a n e s o n o le peregrinazioni lineari del disco dell’o r e c c h i o r o t t o d i d u e a n n i f a . E di q u e l l e b i s o g n a c i a n c i a r e . A par t e l e t r a c c e d i M a n o ma n , n o n es at t a m e n t e g i o i e l l i d i f a n t a s i a , il resto tenta di mettere le cose a pos t o . S c a v e n g e r , c o n l e s u e f i g u re minimali sampledeliche ad incas t r o, a p p i o p p a u n a b a s e i n a v a r i a c on c o n g a s , f r a s i d i c h i t a r r a h a waiana e battiti eterei (a diventare las er ) . I l p o l i r i t m o d e l l a s e g u e n t e Dr o o l s i a c c o l l a i l r i s c h i o d i f a r s ent i r e l a m a n c a n z a d i B h a r o o c h a , m a im p a g i n a u n t e m a d i c o n c e r t i n a folk-popolare su sciame oscillante ult r as o n i c o , a s d o p p i a r s i i n p o l i f o nia, e i n u n a s o s p e n s i o n e o v a t t a t a . Q uin d i B a n a n a s ( s a r a b a n d a d i l a c er t i s t e r e o f o n i c i ) , R o l l U p ( m i n i m a l t ec hn o l i o f i l i z z a t o ) , K o k o m o ( m o t o r ik in d u s t r i a l - t r o n i c o ) , B o t t o m F e e der ( l i b e r e s p e c u l a z i o n i s u l l a v e l o cità del repeat di un sample, vedi Neu! 2 ) , s o n o t r a c c e f a s c i n o s e e accomodanti, ma che non riescono ad a n d a r e o l t r e l a o r m a i c o n s u e t a v ar ia z i o n e s t r a t o s f e r i c a . E’ il primo disco dei Black Dice a punt a r e t u t t o o q u a s i s u l l a s u g g e s t ion e ( e l ’ a c c e s s i b i l i t à ) d e i s u o ni, in q u a n t o n a t u r a l e e v o l u z i o n e di Br o k e n E a r R e c o rd . R i s p e t t o a M ano ma n , q u i s i h a u n s e n s o m a g gior m e n t e c o m p i u t o : s e C re a t u re Com f o rt s e B e a c h e s & C a n y o n s erano le opere di cuore e cervello, olt r e c h e d i f e e l i n g , q u i c i s o n o p a n cia e budella. Non è, a dirla tutta, la The Blakes – Self Titled (Light In The Attic, novembre 2007) Genere: garage rock U n g r u p p o g a r a g e r o c k . Di quelli c h e s i v e s t o n o d a p u n k , fanno la f a c c i a c a t t i v a e s u o n a n o canzoni c h e v o r r e b b e r o c a v a l c a re l’onda lunga dei Franz Ferdinand e degli S t r o k e s . M a s e n z a s u c c e sso . Se n z a i l l o r o s u c c e s s o . S u c c e d e co sì c h e l ’ E P d e i B l a k e s s i a f ormato da c i n q u e b r a n i a s s o l u t a m en te p r e s c i n d i b i l i e v e l l e i t a r i , c h e suonano v i n t a g e e r o c k ’ n ’ r o l l c o m e u n a Gi b s o n L e s P a u l c o n t r a ff a t t a in Corea. Ed è tutto dire. (4.0/10) Manfredi Lamartina B l i t z e n Tr a p p e r – W i l d M o u n t a i n Nation (Sub Pop / Audioglobe, 23 ottobre 2007) Genere: country-pop-psych L’ a t t i t u d i n e c a z z o n a d el combo h i p p i e B l i t z e n Tr a p p e r - arrivato al t e r z o a l b u m u s c i t o i n A m e r i ca p r i m a d e l l ’ e s t a t e e d i s t r i b u ito ora da n o i - n o n s i s m e n t i s c e n e mm e n o i n quest’occasione. I m m a g i n a t e u n a m i s c e l a d i co u n tr y/ p o p / p s y c h u n i t o i n p a r t i d iseguali a d o s i m e l o d i c h e B e a t l e s / B ea ch Bo ys ( F u t u r e & F o l l y , S u m m e r To w n ) , ad a c i d e j a m s i x t i e s ( M i s s Spiritual Tr a m p ) a l l a B u ff a l o S p r i n g fi e l d vi r a t e v e r s o l a p s i c h e d e l i a Jefferson ( Wo o f & Wa r p … ) e u m o r i fl o yd i a n i / sentireascoltare 45 barre ttian i (Sci-Fi Kid) , n o n s e n z a le rie lab ora zio ni p ost er ior i alla Flaming Lips e Mercury R e v. E a n c h e parti no n ind iffere nti di Pavem ent passa no da qu i. U n camp ion ario asso r t it o ins om m a, che se mbra divertir li, un c ount r y rock ibrido e ben ass o r t i t o , c o n a l l a base una spiccata v e n a m e l o d i c a che p red omin a, pe r un dis c o di v ocazione pop in senso a m p i o , c h e f a della contaminazion e l a s u a v e r a forza. (7.1 /10 ) Te r e s a G r e c o Booka Shade – Dj Kicks (!K7 / Audioglobe, 22 ottobre 2007) Genere: compilation minimalearic eclectronica Eclectronica. Il gene r e n o n c ’ è c o n il duo di Francofo r t e . P o t e r e a i producers, potere e l i b e r t à s u ! K 7 , un’etichetta che ultim a m e n t e s p a z i a ovunque, sempre rim a n e n d o c o n i piedi sa ltella nti sul c anonic o quat tro. Wa lter Mer zige r e Ar no Kam merme ier viaggiano a 3 6 0 g r a d i s u l pianeta ritmo e ap pr odano a lidi s olidi (la minima l de ep di Cer r one, l a perfe zio ne h op -amb ient di A p h e x Twin , lo stile incon fondibile di C a r l C rai g e di Lopazz), punt eggiando il set con l’ine dito d a c ont r at t o ( Num bers, un trip di marim b e e d i v o c a l s che è già sulle spia g g e d i I b i z a ) e aggiun ge nd o le cili egine c he f anno del d isco u n’e nti t à inc las s if ic abile, un drink da tu t t o p a s t o ( v e d i gli accenni strappa l a c r i m e o t t a n t a di S itua tion , la de p e c h e m o d i a n a T he Misida Mo na rch y e l a s o r p r e s a C ont act con la voce i m p r o b a b i l e d i B rig itte Bar dot), un a c o s a a s é . I f onda tori - a ssiem e a DJ T. e a M.A . N.D.Y. - della G e t P h y s i c a l Records, tempio de l m i n i m a l i s m o krauto, torn an o di nuov o s ulla s c ena. E si sen te an co ra la v oglia uber pop Novanta, la vog l i a d i r e l a x e d i cazzeggio, l’essere a n c o r a p i e n i d i quel mondo meltin’ c h e a t u t t ’ o g g i non ci lascia. Se n o n f o s s e p e r i l soul, saremmo tutti i n e v i t a b i l m e n t e balearici. Un a pro pos t a as s olut amente ré tro. Un gu s t o per il c las s ico che sfugge semp r e e c o m u n q u e , riff distanti, medita z i o n i o n i r i c h e . “This isn’t a snapsh o t o f S u m m e r 2007, it’s about crea t i n g s o m e t h i n g 46 sentireascoltare t hat will las t ” , p a r o l a d i A r n o . C o s ì s ia. Am en. ( 7 . 0 / 1 0 ) Marco Braggion British Sea Power – Krankenh a u s ? E P ( R o u g h Tr a d e , 2 3 n o vembre 2007) Genere: indie pop, wave, psych In attesa del terzo capitolo della saga della potenza navale di sua M aes t à ( Do Yo u L i k e R o c k M u si c?, pr ev i s t o p e r i n i z i o 2 0 0 8 ) , queste cinque tracce, al momento dis ponibili s o l o i n d i g i t a l e s u i Tu nes, sono un interessante assaggio che però non lascia intendere molto c hiar am ent e c o s a d a v v e r o b o l l e i n pent ola. I n q u e s t o K ra n k e n h a u s ? c’è il materiale probabilmente più psichedelico che i quattro abbiano m ai c onc ep i t o e r e a l i z z a t o ( l a c o n c lus iv a e k r a u t a P e l i c a n , d a l l e p a r t i di Super F u rry A n i ma l s ) , a c c o m pagnato da un – apparente - ritorno all’indie r o c k p u n k y B u z z c o c k s iano degli e s o r d i ( A t o m ) e a i n e v it abili s en t o r i w a v e ( i B u n n y me n di Down O n T h e G r o u n d ) ; d a l l ’ a l tro lato, si fa sentire prepotente la connection canadese legata ai tizi s edut i in sa l a d i r e g i a ( l ’ e x - A rc a de Fi r e How a r d B i l e r m a n e d E f r i m Menuck del giro Godspeed/Silver M t . Zion’s ) , e d e c c o q u i n d i l e o r c hes t r az ion i s b a r a z z i n e , d e n s e e d ins olit e di S t r a i g h t D o w n T h e L i n e , indie pop s o t t o u n a p a l l a d i v e t r o . Per il m om e n t o , u n ( 6 . 8 / 1 0 ) s u l l a f iduc ia. d e v e c o n l a c o n s u e t a i n d i s c u t i bile o n e s t à , m a n o n h a , n o n p u ò a v ere l a f o r z a - p r o p r i o l u i - d i a r r i c ch i r e u n r e p e r t o r i o / e d i f i c i o r o c k t an t o i m p o n e n t e , d e f i n i t o e r i f i n i t o in o g n i p a r t e . Q u i n d i , n e l m i g l i o r e dei c a s i , i n o g n i n u o v o d i s c o d e l q uasi s e s s a n t e n n e B r u c e l ’ a s p e t t o r i t u ale - d i a u t o c e l e b r a z i o n e - p r e v a l e su qualsivoglia messaggio. Anche nei c a s i p i ù i s p i r a t i . E M a g i c l o è . Più g e n u i n o r i s p e t t o a l l ’ a p o t e o s i r eto r i c a ( c o m p r e n s i b i l i s s i m a ) d i T he R i s i n g , p i ù e n e r g i c o d i D e v i l s And Dust, mette in fila undici tracce che rispondono a questo disegno di genuino rinverdimento del fenomeno. L’ i m p a s t o d i s t i l e m i n o t i ( p r e p on d e r a n t i ) e s p u n t i i n e d i t i ( q u a l c o si n a ) c o n s e g u e u n p u n t o d i e q u i l i brio i n a p p u n t a b i l e , c h e s e d a u n l ato b l a n d i s c e i l f a n d a l l ’ a l t r o g l i c on c e d e s c a m p o l i d i s o r p r e s a . N ello specifico, se una Livin’ In the Fut u r e a m m i c c a e v i d e n t e m e n t e a 1 0th Av e n u e F r e e z e - O u t , s e Yo u ’ l l Be C o m i n ’ D o w n a g g i o r n a i l t r a s p orto f a c i l o n e d i L u c k y To w n , e s e G i psy K i l l e r r i e s c e a d i m p a s t a r e l a t e n si o n e a c c o r a t a d i T h e R i v e r , l ’ i m p eto d i M y L o v e Wi l l N o t L e t Yo u D o w n Antonio Puglia Bruce Springsteen - Magic (Columbia / Sony BMG, 2 ottobre 2007) Genere: rock Q ues t o M ag i c n o n è u n e v e n t o e c c ez ionale. Te l o a s p e t t a v i , s a p e vi benissimo che il Boss sarebbe t or nat o. Co l p a s s o d i n u o v o a u t o ritario, una verve che non millanta g i o v a n i l i s mi m a u n a d i g n i t o s i s s i m a v igor ia. Co v a n d o l o s p i r i t o , a l m e no quello, d e i b e i g i o r n i c h e f u r o no. Tut t o q u e s t o p e r r i b a d i r e c i ò c he abbiam o g i à d e t t o e r i p e t u t o : lo Spr ings t e e n c h e s i o s t i n a a d e s serci - parola d’ordine persistere persistere persistere - fa quel che e l a s a b b i a d i A t l a n t i c C i t y , d ’ a ltro c a n t o c ’ è u n a L a s t To D i e c h e - i n n e s c a t a d a u n r i ff t a g l i e n t e d ’ a r chi - a z z a r d a m i s c h i a r e i R E M d i M aps A n d L e g e n d s e d i l M e l l e n c a mp di H u m a n Wh e e l s i n u n a s t r a n a co l t r e d i s y n t h , m e n t r e D e v i l ’s A r c a d e scomoda tra un miraggio spacey e l ’ a l t r o i l p o p - r o c k s o v r a c c a r i c o di Elbow e Coldplay. S i a c h i a r o : i l p r i n c i p a l e m e r i t o del d i s c o è i l m o d o i n c u i r i e s c e a d e ss e r e e m i n e n t e m e n t e s p r i n g s t e e ni a - turn it on Roam The Hello Clouds - Near Misses (Scape Music, 6 settembre 2007) Genere: jazztronica Men tre Be n “ Donny ” Waples pr es t av a il s u o b a s s o i n o s c u r e s e s s i o n e il p ian ista Adr ian Klum pes dav a s f ogo alle p a s s i o n i m i n i m a l i s t e c o n B e Still, il terzo Tr ios k , ov v er o il bat t er is t a Lau r e n c e P i k e , a v e v a f a t t o n u o v e amicizie form ando i Roam The Hello Clouds , u n t r i o c h e v e d e l a p a r t e c i p a zio ne d el trom bet t is t a dav is iano Dav e M ille r ( a m i c o d i J e l i n e k e a u t o r e i n pro prio ) e d el m ago lapt op Phil Slat er ( que s t ’ u l t i m o a n c h e n e g l i i n d i e t r o nici e rockisti P i v o t , s e m p r e c o n P i k e e i l f r a t e l l o d i q u e s t ’ u l t i m o R i c h a r d ) . Da u na se ssion dur at a un gior no s olt ant o è n a t o N e a r M i s s e s , u n l a v o r o d’in cre dib ile aff iat am ent o dov e par e d’as c ol t a r e B i t c h e s B re w i n v e r s i o n e dig ital-d ub (Phas es ) , O n The Cor ner v er s u s i p r i m i To r t o i s e , o p p u r e B i l l La swe ll in p ieno t r ip pos t - jaz z , e ques t o s en z a c i t a r e i l f o n d a m e n t a l e l a v o r o a l l a p t o p d i S l a t e r, p r e s e n z a d ’ i n cr e dibile libertà e p r o f u m i ( a l l a f a c c i a d e l l ’ o m o l o g a z i o n e s o f t w a r e d i m o l t e p r o d u z i o n i e l e t t r o n i c h e ) . Tr a t r adizione e inn ovazion e, f eeling old f as hioned e indiet r o n i c a c h e p a r t e d a i To R o c o c o R o t e f i n i s c e i n f a c c i a a F our Te t , i l jazz d ei d ue m ila è s em pr e più dom inio aus t r a l i a n o . ( 7 . 2 / 1 0 ) Edoardo Bridda sentireascoltare 47 no. Né più né meno. A s b r i g l i a r e l a band sen za ma i p erd er ne il c ont r ollo, come nel grovigli o t r a v o l g e n t e d i R adio Nowh ere , n ell a br us c a generosità di L on g Walk Hom e, n e l p o p frond oso di You r Ow n Enem y ( d o v e il Boss è un plausibi l e z i o d e l b u o n R u fu s Wainwr ight). N o n c ’ è g e n i o , ok, ma u rge nza g en er os a. E’ s em pre stato così. E fini s c i p e r c r e d e r e che lo sarà p er un b el pez z o anc ora. (6.9 /10 ) Stefano Solventi The Budos Band – 2 (Daptone, 13 novembre 2007) Genere: afro-funk Sarà che il genere i n q u e s t i o n e , l’af ro-fun k, è po co inf laz ionat o, però la notizia di un g r u p p o c h e s i rifà alla musica di Fe l a K u t i s t i m o l a sicura men te p iù d el l’ennes im o c lone di Gang Of Four, J o y D i v i s i o n e chi più ne h a… Ok, i l gr uppo in es ame si ch iama Bud os Band, c om it iv a di un dici e leme nti – quindi r is pet tat o il d og ma d ella big- band à la Fela – distribuita tr a s a x b a r i t o n o , trombe , con ga s, flau t i e v ia dis c or rendo. Tutti bianchi. F o r s e q u a l c h e sanguemisto, ma d i p e l l i d ’ e b a n o neanche l’ombra. Pleonastico il nome d e l d i s c o ( s e i l debutto era un self t i t l e d , q u e s t o è il secondo self title d ) c o s i c o m e i l parallelo con Dio Ku t i, m a r im anendo ai giorni nostri e c i r c o s c r i v e n d o la med esima a rea geogr af ic a, os sia Ne w York, ch iam iam o in c aus a, giocofo rza , g li Antibal as. Pr es s oché simili ma non ug u a l i , d a c c h é l a Budo s Band ha un c e r t o a p p e a l d a spy m o vie so un dtra c k ( M as O M enos, Ride Or Die) e u n a g o l i a r d i a che i fren etici, san guigni e ar z igolati c oncittadini non h a n n o i n d o t e . P oi ce rto, Ch ica go F alc on e B u d o s R ising sarebbero il n u l l a s e n z a g l i A ntiba las, ma con si der at o c he t ut ti loro sare bb ero an c or a più il nulla se nza la benediz i o n e d i s a n t i t à anzidetta , d icia mo - c om e pr of er ì qualcuno - che la sto r i a , n e l n o s t r o caso dell’afro-funk, n o n è s c r i t t a per v en era re i mo rti, m a per illum inare i vivi. Ben ven g a n o e l e t t i d e l genere . (6.5 /10 ) Gianni Avella 48 sentireascoltare d i a s e n z a c h e r i m a n g a v e r a m e nte n u l l a c h e v a l g a l a p e n a r i c o r d are. Tr o p p o p o c o . ( 5 . 0 / 1 0 ) Alessandro Grassi C.O.C.O. – Play Drums + Bass ( K / G o o d f e l l a s , 11 s e t t e m b r e 2007) Genere: indie garage-soul Dopo 5 ann i d i a s s e n z a e u n b r e v e s c ioglim ent o d e l l a b a n d n e l 2 0 0 6 , torna il duo di Olympia capitanato dalla suadente Olivia Ness (voce e bas s o) e da l b a s s i s t a d e i D u b N a r cotic Sound System Chris Sutton ( bat t er ia e v o c e ) . Abbandonata definitivamente ogni velleità puramente dance e ogni batteria in 4/4 in stile punk funk, i Nos t r i v ir an o s u u n s u o n o g a r a g e s oul pur am e n t e b a s a t o s u l l a s e z i o ne ritmica (come evocativamente s ugger is c e i l t i t o l o ) c h e i n c e r t i m o menti riesce pure a sorprendere. Niente di più lontano ovviamente dai s ingult i i m p r o v - n o i s e d e i L i g h t ni ng Bol t , i l d u o o r a s e m b r a p i ù c h e alt r o una v i a d i m e z z o s b a r a z z i n a f r a uno s po r c o i n d i e r o c k a l l a m a nier a dei We i rd Wa r d i I f Yo u C a n ’ t Beat ‘ em , B i t e ‘ e m e c e r t i f r a s e g g i in s olit ar ia d e i Wh i t e S t ri p e s d o v e al pos t o de l l a c h i t a r r a s i è p o s i z i o nat o per ent o r i a m e n t e u n b a s s o . Il gioco funziona quando il groove si r ende c or po s o e p o t e n t e f r a t r i b a l i s m i e puls a z i o n i f u n k ( M u c h To L e ar n, Es s . Ay. , A s t e r i o d s ) o q u a n d o il soul prende il sopravvento come nella c alda n a r r a z i o n e d i C r i m e o nelle delic a t e z z e r i t m i c h e d i H i g h Low, m a ge n e r a l m e n t e h a i l l i m i t e di risultare fin troppo piatto, privo della zampata necessaria e della sferzata giusta per assestare colpi veramente vincenti. Il tutto tende quindi ad u n i f o r m a r s i a n c h e q u a n do s ono up t e m p o d a l p i g l i o p u n k a pr ender e il s o p r a v v e n t o ( F o r Yo u , The End) , c o n l a r i s u l t a n t e c h e i l d i s c o s i f a asc o l t a r e m a c h e p o i s u b i t o dopo s i r i p o n e i l C D n e l l a c u s t o - Circle – Arkades (Fourth Dimension, 13 agosto 2007) Genere: kraut-progedelia Interessanti e non privi di originalità, i finnici Circle. Anche appesantiti da palese mancanza di misura, come attesta la dozzina di dischi sin qui pubblicata e come questo doppio live sottolinea. Registrazione di due spettacoli del 2005, uno presso la stazione radio americana WFMU e l’altro tenutosi in un club di Tampere, Arkades approfondisce il taglio più visionario della formazione, collocato dentro a panorami che echeggiano gli Ash Ra Tempel più malsani di Schwingungen ma si ricordano dei Suicide (evidenti nella traccia migliore del lotto: Ibizan Rambo), abitati da mantra vocali tra l’etnico e il patologico, nebbie di tastiere analogiche e gassosa effettistica. Una corda di tensione, tesa sopra un’espansione formale spruzzata di krauti e acido più muriatico che lisergico, mentre derive autoindulgenti si traducono da rischio latente in amara realtà. Al loro meglio, i cinque ipotizzano dei Motorpsycho digiuni di Stooges e Sonic Youth e in ostaggio del loro ex collaboratore Deathprod. Nondimeno, il difetto di cui si dice in apertura prende spesso la mano e nel primo dischetto più che altrove: vocalizzi da sciamano stiracchiati e inciampi in una mal gestita ampollosità costituiscono l’incognita in perenne agguato, se si costruiscono brani di venti minuti attorno a una, due idee al massimo. Assai superiore il materiale proposto al pubblico di casa, l’accorparsi tra Ibizan Rambo e il nervoso levitare Maltan Haukka una tacca sopra la stordente Fuutikeri, riff hard Seventies sfumato dentro un incubo Doors-Faust che, ironico, ricomincia da capo. Non ho verificato, ma sono certo che Julian Cope sia un fan sfegatato di questo gruppo: scrivesse da queste parti, l’Arci Druido avrebbe fatto di Arkades uno dei dischi del mese. (6.5/10) Giancarlo Turra Circus Devils – Sgt. Disco (Ipecac / Southern, 28 agosto 2007) Genere: pot-pourri Qu an do c’è di m ez z o Rober t Pol la r d, no n sa i m ai a c os a v ai inc ontro. Nella ma n i e r a p i ù a s s o l u t a . Ti puoi imbatter e n e l l e b u o n e c o s e (o rmai p assa t e alla s t or ia) dei G ui ded By Voic es, m a t i p u ò a n c h e cap itare un dis c o c om e quello dei Ke ene Br other s ( Bl ues And Boogie Shoes , F ading Capt ain Ser ies / Goodfellas, 2 0 0 6 ) , i l p r o g e t t o i n d uo con Tomm y Keene, e t i v i e n e da chiederti s e n o n p r o v a u n p o ’ d i vergogna un p e r s o n a g g i o d e l s u o calibro a seg u i t o d i q u e s t e u s c i t e p ieto se . Do po d ue a nn i, Pollar d r it or na a lavorare con To d d e Ti m To b i a s p e r re gistrare il quint o album dei Cir cus De vils, u na delle s ue f or m az ioni discografic a m e n t e p i ù p r o l i f i c h e . Sgt. Disc o, seguit o di Fi ve, è u n a lbu m che a p r im o im pat t o, int im orisce. E per d u e m o t i v i . I l p r i m o è la lunghezza: 3 2 b r a n i p e r u n t o t a l e d i q ua si 70 m inut i di m us ic a. I l s econdo è l’estr e m a v a r i e t à s t i l i s t i c a . Due caratteris t i c h e c h e p o t r e b b e r o ra pp resen tare una plus v alenz a im p orta nte , se non f os s e c he qui la p rima diven ta s inonim o di pr olis s ità e la secon da gener a per lo più confusione. L’ i n t e n z i o n e d e i t r e d i vag are libe ram ent e at t r av er s o i gen eri mu sicali più div er s i t r a lor o, s i risolve spesso i n u n “ e ff e t t o c o v e r ” che va tota lm ent e a dis c apit o del carattere più p e r s o n a l e e d i s t i n t i v o d ella ba nd : l’album è t ut t o un es er cizio d i stile c he, c on v oli pindarici si sposta d a l r o c k m a i n s t r e a m a ll’acid b lue s ( Lov e Hat e r elat ionship With The Hum an Rac e) , d a l min imalismo in s t ile Phi l i p G l ass (Ne w Bo y) all’elec t r o ( Do This ) , passando pe r u n n o i s e r o c k a l l a Sonic Youth dei t em pi c he f ur on o (Brick So ul M as c ot t s par t . 2) e p er il g run ge dei Per l Jam ( M a n O f Spa re Pa rts). Ce n’è per t ut t i i gusti, tanto da p o t e r s i a n c h e d i v e r t i r e provando a c e r c a r e d i c o g l i e r e g l i inn ume revoli r if er im ent i m us ic ali che una mat e r i a c o s ì e t e r o g e n e a rich iama a lla m ent e. Ed è pr opr io questa eterog e n e i t à c o s ì o s t e n t a t a il difetto princ i p a l e d i u n a l b u m c h e s em b r a v o l e r m e t t e r e t r o p p a c a r n e a c uo c e r e s e n z a a v e r e u n p r o g e t t o ben strutturato alle spalle. Buone cose ce ne sono (anche per una ques t i o n e s t a t i s t i c a : n e l m u c c h i o trovi sempre qualcosa che ti piace), ma una scrematura lo avrebbe reso s enz ’ a l t r o p i ù a p p e t i b i l e . ( 6 . 3 / 1 0 Daniele Follero Clockcleaner – Babylon Rules (Load Records / Goodfellas, ottobre 2007) Genere: new wave/dark Per tu t t i q u e l l i c h e h a n n o p o t u t o c o noscere la Load grazie ai dischi dei Li ght n i n g B o l t e d e i S i g h t i n g s , ques t i C l o c k c l e a n e r p r o c u r e r a n n o un bel mal di testa, e certo non per i v olu m i u s a t i . I n f a t t i i l t r i o i n q u e stione, che viene da Philadelphia, c i pr o p i n a u n a s o r t a d i h a r d r o c k dalle forti ascendenze new wave, t ant o d a r i c o r d a r e d i r e t t a m e n t e i Bauh a u s . E a l l o r a e c c o v i s e r v i t i r i ff o n i d a r k , t a s t i e r e c u p e e v o c e dec la m a t o r i a , p e r l a f e l i c i t à d i t u t t i i r evi v a l i s t i l à f u o r i ; s u O u t o f c i t y alegg i a a n c h e i l f a n t a s m a d e i J o y Di vi s i o n , o f o r s e d o v r e m m o d i r e I nt erp o l ? C h e s i a l a c o d a l u n g a d e l revival post-punk o l’inizio di uno nuov o , n o n c i è d a t o s a p e r e , c o m e non ci dato di sapere del perché un di s c o c o s ì r é t r o e f r a n c a m e n t e brutto esca per la stessa etichetta c he i n q u e s t i g i o r n i f a u s c i r e Ye l l ow S w a n s e M o u t h u s . ( 5 . 0 / 1 0 ) Nicolas Campagnari C r e s c e n t – L i t t l e Wa v e s ( F a t Cat / Wide, 9 luglio 2007) Genere: slow-folk Ecco ripresentarsi i Crescent dopo b e n q u a t t r o a n n i d a l l oro ultimo a l b u m B y T h e R o a d s And The F i e l d s , i l p r i m o t a r g a t o Fat Cat d o p o d i v e r s i d i s c h i p u b b l i ca ti p r i m a d a l l a P l a n e t R e c o r d s e poi dalla D o m i n o . L a b a n d d i B r i s to l ca p i ta n a t a d a M a t t J o n e s ( g i à all’opera c o n i M o v i e t o n e ) è r i u s c i t a infatti a t r a s f o r m a r s i n o t e v o l m e n t e in questi d i e c i a n n i d i a t t i v i t à , p a s s an d o d a l l e d e r i v e p o s t - r o c k d e g l i i n i z i a questo scarno folk al rallentatore rappres e n t a t o i n L i t t l e Wa v e s . I n fa tti l ’ a l b u m i n q u e s t i o n e h a a b bandonato q u e l l e p u r s e m p r e t i m i d e pretese s p e r i m e n t a l i c h e c a r a t t e r i zza va n o i l a v o r i p r e c e d e n t i , i m m e r g e n d o si c o m p l e t a m e n t e i n u n l a g o acustico, l a c u i p i a t t a s u p e r f i c i e v iene fatta v i b r a r e r a r a m e n t e d a u n cantato s o m m e s s o e i n v o l u t o . L e di e ci tr a cc e s i b a s a n o t u t t e s u u n cupo folk d a l s a p o r e a n t i c o , d o v e è il suono g r u m o s o d e l l a c h i t a r r a a cu sti ca a d e t t a r e i l t e m p o , s p o r c a t o qua e là d a r u m o r i d i f o n d o . L’ a t m o sfe r a è d i l a t a t a o l t r e m o d o e t r a l e su e p i e g h e s i a ff a c c i a n o m a l i n c o n i ca m e n t e i f a n t a s m i s i a d i D ra ke che di E i t z e l . S o l o a l c u n i e p i s o di , Nearly R e a d y e B e f o r e , h a n n o i l pregio di far filtrare raggi di sole che illumin a n o o b l i q u a m e n t e q u e l l o sp e cch i o d ’ a c q u a r i s c a l d a n d o l o f i e volmente. M a è t u t t o q u i . I l r e s t o r im a n e p a cificamente nella penombra, nella c u p a q u i e t e d i q u e s t o l ag o sp e r d u t o . A v o l t e , c o m e a v v ie n e n e l l a d r a m m a t i c a D r i f t , s o n o a ddirittura i J o y D i v i s i o n , s p o g l i a t i d i o g n i e l e tt r i c a a r m a t u r a , a e s s e r e ricordati. E c i ò l a d i c e l u n g a s u l m oto a r r e n d e v o l e c o n i l q u a l e q u e s te piccole o n d e s i s v i l u p p a n o f i n o a r i va . M a state pur certi che seppur imperc e t t i b i l i i l l o r o i n f r a n g e r s i è r i l a ss a n t e e d i s t e n s i v o p r o p r i o come la t i t l e - t r a c k e C u p s e m b r a no essere. (6.2/10) Andrea Provinciali Damon & Naomi - Within These Wa l l s ( 2 0 - 2 0 - 2 0 / G o o d f e l l a s , 2 5 settembre 2007) Genere: psych folk Ve r s a m m o f i o r d i l a c r i m e n e l 1 9 9 1 , allorché un ensemble di culto tenero e d’avanguardia come i Galaxie 500 si separò. Per fortuna, sentireascoltare 49 dal trio che lo componeva ne ricevemmo in cambio due band alt r e t t a n t o v a l i d e : D e a n Wa r e h a m fondò i Luna, laddove i coniugi K r u t k o w s k i - Ya n g d e c i s e r o - d o p o uno splendente EP come Pierre Etoile - di ribattezzarsi usando i rispettivi nomi propri. Intellettuali garbati e cortesi i due, tanto quanto la loro musica in bilico tra folk, psichedelia morbidamente ipnotica ed estasi catatoniche. Come i Ve l v e t d e l t e r z o L P s o t t o b r a c c i o ad Arthur Lee e John Cipollina, sorpresi a dondolarsi tra brume e sprazzi soleggiati. Allontanandosi dalla Galassia, la coppia si è dedicata a una classicità sixties solo apparente, sfruttando sapientemente le deviazioni sparse lungo un percorso di collaborazioni con Kramer, Michio Kurihara, Nmperign. Poiché squadra che vince non si cambia, gli ultimi due figuravano nell’eccelso The Earth Is Blue di due autunni or sono e pure qui li ritroviamo, raggiunti dalla v i o l o n c e l l i s t a d e i Ve t i v e r, H e l e n a Hespvall. Arduo capire fino a che punto possa essere imputabile a costei l’evidente sterzata sui territori tracciati d a Tr e e s e F a i r p o r t C o n v e n t i o n , purtroppo con assai meno verve di Espers o Nick Castro. Esigua la dialettica tra passato e presente in questo disco, ed è novità negativa per chi si ha sempre tenuto distanti cartoline e leziosità, sforzandosi di integrare epoche e stili diversi (pertanto: c’entrano l’inqualificabile sax “easy rock” in Lilac Land e la caramella The Well?) Poco si addicono a Damon e Naomi le fluorescenze posticce, gli zuccheri e le verbosità che nonostante la smagliante forma esecutiva - rappresentano qui una costante. Affossano e relegano su lidi anonimi anche la scrittura, al solito delicata ma esile come non mai. Però la classe c’è, e sostiene i Nostri nel riscatto in bianco e nero della chiltoniana Defibrillation e in una Red Flower tutta muscoli flessi, break sospeso e quid melodico del Cale di Paris 1919, infine seducono con lo sfaccettato enigma A Silver Thread. Brani splendidi, che fanno archiviare Within These 50 sentireascoltare Walls come il primo “mezzo passo falso” in venti e passa anni di carriera. (6.6/10) brani dell’album potete ascoltarli anche in streaming. Non aggiungo altro. (7.0/10) Giancarlo Turra Daniele Follero Deerhoof – Free Mp3 Album (Self Release, 2007) Genere: garage art rock E’ sempre bello ricevere un regalo da qualcuno, soprattutto se questo qualcuno sono i Deerhoof, band per la quale ci sentiremmo anche di spendere qualche soldo. Una generosità, quella della band di San Francisco, manifestata già l’anno scorso con la pubblicazione, in concomitanza con l’abbandono definitivo di Chris Cohen, di un EP da poter scaricare gratuitamente sul sito della Kill Rock Stars. Così come quel primo esperimento, ricordato per la bella cover di Lose My B r e a t h d e i M y B l o o d y Va l e n t i n e , anche questo secondo Free Mp3 Album presenta cose interessanti, degne di un suo corrispettivo “a pagamento”. Si aggiunga, pure che, non essendoci uscite discografiche a testimonianza delle performance live del trio, questi EP in free download restano gli unici episodi ufficiali della discografia dei Deerhoof a contenere registrazioni dal vivo. E chi ha avuto la fortuna di assistere a qualche loro concerto, godendo della grande energia che Satomi e compagni sprigionano dal vivo, probabilmente starà già scaricando i brani ancora prima di finire la lettura di questa recensione, se non lo ha già fatto. Se questo non bastasse a convincere il lettore a perdere un quarto d’ora per scar i c a r e q u e s t o E P, s i a g g i u n g a l a presenza, oltre ai brani live (principalmente tratti dagli ultimi album della band: bellissimo il med l e y F l o w e r, P a n d a , Yo u ’ r e O u r Tw o , T h e L a s t Tr u m p e t e r S w a n ) di alcuni interessanti remix e inediti, oltre ad una simpatica cover live di The Perfect Me eseguita dal cantautore irlandese So Cow (qualcuno lo conosce? Io personalmente no…). Ah, se proprio non volete sprecare 15-20 MB del vostro prezioso hard disk, i tredici D o p p l e r e f f e k t – C a l a b i Ya u S p a ce (Rephlex Records / Goodfellas, giugno 2007) Genere: abstractronica tech-grime I l r i t o r n o d e l l ’ e l e t t r o n i c a p ura. A s t r a z i o n e m a t e m a t i c a . S p i n ge r si oltre le dimensioni conosciute e i n v e s t i g a r e s p a z i n u o v i , s t r o b o s co p i d i s e n s a z i o n i r o b o t i c h e e p r eci s i s s i m e . I l s o g n o e l e c t r o i n c a r n ato n e l l a p e r f e z i o n e d e g l i s t r u m enti c o n t e m p o r a n e i . N u o v i o r i z z o n t i che i n e v i t a b i l m e n t e v a n n o a r i f o c i l la r s i d e l l ’ a r c h i v i o d e g l i A u t e c h re e d e l l e r i c e r c h e p u n t i g l i o s e d i K eith F u l l e rt o n Wh i t ma n . A n c o r a una v o l t a l ’ o m b r a d e i K ra f t w e rk , oss e s s i o n e e r i f l e s s i o n e , 2 0 0 7 v olte quest’anno. M a t e m a t i c i z z a z i one dal collettivo/gruppo m i s t e r i oso p r o v e n i e n t e ( f o r s e ) d a D e t r o i t , n erd d e l m a s c h e r a m e n t o , i m p e r s c r u t ab i l i a m a n t i d e l l e d i m e n s i o n i s u p e r iori della fisica quantistica. Nei titoli del nuovo lavoro scorron o f a s c i d i s u p e r s t r i n g h e , s u p e rfici non visibili ad occhio nudo. Formul e e n u m e r i g i à i n t u i t i n e l l a v o r o di A rp a n e t , l ’ o s c u r o p r o g e t t o p a r a l l e l o d e l c o l l e t t i v o f i l o s o f i c o - m u s i c ale D re x c i y a ( u n m i r a g g i o c h e n o n h a i d e n t i t à , c o l l e t t i v o à l a Wu M i ng, d e s t a b i l i z z a t o r e d e l l a s c e n a t e ch n o d a s e m p r e ) . E c o m e n e l l a v oro a r c h e o l o g i c o d e l b o s t o n i a n o K FW s o p r a c c i t a t o , l a r i c e r c a s o n o r a qui s i s p i n g e a l r i f a r e i l v e c c h i o . Non c o n s t r u m e n t i o r i g i n a l i , b e n s ì c o n il m a s s i m o d e l c o n t e m p o r a n e o : t r o ve - turn it on S a m a m i d o n - A l l I s W e l l ( B e d r o o m C o m p a n y, 2 3 o t t o b r e 2 0 0 7 ) Genere: neo folk Op era secon da per l’ent it à Sam am idon a po c h i m e s i d a l d e b u t t o B u t T h i s Chick en Pr ov ed Fal se Hear t ed ( B i r d w a r R e c o r d s , g i u g n o 2 0 0 7 ) . S e i n q ue llo coin vo lgev a Dovem an, a l i a s T h o m a s B a r t l e t t , s u o a m i c o d ’ i n f a n z i a , in qu esto All I s Wel l unis c e le f or z e c ol c om p o s i t o r e c l a s s i c o N i c o M u h l y e d il mu sicista elec t r o- av ant aus t r aliano B e n F ro s t , p e r q u i n d i r i c o r r e r e a i servigi de l c elebr e pr odut t or e Val gei r Si g u rð s s o n ( B j o r k , W i l l O d l h a m , Cocorosie, Mù m . . . ) , n e l c u i s t u d i o i s l a n d e s e s o n o a v v e n u t e l e i n c i s i o n i . I l d isco e sce p er i t ipi di Bedr oom Com pany - l ’ e t i c h e t t a d i S i g u r ð s s o n d e l cui roster fan n o p a r t e t u t t i i s u c c i t a t i – e p r e n d e l e m o s s e d a l l a m e d e s i m a id ea ch e a nim av a il pr edec es s or e. An ch e sta vo lt a s i t r at t a inf at t i di pez z i t r adi z i o n a l i d e l c o u n t r y f o l k a m e r i cano riletti in c h i a v e “ m o d e r n a ” , o v v e r o s t e m p e r a t i i n u n a c a l d a t r a m a e l e t t r o a c u s t i c a c h e l e t e s s i t u r e orchestrali e altre discre t e g u a r n i z i o n i ( l e e l e t t r o n i c h e , l ’ h a r m o n i u m , i l p i a n o , i l g l o c k e n s p i e l . . . ) s b a l z a n o s u u n piano di e sta tica trep idaz ione. Q ualc os a c he ac c ade o r a , q u i . C h e c i r i g u a r d a . Vo len do lo ind iv iduar e s ulla c ar t ina, le c oo r d i n a t e p o t r e b b e r o e s s e r e Wi l l O l d h a m ( l a f i o c a d o l c e z z a d i Sugar Ba by), Red House Pai nt er s ( la s er af ic a Sa r o ) , J a s o n M o l i n a ( l a s o l e n n e m e s t i z i a d i O D e a t h ) , a d d i r i ttu r a N ic k Dr a ke (la fle m m a palpit ant e di Lit t le Sat c he l ) . M a q u e l c h e p i ù c o n t a è l ’ a v v i n c e n t e c o n f e z i o n e d e i p e z zi, questo lo ro rivive re r iaff ior ando s ot t o la pelle as ci u t t a d e l l a m o d e r n i t à , c e l e b r a n d o l ’ e t e r n a v a l e n z a d e i t e m i co n u n a commo ve nte m is t ur a di m es t iz ia e m er av igli a , v e d i g l i s t u p e n d i g e r m o g l i o r c h e s t r a l i i n Wi l d B i l l J o n e s e n e l l a title tra ck. Pe r ce r t i v er s i, Sam uel Tear ha c ont r a t t o u n a m a l a t t i a s i m i l e a q u e l l a d e i T h e B o o k s , i n u n a v a r i ante certo più canonica m a n o n m e n o g r a v i d a d i p o t e n z i a l i c o n s e g u e n z e . L a p r i m a : i l f o l k è u n a p a n d e m i a m u t a n t e che non smette di fa re v it t im e. ( 7. 3/ 10) Stefano Solventi sentireascoltare 51 ret e qu ind i suo nin i ( s t upendo il c oret t o di the remin n ella s uit e Hy perellip tic Surfa ce s), c lic k , r iv er ber i ping p on g (Comp actif ic at ion) e ff e t t i stereo (destabilizza n t e i l g i o c o d i panning in Holo morp hic N- 0 For m ) , voci sup erfiltra te ( l’os c ur is s im o patte rn lige tian o di Non Vanis hing H armo nic Sp ino r), p a e s a g g i c h e isolan o l’a scolta tor e in un’es perienza che si situa al c onf ine t r a r icerca e fascinazione p e r i l s u b l i m e , condita in generale d a e c h i d a r k (H ypersurfa ce ). L’el e c t r o c h e v i r a pesante men te fuo ri dal danc ef loor, ritrovando ancor a u n a v o l t a l a sua co mpo ne nte d i r ic er c a, il s uo purismo un po’ snob , f a t t o p e r g e e k dell’ore cchio . Ovviamente la cassa d r i t t a n o n p u ò esserci. Le ca nzon i hanno pat t er n dilatati, prive di cre s c endi o c lim ax , le at m osfere si fa nn o r ar ef at t e, pr oiettando dimensioni n u o v e . N o n è l’ambien techn o d i Aphex Twin o il post-folk di Na tha n Fak e. Q ui non ci si spo rca co n le s t r ut t ur e c anoniche, si va oltre, cer c a n d o i l s u o n o perfe tto e lasciando d a p a r t e i l p o p . L’unic o pu nto d i col legam ent o c on le scene 07 è la sens i b i l i t à d a r k c h e ritroviamo come mar c h i o d i f a b b r i c a nel g rime lo nd ine se . Nas c e quindi un nu ovo ib rido , un a nuov a m es c olanza so no ra: ch iam iam olo per or a tech-grime . Pe r chi am a ques t i paesaggi lunari, il disco è s i c u r a m e n t e un must (8 .0/1 0); pe r i n o n a v v e z z i , ripet ere l’asco lto fino alla m ut az ione ro bo tica de i timpani. ( 7. 0/ 10) Marco Braggion T h e D r i f t – C e i l i n g S k y ( Te m p o rary Residence / Goodfellas, 6 novembre 2007) Genere: post-/dub Questo Ceiling Sk y è un c om pendio che pro mette be nis s im o; è una raccolta di u n g rup po – The Dr i f t – che a rriva a l suo p r im o album c on già in dote qualcosa d a r i a s s u m e r e , su cui contare; il che n o n è p o c o , è una m ossa ch e d ice “ pr im a as c olt ate le nostre primissim e c o s e ” , r i v e l a fiducia ne i pro pri p as s i iniz iali. Eppu re, nonostante i l p r o c e d e r e compilativo, il d isco ha una s ua c oesione. È d ato se no n alt r o c om pr endere un meccanismo r i p e t u t o , u n a 52 sentireascoltare struttura quasi invariante dei brani. Le tracce sono dilatate, procedono piano piano fino a quando creano nell’ascoltatore l’impressione che c i s i s t i a d il u n g a n d o u n p o ’ t r o p p o ; proprio in quel momento, appena prima di rasentare la noia, avviene la v ar iat io c h e v i t a l i z z a i p e z z i ; i n St r eet s , p e r e s e m p i o , p i o m b a s u l più bello una matematizzazione che ci fa andare il pensiero al Kentucky e all’Illinois. Oppure si procede per am bient az io n i p o s t - r o c k ( q u a s i a m bientali) su basso dub, che ricorda la non fortunatissima vicenda degli I sot ope 217 – e i n z o n a To rt o i s e i n e ff e t t i c i t r o v i a m o ( s i a s c o l t i l ’ u l t i m a t r ac c ia, I nv i s i b i l e C i t i e s , r e m i x a t a dai Sy bar it e , p e r l a r i p r o v a ) . Al v er t ic e d e l l a f o r m a , s e m p r e l ì di presso, il riferimento principale, c om e già ve n t i l a t o t r a l e r i g h e , r e sta però quello di un gruppo ben più m us c olar e, m a d i u n a r a ff i n a t e z z a c er t os ina r i c o n o s c i u t a a l l ’ u n a n i m it à: i June O f 4 4 ( l a l o r o t r o m b a è per v as iv a , m a i n F o r G r a c e A n d St ar s la de r i v a z i o n e s e m b r a d i r e t ta). E se di tromba si parla, tutti siamo figli di Miles Davis – come di quell’escamotage di ripetizione che per m eav a K i n d O f B l u e – c h i a m i a m o l i r i ff , i n q u e s t o c a s o , e i l g i o c o è fatto. Almeno cinque punti decimali del voto sarebbero poi da destinare agli os pit i r e m i x a t o r i , c o m e a i F o u r Te t, c he f an n o s p l e n d i d a m e n t e i m paz z ir e la b a t t e r i a d i G a r d e n i n g , Not Ar c hit e c t u r e . C e r t o , t u b a s t i a n c ont r ar io p u o i d i r e c h e s p a c c i a r e per album d’esordio una raccolta di cose già pubblicate è sintomo di poca produttività; ma il succo vero, m i par e, as c o l t o a l l a m a n o , è c h e v ales s e la p e n a d i r a c c o g l i e r e q u e ste tracce altrimenti perse in una m a n c i a t a d i v i n i l i ; e p o i s i v e drà. (7.0/10) Gaspare Caliri Deepchord presents Echospace – The Coldest Season (Modern Love / Baked Goods, novembre 2007) Genere: electro-dub S e d u b d e v ’ e s s e r e , c h e B asic C h a n n e l s i a . L o s t i l e f r e d d o del v e n t o d a B e r l i n o s i i n s i n u a s em pre di più nelle foreste della scen a e l e t t r o n i c a d a c l u b ( e n o n ) . Rod M o d e l l è u n a m e t à d i D e e p c h o r d, è l u i l ’ u o m o c h e i n c a r n a l a m u t a z i one d e l s u o n o k r a u t o , p a s s a n d o a t tr a v e r s o D e t r o i t , l ’ e v o l u z i o n e n a t u r ale d e l l a C h a i n R e a c t i o n d e l l a c a p i ta l e t e d e s c a . Q u i r i t o r n a a l l e s u e vi s i o n i m e t a f i s i c h e , a i s u o i 1 2 ’’ , alla s u a o s s e s s i o n e p e r g l i s p a z i p i eni di echi distantissimi, memoria di q u e l d i s c o / c o l l e t t i v o c h e è ( / s t a t o?) R h y t h m & S o u n d , m a g i e p s i c he d e l i c h e s u l b a t t i t o d i Z i o n . L’ a ltra metà, l’altra faccia del suono, è S t e v e H i t c h e l l , n o t o a i p i ù c o me S o u l t e k . D a C h i c a g o . I l v e n t o ch e n o n s i f e r m a m a i , l ’ e t e r n o p u l s are senza confini. I d u e p r o d u t t o r i s i m e t t o n o i n s i eme e c o s t r u i s c o n o u n d i s c o c o n e qu i p a g g i a m e n t i v i n t a g e , c o m e n ella m i g l i o r e t r a d i z i o n e e r e d i t a t a d allo s t u d i o d e l m i t o L e e ‘ S c ra t c h ’ Pe r ry . R o l a n d S p a c e E c h o , E c h o p lex, Korg tape delay e altri synth rigorosamente a 8 bit per scaldare la monotonia techno, per fondere gli s t i l i i n u n m i x c h e p o c h i h a n n o a vu t o i l c o r a g g i o d i p r o p o r r e . D u e m età c h e f a n n o i n c o n t r a r e B e r l i n o , Mo t o r C i t y e Wi n d y C i t y i n u n u n i co c o n t i n u u m , a m a l g a m a s e m p r e più in disting uib ile, quiet e c he O lt r ema nica h a p or t at o allo s c onquas s o d ub ste p. Qui lo y in e lo y ang r ibollisco no in ve c e s enz a s ov r appor s i, la percussivit à v a a b r a c c e t t o c o n le a rmon ie dil at at e ( Suns et ) , la s apiente arte d i c o s t r u i r e a t m o s f e r e con il rumore b i a n c o s i m e s c o l a c o n p ulsazion i p rim it iv e ( F i r s t P o i n t O f Arie s) e no n c ’è c he m aes t r ia nel costruire mon di m us ic ali da dopobomba (stup e n d a l a l u n g h i s s i m a suite Ocea n Of Em pt ines s ) . I l v iaggio che propo n g o n o i d u e p r o d u t t o r i e co mpo sito ri apr e la s t r ada a quello che il post-g r i m e c i a v e v a ( p e r u n momento) fat t o d i m e n t i c a r e : i l d u b è an co ra in piedi, il dub puls a ancora di suoni c a l d i e d i a n i m a , n o n c’è solo dark n e l d e l a y e r e d i t a t o d a l reggae. Ora l o s a p p i a m o , c i s a r à ancora un’alb a , d o p o l a p i ù f r e d d a d elle sta gio ni . ( 7. 5/ 10) Marco Braggion E d d i e Ve d d e r - M u s i c F r o m T h e Motion Picture Into The Wild (J _ R e c o r d s / S o n y, 1 7 s e t t e m b r e 2007) Genere: folk rock Non è la pr i m a v o l t a c h e E d d i e Ve dd er pre sta penna e v oc e ad una sou nd track, m a nulla di par agonab ile all’imp eg no pr of us o per l’ult ima pellicola f i r m a t a d a S e a n P e n n , Into The Wil d, l a s t o r i a v e r a d i un neo-laurea t o c h e a b b a n d o n a i l mondo “civile ” p e r c o n f r o n t a r s i c o n la natura più s e l v a g g i a e g e n u i n a , a costo della v i t a . P e r q u a n t o c i è d ato con osce r lo, non s t upis c e c he il fro nt-ma n d ei Pear l Jam s i s ia invaghito di cot a n t o p l o t , a l p u n t o d a comporre ben n o v e o r i g i n a l i , a l c u n i in ve ro p oco p iù c he boz z et t i ( l’ar - peggio dolciastro e indolenzito di Tuolu m n e , l a b a l l a t i n a a r g u t a d i N o Ceilin g , g l i e s o t i c i v o c a l i z z i d i E n d O f Th e R o a d ) d a a p p l i c a r s i a l l e i m m agi n i c h e u n d ì v e d r e m o . Però non mancano le canzoni vere e pr o p r i e , d a c u i l a f i g u r a d e l Ve d der songwriter esce piuttosto bene, m er ito s o p r a t t u t t o d i T h e Wo l f ( t r a il Ca s h c r e p u s c o l a r e e d i l Wi l l O l dham a c c o r a t o ) e R i s e ( u k u l e l e e v oc e, i l c u o r e s p a l m a t o e s p e r a n z os o) , c h e s e n o n r e g a l a n o a l c u n a s or pr e s a r i s p e t t o a l l e e s c u r s i o n i acustiche già paventate col gruppo ( s iam o i n z o n a O f f H e G o e s , p e r i n t ende r c i ) r a p p r e s e n t a n o a l m e g l i o quello stare onesto, forte e basale sulla questione, ovvero il massimo c he d o v r e m m o r a g i o n e v o l m e n t e a t t ende r c i d a u n o c o m e E d d i e . Va n n o poi m e s s e i n c o n t o d u e t r a c c e “ a l trui”, il folk dolceagro ed engagé di Soc ie t y - c o m p o s t o d a l c a n t a u t o r e Jer r y H a n n a h - e u n a H a r d S u n r i e s um a t a d a l l ’ u n i c o o p u s d i I n d i o ( a l s ec ol o G o r d o n P e t e r s o n , m u s i c i s t a c a n ad e s e l e t t e r a l m e n t e s v a n i t o n e l nulla d o p o u n a l b u m - B i g H a rv e s t - per la AM nel 1989), il misticismo allam p a n a t o d e l l ’ o r i g i n a l e m u t a t o in ballata possente (fin troppo, a dir e i l v e r o ) , i l c o r o d i C o r i n Tu c k e r ( delle S l e a t e r- K i n n e y ) a r i m a g l i a r e il ritornello, evidenti tratti somatici The W h o - u n m i s c u g l i o J o i n To g h e t er e B a b a O ’ R i l e y s o t t o f o r m a l i n a e certi melismi esotici da figlioccio di Nu s t ra t F a t e h A l i K h a n . Ti r a n d o l e s o m m e , l ’ e s o r d i o s o l i s t a d i Ve d d e r - c h e p r i m a o p o i d o v e v a arrivare - si pregia di una qualità c he te m e v a m o d i n o n r i s c o n t r a r v i , ed è p r o p r i o q u e l l ’ a p p o g g i a r s i a d altro, ottimo pretesto per limitarsi, per non eccedere né esporsi più di tanto, ché con quel background e q u e l l a v o c e è i l p r i m o p e r i c o l o . Ve d i quello che è successo e succede al s u o ( e x ? ) i d o l o C h ri s C o rn e l l . ( 6. 9/ 1 0 ) Stefano Solventi Edwood – Punk Music During The Sleep (Ghost Records – Midfinger / Audioglobe, 14 ottobre 2007) Genere: indie-pop In certi casi, la parola d’ordine non può che essere una sola: mi arrend o . E c h i e d o g i à s c u s a sin d’ora s e q u e s t a p i ù c h e u n a r ecensione s e m b r e r à u n a s e d u t a d a ll o p si ca n a l i s t a , m a n o n c ’ è n u l l a da fare. C ’ è u n p r o b l e m a d i i n c o mu n i ca b i l i t à t r a i l s o t t o s c r i t t o e g l i Edwood, g i o v a n e b a n d c h e c o n P unk Music D u ri n g T h e S l e e p t o r n a a calcare l e s c e n e d o p o t r e a n n i da l p r e ce d e n t e a l b u m . N e l m e z z o , ta n ti co n c e r t i , p a r e c c h i a p p r e z z a me n ti , u n c a m b i o d i e t i c h e t t a ( d a F o sb u r y a G h o s t / M i d f i n g e r ) e l a p a r te ci p a zi o n e a d u e c o m p i l a t i o n , t r a cui quella o r g a n i z z a t a d a M i d f i n g e r p e r ce l e b r a r e D a v i d B o w i e . C o s ’ h a che non v a i l d i s c o , c e l e b r a t o d a l la stampa c o m e u n p i c c o l o c a p o l a vo r o ? Ap p a r e n t e m e n t e q u e s t e d od i ci ca n z o n i s o n o p e r f e t t e . L a b a n d m e tte u n p o ’ d a p a r t e – m a n on troppo, v e d i a d e s e m p i o i t a p p e t i electro e l e v o c a l i t à s u s s u r r a t e d i Th e Tu b e – l e f a s c i n a z i o n i t r a m a n d a te d a i l a t i t a n t i N o t w i s t p e r c a n d i da r si p r e p o t e n t e m e n t e a l r u o l o d i successori a l t r o n o d e l l ’ i n d i e p o p i t a l i a n o , a tt u a l m e n t e o c c u p a t o d a g li Yuppie Flu. Summer Climax, col suo andam e n t o s o r n i o n e , è c o m e n eb b i a ch e c a l a d u r a n t e u n a v a c a n za estiva ( m a l i n c o n i a q u a n d o c i s arebbe da d i v e r t i r s i ) . B r i g h t è l a b al l a ta p e r f e t t a , q u e l l a c h e f a r à s t r a g i d i cu o r i t r a c h i i l c u o r e l o a v r à g i à sp e zza t o . R i o t A f t e r n o o n è u n pezzo che p o r t a a c e n a T h e A l b u m Le a f in u n o d e i s u o i r a r i m o m e n ti d i a l l e g r i a . I l p r o b l e m a è c h e alla lunga i l d i s c o s t a n c a u n p o ’ . P u r e sse n d o i n d u b b i a m e n t e p i a c e vole. Pur n o n a v e n d o c a n z o n i d i m e n ti ca b i l i . P e r ò n o n g r a ff i a . S i a c c ontenta di g i r i a r m o n i c i c o n q u a l c h e ragnatela d i t r o p p o . C e r t o , l a c r i t i c a sembra sentireascoltare 53 essere tutta dalla lo r o . D a l l a m i a , posso solo limitarm i a s c r o l l a r e l e spalle e a rib ad ire c he s ì , è un lavoro sopra la suffici e n z a . M a i l m i o stereo no n ne sen tir à la m anc anz a in futu ro. (6 .2/1 0) Collins ai fasti del gruppo madre, ma non ne fa neanche un reduce del t em po c h e f u . U n b e l r i t o r n o . ( 6. 8/ 10) p o c o d i g e r i b i l e , d i ff i c i l e , a s s a i d i ff i c i l e a c o n t i f a t t i , d a m a n d a r e giù. G u a r d a r l o d e v ’ e s s e r e s t a t a u n ’ a ltra cosa. (5.5/10) Te r e s a G r e c o Vincenzo Santarcangelo Manfredi Lamartina Eyvind Kang – Athlantis (Ipecac / Goodfellas, luglio 2007) Genere: modern (?) composition Si farebbe cosa assai saggia se, nell’approcciarsi alla nuova opera c om m is s ion a t a d a A n g e l i c a e A l t r o Suono Festival al compositore e violinista Eyvind Kang, si evitasse di as s ec ond a r e l a n a t u r a l e p r o p e n sione a confrontarla con altri due im ponent i l a v o r i d e d i c a t i , i n e p o ca moderna, alla leggendaria isola plat onic a - s i v u o l d i r e , q u i , l ’ A t l a n t is del 1959 d i M o rt o n F e l d ma n e quella, del 1 9 9 5 , d i P e t e r E ö t v ö s . Non t ant o, o n o n s o l o , p e r l ’ e v i dente dislivello qualitativo; quanto perché al linguaggio modernista utilizzato da Feldman ed Eötvös, il pupillo di Zorn ha preferito, come da t r adiz io n e , l a f e d e l t à f i l o l o g i ca, la passione dell’archeologo, il vezzo dell’anacronismo – a rischio di ricoprire il tutto con una spessa c olt r e di s t a n t i o . Nelle dodici composizioni di At hl ant i s, e s e g u i t e m a g i s t r a l m e n t e dal c or o d a C a m e r a d i B o l o g n a , dalle v oc i s o l i s t e d i M i k e P a t t o n e Jessi ka K e n n e y , d a l l ’ E n s e m ble di O t t on i d i M o d e n a , d a l l e c h i t ar r e di Al b e rt o C a p e l l i e Wa l t e r Zanet t i , s i a l t e r n a n o , i n u n a l l e g o r i co viaggio meta-temporale, il canto gr egor iano d i I n q u i s i t i o , i l c o r a l e d i Andegav ens e s , l a f a s c i n a z i o n e p e r l’I s lam m ed i e v a l e d i R o s Ve s p e r t i nus , lo s pr e c h g e s a n g d i A t h l a n t i s a musicare testi esoterici - in latino - d i G i o r d an o B r u n o e M a r b o d o d i Rennes . Sì c he le c o n c e s s i o n i a l m i n i m a lis m o di I u p i t t e r e R e p e t i t i o , l ’ e c c es s iv a c ur a d e l s u o n o a p p r e s t a t a in studio - gentile concessione dei Thi l ges 3 N i c H u m m e r e G a m m o n - a gioc hi fa t t i ( i l c o n c e r t o s i è t e nut o pr es s o i l Te a t r o C o m u n a l e d i Modena nel maggio del 2006), non giovano all’economia complessiva del lav or o – i l c u i a s c o l t o , s u d i s c o , diventa esperienza stucchevole, Fairmont - Coloured In Memory ( B o r d e r C o m m u n i t y, 6 n o v e m bre 2007) Genere: electro techno wave M e m b r o s t o r i c o d e l r o o s t e r B o r de r C o m m u n i t y, i l p r o d u t t o r e J a k e F a i r l e y, g i à n o t o n e l l ’ a m b i e n t e d a nce p e r u n a t r a c k à l a R o b e r t O w ens c o m e G a z e b o ( d e l 2 0 0 5 ) e p e r un a l b u m d ’ e l e c t r o c l a s h c o m e To uch N o t t h e C a t ( P a p e r B a g , 2 0 04), s f o r n a u n p r i m o l o n g p l a y i n g a fi r m a F a i r m o n t m e s c o l a n d o u n a s erie di stilemi accumunati dal trend min i m a l d a g l i s m a l t i n o i r. C o l o u r e d In M e mo ry s e r v e h o u s e e t e c h n o mo l t o a s c i u t t e i n s t i l e S w a y z a k e pr o p r i o c o m e Ta y l o r e B r o w n n o n s i fa m a n c a r e l ’ i n s e r t o p o p d a l r e t r o g u sto w a v e ( O t t a n t a ) e q u a l c h e z a m p ata n e o - t r a n c e à l a J a m e s H o l d e n ( b oss d e l l a l a b e l p e r a l t r o ) . L a p r o d u z i one è curatissima (Mobula, tra techno e micro glitch), tuttavia la coolness di u n a s o n g c o m e F a d e A n d S a t u r a te o l’electro di Need Medicin sono a r i s c h i o s t e r i l i t à p e r i k i d p i ù e s i g enti a caccia di soluzioni innovative, opp u r e s e m p l i c e m e n t e d i b u o n e s t r ofe s u b a s e d a n c e , c o s ì c o m e i l d i ktat e s t e t i c o r i s u l t a a l l a l u n g a u n p uro e s e r c i z i o d i s t i l e ( 1 9 9 5 F a i r m on t, D a r l i n g Wa l t z ) , u n a d a r k s i d e d ella f u t u r o l o g i a d i G a r y N u m a n , o v v er o l’ennesima riproposizione EBM. In definitiva, Fairley cattura nell a p r o g - t r a n c e à l a J a me s H o l d e n m i s s a t o A p p a ra t d i F l i g h t O f Th e A l b a t r o s s , p u r t u t t a v i a r i m a n e nd o Edwyn Collins – Home Again (Heavenly Recordings-EMI, settembre 2007) Genere: songwriting, white soul Un p assato negli ’8 0 c o m e l e a d e r dei prime mo ve r po p O r a n g e J u i c e su P o stcard Re co rds , una s uc c es s iva carriera solista p e r c o r s a t r a a l t i e bassi, una recente m a l a t t i a g r a v e da cui è riu scito a ripr ender s i, e or a questo se sto a lbu m, Hom e Agai n, dal titolo quanto ma i s i g n i f i c a t i v o , al quale Edwyn Co llins av ev a c ominciato a la vo rare p oc o pr im a della disavventura. D i mo de rno cro on er t r a s oul bianco e songwriting cl a s s i c o t r a t t a s i , sulla scia della carr i e r a d i u n M a r c Almond - per fare u n n o m e a ff i n e - ma co n min ore for t una c om m er ciale. L’album proce d e t r a l a n g u o r i decadenti alla Bryan F e r r y d ’ a n n a t a (One Is A L on ely Num ber ) , c r o o n i n g alla Ja rvis (Home Again in m ood very Gainsbour g), c a m p i o n a m e n t i negli arrangiamenti a l l a m a n i e r a d i un B eck d’a nn ata ch e c ant a s ur r eali ballad cou ntry-blu es s pac ey ( 7t h S on), e men tre fa il v er s o a un Elvis virato Cas h in Super s t ar . I l t u t t o con attitu din e au toir onic a e div er t ita, come l’ultimo Alm o n d d e l r e s t o . E non sen za le g uita r pop s ong m ar chio di fab brica (On e Tr ac k M ind) . In sostan za , un disc o s ent it o questo Hom e Aga in, c h e n o n r i p o r t a 54 sentireascoltare turn it on Settlefish – Oh Dear! (Unhip Records / Audioglobe, 28 ottobre 2007) Genere: indie-rock, pop, emo Prima c’era q u e l l a f u r i a i n c o n t r o l l a b i l e . L’ a s s a l t o c h e f a t e r r a b r u c i a t a tutt’intorno. L e c h i t a r r e c h e f a n n o g r i d a r e d i d o l o r e l e c a s s e d e l l o s t e r e o . Un cantante c h e r i p r e n d e , r i a g g i o r n a , f a p r o p r i a l a l e z i o n e d i v i t a e s t i l e del rock ame r i c a n o – v e r s a n t e Wa s h i n g t o n , i n t e r n o D i s c h o r d , c i t o f o n a r e Fugazi. Hard c or e, dunque. E do- it - y our s elf . C h e n o n è u n o s l o g a n b u o n o per un popolo c h e s t a d i m e n t i c a n d o l ’ u s o d e l l ’ i t a l i a n o s e n z a p e r a l t r o s a p e r parlare l’ingle s e . D I Y è u n a s c u o l a . C h e t ’ i n s e g n a d u e c o s e f o n d a m e n t a l i . L a prima : fa nc ulo, la m ia m us ic a la pr oduc o d a s o l o , v o i c o n t i n u a t e p u r e a masturbare i v o s t r i c o n t i i n b a n c a c o n t ut t a l a m e r d a c h e p r o p i n a t e v i a e tere , la cosa non m i r iguar da. La s ec onda : d i t o m e d i o p e r d u r a n t e e d o r g og lioso a co lor o c he c os t r uis c ono ghet t i – m o r a l i , r e l i g i o s i , a r t i s t i c i – i n n o m e d e l l ’ o r t o d o s s i a – m o r a l e , r e l i g i o sa , a rtistica. Ed è ques t o s ec ondo punt o s u c ui è i l c a s o d i f o c a l i z z a r e l ’ a t t e n z i o n e . P e r c h é d e s c r i v e a l l a pe r fe zi o n e ciò che ha nn o f at t o i Set t lef is h. Un pic c olo c a s o t r a e m o , h a r d c o r e e i n d i e – T h e P l u ra l O f T h e C h oir , i l se condo disco, u s c i t o u n p a i o d i a n n i f a – c h e h a i n f i a m m a t o l e s p e r a n z e d i c h i c o n t i n u a a c r e d e r e i n u na musica ita lian a da lle s palle più lar ghe di quello c he l a g e n t e i m m a g i n a . P o i i l s i l e n z i o . P o i a n c o r a , l a s v o l t a . T he Quie t Choir EP, p ubblic at o poc hi m es i f a, c he r il e g g e v a i n a c u s t i c o a l c u n i b r a n i s t o r i c i d e i S e t t l e f i s h . Q u e s to . Pr i m a . Ora , Oh, Dea r ! . Che, ac c ident i! , è una r and e l l a t a n o t e v o l e e i n a t t e s a . P e r c h é t i c o g l i e i m p r e p a r a t o . P e n sa vi d i conoscerli. Cr e d e v i t r a m a l a f e d e e p e r f i d i a c h e , i n f o n d o , s i s a r e b b e r o l i m i t a t i a f a r e c i ò c h e r i u s c i s s e l o ro meglio. Pestare sugli s t r u m e n t i , s t i r a r e l e c o r d e v o c a l i f i n c h é n o n b r u c i a n o p e r l o s f o r z o . E i n v e c e – t a c ! – t i f r egano col sorriso sulle l a b b r a e i l p u n t o e s c l a m a t i v o i n b e l l a v i s t a , s e g n o t a n g i b i l e d e l l ’ a n i m o p i ù l e g g e r o . C o m e se la band bolognese si f o s s e l i b e r a t a d a l l e z a v o r r e d i u n r u o l o – i p a l a d i n i d e l l ’ e m o c o r e – c h e o r a , a g i o c h i f a t ti, sembra che le stesse m olt o s t r et t o. Per c hé ques t o è u n a l b u m p o p , i n g r a d o d i r i s c r i v e r e l a s t o r i a d e i S e t t l e f i sh se n za rin ne ga rne il pas s at o. Sum m er Dr ops , ad es e m p i o . A m m i c c a i n d i r e z i o n e d i u n e l e c t r o p o p i r r o b u s t i t o p e r ò d a r i ff ro ck e me lod ie indie. Ed è una c anz one bel l a c o m e u n p o m e r i g g i o d ’ e s t a t e p a s s a t o a l m a r e : s a b b i a t r a l e m a n i , ven to fra i capelli e il s or r is o degli am ic i di s e m p r e . I n t e r l u d e 4 v i b r a i n v e c e m a l i n c o n i a , s o s t e n u t a s o l o d a ch i ta rra e vo ce ( quella di J onat han Clanc y, una s o r p r e s a d i e c l e t t i s m o e v i g o r e ) . S l o w l y M o v e d O n è u n a f ilastrocca che si sroto la s or niona s u una bas e in bilic o t r a p s i c h e d e l i a e , a n c o r a , p o p . P o i , c e r t o , c i s o n o l e s f u r i a te . Th i s City p arte a m ille c hilom et r i l’or a e non s i f e r m a p i ù . I n T h e N e i g h b o r h o o d s p a c c a s t r u m e n t i e s c h e m i , ca n d i d a n d osi ad esse re l’inno uff ic iale ai pr os s im i c o n c e r t i . M a i l d i s c o r s o c o m p l e s s i v o e s p r e s s o d a O h , D e a r! è m o l to p i ù a rtico lato . I Set t lef is h allor a s banc ano e s i p r e p a r a n o p e r i l b o t t o . Q u e l l o v e r o . ( 7 . 2 / 1 0 ) Manfredi Lamartina sentireascoltare 55 inferiore al b oss d el la label. Pr obabilmente è più produ t t o r e c h e m u s i c maker (i minima ltron ic i gli diano c omunq ue un asco lto). ( 6. 0/ 10) E doar do Br idda r pl ane in P i c t u r e O f Yo u A n d M e ) saggiamente giocata su quel déjà v u c he s t a i n p i e d i p e r l a p i a c e v o lez z a e la r a s s i c u r a z i o n e d e l l a “ b u o na musica”; la cosa può indisporre, e c’è mancato poco, oppure, come p l a u s i b i l m en t e a v v e r r à n e g l i S t a t e s – e c om e è g i à a c c a d u t o a g l i Z i n cs – e s s e r e a s c o l t a t i e d i g e r i t i n e l t em po di qu a l c h e p i n t a . ( 6 . 0 / 1 0 ) Gaspare Caliri Fast Piece Of Furniture – Adventure In Contentment (Dischord / Wide, 2007) Genere: pub-rock Nella terra della D i s c h o r d ( m a questo disco è co-p u b b l i c a t o d a l l a Adult Swim), fa supe r f i c i a l e c i t a r e i Min o r Thr e at. Semb r a di non av ere nulla da scrivere . F a t t o s t a c h e alla b atte ria qu esti Fast Pi ece O f F o rn itur e si fre gia no di quel J e f f N elson, ovve ro pro pr io del bat t erista dei MT; pensat e c h e J e ff n o n suonava da q uin dici anni, m a s i è convin to d i ripre nd er e in m ano le bacchette perché aff a s c i n a t o d a l l e canzo ni di Tony Lowe, v oc e e c hitarra dei Fast Piece , e d a l l e c a s e vittor iane di Toledo , n e l l ’ O h i o – o forse pe rch é g li an dav a e bas t a. In que sti ca si ge ne ralm ent e s i gonfiano le aspettative e c i s i r i m a n e male. Qu i invece n on s i r im ane né bene n é male ; sem plic em ent e bisogna d imen tica rsi i M inor Thr eat ed entrare banalme n t e n e l m o n d o musica le d elle rad io am er ic ane, a tema e ge ne re si sa , oppur e us c ir ne e a nd are a fa rs i una bir r a nel pub-r ock. Qu an do va bene ( Tr o u b l e N ow , Miles From Now her e, St ay Tonight) il malto d i Adv ent ur e I n Conten tme nt è simile a quello us at o dai Tel ev ision di Adv ent ur e – o v v e r o nella loro versione d e l i z i o s a m e n t e auto- man ierista; op pur e, più r ar amente , a l Lou Ree d d e l p a s s a g g i o V U-solista (We ars M e Down) . C omu nq ue vad a, qu es t a è t r adiz ione (ci so no pe rsin o i Jef f er son Ai - 56 sentireascoltare F a t b o y S l i m - L a t e N i g h t Ta l e s (Azuli / Audioglobe, 15 ottobre 2007) Genere: eclectic mix Di uno c om e N o rma n C o o k / F a t b o y Slim s i può d i r e t u t t o e d i l c o n t r a trio di tutto: amarlo oppure odiarlo, infangarlo oppure esaltarlo, da ogni par t e s i gua r d i l a c o s a l ’ e s e r c i z i o i n q u e s t i o n e ri s u l t e r à c o m e i l c l a s s i c o s par o s ulla c r o c e r o s s a . E’ per ò inne g a b i l e c h e i l b u o n N o r m an s ia dot a t o d i u n t a l e n t o s o p r a f f i n o n e l m is c e l a r e e s e l e z i o n a r e i dischi. Non parliamo di tecnica, orpello spesso inutile, ma di abilità nel “ s ent ir e ” e n e l c a p i r e l e e s i g e n ze del dancefloor in un determinato m om ent o. I l d i s c o g i u s t o a l m o m e n to giusto, quello che ti fa pensare e s t a s i a t o ch e q u e l t i p o d i e t r o a l l a console abbia “salvato la tua vita” alm eno per q u e l l a n o t t e . L a s c a l e t t a pr epar at a d a l N o s t r o p e r l ’ e n n e simo episodio della fortunatissima s e r i e L a t e N i g h t Ta l e s è u n p e r f e t t o es em pio di c o m e d o v r e b b e r o s u o nare tutti quei dj set messi in scena per int r at t e n e r e e n o n , n e c e s s a r i a mente, ballare, tra un classico del r oc k c om e R o a d r u n n e r d i J o n a t h a n Ri chm an, e u n o d e i b r a n i p i ù b e l l i ed emozionanti di tutti i tempi qual è Br ot her Wh e r e A r e Yo u ? d i O s c a r Br ow n Jr , d a u n s o t t o v a l u t a t o c o m e Vi nce G ua ra l d i a u n s e d u c e n t e Ni ck Low e ( I L o v e T n e S o u n d O f Br eak ing G l a s s ) , s i n o a d a r r i v a r e a l p e z z o i ne d i t o d e l l a r a c c o l t a c h e è una bella c o v e r d i R a d i o a c t i v i t y f ir m at a, ov v i a m e n t e , F a t b o y S l i m . il Lat e Ni gh t Ta l e s m e s s o i n p i e d i dal grasso ragazzo smilzo convince per ec let t ism o e s e n s u a l i à , m o r b o s it à pop e r i g o r e s t i l i s t i c o . ( 7 . 0 / 1 0 ) Stefano Renzi Faust & Nurse With Wound – Disconnected (Art-Errorist, settembre 2007) Genere:faust&nww Innanzitutto sgombriamo il campo da eventuali misunderstanding: q u e s t i s o n o i F a u s t m a a l t e mpo s t e s s o n o n l o s o n o . O s s i a s o n o solo J e a n H e r v e P e r ò n e Z a p p i D i e r ma i e r, a s s i s t i t i d a A m a u r y C a m b u zat, con Joachim Imler che continua a r e c l a m a r e l a s i g l a o r i g i n a r i a s c on t r a n d o s i f e r o c e m e n t e c o n g l i e x so d a l i , p a r e p e r q u e s t i o n i d i r o y a l t ie s. G o s s i p m u s i c a l i a p a r t e , l a n u o va uscita del collettivo tedesco pref i g u r a q u e l l o c h e o g n i a s c o l t a t ore h a s e m p r e s o g n a t o . D i s c o n n e c te d è i n f a t t i l a c o l l a b o r a z i o n e c o n uno d e i p i ù s t r a m b i , i n f l u e n t i , o r i g i nali e f u o r i d i t e s t a p r o g e t t i m u s i c a l i de g l i u l t i m i m i l l e a n n i : i N u r s e With Wo u n d d i S t e v e n S t a p l e t o n , c o a d i u v a t o d a C o l i n P o t t e r c o n i n a g g i u nta a n c h e l a v o c e d i D i a n a R o g e r s on, ospite in un paio di pezzi.E potremm o a n c h e f i n i r l a q u i , p e r c h é q u esta è g e n t e c h e s i p u ò p e r m e t t e r e t utto e a l l a q u a l e t u t t o s i p u ò p e r d o n are. A n c h e d i p i c c a r s i ( d e f i n e n d o s i , alla l e t t e r a , h o r r i f i e d a n d d i s m a y e d ) via w e b p e r e v e n t u a l i s g a r b i c o m p iu ti n e l l ’ e d i z i o n e l i m i t a t a d e l l ’ a l b u m , la c u i t r a c c i a a g g i u n t i v a p o s i z i o n ata d a P e r ò n a v r e b b e m e s s o i n d i s c uss i o n e l ’ i n t e r o c o n c e p t d e l l ’ a l b um. Ve r o , S t e v e n ? M a i l c o n c e p t e l ’a tm o s f e r a d e l l a v o r o n o n v e n g ono c e r t o v a n i f i c a t i d a i 1 0 m i n u t i t o ndi d e l l a b o n u s t r a c k H a r d R a i n . Nei 5 0 m i n u t i d e l l ’ a l b u m “ r e g o l a r e ” si c o n n e t t o n o , s i s c o n t r a n o , s i s tr a t i f i c a n o t u t t a l ’ e s s e n z a d e r a g l i a nte d e i F a u s t e l a c a p a c i t à d i s s a c r ato r i a e d e s t a b i l i z z a n t e d e l l ’ i n f e r m i era f e r i t a . I l m o t o r i k d e v a s t a n t e , r i tmico, tribaleggiante e pagano dei p rimi, co n l’es pr es s ionis m o naif , le de turp azioni s onor e, gli s f as ame nti org iast ic i e s opr at t ut t o le nebbie ambie n t p o s t - a t o m i c h e d e l secondo. L’a n a r c h i c a v i s i o n e d e l panorama mu s i c a l e d e i t e d e s c h i a b racce tto co n l’alt r et t ant o v is ionaria , iso lazion is t a c apac it à des t r ut tu ran te di Staplet on. I l t ut t o s i m anifesta in qua t t r o l u n g h e v i s i o n i c h e fagocitano l’in t e r o s c i b i l e a r t i s t i c o d elle d ue sigle, div enendo m oloc h e ntu sia sma nti di una at t it udine demistifica toria r ealm ent e unic a. Di s connec ted è l a s e m p l i c e , p u r a , immensa som m a d e g l i a d d e n d i e , p er chi scrive, uno dei pic c hi m as simi d elle p ur ec c ez ionali dis c ogr afie in p rop rio. ( 7. 5/ 10) Stefano Pifferi Una b o m b a d i s i n g o l i v e l o c i s s i m i , che è già scoppiata. Il mid-tempo di M ov i e d i s c o c i t r a s c i n a n e l l ’ o d i s s e a c on u n t a p p e t i n o c h i c à l a M o o n Saf a ri , L i k e S o m e t h i n g F o r P o r n o è t u tt a l ì n e l t i t o l o , u n a s e n s a z i o n e pos t - S a b ri n a g i à n e l l a l i s t a d e l l e balere euro-pop di mezzo mondo. Radio è l a c i t a z i o n e d ’ o b b l i g o c o l v oc od e r m o r o d e r i a n o , S w e e t f r o s t i è pur o D e p e c h e M o d e 1 9 8 1 , M o n k e y Cage i n c a r n a l o s p i r i t o p r o f a n o b a lear ic , I t ’s Yo u r M o v e è p u r o f u n k y Daf t ( c h i n o , o r a ? ) , Tw e a k l ’ u n i c a u s c i ta d a l m a g m a o t t a n t i a n o : u n a dic hia r a z i o n e a c i d t e c h n o d a p a u ra, il beat che solo pochi possono os ar e , F u t u r e C a l l s T h e D a w n i l commiato lunghissimo, l’arrivederci a un futuro che è sempre a portata di m a n o . Felix r e g n a a n c o r a . I n d i s t u r b a t o . Una d e l l e s t a r d e l f i r m a m e n t o d e l r it m o . I l s e g n a l e d a l l ’ O l i m p o è a n c or a f i s s o a 8 0 v o l t . P r o n t o a f u l m i nar e l e p i s t e c o n s c a r i c h e l u n g h i s s i m e. A n c o r a u n a v o l t a 4 0 m i n u t i d i brividi e piacere. Jeez, Felix is the m.f. man again! (7.2/10) Marco Braggion Felix Da Housecat – Virgo, Blacktro And The Movie Disco (Nettwerk Records, 2 ottobre 2007) Genere: ottantronica disco-pop Un altro grand e c h e r i t o r n a a g l i ‘ 8 0 . Felix, mutant e p e r e c c e l l e n z a . L u i - si sa - può f a r e q u e l l o c h e v u o l e . Oggi, 2007. P u r o r i t o r n o a l f u t u r o . Re trofilia p op dis c o. Par ola d’or din e pe r mo lti, m a non per t ut t i. Q ualcuno fonda e s t e t i c h e m é l o ( v e d i l a p ara bo la Air - t r onic a) , qualc uno r ima stica le pa illet t es e iniz ia nuovi p ercorsi (n ella r oulot t e S i m i a n Mobile Dis co ) . Felix è s t at ic is s imo, gatto fu r b o e a l l ’ a p p a r e n z a son na cchio so , m a s em pr e all’er t a. Lui spunta fuo r i a l m o m e n t o g i u s t o , fa un disco u b e r p o p e s e n e p u ò vantare; anco r a u n a v o l t a s t a b i l i s c e la sua statur a , u t i l i z z a n d o p a t t e r n e melodie che n e m m e n o s a p e v a m o g li po tesse ro es s er e c os ì v ic ine. Film School - Hideout (Beggars Banquet / Self, 9 novembre 2007) Genere: shoegaze, indie rock, wave pop Le v i e d e l r e v i v a l s o n o i n f i n i t e . Così succede che una band di Los Ange l e s s i r i t r o v i f r a i p i ù c r e d i b i l i es pon e n t i d e l l ’ o n d a t a n e o - s h o e g a ze, con buona pace dei cugini della G r an B r e t a g n a . Il secondo album dei Film School inf at ti n o n f a a l t r o c h e c o n f e r m a r e le b u o n e i m p r e s s i o n i r i c e v u te dall’esordio dell’anno scorso, l’om o n i m o c h e h a s e g n a t o l ’ i n i z i o del s o d a l i z i o c o n u n a B e g g a r s B a n quet s e m p r e p i ù r i n a t a ( s e p p u r r e ferenziale); nel gioco della lavagna dei buoni e dei cattivi, sappiamo già da che lato collocare Greg Bertens e le sue nostalgie primi anni ’90. E non p e r u n s e m p l i c e f a t t o d i s i m patia o antipatia: c’è, nelle canzoni di Hid e o u t , u n a v i b r a n t e s e n s i b i l i t à per t u t t o c i ò c h e p u ò e s s e r e p o p i n un ambito di pura rivisitazione, non s olo s h o e g a z e ( C a p i t a l i z e d I , G o D o w n To g e t h e r ) , m a a n c he w a ve e i n d i e r o c k i n s e n s o l a t o . P e r e se m p i o , l e c h i t a r r e d e l l ’ i n i z i a l e Dear M e m e t t o n o a f u o c o , s e n ecessario, q u a n t o l a l e z i o n e d e i S o n i c Yo u th s i a s t a t a f o n d a m e n t a l e p e r i l m o vi m e n t o o r i g i n a r i o d i R i d e e Slowdive; e , p e r c o i n c i d e n z a - m a ne siamo sicuri? - , questo disco sembra prop r i o t r o v a r s i a f a r e i l p a i o co n 2 3 dei B l o n d e R e d h e a d ( s e n t i t e L e ctr i c). D o v e p e r ò q u e s t i u l t i m i sembrano i n t r a p p o l a t i n e l l e l o r o l a n guidezze, i Film School presentano un regis t r o p i ù v a r i o e o r i e n t a t o a l r o ck, i n c u i a l l ’ o s s e r v a n z a d e i m odelli (My B l o o d y Va l e n t i n e , c e r t o , ma anche i p r i m i s s i m i N e w O r d e r d i Mo ve m e n t, v e d i F l o r i d a ) a l t e r n a n o p ulsioni alla N e u ! ( S i c k H i p s t e r N u r s e d By Su i c i d e G i r l , c h e f a p e n s a r e anche ai K i n s k i ) e d e s i s t e n z i a l i s mi wave (il s y n t h n o s t a l g i c i s s i m o d i Tw o Ki n d s, c h e m a n c o l e m e t e o r e O rga n o gli s t e s s i I n t e r p o l ) , a p p r o d a ndo infine a m e r a v i g l i e p o p a l l a B rok e n Soc i a l S c e n e ( P l o t s A n d P l a n s) ed e ff i c a c i r i l e t t u r e d e i m i g l i o r i Yo La Te n g o (Wh a t I M e a n t To Sa y) . Qu e stione di vibrazioni, chissà; ma anc h e d i b u o n g u s t o . ( 7 . 0 / 1 0) Antonio Puglia Fink – Distance And Time (Ninj a Tu n e / F a m i l y A f f a i r, 1 o t t o bre 2007) Genere: folk E s a t t a m e n t e u n a n n o d o p o l ’ o tti m a s o r p r e s a c h e f u B i s cuits For B re a k f a s t , l a N i n j a Tu n e pubblica i l n u o v o a l b u m d i F i n k . Ed è b e n e a ff e r m a r l o s u b i t o : q u e s t o D is t a nc e A n d Ti me è u n g r a n bel disco. C o n f e r m a e s i s p i n g e b e n o l tr e l e a s p e t t a t i v e s c a t u r i t e d all’ascolto sentireascoltare 57 del suo predecessor e . S o n o b a s t a t i soltanto do dici mesi a Fi ni an G r een all, mente e cuor e c h e s i c e l a n o dietro la sigla Fink, p e r c o m p o r r e queste no ve can zo ni t oc c ant i pr ima d i tutto. Non so l o p e r i l l a v o r o ancor più pro fon do s v olt o s ulle liriche, ma a nche e s opr at t ut t o per esser riuscito a sem p l i f i c a r e i l s u o folk. Sì ce rto son o sem pr e ben pr esenti quelle influenz e b l u e s e s o u l , evoca te so pra ttutto dai s uoi v ir t uosismi vocali molto a ff i n i a l l ’ r ’ n ’ b , ma stavolta si ritag l i a n o u n r u o l o più se co nd ario mette ndos i al s er v izio d i un folk tanto s c a r n o q u a n t o natur ale . È co me se c i t r ov as s im o dinnan zi a un J os é G onz ál es c o n voce nera e con un ’ i m m e d i a t e z z a d’ascolto molto più m a r c a t a . I n f a t t i , il Nostro è riuscito a l i m a r e q u e g l i espedie nti stilistico- v oc ali, qui pr esenti p iacevolme nte nella s ola G et Your Sh are , ch e fin iv ano per r endere alc un i p assa gg i d i Bi scui t s… d i un’autoreferenzialità g r a t u i t a , n o n necessaria. La prim a i m p r e s s i o n e che lascia questo n u o v o a l b u m è che Finia n ab bia p unt at o es c lus ivamente all’e ssen za dei br ani, abbandonando in part e a n c h e q u e g l i orpelli elettronici mo l t o p r e s e n t i i n passato. La dice lun g a i l f a t t o c h e a produrre e a p arte cip ar e at t iv am ente alla crea zio ne di D i s t a n c e A n d Ti me c’è l’an ima elet t r onic a dei L amb, Andy Ba r low, c on un r uolo che paradossalm e n t e t e n d e p i ù a nascondere quei f l u s s i d i g i t a l i , percettib ili so ltan to in r ar i c as i ( S o Many Ro ad s in pa r t i c o l a r m o d o ) , che a caricarli. Dive n t a p e r ò p a r t e at t iva ne ll’utilizzo d i s t r um ent az ioni acustiche (chitarre, c o n t r a b b a s s o e percussio ni) con un f ar e non inv asivo ma sicura men t e or iginale, da ingegnere del suon o q u a l è . C h e sia anche il su o n ot ev ole appor to a sancire il salto d i q u a l i t à c h e questo album ha fat t o f a r e a F i n k è fuori di du bb io. Ma bis ogna as s erire però che la bell e z z a d i q u e s t e nove can zo ni no n dipende es c lus ivamente dall’ornam e n t o s o n o r o . È la penna di Fink ad a v e r l e s c r i t t e e a lui vanno i merit i d i c i ò . I n f a t t i , episod i amma lian ti c om e Tr o u b l e ’s W hat You ’re In e This I s The Thing segnano l’avvenuta c o n f e r m a d e l suo talento artistico . U n d i s c o d a 58 sentireascoltare as s apor ar e a s c o l t o d o p o a s c o l t o . E s e c i las c i a m o t o c c a r e t r i s t e m e n te da quella solitudine cantata in Under The S a m e S t a r s , u n a d e l le ballate più riuscite dell’album, pr es a c os c i e n z a d e l l ’ e m o z i o n i c h e Fink è riuscito a donarci con questo album , c i è l e c i t o a n c h e p o t e r p e n sare però che sì le stelle saranno s em pr e le s t e s s e , m a s t a v o l t a , l u m inos e e c a l d e o l t r e m o d o , s e m b r a no quas i av v i c i n a r e i l c i e l o , d o n a n do il s egr et o d e l l a n o t t e . ( 7 . 3 / 1 0 ) – , m a n c a q u a l c o s a a R e s e t ; pr o babilmente la profondità del temp o , p e r c u i l ’ a s c o l t o d i q u e s t o EP p o r t a m e n o a s c a v a r e n e l l a p r o pria m e m o r i a s t o r i c a . N o n l a s c i a i n d i ffe r e n t i , c e r t o , f a v o l t e g g i a r e l a t e sta f i n s e l o s i a s c o l t a l a v a n d o i p i atti – esperienza personale – ,né ridim e n s i o n a l ’ e n t u s i a s m o d e l p r e ce d e n t e , m a p i ù c h e a l t r o l o p r o c r a sti n a , l o r e n d e “ a t t e s a ” . A t t e n d i a m o il p r o s s i m o b o t t o , a l l o r a , e c r e d i amo che ci sarà. (6.2/10) Andrea Provinciali Gaspare Caliri F l y i n g L o t u s – R e s e t E p ( Wa r p / Self, 5 ottobre 2007) Genere: chill-house Si erano dette molte cose belle qui da noi r igua r d o a l p r e c e d e n t e 1 9 8 3 di St ev en E l l i s o n , c i o è F l y i n g L o t us. I nnanzi t u t t o c h e u n a d e l l e i n numerevoli matrici usate dal Flying e r a l a f u c i n a N o v a n t a d e l l a Wa r p e – t oh! – q u e s t o n u o v o E P, R e s e t ( c he, lo dici a m o s u b i t o , s p e r i a m o s ia int er loc u t o r i o ) , s p a r a i s u o i c o l p i p r o p r i o s u l l ’ u s c i t a Wa r p n ° 2 2 8 . Del resto, che l’etichetta non abbia abbandonato l a s u a p r o v e r b i a l e a t tenzione alle grandi cose prossime v ent ur e è s t a t o c o n f e r m a t o g i u s t o ques t ’anno d a l l ’ e s s e r s i a c c a p a r r a t a i Bat t les . E s i c u r o i l q u i p r e s e n t e FL, penseranno loro, pensiamo noi, dar à le s ue s o d d i s f a z i o n i . D a r à , a p p un t o ; s e b b e n e i v a r i e g a t i r if er im ent i d i 1 9 8 3 s i a n o g r o s s o modo confermati - c’è ancora una c om m is t ione b l a c k - w h i t e ( Te a L e a f Danc er s , M a s s a g e S i t u a t i o n ) , c ’ è lounge/ c hill - o u t ( D a n c e F l o o r S t a l k er ) , c ’è Ap h e x ( Ve g a s C o l l i e ) , c ’ è “ il c ioc c ola t o ” , m a n o n f o n d e n t e , dic iam o al l a t t e ( S p i c y S a m m i c h ) Gerda – Cosa Dico Quando Non P a r l o ( Wa l l a c e / A u d i o g l o b e , settembre 2007) Genere: poetic screamo Violent Breakfast – Nient’altro C h e Te m p o ( G a f f e r - D o n n a B a v o sa, settembre 2007) Genere: poetic screamo Poetic screamo a-go-go per i nuovi album di due giovani gruppi italici. Dal versante est urlano i Gerda: feroci e rabbiosi i 4 di Jesi, tornano - a due anni dal debutto omonimo - con un album che è, se possibile ancor più polemico e duro. 7 brevi pezzi allora, 7 brevi pezzi per un assalto deflagrante di suoni e parole, urla ed assalti sonici che lascia inebetiti. Sangue che gronda a fiumi dagli strumenti, voci rauche e strozzate, alienazione e disperazione. Ma anche perizia strumentale, passaggi chirurgici, intersezioni chitarra/basso. È un muro compatto e refrattario quello dei quattro (Compagnucci dei Sedia è al basso) che non conosce ostacoli e non fa prigionieri, anche se alla fine del tunnel una apparente piccola luce sembra vedersi (Vendicare Questo Orrore). turn it on Shape Of Broad Minds - Craft Of The Lost Art (Lex, 28 agosto 2007) Genere: hip hop L a L ex ci ha r egalat o div er s e s oddis f az ion i s i n d a l l a s u a n a s c i t a : d a u n p un to di vista s t r et t am ent e m us ic ale, c er t o , m a a n c h e i n v i r t ù d e l l a r a ff i nata creatività e s p r e s s a d a l p e c u l i a r e a r t w o r k d e i p r o p r i d i s c h i . O r a s e n e esce con que s t o m a g n i f i c o a l b u m d ’ e s o r d i o d e l n u o v o p r o g e t t o d i J n e i r o Jare l in sie me all’am ic o J awwaad. L’as pet t o b i z z a r r o d e l l a f a c c e n d a è c h e i q ua ttro q uin t i di ques t a f or m az ione non so n o a l t r o c h e a l i a s e m o n i k e r d ietro cu i si cela la per s onalit à m ult ipla di q u e s t o M a d l i b i n e r b a . E c o s ì Ro qu e Wu n, P anam a Blac k e Dr. W ho Dat ?, i m m a g i n a r i m e m b r i d e l l a c r e w, non sono che p r o i e z i o n i d e l l o s t e s s o J a r e l n e i d i v e r s i r u o l i d i m c , p r o d u c e r e via dicen do . I Sh ap e Of B r oad M inds s algono a bor do d i u n s o m m e r g i b i l e n u c l e a r e p r e s u m i b i l m e n t e d i r o t t a t o d a i D r e x c iy a e van no a d allunar e negli abis s i dell’ignot o s p a z i o p r o f o n d o , n e i v i s i o n a r i l a n d s c a p e s d e l Wi l d B l u e Yo n d e r di We r ne r He r zo g. I l s i n c r e t i s m o e l ’ i c o n o g r a f i a s p a c e - a c q u a t i c a d e l v i a g g i o p r o i e t t a t o v e r s o i l f u t u r o pescano in q ue sti o ce an i. Solo c he la Fos s a è f onda a n n i l u c e e t a l m e n t e o s c u r a c h e o l t r e l e f r e d d e v e n e b l u e l e ttr i co p a r e spa lan ca rsi u n buc o ner o alla c ui f or z a d’att r a z i o n e n o n s i a m o i n g r a d o d i o p p o r r e r e s i s t e n z a . L igh t Yea rs Away : gli Ant i pop Consor t i um p i ù s c u r i d i Tr a g i c E p i l o g u e n e l l a s t r a t o s f e r a d e i C a n n i b a l Ox e con u n p iglio de lir ant e e ps ic hedelic o pos t Li get i . U n a L u x A e t e r n a c h e i l l u m i n a l ’ A rp a n e t . L e t ’s G o ( f e a t . MF D oom ): imma gin ate Daf t Punk e Just i ce c h e c o n f e z i o n a n o u n i n c a l z a n t e e r o t e a n t e n u m e r o d a s a b a t o s e r a con strobo a p alla ; l’u om o dalla f ac c ia di m et allo c he c i r a p p a s o p r a ; i l f a n t a s m a d i J D i l l a c h e a p p a r e e s c o m p a r e . Si a m o g ià in orb ita. Changes aff ior a da luoghi r ec o n d i t i . G u i z z a f u o r i e c i a b b r a c c i a . C i i r r a d i a . E d è l ’ a p o t e o si . E so n o immagini sfoc a t e , d e f o r m a t e e m o l t i p l i c a t e d a c a l e i d o s c o p i e p r i s m i o t t i c i . S t r a n i a m e n t o p s i c o g e o g r a f i co in stile Boar ds Of Ca nada. Capolav or o. O pr 8r è in v e c e i r r e s i s t i b i l e f u n k a v a n g u a r d i s t i c o s u l l a s c i a d i A n d ré 3 0 0 0 e dei Sa -Ra. La tira t is s im a Budda Fly Away è una s o r t a d i j a m t r a g l i A n t i p o p e d i D a l e k , m e n t r e l a t e n s i o n e d rammatica culmin a in un a So M uc h ( Chaos ) ( f eat . Li l S c i ) c h e i n t e r p r e t a l ’ o r r o r e e l a d i s p e r a z i o n e d i F a l l u j a e Ramallah, p rime lin ee e par adigm i del dis or dine m ond i a l e . S i a m o a l l o z e n i t d e l d i s c o . N e l c u o r e d i q u e s t o e l e t t r i zza n te co a ce rvo . In sie m e a The Hol l yw ood Recor din g s d e i S a - R a , C ra f t o f t h e L o s t A rt è u n o d e i d i s c h i i m p r e sci n d i b i l i d i qu esta a nn at a. ( 8. 0/ 10) Alarico Mantovani sentireascoltare 59 D al versan te occid ent ale ( Pis a) r ispondo no i Viole nt Br eak f as t e la rispos ta n on po teva es s er e più f r agorosa . A dire il ve ro in N i e n t ’ a l t r o C h e Te m po q ua lch e liev e m om ento di pausa in più c’ è e l a t e n s i o n e sembra allentarsi: il t r o m b o n e p o s t che co ntra pp un ta * , g l i a t m o s f e r i c i intarsi arpeggiati ch e f a n n o s p e s s o capolin o (Una Scato la Piena Di I nverno), ma so pra ttutt o i lam pi di lirismo da stru gg ersi dent r o ( Sahar a, Gocc e Di Infa nzia). Poet ic i e s t r aziant i, ma an ch e ma lv agi e s piet ati i Vio len t Bre akfas t per pet uano quell’onda di dispe r a t o l i r i s m o h c da se mpre p resen te nel s ot t obos c o it aliano . Tutt’e d ue i disch i sono delle c opr oduzion i a p iù ma ni tr a v ar ie et ic het te (Wa llace, Do nn aB av os a, G aff er, S hove, So ns of Ve sta, ec c . ) a dim ostrazio ne d ella coe s ione e unione d’inten ti all’in tern o d ella ines is t ente “sce na ”. (7.0 /10 ) Stefano Pifferi GHQ – Californian Night Burning Dreams (Not Not Fun LP + 3” CD-R, 2007) Genere: psych drone Disco limitato a so l e 5 0 0 c o p i e , sfortunatamente. I G H Q s o n o u n trio composto da M a r c i a B a s s e t t , P ete No lan e Ste ve G unn. Le c oordinate stilistiche s u c u i s i m u o v e anche q ue sto en ne s im o, s ot t er r aneo, lavoro d ico no di una linguamosaico composita n e l l e i n f l u e n z e . La psichedelia più i r r a z i o n a l e e invas ata (q ue lla de t t a r um or is t a) , eccelsi intrecci ele t t r i c a - a c u s t i c a che conducono alla d r o n e m u s i c p i ù severa, e tratti inco n f o n d i b i l m e n t e mut ua ti ta nto d ai rag a indiani quanto dal folk su pre mo degli Appalachi. Il mod us o pe randi, in ques t o come in quasi tutti i l o r o d i s c h i d a inizio carriera discog r a f i c a ( c o r r e v a l’anno 2006...), è d u p l i c e : a v o l t e il silenzio si stiracc h i a a s u o n d i sbadig li-dro ni, altre inv ec e è un convulso strimpellio d e g l i s t r u m e n t i in coro ch e ra vviva l’inc ipit del br ano entra nte . Sacram ent o I appar tiene alla prima mod a l i t à d e s c r i t t a , laddove Eu reka rec l a m a a s é l a seconda. Invitabile, n e l l ’ u n o c o m e nell’altro caso, ch e l’im pas t o s t r u- 60 sentireascoltare mentale lieviti, lieviti, lieviti sino al punt o di s f a l d a r s i i n v i s i o n i i n a u d i t e ( Sac r am ent o I ) - s o r t a d i d e m e n t e rilettura iperlisergica d’una musica folklorica tentacolare e orgiastica - , oppur e s c e m i f r a l a m e d i s u o n o as t r at t e e ca c o f o n i c h e ( E u r e k a ) . L a band perde il controllo (spesso) ma mai il senso dell’esecuzione. Ed in questo è due passi avanti ai gruppi di c as a Vhf t a n t o q u a n t o a l l e o r d a lie lisergiscenti dei Charalambides. Due passi avanti perché nel suo destrutturarsi e deframmentarsi, il suono di un componimento quale Sac r am ent o I I r i v e l a i n r e a l t à u n a f e r r e a c o mp o s t e z z a n e l s u o c a o s div agant e. I G H Q a t t i n g o n o a d u n a miriade di cripto-stili propri della ps ic hedelia, e n e r i s u c c h i a n o l ’ e s senza come una pompa che graviti solo quando finisce per intasar di rumore astratto il condotto da cui li aspira. Allora, e paradossalmente, quando l’ele t t r i c i t à s i f a s a t u r a e i l s uono im br i g l i a b i l e , s o l o a l l o r a l ’ a r t e del c om b o m e g l i o f l u i s c e v e r s o l’inc aut o as c o l t a t o r e . ( 8 . 0 / 1 0 ) Massimo Padalino Gorillaz - D-Sides (ParlophoneEMI, 16 novembre 2007) Genere: post-modern pop M et t iam ola c o s ì : a v r e b b e r o p o t u t o rubare il trono a Beck. In definitiva s em pr e di g i o c o s i c o w - b o y p o s t m o der ni par lia m o . G e n t e c h e t ’ h a f a r cito il sound dei bianchi con quello dei neri frullandolo con pigrizia e, perdio, colore. Beck di suo non era già un c ar t o o n ? I G o r i l l a z n e h a n no es t r em iz z a t o s o u n d e i m m a g i n e , guar dando i l t u t t o d a u n ’ a n g o l a z i o ne br it , e or a c h e i l p r o g e t t o è s t a t o m es s o nel c a s s e t t o e i s u o i p a r t e - cipanti sono alle prese con vita priv a t a e v i c i s s i t u d i n i v a r i e ( 2 D d eve f i n i r e l a l a u r e a i n l e g g e , R u s s e l si è r e i n v e n t a t o p e r s o n a l t r a i n e r ) , q uel che abbiamo è un doppio CD d’ined i t i e r e m i x p e r n u l l a p r e s c i n d i b ile. È u n o s g u a r d o “ a l t r o ” c h e f a p en s a r e , a n c o r a u n a v o l t a , a g l i a l bum p s e u d o - b o o t l e g d e l r a g a z z o d i M e llow Gold. Cangianti e in continuo colloquio g i a m a i c a n o , s e n z a e ff e t t i s p e c iali e g u e s t s t a r, i b r a n i d e l l a r a c c olta testimoniano la freschezza e la gioc o s i t à d e l l a f o r m a z i o n e a p e r t a te n u t a a b a t t e s i m o d a D a m o n . E da q u e s t e p a r t i i l s u o t a g l i o è p a r t i co l a r m e n t e i n c i s i v o . I n d i s p e n s a b i l e la b a l l a t a c o n c l u s i v a p e r c h i t a r r a / v oce e f i a t i S t a x ( S t o p T h e D a m s ) , c ome i l d o o - w o p m e m o r a b i l i a d i H i g h way ( U n d e r C o n s t r u c t i o n ) e n a t u r a l m en te l’Oriente per pianoforte a coda e a r c h i d e l l a e t e r n a H o n g K o n g , una t e r n a d i t r a c c e c h e r e n d e a n c o r più n a t u r a l e l o s p o s t a m e n t o v e r s o i The G o o d T h e B a d A n d T h e Q u e e n del c a n t a n t e d e i B l u r ( c h e p e r i n c i so c o s a r a p p r e s e n t a s e n o n u n o s c avo alle radici di questi generi?). N o n m a n c a n o i n f i n e i b e a t d a n c e: il s y n t h e t i c o d e l l a b e l l a P e o p l e , p uro s c i o g l i l i n g u a G o r i l l a z 2 . 0 p e r v o ci n a s o u l f u l e u n b a s s o a v v o l g e n t e, e t a n t o m e n o s i t r a l a s c i a i l d a n c e hall w e s t e r n d e l l a b - s i d e d i l u s s o n ata d a l l a c o l l a b o r a z i o n e c o n T h e B e e s, B i l l M u r r a y . P e r l e f r i v o l e z z e sb i l e n c h e c ’ è We A r e H a p p y L a n d fi l l ( s p o r c h e s t r o f e s e v e n t i e s - r o c k per u n r i ff o r a m a c a r i l l o n d i c a m p a n elli, f i s a r m o n i c h e , f l a u t i s t u p i d i n i ) e l ’i n t e l l i g e n t e s y n t h - r o c k T h e S w a g g a. Un secondo CD raccoglie alcuni rem i x d a l l a q u a l i t à m e d i t a p i u t t osto a l t a , t r a c u i l e s p l e n d i d e v e r s ioni d i D FA ( D a r e ) e J a m i e T ( K i d s With Guns), praticamente due canzoni n u o v e d i p a c c a . D a a v e r e . ( 7 . 0 / 10 ) Edoardo Bridda G u l t s k r a A r t i k l e r – K a s h a I z To pora (Miasmah, 24 settembre 2007) Genere: elettro psych folk L a G r a n d e M a d r e R u s s i a e i l n uo vo mercato globale. Michail Bulgak o v e Vi c t o r P e l e v i n . J o s i f S t a l i n e V l a d i m i r P u t i n . G . I . G u r d j i e ff e M i - chele Strogoff . R o c k y B a l b o a e I v a n Dra go . Co ca C ola e Vodk a. Folk ed elettronica. E p o t r e m m o c o n t i n u a r e così… Il mond o m u s i c a l e d i G u l t s k a Artikler è un ’ a r t i c o l a t a m a t r i o s k a d ove un ele ment o gener a il s uo opposto, dove il r i s o d i v e n t a p i a n t o e viceversa e d o v e t u t t i q u e s t i f a t t o r i tro va no u na lor o c as uale c olloc azion e n el sur r ealis m o s pr opor z ion ato de l disegno gener ale. Diet r o la sigla in que s t i o n e s i n a s c o n d e u n g en ietto mosc ov it a di nom e Alex ey De vyan in, che ha ev ident em ent e il gusto per le a s s o c i a z i o n i i n u s u a l i , p er il colla ge dadais t a e per il s ur realismo spon t a n e o d e l l e f i a b e n a t e d al fo lklo re. Kasha I z Topor a è u n concept album c h e r u o t a i n t o r n o a d una storia scr i t t a d a u n s u o a m i c o e b asata su un a f av ola popolar e s ovietica, ch e v iene r ipor t at a nel booklet del disco , m a p u r t r o p p o s c r i t t a e sclusiva men t e in r us s o. Dov r ebbe tra ttarsi d ella s t or ia di un uom o con un ’ascia c he c uc ina del por r idg e vola nte . Q ualc os a f or s e di non tro pp o d ista nte dal pas t ic c ier e t r ot skista di mor e t t i a n a m e m o r i a , m a qui molte cos e s e m b r a n o a c c a d e r e intorno all’uom o c o n l ’ a s c i a , p e r c h é il disco è com e u n a s o u n d t r a c k c o n un umore cos t a n t e m e n t e m i m e t i c o e cangiante. N o n c ’ è u n m i n u t o c h e sia ug ua le al l’alt r o in ques t o ar t icolato pastich e , i n c u i e l e t t r o n i c a e folk si strin g o n o i n u n a b b r a c c i o così stretto c h e p a r e i n d i s s o l u b i l e . Difficile anch e c i t a r e u n e p i s o d i o specifico. Sal t a a l l ’ o r e c c h i o g i u s t o la be llissima k r ov ink a m oy a s u c ui appare l’ugola m e t a f i s i c a d i K r i s t i n Evensen Giae v e r g i à c o l l a b o r a t r i c e d ei Dea f Cen t er ( a q u a n d o u n s u o lavoro solista ? ) . Q u e s t o d i s c o n o n fa sco nti e no n v uole par agoni. E’ u n film. Un o dei più s t r ani c he abb iate mai visto ( e s ent it o) . ( 7. 3/ 10) Antonello Comunale Harris Newman - Decorated (Strange Attractors / Goodfellas, 18 settembre 2007) Genere: folk, fingerpicking Sentenza alti s o n a n t e , l u n g i d a m e ! Però, ragazzi , q u i m e l e t o l g o n o d i b occa . Ha rris Newm an è il m iglior ra pp resen tan t e dell’er edit à di J o h n Fahey de gli a nni 2000: l’ho det t o. Non che il compagno di scuderia St ef f e n - B a s h o J u n g h a n s s i a d a m eno , i n t e n d i a m o c i ( a s c o l t a r s i i l gioie l l o S u mme r L a t e M o rn i n g , prego), ma il Newman ha con sé quell a s c i o l t e z z a , q u e l l a c a r i c a f i lantropica, quella attitudine trance che la chitarra solitaria del maestro del M a r y l a n d c o n o s c e v a a m e n a d i to (mi si perdoni pure la battuta). M a i l s u o u l t i m o D e c o ra t e d n o n par la n e m m e n o p i ù l ’ A m e r i c a n P r i m it iv e . E q u i s t a i l b e l l o . A l m a s s i m o ci s o n o i p i g o l i i a c u s t i c i b l u e sy dell’apertura della title track, che però poi prendono il volo in accordi intricati a mo’ di flusso di c os c i e n z a , e n e l l e f r u s t a t e s c u r e delle c o r d e b a s s e . N e l b r e v e B l u e s For Vi l h e l m i l N o s t r o s i f a p o e t a c o smico di droni assordanti, riverberi ac c en t u a t i e i n s i s t i t i , f l u t t u a z i o n i a t ec ni c a m i s t a . L a s i n c o p a t a O p e r a Hous e S t o m p , c o n E ri c C ra v e n a l l a batteria e gli accordi di lapsteel ad at t or c i g l i a r s i s u s e s t e s s i i n u n r a g a demoniaco, è l’estremo opposto del Newm a n p o e t a . M a l a m e s t a s v i r g o la c h e a p r e O u r C a v a l c a d e o f S i g h t les s R i d e r s p i a c e r e b b e a l D ra k e d i Fi ve L e a v e s L e f t . Cit ia m o i l F a h e y d i R e q u i a , o v v i o , alm e n o n e l l e i n f l e s s i o n i u m b r a t i l i d i The M a l a r i a l Tw o - s t e p , a c c o r a t o e p e n so s o i n n o c a j u n d a l l e n e r v o s e ar t ic o l a z i o n i d i s s o n a n t i , o n e i s i nis t r i e c h i v i b r a t i d i A Q u a r t e r To Call T h e A m b u l a n c e , s p e z z a t i i n i n quietanti pause di richiami astrali. I due temi (un saltarello serioso e una c o r s a d ’ a r p e g g i a g r o d o l c i ) d i Anam n e s i s , e s o p r a t t u t t o l a l u n g a G o l d e n Va l l e y s A s S e e n F r o m T h e Eas t , f a n n o s t o r i a a s é . Q u i l ’ e s t e t ic a d e l c h i t a r r i s t a a g g a n c i a r e g i s t r i di disc o r s o f a n t a s t i c o i n l i b e r a u s c i - t a , n o n p i ù o n o n s o l o f l u sso d i co s c i e n z a , m a v e r o r a p i m e nto so n o r o d i s c a l e f r e e - f o r m , a c c o r d i a cce n n a t i , n o t e a r g e n t i n e e d e f ormazione del continuum spazio-tempo. Te r z o d i s c o s u l u n g a distanza ( e s c l u s i i l p r o g e t t o Tri p l e B ur ne r , c o n B ru c e C a w d o n , m a gh e tto r i tm i c o d e l g i r o C o n s t e l l a t i on, lo split G l a s w o c h t e i l l i v e D a r k Was The N i g h t ) , d o v e N e w m a n - M o n tr e a l , c l a s s e ’ 7 5 - , g i à b a s sista degli H R S TA , f o c a l i z z a u n a v i c en d a a r ti stica immaginifica. Con un linguagg i o v a g a m e n t e p i ù m o n o cromatico, t a l v o l t a s p o g l i o e a s c e t i c o, arma e c o m p a t t a l e c o m p o s i z i o n i d ’ e ffi ca c i a r e t o r i c a e d i p e r r e a l i sm o , n o n r i n u n c i a n d o a s p u n t i d i d i latazione, o r p e l l i s o n i c i a t e m a , h u m o u r m i sti cheggiante. (6.7/10) Michele Saran H e a v y Tr a s h - G o i n g W a y O u t W i t h H e a v y Tr a s h ( Ye p R o c , o t tobre 2007) Genere: punk’n’roll E c c o c i a l c o s i d d e t t o “ s ophomore a l b u m ” p e r l ’ e n t i t à H e a vy Trash, g u i d a t a i n q u e s t o s e l v a g g i o sb a r a g l i o d a M r. J o n S p e n c er e Matt Ve r t a - R a y ( l e a d e r d e g l i altrimenti c u p i S p e e d b a l l B a b y ) . Pe r l ’ o cca s i o n e v e n g o n o r e c l u t a t i i canadesi S a d i e s ( t r a l e c u i f i l e m i li tò l ’ a m a t i s s i m a N e k o C a s e ) q u a l e b a cki n g b a n d d i l u s s o , e d e c c o c o n fe zi o n a t o u n a l t r o d i s c o d a p a r t y psicotico, r i t u a l e f e t i c i s t a p e r i n v e te r a ti n o s t a l g i c i d e l c o u n t r y - b l u e s e l e ttr i fi c a t o c o n t u t t o q u e l c h e significò, h a s i g n i f i c a t o n e g l i a n n i , e si g n i fi ca o g g i . C o m e p e r l ’ o m o n i m o d e b u tto , i l s u o n o s i c u c e a d d o s s o l a fr a g r a n z a f e r o c e d e l l e r i b a l d e i n ci si o n i f i f t i e s , l o s t e s s o g i o c o a farci una m a n f r i n a c h e p e r g o d e r n e d e vi vo l e r c i s t a r e , r e q u i s i t o n e cessario e indispensabile. D e v i e s s e r e d i s p o s t o c i o è a sentirti s f i l a r e a c c a n t o i f a n t a s m i d e i C oc h ra n , d e i D i d d l e y , d e i Va le ns , di Elvis che squaderna il prima e il d o p o n e g l i s t u d i d e l l a S u n Records, a v e n d o c u r a d i a c c e t t a r n e l a n a tu r a d i e ff e t t i s p e c i a l i g e n e ticamente m o d i f i c a t i . P e r p o i s b a t t e r te n e a l l e g r a m e n t e . E p p o i v i a d i soul-beat c o m e p o t r e b b e r o g l i A n im a ls in sentireascoltare 61 frego la Mo town (Out s ide Chanc e) , killeraggi r ’n’r sul c o r p o e s a n i m e di B lue Sue de Sho es ( Kis s y Baby ) , sfaccia te cop ule tr a S u m m e r t i m e B lues e La Ba mba ( C r a z y P r i t t y B aby) , ro bo an ti tu r gor i The W ho tra gr u gn iti acidi q uas i- Par l i am ent (D ouble L ine ), rock abilly s t r adaiolo co me avreb be p ot ut o un Johnn y Rotte n a uto pa rodis t ic o ( I Wa n t Obliv io n), e via disc o r r e n d o . N on esiste p erò fa ls o c he non t r adisca vizi, crepe ed e v e n t u a l i v i r t ù della propria epoca . E c c o q u i n d i i pigolii di tastiera e le per c us s ioni sghe mbe in cod a all’Elv is gor goglian te di Pure Gold, e d e c c o i l ciondo lare e bb ro, fos c o e v et r os o di una You Can ’t Win c he s balestra il mood tra squ i t t i i e l e t t r o n i c i e reverse p sych . Ma dav v er o nulla di ch e, so lo un ’imm agine c he t r emola, uno spiffero s u l l a p e l l i c o l a . Il film può ricominc i a r e , e t u p u o i scegliere se farti un a l t r o g i r o o finalmen te - o ccup ar t i della s ignorina che ti siede acc a n t o , b r a m o s a , nell’omb ra. (6 .2/ 10 ) Stefano Solventi The Intelligence – Deuteronomy (In The Red / Goodfellas, 25 settembre 2007) Genere: garage/math-punk L ars Finber g è uno d i q u e l l i c h e piacciono alle scude r i e I n T h e R e d , perché in effetti spo s t a l e l a n c e t t e sul rosso; a lui garb a n o i l p u n k e i l garage no n co nven zi onale, c om e ha dimostra to n eg li XYZ G ener at i on. Poteva la ITR lascia r s i s c a p p a r e l a sua nu ova a vven tura int elligent e? D eu ter onom y è un a bat t ut a di c ac cia alle a do lesce nz e c r es c iut elle e simpatizzanti con i l r u m o r e , s i a 62 sentireascoltare es s o r iff one p e s o o g i o c o s c a n z o nat o. I The I n t e l l i g e n c e v i s c o r razzano dentro con molto garbo e v eem enz a i n s i e m e , a c a v a l l o e c o n l’as c ia; v i s i p r o c a c c i a n o u n c i n ghiale pos t- p u n k , u t i l i z z a n d o u n a t ec nic a m im e t i c a p e r l a c a t t u r a – cioè prendendo, per catturarlo, il s uo pas s o c a d e n z a t o e f i e r o , q u a s i s t r af ot t en t e ( S e c r e t S i g n a l s ) ; n e fanno una mortadella appesa tra Jesus Li z ard e F u g a z i . D e i s e c o n d i c’è il piglio, ma quello che animava l’EP d’es or d i o F u g a z i ; d a i p r i m i s i des um e il c a n t o s o p r a t t u t t o , c h e d i s c ende da P i s t o l s / A d v e r t s e d a l p r i mo punk inglese, come del resto ha f a t t o l o s t e s s o D a v i d Yo w ; i l t u t t o un poc hino p i ù n e w y o r k e s e . Colpiscono in questo marasma i m ot iv i or ec c h i a b i l i ( O u r S o l a r S y s t em ) , pur v o l u t a m e n t e s n a t u r a t i dalla sgraziata ugola di Lars, e i toni semiseri di alcune tracce, che s em br ano p r o v e n i r e p i ù d a l l a We s t Coas t , c ioè d a D e e rh o o f e c o m p a gnia ( H o w To I m p r o v e Yo u r H e a r i n g Wit hout Lis t e n i n g , m a s o p r a t t u t t o Tubes , c on u n e s i l a r a n t e e p l e o n a s t i c o “ f u c k ! ” n e l m e z z o ) . L’ e ff e t t o è sempre quello; un divertito ritorno alla foga adolescenziale, ma coi m ez z i ( e le c o n o s c e n z e ) d e l l a m a turità. In fin dei conti quelli della In The Red s o n o g e n t e s i n c e r a , u n p o ’ rude, forse, ma – attenzione – non s enz a pr et e s e ; q u i q u e s t e s o n o r i s pet t at e. ( 6 . 8 / 1 0 ) Gaspare Caliri Jack Peñate - Matinée (Rough Tr a d e / S e l f , 5 o t t o b r e 2 0 0 7 ) G e n e r e : r o c k a b i l l y, p o p , i n d i e A b b i a m o g ià a s s i s t i t o a l p a s s a g g i o di Ar ct i c M o n k e y s , J a m i e T e L a rr i ki n Love, a r r i v a n d o a l l ’ i n e v i t a b i l e c onc lus ione c h e l a n u o v i s s i m a g e nerazione di kids inglesi – classe ’85-’86 – ci ha messo veramente poc o a t r ov a r e e d e l e g g e r e i s u o i por t abandie r a , a r a g i o n e o a t o r to. Uno come Jack Peñate, però, c i m a n c a v a . Ve n t i d u e a n n i , o r i g i n i s pagnole, f a c c i a p u l i t a , v o c e d ’ a n gelo dagli occhi blu e Stratocaster à la Bi l l y B ra g g p r o n t a a f a r f u o c o , n o n s i v e r go g n a d i c i t a r e f r a l e s u e inf luenz e p r i m a r i e P ri n c e , To d d Rundgr en, J J C a l e , H a l l & O a t e s . M a t i n é e c i s b a t t e i n f a c c i a i l suo personalissimo blend fra soul bianc o , l e g g e r o l e g g e r o e c o n i n f l e s si o n i n e t t a m e n t e e i g h t i e s ( a i c o n fini d e l m a i n s t r e a m ) , e i l r o c k a b i ll yp u n k s c a t e n a t o d e i c u g i n i A r ti ci , virato pericolosamente Housemart i n s ( To r n O n T h e P l a t f o r m , Spit O n S t a r s ) . I n t e r e s s a n t e , d i v e r t e nte , spassoso. M a p i ù c h e u n g i g i o n e o u n a d ol e s c e n t e f l u o r e s c e n t e , J a c k è s o p ra tt u t t o u n r o m a n t i c o n e , c h e n o n t eme a f a r e s f o g g i o d e i c r o m o s o m i m i se r a b i l i s t i M o rri s s e y / B r e t t A n d e r son che ha impressi nel DNA (Learning L i n e s , Wh e n We D i e ) ; p e r f o r t u na, la giovane età lo salva dall’apparir e i r r i m e d i a b i l m e n t e p a t e t i c o . A nzi, s i a m o c o n v i n t i c h e i l s u o t a l e n to s i a f r e s c o e g e n u i n o , s e n z ’ a l t r o au t e n t i c o r i s p e t t o a q u a n t o c ’ è i n giro fra i nuovi songwriter albionici. A f r o n t e d i u n d e b u t t o u n p o ’ t r o ppo monocorde, però, il rischio reale p e r P e ñ a t e è d i t r o v a r s i i m m e d i a ta m e n t e i n t r a p p o l a t o n e l s u o s t e sso c l i c h é . Ve d r e m o . ( 6 . 7 / 1 0 ) Antonio Puglia Jana Hunter – Carrion EP (Gnomonsong / Goodfellas, ottobre 2007) Genere: folk lo-fi A d i s t a n z a d i n e m m e n o s e i m esi, l a G n o m o n s o n g c i p r o p o n e u n EP d e l l a H u n t e r f a t t o p e r m e t à d i p ezzi p r o v e n i e n t i d a l l e s e s s i o n d e l l ’ u l ti m a u s c i t a , T h e re ’s N o H o me ( a pr i l e 2 0 0 7 ) , e p e r l a r e s t a n t e p o r z i one d i a l t e r n a t i v e t a k e s d i p e z z i c o nte nuti nello stesso album. I t r e i n e d i t i i n n a n z i t u t t o : c o n P aint A B a b e s i a m o d a l l e p a r t i d i uno p s y c h - f o l k q u i e t o c h e r i c o r d a le turn it on S i g h t i n g s – T h r o u g h T h e P a n a m a ( L o a d - C D / E c s t a t i c P e a c e - L P, 2 8 ottobre 2007) Genere: industrial-noise Thr ough The Panam a s i m angia, in un c ar n e v a l e d i r u m o r e , t u t t e l e c h i a c chie re fatte a t t or no ai Si ght i ngs, alla lor o f o r m a z i o n e b a s s o - c h i t a r r a - b a t te ria, a lla lo ro t ec nic a di c am uff am ent o deg l i s t r u m e n t i , a l s u p p o s t o u t i l i z zo d i au sili e let t r onic i. Q uel c he c ont a in que s t a m a n i f e s t a z i o n e d i d i s f o r i a ru morista è l’im pat t o del r is ult at o, la f or z a d ’ u r t o c h e s ì , è f i s i c a , m a n o n si rad ica ne lle int er ior a, c om e s pes s o av v ie n e , m a n e l c e r v e l l o . No n c’è in qu iet udine, o os c ur o s c r ut ar e il m o n d o – n o n o s t a n t e l a v o c e d i Ma rk Mo rga n r ic or di, quando s i s doppia in u n s i m i l - d u e t t o ( A R e s t ) , l a d e p ravazion e voc ale dei Chr i st i an Deat h. No n c ’ è n e a n c h e c o n c e t t u a l i s m o p uro , seb be ne non m anc hino ( Clov en Hoof ) , n e i c o l p i d i b a t t e r i a d i J o n a th an L ockie , r if er im ent i t am bur is t ic i alle s in f o n i e d i B r a n c a ; m a g i à c i a v v i c i n i a m o . I n c r o c i a m o p i u t t o s t o i d a ti a cq uisiti co n Th e Elec t r ic ian, c ov er s plendidam e n t e i n t e g r a t a n i e n t e d i m e n o c h e d i S c o t t Wa l k e r ( f o r m a l m e n te co m p arsa in uscite dei Wal ker Br ot her s, m a la f i r m a è s o l o s u a ) ; a s c o l t a n d o l a n o n c i s i a m o m a i r e s i c o n t o d i q u a n to i Thr obbing G r i st l e p o s s a n o e s s e r e a c c o s t a t i c o n s u c c e s s o a u n a q u a l s i a s i w a v e . Av v i e n e q u i n d i u n a d ilatazione che costruisce – quas i f os s e un am bient e ( D e g r a d e d H o u r s ) – l ’ u n i v e r s o i n d u s t r i a l e c o m e s f o n d o , E i n st ür ze nde comp resi (Cer t if ic at e O f No Ef f ec t ) , m a non d ’ a s s a l t o , m a d i o r i e n t a m e n t o d e l l a p e r c e z i o n e – a n c o r a u n a vo l ta i TG son o vicini. Det t o div er s am ent e, e m olt o p i ù s e m p l i c e m e n t e , s i t r a t t a d i t r u c c h i r i u s c i t i d i p r o d u z i o n e . Se nei d ischi p reced ent i i Sight ings c er c av ano di t ir a r f u o r i l a m a g g i o r e d i s s i m u l a z i o n e p o s s i b i l e d a l l ’ i n t e r n o d e l cl a ssi co terzetto batte r i a , c h i t a r r a e b a s s o , c o n l ’ u s o e s t r e m o d e g l i s t r u m e n t i s t e s s i ( s o s t a n z i a l m e n t e i n r e g i m e di lo-fi); o ra il filtro signif ic ant e è pr odut t iv o; non s i s t u p i r à d u n q u e i l l e t t o r e s e g l i v i e n e c o n f e s s a t o c h e i l p r o du tto r e d i Thr ough The Panam a è t al Andr ei W. K. , s c e l t a m e d i t a t a , d e l g i r o Wo l f E y e s . Tu tto ciò va d et t o t enendo c ont o di un f at to , o v v e r o c h e l a s o s t a n z a q u i c ’ è e d è m o l t a . L a f i n a l e B l ack Pe te r cavalca u n te m a bat t er ic o ( bat t er is t ic o, m a m a l a t o ) i n u n m o d o m o l t o s i m i l e a l l a d r u m m a c h i n e d e i B i g B la c k , m a con sta ffilate di c hit ar r a alla Ar t o Li ndsay, c o n l a f o l l i a d i u n d e r v i s c i o c h e b a t t e i p i e d i e f a l a d a n z a d e l la p i o g g i a di sangue. Ins o m m a , t r o p p i c o l p i d a m a e s tr o i n q u e s t o d i s c o p e r l a s c i a r e i n d i ff e r e n t i . A l l a f i n e a l z i l a mano chi ritie ne impo rtant e s aper e s e dav v er o qui de n t r o c i s o n o s o l o c h i t a r r a , b a t t e r i a e b a s s o . ( 7 . 5 / 1 0 ) Gaspare Caliri sentireascoltare 63 inquietu din i d i u na Cat Pow er , A Goblin, A Gob lin è b a l l a d s o ff u s a e inquieta che si ap r e i n u n g i o c o d’archi, Yo u Will Ta k e I t And Lik e I t uno stru men tale som m es s o per c hitarre. Ne ll’insieme non av r ebber o sfigur a to ne l d isco, anz i, l’av r ebbero re so meno disco n t i n u o . I l r e s t o dell’EP p rop on e d ue dem o di Sleep e d ella title trac k e un’O r a c l e acustica che niente a g g i u n g o n o e niente tolgono. In so s t a n z a u n p a i o di pezzi che con tinu ano t es t im oniare la discontinuità d e l l ’ a r t i s t a , c h e sembra se mpre sul punt o di dec ollare. ( 5.9 /10 ) Te r e s a G r e c o s t algic o/ t r ad i z i o n a l i s t a ( i l r i g u r g i t o s pr ings t een i a n o d i E m p t y H e a r t , i l Dyl an da t a v e r n a d i To T h e D o g s O r W hoev er ) n é i l g u s t o p e r l a p i ù d e licata trepidazione (le doglianze tra ec t oplas m i o r c h e s t r a l i d i T h e Te m pt at ion O f A d a m , i l t e n e r o s b i g o t t i m ent o s t r um e n t a l e d i E d g e O f T h e W or ld e M o o n s ) , m a s i f a b e n p i ù chiaro il lavoro sul corpo del folk, quel vivisezionare amorevolmente il patrimonio genetico che spedisce il cantautore dell’Idaho da qualche par t e t r a i f r a t e l l i m a g g i o r i Wi l c o e il c uginas t r o M . Wa rd : s i v e d a i l diaf ano es o t i s m o t r a l a p s t e e l e v a nes c ent i di Wa i t F o r L o v e , o p p u r e gli s f r igolii s i n t e t i c i s q u a r c i a t i d i v i s ioni oper is t i c h e n e l c o u n t r y s f e r r a gliant e di N e x t To T h e L a s t R o m a n t ic , o anc o r a l o s p a s m o f o l k - f u n k di O pen Do o r s . A l l a r e s a d e i c o n t i , quel qualc o s a c h e s i p e r d e i n i n tensità è compensato dall’energia, dall’estro, dalla freschezza. Niente m ale. ( 7. 0/ 1 0 ) Stefano Solventi Josh Ritter - The Historical Conquests of Josh Ritter (Sony / Bmg, 1 ottobre 2007) Genere: folk rock Quinto op us pe r il buon J os h Rit ter, q ua lco sa ch e som iglia ad una svolta , u no sbrig liar e l’es t r o t enuto f ino ra trop po a b ada nel c aldo cantuccio del folk r o c k . A c c a d e così ch e tra le tredic i t r ac c e di The Historical Con q u e s t O f J o s h R i tter - d iamin e, che t it olo - t r ov ino cittadinanza cer t e d e c l i n a z i o n i rock b lue s imbra ttat e glam e s oul che si fa prima a d ir e lennoniane (vedi la fra gra nte Rum or s ) , l ’ e r r e b ì digrign ato Kink s ma dido di alluc inazion i g oth ic di Min d’s Ey e, o ancora il boogie impel l e n t e e d i s t o r t o come un a fre go la d el giov ane El to n John strap azza t a lo- f i di R e a l Long Dista nce, per n o n t a c e r e d e l l a sbrigliatezza obladìo b l a d à a s p e r s a soul-po p di Rig ht Mov es ( non t r oppo lo n tan a da lle do lc ias t r e m edit azioni J os h Rous e). C iò non eclissa cer t o la v ena no- 64 sentireascoltare J u l i a n C o p e – Yo u G o t t a P r o b lem With Me (Head Heritage, 2007) Genere: burnedbrain vintage rock Di ques t i ul t i m i t e m p i , p e r s t a r d i e tro a Julian Cope bisogna essere parecchio indulgenti o parecchio masochisti. Non sono una novità né la sua radicata ossessione su temi della lot t a c o n t r o l a s u p r e m a z i a d e l le r eligioni m o n o t e i s t e , l ’ i m p e r i a l i smo americano, la distruzione della M adr e Ter r a ; n é l a s u a t o t a l e d e v oz ione a u n v i n t a g e r o c k a c i d i s s i m o m is c ela t o s p a c e - k r a u t - s t o o g e s hardrock, che sconfina, se tutto va bene, nell’ a u t o - i n d u l g e n z a . P r e s a c os c ienz a d i q u e l c h e è , i n s o m m a , l’as c olt at or e o r m a i s a a c o s a v a i n contro la maggior parte delle volte, a s uo r is c hi o e p e r i c o l o ( c o s ì è s t a t o alm eno p e r i p i ù r e c e n t i C i t i z e n Cain’d, Dar k O r g a s m e D r a i n ’ d B o ner , c on i B ra i n D o n o r) . In questo caso però Saint Julian pens a bene d i c o n f o n d e r e l e a c que, am m ic c a n d o a l s u o m a i a b b a stanza glorificato (quanto remoto) pas s at o di a r g u t o s o n g w r i t e r p o p , annacquando però canzoni che si v o r r e b b e r o d i s c e n d e n t i d i q u elle d i P e g g y S u i c i d e e J e h o v a k i l l ! co n chili e chili di liriche retoriche (sarebbe più il caso di dire esplicite e d i r e t t e , m a l ’ e ff e t t o f i n a l e è q u e l lo), o con i soliti trip psichedelici kings i z e d a r e d u c e d e l l ’ e r a d e l l ’ a c i do. Ci si trova così sospesi fra suggestive intuizioni Bowie (circa The M a n Wh o S o l d T h e Wo r l d , n e l l ’ i n i z i a l e D o c t o r K n o w , ) e S c o t t Wa l ke r ( e s p l i c i t a m e n t e e v o c a t o i n B e y ond Rome) e trashezze immonde come i l r i ff a c c i o d i Va m p i r e S t a t e B ui l d i n g ( a s c o l t a t e u n p o ’ d a s o l i che r o b a è … ) , f r a l a m e l o d i a c r i s t a l l ina d i H i d d e n D o o r w a y s e i r i n g h i I ggy P o p d e l l a t i t l e t r a c k , e q u a n d o c’è p o t e n z i a l e p o p ( c o m e i n T h e y Go tt a D i f f e r e n t Wa y O f D o i n g T h i n gs), a r r i v a c o m u n q u e u n a r r a n g i a m e nto freak ad inquinare. N i e n t e d i n u o v o i n s o m m a , solo q u a l c h e b a r l u m e d i q u e l l o c h e an c o r a p o t r e b b e e s s e r e u n s o n g w r iter p i ù c h e d e g n o , e i n v e c e è o r m ai il p e r s o n a g g i o a s s o l u t a m e n t e i n c om promissorio - e unico, che dir si vog l i a - c h e s i è a p p i c c i c a t o a d d o sso come un magico francobollo colorat o . I l c h e , p r e s o c o n l a g i u s t a f il o s o f i a , p u ò a n c h e e s s e r e d i v e r t e nte. Ma per quanto ancora? (5.8/10) Antonio Puglia Kiln – Dusker (Ghostly International, novembre 2007) Genere: ambient, glitch Vo r r e b b e r o e s s e r e c h i c c o m e i To R o c o c o R o t . Vo r r e b b e r o e s s e r e i n t e l l e t t u a l i c o m e F o u r Te t . Vo r r eb b e r o e s s e r e . M a p a r d i c a p i r e ch e n o n c e l a f a n n o . P e r c h é i t r e Kiln s’incartano nel voler essere qualc o s ’ a l t r o p i u t t o s t o c h e l o r o s t essi e i l r i s u l t a t o , D u s k e r, è q u e l l o che è . S g u a l c i t o e c o n s u m a t o . A m b i en t talmente tenue e inconsistente da p e r d e r e d ’ i n t e r e s s e g i à d a l s e c on d o a s c o l t o . G l i t c h c h e s i c r o g i o l ano n e i l o r o c l i c h é , c o m e s e i l g e n ere f o s s e s t a t o i n v e n t a t o s o l t a n t o i eri. E p r o p i n a r e r o b a s e n z a m e m oria s t o r i c a v a b e n e s o l o s e a l l a b a se c ’ è u n a v e n a c o m p o s i t i v a s o l i da, p o t e n t e , i n v i d i a b i l e . Q u i i n v e c e c’è solo un’elettronica da salottino, c o r n i c e i m p a l p a b i l e c h e f a r e b b e il s u o ( n o n ) f i g u r o n e i n u n a s i t u a zi o - n e ha pp y ho ur da m anuale – un bic chiere di mar t i n i b i a n c o t r a l e d i t a e q ua lch e str onz at a in boc c a. Che b arb a che no ia c he bar ba. ( 5. 5/ 10) Manfredi Lamartina bient, è lo svolgimento in lungo di Sa m e O l d S h i t e d i D e n L a n g a Ber a t t e l s e n O m S t o v O c h Va t t e n , il resto dell’album spazia avanti e indie t r o c o n A l t G a r S a L a n g s o m t a r ap p r e s e n t a r e u n r e t a g g i o f u o r i tempo massimo delle turbolenze di H e i e l ’ i n i z i a l e ( b r u t t i s s i m a ) I Thou g h t We C o u l d E a t F r i e n d s ( u n s y nt h - p o p q u a s i d a d a n c e f l o o r ) s i r iav v i c i n a a L i v e s h e t . S m a r c a m e n ti e sfumature emotive, quindi; una pr os p e t t i v a d i ff e r e n t e e u n p i ù p r o f ondo i n t i m i s m o . S o p r a t t u t t o u n a c i f r a s ti l i s t i c a o r a m a i p i e n a m e n t e a c quisita e perciò libera d’esprimere l’int e r i o r e . I t ’s a n e w d a y. ( 7 . 0 / 1 0 ) Alessandro Grassi Kim Hiorthøy – My Last Day (Smalltown Supersound, 5 novembre 2007) Genere: elettro/ambient Così profondo e s c e n o g r a f i c o c h e si direbbe l’ a l b u m s u n t o . Q u e l l o d ella ma turità c om e s i c onf à a un p ercorso d iso r ganic o eppur e v iv o, istan tan eo . M y Last Day è f oc aliz zato sul sent i r e p i u t t o s t o c h e s u l costruire . Kim Hio rthøy t or na alle at m os f er e d el mira bile M el ke ( e pr im a Hei ) salta nd o a pie ’ par i i dj s et c as aling hi di Liv e Shet e i f i e l d r e c o r d i n g s d ell’in cla ssific abile For The Ladies , e lo fa r i p r e n d e n d o l a p s y c h a mbie nt “con v iv iale” da lui pr edile tta. L a d iffer enz a è c he l’am biente s’è fatto re a l e e d a l g i o r n o s i è passati alla n o t t e . L e t i n t e p a s t e l l o hanno assorb i t o i l c a l o r e c h e f u e solitarie escre s c e n z e d i t a s t i e r e s i fa nn o liqu ida pioggia ac c om pagnatrice. La riusc i t a d e l l a v o r o s i l e g a dunque a un a f l u i d a n a r r a z i o n e e motiva. Te rribilm ent e um ana c om e lo e ra in He i m a pr ont a a ac c ar ez zare la folktr o n i c a s e n z a t u t t a v i a imme rge rvisi. Pr ov a ne s ono br ani come I’m This I ’m That , c o n i l s u o b rea kb ea t sot t oc ut aneo c he at t or n ia un p rota gonis m o di s y nt h o la te ne ra gla cia lit à di Wind O f Failur e, sple nd ido co nt r alt ar e am bient per d esola zio ne a r t ic a e m ood paes agg istici. Se p oi si co ns ider a c he Sk uggan, sua de nte va lz er in em at om i am - Kosheen – Damage (Moksha Records, novembre 2007) Genere: trip-electro-p/hop 90 La se n s a z i o n e è q u e l l a d i t o r n a r e ai t em p i d i S i n e a d O ’ C o n n o r e d e l s uono c h e a n d a v a n e g l i e s p e r i m e n t i Nov a n t a a c a v a l l o t r a G a rb a g e e d Ever y t h i n g B u t T h e G i rl : q u e l m e s c ola r e b a s i h i p - h o p c o n v o c i p u lite, quel sentire l’autocombustione che stava disfacendo piano piano i gene r i , e c h e i n p o c o t e m p o a v r e b be avu t o i l c o r a g g i o ( o l a n o n c o n s apev o l e z z a ? ) d i a p p r o d a r e a l i d i oscuri, a luoghi dimenticati dalla positività pop-Ottanta, alle spiagge di Tri c k y e d e i P o rt i s h e a d , o a l l a wav e u r b a n a d e i M a s s i v e A t t a c k . Quella malinconia che per tanto tempo non siamo riusciti a toglierci di do s s o , e c h e o g g i t o r m e n t a i l p i a neta electrorock (vedi per esempio il Pat ri c k Wo l f p i ù m i s t i c o ) o i s e m pr ev e r d i s h o e g a z e r s R a d i o h e a d . Tut t o t o r n a , i l d u b c y b e r p u n k m e s c ola t o c o n a c c e n n i e t n i c i ( M a rc hing O r d e r s ) c h e f a t a n t o A s i a n Dub F o u n d a t i o n , l a b a s e h i p - h o p m es c o l a t a c o n s u o n i n i i n d u s t r i a li c he v a n n o a c o n t r a s t a r e l a p u l i z ia d e l l a v o c e ( D a m a g e ) , i l s u o n o uber p o p à l a D e p e c h e M o d e c o n qualche accenno dancey dalle parti delle c o n t a m i n a z i o n i d e i p r i m i G u s G us ( O v e r k i l l ) , l a s p o l v e r a t i n a o n i r ic ot ta n t a ( S a m e G r o u n d A g a i n ) , l a strizzatina pop chart-oriented (bello il s ing o l e t t o v e l o c e G u i l t y ) e l ’ i n e v i t abile r i c h i a m o a d A n n i e L e n n o x , r egin a d i u n m o n d o o r m a i g h i a c c i a - t o n e l r i c o r d o ( C h a n c e s ) . Un disco c h e p i a c e p e r l ’ i m m e d i a t e zza e l a f a c i l i t à d i a s c o l t o . U n p i cco l o g i o i e l l i n o p o p c h e f a r à s c e n de r e q u a l che lacrimuccia ai teen-agers dei Novanta e che consegnerà una plet o r a d i r e m i x e d i a l t e r n a t e versions a i d a n c e f l o o r p o p - o r i e n t e d. Vo g l i a mo scommettere? (6.5/10) Marco Braggion Kylie Minogue – X (ParlophoneEMI, 23 novembre 2007) Genere: electropop frenchdisco emul-Ciccone R i f a r e o s u p e r a r e M a d o nna non è d a t u t t i , c a r a K y l i e . C o n q u e st’ u l t i m o d i s c o t i m e t t i i n l i s t a. Arrivi in r i t a r d o . C h i “ c o n f e s s a d al d a n ce f l o o r ” t i h a f o t t u t o d i b r u tto. E non s o l o p e r v i a d e l l ’ a n t i c i p o te m p o r a l e . E s s e r e l a n u o v a m a d r e su p e r i o r a d e l l a m u s i c a p o p n o n è i m p r e sa d a t u t t i ( - e - s u b i t o ) . L o s o , h a i vi a g g i a t o m o l t o i n t o r n o a l l e c i ttà d e i tr e m i n u t i p e r f e t t i , q u e l m a t t o d i Paul M o rl e y t i h a d e d i c a t o u n o dei libri p i ù v i s i o n a r i d i t u t t a l a c r itica rock, h a i a t t r a v e r s a t o m o n t i e p a l u d i , ca r e e r o p p o r t u n i t i e s , c o l l a borazioni, remix e smacchi, su e giù. O g g i t o r n i , s e m p r e v e r d e , con una c o m p i l a t i o n p e r v e l i n e , per quei b a l l e t t i s c e m i c h e s i u s ano come i n t e r m e z z o n e l l e t r a s m i ssi o n i p e r f a m i g l i e i n l o b o t o m i a p o stp r a n d i a l e . L i k e a D r u g è i l s i n g o l o n e ta s t i e r i z z a t o e m a r a n z a d a battaglia, c h e s t r i z z a l ’ o c c h i o a N e lly , In My A r m s è l a n e m e s i d i M a donna con t a s t i e r e C ro o k e rs e f r e nch disco c o n d i t a c o n s u o n i n i m i sto - A bba . S p e a k e r p h o n e m a s t i c a i riff dei S o u l w a x c o n v o c o d e r a g gi ancora i n z o n a r o b o t i c a . E l ’ e r e d i tà fr a n co f o n a e c h e g g i a a n c h e i n Heart Beat sentireascoltare 65 R ock, ritmo virato in b r e a k b e a t d a chart, tu tto un fru llat o Ci ccone e Ti mb er la ke . The One f a c ader e le braccia an ch e a i fan degli Ei f f el 65, un giochin o che ne m m eno Cher s i è mai sog na ta d i ca nt ar e, All I See riporta fuori dal cilin d r o l e a r m o n i e vocali e le tastierin e lam ent os e della Ja ck son (sic!), St ar s può andare, con quel riffetto t u t t o G i o r g i o e ancor a p ostmad on ni ano, W ow t e n t a la strada funky, ma c ’ è a n c o r a u n a bella b ad ilata d i J an et e d i s c u o l a francofona ad aiuta r t i , c a r a K y l i e . N u-Di-Ty sa rà il sec ondo s ingolo: e questa - bisogna p r o p r i o d i r l o spacca. Que sta la v or r ebbe c ant are B ritne y, che se n e s t a i n v e c e a guardare . Sul podio c’è la sto r i a , c i s o n o g l i ‘80, c’è lei, d ivin am ent e Ver oni ca C i ccone ; al secondo p o s t o c ’ è m i s s F u rtado, la sup po nenz a e l’at t it udine del colore/ritm o n e r o . K y l i e , questa volta, e fino a l l a p r o s s i m a prova, resti al terzo . K y l i e , q u e s t o disco sarà un suc c e s s o , q u e s t a grande X che in co m be s ul t uo f uturo non deve spave n t a r t i . I l f r e n c h touch va d i mo da , i Daf t non c adono, anzi sono se m p r e p i ù s u l l a crest a de ll’on da . L’Am er ic a la s f iori, e non ti rendi co n t o c h e i l p o p sei (anche) tu, chi p u ò d a r t i d i p i ù ? (5. 0/1 0) Marco Braggion L a n d O f Ta l k – A p p l a u s e C h e e r Boo Hiss (One Little Indian / Goodfellas, settembre 2007) Genere: indie rock/pop Ascoltando per l’e n n e s i m a v o l t a questo Applus e Ch eer Boo Hi ss, mi vengono in ment e a l m e n o d i e c i buoni mo tivi p er fa rne una div er t en- 66 sentireascoltare t e e c olor ata ( p e r q u a n t o p o c o s t a bile) z eppa p e r i l t r a b a l l a n t e t a v o linetto del mio soggiorno, primo fra tutti il rinnovato disagio nel trovarsi di fronte all’ennesimo tentativo di em ular e c e r t i b a r a c c o n i i n d i e p o p / r oc k or m ai n a u f r a g a t i n e l l a n o t t e dei t em pi. Eppure, c’è qualcosa in questa m a n c i a t a di c a n z o n i ( s e t t e p i ù t r e bonus t r ac k) c h e m i d i s t o g l i e d a l c at t iv o pens i e r o , q u a l c o s a c h e a t trae, che piace, mi solletica e fa s em br ar e l’ a s c o l t o m o l t o p i ù i n t e r es s ant e di q u a n t o , f o r s e , n o n l o sarebbe (o non dovrebbe esserlo) in r elt à. Sa r à l a v o c e d i E l i z a b e t h Pow el l , s em p r e i n b i l i c o t r a S u z a n ne Vega, K i m D e a l e d u n a b a m b i n a c a p r i cc i o s a , o p p u r e u n f u l l d i melodie scolpite ed appiccicaticce c om e Sea F o r m , S u m m e r S p e c i a l , Br eax x bax x, M a g n e t i c H i l l e A l l M y Fr iends , f a t t o s t a c h e A p p l a u s e Cheer Boo H i s s s i r i t r o v a a s u o nare più volte sul mio apparecchio stereofonico sempre con discreto e r innov at o ga u d i o . ( 6 . 5 / 1 0 ) f o l k d i c o r i , d i l a c r i m e , d i d o l ore. R i f u g g e c o n c u r a q u a n t o è r e t o r ica, v a d r i t t o a l l ’ e s s e n z a ( S i s t e r ) , d i sa r ma con la sua semplicità: ora è ball a d e p i c a e n e c e s s a r i a ( B r e a t h e : gli U 2 ? ! ) , o r a g o s p e l c a r i c o d i s p e r an za (Forsaken), ora urlo lanciato in u n a l a n d a d e s o l a t a ( T h e M a n i c ) . Il f o l k d i L a z a r u s è l ’ a l t r o l a t o – q ue l l o s c i e n t e m e n t e p o c o i n c l i n e a i mu t a m e n t i – d e l f o l k , n e l l ’ e p o c a d egli intellettualismi gratuiti e dei manif e s t i r i v o l u z i o n a r i v e r g a t i d i n u lla. (7.0/10) Stefano Renzi Vincenzo Santarcangelo L a z a r u s – H a w k M e d i c i n e ( Te m porary Residence / Goodfellas, 23 ottobre 2007) Genere: folk ballad Il folk di Lazarus - un terzetto, da quando Kathryn Sechrist e Kelly N y l a n d a ff i a n c a n o i l t i t o l a r e s t o r i c o del pr oget t o , l ’ e x Ta re n t e l Tr e v o r M ont gom er y - n o n h a n u l l a d i m o derno. Il folk di Lazarus guarda alle robuste ballate di una volta, che, t ut t e, s enz a e s c l u s i o n e , f a c e v a n o im m ens i alb u m o r g a n i c i e d u n i f o r m i, c anz onie r i d i s t o r i e v i s s u t e , d i a r i di pr ot es t e s o m m e s s e . A J o h n n y Cash, a Br u c e S p ri n g s t e e n , a d E l vi s Cost el l o . Il folk di Lazarus vive di accordi e di ar peggi ( Dis c o ) , d i o r g a n o e p i a n o ( Sewes t ) , co m e f o s s e a n c o r a l ’ e c o d i q u e l r a du n o l o n t a n o , a n n i f a , l ì a Bet hel ( S t o r y ) ; l o s o r r e g g e u n a v oc e s off er t a , u n m o o d q u a s i d a r k , m e m o r e t a lv o l t a d i o s c u r i f a n t a s m i Bl ack Hear t P ro c e s s i o n ( H a w k s , The Sk y O f T h e Ta l l S u n ) – m a n o n m anc a quel t o c c o d i d e v i a n z a n e r as t r a c he, v i a X i u X i u , p o r t a d r i t t o dr it t o ad u m o r i J o y D i v i s i o n . E ’ Letters Letters - Self Titled ( Ty p e , 1 2 o t t o b r e 2 0 0 7 ) Genere: dark pop, folktronica S a r à l a m e s c o l a n z a d i c i t t à ( M on t r e a l / C h i c a g o ) e d i g e n i ( l ’ o r i e n tale M i t c h e l l A k i y a m a , i l c a n a d e s e Tony Boggs e la ex-riot girl americana J e n n a R o b e r t s o n ) , s a r à l a v a r i e tà d e l l e i n f l u e n z e , e p p u r e l ’ e s o r d i o dei L e t t e rs L e t t e rs r i m a n e u n p r o d otto i n b i l i c o t r a u n a m i s c e l a e s p l o s iva d i w a v e , t r i p h o p ( D e a l e r D e a l er ), folk e inserti concreto/sampledelic i ( d a i N i n e I n c h N a i l s p a s s a ndo p e r Tri c k y f i n o a i R a d i o h e a d ) e un s o u n d i n p e r e n n e c o s t r u z i o n e che c o n s e r v a l a f i r m a d e i r i s p e t t i v i pa ladini presi a riferimento. Il fatto che un album del genere app a i a s u Ty p e è d o v u t o a u n a s er i e d i i n f l u e n z e d ’ a r c a n a f o l k t r o n i ca, u n a s o r t a d i Tu n n g c o n c a p p u c c i o ; i l r e s t o t u t t a v i a p o r t a a n c h e m olto l o n t a n i : d a z o n e Ta rw a t e r ( F a v o u r i t e H a n d s ) a r u m o r i c h e s q u i t t i s c ono c o m e n e l l e c a n z o n i d e g l i A n i mal C o l l e c t i v e ( We ’ l l M a k e O u r H o me ), a d d i r i t t u r a a l i m i n i p o p - a v a n g u a rdia ( a c a v a l l o d e i d u e s t a I n A Wa y , uno turn it on Six Organs Of Admittance – Shelter From The Ash (Drag City / Wide, 23 novembre 2007) Genere: folk-rock A pre nd erlo dalla par t e s bagliat a, ques t o Sh e l t e r F ro m T h e A s h s i r i s c h i a di ved erlo co m e una s or t a di “ bignam i” di t u t t a l a d i s c o g r a f i a t a r g a t a S i x Orga ns Of Adm it t anc e. Ci s ono i pez z i un p o ’ c u p i a l l a D a rk N o o n t i d e co me Ja de L ik e Wine e Com ing To G et You , c a v a l c a t e i n f i n g e r p i c k i n g i n stile For Oc tavi o Paz c om e G oddes s At one m e n t , e c a n z o n i d i m a t r i c e p i ù can tau toria le c om e St r angled Road e G ood n i g h t c h e c i r i p o r t a n o a C o mpa thia . Ma po i lo a scolt i m eglio e c om inc i a c apir e c h e f o r s e p o t r e b b e d i v e n t a r e un d isco ch iav e per l’int er a c ar r ier a di Ben C h a s n y. Tr o p p o s p e s s o a i m a r gin i d ella sce na, t r oppo s pes s o r elegat o f r a l e s e c o n d e l i n e e , f o r s e a n c h e a causa di un a s u a i n n a t a r e p u l s i o n e n e i c o n f r o n t i d e i r i f l e t t o r i m e d i a t i c i . O r a h a l ’ o c c a s i o n e p e r r i s c a ttarsi e di guadagnarsi u n p o s t o a l f i a n c o d e i g r a n d i s s i m i d e l f o l k , c o m e d e l r e s t o g l i s p e t t e r e b b e . L’a lbu m in q ues t ione è s t at o r egis t r at o neg l i L o u d e r S t u d i o s , c h e g i à a v e v a n o d a t o i n a t a l i a T h e S u n Awa k e ns ; qu esta vo lta Chas ny por t a c on s é i dem ot ap e d e l l e c a n z o n i f i n i t e : b a s t a , a l m e n o p e r i l m o m e n t o , a l l ’ i m p r o vvi sa zione in studi o . A l t r a n o v i t à è r a p p r e s e n t a t a d a l l ’ u t i l i z z o d i a c c o r d a t u r e s t a n d a r d , e v e n t o i n e d i t o e n o n d i secondo pia no . Ecco a llor a c anz oni ot t im am ent e ar r a n g i a t e e q u a n t o m a i r i f i n i t e : s i p r e n d a u n a t r a c c i a c o m e F i n a l Wi n g , co n q ue l su o inc eder e m inim alis t a c he s f oc i a i n u n a m a l i n c o n i c a c o d a r o c k , o p p u r e i l c a n t a t o p e r s u a si vo d e l l a title track, do v e c hit ar r e ps ic hedelic he in w a h w a h s i d a n n o a p p u n t a m e n t o c o n a r p e g g i c o u n t r y s o s t e n uti d a r u l late brucianti . A c o l p i r e q u i è p r o p r i o l a v o c e d e l N o s t r o , c h e i n q u e s t a o c c a s i o n e s e m b r a u s c i r e f i n a l mente allo scop erto ; ma i er a s t at a c os ì pr ot agonis t a, e l ’ i n i z i o d e l l a g i à c i t a t a S t r a n g l e d R o a d v a l e p i ù d i o g n i a l t ra parola. Un disco ben p i ù c o m p l e s s o d i q u e l l o c h e p o t r e b b e s e m b r a r e a d u n p r i m o a s c o l t o , s e g n o e v i d e n t e c he Chasny non ha smess o d i e v o l v e r s i e d è o l t r e m o d o p r o n t o a d a l l a r g a r e l a s u a s c h i e r a d i a s c o l t a t o r i . S e e ff e t tivamente Six Or gans Of Adm i t t ance, l e n t a m e n t e e s e n z a f a r t r o p p o r u m o r e , d i v e n t e r a n n o u n n u o v o c l a s s i c o americano de l folk, qu est o dis c o s ar à r ic or dat o c om e l a p r i m a t a p p a d e l p e r c o r s o . ( 7 . 0 / 1 0 ) Nicolas Campagnari sentireascoltare 67 scherzetto vicino ai Papa M , m a che ch iama a sé la t r adiz ione dei carillon psico-minim a l i s t i d e g l i a n n i S essa nta , primo tra t ut t i P a r a b l e O f T he Arab le L an d d ei Red Cr ayol a) . Il risc hio è u n de fici t di per s onalit à da accumulazione d i p a d r i p u t a t i v i ; il pericolo è mettere l e t r o v a t e e i rif erim en ti in p osizi one pr iv ilegiata rispetto alla scr i t t u r a . M a n o n sembra questo il cas o , a n z i i l b e l l o viene quando ribollis c e ( c o m e n e l l a pozion e di un a stre ga) l’int r uglio t r a la comp osizio ne po polar e e il popolino ele ttro-sinte tizzat o ( E v e r y o n e ’s A f raid Of Fe ar). Sembra del resto qu e s t o l ’ o r i z z o n t e della folktronica – c o m e s u g g e r i v a recente men te Sj Es au, g i u s t o p e r fare un n ome , a e nnes im a c onf er ma della lungimiran z a c a o s d e l i c a del colle ttivo an imale, c ioè la f r astagliatura degli ins e r t i d i r u m o r e sul pop – spe cia lità c he ques t i Let ters Le tter s si attr ibuis c ono c on una certa fierezza . C o n v e n i a m o . (7. 0/1 0) Edoardo Bridda e Gaspare Caliri la per r aggi u n g e r e b u o n i r i s u l t a t i , i l m is t er o s i in f i t t i s c e . Non c he deb b a n o d i v e n t a r e l a b a n d del momento. Assolutamente no. La loro proposta musicale non ha alcunché di pretenzioso né tanto m eno di inn o v a t i v o . M a r i e s c e c o munque nell’impresa – e ciò non è da tutti – di risultare gradevole all’ascolto. Soprattutto a un facile a s c o l t o . C om e d i m o s t r a q u e s t o l o r o s ec ondo alb u m , E n d s O f J u n e , i l loro folk si muove perfettamente in equilibrio tra nostalgie pop firmate El l i ot t Sm i t h , f r a s e g g i s t r u m e n t a li degni dei N o rf o l k & We s t e rn e romanticherie melodiche degne di s er ie t elev i s i v e i n v o g a u l t i m a m e n t e ( G r ey ’s A n a t o m y d o c e t ) . O v v i a m ent e non r a g g i u n g e n d o m a i i p i c c hi qualit at i v i d e i n o m i s u c c i t a t i . I l loro è un planare a bassa quota, ma dobbiamo ammettere che lo fanno bene. Ries co n o a u n i r e f a c i l m e n t e qualit à s t r u m e n t a l e ( b a n j o , a r m o nica e clarinetto a impreziosire il t u t t o ) e o re c c h i a b i l i t à v o c a l e c o n buoni r is ult a t i . D o d i c i t r a c c e a l l ’ i n s egna della s p e n s i e r a t e z z a . U n d i s c o c he s c iv o l a s u l l a p e l l e l a s c i a n do una sensazione di benessere. Come stare sotto la doccia dopo una giornata stancante, magari c ant ic c hian d o p r o p r i o q u e l l o s c i o g l i l i n g u a an t i s t r e s s r a p p r e s e n t a t o dalla lor o s i g l a . ( 6 . 5 / 1 0 ) Andrea Provinciali Low Low Low La La La Love Love Love – Ends Of June (Other Electricities, 29 maggio 2007) Genere: indie-folk Una band inglese s o t t o c o n t r a t t o con u n picco lissima et ic het t a indipendente statuniten s e n o n a n c o r a distri buita in Europa . E s ì c h e c o n un nome così i Low L o w L o w L a L a La Love Lo ve L ove non dov r ebbero certo passare ino s s e r v a t i . S e s i aggiunge anche che i l l o r o f o l k - p o p tascab ile h a tu tte le c ar t e in r ego- 68 sentireascoltare Magik Markers – Boss (Ecstatic Peace, 25 settembre 2007) Genere: noise-rock M ir ac olo! La A m b r o g i o c a n t a e n o n s t ar naz z a s o l o c o m e f o s s e p o s s e d u t a ! D o po t u t t o b i s o g n a v a t i r a r s i a luc ido pe r q u e l l o c h e è ( o a l m e no dov r ebb e e s s e r e ) l ’ e s o r d i o u ff i ciale degli evidenziatori, dopo una m es s e s t er m i n a t a d i r e g i s t r a z i o n i carbonare. Un esordio in cui il duo (il basso di Leah Quimby non è più del gioco) sembra ricalcare le orme dei padr ini S o n i c Yo u t h , n o n s o l o stilisticamente, ma anche come strategia produttiva. Lasciare cioè gli s per im e n t a l i s m i r u m o r o s i a l l e pr oduz ioni u n d e r g r o u n d e m o s t r a re il lato più accessibile al “grande pubblic o” . B o s s è q u i n d i u n a r a c c olt a di c an z o n i n e l v e r o s e n s o d e l - l a p a r o l a . B e n b i l a n c i a t e e d e f i n ite, o t t i m a m e n t e p r o d o t t e d a R a n aldo (altro cordone ombelicale) con la s c e n a r u b a t a d a l l a g r a n b e l l a v oce d e l l a s i g n o r i n a , u n m i x s u a d e n te , f a s c i n o s o e m a u d i t t r a B l i s s B l ood ( A x i s M u n d i ) , K i m G o r d o n ( B ody R o t ) e P a t t i S m i t h ( l a p i a n o - b a llad Empty Bottles). M u s i c a l m e n t e r i m a n e b e n p o c o d elle a g g r e s s i o n i s o n i c h e e d e l l e v i r u l en t a v e r v e c h e l i a v e v a f a t t i a p p r e z za re come paladini del noise-sound. C’è piuttosto un mood oscuro, a m e t à t r a l ’ i n d u s t r i a l s o u n d d e i P a in Te e n s e l e o s s e s s i v e r i p e t i z i o n i dei s o n i c i . D e l l e f e r r a g l i e s c h i e t t a m en t e n o - w a v e d e l s o t t o s u o l o r e s t a ben p o c o , m a n o n è p r o p r i o u n m a l e . Al m e n o u n p a i o d i p e z z i r i s u l t a n o me morabili: Last Of The Lemach Line c o n l e s u e c r u d e l y r i c s p o t r e bbe e s s e r e t r a n q u i l l a m e n t e l a l o r o De a t h Va l l e y 6 9 ; e l a c i t a t a b a l l a d per piano e voce Empty Bottles, strugg e n t e f i n o a l c o l l a s s o . P o l l i c e d un q u e a l l ’ i n s ù s e s o l o f o s s e u n d e bu tt o ; m a p r i m a d i s t r a p p a r c i i c a pelli a s p e t t i a m o d i v e d e r e g l i s v i l u p p i di q u e s t a n u o v a d i r e z i o n e . D i c i a m o un “debutto di transizione”? (6.8/10) Stefano Pifferi Mando Diao - Never Seen The Light Of Day (Emi, 19 ottobre 2007) Genere: r’n’r orches t r a l e , c o u n t r y, p o p Never Seen The Light Of Day, r e p e n t i n o q u a r t o c a p i t o l o a f i r ma M a n d o D i a o ( O d e To O c h ra s y era u s c i t o a p p e n a u n a n n o f a ) , o d ora d i s o g n o n e l c a s s e t t o f i n a l m e nte r e a l i z z a t o . C o m p l i c e u n t o u r n egli States, al so l i t o e r o b u s t o r e v i v a l r ’n’r che fiera m e n t e p o r t a n o a v a n t i sin da gli esor di gli s v edes i s om m in istra no ro bu s t e iniez ioni di Am er ica anni ’60, a v v o l g e n d o l o u n m a n t o o rch estrale fr a Love, p o p d ’ a u t o r e e colo nn e so nor e wes t er n. I l r is ulta to, an co rch é m ielos o o im pr obabile, è invece u n a r e l a t i v a ( e g r a d i t a ) sorp resa, ne l s uo m et t er e ins iem e a po crifi Pete Doher t y ( M a d a c a m Co wbo y, If I Don’t Liv e Today … ) e vibra zio ni pos it iv e in s t ile For ev er Change s ( G old, M ex ic an Hard co re), i Be at les di A H a r d D a y ’s Night ( Never S e e n T h e L i g h t O f Da y, Misty M ount ains ) e i Wa l k e r Bro the rs in fregola c ount r y ( I D o n ’ t Ca re Wha t Pe ople Say ) , v elleit à da soundtrack in s t i l e G a i n s b o u r g n e l We st (Dala rna ) e f i n a n c o u n D y l a n d ’an tan (l’incipit di O ne Blood) . Piacevole, ad ess e r e i n g e n e r o s i , e n o n solo pe r i fan più dev ot i. ( 6. 7/ 10) Antonio Puglia Mark Olson - Salvation Blues (Hacktone Records / Audioglobe, 1 ottobre 2007) Genere: folk rock Certe donne l a s c i a n o i m p r o n t e p rofo nd issime. Sopr at t ut t o in c er ti uomini. Ne n a s c o n o a m o r i c h e quando finisc o n o - s e f i n i s c o n o - s i la scian o die tr o s olo m ac er ie. Non so bene se c o m p a t i r l i o i n v i d i a r l i , q ue lli a cui c apit ano donne c os ì . Certo che, in a l c u n i c a s i , n o n t u t t o il d olo re vien e per nuoc er e. Lim itatamente al f o l k r o c k , g i à i l c a r o Be ck e ra sta t o c apac e di r ielabor are il trau ma d el dis t ac c o da Wy non a Ride r con f ez ionando l’ec c ellente Sea Change. O g g i , p u r c o n t u t t e le differenze d e l c a s o , q u a l c o s a d i simile è toccato a Mark Olson, l’ex v et er a n o J a y h a w k s c h e a b b a n d o nat a l a b a n d s p o s ò l a c a n t a u t r i c e Vi ct o ri a Wi l l i a ms , p e r p o i i m b a s t i r e as s i e m e a l e i l ’ e c c e l l e n t e p r o g e t t o Cr e e k d i p p e rs . U n i d i l l i o c h e s i è spezzato nel 2005, il matrimonio a rotoli e in Mark un buco nero largo c os ì . L a d e p r e s s i o n e . Sal va t i o n B l u e s è i l f r u t t o d e l l a r i nascita. Ottenuta lasciandosi alle spalle l’America per trasferirsi da a m i ci i n G a l l e s . Q u i n d i a l t r e t a p p e in Norvegia, in Polonia. Straniarsi per r i t r o v a r s i . N e s o n o u s c i t e q u e ste undici canzoni (più due bonus track) all’insegna di un folk rock classico che più classico non si può – non fosse per l’armamentario di organi, banjo, dobro, pedal steel, w u r l it z e r. . . - m a a c u o r e a p e r t o e v iv is e z i o n a t o e d è q u e s t o c h e c o n t a da v v e r o . B a l l a t e e a n c o r a b a l late dove graziaddio non trovano pos t o p i a g n i s t e i m a u n o s c h i u d e r si alla speranza pur nella caligine del d i s i n c a n t o , c o m e u n t r e n o c h e significa tornare dove sei qualcuno per c h é c ’ è q u a l c u n o c h e t i f a e s i s t er e ( “ i t m a k e s n o d i f f e r e n c e w h a t you do or where you stay / whne you come home who will know your nam e ” , c a n t a M a r k i n N a t i o n a l E x pr es s ) . Aggiungere altro sarebbe ozioso. Giusto però citare almeno le due t oc c a n t i r i e v o c a z i o n i d i K e i t h ( d e dic ata a l p a d r e s u i c i d a ) e S a n d y Denn y ( u n p a l p i t a n t e r i t r a t t o d e l la cantante da ragazzina) nonché quell a M y O n e B o o k P h i l o s o p h y c h e sgrana un gospel strinito (wurlitzer e v oc e ) p e r v a s o d i p i e t o s a a s p r e z z a Dy l a n , u n J o h n n y C a s h s g u a l c i t o , u n f a n t a s m a d i To m J o a d t o l t a l a r abbi a d a l p e t t o e c o m p i u t o u n p a s so forse definitivo verso la disillus ione . P r e z i o s a m e n t e c o n f e z i o n a t o c om e u n v e c c h i o l i b r o i n b r o s s u r a con tanto di sovraccoperta, questo d i s c o s t a r à b e n i s s i m o s u l l o s c a ff a l e t r a l’ u l t i m o Wi l c o e i l v o s t r o G r a m Par so n s p r e f e r i t o . ( 7 . 3 / 1 0 ) Stefano Solventi Marlene Kuntz - Uno (Virgin / EMI, 14 settembre 2007) Genere: rock cantautoriale I Marlene Kuntz sono cambiati p e r c h é c a m b i a r e è n a t u r ale. Dopo l ’ a c m e c e l e b r a t o i n H . U . P. Live in C a t h a rs i s ( S o n i c a / E d el, 1999), l a f u r i a s o n i c a è d i v e n t a t a sempre p i ù u n r u g g i t o i n t e r i o r e . Qu a l ch e s c e l t a s b a g l i a t a - e m b l em a ti co i l duetto con la sempre più improp o n i b i l e S k i n - v a m e s s a in conto, m a i l n u o v o p e r c o r s o è s t ato fin da s u b i t o c h i a r o : l a b a r r a p untata con d e c i s i o n e v e r s o u n v i v i d o, brusco, i n t e n s o c a n t a u t o r a t o r o c k. Ob i e tti v o c h e i l q u i p r e s e n t e U n o - se tti mo album in studio per la band di C u n e o - c o n s e g u e a p p i en o . C a n z o n i d ’ a m o r e e d i s a m o r e, aspre e c o r r u s c h e , l a n g u i d e e d o l e n ti , sfa cc i a t e e d e s o t e r i c h e . M a , a p p u n to , c a n z o n i . C o n l e g i t t i m e possibilità r a d i o f o n i c h e , c o m e l a t i t l e tr a ck che c h i u d e l a s c a l e t t a c o n s t rofe dallo s b i l e n c o p a s s o f u n k e d un chorus n e l l a s c i a d e i C S I p i ù e m patici. I n a p e r t u r a t r o v i a m o i n vece una Canto che prima brontola malanim o t o r v o q u i n d i s p i a n a u n ritornello i n d o l e n t e e r é t r o d a l v a g o sta m p o B a u s t e l l e . P o i a c c o g l i M u sa come f o s s e u n m i r a g g i o d ’ a m o re ancora v i v o , u n a s e n s u a l i t à c h i me r i ca b e n e d e t t a d a l p i a n o i n e ff a b i le d i Pa ol o C o n t e n i e n t e m e n o , u n a fremente vulnerabilità negli organi ed il midd l e e i g h t c h e s i s p a m p a n a R a dioh e a d , c o n v e r g e n z e p a r a l l ele che ti c o s p i r a n o u n a s e n t e n z a in e l u tta b i le: e il gioco è fatto. B e n v e n g a d u n q u e l ’ a s p re zza ci r c o s p e t t a d i S a p o r e d i m i e l e , una P J H a rv e y c h e p a r a f r a s a n d o Pa oli i n c e n d i a s e n s u a l i t à f r a n c a, feroce, l i b e r a t o r i a . B e n v e n g a q u e l l a Fa n t a s m i c o m e u n C a p o s s e l a sd e g n o s o c h e d i g r i g n a g e l b i a n o tra ululati S e r g i o L e o n e e r i v e r b e r i cupi fino sentireascoltare 69 al po de roso fina le. E ben v engano il frutto estremo Beach Boys passito Mer c ur y Rev di C a n z o n e sensua le e lo stran o i m p a t t o t r a i l miglio r Finar di e g li ult im i F l a m i n g L ip s - orche stra to d a I gor Sci avolin o , quello del prog e t t o C h a n t s o n g Orchestra - di Stato d’anim o. Soprattu tto, sian o b en v enut e le m ie prefe rite, un a Can z one ec ologic a che spedisce l’inve t t i v a t r a e t e r e i languo ri e q ue lla Negli abis s i t r a i palpiti dove l’insidio s a t r e p i d a z i o n e rumba -psych si amm ant a di c or et ti be atle sia ni (a ltez z a Bec aus e) . La t r ep ida p rod uzione di G i a n n i Maroc colo, i p rezios i int er v ent i di Ivan a Ga tti (co ri), Vi t t or i o Cosm a (piano e tastiere ) e G r eg Cohen (contrabbassista già a l l a v o r o c o n Waits), il libretto c h i o s a t o d a l l e penne di Lucarelli, B r i z z i , S c a r p a , C lem en ti e L od oli tra gli alt r i, c om plet ano la ricetta di un album r iuscit o. (7 .1/10 ) Stefano Solventi Merzbow & Carlos Giffoni – Synth Destruction (Important Records / Goodfellas, maggio 2007) Merzbow/Carlos Giffoni/Jim O’Rourke – Electric Dress (No Fun Production, maggio 2007) Merzbow – Merzbear (Important Records / Goodfellas, giugno 2007) Merzbow – Zophorus (Blossoming Noise, 12 giugno, 2007) Genere: noise Pare che tutto sia iniziato un anno fa circa, in corrispondenza con il “Synth Destruction Tour” in Giappone di Carlos Giffoni che vide protagonista anche “The Lord of Noise” Merzbow. I due in libera uscita seminano rumore e devastazione per tutto il Sol Levante utilizzando, e qui sta la vera novità, esclusivamente synth e strumentazione analogica, nuovo amore di Giffoni e ritorno di fiamma per il giapponese. Synth Destruction altro non è che la registrazione audio del concerto del 25 settembre 2006 a Tokyo, ecco allora distorsioni impossibili, sinewaves al cianuro, rumori che sembrano provenire dal reattore di un aereo al decollo; un’ora che metterà a dura 70 sentireascoltare prova il vostro udito seppur cullato da calore “umano” dell’analogico. (6.4/10) Electric Dress non si discosta tanto dal gemello Synth Destruction essendo la registrazione del concerto tenutasi cinque giorni dopo sempre a Tokyo; questa volta però alla coppia di noisers si aggiunse il “desaparecido” Jim O’Rourke che provò ad aggiungere il suo tocco di sapiente arrangiatore al maelström sonoro, talvolta riuscendoci, senza cambiare la sostanza assassina del materiale sonoro in questione. (7.3/10) Sembra evidente che l’esperienza del tour con Giffoni deve aver lasciato un segno nel taciturno e stakanovista giapponese se ci troviamo davanti a due dischi come Merzbear e Zophorus, tutti e due caratterizzati dall’abbandono del freddo laptop in favore di chitarre e synth old-fashioned. L’elemento ritmico sembra prendere quasi il sopravvento in Merzbear, che si avvicina alle sonorità più controllate di dischi come Merzbuddha, per esempio: ritmiche industrial sorreggono abrasivi spasmi sonori e feedback prodotti dal glorioso EMS Sythi; pare quasi di ascoltare dei Daft Punk in vacanza ad Ann Arbour dai Wolf Eyes. (6.7/10) Chi è abituato al suono più harsh degli anni passati rimarrà decisamente sorpreso. Atmosfere più da Theater of Eternal Music virato in salsa white noise invece per Zophorus capace di produrre esperienze estatiche non molto lontane da quelle di Hototogisu di Matthew Bower. Sicuramente un disco meno addomesticabile rispetto a Merzbear ma non meno godibile, anzi. (7.2/10) Nicolas Campagnari Michael Hurley – Ancestral Swamp (Gnomonsong / Goodfellas, ottobre 2007) Genere: folk blues lo-fi I l d u o B a n h a r t / C a b i c r i p o r t a a l l ’a tt e n z i o n e l a l e g g e n d a f o l k a m e r i c ana M i c h a e l H u r l e y, c h e h a a t t r a v e r s a to discontinuamente gli ultimi quar a n t ’ a n n i , d a m e t à S e s s a n t a f i n o ad o g g i , c o n l a s u a m u s i c a s c a r n a e di rara intensità. Stralunato cartoonis t , u m o r i s t a e o u t s i d e r c h e p o t r eb b e p e r c e r t i v e r s i e s s e r e a c c o s t ato a u n D a n i e l J o h n s t o n , m a c o n sa p e v o l e , è i l p o r t a t o r e d i u n t a l e nto m i s c o n o s c i u t o , c h e h a c o s t i t u i t o un c u l t o s o t t e r r a n e o p e r q u a l s i a s i f o l ksinger che si rispetti. I n A n c e s t ra l S w a mp s i r i t r o v a n o u n a s e r i e d i n u d e b a l l a d s f o l k - b l u es, f r u t t o d i r e g i s t r a z i o n i c a s a l i n ghe e ff e t t u a t e n e g l i u l t i m i 6 / 7 a n n i , con a c c o m p a g n a m e n t o p e r l o p i ù d i ch i tarra - ma una band è qui presente - (si ascolti il folgorante incipit c o n l a s e n t i t a K n o c k a n d o , p u r a ess e n z a d i s t i l l a t a i n s a l s a l o - f i , c osì c o m e l ’ i n q u i e t a 1 s t P r e c i n t B l u es), o r g a n o e p i a n o ( D y i n g C r a p o s h oo t e r s B l u e s o m a g g i o a B l i n d Wi llie M c t e l l ) , c a n z o n i c h e s i d i s t e n d on o a n c h e i n c o u n t r y - b l u e s a l l a C a sh, o m a g g i a t o c o n l a c l a s s i c a S t r e ets O f L a r e d o . Tr a g l i o s p i t i Ta r a J ane O ’ N e i l c h e p r e s t a l a v o c e i n un p a i o d i p e z z i ( E l D o r a d o , s u p a role d i E d g a r A l l a n P o e - a l t r o o m a g gio - e L i g h t G r e e n Ye l l o w ) . A l t r o v e è i l f i d d l e a d a c c o m p a g n a r e m e l o die c h e s a n n o d i v e c c h i o m o n d o ( G am b l i n g C h a r l i e ) , i n s i e m e a m a l i n co n i e e s o l i t u d i n i c h e o g g i a p p a i ono f u o r i d a l t e m p o m a n o n p e r q u e sto fuori tempo. Un ritorno ispirato quindi per un turn it on T B A / N a t a l i e B e r i d z e – S i z e A n d Te a r s ( M a x E r n s t / A u d i o g l o b e , 7 settembre 2007) Tu s j a B e r i d z e – T h e O t h e r ( M a x E r n s t / A u d i o g l o b e , 2 2 o t t o b r e 2007) Genere: elettronica Nella celebre storia di Lewis Carroll, Alice per entrare nel Paese delle Meraviglie deve prima ridimensionarsi e poi piangere fino a formare un lago di lacrime. Allo stesso modo per riuscire ad entrare dentro questi due dischi occorre allungare il proprio tempo e superare lo sconcerto per una musica dal taglio surreale e fatta di assonanze strambe e bizzarre. Natalie Tusja Beridze l’aveva presa per le lunghe già nel precedente Annulè, ma qui si supera e concepisce prima un doppio concept album su Alice e la perdita dell’infanzia, chiamato per l’appunto Size And Tears e poi un secondo album ex novo, intitolato The Other. Peraltro due lavori completamente diversi l’uno dall’altro. Tusja conferma di possedere un’energia e una creatività che vanno ben oltre la prassi comune. Tanto il primo disco è dispersivo e delirante, quanto il secondo è conciso e senza tanti fronzoli. Dei due, quello più interessante è sicuramente il doppio. The Other è un lavoro su cui si avverte troppo l’intervento della mano di Brinkmann. Disco parecchio scuro a partire dalla copertina. Si parte con una piastra di pulsanti beat dal piglio dark per poi registrare una serie di variazioni sul tema. C’è il brano più liquido e rarefatto (Kid, Break, Somewhere Theres A Father), quello più psichedelico e allucinato (Stay On Watch, Love U, Hero), quello più martellante e groovey (After Me In Soft Poles, Weeksends, Into The Lost Moments). Un prodotto sufficientemente di genere, ma non completamente figlio della georgiana. Al punto che si prendono per buone le sue parole quando suggerisce di attribuire questo lavoro quasi del tutto a Brinkmann. Del resto lei si è per forza di cose concentrata sul concept carrolliano di sogni infranti e infanzie perdute. La scaletta del lavoro è stata pensata appositamente per mettere il materiale più problematico e sperimentale sul primo disco e quello maggiormente accomodante e pop sul secondo. La prima parte è più cruda e difficile perché nelle intenzioni di Natalie, Alice qui si muove a tentoni attraverso mille possibilità con l’incognita del domani. Esattamente quello che si prova ascoltando i brani in successione. Qui ci sono numeri di spericolato pianismo avantgarde (Myth In Fingers, Teacher, Exercise (Wanna Leave)). Altri di gretto surrealismo con tanto di vocine muppet e astratti ghirigori strumentali. Si segnalano quindi l’efficace mazurca per piano ed elettronica di Itaka Farewell March, la trasognata nenia di Song Of Yuleya (U Lier) e l’ipnosi ballerina di Flag Conv. In Her Eye. L’atmosfera sul secondo dei due dischi cambia, perché qui, come ci suggerisce sempre Natalie, Alice si innamora. E allora si abbonda in passeggiate zuccherosamente dream come le dolcissime Size & Tears, Topeka Exists, Silent Flow (Ag. Cooper) – dedicata per l’appunto all’agente Cooper di Twin Peaks - Calling Herby Sugga Delta. Oltre a queste i numeri da urlo non solo non mancano, ma abbondano. Per esempio Trees Too, che è un meraviglioso congegno di folk digitalizzato, oppure l’ipnotica marcetta da incubo di Easy Ryder oppure ancora l’astratta nenia futurista con tanto di sampler preso dai Cocteau Twins di Beam Plaster. Natalie procede per accumulo di dettagli, visioni, suggestioni dando vita ad un disco che ti risucchia dentro. Il suo problema è quindi anche il suo fascino. Il suo essere eccessivamente lungo (48 brani per due ore di musica!), fin troppo pieno di materiale, rimandi, citazioni e omaggi (Marina Tsvetaeva, Merab Mamardashvili, Joseph Brodsky, Fyodor Dostoevsky, Andrè Breton…). Davvero fuori misura. E quindi alla fine ragionando di numeri e grette votazioni da ragionieri possiamo dare un bel (7.0/10) di media tra The Other (6.7/10) e Size & Tears (7.3/10) dando un fiducioso appuntamento al prossimo colpo di TBA. Una maggiore capacità di sintesi e una dose minore di intellettualismo e allora sì… l’avremo trovata la nuova Bjork. Antonello Comunale sentireascoltare 71 album di crud a in tens it à, c he non possia mo che so ste ner e f or t em ente. (7.3 /10 ) Te r e s a G r e c o Michaela Melián – Los Angeles (Monika Enterprise, 5 ottobre 2007) Genere: glitch D a Ba de n-Ba de n, pic c ola c it t adina t ede sca a Los A ngel es, la più american a d elle met r opoli, M ic haela Melián macina c h i l o m e t r i s u chilome tri ne l su l pe r c or s o di allontanam en to d ag li FS K, s t or ic a f or mazione new wave t e d e s c a i n c u i militava negli anni ’8 0 . S e c a m b i a il paesaggio circos t a n t e , c a m b i a per forza di cose anc h e l a m u s i c a e il mood. Quello che s u l p r i m o d i s c o di Michaela era pul s i o n e r i t m i c a e cyber spleen qui di v e n t a u n m a r e magn um d i malin co nia noir. St r uggimenti fumosi che s i i n s i n u a n o t r a fasci di dro ni e tap pe t i di or gani s intet ici. Picco le arie r om ant ic he ( Angel, Fö hre nwa ld). Br ani c he om aggiano i ta nti so litari da m et r opoli in decom p osizio ne (Buc hber g, St ein) . Smarriti sinfonismi c h e r i c h i a m a n o Vange lis e Bla de Runner f in dal t itolo (Seb astian ). La M elián t ir a f uori un la vo ro u n p o’ an onim o nei pr esupposti, ma piuttos t o r i u s c i t o n e i suoi esiti, a l p un to c he può benis simo fare co pp ia con l’ult im o Kam merflim m e r Kolle kt i ef . A dar le una mano in sed e di pr oduz ione e ar rangiame nto Carl Oe s t er helt anc he lui ex -FSK. Si chiu de c om e s i c hiudeva Baden-Baden, c o n u n a c o v e r di B rya n Fe rry, u na M anif es t o c h e rompe bru scame nte c on l’at m os f era del resto del disc o e s o n o r i z z a i tit oli di cod a. (6 .6/1 0) Antonello Comunale M i l k y G l o b e - M a g i c Wa v e s ( L o Recordings / Audioglobe, 22 ottobre 2007) Genere: elettronica eclettica Molta generosità m a a n c h e m o l t a ingenu ità in qu esto M a g i c Wa v e s di Milky Glo be (an d f r iends ) , pr ogetto die tro al q ua le s i nas c onde il “direttore artistico ” d e l l a s e m p r e eccelle nte L o Recor dings , M r. J o n Tye, coadiuvato per l ’ o c c a s i o n e d a 72 sentireascoltare una s er ie d i o s p i t i e c c e l l e n t i q u a li Jam es Ho l d e n , I s a n e L u k e Vi ber t . Un pa r t e r r e d e r o i c h e a s s i cura agilità, scorrevolezza e stile all’intero lavoro ma che non riesce a c ir c os c r ive r n e i l l i m i t e p i ù g r a n de, e c ioè u n a d i s o m o g e n e i t à l a t e n t e c he lo r e n d e p i ù s i m i l e a d u n a sorta di bignami degli ultimi venti anni di cultura elettronica che non ad un album v e r o e p r o p r i o . Prese singolarmente, infatti, le t r ac c e di M a g i c Wa v e s s u o n a n o coinvolgenti ed intriganti, come ben dim os t r ano i l s a p i e n t e p o p a m b i e n t ale di G r ee t i n g s F r o m E u ( Wi t h E u ) l’old s k ool t e c h n o d i C o s m i c R i d e r ( wit h Andr e a ’s K i t ) e d i l s e n s u a l e downbeat d i M o o n M i l k ( w i t h Wa l l t apper ) , m a q u a n d o s i d e c i d e d i f ar le s c or r e r e u n a d i e t r o l ’ a l t r a p e r dono t ant is s i m o i n e ff i c a c i a e l i m i tano il giudizio su di un album che, ripetiamo, vive su singoli momenti di assoluto splendore. Un lavoro da pr ender e a p i c c o l e d o s i . ( 6 . 5 / 1 0 ) Stefano Renzi Mquestionmark - Absolutely Pizza (Bad Trip Records, luglio 2007) Genere: wave Tem po di m e t a m o r f o s i e r i c o n f i gurazioni del sistema, per l’indie italico. Ad esempio, questi M? - o M ques t ionm a r k c h e d i r s i v o g l i a s ono il pr od o t t o d i u n a d e f r a m m e n t az ione r igu a r d a n t e e l e m e n t i i n l i ber a ( ?) usc i t a d a J u l i e ’s H a i rc u t , Joe Leam a n ( o r a m a i d e f u n t i ) e d a i più f r es c hi I l G i o rn o D e l P o u . Tu t ta roba germogliata tra Modena e Reggio, in bilico tra la via Emilia e quei sogni di rock’n’roll che prima o poi r ius c i r a n n o ( r i u s c i r e m o ) a d i n s a c c a r e . To r n a n d o a b o m b a , d i c i a m o c h e q u e s t o t r i o n a s c e c o n le s t i m m a t e d e l l ’ a n o m a l i a , o s t e n t a ndo d u e b a s s i e u n a b a t t e r i a o l t r e alle v o c i , v o t a n d o s i q u i n d i d i r e i f i s i ol o g i c a m e n t e a d u n s u o n o e s s e n z i al e . L i m i t e o s c e l t a e s t e t i c o / p o e t i c a che s i a , i r a g a z z i s i r i v e l a n o b r a v i a do m i n a r l a , t a n t o c h e a l l a f i n e l ’ a u ste rity esalta gli espedienti, siano quei t r e p i d i i n t e r v e n t i d e l p i a n o ( q u a ndo l a t u r g i d a I ’ m R e a d y g i o c a a d a ffl o s c i a r s i p s y c h ) o i b a r r i t i s t r i d u l i del s a x n e l l ’ i n i z i a l e S t r a n g e To u g h It M a y S e e m ( c h e p o t r e b b e e s s e r e un s o g n o D o o rs s c a r n i f i c a t o S t o o g es ). C e r t o , f i n c h é l a p a r t i t a s i m a n ti e n e d u r a è s o p r a t t u t t o q u e s t i o n e di s p i g o l i e a s c i u t t e z z a , f u n k p u n k o ss u t o a m m o r b a t o d i l i q u o r i c i n e m ati c i s u c u i l e v o c i d i L a u r a e ( f o r se) L u c a d u e t t a n o c o n f o s c a s e n s u a lità ( O b j e c t : B i g D i c k ) , o p p u r e p a sso m a r z i a l / r o b o t i c o c h e r i m a n d a e ch i L i a rs e O n e D i me n s i o n a l M a n ( K a r o s h i ) . Tu t t a v i a , c o n s u m a t a u n a An d T h e Wi n n e r I s a c i d a e c a t c h y a d un tempo, il mood del programma camb i a d r a s t i c a m e n t e , m e t t e n d o i n fila u n a s o r t a d i b l u e s t o r v o s a t u r o di r i v e r b e r i e l a n g u o r e ( B r i l l i a n t ) , una b a l l a d u r g e n t e e s o ff i c e s c r e z i ata jazz-soul (Spring Second Day) e q u e l l a I D o n ’ t R e m e m b e r B u t I S ta rt e d To F l o a t t u t t a p a l p i t a z i o n i t enui e t e n e r e z z a s q u a m o s a . Tu t t o è così d e l i z i o s a m e n t e g r e z z o , d a q u a l ch e p a r t e t r a i P i x i e s p i ù s o ff i c i e gli Yo L a Te n g o c a l i g i n o s i , c i ò c h e non s t o n a a ff a t t o c o n l ’ e n e r g i c a s t r i n gatezza da Fugazi scheletrici della p r i m a p a r t e . A l l a f i n e n o n s t u p i sce n e a n c h e t r o p p o q u e l l a g h o s t t r ack c h i t a r r a a c u s t i c a e v o c e , c o u n tr y f o l k i n t e n s o e c o m p u n t o , i l s o gn o ( l ’ i n c u b o ? ) l a s c i a t o i n e r e d i t à da n o n n o C a s h o f o r s e p e r c h é n o da z i o S t e v e Wy n n . ( 7 . 0 / 1 0 ) Stefano Solventi My Little Airport - Zoo Is Sad, People Are Cruel (Elefant, ottobre 2007) Genere: cute (little shoegaze) electro pop È dagli anni Ottanta di Pastels e B e a t H a p p e n i n g c h e i l r i t o r n o alla m i t i c a e m i t i z z a t a e t à d e l l ’ a d ol e s c e n z a r a p p r e s e n t a u n c h i o d o fi s- so de ll’ind ie- pop m ondiale, e c on l’a llarg arsi d ei m er c at i a ques t e son orità a rr iv ano, dis c ogr af ic ame nte pa rlan do, anc he i c ines i M y Little Airport. Va s u b i t o d e t t o c h e si tra tta di un pr oget t o s opr a la me dia de lle p r oduz ioni del gener e (ma d i g en ere ) c he s i f ar à am ar e, vuoi per varie t à d e l l e c a n z o n i v u o i per quella cru d a f r e s c h e z z a c h e l o caratterizza. R a c c o n t i d i r a p p o r t i interpersonali e t a s t i e r e l u c c i c a n t i ma rca te Ca si o, s por c at ur e elet t r oniche casarec c e e u n p i c c o l o t o c c o sho eg aze à la Slowdiv e, un s t or ia arcinota eppu r e i l d u o c h e f a t a n t o Ste r eo Tota l c on gli oc c hi a m and orla (My L itt le Banana) , non m anca d i farsi ap pr ez z ar e per alc une escrescenze p u n k y, m o d i c h a n s o n , valzer p er d rum m ac hine ( s u t ut t e la tra ccia Le o… ) o per i c las s ic i a nd ame nti twee ( l’aut os c ont r o G i g i L eu ng Is De ad) . Tr a le pieghe non manca nemm e n o u n c e r t o f r e m i t o tu tto co nte mpor aneo, e in def init iva qu esta ve r s ione ex t r a naif dei Ra dio Dept c o n v i n c e a n c h e d o p o a scolti ripe tut i ( la bella You Sm ile L ike A Blo s s om , i l q u a s i p l a g i o n el p lag io d i W h e n I L i s t e n To T h e Field Mice). Z o o I s S a d , P e o p l e Ar e Cr uel rac c o g l i e i l m e g l i o d i d u e precedenti us c i t e . U n p i c c o l o m u s t per orsi asse t a t i d i l a t t e p o p d e l la ttaio u nd erg r ound ( deliz ios a anche Mou nta int op, Doll, Lolly pop) . (6 .8/1 0) Edoardo Bridda N e i l Yo u n g – C h r o m e D r e a m s I I ( R e p r i s e / W a r n e r, 1 6 o t t o b r e 2007) genere: folk, rock Mattacchione di un Neil. Anziché pubblicare finalmente il famigerato, primo volumone dei leggendari Archives (atteso entro il 2007, adesso rinviato a data da destinarsi… mah!), resuscita una decina di quelle datate “dimenticanze”, ne registra alcune ex novo e battezza la raccolta che ne salta fuori come uno dei suoi lost album più celebri di sempre, quel Chrome Dreams che, fosse uscito nel ‘77, oggi contenderebbe la palma di miglior disco younghiano dei ’70 ai vari Harvest e Rust Never Sleeps (On The Beach e Tonight’s The Night sono altra categoria, ça va sans dire). Che burla. Tipico Shakey. Come ogni sequel, peraltro, questo II è meno riuscito del primo capitolo della saga – e per forza: pensate un po’ che quello includeva Pocahontas, Like A Hurricane, Powderfinger, Look Out For My Love, a dirne solo quattro. Adesso, con compiaciuta senilità e consapevole auto-celebrazione, in questo mucchietto di canzoni (recuperate prevalentemente dai cassetti dei suoi temibili anni ’80) gioca a incarnare praticamente tutte le sue identità, dal country farmer di Beautiful Bluebird al cantore melenso degli ultimi tempi di The Believer, Shine A Light e The Way (francamente terribile), fino al solito cavallo pazzo di sempre in Spirit Road, No Hidden Path e Dirty Old Man (brutta come il suo sacrilego titolo, per inciso). Lasciando da parte l’esegesi (per dire, l’interminabile tour de force di Ordinary People è uno storico rigurgito del periodo pre-Freedom, fissata su nastro nell’’88 insieme alla band ’r ’n’b di This Note’s For You), non è che queste anticaglie rimesse a nuovo ci diano molto - e non che noi chiedessimo più di quel che avevamo già, anzi alcuni ascolti ce li saremmo risparmiati volentieri. Prendiamo allora Chrome Dreams II come l’ennesimo sassolino che il gran Vecchio ha voluto togliersi dalla scarpa, l’ennesimo capriccio insoddisfatto di uno spirito sempre inquieto ed insanamente incosciente (e il fatto che questo sia il suo terzo album di inediti in tre anni ce lo conferma). Se ciò sia bene o male, giudicate voi. (6.3/10) Antonio Puglia O a k l e y H a l l – I ’ l l F o l l o w Yo u ( M e r g e / W i d e , 11 s e t t e m b r e 2007) Genere: alt-country-rock Tu t t o s i p u ò d i r e a q u e sti Oa kl e y Hall tranne che siano pigri o pant o f o l a i . I ’ l l F o l l o w Yo u è il quarto a l b u m i n t r e a n n i s c a r s i , co n ta n t o d i n u o v o c a m b i o d i e t i chetta. La m u s i c a p e r ò r e s t a s e m p re quella: d i b a s e è c o u n t r y - r o c k ma arriva a u n a f o r m a d i p s i c h e d el i a va g a m e n t e s o u t h e r n c o n s v i sa te fo l k i s h ( F i r s t F r o s t ) o g r o s s e scariche d i e l e t t r i c i t à ( M a r i n e L i f e , Best Of L u c k ) . C o m e d i r e l ’ i n c r o c i o perfetto t r a O n e i d a e J o h n n y C a s h, anche s e a d i r e i l v e r o d e l t r i o d i Br o o kl yn i n q u e s t o c a s o s e n e s e nte poco, d a t o c h e a p r e v a l e r e è u n a forma di Americana molto classica. L e c h i t a r r e , d u e a v o l t e anche tre, s i i n t r e c c i a n o a l l a p e r f e zione con le mai banali voci femminili di Rac h e l C o x e C l a u d i a M o g e l ; l’organo d i P a t S u l l i v a n ( i l P a p a Crazee di o n e i d i a n a m e m o r i a ) è o n n i p r e se n te c o s ì c o m e l a s u a v o c e p r o fo n d a r e n d e p e r f e t t a m e n t e s e m e s sa a l se r v i z i o d i u n c a n t o d i p r o t esta come F r e e R a d i c a l s L a m e n t . A volte, e q u i e m e r g e i l l a t o p i ù p s i chedelico d e l g r u p p o , l e c o m p o s i z i o n i i n d u co no a una specie di trance morbida e s u a d e n t e c o m e n e l l a ti tl e tr a ck o n e l l a s o g n a n t e Ta k e My Hands, We ’ r e F r e e . P e r q u e s t ’ a l bum sono s t a t i f a t t i p a r a g o n i e c l a t a nti, come s e f o s s e u n a v e r s i o n e a lt- co u n tr y d e i Ve l v e t p e r i o d o L o a d e d, m a d o p o t u t t o n o n s i a m o c o s ì d istanti dal v e r o . I ’ l l F o l l o w Yo u n o n a g g i u n g e m o l t o a c i ò c h e s a p e v a m o di questo s e s t e t t o , m a n e l s u o g e n er e è p u r s e m p r e u n b e l l ’ a s c o l t a r e . ( 6 .8 /1 0 ) Stefano Pifferi Old Time Relijun - Catharsis In Crisis (K / Goodfellas, 9 ottobre 2007) Genere: post beefheartian blues P o c o d a f a r e : q u a n d o p e nsi a d A r ri n g t o n D e D i o n y s o s o rg e sp o n t a n e o r i t o r n a r e a l B e e f he a r t che d o m i n a g l i s c a ff a l i e g i ammai ha a c c u m u l a t o p o l v e r e . M e desima la f i s i c i t à d e l l e m e t a f o r e ( s o n o r e , vi s i v e , t e s t u a l i ) , l a v o c a l i t à creativa c h e l i b e r a a t a v i c i i s t i n t i ( tr i b a l i sm o sentireascoltare 73 che qu alcun o ch iama blues ) , l’int er preta zione “cubista” d e l ( n o n p i ù ) rock. Saggio, Arringt o n - g i r a m o n d o ora stanziatosi a Po r t l a n d , O r e g o n - ha scelto di non m i s u r a r s i f a c c i a a f accia col su o prin c ipale is pir at ore, prefe ren do incar nar ne lo s pir it o. E v ide nte men te, s e non può av ere oggi la medesima r i v o l u z i o n a r i a porta ta, ci ricorda d i e s s e r e t r a i discep oli p iù vale nti, a pr es c indere da che certi stec c a t i s i a n o s t a t i abbattuti quaranta a n n i o r s o n o . G l i O ld Time Reliju n (n om e di un t r adit ional blu es ripre so s u Tr o u t M a s k Replica …) son o p rinc ipalm ent e af fare del poliedrico l e a d e r, a l m e n o da qu an do Phil Elv r um h a l a s c i a t o il grup po a nn i fa : d a lì in poi parecchie facce hanno f i g u r a t o n e l l a line-up, l’ultima dell e q u a l i v e d e l a ritmic a d i Aar on Ha r t m an e G er m an e Ba ca affiancarsi a l l ’ i n d i a v o l a t o sasso fon ista Be nja m i n Har t m an. A bilissimi e atte nti a s or r eggere una visionarietà c o i n v o l g e n t e e sanguigna come for s e m a i , m e r i t o anche de ll’immed iate z z a di un lav oro gran itico ep pu re sf ac c et t at o, c urato nonostante i so l i q u a t t r o g i o r n i - e relative notti - d i l a v o r o s p e s i nel Dub Narcotic Studio. Q ues t o è wav e s i r iu n i s c e d a a m b o l e s p o n de dell’At la n t i c o ( D e m o n M e e t i n g ) . O gnuno as s e r v e o r g o g l i o s o l a f u n zione di chiarire una volta di più quant o poc o s i i n v e n t i d a a n n i e , in f ondo, a l g e n i o b a s t i m e s c o l a re le carte con sapienza. Perché quella vaga fragranza errebì che s ale dalla ju n g l a G a r d e n O f P o m e gr anat es un p o ’ l a s p i e g h i e u n p o ’ no; per c hé l a F e s t a D i C o m p l e a n n o s t r apaz z a l e d o d i c i b a t t u t e d i A k a v is him e Ve l e n o M o r t a l e ( m a q u e l le note in punta di dita?); perché il gar age Dar k M a t t e r l o h a i d i r a d o udito liquefarsi in panorami arabi t r am it e il s u r f . P e r c h é l ’ i n f a t i c a b i l e tumulto diddleyiano che transita da O r i e n t e a l l a N e w Yo r k d e i S e s s a n t a non s i s c or d a , s t r a d a f a c e n d o , n é dei Can né d e l P o p G ro u p , a ff i n c h é t u c apis c a q u a n t o s i a u n a q u e s t i o ne di DNA. Un dis c o c h e c h i u d e l a t r i l o g i a “ d e l la luce perduta” per Arrington e scrive un’altra pagina del romanzo pos t beef h e a r t i a n o : p a r a d o s s a l m e n t e t a n to p i ù o r i g i n a l e q u a n t o n o n s i s f o r za d ’ e s s e r l o a o g n i c o s t o , c hiar i la pr o p r i a g e n e s i ( d a t r o v a r si magari nel percussivo, sabbatico gr em bo Sec o n d D a y O f C r e a t i o n ) e lo s c opo u l t i m o . D o p o t u t t o q u e s t o, Cat hars i s I n C ri s i s s i i m p o n e c o m e i l m i g l i o r d i s c o d e g l i O l d Ti m e Reljiun e un o d e i p i ù i n t e n s i d i q u e s t o 2007. ( 7 . 8 / 1 0 ) Giancarlo Turra Cath ar sis In Cr is is: un at t o di c oerenza stilistica che s o t t o l i n e a u n canone me tten do ne in luc e il m omento della nascita, n e a n a l i z z a l o sviluppo storico fin q u i t r a s c o r s o e inf ine a fferma la p ropr ia aut or ev ole opinione. Come p r e v i s t o s f i l a n o licantrop i wa itsia ni ( Dig Down Deeper), ci s’impasta i n u n g r o o v e t r a palude e Public Im age ( I ndes t r uc t ible Life !), si o sser v ano i Cont or ti o n s in un universo m e t à Tu v a e metà Sard eg na (Tig hes t Cage) , l a 74 sentireascoltare Om – Pilgrimage (Southern Lord, 2 ottobre 2007) Genere: stoner E’ da or m a i t r e d i s c h i c h e g l i O m c er c ano inu t i l m e n t e d i t r o v a r e l a lor o S e t T he C o n t r o l F o r T h e H e a r t of t he Sun. Ve r r e b b e q u a s i v o g l i a di pr ender li i n d i s p a r t e e s p i e g a r gli c he br a n i c o m e q u e l l o o e s c o no fuori in modo naturale o niente. Non c ’è un t e o r e m a d a a p p l i c a r e o una legge da rispettare se vuoi fare della ps ic he d e l i a c o m e c o m a n d a i l D i o d e g l i A c i d i . L’ u n i c a p l a u s i b i l e è quella di ai u t a r s i c o n s o s t a n z e p s i c ot r opic he d i v a r i a n a t u r a . P u r t r o p po per ò s em b r a p r o p r i o c h e A l C i sneros e Chris Hakius non tocchino più niente da quando diedero addio alla s igla S l e e p . U n a c o s a c h e l i farà certamente campare di più ma che lega la loro musica ad una cond i z i o n e d i a u r e a m e d i o c r i t a s . C ome è p o t u t o s u c c e d e r e c h e u n n o r ma l i s s i m o g r u p p o s t o n e r c o m e q u e sto s a l i s s e a l l a r i b a l t a e b e n e f i c i a ss e a n c h e d i u n c e r t o h y p e r i m ane u n m i s t e r o . P r o b a b i l m e n t e d e v ono a v e r a i u t a t o g l i a t t e s t a t i d i s t ima d i D a v i d Ti b e t e B e n C h a s n y, c o sì come sicuramente si tiene in conto che questi sono gli ex-Sleep e q u i n d i t a n t o d i c a p e l l o v i t a n a t ural durante. Ma qui non c’è niente di p a r t i c o l a r m e n t e i n t r i g a n t e e c h e li elevi al di sopra del genere. Gli Slee p e r a n o d a v v e r o u n ’ a l t r a c o s a . Qui c ’ è s u b i t o l a p s e u d o S e t t h e C on t r o l … c h e l o r o c h i a m a n o P i l g r i m ag e e m e t t o n o s u b i t o a l l ’ i n i z i o . D o p o ci s o n o d u e e p i s o d i s a b b a t h i a n i , f ia cc h i s s i m i e n o i o s i , e s i c h i u d e q ui n di con una Pilgrimage Reprise… e h a n n o f a t t o i l d i s c o . E ’ c h i a r o che e s c o n o c o n u n n u o v o l a v o r o ogni a n n o p e r l a g i o i a d i S o u t h e r n L ord c h e h a f i u t a t o l ’ a ff a r e . Q u e s t o co m u n q u e è s f o r z o c r e a t i v o d a m in i mo sindacale. (5.0/10) Antonello Comunale Oren Ambarchi – In The Pendul u m ’ s E m b r a c e ( To u c h / W i d e , settembre 2007) Genere: neo-minimal L e n o t e , c o m e s e m p r e , s o n o e sa tt a m e n t e a l p o s t o g i u s t o , p r o prio l à d o v e d e v o n o e s s e r e . L a m u sica d i O r e n A m b a r c h i è a r i t m e t i c a allo s t a t o p u r o . M a g l i a d d e n d i , s t a vo l t a , s o n o n u m e r o s i . I n n a n z i t u t t o gli strumenti: oltre alla chitarra, arm o n i c a , p e r c u s s i o n i , a r c h i , p i ano, a d d i r i t t u r a v o c e . O r e n A m b a rchi c h e c a n t a , s u s s u r r a n d o , i n Tr a i l i n g turn it on Ye l l o w S w a n s – A t A l l E n d s ( L o a d , 1 5 o t t o b r e 2 0 0 7 ) Genere: noise At All Ends è il nuov o c apit olo del Cign o G i a l l o d i P o r t l a n d , s u p e r b o vola tile ad uso al r um or e più int oller abile e d e s t r e m o . A t A l l E n d s c a n t a il corpo elettr i c o , l e s u e v i r t ù c a t a r i c h e a t t r a v e r s o i l r u m o r e , n o n c h é l a sua fin ale re denz ione in f or m a di br uit s t r utt u r a t o . E n d l e s s l y M a k i n g A n d En d Of Th ing s r a c c o n t a b e n e q u e s t o t r a n s i t a r e d e l d u o G a b r i e l M i n d e l Saloman (chit a r r a , e l e c t r o n i c s ) - P e t e S w a n s o n ( e l e c t r o n i c a e v o c e ) v e r s o un impression i s m o n o i s e e v o c a t i v o e c a l c o l a t o . B a s t e r e b b e r o i s o l i m i n u t i in izia li de lla s uddet t a c om pos iz ione per a ff e r r a r e , a t t r a v e r s o i l d i s c r e t o cresce nd o d i f eedbac k , il quadr o c om ples s i v o d i p i n t o d a g l i Y S e c o l l o c a r n e lo scen ario in un luogo des er t ic o, una s o r t a d i n o w h e r e l a n d d e l l ’ i n conoscio, oce a n o d i p a c e t r a s f i g u r a t o d a l r u m o r e e p u r i f i c a t o d a i d e c i b e l ma n ma no so v r as t ant i. I s pir at o ad un poem a d i P a u l C e l a n , E n d l e s s l y Ma kin g è l’ap i c e d i u n l a v o r o a c c u r a t i s s i m o d a l p u n t o d i v i s t a d e l l a p i a n i f i c a z i o n e s o n i c a . S i p a r t e sempre da a rpe gg i riverb er at i delle c hit ar r e, da uno s f o n d o d i s i l e n z i o d i p i n t o v i a v i a c o m e u n c a n o v a c c i o d a a m p i e p e n n e l late di suono- r u m o r e . H a u n c h e d i i e r a t i c o, e d a n c h e d i i n t i m a m e n t e r e l i g i o s o , q u e s t a p s i c h e d e l i a c a cofonica e ma lde stra men t e am elodic a, at t onit a c om e u n r i t o d i i n i z i a z i o n e p r i m i t i v o , u i s i a i n t e r d e t t a l a p a r t e c i p azi o n e se non intesa co m e “ r u i z i o n e p a r t e c i p a t a ” . Q u a l c o s a a c c a d e d a v a n t i a l n o s t r o o r e c c h i o i n t e r i o r e , e d è n e l completo a bb an do no a lla r idondanz a del r um or e bianc o c h e c i s i c a p a c i t a n o n d i c o s a m a d i c o m e a c c a d e . A c c a d e a ttr a ve r so l’iperampli f i c a z i o n e . A c c a d e a t t r a v e r s o u n a c o l a t a l e n t a e m i l l i m e t r i c a d i l a v a c h i a s s o s a d e n s i s s i m a . E questo è il come . Cos a , c h i m a i s i a i l s o g g e t t o a g e n t e d ’ u n a s i ff a t t a e s p e r i e n z a , è q u e s t i o n e a n o i i n t e r d e t t a . Gli Yellow Swa ns o ffron o dom ande, non r is pos t e. I l lo r o è u n s u o n o m o s s o d a l l ’ i n t e r n o , d a u n a f o r z a s e n z a n o m e e se n za fre ni. Gli YS n on agis c ono, s ono agit i. ( 7. 0/1 0 ) Massimo Padalino sentireascoltare 75 Moss In Mystic Glo w è u n a b e l l a novità. E poi c’è il mo od o s c ur o e t or m ent ato – si d ireb be q uas i alla Ear t h – di Fe ve r, A Wa rm Pois on. Di c er t o re tag gio d ella re c ent e c ollaborazione co n O’Malle y e c o m p a g n i , proba bilme nte un a dir ez ione nuova. In na mora ta inizi a c o m e l a p i ù class ica de lle co mpo s iz ioni dell’australi ano, pacificato s t a t o d i t r a n c e raggiun to pe r pro gre s s iv a lev it az ione. Ma anche qui ac c a d e q u a l c o s a di nuovo, è l’ingress o d e l l a s e z i o n e di archi, a metà bran o , a s a t u r a r e d i t ensio ne , q ua si a tribut ar e il s o u n d Constellation. C’è s e n t o r e d i f o l k , nella lun ga cod a di I nam or at a, m olto più che un sent o r e n e l l ’ i p o t e s i di canta uto rato e sp ans o di Tr ailing Moss In Mystic Glo w – l a c h i t a r r a arpegg iata a d ise gn ar e m elodie, e quella voce. Si potrà r e c r i m i n a r e s u quanto è an da to irr im ediabilm ent e perduto in p ure zza e r igor e – gli eleganti monosillabi d i a l b u m c o m e S uspe nsion e Grap es Fr om The E state -; ignorare i g r o s s i e l e m e n t i di nov ità, n on si p otr à ( 6. 8/ 10) Vincenzo Santarcangelo Orthodox – Amanecer En Puerta Oscura (Southern Lord / Goodfellas, ottobre 2007) Genere: doom-jazz-kraut S e M ile s Dav is sul f i n i r e d e g l i a n n i Sessanta si fosse in n a m o r a t o d e l l e lente pro gre ssion i dei Bl ack Sabb ath piu ttosto ch e degli ac c or di acidi e psich ed elici di Ji m i Hend rix, avrebbe suona t o c o m e q u e s t o Amanec er En Pue r t a O scur a d e g l i spagn oli Or thodox, c ’è da s c om mette rci. I l trio di Siviglia , ch e l’anno s c or s o 76 sentireascoltare c i av ev a s b a l o r d i t o c o n i l p o d e r o s o dis c o di d o o m - m e t a l G ra n P o der ( A l o n e R e c o r d s , 2 0 0 6 ) , v i r a sapientemente verso lidi che ben poc o hanno a c h e f a r e c o n i l p a s s at o r ec ent e . Ve n g o n o i n m e n t e l e jam s es s ion d i M i l e s D a v i s e J o h n Col t r ane c e r t o , m a a n c h e t u t t a l a dinas t ia k r a u t a c h e p a r t e d a i C a n e dagli Amo n D u u l I I e a r r i v a f i n o ai Tor t oi se . S e n z a d i m e n t i c a r e l a f or t e im pr on t a m o r r i c o n i a n a d i p e z z i c om e Pue r t a O s a r i o e d e l l a Ti t l e t r ac k . In ogni caso non dovete pensare ad una operazione di necrofilia et similia, nei 50 minuti dell’album gli O r t hodox s u d a n o e s p u t a n o s a n gue per piegare il verbo doom degli esordi all’urgenza e alla necessità di pr oget t ar e e c r e a r e n u o v i s c e n a r i, nuov e p r o s p e t t i v e . S f u g g o n o a qualsiasi definizione, ad esempio, s ia l’opener C o n S a n g r e D e Q u i e n Te O f enda c h e l a l u n g a Te m p l o s , c os ì int r is e d i u m o r i t e t r i e t e n e b r o si ma al tempo stesso attraversate dal r aff inato d i n a m i s m o d e l c o n trabbasso e dei fiati. Dei “vecchi” O r t hodox s o n o r i m a s t e S o l e m n e Tr iduo e la c o n c l u s i v a P a r t e I I . A p o geum , u n i c i r i c o r d i d i u n a b a n d c h e ha v olut o t o g l i e r s i d i d o s s o l a l i m i tata e limitante etichetta doom e ci è r ius c it a. A p i e n i v o t i . ( 7 . 5 / 1 0 ) Nicolas Campagnari Owls – Daughters And Suns (Magic M a r k e r, 23 ottobre 2007) Genere: indie pop Una s pic c a t a a t t i t u d i n e i n d i e - p o p e u n m e l t i ng p o t d i i n f l u e n z e , d a l l a lounge al flavour beatlesiano, dal m oder nar ia t o S t e re o l a b a l f o l k d i Bel l e & Se b a s t i a n i n s a l s a D r a k e ; ec c o le c oo r d i n a t e e n t r o c u i s i m u o vono gli Owls, quartetto giunto al secondo disco, il primo sulla lunga dis t anz a do p o i l m i n i O u r H o p e s And Dr eam s ( 2 0 0 4 ) . Spesso le melodie virano in folk s ong s em pl i c i m a d ’ e ff e t t o ( Ye l l o w Flower s , un a s o n g s i m i l S t a rs c h e f inis c e dalle p a r t i d e l l a Va s h t i B u n yan più sommessa), umori lounge pop che paiono usciti direttamente da Laet it ia S a d l e r e s o c i ( We l c o m e To M onday ) , r i c h i a m i s e b a s t i a n i a - n i ( P e p p e r m i n t P a t t y ) e p o p - p s ych d a l l e p a r t i d i Yo L a Te n g o e F l a m ing Lips (All Those In Favor). Non senz a a c c e n n i a i F i e r y F u r n a c e s e Low p i ù p r o p r i a m e n t e p o p ( l a s o s t e n uta Apocalypse, e Isac B. Singer). La grazia e la misura negli arrang i a m e n t i c o n f e r i s c e p o i l a g i u sta l e v i t à a u n a l b u m c h e f a d e l l a mi s t u r a l a s u a f o r z a , p e r u n i n s i e me piuttosto ben amalgamato. Da tener d’occhio. (6.6/10) Te r e s a G r e c o P e o n i e s – T h e E c h o O f Tr o d d e n O n Tw i g ( B l a n k e s t R a i n b o w s , settembre 2007) Genere: psych A i P e o n i e s b a s t a n o s o l o t r e b r an i p e r c o n f e r m a r e q u a n t o d i b u ono a v e v a d a d i r e I n t o F o rms e g i o c are p a u r o s a m e n t e a l r i a l z o . S u q u e sto EP distribuito dall’agguerrita Blank e s t R a i n b o w s l a b a n d i n g l e s e r acc o g l i e t r e c o m p o s i z i o n i s o s p e se, d e n s e e s t o r d e n t i c o m e n o n mai. H u n g r y H o r d e s s i a g g a n c i a a d una m u s i c a c o s m i c a , d o v e i d r o n i s on o s c a r i c h e d i e l e t t r i c i t à , l e v o c i c o me a l o n i d ’ e c t o p l a s m a e l ’ i m p a s t o s tr u m e n t a l e o n d e g g i a s u u n d o n d olio pigramente apocalittico. Liquescence è uno sfrigolio elettro-nois e a l l a m a n i e r a d e i P a n S o n i c più s t r i s c i a n t i . M a i l c a p o l a v o r o a r r iva c o n i l b r a n o c h e d a i l t i t o l o a l d i s co. Una voce di sirena che vola su un v a s t o t e r r i t o r i o c o n f i n a n t e a n ord c o n l ’ i d i o m a f a n t a s y d i E l i z a b eth Fraser e a sud con gli eco gorghegg i a n t i d i E d d a D e l l ’ O r s o . U n b a sso m o d u l a r e c h e d i s e g n a l ’ a r m o nia a l l a m a n i e r a d e i p r i m i P i n k F l o yd. Una chitarra e ff e t t a t a c o n s t e l l a r i d ela y d ai rifl es s i c os m ic i. G li O m vengano pure a l e z i o n e . Q u e l l a d e i Peonies è la p i ù e l e t t r i z z a n t e f o r m a d i psich ed elia at t ualm ent e in c ir c olazione. Un a l t r o p a i o d i u s c i t e a questo livello e s i c o m i n c e r a n n o a te ne re sab ba pagani c on i s eguac i d elle pe on ie p s ic hedelic he d’I nghilte rra. (7 .6/1 0) Antonello Comunale Pet Shop Boys – Radio 4 (Parlophone-EMI, 8 ottobre 2007) Genere: remix compilation discottanta Quarto volume delle antologie di remix per lo storico duo britannico formato da Neil Tennant e Chris Lowe. Il seguito ideale di quel Fundamental che l’anno scorso li aveva riconfermati - ancora una volta - nell’olimpo electropop internazionale. L’unico pezzo che non era già comparso in singoli, album o b-sides è il nuovo mix della robotica Integral. Viene incluso anche il Maxi-Mix in salsa progressivo/europop della superhit I’m With Stupid, proposto finora solo nell’edizione giapponese dell’ultimo lavoro. Le altre tracce sono la prova che l’ond(ottant)a non si è mai fermata e che non tende a calmarsi, che il pop deve sempre di più fare i conti con gli anni da bere, con le spalline e le paillettes: la moda del suono glitterato si insinua nel rock dei Killers (quasi meglio dell’originale lo Stars Are Blazing Remix dell’inflazionatissima Read My Mind), nel post-glam di Bowie (Hallo Spaceboy), nelle visioni spaziali di Yoko Ono (stupendo il mix di Walking On Thin Ice), nelle sonorità Depeche Mode degli Atomizer e addirittura nel metallo industriale dei Rammstein! Non può mancare il tributo a Madonna con il remix di Sorry (che, ricordiamo, è andato a sostituire la versione originale della traccia nel Confessions Tour 2006). I Boys viaggiano su binari lunghissimi, senza sosta. La loro firma è ancora una volta un marchio di qualità. La raccolta è ben fatta, ma inevitabilmente prescindibile ai più. Solo per fan e completisti. (6.0/10) Marco Braggion Peter Wright – At Last A New Dawn (Students Of D e c a y, 2007) Genere: drone rock Ricostruire la discografia sotterranea di Peter Wright è compito che richiederebbe tempo e pazienza. Dal 1998 ad oggi, in meno di un decennio, il neozelandese ha pubblicato oltre 30 album, fra etichette più o meno note e semplici cd-r. La filosofia sonora di Peter ha comunque solidi radici, riconoscibili a chiunque abbia stipati sullo scaffale della propria cameretta almeno una decina di album Kranky dei medi Novanta. I Flying Saucer Attack, e le loro divagazioni esoticoambientali, e Phill Niblock, la cui dronescience il Nostro ben ha compulsato, sono riferimenti imprescindibili anche per quest’ultimo doppio album di Wright. At Last A New Dawn brano eponimo, indulge in un impressionismo oscuro e pacifico, stende su cupi e lontani riverberi elettronici una fitta scarica di microscosse d’elettricità sfrigolante. Canta l’elettricità e l’elettrostaticità misurandone la vo- luminosità sonora attraverso piccole vaporose particelle di suono-rumore. La sospensione, incollata alla medesima epicità dilatata sopra ottenuta, cede molti dei suoi elementi viviferi a tutti i componimenti qui presenti. In Blue District Light tende al drone niblockiano più puro (e perciò basico), in Death Ships Approaching al Roy Montgomery meno chitarristico, si fa tetra narrazione di (non)eventi con Urban Wolves e dilaga epica, come detto, nei 34 minuti schultziani dal titolo At Last A New Dawn. (7.0/10) Massimo Padalino Phosphorescent – Pride (Dead Oceans, 23 ottobre 2007) Genere: folk P ri d e r a p p r e s e n t a i l t e r zo album i n s t u d i o i n q u a t t r o a n n i d i e si ste n z a d i P h o s p h o r e s c e n t , aka M a t t h e w H o u c k d a B r o o k l y n . Non solo d a l l ’ a s p e t t o f i s i c o i l N o s t ro sembra u n c l o n e d i Wi l l O l d h a m; è so p r a tt u t t o i l s u o a p p r o c c i o m u si ca l e a t r a d i r e t a l e s o m i g l i a n z a . Infatti, il t e r r i t o r i o f o l k s u l q u a l e si muove è i l m e d e s i m o d i q u e l l o bucolico e s c a r n o d e l l ’ a u t o r e d i T h e Letting G o . P e r ò , n o n o s t a n t e t ale debito d e r i v a t i v o P ri d e r i s u l t a un buon d i s c o , c o m p o s t o d a o t t i me ca n zo n i c h e r i v e l a n o l ’ o n e s t à co m p o si t i v a d i f o n d o . I l f a t t o è che tracce c o m e l a r i u s c i t a Wo l v e s , Th e Wa v e s A t N i g h t ( c a n t a t a a d o p p i a vo ce c o n l a b r a v i s s i m a L i z D u rr e t t ) e la l e n t i s s i m a C o c a i n e L i g h t s sve l a n o l a v e r i t à d i H o u c k e c i o è che egli n o n p o t r e b b e n o n e s s e r e ch e co sì, B o n n i e “ P ri n c e ” B i l l y p e r m e tte n do. Sicuramente non potrà mai elev a r s i a l d i s o p r a d e l s u o i spiratore, M y D o v e , M y L a m b n e e vi d e n zi a l a s u a l i m i t a t a o r i g i n a l i t à, ma con l ’ i n v e r n o a l l e p o r t e s a p e r di poter a ff r o n t a r e f r e d d e g i o r n a t e co n u n s i ff a t t o a l b u m n e l l e t t o r e è d e ci sa m e n t e c o n f o r t a n t e . U n a p iacevole e c a l o r o s a s o t t o m a r c a . ( 6 . 5 /1 0 ) Andrea Provinciali Picastro – Whore Luck (Polyvynil, novembre 2007) Genere: Slow core, folk, indie S i p o t r e b b e r i s p a r m i a r e te m p o fa c e n d o u n s e m p l i c e c o p i a e i n co l l a d e l l a r e c e n s i o n e d i M e t al C a r e s , i l p r e c e d e n t e l a v o r o d e i Picastro. E n o n p e r c h é q u e s t o Wh or e Luc k sentireascoltare 77 sia una sterile cop i a c a r b o n e d i quell’album meravi g l i o s o – u n o scrigno n ero d i d ep r es s ione s ublimata in note music a l i . O m e g l i o , il dis co nuovo è in u n c e r t o s e n s o copia carbone di qu e l l o u s c i t o n e l 2005. Il fatto però è c h e r i c a l c a r l o significa rip rop orre le s t es s e em ozioni. Le ste sse p aur e. Le s t es s e sensazion i. E allo ra non c ’è s c am po. Ascoltarlo signif i c a p r e n d e r e i l cuore e me tterlo ko per t ac hic ar dia causata da trop p i b r i v i d i . È u n gruppo che riconfe r m a l a p r o p r i a formula. Slowcore, u n p i z z i c o d i post ro ck, de via zio ni r um or is t ic o/ disson an ti. Qu asi u na v er s ione r allent ata de gli Xiu Xiu più c ant aut orali – sen tire p er cr eder e l’ar peggio della sch ele trica St air Keeper , l’ansiman te me lod ia di I f Yo u H a v e Ghosts o l’angosc i o s a s o l e n n i t à della co nclusiva Older Lov er , c h e vede guarda caso J a m i e “ X i u X i u ” Stewart ai cori. Qu a s i u n a b a n d ancora più depressa – c i r i p e t i a m o anche sta vo lta – de i Low d e i t e m p i migliori e degli umo r i p e g g i o r i ( l a nenia in min ore d i C ar Sleep) . I Picast r o liscia no il pe lo dell’as c olt atore dal lato sbaglia t o , i n d u g i a n d o con sa dico (a uto )les ionis m o s ulle propr ie (e sulle n ost r e) f er it e, get tando sa le do ve b ruc ia di più e lasciand o a l fred do laddov e er a necessario u n po ’ di c alor e ( Hor t ur ) . Forse fa un po’ male . M a t u t t o f a u n po’ male . (7.5 /10 ) Manfredi Lamartina Pocahaunted / Robedoor – Hunted Gathering (Digitalis, ottobre 2007) Genere: drone folk Prima le dovute presentazioni. Le “pocahontas inquietate” che rispondono al nome di Pocahaunted sono due sorelle losangeline, Bethany e Amanda. I Robedoor sono invece Britt e Alex anche loro figli della città degli angeli. B e t h a n y, A m a n d a e B r i t t g e s t i s c o no la Not Not Fun, ennesima microlabel di psych drone nata sul modello della Digitalis. Dulcis in fundo Britt e Amanda sono sposati. Una questione di famiglia dunque. La musica dei Robedoor è una pasta drone scurissima tendente al 78 sentireascoltare ci, l’uso dei pedali come strumenti p e r g r a ff i a r e l a t e l a , u n a g e n e r a l e aria da apocalisse prossima ventura. Dall’unione degli opposti nasce quindi il capolavoro a quattro mani che dà il titolo al disco e che chiude in sedici minuti ogni ulteriore discorso sul drone folk degli anni 2000. (7.7/10) Antonello Comunale doom vero e proprio e in molti casi assimilabile ai Double Leopards. La musica delle Pocahaunted è invece tutta una questione di echi, tribalismi e cori che si animano sulle vestigia dei nativi americani. Se proprio dobbiamo metterci a fare i giornalisti da tabloid musicale inglese, di quelli che vanno sempre alla ricerca del fenomeno nuovo da pompare, possiamo dire che una delle sorprese dell’anno sono proprio loro. Due femmine del nostro tempo, due che viaggiano in scioltezza su una strada impervia c h e h a v i s t o d e r a g l i a r e m o l t i . Ve r rebbe quasi di istinto paragonarle alle Cocorosie, ma Sierra si è dovuta imbottire di acidi (presumibilmente) per partorire un gothic folk schizzato e sconclusionato come quello dei Metallic Falcons. Bethany e Amanda non si sforzano neppure. Per loro è prassi comune imbastire parabole lisergiche ed echi da fiaba acida come quelli di Roman Nose e Crow Scout. Stilisticamente sono assimilabili a cert i C o c t e a u Tw i n s p i ù a n n e b b i a t i e in questo doppio album raggiungono il loro capolavoro personal e c o n Wa r m e s t K n i v e s u n a f a i r y t a l e d i r a r a e ff i c a c i a . L a b e l l e z z a di questo doppio imponente album sta evidentemente nell’alchimia d e g l i o p p o s t i . Ta n t o l e P o c a h a u n ted anelano all’alto e lavorano in crescendo, quanto i Robedoor tend o n o a l b a s s o e a ff o g a n o l ’ a r m o nia in una pozza nera di droni più scuri della notte. Spectral Outpost e R a z e d Te r r a i n s e g u o n o a l l a l e t tera gli insegnamenti dell’indiment i c a t a c o m p a g i n e d i M a y a M i l l e r. Note sostenute fino allo spasimo, echi vocali alterati in rantoli mefiti- Pre - Epic Fits (Skin Graft, 2007) Genere: hardcore S e s t e t t o l o n d i n e s e p i u t t o s t o c om posito questo dei Pre. Emma Sulliv a n , A k i k a M a t s u u r a , M a t t h e w Wa r b u r t o n , K e v i n H e n d r i x , J o h n West e R i c h a r d B e n n e t , n o n o s t a n t e la p r o v e n i e n z a d a l l a P e r f i d a A l b i o ne, s i i n s e r i s c o n o s e n z a d i ff i c o l t à e cc e s s i v e n e l l e p r o p o s t e , a l t r e t t a nto e c c e s s i v e , d i c a s a S k i n G ra f t . 14 brani in 20 minuti solamente. Chiar i r i m a n d i a B o re d o ms , M e l t B a n a n a e a t a n t i d e i p r i m i e r o i d ella N o - Wa v e n e w y o r k e s e d i f i n e 7 0’s. D u e b a s s i e d u n a t r o m b a a d a ff o n d a r e n e i c l a n g o r i h c c o n c u i v i ene s f r e g i a t a l a c a r r o z z e r i a a r m o n i ca d ’ o g n i b r a n o i n s c a l e t t a . S f i l a n do gli via, come ad un pesce dopo la l e s s a t u r a , l a s p i n a v e r t e b r a l e d ella facile fruizione. (6.0/10) Massimo Padalino Raccoo-oo-oon – Behold Secret Kingdom (Night People, luglio 2007) Genere: psichedelia free-form Nomi strani per musiche sempre più deviate. Musiche deviate per supporti sempre più under- ground. È un doveroso recupero questa prima uscita “ufficiale” di Raccoo-oo-oon, menestrelli della weirdness americana più out, in odor di benedetta (re)distribuzione europea. Il procione – o orsetto lavatore, che dir si voglia – si manifesta sotto le mentite spoglie di un quartetto dell’Iowa dedito ad una c o s t a n t e p r o d u z i o n e ( c d - r, t a p e s , vinili corti as usual) per il sottobosco più underground d’America. Quella di Raccoo-oo-oon è una musica libera da schemi, freeform ed autoindulgente, ricercata nei minimi dettagli nonostante l’apparente casualità dei suoni. Prendete Mirror Blanket e ditemi se non è al tempo stesso una nenia funebre dallo spazio profondo, una versione light dei Wolf Eyes, il pezzo che i Can avrebbero scritto se fossero cresciuti nei college arty di NY o un oscuro tentativo di psichedelia fai-da-te.Negli otto pezzi convivono stati d’animo diversi stratificati gli uni sugli altri, o meglio gli uni dentro gli altri: neo-primitivismo tribale e psichedelia d’accatto, improvvisazioni chitarristiche ed echi di musiche tradizionali, space-rock rovinoso e mutante, folk sui generis. Il bello di certe musiche è che hanno la capacità di risultare cangianti, dipendenti cioè in primo luogo dall’ascoltatore, dalla prospettiva con cui ci si pone di fronte ad esse. Sono come dei prismi su pentagramma, astrazioni cui piegarsi docilmente senza opporre resistenza. Il procione è tra noi ed è il benvenuto. (7.0/10) Stefano Pifferi Rechenzentrum – Silence (Weiser Music / Audioglobe, 13 settembre 2007) Genere: avanguardia Oramai è risaputo che il video a supporto di un pezzo audio piuttosto che di un intero prodotto discografico acquista maggiore appeal agli occhi di coloro che, sempre più, necessitano di “sinestesia da terzo millennio” se l’immagine viene coordinata al suono. In realtà buona parte di questi “prodotti al quadrato” peccano di presunzione, di scarsa conoscenza dei generi contaminati, dei luoghi visivi o sonori a cui fanno, più o meno dichiaratamente, riferimento. E questo, ahimé, non vale solo per il contesto preso in esame. Ma non disperiamo perché, poi, a volte, giunge un prodotto come Silence di Rechenzentrum a rivalutare l’immenso lavoro di chi decide di sviluppare una riflessione più ampia data per immagini e suoni. Il caso di questa produzione non è molto diverso da tante altre produzioni che scimmiottano il tipico, e furbo, prodotto audio-video da cassetta ma con alcuni punti di forza che lo rendono, indubbiamente, stimolante, piacevole e, in alcuni passaggi, anche sperimentale. La musica composta e prodott a d a M a r c We i s e r e i v i s u a l s d i Lillevan armonizzano il prodotto nel suo insieme, inserendolo in un repertorio che oltrepassa la semplice produzione live media a favore di un’intenzione in bilico fra l’ambientazione sonora e la videoanimazione. Un unico quadro nel quadro (bianco su nero o nero su bianco) all’interno del quale visioni di una natura incontaminata o di rilievi architettonici si intersecano su sovrimpressioni e astrazioni in dissolvenza. L’ i m m a g i n a r i o v i s i v o d i r i f e r i m e n to spazia tra la migliore tradizione tedesca, partendo dalle acqueforti di Albert Dürer fino a giungere alle smaterializzazioni del “nuovo espressionista” Gerard Richter; allo stesso modo la musica pesca da una Storia intera, riproduce quasi tutto il milieu tedesco di intersezione rock/avanguardia, a p a r t i r e d a i Ta n g e r i n e D r e a m , m a soprattutto citando il miscelatore post/ambientale dei Novanta (che prendeva a sua volta il kraut come riferimento). Il risultato è una fusione, non un accompagnamento reciproco, dal momento che l’ambientazione sonora non ha la presunzione di elevarsi sopra l’immagine ma di affiancarla e di completarla al punto di non poterle più distinguere. Fabiola Naldi Red Krayola With Art & Lang u a g e – S i g h s Tr a p p e d B y L i ars (Drag City / Wide, settembre 2007) Genere: psych folk N e l s u o i r r e f r e n a b i l e g i r o v agare per s t i l i e g e n e r i , f o r s e a c c o r t osi anche l u i d e l l e u l t i m e p r o v e d i s cografiche n o n p r o p r i o c o n v i n c e n t i d e l l a su a “ c r e a t u r a ” ( I n t ro d u c t i o n e l ’ EP g e m e l l o R e d G o l d ) , M a y o Thompson r i t o r n a a c o l l a b o r a r e c o n i l collettivo di artisti concettuali Art & Languag e . U n ’ u n i o n e c h e a v e v a già dato b u o n i f r u t t i u n a v e n t i n a di anni fa c o n d e g l i a l b u m s e n z ’ a l t r o d a co l l o c a r e i n u n a i p o t e t i c a d iscografia e s s e n z i a l e d e l l a b a n d . A ltr o g r a d i t o r i t o r n o , q u e l l o d e l v e c c hio amico J i m O ’ R o u r k e , c h e o l t r e a suonare l a c h i t a r r a a c u s t i c a , l ’ a r monica e a c o n t r i b u i r e a i c o r i , f a s e n ti r e i l su o talento soprattutto in fase di produz i o n e . U n a p r o d u z i o n e c he p r e d i l i g e i s u o n i a c u s t i c i e a r r a ngiamenti s e m p l i c i e r a ff i n a t i , c h e lasciano m o l t o s p a z i o a l p i a n o f o rte e a l l e v o c i , l e g g e r e m a i n c i s i v e, del duo f e m m i n i l e E l i s a R a n d a z z o – Sandy Ya n g . E s e m b r a e s s e r e proprio la v o c e f e m m i n i l e a f a r e l a differenza r i s p e t t o a i l a v o r i p i ù r e c enti della b a n d , c h e v e d e v a n o p r otagonista i l t i m b r o b a s s o e p r o f o n d o di Mayo Thompson. Chi conosce e ha app r e z z a t o l e d i v e r t e n t i s c orribande intellettual-cabarettistiche degli S l a p H a p p y , r i c o n o s c e r à se n z’ a l t r o u n a c e r t a s o m i g l i a n z a tr a q u e sti Red Krayola e la band di Casab l a n c a M o o n , o l t r e a s e ntire, nella v o c e d e l l e d u e v o c a l i s t , i riflessi d e l c a n t o d a l l e m i l l e s f u mature di D a g ma r K ra u s e . S e s i a g g i u n g e a q u e s t o , i l t o n o f r e d d o e incantato d e l l a m i g l i o r e N i c o e i l co n ce ttu a - sentireascoltare 79 lismo dei testi del c o l l e t t i v o A r t & Language (del qua l e , p e r i n c i s o , fecero parte anche i n s i g n i a r t i s t i come Jose f Koss uth ) , s i p u ò a v e r e già un qu ad ro a bb as t anz a c om pleto dell’essenza di qu e s t o p r o g e t t o , che riporta la band d i T h o m p s o n indietro, verso u n p as s at o non pr oprio remo to, ma di gr an lunga più int ere ssan te d el suo pr es ent e. Le atmos fere incan tate di F o u r S t a r s : T he Id ea l Cre w e d ella Tit le- Tr ac k ; la bossa no va psich edelic a di The B ig Va ca tion ; l’a ttitudine f olk - pr ogressive d i Fa irest O f All e I gor Zabel’s Son g, un p o’ Byr ds e un po’ F airpor t Conv ention; la c ant ilenante Ju mpin g Th rough The M ir r or e la fu nkeg gia nte Il Ne Res t Q u’a Chan ter so no tutte f iglie di un duplice a pp roccio , “colt o” nella c om posizione e accessib i l e a l m o m e n t o della fruizion e, sofis t ic at o e piacevole. Provate a im m a g i n a r e u n a riflessio ne filo so fica c alm a e r ilas sata, accovacciati su l p i c c o d i u n a montagna e avrete c o m e r i s u l t a t o una delle se nsazion i c he può indur re l’asco lto di Sigh s Tr a p p e d B y L i ars. Se proprio vol e s s i m o t r o v a r e qualch e dife tto a qu es t ’album , potremmo criticarlo pe r l e s u e s c e l t e st ilistiche po co lun gim ir ant i e r iv olte per lo più all’indie t r o n e l t e m p o . Ma, c he qu esto p oss a o m eno es sere considerato un d i f e t t o , è u n a f accen da ta lmen te r elat iv a c he s i prefe risce lasciarla a l l a c o s c i e n z a e al gusto dei sing o l i a s c o l t a t o r i . (7.1/ 10 ) Daniele Follero Reverend Beat-Man - Surreal F o l k B l u e s G o s p e l Tr a s h Vo l . 1 ( Vo o d o o R h y t h m , o t t o b r e 2 0 0 7 ) Genere: blues/gospel/punk Ok, mettiamo che fac c i a t e p a r t e d e l club dei nauseati. S a p e t e , l e c u r e veloci n on servon o a nulla. La nausea torna. Le cure le n t e , i n v e c e , t i accompagnano con d o l c e z z a f i n o alla tomb a: vu oi met t er e? I n alt er nat iva , c’è un a me dic ina peggior e del male , pe rò e stre m am ent e r ac coma n da bile : il ca ro, v ec c hio pugno nello sto maco. Non pr im a per ò di una be lla trin ca t a di whis k ey, magari all’o mbra di due s t at uar ie cosce da stripte use. Ec c o, s e v o- 80 sentireascoltare lete, il trash-blues di Reverend Beat - M an, s c e l l e r a t o s v i z z e r o q u a r ant enne, g i à L i g h t n i n g B e a t - M a n quando anz i c h é f a r e l o p s e u d o p r e tacchione allestiva feroci one-man s how ( t r a) v e s t i t o d a a r z i l l o l o t t a t o r e d i w r e s tl i n g . S o m m a n d o t u t t o i l repertorio, col qui presente fanno c inque albu m c h e p r e s t o d i v e r r a n no sette, trovandoci al cospetto del pr im o v olum e d ’ u n a t r i l o g i a d e d i c a ta - lo dice il titolo - al Surreal Folk Blues G os p e l Tr a s h . Come descrivervi ciò che contiene? Forte è la tentazione di utilizzare f or m ule t ip o “ u n o S c re a mi n g J a y Haw ki ns p i ù i n c a r o g n i t o e l o - f i , oppur e il n o n n o p e r v e r s o e d e v a s t at o dei Wh i t e S t ri p e s (T h e C l o w n O f The Tow n ) , o a n c o r a u n L e m m y Ki l m i st er p r i m o r d i a l e c h e p r e n d e a s c hiaff i p r i m a J o h n n y C a s h ( O u r G ir ls ) e poi K u rt We i l l (M e i n e K l e i ne Rus s in) , i l p r i m o J o n S p e n c e r in ov er dos e d i t e s t o s t e r o n i S o n i c s ( I Wanna Kn o w ) , m a a n c h e . . . e c c e t er a ec c et e r a . Va b b è . C h e v i d e v o d i r e . Vi i n v i t o s e m m a i a g u a r d a r l o in f ac c ia ( l o t r o v a t e s u l s o l i t o m y s pac e) , que l c h e c ’ è d a v a n t i - i l d i grignare incandescente e grottesco ( I Belong To Yo u ) , l a s f e r r a g l i a n t e t eat r alit à ( l ’ i n v a s a t a e a n f i t r i o n e s c a The Be a t - M a n Wa y ) , q u e l g i o c o r ét r o- pu n k l a i d o e i l a r e ( J e s u s Chr is t Twist ) - m a a n c h e i l d i e t r o , l’irriducibile umanità che cola dagli squarci (nella foto col figlio Chet e in c anz oni c o m e C o c o G r a c e e N o Hope) . M a s s ì , d i c i a m o l o : è u n g r a n bel t ipo. E s a p e t e c o s a ? C e l o m e r it iam o. ( 7. 0 / 1 0 ) Stefano Solventi R i c h a r d Yo u n g s – A u t u m n R e s p o n s e ( J a g j a g u w a r, 6 n o v e m bre 2007) Genere: psych folk Su Jajaguwar di solito ascoltiamo i l R i c h a r d Yo u n g s p i ù “ n o r m a le”. Q u e l l o c h e s i c o n c e n t r a m a g g io r m e n t e s u l f o r m a t o f o l k e l a s c i a da p a r t e l a t e n d e n z a a s p e r i m e nta r e s u s u o n i e s t r u m e n t i . A u t u mn R e s p o n s e i n p a r t i c o l a r e r i t o rna p r o p r i o s u q u e s t o t e r r e n o f a t t o di s e i c o r d e e c a s s e a c u s t i c h e d opo l’episodio digitale The Naive Shama n d i d u e a n n i o r s o n o . D e l r e s t o R i c h a r d è l ’ u n i c o u o m o v i v e nte c a p a c e d i s c r i v e r e b r a n i f o l k ch e a b b i a n o l a s t e s s a p r e g n a n z a di q u e l l i f i r m a t i N i c k D ra k e . E i n f atti B e f o r e We We r e H e r e e L o w Bay O f S k y n o n s f i g u r e r e b b e r o a ff a tto s u P i n k M o o n . L a q u a l i t à d e i b r ani d i A u t u mn R e s p o n s e p e r ò è m eno o m o g e n e a d e l s o l i t o . Q u i s p e sso l’autore si lascia andare e l’ispiraz i o n e v i e n e a ff o g a t a d a l m i n u t a g g i o e c c e s s i v o d i a l c u n e p a r t i . Per a l t r o l a s c e l t a d i m e t t e r e u n d e lay pressoché permanente su voce e chitarra non funziona sempre. Sul p r i m o b r a n o d i c e r t o s t o n a . On e H u n d r e d S t r a n d e d H o r s e s p o t r e bbe essere un brano interessantissimo se il delay non rovinasse tutto. I A m T h e We a t h e r i n v e c e è m a g i ca p r o p r i o p e r i r i t a r d i , g l i e c h i e le d o p p i e v o c i . M o l t e c o s e d e g n e di a t t e n z i o n e , a l c u n e s c e l t e e s t e t i che a l q u a n t o d i s c u t i b i l i e u n a l t r o d i sco d i R i c h a r d Yo u n g s s e n ’ è a n d ato, m a p u r t r o p p o A u t u mn R e s p o ns e è s o l o l a s o l i t a – s e p p u r d i l u sso – r o u t i n e , n o n u n n u o v o S a p p hie . (6.0/10) Antonello Comunale Robocop Kraus – Blunders And Mistakes (Anti / Self, 28 settembre 2007) Genere: indie pop, wave Su di un nome c o s ì , s u l l e p r i m e n o n ti se ntire sti di s c om m et t er e neanche u n ce nte s im o, per quant o puz za di da rk be c er o di quar t a m ano, ro ba più emu l dell’em ul s t e s s o . P o i p erò in da gh i, e s c opr i c he ques t a b an d di Nori m ber ga è s ulle s c en e d a q ua si diec i anni, c he Blund ers And Mist ak es è i l l o r o s e s t o album, e che l o r o l a n e w w a v e l a rie su mavan o da pr im a dei M a x i m o Pa r k. Se tiria m o f u o r i P a u l S m i t h & co. è sem p l i c e m e n t e p e r c h é è l’a ccostame nto più nat ur ale ( v edi il loo k sfo gg iat o nei v ideo) , c onf er ma to ne ll’asc olt o dall’iniz iale Wa itin g Ab ove The O c ean e dalla t i t l e tra ck. In prev a l e n z a , l a p o l p a d e l l e 12 nuove tra c c e ( p a r t i c o l a r m e n t e in Hyen as, S t anding I n The Punchlin e, Hex O n M e, Shak e) s em br a p erò affo ga re - per s guaz z ar c i beatamente - ne g l i s t a n d a r d c o r r e n t i dell’indie pop , c o s ì c o m e s o n o s t a t i fissa ti d a Ar c ade Fi r e e c ugini c an ad esi a ssor t it i. O v v er o un pos t punk colorato , p r o d o t t o e t a l v o l t a enfatico, mult i r e f e r e n z i a l e m a - q u i sta il bello - i n m a n i e r a g e n u i n a e , viva dd io, e ffic ac e; non è im pr es a fa cile a rriva re a m es c olar e nel s olito blend reviv a l i s t a ’ 8 0 e l e m e n t i d i te ch no (Cha nce) e per f ino il Cos t ello b alla dista ( Eas e The Pain) , s enza q ua nto men o per der c i la f ac c ia. E in ve ce il ris ult at o è più plaus ibile d i qu an to si pos s a pens ar e. A voler esser e m a l i g n i , s i p o t r e b b e solle va re il d ubbio c he, annus at o quanto di bu o n o c ’ e r a n e l l ’ a r i a , i te de schi h an no pens at o bene di s eg uire a ru ota . Sar à poi c os ì im por tante, quando l ’ a l b u m s t a i n p i e d i da solo e ries c e a f a r e b e l l a m o s t r a d i sé acca nto alle analoghe us c ite di g en ere di ques t o 2007 s enz a tro pp o sfigu rar e? ( 6. 7/ 10) Antonio Puglia Rosetta & Balboa – Project Mercury (Level Plane, 2007) Genere: doom metal I Ba lbo a so no una s t r ana, m inor e, creatura nel f i t t o s o t t o b o s c o d e l l e b an d d ed ite a l doom negli St at es . I l lor o è u n m e t a l p e c u l i a r e , c o n f or t i i n f l e s s i o n i p o s t e u n a e m o t i v it à d e b o r d a n t e . P r i m i t i v e A c c u m u lat ion a p r e q u e s t o s p l i t c d . E t u t to si può dire tranne che il brano, a l m e n o f i n c h è i l r i ff e p i c o e s a t u r o di calor bianco della chitarra non si frantuma, non regga l’attenzione di chi ascolta. Poi però questa tenue trama circolare viene distrutta da un marasma sludge senza senso. Ed anche il brano perde di senso e bellezza. Diviene anonimamente “ uno d e i t a n t i ” U n p e z z o d i g e n e re. Peccato. Le altre due tracce dei B a l b o a ( K a d d i s h e P l a n e t O f Slum s ) r e g g o n o a b b a s t a n z a b e n e . Specie la seconda, 9 minuti dove il cantato sarebbe anche superfluo, a pas s o d i d a n z a p e l l e r o s s a . I R o s e t t a inv e c e g a l o p p a n o p i ù s u l l e c o o r dinate d i u n a p s i c h e d e l i a c h i t a r r i stica derivata dal metal, ma non più metallica. Circuiscono persino certi Coct e a u Tw i n s n e l l e l o r o c i r c o n v o luz ion i s f e r i c h e , n o n c h é g l i I s i s e i Cul t O f L u n a . I l b r a n o i n c o m u n e , posizionato a fine della scaletta, dà il t it o l o a l l o s p l i t e d e s p o n e a l c u b o pr egi e d i f e t t i d e i r i s p e t t i v i g r u p p i . Aut oi n d u l g e n z a s u t u t t i . ( 6 . 0 / 1 0 ) R a i n c o a t s ; v a b e n e e ssere più s l a c k d e l l o s l a c k s t e s s o ; va b e n e f a r e u n a c o v e r s u p e r - ultra-cool c o m e Wi c k e d G a m e d i C hr is Is a a k ( c h e p e r d i p i ù s u s c i t a a n alogie con l a I H e a r d I t T h r o u g h T h e Grapevine d e l l e S l i t s ) , m a , a l d i l à d e l l’ e vi d e n te concettualità p a r a - r e y noldsiana, l a c o n s i s t e n z a c h e t r apela dal d i s c h e t t o , p u r g a i o , d i v er te n te e v e l o c e , è l i e v e l i e v e c o m e il p r o g e tto s t e s s o . A l l T h e R a g e è o k, e Three I s A C r o w d s u o n a c o m e un anthem i n d i p e n d e n t e ; p e c c a t o c he sembra d e l l e L o n g B l o n d e s , f o r m a zi o n e p a l e s e m e n t e a ff i n e ( e d i gran lunga p i ù a f u o c o ) . D e l l a s e r i e : non tutti possono farlo. (5.5/10) Antonio Puglia Massimo Padalino The Royal We – Self Titled (Rough Tr a d e / S e l f , 2 n o v e m b r e 2 0 0 7 ) Genere: indie art pop rock Questo debutto dei glaswegiani Roy a l We è i n r e a l t à a q u i c k o n e , una sveltina di otto brani registrati e pub b l i c a t i i n p r e v i s i o n e d e l r i t o r n o in patria della frontwoman e leader J ihae S i m m o n s , c h e i n r e a l t à è d i Los Angeles e fino a poco tempo fa la Scozia l’aveva vista soltanto a t t r av e r s o l e c a r t o l i n e p a s t e l l o d e i Belle & Sebastian. Per una stagione, la band-collettivo che ha messo su in quattro e quattr ’otto insieme ad altri cinque musicisti locali è stata l a ne w s e n s a t i o n d e l l ’ i n d i e r o c k m a d e i n G l a s g o w, c o n v e t e r a n i della s c e n a c o m e 1 9 9 0 s a f a r d a garanti, fra gli altri, e la Rough Tr a d e a d a b b o c c a r e a l l ’ a m o . I n tutta onestà, se mai l’avventura dei R o y a l We f o s s e g i à a l c a p o l i n e a , n o n a v r e m m o g r o s s i r i m p i a n t i . Va bene i s p i r a r s i c h i a r a m e n t e a F a l l , Velv e t Underground, Pastels, Samara Lubelski – Parallel S u n s ( T h e S o c i a l R e g i s t r y, 9 ottobre 2007) Genere: psych pop S e v a l e c o m e s e m p r e il celebre a d a g i o “ m a i a c c e t t a r e caramelle d a g l i s c o n o s c i u t i ” , v a r r à anche fare u n o s t r a p p o a l l a r e g o l a e assa p o r a r e l e n o v e d o l c i s s i m e c a r a melle che S a m a r a L u b e l s k i h a c o nfezionato p e r i l s u o n u o v o d i s c o . Pe r a l tr o l e i , p r o p r i o p r o p r i o u n a sco n o sci u t a n o n è , e s e p e r v o i l o è forse è i l c a s o d i r i m e d i a r e q u a nto prima. N o n c i s i s t a n c h e r à m a i di tessere l e l o d i d i u n a c h e n e l s uo piccolo ha traghettato il suono indie amer i c a n o d a l l e a c e r b e c o n g e tture post d e i S o n o ra P i n e a l l e c a n g i a n ti ve s t i d e i v a r i p r o g e t t i d i M a t t Va le nt ine, registrando poi, come ingegner e d e l s u o n o , a l c u n i c a p olavori dei n o s t r i g i o r n i c o m e H a l v e M e a n dei D o u b l e L e o p a rd s , A rri v e d in Gold sentireascoltare 81 dei Sightings e B l ueber r y Boat dei F ier y Fur na ce s. E s c u s a t e s e è poco verrebbe da di r e . U n a p i c c o l a regina dell’undergro u n d i l c u i g r a d o di presunzione è pro s s i m o a l l o z e r o assoluto proprio co m e l a m u s i c a che m e tte da sola s u dis c o. Fat t i salvi a lcu ni e ste mpor anei es per imenti dro ne orie nte d c om e I n T h e Val l ey , la Nostra si è c a l a t a i n u n a dimension e tu tta sua , f at t a di f r am menti pop bagnati a l n e t t a r e d i u n a psiche de lia mad e in s ix t ies . Q ues t o P arallel Suns è infa t t i il c om pim ento di una trilogia c h e h a l a v o r a t o progr e ssiva men te su l f or m at o r aggiung en do o ra un a gr af ia aut onom a e personale sia pur e i n u n t e r r e n o che si cib a d i eco p as s at is t i. La f or mula è quella di una b a l l a t a f l o w e r pop a me tà stra da t r a la m ar c et t a barrettia na (Se e Em ily Play , A r n o l d Layne…) e la gio str a m elodic a dei L o ve. Mette teci so pr a un s us s ur r ato f umo so e con fide nz iale t r a Fr anco i se Ha r dy e Br i dget St . Joan e avrete un’idea de l l a s c r i t t u r a d i Samara. Materiale r é t r o , m a n o n kit ch. Mu sica che pu ò abit ar e qualsiasi temp o, an ch e s e la ges t ione del suono è tipica d i q u e s t i a n n i . Ditemi voi se Arthu r L e e a l l ’ e p o c a poteva beneficiarsi d i u n m i x i n g mode rno come q ue llo di Par al l el S u n s? Certo che n o , m a q u e s t o non toglie nulla a b r a n i i m m e d i a t i e riuscitissimi co me Ego Blos s om s , S nowy Mea do ws II e m a n c o a d i r l o Taste th e Ca nd y. (7 . 1/ 10) Antonello Comunale Satan Is My Brother – Self Titled (Boring Machines, 15 ottobre 2007) Genere: elettronica Nasce tutto d a un f ilm . Sc enar io, l’autostrada Milano- To r i n o , i n u n a not t e sen za fine vio lent at a dalle insegne de gli au tog rill e dai f ar i delle macchine che pass a n o . P a r a n o i a e insonnia salgono a l l e p i a z z o l e di sosta poco illumi n a t e e s i f a n n o scarrozzare fino alla p e r i f e r i a d e l l a Milano metropoli, div e n t a n d o d r o n i , grooves impazziti, ot t o n i i n o d o r e d i f ree ja zz, a mbie nt os c ur a c he r ibolle qua si fosse u n vu lc ano in pr oc int o di e rutta re. Un f ilm che diven ta la m us ic a dei 82 sentireascoltare S a t a n I s M y B r o t h e r, a n g o s c i a n t e e c ir c olar e c o m e p o c h e , t o r b i d a e dirompente, visionaria e ossessiva, c on bat t er ia , t r o m b o n e , s a x c h e a s t ent o s f ug g o n o a l l a s t r e t t a s o ff o c ant e di un’ e l e t t r o n i c a f u o r i c o n t r o l l o e d i u n to r r i d o p u l s a r e d i b a s s o . Gli sfondi sintetici rubano la scena agli s t r um e n t i e s p u t a n o t r e c o r t o m et r aggi m u s i c a l i d a d i e c i m i n u t i l’uno, in cui i fotogrammi vibrano, tremano, friggono, colpiscono lo stomaco e l’immaginazione. Il resto è straniamento e ammirazione per il lav or o di q u e s t o q u a r t e t t o m i l a n e s e. ( 7. 0/ 10) Fabrizio Zampighi cuni momenti richiamano quelle di B e r n a r d H e r r m a n n . L a s e n s a z i one è quella di trattenere a lungo il res p i r o p e r p o i e s p l o d e r e , e r i c o mi n c i a r e a n c o r a u n a v o l t a . U n s o t tile gioco di equilibri/disequilibri. I l c o n c e p t d i e t r o a m u s i c a e d a nza r i f l e t t e l a c o n d i z i o n e u m a n a i n un m o n d o m e c c a n i z z a t o , l a d i v i s i o ne e la conseguente frattura tra corpo e m e n t e , e s i t r a s m e t t e a i m o v i m enti irregolari dei danzatori, anche disabili, che sono come prigionieri in uno spazio chiuso. In mancanza della visione coreografata, la m u s i c a c o m u n i c a e l o q u e n t e m e nte l o s t a t o d i d i s a g i o e d o l o r e d i una condizione alienata e spezzata. Risultando quindi del tutto spiazzante. (7.2/10) Te r e s a G r e c o S c o t t Wa l k e r – A n d W h o S h a l l G o To T h e B a l l ? A n d W h a t S h a l l G o To T h e B a l l ? ( 4 A D / S e l f , 5 ottobre 2007) Genere: suite strumentale Reit er at a si n d a l t i t o l o , A n d W h o Shal l G o To T h e B a l l ? A n d Wh a t Shal l G o To T h e B a l l ? è u n a s u i t e s t r um ent a l e i n q u a t t r o m o v i m e n t i , s c r i t t a su c o m m i s s i o n e p e r u n a pièc e di dan z a c o n t e m p o r a n e a d e l la c om pagn i a C a n d o C o ( c h e c o m prende anche ballerini disabili) del coreografo Rafael Bonachela, e pubblic at a i n e d i z i o n e l i m i t a t a . Walk er non s i a l l o n t a n a p o i m o l t o dallo s per im e n t a l i s m o d i T h e D ri f t ( u s c i t o l ’ a nn o s c o r s o ) , p r o c e d e n d o per s ot t r az i o n i e d i m p l o s i o n i , s t r a p pi ed im pr ovv i s e e s p l o s i o n i , t r a s i n fonie irregolari per archi (conduce la London S i n f o n i e t t a ) e p e r c u s s ioni s inc o p a t e , i m p r o v v i s e f u g h e ed es plos io n i d i a r c h i , c o n r a r i m o m ent i di qui e t e . I n m e z z o d r o n i l e g geri, sovrapposizioni in stile Philip G las s , e or c h e s t r a z i o n i c h e p e r a l - S d n m t – T h e G o a l I s To M a k e The Animals Happy (Sinbus / Wide, novembre 2007) Genere: post rock, indie T h e G o a l I s To M a k e T h e A n i m als H a p p y d e g l i S D N M T – p i ù c h e un n o m e , u n a l a r i n g i t e – è u n d i sco s p a c c a t o i n t a n t i p e z z i d i v e rsi. N e l s e n s o c h e r e s t a i n u n a s orta d i l i m b o c h e t o c c a s v a r i a t i t e r r i tori – i l p o s t r o c k d e i G o d s p e e d You! B l a c k E mp e ro r, i l l a t o v o c a l e e pop d e i D e e rh u n t e r, a l c u n e l a b i l i t e n ta zioni glitch ed electro – senza mos t r a r e p a r t i c o l a r i d o t i c o m p o s i t ive m a m a n t e n e n d o u n a b u o n a q u a lità d i f o n d o . C e r t o , s i t r a t t a d i a r p e ggi c a d e n z a t i , b a s s i s u o n a t i c o l p l e ttro e tastiere melodiche intorno. Che l ’ u n i c o m o d o p e r p r o v a r e d e i b r i vidi c o n q u e s t a r o b a è a s c o l t a r l a c o n un maniaco omicida che punta una pistola semiautomatica in corrispon- denza dell’au r i c o l a r e s i n i s t r o d e l lettore mp3. E p p u r e i l d i s c o c r e s c e d i min uto in m inut o, neanc he s i t r at tasse di un so u ff l é . P u r s g u a z z a n d o nella banalità . P u r l i m i t a n d o s i a d intortare una s e r i e d i m e l o d i e i n d i e che erano gi à v e c c h i e n e g l i a n n i Otta nta , figu r ar s i negli anni Duemila del conti n u o r i c i c l o i n m u s i c a . Pe rch é d ove g li SDNM T s i es alt ano è ne ll’alte rna r s i t r a br ani s t r um enta li e can zo ni c ant at e. Dalle es c ur sioni sonore c h e p o r t a n o i n z o n e in cre dib ilmen t e lim it r of e all’elet t r onica le armon i c h e b a g n a t e d a l l ’ e c o d elle ch itarre ( S t i l l A C o o l P a i r O f Kicks) alle ma g n i f i c h e r i e d i z i o n i d e i crescendo più c l a s s i c i d e l p o s t r o c k (Time Is On M y Zeit ) . D a l l e m i l l e fragranze del l ’ i n d i e p o p c o l l e g i a l e d ecora to in s als a Lal i Puna ( ShoRyu-Sd nmt) alla pur a c at ar s i m elod ica strume ntale ( Tear s Don’t Cr y ) . Sorprendenti d a v v e r o . M a s o l o a patto di dedic a r e l o r o i l t e m p o e g l i a scolti che mer it ano. ( 7. 0/ 10) Manfredi Lamartina Sharon Jones & The Dap-Kings – 100 Days, 100 Nights (Daptone, 25 settembre 2007) Genere: soul Pur coi dovuti distinguo, la storia della signora Jones è da affiancare a quelle di Bettye Lavette e Candi Staton, grandi artiste soul che vedono i propri meriti riconosciuti in colpevole ritardo. Nata un po’ di anni fa ad Augusta, Georgia, Sharon si fa le ossa intonando lodi a Iddio e poi scegliendo temi più terreni mentre l’abito sonoro si adegua. Quando da adolescente si trasferisce con la famiglia a N e w Yo r k , i t e m p i s o n o m a t u r i per farsi investire da funk e disco e infine diventare apprezzata corista fino alla crisi degli Ottanta, in cui il mercato serra le fila ed è l’hip-hop a occupare il proscenio. Tr o v a u n i m p i e g o p r e s s o l a p r i g i o ne di Rykers Island, seguitando a visitare la chiesa e cantarvi fino al 1996, anno in cui si imbatte in un talent scout della piccola, pugnace Desco. Da lì la strada va in discesa: grazie a un congruo numero di 7” e un soul vintage ricco di sentimento, la Jones rientra nel giro e approda alla Daptone di Brooklyn, presso la quale ha finora pubblicato due LP accompagnata dai visi per lo più pallidi Dap-Kings. Lungo l’intensa attività concertistica, la comitiva s’è ricavata spazio necessario per dedicarsi alle registrazioni di questo terzo 100 Days, 100 Nights, e ff i c a c e b i g n a m i d e l s u o n o S t a x di metà Sessanta. Cantato ed eseguito ispirandosi alle pagine giuste dei libri di Storia, consegna una miscela filologica, nondimeno dot a t a d i u m o r i p o p e ff i c a c i n e l d o n a re piacevolezza estrema che non s c a d e i n r u ff i a n e r i a . D a u n l a v o r o che scorre convincendo più e più volte, estraggo quasi a caso l’incalzante title track (impreziosita dall’azzeccato cambio di marcia), la ribalda Answer Me, il calore di Humble Me, gli ottoni sodi dent r o Te l l M e e i f i a n c h i t o r n i t i d i B e E a s y . A d i ff e r e n z a d e l l e c o l l e g h e succitate - che contano sia maggior talento che sponsor eccellenti - non diventerà il caso “black” dell’anno, tuttavia ridimensiona in mezz’ora le troppe insipide bellocc e n e i To p 2 0 . ( 7 . 0 / 1 0 ) Giancarlo Turra Sigur Ros – Hvarf/Heim (EMI, novembre 2007) Genere: pop sinfonico, post rock Un punto dovrebbe essere ormai c hiar o . I S i g u r R o s h a n n o s c r i t t o pagine memorabili della storia della M us i c a . P r o p r i o c o s ì , M u s i c a . S e n za distinzioni, ghetti, definizioni, gene r i . O g n i l o r o m o s s a v i e n e s e guita con attenzione persino dalla stampa generalista, che non a caso ne canta le gesta donando al grupp o i s l a n d e s e u n ’ a r i a d i sa cr a l i tà c h e o r m a i h a n n o s o l t a n t o i R a dioh e a d ( e s s e r e a c c e t t a t i e d idolatrati o v u n q u e , d a l l ’ i n t r a n s i g e nte i n d i e c h e o r m a i c o n s i d e r a l e C oc oR os i e c o m m e r c i a l i , a l t a m a r ro che per d a r s i u n t o n o i n t e l l e t t u al e a sco l t a K a r m a P o l i c e a t u t t o vo l u m e i n m a c c h i n a ) . D i l o r o s i è d etto d i tu tt o . L’ u s o d e l l ’ i s l a n d e s e , i l senso di mistero, l’hopelandish (la lingua i n v e n t a t a d a i S i g u r R o s ) so n o e l e m e n t i c h e h a n n o c e r t a m e n te co n tr i b u i t o a l l a c a u s a ( e s s e r e l a band più i n f l u e n t e d e l t e m p o ) . H v a r f - H e im è u n d o p p i o d i s c o c h e a c compagna H e i ma , i l d o c u m e n t a r i o d al vivo dei S i g u r R o s c o n t e n e n t e u n a se r i e d i e s i b i z i o n i l i v e n e i p o s t i p i ù su g g e s t i v i d ’ I s l a n d a . I l c o n t e n u to dei CD n o n c o r r i s p o n d e a q u e l l o d e l D VD . H v a rf - H e i m, i n f a t t i , è u n lavoro per m e t à e l e t t r i c o e p e r m e t à acustico, i n c u i i l g r u p p o s i c i m e n t a co n a l cu n i d e i b r a n i p i ù r a p p r e s e ntativi del p r o p r i o r e p e r t o r i o p i ù t r e i n e d i ti ( i l p r e s c i n d i b i l e c r e s c e n d o p ost rock di S a l k a , l a p i a c e v o l e c o r a l ità pop di H l j o m a l i n d e l a s o l e n n i t à d i I Ga e r , c h e p e r l a v e r i t à r i p e t e u n copione g i à s e n t i t o i n t a n t e a l t r e c a n zo n i si g u r o s i a n e ) . A l l a f i n e q u e sti due CD n o n r a p p r e s e n t a n o u n a cq u i sto i n d i s p e n s a b i l e p e r c h i g i à ha fa m i l i a r i t à c o n l a b a n d i s l a n d e s e , dato che i b r a n i s o n o m o l t o s i m i l i a ll e ve r si o n i o r i g i n a l i . M e g l i o a l l o r a co n si d e r a r e H v a rf - H e i m c o m e u n a so r ta d i b i g n a m i u t i l e p e r c h i v u o le entrare p e r l a p r i m a v o l t a i n c o n t ratto con i S i g u r R o s . L e e m o z i o n i i n quel caso s a r a n n o a s s i c u r a t e . ( 7 . 0 / 10 ) Manfredi Lamartina sentireascoltare 83 Siouxsie - Mantaray (Decca / Universal, 2 ottobre 2007) Genere: tardo Siouxsie Mantaray, debutto solista dell’exregina del gothic, si apre con un prevedibile anthem para industrial in cui fa abbastanza il verso a se stessa (Into A Swan), replicato nel s e c o n d o p e z z o ( A b o u t To H a p p e n ) , e già dal principio si dubita fortemente di questo comeback, In realtà la Nostra è pronta parzialmente a smentirci, proseguendo in territori percussivi Creature (One Mile Below), inoltrandosi verso jazz song irregolari e sinuose (Drone Zone, l’inquieta Sea Of Tr a n q u i l l i t y ) , e q u a e l à s i s e n t e l a volontà di non fossilizzarsi in un suono cristallizzato rivolto prettamente al passato. Fa un po’ il verso all’Almond (virato Antony) più sinfonico in un paio di occasioni (Heaven And Alchemy, If It Doesn’t K i l l Yo u ) , c o n r i s u l t a t i n o n s e m p r e all’altezza delle intenzioni, soprattutto quando sovraccarica di pathos il tutto. In sostanza questo Mantaray risulta altalenante e autocelebrativo, non centrato e rivolto in più direzioni, tra tentazioni mainstream pop dark e velleità più alte. Una mezza occasione sprecata. (5.5/10) Te r e s a G r e c o Slaraffenland – Private Cinema (Rumraket - Hometapes, giugno 2007) Genere: post-rock Da Cop en ha ge n (e dint or ni) ar r iv ano questi Slar a ffenl and ( c he in lingua n ord ica sig nifica “ t er r a del lat t e e del miele ”), a lla lor o t er z a us c ita, dopo un EP e u n a l b u m . P o c a 84 sentireascoltare f at ic a per q u e s t a i n t r o d u z i o n e p e r ché l’estetica, ascoltando le prime not e, f a un p o ’ p r e o c c u p a r e d a l l e parti di chi scrive – cioè sulla sua s c r iv ania. È u n a l t r o d i s c o p o s t rock emozionale, pensa tra sé e s é, dov e em o z i o n a l e s t a a n c h e p e r “ piac er à ag l i e m o ” , c o l p e v o l e s p e cie il modo di cantare. E invece no, bisogna solo avere pazienza. Non s olo no, m a ( q u a s i ) t u t t ’ a l t r o ; q u e s t o Pr i vat e C i n e ma è a n z i u n d i s c o c om ples s o e p e r n u l l a b a n a l e – c i s i ac c or ge c h e p e r g i u d i c a r l o n o n basterà un ascolto approssimativo; e s olo par zi a l m e n t e ( S l e e p Ti g h t , Show M e T h e Wa y ) q u e s t e t r a c c e si prestano alle stesse critiche che abbiamo mosso recentemente ai novelli post-rockers – cioè di non v oler s i s c r o l l a r e d i d o s s o q u e l l e not e ( t ipic h e d e l r i e m p i m e n t o c h e abbiamo dato della voce “genere”), quello s t r ug g i m e n t o f a t t o d i d i l a t a z ioni e r um o r i s m i i m p r o v v i s i . Per una volta l’animo scandinavo s gor ga s enz a p o s a e s t u p e n d o p i a c ev olm ent e , m a n o n n e l l ’ u n i c a d i rezione Sigur Ros/Mum e compagni di classe; anche nella direzione di un anim at o s o t t o b o s c o p r o g r e s s i v o, f at t o di f u n g h i m a i a l l u c i n o g e ni ma colorati, nani, folletti buoni ed es t r os i. I l r i s u l t a t o è a v o l t e u n a c om m is t ione f r e e - j a z z g i u n g l e s c o / post-rock, a volte simile a chi della Sc andinav ia h a l e o r i g i n i , e h a f o n dat o una f a m i g l i a a d A k r o n ( Wa t c h O ut ) . I l m eg l i o , p e r ò , i n i z i a c o n l a c av alc at a p e r c u s s i v a d i Yo u Wi n n , e c ont inua i n G h o s t , c h e i n i z i a l m e n t e s em br a fu o r i u s c i r e d a l c a p p e l l a io m at t o de i P a re n t h e t i c a l G i rl s , m a poi t or n a s u l l a b a t t e r i a r u m o r i sta, artificiosa – quasi Eighties, da drum machine esterrefacente, da bat t er ia ebm – d e l l a t r a c c i a p r e c e dente; spunta addirittura, ciliegina s ulla t or t a, u n s a x d e l t u t t o b e e f hear t iano, m a l à d i e t r o , n e a n c h e in seconda fila, in terza, quarta, in galleria. E si sa che, se si finisce in bellez z a, la g e n t e è m e g l i o d i s p o s t a. ( 6. 9/ 10 ) Gaspare Caliri Sleeping People Growing ( Te m p o r a r y R e s i d e n c e , n o v e m bre 2007) Genere: il dopo math rock? Ascoltate le prime due canzoni per una prima catalogazione, ho siglato il promo scrivendoci sopra “Don Caballero / Storm & Stress R e v i v a l ” . C e n t i p e d e ’s D r e a m a v e va quel classico approccio in decostruzione (le note che scorrono a grappoli, la materia sospesa e tutto il resto), mentre la traccia successiva, James Spader, evocava quel che si dice math senz a p r e t e s e h a r d r o c k i s t e : p u l i t i r i ff circolari, drumming pestone tipico del post-hardocore di Chicago, e soprattutto niente testa, niente testosterone old style. Un ritorno al passato dunque o un tentativ o d i d i r e q u a l c o s a d i d i ff e r e n t e ? All’ascolto più attento emergevano gli assoli minimal e da queste basi una lievissima psichedelia. Soprattutto un climax a metà tra umorale e ambientale. In definitiva però, i ragazzi puntavano altrove, verso un certo prog figlio dei King C r i m s o n ( Ye l l o w G u y _ P i n k E y e ) con narrazioni in cambi di tempo e un grande sfodero tecnico per aggressività controllate. Una conferma e una smentita arr i v a c o n P e o p l e S t a y i n g Aw a k e , i l solito canovaccio stemperato in una ballata amorevolmente pinbackiana con ospite addirittura Rob C r o w. U n c u r i o s o p a r a d o s s o v i s t o che la band non è andata oltre l’onanistica missione post-rockista nei 35 minuti precedenti. Sleeping People cosa volete dalla vita? Manco il nome che vi siete scelti calza con quel che fate… (5.0/10) Edoardo Bridda Sole And The Skyrider Band – Self Titled (Anticon / Goodfellas, 10 ottobre 2007) Genere: doom hop Sembra quasi che la Anticon abbia ascoltato il nostro modesto avvertimento quando, a proposito di uscite un po’ debolucce e senza carattere, lamentavamo il fatto che l’etichetta simbolo dell’hip hop sperimentale, stava lasciandosi sfuggire di mano la sua ragion d’essere a favore di etichette ed artisti di minor peso s u l l a s c e n a i n t e r n a z i o n a l e , t u ff a n dosi nei mari più tranquilli del pop (seppure di buona qualità, vedi le ultime fatiche di Why? e del duo A l i a s - Ta r s i e r ) e d e l l ’ e l e t t r o n i c a / ambient (Odd Nosdam). Ma proprio quando tutto faceva pensare ad un cambio di rotta ormai consolidato, arriva, come un fulmine a ciel sereno, questo album e la prospettiva cambia di nuovo a trecentosessanta gradi. Recuperato il suo originale moniker a distanza di appena cinque mesi dalla pubblicaz i o n e d e l l ’ a l b u m s t r u m e n t a l e P o l y. Sci.187 con la sua seconda identit à m u s i c a l e , M a n s b e s t f r i e n d , Ti m Holland fa qualche passo indietro, verso uno stile in cui l’hip hop è ancora un elemento strutturale e non una semplice figura astratta, così come gli arrangiamenti non hanno mai la funzione di semplice tappezzeria sui muri di parole del suo rapping. Se riprendere in mano il microfono per Sole rappresenta un ritorno al passato, è però molto attuale il modo in cui lo fa. Come molte band e singoli della scena avant-hop (tra cui mi verrebbe da citare Dalek e Coaxial), anche Holland dimostra l’intenzione di optare per un sound dai toni scuri, caratterizzato da una grande varietà timbrica e da una pulsazione lenta. Elementi, questi, che ricorderebbero il trip hop se non fosse per le atmosfere oppressive e claustrofobiche e il rapping aggressivo e al limite della resistenza polmonare, generalmente estranei alla musica nata a Bristol più di una decina di anni fa, e inv e c e m o l t o d i ff u s e o g g i . I l m e r i t o va senz’altro ad una produzione impeccabile (nella quale compare, come spesso accade per le uscite Anticon, la mano di Alias), ma soprattutto alla presenza, al fianco di Sole, della Skyriders Band, ovvero: B u d B e r n i n g a l b a s s o e a i s a m p l e r, i l b a t t e r i s t a J o h n Wa g n e r e i l p o l i strumentista William Ryan Fritch. Un combo che conferisce al sound un carattere decisamente “live”, un cuore pulsante tenuto in vita dai battiti al cardiopalma di Sole. Un album omogeneo che vede nei suoi momenti più tesi la migliore espressione dell’intero gruppo. l’iniziale A Sad Day For Investors è un manifesto di quello che più di una volta mi è piaciuto definire Doom Hop: chitarre distorte, incedere flemmatico, rapping aggressivo e scelte armoniche che richiamano sensazioni di cupezza. Caratteristiche che si riscontrano anche in Stupid Things Implode On Themselves (dove compaiono anche un violoncello e un organo, sotto il mare di tastiere e synth) e in On Paradise, notturno infarcito di citazioni da Fata Morg a n a d i We r n e r H e r z o g . L e c i t a zioni, anche colte, cominciano ad entrare in un linguaggio musicale che ha sempre attinto a piene mani dal gergo. A testimonianza di ciò anche l’hook di The Shipwreckers, direttamente tratto da un altro film, Refutation Of All Judgements di Guy Debord. Un’altra conferma in positivo, dopo l ’ u l t i m o Te l e p h o n e J i m J e s u s , d e l fatto che all’etichetta newyorchese stia ancora a cuore l’evoluzione e la sperimentazione di quello che un giorno fu l’hip hop. Senza dubbio la migliore produzione firmata Anticon di quest’anno. Che non è ancora finito… (7.7/10) Songs Of Green Pheasant – Gyllyng Street (Fat Cat / Wide, 20 agosto 2007) Genere: indie-folk Te r z o a l b u m p e r D u n c a n “fagiano v e rd e ” S u mp n e r: t r e n t e n n e i n g l e s e p o l i s t r u m e n t i s t a c h e da solo si c e l a d i e t r o l a s i g l a S o n g s Of Green P h e a s a n t . D u n c a n f a t u t t o da solo e l o f a d o s a n d o e l e m e n t i ete r o g e n e i c o m e i l f o l k e l ’ e l e t t r o n i c a , r i u sce n d o n e l l ’ i m p r e s a d i r e n d e r e i l r i su l t a t o f i n a l e d i u n a n a t u r a l ezza i n e cc e p i b i l e . P r o p r i o q u e s t a semplicità c o m p o s i t i v a r i s u l t a e s s e r e il tratto d i s t i n t i v o , l a p e c u l i a r i t à maggiore d e i s u o i t r e a l b u m , t u t t i t argati Fat C a t . S e i l p r i m o o m o n i m o disco del N o s t r o r i u s c i v a s e n z a t r o ppa fatica i n s i ff a t t a i m p r e s a , i n q u a n to r e g i s t r a t o i n b a s s a f e d e l t à e t otalmente a c u s t i c o , è c o n l a s u a s e co n d a fa ti c a , A ri a l D a y s , c h e e m e r go n o ch i a ramente le sue qualità: rendere nat u r a l e l a s i n t e s i e l e t t r o - f o lk. N i e n te d i n u o v o m a s i c u r a m e n t e distante d a q u e l l ’ a c c e z i o n e i n d i e t r o n i ca m a niacale. G y l l i n g S t re e t n o n d i ff e r i sce di una v i r g o l a d a l s u o p r e d e c e s s ore. Anzi, c o n s o l i d a a n c o r p i ù q u e l p e r co r so s o n o r o r e n d e n d o q u e s t e se tte ca n z o n i a r t i f i c i a l m e n t e n a t u r ali. Il fatto è c h e a u n p r i m o a s c o l t o , grazie alle a t m o s f e r e d i l a t a t e e a l l e ntissimo e s o m m e s s o i n c e d e r e m u s i cale, quel s o t t o f o n d o e l e t t r o n i c o m a i tr o p p o i n v a s i v o p a s s a q u a s i i n a vve r ti to . N o n a c a s o i n f a t t i g l i e pisodi che p i ù r i m a n g o n o i m p r e s s i so n o p r o p r i o q u e l l i m e n o q u i e t i : l’apripista B o a t s , d e l i c a t a m e n t e p o p , e West C o a s t P r o f i l i n g , o t t o m i n uti d i sa l i s c e n d i s h o e g a z e i n f o n dali color p a s t e l l o . I l r e s t o s i m u o ve su u n p i ù t r a d i z i o n a l e c a n t a u t o r ato folk, a Daniele Follero sentireascoltare 85 volte in clin e a ce rto s lowc or e s ponda E ar ly Day Mine r s ( Alex Dr if t ing A lone ), impre zio sito da t im idi or pelli e lettro nici, ne l quale la m alinconia regna incontra s t a t a . U n alb um d a sorseggiar e c om e una tazza di the ment r e t ut t o f uori sembra scorrere f r e n e t i c a m e n t e . U na rilassa nte p au s a t er apeut ic a. (6. 7/10 ) Andrea Provinciali Soulwax – Most Of The Remixes ... (Parlophone / EMI, 26 ottobre 2007) Genere: remix compilation electrohouse Una delle cose più s c o t t a n t i d e l 2007. La problematic a s o l l e v a t a d a i Soulwax scalda orm a i d a a n n i l e pagine , i foru m e i dibat t it i c r it ic omusic ali po p-ro ck-elec t r o: può la house ritorn are al r oc k ? La f r at t ura è ancora scompo s t a ? H a a n c o r a senso pa rlare di g en er i? Le dom ande non na scon o a ca s o, e il per c or so del d uo b elg a indiv idua quello che pu ò esse re co ns ider at o il nuovo, alla fin e di qu est a pr im a dec ade post-00 : me ltin’ p ot e c ont am inazione con un pizzic o d i s e n s i b i l i t à ‘70 (cioè punk) e ‘8 0 ( c i o è t a s t i e r e e suoni superpaille t t a t i ) . D o p o l e incurs ion i di LCD Soundsyst em e R ap tur e che h an no m inat o le c er tezze (? ) de l rock, o r a i Soulwax r imescolano tutto e ra c c o l g o n o i n u n grande diario la loro e s p e r i e n z a d i remixato ri pro ve tti. I nomi ci sono tutti. P e r f a r n e s o l o alcuni: The Gossip , Daf t Punk , Robbie Willia ms, Tiga , Klax ons , G or illaz, L ad ytro n e Kyli e M inogue. La formula coinvolge tu t t o i l p a n o r a m a musicale, dal pop “c h a r t o r i e n t e d ” , 86 sentireascoltare all’hip hop, dall’electro al(l’ovvio) punk funk. Come a dire che per essere dentro la scena, quello che interessa è solo il ritmo, non conta av er e la c r e s t a o i c a p e l l i a c a s c h e t t o, non c on t a s a p e r s u o n a r e l a c h i tarra folk o tentare di programmare l’808. I l v er o b u s i n e s s o g g i è a n c o ra l’ostinarsi a spaccare il capello in quattro. I l doppio CD c h e i d u e f r a t e l l i D e w a el e c i pr es e n t a n o o g g i - c o n l a s o l i ta modestia che li contraddistingue da iniz io c a r r i e r a - , f a i l p u n t o d e l la situazione. Un punto fermo, che n o n e s c l a ma o n o n c h i e d e n u l l a . M a se il livello è eccezionalmente alto, la pr eoc c up a z i o n e s o r g e e r i g u a r da il poi. D a q u i d o v e s i v a ? R e s t iam o s ul p u n k f u n k o e s p l o r i a m o qualcosa di altro? Ritornerà la afro, c om e dai pr e l u d i d i O s u n l a d e ? P r o babilm ent e q u e s t e e l u c u b r a z i o n i r i guardano solo il critico scassapalle ( c he in que s t o c a s o s a r e i i o ) . S e n za farci troppi problemi, ascoltiamo con piacere il raccoltone, e stiamo a guardare le eventuali soprese. Sem pr e c he a r r i v i n o . ( 7 . 3 / 1 0 ) per nulla frustro, il godimento fra l’estasi più estatica e la noia più a v v i l e n t e . Tu t t o c o m e d a m a n u a l e , i n c a s a V H F. T h e Wa k e O f T h e D y i n g S u n K i n g , A F a d i n g Tr a i l O f Sparks, A Spiral Dance e gli otto minuti finali di Long Shadows Beneath The Moon spaziano anche, va detto, nella drone music più classica e nell’inevitabile chiaroscuro dell’ambigua dicotomia suono/rumore. Suonando ogni accordo distintamente e nitidamente, las c i a n d o l o s p e s s o a ff o n d a r e c o m e bianco sassolino nel silente stagno dell’improvvisazione, la Spiral Joy Band ha tenuto fede a quanto, con implicita promessa, ha azzardato la propria ragione sociale. Una musica attorta in spirali di suono, una musica dispensatrice di oculate delizie e gioie audiofile, una band davvero capace di esprimere appieno il senso d’entrambe le dette istanze. (7.0/10) Marco Braggion S p i r a l J o y B a n d – T h e Wa k e O f T h e D y i n g S u n K i n g ( V H F, 2007) Genere: drone ambient Gong, ammenicoli tibetani, un fiddle ipnotico ed una sruti box. Giunti al secondo album in carriera gli SJB, nelle cui fila militano anche diversi membri dei Pelt, indulgono in una fatata forma stilistica, né decostruzione né improvvisazione vera e propria, a metà fra parodia e innodia. Come se un manipolo di monaci tibetani avesse deciso di accampare diritti di primogenitura sul bluegrass, il brano The Wa k e O f T h e D y i n g S u n K i n g n u o t a in un lago di suoni circolari, come ci si aspetterebbe, e nel frattempo si dedica ad una sorta di scomposizione metrica del cajun. Regis t r a t o l i v e , l ’ a l b u m o ff r e q u a t t r o lunghe composizioni dove vi apparirà di tutto: da un Charlie Poole col suo proto-country primitivo sino alla trance meditativa e free d e i P e l t . L’ e s p e r i m e n t o è b i z z a r r o e poco sfruttato, il suono vivo e Massimo Padalino T h e S t a r g a z e r ’s A s s i s t a n t – T h e Other Side Of The Island (Aurora Borealis, 13 novembre 2007) Genere: drone-ambient Va l e q u a n t o d e t t o p e r T h e A r p , s olo c h e l a m u s i c a d i q u e s t o T h e O t her S i d e O f T h e I s l a n d h a ( è ) u n ap pendice ben precisa. Dietro al prog e t t o c ’ è D a v i d J S m i t h d e i G u a po, oltre tutto James Hutton, l’archeol o g o c h e a t t r i b u ì a l l a t e r r a u n ’ età s u p e r i o r e a i 6 0 0 0 a n n i d e t t i d alla Bibbia. N o n s o l o q u e s t o , H u t t o n a l t r e s ì ass e r i v a c h e o l t r e l a v i t a v i s s u t a alla l u c e d e l s o l e n e e s i s t e v a u n ’ a l tra, altrettanto agitata, appena sotto i n ostri pie di. È su questa t e o r i a c h e D a v i d J Smith , so ste nut o da Daniel O ’Sullivan sempre d a i G u a p o ( e a n c h e Mia sma & Th e Car ous el O f Headless Horses c o m e i l c o l l e g a ) e d a l finnico Antti U u s i m a k i , m e t t e m a n o a d un p rog etto audio- v is iv o c he illustra come ne l p e r i o d o C a r b o n i f e r o (più o meno 3 4 5 m i l i o n i d i a n n i f a ) le forme di v i t a a b i t a n t i l e p a l u d i , rinvenute dop o 3 0 0 m i l i o n i d i a n n i , fo ssero diven ut e in pr at ic a m ar m ore e fig ure in car bone. Un mon do inq uiet ant e m a v iv o, r appresentato da S m i t h ( è s e m p r e u n vecch io stud ent e d’ar t e) in un’opera che vista n e l l ’ i n s i e m e d o v r e b b e re nd ere qu ell e s t at ic he s agom e di carne e sangu e . N o n a v e n d o m o d o d i assistere all’int er a ins t allaz ione ci affidia m o a l w e b ( q u a l c h e fo to p resso www. t hehor s ehos pit al. com/a rch ive s/000485. ht m l) , nonché all’auster o a u t u n n o s b o c c i a t o , e l’orro rifica am bient or a wes t er nmo rrico nia na ( T h e O t h e r S i d e O f The Islan d p.1 ) or a – s pes s o – dr on ica à la Na dja/ Sunn O ) ) ) ( The Oth er Side Of The I s land p. 2) e la ta ng en za con le im m agini quas i crea l’origina r i o e ff e t t o . Ta n t o d a fargli guadag n a r e i l n o s t r o e l o g i o . (6 .0/1 0) zie anche alle provvigioni tecniche a s s i c u r a t e d a S a c h a Ti l o t t a e A l fredo Musumeci - che ha mandato a memoria la lezione dell’indie rumoroso anni ‘90 e la integra con dilatazioni e divagazioni cerebrali tipicamente post. L’ u m o r e c o m p l e s s i v o d i q u e s t i quaranta minuti scarsi ha come referente immediato un suono ben riconoscibile, i seminali Bastro, i primi June Of 44, gli Shipping News a questi ultimi ancora legati da cordone ombelicale: le strutture dell’hardcore rallentate e dilatate all’infinito (Amongst The Orange Groves), dunque, gli arpeggi svogliati di una chitarra che vaga senza meta apparente (in President ha un vago sapore di blues); la voce ora urlata (Gun), ora sussurrata (Pages), ora salmodiante e reci- Gianni Avella S u z a n n e ’s S i l v e r – T h e C r y i n g Mary (Radio Is Down Rec., 15 aprile 2007) Genere: noise rock, post-hardcore I segni, visibili, tangibili - soprattutto fino a qualche anno fa - impressi nell’humus culturale della Sicilia dalle scorribande del noise a stelle e strisce – e di alcuni gruppi in particolare: Fugazi, Shellac, June of 44 - sembrano essere secondi, per profondità e radicazione, solo a quelli lasciati, in epoca storica, dalle invasioni arabe e normanne. I S u z a n n e ’s S i l v e r , f o r m a t i s i i n quel di Siracusa nel 1998 - e quando sennò -, approdano, dopo un EP autoprodotto nel 2003, alla corte dell’etichetta statunitense Radio Is Down (nel catalogo anche i Bellini d e i c o n i u g i Ti l o t t a ) . L o f a n n o c o n un album - registrato nel 2006 gra- tativa (in Dirty Black Slope Ink è un poema di Bukowski a fornire le parole); una sezione ritmica talvolta accomodante, più spesso mutevole e capricciosa (Io Ti Sbrango, le incostanze strutturali in odor di Uzeda in Moon). La padronanza della materia è notevole, una ricerca quasi sempre intelligente su ritmo e melodia e soluzioni impreviste, talvolta idealmente imparentate a certo progressive (Sand), elevano il livello q u a l i t a t i v o a l d i s o p r a d e l l a s u ff i cienza. Ma l’impressione che il tutto stia avvenendo maledettamente fuori tempo massimo è spesso imperante, lì, dietro ogni spigolo (acuminato) di arrangiamento, sotto la spessa coltre di dissonanza caparbiamente cercata. (6.3/10) Vincenzo Santarcangelo The Hives – The Black And White Album (Polydor / Universal, 15 ottobre 2007) Genere: garage, rock and roll C o s a s u c c e d e s e t r e p r o d u tto r i q u o t a t i e d i v e r s i s s i m i p e r estrazione ( P h a r r e l l W i l l i a m s , J a c k n ife Lee e D e n n i s H e r r i n g ) s i m e t t o no a l l a vo r o s u l q u a r t o d i s c o d e l l a p iù famosa b a n d g a r a g e r o c k s v e d e s e ? Asso l u t a m e n t e n i e n t e , p e r c h é i l Black And Wh i t e A l b u m - g r a n t i t olo, come s e m p r e - d i H o w l i n ’ P e l l e & co . è s e m p r e l a s o l i t a s o l f a , p er quanto t o l l e r a b i l e , b a l l a b i l e , c a ntabile (e t u t t i g l i a g g e t t i v i i n – b i l e c he p o sso n o m a i v e n i r e i n m e n t e ) . C i sa r e b b e s t a t o d a s t u p i r s i p e r i l co n tr a r i o , i n e ff e t t i ; n o n c i a s p e t t a v amo certo c h e n e i t r e a n n i p a s s a t i d a Ty r a nn o s a u ru s H i v e s i c i n q u e avessero maturato chissà quale cambiament o o s v o l t a c h e d i r s i v o glia. Rock a n d r o l l è s e m p r e s t a t o , s in d a l l ’ i n i z i o , e r o c k a n d r o l l s i a , fino alla f i n e : s i s p e z z i p u r e o g n i tanto con u n w a l z e r g i o c a t t o l o - s i n t etico simil S t ra n g l e rs ( A S t r o l l T h r ough Hive M a n o r C o r r i d o r s ) , c o n l a r e l a ti va n o v i t à d i u n f u n k r o b o t i c o in fa l se tto ( T. H . E . H . I . V. E . S . ) , o c o n la sinistra P u p p e t O n A S t r i n g ; s i a b b e l l i sca p u r e l a f o r m a c o n s t r a t i d i su o n o ( H e y L i t t l e Wo r l d ) e u n a p ro d u zi o n e s c i n t i l l a n t e ( Wo n ’ t B e L o n g ). L a s o s t a n z a è e r e s t e r à sempre q u e l l a : u n m i s c u g l i o d i a nfetamine, c h i t a r r e e s u d o r e , n o n i mp o r ta se s a l t a n o a l l ’ o r e c c h i o a c c e nti ora di J a m e s B r o w n ( We l l A l l R i g h t!), ora d i D e v o ( Yo u G o t I t A l l . . . Wr o n g ), o r a d i P i x i e s / C l a s h ( Return the F a v o u r ) , n e l c o n s u e t o tourbillon d i r i f e r i m e n t i . I n f o n d o p otrebbero f a r e d i s c h i a r i p e t i z i o n e gli Hives, o n o n f a r n e a ff a t t o ; s e n e a cco r g e - sentireascoltare 87 rebbero in pochi. Qu a n d o c a p i t a d i ascoltarli, però, non v i e n e v o g l i a d i camb iare musica . Com e dir e, m er avigliosame nte fu tili, c om e t ant i pas satempi di cui ogni t a n t o s i s e n t e i l bisogn o. (6 .5/1 0) Antonio Puglia T h o s e L o n e Va m p s – S t a n d a r d s (Setola Di Maiale, settembre 2007) Genere: blues impro Torna la pre miata (si f a per dir e) dit ta Clocchiatti-Trevis a n e d è a n c o r a un disco a ll’inseg na della c onc is ione, qu ello che stan do alla dur at a diremmo un EP ma n o n i n q u e s t o caso, perché dei N o s t r i s a p p i a m o il ricorso poetico a l l a f o l g o r a n t e brevità, alla fulmine a g e r m i n a z i o n e delle istan ze e sp res s iv e t eat r albues che tornano a s p r o f o n d a r e n e l silenz io ap pe na e s aur it a la “ m is sione”. Dieci tracce v e r e e p r o p r i e quindi, lun gh ezza m edia un m inut o a parte un a Philly’s Toy s hop c h e d a sola ne fa circa qua t t r o ( a b a s e d i pianoforte , ta stie rina e per c us s ioni pestati co n furia gioc os a, c on rabbi a dada libera t o r i a , f e b b r i l e , aggre ssiva ma in no c ua, un c av ar s i di dentro la frenesia , i l n o n p o t e r c i più stare dentro, sco n c l u s i o n a n d o i canoni ritmici, armo nic i, s t r ut t ur ali, senza appigli giù p e r l a s c a l i n a t a del disincanto) e i p o c h i s e c o n d i d i River (una laconica i n v o c a z i o n e ) e T he Well (un a strin gat a pr eghier a, come un o sgu ard o get t at o al c ielo minaccio so ). Tut t avia, s’in traved e un c am biament o ab ba sta nza s ignif ic at iv o r ispet to a l p reced en te Sket ches, u n pizzico di sensibilit à m e l o d i c a p i ù accomodante e - di c o n s e g u e n z a ? 88 sentireascoltare - il definirsi di una forma-canzone maggiormente compiuta, seppur anc or a f r am m e n t a r i a , i n e m b r i o n e . C’im bat t iam o q u i n d i i n u n a H y p n o s And G r oc er y c h e s f i l a c c i a s p e r s e malinconie al modo della più frusta PJ Har vey, i n u n a C u t c h e i n c e d e om br os a e g r o t t e s c a c o m e u n To m Wai t s ps ic o t i c o , i n q u e l l a M a r t i n a che scomoda il lirismo assorto e s degnos o d e l p i ù r o m a n t i c o N i c k Cave, e an c o r a n e l s e r a f i c o f o l k blues di Ap r i l e n e l l a f l a c c i d a b r u m a di Sar ah , o v v e r o i l L a n e g a n p i ù s off ic e e s n e r v a t o , u n p a r a g o n e i m pegnativo ma neanche troppo per la notevole voce di Shawn Clocchiatti. Ne escono quindi confermati anzi r aff or z at i i s o s p e t t i c i r c a l a p o t e n zialità del progetto, bomba lirica che attende solo l’incrociarsi delle l a n c e t t e p er r e g a l a r c i c h i s s à q u a l e def lagr az ion e . ( 7 . 1 / 1 0 ) Stefano Solventi To m B r o s s e a u – C a v a l i e r ( F a t cat / Audioglobe, ottobre 2007) Genere: folk Non ci si spiega come mai un musicista capace e dalla spiccata sens i b i l i t à c o m e To m B r o s s e a u n o n s i a ancora riuscito ad abbandonare la dimensione di culto. E dire che il Nostro continua a “sperperare” con regolarità impressionante – un disco all’anno - soggettive intense ed emozionanti, a distillare senza parsimonia chiaroscuri sussurrati, a curare una voce tra le più originali sulla piazza, a mettere in mostra un scrittura vivida che ha sapore del blues e il mood di un soul bianco appena abbozzato. Cavalier non fa eccezione in questo senso, riconfermando ancora una volta le qualità dell’artista americano, che per l’occasione decide di limitare gli strumenti alla sola chitarra acustica - con qualche p i a n o f o r t e d i c o n t o r n o - , a ff i d a n d o le sorti delle dieci tappe in scaletta al “solito” fingerpicking impeccabile. Del resto non serve altro, quando sai miscelare con gusto country minimale e folk (My Peggy Dear e Amory) o creare melodie crepuscolari rimasticando un pugno di note ( l a s p l e n d i d a M y H e a r t B e l o n g s To The Sea), ampliare le dodici bat- tute del blues (Brass Ring Blues) o consolare i cuori infranti a suon di valzer e falsetti (Kiss My Lips). Un compito che, anche in questa occasione, il Nostro porta a term i n e s e n z a p a r t i c o l a r i d i ff i c o l t à , dando alle stampe uno dei migliori episodi della sua carriera e prenotandosi di diritto un posto nella nostra personale top ten di fine anno. (7.6/10) Fabrizio Zampighi To R o c o c o R o t - a b c 1 2 3 m i n i LP (Domino / Self, 26 ottobre 2007) Genere: kraut elettronica abc 123 è un assaggio del prossimo album del trio tedesco, un nuovo corso che già dal titolo si preannuncia fondante, e come anticipatoci da Donald Lippok, e rimarcato nell’intervista presente su Yo u u b e ( h t t p : / / w w w. y o u t u b e . c o m / watch?v=JCQB7xAOhyg), si riparte da un sound diretto e ragionato soltanto a livello di sample di partenza. Al solito, i brani crescono per sovrapposizioni minime: tra i riferimenti il consueto zampino dei Kraftwerk (Enigma), mentre l’apporto quartomondista di Schneider si limita al minuto della conclusiva e irrisolta H5. È tutto molto interlocutorio. Giri di manopola su un paio d’asciutti loop e evoluzioni minimal-tastieristiche che spesso non portano da nessuna parte. Ciononostante, qualcosa di curioso emerge dallo pseudo drum’n’bass à l a A u t e c h r e d i LV X 4 d o v e a l b e a t (e lo sfarfallio dei fruscii) si giustappone un arrovellante lavorio di jazz cubista. Impressione quest’ultima che cresce dal pattern minacc i o s o d e l l a s u i c i d e i a n a Ve r s c h i e den. È una via ma non sembra che i To R o c o c o R o t k r a u t a m e n t e i m p r o si stiano capendo al volo. Mumble… (5.0/10) Edoardo Bridda Tr a b a n t - M u s i c 4 L o s e r s ( R ! S V P - Self, 15 ottobre 2007) Genere: wave pop Meno di mezz’ora, ma valida. Con una sua intensa ragion d’essere, pure in un quadro che sostanzialmente potremmo dire “d’evasione”. I Tr a b a n t s o n o u n g i o v a n e q u a r t e t t o dall’attitudine wave pop guizzante e angolosa, di quella che è bene spargere ogni tanto sulle giunture (vere e metaforiche), tanto per non arrendersi troppo al malanimo. Non perché prive del morbo della tristezza anzi proprio per come s e m b r i n o a v e r n e s a g g i a t i g l i e ff e t ti, queste nove tracce arrivano col piede giusto, aureolate di un’empatia arguta, in scia punk-funk ma alleviate da una stringatezza wave stuzzicante. Che fa perno sulla quadratura chitarra-batteria-basso-tastiera, con verve angolosa e asprigna, come potrebbero i nipot i n i c a z z o n i d e g l i S t r a n g l e r s ( Ve r y B o r i n g , 1 8 7 P. C . ) , m a a n c h e s u u n caratterino capace di consumare lo scontro frontale One Dimensional Man/Liars (vedi la nevrastenia a p r o n t a p r e s a d i G o n e To o F a r ) e di una scrittura tanto immediata quanto ammaliante che confeziona almeno un paio di potenziali hit per radiolibere occhiute (il languore s o u l a c e n t o a l l ’ o r a d i M i l k y Wa y e l a p u n k - d a n c e f l e s s u o s a d i Wa s t e Of Time). Aggiungete quel fare sbrigliato - la disinvoltura con cui mischiano spasmi Police, cinguettii di tastiera e rigurgiti Flashdance (The Emptyness) - e il suo lato oscuro, che fa capolino tra le ugge indolenzite di Happyness = Guiltyness, e otterrete l’equazione semplice ma non semplicistica di una indierock band dei nostri tempi, come ne nascono e sempre ne nasceranno nelle periferie dell’impero dove pullulano gli sfigati perennemente orfani di qualcuno, ieri Pavement e Radiohead, oggi !!! e Liars. E domani, chissà. (6.8/10) Stefano Solventi Tr e n t e m ø l l e r - T h e Tr e n t e m ø l l e r Chronicles (Audiomatique, 4 ottobre 2007) Genere: elettronica L’ A u d i o m a t i q u e l i c e n z i a u n a d o p p i a r ac c o l t a c h e s e g n a i l r i t o r n o d i A n d e r s Tr e n t e m ø l l e r d o p o i l s u c c e s s o di Th e L a s t R e s o rt s u P o k e r F l a t . I l pr i m o d i s c o r i u n i s c e i l m e g l i o della produzione del dj/produttore c on a l c u n i i n e d i t i , m e n t r e i l s e c o n do presenta una selezione dei suoi remix. I n ap e r t u r a T h e F o r e s t , a m b i e n t p o lare cosparsa di frattali microbeat, che fa parte del repertorio mentale del danese, come la malinconica M oan , n e l l a v e r s i o n e c o n A n e Tro l l e all a v o c e , u n o d e i b r a n i p i ù f a m o si. Le stesse atmosfere impregnano anc he g l i i n e d i t i K l o d s m a j o r e B l o o d in Th e S t r e e t s d a l s u o n o r a r e f a t t o , ritmiche essenziali e stratificazioni s onor e c h e s i s o v r a p p o n g o n o i n e s or ab i l m e n t e . Ry k k e t i d d e l 2 0 0 4 è i n v e c e u n o di qu e i p e z z i c h e t u t t i h a n n o b a l lato, che va in cortocircuito in una ragnatela di scariche e con una ripartenza killer che fa saltare in a r i a i l d a n c e f l o o r. N o n d a m e n o i l r em ix p e r i R o y k s o p p d i W h a t E l s e I s Th e r e c o n l a v o c e u l t r a - c a t c h y d i Kar i n D re i j e r d e g l i s v e d e s i K n i f e , d e i q u a l i Tr e n t e m ø l l e r m a n i p o l a i l br ano We S h a r e O u r M o t h e r ’s H e alt h, a b a s e d i r i m b a l z i a r k a n o i d i e vocalizzi incalzanti da delirio per uscire in sordina con una sessione di agopuntura minimal. Notevole a n c h e C o i n c i d a n c e d i S c ha f f a hus e r c h e v i e n e i m b r i g l i a t a i n l a cce tt i , f r i z z i e l a z z i g l i t c h y, mentre di r e m i x d i b r a n i d i M o b y n o n n e p o ssiamo più... N e l l a r a c c o l t a n o n t r o v i amo solo e l e c t r o e t e c h n o , I D M e d ancefloor, m a a n c h e l e v i s i o n i d u b d e i Kl o vn e l ’ h i p h o p d i Wa n t 2 N e e d 2 , dove l e r i m e d i S h a ro n P h i l l i p s ve n g o n o a v v o l t e d a m a g l i e p o l i r i t mi ch e m i ste a campioni old school. E quasi fosse necessario dimos t r a r e l a v e r s a t i l i t à d i Andres in c h i u s u r a v i e n e p i a z z a t o i l remix di L e s D j i n n s d e i c o n n a z i o n a l i Djuma S o u n d s y s t e m, l a c u i sa r a b a n d a ethno è frantumata in una miriade d i c r i s t a l l i S w a r o v s k i , u n classico d e l l e s e l e z i o n i B u d d h a B ar styl e . L’ u t i l i t à d i q u e s t o t i p o d i raccolte, c o m e a l s o l i t o , è d i r e n d er e d i sp o n i b i l i i n u n c o l p o s o l o b r a n i d i ffi c i l m e n t e r e p e r i b i l i p e r c h é presenti s o l o s u m i x e c o m p i l a t i o n o come b - s i d e d e l l ’ o r i g i n a l e . ( 6 . 5 / 10 ) Paolo Grava Tu r b o F r u i t s – S e l f T i t l e d ( A r k Recordings, settembre 2007) Genere: r’n’r adolescenziale Tu r b o F r u i t s è l ’ o ff s h o o t d eg l i o sa n n a t i B e Yo u r O w n P e t , e come per l a b a n d u ff i c i a l e g o d e d ella stima d i M r. M o o r e , t a n t o c h e ne g l i Sta t e s i l d i s c o e s c e c o l m a r chio della E c s t a t i c P e a c e . D e l l a p a rtita sono i l b a t t e r i s t a J o h n E a t h e r l e y e i l ch i t a r r i s t a J o n a s S t e i n , a i u t a ti a l b a ss o d a M a x P e e b l e s : m e s s i insieme i t r e n o n s u p e r a n o l ’ e t à d i Iggy Pop, m a s i l a n c i a n o n e l v e n t r e del rock c o n l ’ i n c o s c i e n z a t i p i c a d e g l i sb a r batelli. Ta n t o p e r s g o m b e r a r e subito il sentireascoltare 89 campo d ai d ub bi, d ic iam o c he il disco gira benissimo. R i t o r n e l l i c h e si appiccicano, melo d i e a z z e c c a t e , stacchi al fulmicoton e . O v v i a m e n t e non so no da ce rca re qui s per im entalism i o avan gu ard is t ic he innov azioni, ma del sano r o c k ’ n ’ r o l l n e l classico trio chita rr a- bas s o- bat t eria per pezzi da due m i n u t i o p o c o più. Un pizzico di pu nk , qualc he ac cento b lue sy, u n b at t er is t a inv as ato ed ecco con fezionat i pez z i c he maga ri n on p asse ranno alla s t or ia del rock come mem o r a b i l i m a c h e funzionano benissim o . P u r a s c a r i c a adrenalin ica da (e p er ) adoles c enti imberbi. E per un a v o l t a t a n t o è bello sentirsi ancora q u e l f u o c o c h e brucia dentro al solo f i s c h i a r e d i u n ampli. (6.8 /10 ) Stefano Pifferi Underworld - Oblivion With Bells (Pias / Self, 19 ottobre 2007) Genere: prog brit ambient techno Con la consueta ponderata veemenza, Orblivion With Bells, la nuova collezione d’abiti techno psych pop di casa Underworld, arriva sulle passerelle mondiali. A colpire è proprio la castigatezza dei capi. I capi? Già, se ci pensate, le coppie dance albioniche sono definitivamente il corrispettivo delle grandi firme della moda: mal che vada, a scadenze costanti, avremo un prodotto elegante, ben confezionato, ricco di storia e immaginario possibilmente coerente. Di più: forever young. Karl Hyde e Rick Smith rispettivamente classe ’57 e ’59, sono grossomodo i Dirk Bikkembergs del caso: sportività 90 sentireascoltare techno e gusto per la contaminazione (anche colta), tagli severi e materiali innovativi, linee dritte e sovrapposizioni calde. Come dicono gli inglesi, da queste premesse “they can do no wrong”. Eppure rispetto alla riuscita sfilata A Hund r e d D a y s O ff , l a c a s s a s t e m p e r a ta a favore dei paesaggi psych-age (quando non sprazzi wave), i profluvi prog-psych pinkfloydiani in libertà, il passaggio che non apre alla novità, è l’anticamera di un limbo tecnologico deludente. Sia sul lato strumentale sia in quello propriamente pop si sprigiona una malcelata stanchezza. Boy Boy Boy (con l’ospite Larry Mullen degli U2) ha un ritornello brutarello e un approccio indulgente a dir poco. Insoddisfacente pure l’inserto gregoriano nell’house-funk normalpsych chiamato Crocodiles, che è l’unica vera traccia da club. Sicuramente le recenti colonne sonore intraprese dal duo (quella c o n G a b r i e l Ya r e d p e r B r e a k i n g and Entering di Anthony Minghella e l’altra per Sunshine di Danny Boyle), quando non hanno portato a filiazioni dirette (Cuddle Bunn y V s T h e C e l t i c Vi l l a g e s , i s y n t h a n g e l i c i d i To H e a l , i l p i a n o / v o c e di Good Morning Cockerel…), sono l’antefatto di tutto questo e dei crescendi old-style con il freno a mano tirato come Faxed Invitation, come infine dei bruschi ritorni al passato che innescano pericolosi confronti chiamati Best M a m g u E v e r . To r n a n d o a l l a m o d a : provate a confrontare una sfilta Dolce&Gabbana del ’91 e una attuale. Una di Bikkembergs prima d e l l a f o l g o r a z i o n e I n t e r. È q u e s t i o ne di aderenza al proprio tempo, ibridazione d’istanze, freschezza ecc. Probabilmente per questi motivi, quando Hyde prende il microfono in Ring Road e va di slacking working class su una base hip hop, scatta l’applauso, e il remember della collezione del ’94 chiamata dubnobasswithmyheadman porta indietro, troppo indietro. La versione DVD dell’album contiene alcuni v i d e o c l i p e s l i d e s h o w, i l c l a s s i c o riempitivo per dare un valore in più a un media sempre più obsoleto come il cd. Il duo ha messo in ascolto gratuito l’intero album s u M y S p a c e ( h t t p : / / w w w. m y s p a c e . com/underworld). (6.0/10) politico. Edoardo Bridda Ve g e t a b l e G – G e n e a l o g y ( O l i v i a R e c o r d s / Ve n u s , 1 2 o t t o b r e 2007) Genere: indie-rock Questo Genealogy sarebbe forse piaciuto al Graham Coxon del ‘95 – per intenderci, quello dei Blur di The Great Escape – tanta è la carica pop di scuola british che sprigiona, come del resto al Coxon contemporaneo, estimatore delle melodie meno lineari. Questione di feeling, di declinazioni armoniche, di arrangiamenti, di falsetti e chitarre rugginose, ma anche di una scrittura in grado di pescare a piene mani dai Novanta inglesi per dar vita a un visio- ne musicale personale e dal forte appeal. Al timone del disco volant e Ve g e t a b l e G c ’ è G i o r g i o S p a da, nocchiero con la testa tra le nuvole ma i piedi ben piantati per terra. Uno capace di traghettare il suono della band dall’elettronica degli esordi ad una musica che è prima di tutto melodia, in bilico tra gli archi e i coretti appiccicosi di Go Wild e l’estetica barrettiana di God Bless, l’elettronica docile di (May) Be Like God e il Bowie di C o m p l i c i t y, l e t a s t i e r e g i o c a t t o l o di Us e il beat obliquo di The Cox Man. Quaranta minuti di vibrazioni fuori dal tempo capaci di catturar e s e n z a s u o n a r e r u ff i a n i , d a u n a b a n d – a ff i a n c a n o i l g i à c i t a t o S p a da, Luciano D’Arienzo e Maurizio Indolfi – che con poco sforzo ma molto acume confeziona uno dei lavori più riusciti dell’anno. (7.3/10) Fabrizio Zampighi Vitalic – V Live (Pias / Self, 19 ottobre 2007) Genere: electro-live Un disco pressoché inutile. Una categoria, quella dei live di artisti legati alla scena dance o prossima ad essa, che non condivido. Come una serata in discoteca con l’attenuante, però, che le uniche Luci Stroboscopiche presenti sono quelle del tuo lampadario! Ecco tutto. Sinceramente, e non me ne vogliano i fedeli di Vitalic, ho resistito poco, quasi nulla al disco qui presente. Sentire la folla già sudata e preda di chissà quale sostanza esultare per l’intro di Polkamatic mi ha spossato subito. All’istante. Quelle urla che rimarcano l’aumentare dei giri e la simbiosi col francese non vi dico… Forse è a corto di euri e voleva batter cassa… Un consiglio da parte di uno che ha apprezzato e non poco Ok Cowboy: lasciatelo perdere; lui come tutte le operazioni del genere. (4.0/10) Gianni Avella Ween - La Cucaracha (Schnitzel / Goodfellas, 23 ottobre 2007) Genere: indie demential Vorrei proprio s a p e r e c o s a h o f a t t o d i male , pe r bec c ar m i la t er z a r ecen sio ne di fi la di un dis c o dei f int i fra telli Ge ne e Dean We e n . M e n o dispersivi e i n q u a l i f i c a b i l i c h e n e l pre ce de nte E P Fr i ends ( d a l q u a l e , pe r no n smen t ir v i, av et e il m al s enso di re cu pe r ar e la par alit ic a t i t l e t r ac k ) , v i f a t e i n o g n i c a s o v a l e r e . Tr a s t a c c h e t t i d e g n i d e I l P r a n z o E’ Se r v i t o , b a l l a t e c h e p a i o n o u n bols o D a v i d G i l mo u r d ’ o l t r e o c e a n o o r o b a d a p i a n o b a r, m a c c h i e t t e country e power pop, vocoder da v iet a r e p e r l e g g e e r i s i b i l i a v v e n t u r e in l e v a r e , s i a r r i v a a l l a f i n e s t r e m at i. P e r t a c e r e d e i t e s t i , a d a t t i s s im i a c h i è c o n v i n t o c h e A m e r i c a n Pie s i a l ’ A n i m a l H o u s e d i o g g i . Sorge un dubbio, a metà di questa schizofrenica corsa, del tutto priva di un guizzo o della congiuntura fortunata di una nuova What Deaner Was Talking About:: che Melchiondo e Freeman siano in missione per allargare i confini del “gusto rock” - meglio se poggiandosi sulla riconquistata reputazione indie - a fin di bene (il nostro, va da sé). Come se desiderassero a tutti i costi convincerci che Santana in salsa prog, musical di quarta e space music inebetita non siano faccende deprecabili ma l’ultima frontiera dello sdoganamento. Sarà, ma io non ci sto: come diceva la buonanima di Totò, “ogni limite ha una pazienza.” (5.0/10) Il risultato è una trepida tensione sintonizzata sulle frequenze avant e stilose tipo Hancock e Shorter periodo davisiano, il tutto corroborato da una pervadente vena soul-spiritual e da repentini sfilacciamenti free (si prenda la splendida Soledad, quasi dieci minuti di densa agilità ritmica, ricami accorti, denso sviluppo melodico ed assolo febbrili). Lungo tutto il programma la tensione tra impegno e lirismo si risolve in una calda e generosa vitalità, evocando talvolta la solenne amarezza gospel di Mingus (vedi i rallentamenti bandistici di Tutsi Orphans), talaltra la metodica trasfigurazione blues di un Davis (la circolarità ossessiva di Land Song). Calore e generosità quindi, sia nella speranzosa title track - ballad dal- Giancarlo Turra William Parker Raining On The Moon - Corn Meal Dance (AUM F i d e l i t y, o t t o b r e 2 0 0 7 ) Genere: jazz soul William Parker è un (contrab)bassista newyorkese classe ‘52, sbocciato all’ombra del grande Cecil Taylor e cresciuto a stretto contati di calibri come David Ware e Roscoe Mitchell, senza disdegnare escursioni/evoluzioni con Spring Heel Jack e DJ Spooky. Un tipo aperto insomma, così come la sua concezione di musica - pervasa di spiritualità affrancatrice - e di leadership, attenta e bendisposta ad accogliere le iniziative/attitudini dei compagni di viaggio. Il combo Raining On The Moon, solo uno dei suoi molti progetti, si avvale del quartetto-base di Parker (Lewis Barnes alla tromba, Rob Brown al sax alto e il grande Hamid Drake al drumming) con l’additivo della voce di Leena Conquest (splendida cantante, ballerina e autrice di versi) e – per la prima volta - della sorprendente pianista Eri Yamamoto. la malinconica euforia, inno panico e assieme auspicio di liberazione che nei duetti piano-voce di Prayer e Poem For June Jordan, laddove il pathos a dire il vero rasenta l’eccesso. Diciamo che la disinvolta scorrevolezza funk di Doctor Yesterday ed il boogie smussato di Gilmore’s Hat sono l’opportuno contrappunto, col loro sciogliersi emotivo in un pullulare pastoso di squilli e vampe. Lo stesso dicasi per quello che forse è il pezzo migliore del lotto, una Old Tears che ciondola urbana e vaporosa, stropicciata come ogni blues dal cuore indolenzito, il lavorio palpitante del basso una fanghiglia inquieta su cui gli assolo soffiano volatili. Nient’altro che un bel disco, lenitivo per cervelli stanchi di pessimismo. (7.0/10) Stefano Solventi sentireascoltare 91 Wolves In The Throne Room – Tw o H u n t e r s ( S o u t h e r n L o r d / Goodfellas, settembre 2007) Xasthur – Defective Epitaph (Hydra Head / Goodfellas, ottobre 2007) Genere: black metal Il luminoso incedere di Dia Artio con quelle sue tastiere e chitarre psych, non è esattamente il tipico inizio che ti aspetteresti da un disco di black metal. È solo con la successiva Behold The Vastness And Sorrow che ci rendiamo conto di come il germe oscuro dei Celtic Frost e dei Bathory abbia posto le sue radici anche a Olympia, nel freddo nord-ovest dell’Impero americano. Da lì provengono i tre Wolves In The Throne Room, autori di questo Two Hunters che esce per l’etichetta “colpevole” della rinascita metal degli ultimi anni, la Southern Lord ovviamente. Il loro black metal pur mantenendo furia e velocità tipica dei maestri norvegesi (Mayhem in primis), si lascia ibridare da influenze che spaziano dai My Bloody Valentine passando per il folk apocalittico dei Current 93 fino toccare un certo post-rock chitarristico. Di sicuro una delle sorprese dell’anno in ambito metal, e non solo; ma soprattutto questa loro apertura mentale rende il disco appetibile anche a tutti quelli che pensano che black metal voglia dire solo corpse paint, chiese bruciate ed omicidi.(7.0/10) Il progetto del losangelino Malefic, aka Xasthur, famoso per frequentare il salotto dei Sunn O))), non lo si scopre adesso. Attivo fin dagli anni Novanta il suo progetto è sempre stato caratterizzato da velocità insostenibili, voce da animale scuoiato e da arpeggi funerei. Questo Defective Epitaph non deluderà di certo i suoi fan, pur evidenziando piccole ed apprezzabili variazioni come in A Memorial To The Waste Of The Life, la cosa più vicina ad una ballata che Malefic possa produrre, e in Unblessed Me, dove gli ultimi Earth non sono poi così lontani. (6.7/10) Nicolas Campagnari Wooden Shjips – Self Titled (Holy Mountain, 9 ottobre 2007) Genere: psych rock I Wooden Shjips sono un gruppo così rétro che fra poco cominceranno ad andare indietro nel tempo. Già il fatto che abbiano scelto come nome il titolo di una vecchia canzone dei Jefferson Airplane la dice lunga. Aggiungiamoci pure che i ragazzi vengono da San Francisco e che con certi suoni ci sono evidentemente cresciuti e il verdetto è presto espresso. Condannarli a fare da roadie per i Led Zeppelin sarebbe per loro una manna dal cielo. Mandarli a lezioni di sballo dal Re Lucertola sarebbe come raggiungere il nirvana. La loro proposta è quindi né più né meno che una proposta di genere, che come esce dai suoi confini muore per mancanza di ossige- no. Ma quando ci sono dentro (cioè pressoché sempre) non gli manca la mano o il mestiere. Lucy’s Ride per esempio è come la migliore b-side degli Spacemen 3. Blue Sky Bends non la scambi per un brano dei Doors solo perché non c’è l’organo, che invece appare sulla conclusiva Shine Like Suns che più krauta di così non si può. Un bel bignami di acid rock, psichedelia e hard rock anni ‘70, ma qualcuno gli dica che il 92 sentireascoltare calendario segna 2007 e fra poco ci toccherà pure archiviarlo. (6.0/10) Antonello Comunale Wzt Hearts – Threads Rope S p e l l M a k i n g Yo u r B o n e s ( C a r park, 16 ottobre 2007) Genere: drone noise Si scrive Wzt Hearts, si pronuncia Wet Hearts. Vengono da Baltimora, sono giovani, fanno rumore. A volte è tutto così semplice. Di certo è preferibile vedere i ragazzi americani trafficare con i droni piuttosto che con le armi. I quattro tipi in questione hanno in animo di fare una bella strage, ma a suon di feedback e senza spargimento di sangue, forse giusto qualche timpano. Si chiamano Mike Haleta (laptop, pedali, chitarra), Shaun Flynn (batteria e voci), Jason Urick (ancora laptop) e Jeff Donaldson (mixer e Commodore 64… si proprio quello). Diciamo pure che la loro musica si può ridurre ad una forma di sperimentalismo coatto. Drone noise di ordinanza, sbruffonissimi accenni free jazz della sezione ritmica, digitalismo spacey per pittori laptop muniti, musica cosmica aggiornata alle tecnologie del 2000. Fossero studenti italiani nella scuola dell’obbligo, le maestre direbbero che i ragazzi si impegnano e mostrano capacità di apprendere rapidamente da quello che gli gira intorno. E così fanno. Cercano costantemente un punto di contatto tra la cosmica d’ambiente dei Fullerton Whitman, dei Fennesz, dei Tim Hecker e il noise in pasta di feedback della generazione Wolf Eyes e Burning Star Core. Loro si posizionano nel mezzo. Hassier per esempio è come una endless summer che finisce a Lisbona. Lava Nile come una mente bruciata che delira cantando armonie in ultravioletto. Ma al di là di citazioni, occhiolini, omaggi più o meno scoperti, i Wzt Hearts ci consegnano un prodotto che non fa una grinza, ma che nemmeno si fa notare per una ricerca espressiva del tutto autonoma o una qualche forma di originalità, che di questi tempi, è cosa sempre più impossibile da ottenere. (6.8/10) Antonello Comunale VENERDÌ 02 NOVEMBRE P.U.R.E ELECTRONICA PHIL STUMPF LORENZO FASSI EMMA VENERDÌ 09 PSY LUST TUNNEL CLUB// ACE VENTURA LIVE GINO M45 VIA SAMMARTINI 30 MILANO WWW.TUNNELCLUB.IT INFOLINE// +39 334 3021675 NOVEMBRE VENERDÌ 16 NOVEMBRE LUST MINUTE D-NOX ALBERT VORNE [email protected] SABATO 17 BASIC NOVEMBRE FROM KARAOKE TO STARDOM THE SELPH DIBE VENERDÌ 23 NOVEMBRE MILANO IS BURNING WITH LUST IL DEBOSCIO ALBERT VORNE PINK EYE LIVE SABATO 24 NOVEMBRE MOVEMENT DETROIT TECHNO MEETING DJ MACHINE VENERDÌ 30 NOVEMBRE FUNK YOU DJ MURPHY DJ ONIKS DJ MACHINE Backyard A A . V V. – M o n i t o r P o p D V D (Monitor Pop / Audioglobe, novembre 2007) Genere: cultura contemporanea collection Qualsivoglia raccolta eterogenea come questa pone alcuni problemi, che discendono da accuse frettolose di tracotanza, le quali possono tranquillamente, nella maggior parte dei casi, essere confermate. In che senso? Pensate a un’etichetta (che già si chiama Monitor Pop) che fa uscire un DVD di interviste, fotografie, video-art e video-clip attribuendogli un monitoraggio della “cultura contemporanea” e vi farete un’idea. Il che implica che chi è coinvolto nel progetto è fico, gli altri meno, o, parafrasando, che costui o colui sono i più importanti, i più rappresentativi di questo o quel genere, arte, vicenda umana collettiva. Va b e n e p e r K o s u t h – p a d r e dell’arte concettuale (che nella sua intervista sale in cattedra), va bene per Mark Stewart (ma non per il video scelto, Hysteria, che ne mortifica la mole uma- 94 sentireascoltare na e musicale), per Hermann Nitsch (azionista viennese), per i Throbbing Gristle… forse per Matthew Herbert un po’ meno. Non per cattiveria, ma le sue parole ridimensionano il personaggio, privando i suoi lavori della necessaria ironia, introducendo il sospetto di una sorta di ingenuità politica. Sì, perché se esiste una lettura unificante di Monitor Pop questa si gioca su una libertà d’esprimere i propri concetti nei tempi da loro prescelti. Portarsi a casa il racconto in presa diretta dei Throbbin’ e di Mark Stewart a 15 euro ha già di per sé un valore imprescindibile e se aggiungiamo che c’è bisogno di una circolazione delle informazioni che vada oltre le arti singole, allora è sacrosanto non farsi mancare la biografia del regista israeliano trapian- doppia accezione di dimensione politica dell’arte, facendoci propendere meno per quell’interventismo dell’arte nel dibattito politico (questa è la versione di Herbert e del suo peraltro giustissimo anti-bushismo) che per l’effervescenza politica di un’arte che fa vedere quante possibilità ci sono al mondo, un’arte di presa di consapevolezza, ma non del tipo socialista, anzi propria di un pensiero debole. Gli esempi ci sono, a partire dal solito Genesis P-Orridge, biologicamente e socialmente, da Kosuth, semioticamente. Non è certo l’unica lettura possibile – e sennò non avremmo imparato la lezione. Ma se anche non ci fosse alcun disegno, a parte l’autopromozione, dietro a questo DVD, ascoltare e vedere ragionare gente di questo calibro (e posizione nella contemporaneità) vale molto di più che reperire le stesse informazioni dall’archivio del vostro magazine specializzato di fiducia. Noi stessi che abbiamo abbondantemente parlato e fatto parlare gli idoli alt-pop summenzionati, non abbiamo avuto il grande vantaggio del video e spesso neanche del face to face. Le interviste inoltre sono esaustive con i protagonisti in piena t a t o a N e w Yo r k , A m o s K o l l e k , espressionista e rock’n’roll per cui c’entra. È indispensabile, s e m p r e a N Y, e n t r a r e n e l m o n d o performativo del gender bender L e i g h B o w e r y. C ’ e n t r a a n c h e l u i . Sapere che c’è stato un prima e dopo Giuliani, un prima e un d o p o H I V. C ’ e n t r a t u t t o e t u t t o fa parte di questa un po’ meno inconoscibile contemporaneità. Un adesso che finite le tre ore del DVD non sarà più perfettamente lo stesso. (In chiusura, una citazione per una piccola gemma che ci ha tenuti incollati come bambini allo schermo alle tre di notte, dopo già due ore di visione, ovvero Ring Of Fire di Andreas Hykade, videoanimazione che fa appassionare a due cowboy - soprattutto a uno - che vanno a peripatetiche, gustoso, fortissimo esteticamente – diremmo quasi poetico, se non temessimo di passare per Mollica). (8.0/10) Edoardo Bridda e Gaspare Caliri A A . V V. – P e o p l e Ta k e Wa r n ing! Murder Ballads & Disaster S o n g s 1 9 1 3 - 1 9 3 8 ( To m p k i n s Square, 25 settembre 2007) Genere: folk blues To m Wa i t s n e l l a s u a n o t a i n t r o duttiva definisce queste canzoni forme rudimentali di letteratura pulp e “tabloid orali dell’epoca”. L’ e p o c a i n q u e s t i o n e è q u e l l a della grande Depressione americana degli anni ’20 e la raccolta di cui stiamo parlando è quella che marchia a fuoco il 2007 seguendo una serie di produzioni d’eccellenza come Goodbye Babylon o i box Revenant dedicati a Charlie Patton e A l b e r t A y l e r. Tu t t i , t r a l ’ a l t r o , curati dalla designer Susan Archie, che per l’occasione si inventa un formato da old book rettangolare e utilizza materiale fotografico dell’epoca rendendo anche questa raccolta assolutamente imprescindibile per i collezionisti. Sul piano musicale i dischi sono tre e passano in rassegna, come recita il titolo, le canzoni dedicate ai grandi disastri dell’epoca e le classiche m u r d e r b a l l a d s . L’ a p p r o c c i o è filologico e suddivide le canzoni in base alle tematiche. Man V Machine sul primo disco. Man V Nature sul secondo. E ovviamente Man V Man (And Woman, To o ) s u l t e r z o . M a n V M a c h i n e parte con un brano dedicato alla t r a g e d i a d e l Ti t a n i c a f i r m a d i H i Henry Brown & Charlie Jordan, mentre il misconosciuto Cantor Joseph Rosenblatt intona un traditional ebreo per il disastro. Sempre alla storica tragedia si rifanno altri brani contenuti nel disco, come lo stream of conciousness di Frank Hutchinson o l’episodio firmato da Ernest S t o n e m a n . D a l Ti t a n i c s i p a s sa poi agli incidenti ferroviari, il più famoso dei quali, quello dell’Old 79 che il 27 settembre 1903 deragliò in Virginia, viene raccontato dagli Skillet Lickers. Non mancano gli incidenti di macchina, come quello musicato dai J.R. Mainers’ Mountaineers ispirato dall’Atlanta Greyhound Bus che nel dicembre del ’35 uccise quattordici persone cadendo da un ponte sul fiume Appomattox in Virginia. Il secondo disco è dedicato ai disastri naturali. Ernest Stoneman entra in uno studio di registrazione per raccontare della tragica piena del Mississippi del ’27 quando questa sta durando già da un mese. Non è la sola canzone qui raccolta che ne narra le tragiche sorti. Passano in rassegna una dietro l’altra, la Dixie Boll Weevil di John Carson e la prima registrazione di Charlie Patton Mississippi Boweavil. Jack Mahoney e Bob Miller invece registrano, appena tre giorni dopo l’evento, le vicende dell’incendio al penitenziario di stato dell’Ohio, che il 21 aprile del 1930 uccise 322 prigionieri. Brano tra l’altro particolarissimo che riporta anche un dialogo a mo’ di piece teatrale, tra la madre di un detenuto morto e un secondino. Il terzo disco raccoglie le classiche murder ballads. La celeberrima Pretty Polly non poteva mancare. Qui viene riportata una stupenda versione a firma di John Hammond. La storia è sempre la stessa. Pretty Polly incinta viene uccisa dal suo fidanzato, un carpentiere di marina di nome John Billson fuori Gosport, in Inghilterra. La leggenda riporta che lui imbarcatosi veda il fantasma di lei con il bambino in grembo e terrorizzato da questa visione si decida a confessare l’orrendo crimine. Una storia simile è quella di Naomi Wise, anch’ella incinta e anch’ella uccisa dal suo amante in North Carolina nel 1808. A raccontarcelo e Clarence Ashley con la sua tecnica da egli stesso definita “sawmill tuning”, “accordatura da segheria”. E si continua così tra amanti omicidi, padri infuriati, t r a g e d i e d i t u t t i i g i o r n i . L’ e d i - toriale contenuto nel libro allegato, firmato da Henry “Hank” Sapoznick e intitolato ironicam e n t e “ F r o m T h e G r a v e To T h e Groove” si incarica di dare un quadro musicale di insieme alla raccolta. Spiega perché la maggior parte degli autori presenti sono bianchi del Sud e perché i neri all’epoca venivano tutti o quasi catalogati come autori blues indipendentemente da stile e argomenti. Insomma, questa è un’incredibile raccolta di vero e proprio “folk apocalittico” proveniente da “un’epoca in cui le canzoni erano strumenti per vivere” come giustamente s e n t e n z i a To m Wa i t s n e l l a s u a introduzione. Un acquisto indispensabile per gli amanti del pre-war blues e… della “cronaca nera”. Antonello Comunale Joy Division: Unknown Pleasures, C l o s e r, Still – C o l l e c t o r ’s Edition A A . V V. - C o n t r o l O . S . T. ( R h i n o / Wa r n e r, 3 0 o t t o b r e 2 0 0 7 ) Genere: post punk Che la celebrazione continui. In corrispondenza dell’uscita del biopic Control (non nelle sale italiane, disgraziatamente), ecco puntuali le Collector ’s Edition dei tre dischi del catalogo ufficiale dei Joy Division, confezionate come sa ben fare la Rhino - ovvero, provviste di booklet aggiornati e bonus disc -, nonché la soundtrack della pellicola in questione. Rimandandovi all’articolo che trovate nella sezione classic per l’ap- sentireascoltare 95 profondimento sugli album veri e propri, basti dire che le registrazioni live qui presentate come extra – rispettivamente At The Factory, At ULU, At High W y c o m b e To w n H a l l , t u t t e e t r e risalenti ai primi mesi del 1980 - non aggiungono granché al canone della band, a parte aggiornare con versioni decisamente migliori il repertorio del concerto di Still, sia dal punto di vista del suono che dell’esecuzione (tranne qualche eccezione come D i s o r d e r e L o v e W i l l Te a r U s Apart, di cui probabilmente non esiste una versione dal vivo decente). Presi come documento, i tre dischi mostrano un gruppo dal forte impatto fisico ed emotivo, soprattutto in Dead Souls e Atrocity Exhibition, di un’intensità quasi insopportabile; non mancano neppure chicche come Novelty e The Only Mistake. Curiosità: nonostante le scalette siano per la maggior parte delle anteprime di Closer (comprese le rare Isolation e The Eternal), durante il primo concerto si può sentire il pubblico chiedere a gran voce pezzi dell’EP An Ideal For Living come No Love Lost e Warsaw; segno inequivocabile di un culto già allora fedelissimo (7.0/10 a tutti e tre gli extra). A mo’ di ideale appendice, la colonna sonora di Control raccoglie alcune tracce basilari per entrare appieno nella weltanshauung dei Joy Division e comprenderne la genesi; la scaletta segue il dispiegarsi della trama della pellicola, con sporadici inserimenti di dialogo a reggere il filo narrativo, in maniera fortunatamente non invasiva. Si v a d a W h a t G o e s O n d e i Ve l v e t Underground, al glam rock di Bowie, Roxy Music e l’Iggy Pop de-umanizzato di The Idiot, al prog arty degli oscuri Supersis t e r, p a s s a n d o p e r l e g g e n d e d i Manchester come Buzzcocks e John Cooper Clarke, nonché, ovviamente, per i cruciali - per differenti motivi - Pistols e Kraftwerk. Gli stessi Joy Division sono poi presenti con il poker 96 sentireascoltare epocale di Dead Souls, Atmosp h e r e , L o v e W i l l Te a r U s A p a r t e Tr a n s m i s s i o n ( l i v e a l l a G r a n a d a TV con introduzione del patron To n y W i l s o n ) , n o n c h é - i n d i r e t tamente - con l’unica cover della soundtrack. Nelle mani dei Killers Shadowplay diventa un inno da disco-club, meno agghiacciante di quanto si possa temere, anzi riplasmata con riverenza stilistica nei confronti dei modelli (dopo tutto questi ragazzi hanno preso il nome da un video dei New Order, no?). A proposito, qui troviamo anche l’ultimo materiale inedito pubblic a t o d a i S u m n e r, H o o k e M o r r i s , ovvero tre brevi e liquidi strumentali a commento di altrettante scene chiave del film, in cui marchio di fabbrica sonoro del trio è impresso a fuoco (nota a margine: sulle prime si pensava dovessero uscire sotto la sigla Joy Division, poi, per fortuna, ha prevalso il rispetto). (7.5/10) Antonio Puglia vimento di rottura Fluxus. Giuseppe Chiari, in questo quadruplo box celebrativo dell’attività della nostra artista, correttamente individua la precipua unicità del suo gesto intepretativo. Il booklet allegato a questa edizione vi fornirà solo deboli indizi dell’importanza del connubio artistico Moorman-June Paik. Raccolta di testi, fotografie d’epoca, documenti di ogni genere, il mastodonte dedicato alla Moorman consente di rivisitare, tramite i 4 CD inclusi, anche il repertorio di tanti grandi modern composer americani di questo secolo. Ed ecco Charlotte Moorman e June Paik al piano presso la Gelerie Aachen, Germania 1966, che eseguono la Sonata n°1 For Adults Only di Paik e “cosette”di Cage, Bussotti, Brown, Chiari, Ichiyanagi. E poi ancora una serata tenuta presso la Judson Hall a New Yo r k ( 1 9 6 4 ) e , p e r f i n i r e , n e g l i ultimi due CD, le esecuzioni del Concerto For Tv Cello and Videotapes (stupenda l’invenzione del videocello!) del solito Paik e The Long Hot Summer di Jacks o n M a c L o w. I m p e r d i b i l e . L a Moorman oggi non è più tra di noi, ma quest’atto d’amore Alga Marghen rimanga a futura memoria della grandezza artistica di Charlotte. (8.0/10) Massimo Padalino Charlotte Moorman - Cello Anthology (Alga Marghen, 2007 4CD Box) Genere: avantgarde Di Charlotte Moorman se ne è sempre parlato poco. Specie dalle nostre parti. Eppure è stata una delle protagoniste indiscusse, questa violoncellista, della scena avant-garde statunitense fin dai primi anni ‘60. La sua importanza fu anche nell’essere musa del giovane (allora) compositore e artista visivo Nam June Paik e nel coltivare strettissime connessioni col mo- Foetus – Male! - In Excelsis Corruptus Deluxe DVD (Mvd Visual / Goodfellas, ottobre 2007) Genere: industrial Prima di tutto c’è il ritmo. Caldo, aggressivo, virulento, incontrollabile. Liberate James Brown dall’aldilà! Poi ci sono le chitarre, p a s t o s e e g r a ff i a n t i e s u l l a d e s t r a ti accorgi che a suonarle c’è quella faccia da killer metropolitano di N o r m a n We s t b e r g ( S w a n s ) . P o i c i sono le tastiere a liberare suoni pomposi e teatrali e un violino infettato a spargere veleno un po’ ovunque. Infine c’è lui. James George Thirlwell, in arte Foetus e tante altre cose ancora… Eccolo qui, un altro principe delle tenebre sputato fuori dalle fogne newyorkesi a cavallo tra gli ’80 e i ‘90. Una vaga somiglianza con L a y n e S t a l e y, l o s g u a r d o d a m a niaco plurimocida doverosamente sottolineato dal gioco di luci e una presenza scenica da cafonissimo metallaro. Immobile quando c’è da biascicare parole di vergogna e epilettico manichino nei momenti più aggressivi. Scopriamo l’acqua c a l d a s e d i c i a m o c h e Tr e n t R e z nor e Al Jourgensen apprenderanno la lezione e la evolveranno ulteriormente, ciascuno secondo la propria personalità, ma visto oggi in questa logorissima e fetentis- sima VHS riversata su un DVD finalmente reso disponibile in formato “All Region”, Foetus semina zizzania noise-industrial con tutta la compiacenza del caso. Anzi. La patina sporchissima del nastro finisce con il contribuire all’operazione dando, volente o nolente, un taglio alle riprese da crudo bootleg. Passano in rassegna classici intramontabili del suo repertorio: English Faggot, Honey I’m Home, Butterfly Potion, Death R a p e 2 0 0 0 , S t u m b o , Yo u r S a l vation. Poco da dire. Nel mondo del vero rock’n’roll santi e profeti stanno a zero e i cattivi maestri vanno glorificati con la devozione che si dedica ai piaceri più colpevoli e nascosti. Foetus Uber Alles! (7.5/10) Antonello Comunale G.G. Allin & The Murder Junkies – Hated Special Edition DVD (Mvd Visual, novembre 2007) Genere: shit-punk Le chiacchiere stanno a zero, come recitava una famosa reclame. Al confronto, le autoflagellazioni di Darby Crash e dell’ Iggy Pop Stooges-era sono tea t r i n i D i s n e y. L u i è J e s u s C h r i st Allin notoriamente noto come G.G. Allin, un castigo di Dio vomitato su questa terra dopo una relazione tra un fanatico religios o , M e r l e A l l i n S r, e u n a t a l e A r l e t a G u n t h e r. Che dire senza cadere nell’ovvietà e nei luoghi comuni? Possibile che questi si sentisse talmente un messia da permettersi defecazioni e masturbazioni on stage, di infilarsi una banana lì dove non batte il sole dinanzi a divertite (?) matricole universitarie, litigare sistematicamente con quei (s)fortunati spettatori – p a g a n t i ! – p r e s e n t i a i s u o i s h o w, per poi morire e farsi tumulare, in mutande, vicino una bottiglia di Jack Daniel’s e un microfono stretto tra le luride mani? Essì, forse ci si sentiva. Quel microfono poi, simbolo di un cantante che cantante è un eufemismo, un tizio per cui la musica era solo un mezzo per inscenare la sua piece grandguignolesca (nella famosa apparizione al Geraldo Rivera’s t a l k s h o w, l a f o t o a i s u o i p i e d i sembra proprio di Alice Cooper… cominciata con una serie di improbi gruppi punk-hardcore nella seconda metà dei ‘70 sino a giungere ai terminali Murder Junkies col fratello Merle. Tu t t i i n t e r v i s t a t i i n q u e s t a s e conda ristampa di Hated in DVD, dal denudato (a frequentare lo zoppo…) batterista Dino Sex a John Rinaldi, dal detto fratello sino agli amici e professori che l’hanno avuto in dote nei giorni d e l Ve r m o n t . N e l m e n t r e , s c o r rono commenti e immagini del Nostro che si fustiga, litiga a suon di bastonate (di microfono, ma con l’asta!) con chicchessia ed “evacua”, appunto, tutto il possibile cospargendosene poi viso e corpo. La musica, ehm, trattasi di canonico punk dopolavorista à la Sex Pistols che in verità nulla sarebbe senza l’immagine di un essere andato per overdose dopo 36 anni di esistenza. Che lo si voglia o no, il criticabile, deplorevole, schifoso e degenere GG interpretava l’etica punk a modo suo. E quando alle immagini del funerale segue un collage di foto (uno dei tanti bonus della nuova edizione) accompagnato dalla folkie When I Die – lui, da seguace di Hank Williams a menestrello stile Manson in Lies non nascondiamo, dopo tutte le feci propinateci, un’inaspettata tristezza; per cosa poi, non si sa… Gianni Avella Labradford – Prazision (Krank y, 1 9 8 3 - K r a n k y / W i d e , 1 2 novembre 2007) Genere: post-rock Prazision fu una pietra miliare, nel senso originale dell’espressione, non nel suo (sbagliato) uso comune; segnò cioè un discrimine tra un prima e un dopo, il segno di un passo; inaugurò una fase, un mondo, un modo di s u o n a r e e d i p o r s i . L’ e s o r d i o d e i Labradford, quel bagliore del 1993 che fa ancora sobbalzare più di una penna, fu infatti anche la prima pubblicazione della Kranky Records, l’etichetta di sentireascoltare 97 Chicago che tanta parte ebbe nei Novanta; e la Kranky è perfettamente rappresentata dalla vicenda labradfordiana. Prazision aveva poi già in sé quell’equilibrio precario che divenne il marchio di fabbrica dei Labradford, instabile come una referenza psichedelica, fluttuante come musica d’ambiente che non distoglie ma attrae l’attenzione. Qui sta il primo punto: l’esordio del combo Carter Brown / Mark Nelson, allora un duo, parlava una lentezza non del tutto ambientale (o non ancora), ma un diradamento che lavora per sottrazione – componendo delle canzoni allo stato embrionale (o fatte, semplici e sconvolgenti, come la splendida Accelerating On A Smoother Road); è musica che non si adatta agli ambienti – come la muzak – ma rende ogni ambiente di una qualità vagamente straniante. La beltà può essere inquietante (ecco il secondo punto), una cosa che i Labradford avrebbero continuato a insegnare, e che invece molti attuali post-rockers hanno completamente dimenticato. E infatti torniamo al presente; Prazision è ora ristampato dall a K r a n k y, i m p r e z i o s i t o , r i s p e t to all’originale, nel packaging, ma soprattutto da un lavoro di masterizzazione più raffinato e dall’aggiunta dell’unica uscita precedente nella discografia del duo di Richmond, ovvero il 7” Everlast (per intero, compresa la b-side Preserve The Sound Outside, dato che la traccia omonima al singolo era già sta- 98 sentireascoltare ta introdotta nella versione in CD dell’album). E, nel presente, riascoltandolo, non si tornerà al passato, ma si leviterà con loro. Gaspare Caliri pop) Barrett di Cast In The Haze (Been There Four Days), il puro mestiere “ma averne” del Mersey Beat di Cast In The Haze (Been There Four Days), la sbilenca (e stonata) Lennon-ballad Girl From Nyc (Named Julia). Infine ci sono le pure gag: gli anni ’30 di Charlie And Freddy e la canzone dal titolo già mitico There Is Nothing Wrong With Hating Rock Critics (fate conto gli Of Montreal in combutta con i Ramones). Il nuovo album uscirà nel 2008, Wikipedia svela già un titolo provvisorio: Skeletal Camping. (7.0/10) Edoardo Bridda Of Montreal - If He Is Protecting Our Nation... Then Who Will Protect Big Oil, Our Children? ( Tr a c k ’ n ’ F i e l d , 2 0 0 3 ristampa Polyvinyl, 23 ottobre 2007) Genere: sixties-pop revisited gay for non gay audience Ancora loro? Sì, ancora loro e non vogliono smettere di farci fischiettare il loro svenevole pop beatlesiano. A pochi mesi dall’eppì Icons, Abstract Thee nel quale la band di Kevin Barnes tornava ad arrangiamenti meno pomposi e essenzialmente indie pop, questa infornata ne segue le tracce, riavvolgendo la bobina a un format prevalentemente guitar oriented (ma pur sempre farcito di tastiere psych). In verità la cosa ha un senso: parliamo della ristampa di una collezione d’inediti originariamente p u b b l i c a t i d a l l a Tr a c k A n d F i e l d nel 2003. E vi basti sapere che la scrittura, allora come oggi, è ben al riparo dall’aridità, e come la reinvenzione dei Fab Four (e della Nugget generation) fonte d’inesauribile creatività “povera”. Fuori dal tempo. Giusto per essere oziosi, in rassegna abb i a m o M y, W h a t A S t r a n g e D a y With A Swede, melodia ultra cheesy con scimmiottamenti di I W a n t To H o l d Yo u r H a n d e c h i tarre hawaiane sul finale; il geniale baronetto pop virato (synth P y l o n – G y r a t e P l u s ( 1 9 8 0 - D FA Records, 16 ottobre 2007) Genere: new-wave L’ o r g a n i g r a m m a d e l l e r i s t a m p e new wave si arricchisce di nuov i s c e l t i . To c c a a i P y l o n , y a n kee di stanza georgiana e prime movers di una scena, quella di Athens, oggi notoria ma ai tempi, cioè all’alba dei ’70, appena un cantiere aperto. L i s o c c o r r e i l f a n J a m e s M u r p h y, uno che non ha mai lesinato elogi per la banda di Athens e per quel disco, Gyrate, che riuscì a ritagliarsi un oneroso rispetto in quei giorni che, solo per citare qualche nomignolo alla rinfusa, si accoglievano i giovani debutt i d i P o l y r o c k e Yo u n g M a r b l e Giants (entrambi, tra l’altro, recentemente ristampati), Feelies, Killing Joke e Bauhaus. L’ a n t e f a t t o p e r ò r i s a l e a l l a s t a gione precedente, quando tre studenti universitari - Randall B e w l e y, M i c h a e l L a c h o w s k i e Curtis Crowe – dopo varie audizioni reclutano, nel 1979, la s i n g e r Va n e s s a B r i s c o e , p e p e rina dalla timbrica al vetriolo. A p p o g g i a t i d a i c o n c i t t a d i n i B -52 ’s, la strada per i Pylon viene subito spianata da una tournée newyorkese coi Gang Of Four e un singolo, Cool, che li certifica come promessa di lì a venire. L’ e s o r d i o c a d e n e l 1 9 8 0 e s g o mita armi pari coi nomi di cui sopra. Il raggio d’azione è quello della wave più febbricitante e spigolosa: tanto per dire, si esamina l’operato dei primissimi Ta l k i n g H e a d s e l ì s i f a c o n f l u i r e i n u n a t r a m a a l à Te l e v i s i o n , c o n tutto il restante – gli stessi Gang O f F o u r, P o l y r o c k e M e k o n s a d esempio – a far corollario. L a m a r z i a l e r i t m i c a d i Vo l u m e e la nevrosi di Feast on My Heart e Precaution, il pop naif di Weather Radio e l’ansiogeno mood di The Human Body e Read a Book, il robotico andazzo di Gravity e la wave-psichedelia – i cui secondi iniziali predatano certa house music e metà catal o g o D FA – d i D a n g e r , l ’ a p p e a l Leeds-wave di Working Is No Problem e la chiusa catartica di Stop It vedono oggi la griffe Death From Above a (ri)garantire, l’aggiunta del singolo Cool a rincarare e l’inedita Functionality ad incuriosire. Altro strike per Murphy che dopo essersi regalato la presenza dei Liquid L i q u i d n e l l a D FA C o m p 2 , s i esaudisce un nuovo desiderio. Un buco che doveva essere colmato. (7.0/10) Gianni Avella Va s h t i B u n y a n - S o m e T h i n g s J u s t S t i c k I n Yo u r M i n d ( F a t C a t / A u d i o g l o b e , 11 o t t o b r e 2007) Genere: folk/pop S u l c o m e e p e r c h é Va s h t i B u n yan sia tornata in auge abbiamo già letto e detto. Sul fatto che meritasse una nemesi tardiva, ben pochi dubbi. Casomai, lo conferma questa ghiotta raccolta apparecchiataci da Fat Cat, due dischi (ma il minutaggio com- plessivo non raggiunge l’ora) per 25 tracce, di cui quattro edite come singoli mentre il resto è materiale rarissimo, inedito per non dire inaudito. La scaletta è inaugurata dalla title track, singolo cucinato per la di lei flautata voce dall’occhiuto Andrew Loog Oldham, manager dei primi Rolling Stones, personaggino tutt’altro che raccomandabile però dal fiuto indubbio, il cool nel DNA e un enorme senso pratico (consigliabilissima la lettura della sua autobiografia Stoned). Per questa Some Things J u s t S t i c k i n Yo u r M i n d s c o m o dò nientemeno che gli scellerati Jagger/Richards alla scrittura e scritturò una backing band corposa (archi, ottoni, pianoforte), sfornando così un folk-errebì che rimanda senz’altro a certe serafiche scorribande Belle And Sebastian. Gli altri tre pezzi editi sono più in linea con l’idea di eterea musa del folk-pop, vedi le delicate palpitazioni di I Want to Be Alone e Love Song, mentre il caracollare bluesato di Tr a i n S o n g f a i p o t i z z a r e q u a l c h e parentela con certe ugge Nick Drake. Poi comincia lo spettacolo vero, una rassegna di “unreleased” e restored risalenti al biennio 66’-’67, i quali - indossati fruscii e impurità come altrettanti fregi preziosi - ci conducono dall’incanto malfermo di I’d Like t o W a l k A r o u n d i n Yo u r M i n d (qualcosa dei primi Bee Gees) all’ineffabile surrealismo Donovan di 17 Pink Sugar Elephants ( c h e p o i è u n a Tr a i n S o n g i n nuce) passando dalla solenne mestizia Fairport di Girl’s Song in Winter, mentre Winter Is Blue ci lascia l’imbarazzo di scegliere il nudo languore della versione demo o l’incalcolabile struggimento ammantato d’archi della versione “unreleased single”. Il secondo disco ci fa compiere un passo indietro fino a quella che pare essere la primissima incisione della ragazza, ripescata nell’immancabile cassetto d a u n p r o v v i d o f r a t e l l o . Tr a t t a si di un nastro datato 1964, vi c o m p a r e l a s o l a Va s h t i , c h i t a r ra e voce, microfono aperto e via. La qualità audio, diciamolo subito, è molto buona. I dodici pezzi invece non sono certo imprescindibili anzi piuttosto acerbi (salverei i palpiti ingenui di I Don’t Know What Love Is, il ciondolare bizzarro di Don’t Believe What They Say - preferibile alla versione presente nel primo disco come Don’t Believe - ed il malanimo appassionato di Go Before Dawn). Bozzetti folk dalla fragile tenacia, buoni se non altro a verificare la disinvoltura della ragazza appena illuminata sulla via di Dylan, e quindi a pasturare il rimpianto per tutto ciò che avrebbe potuto dire in quella formidabile stagione oltre, prima e dopo il meraviglioso Just Another Diamond Day. A meno che il ritorno di Lookaftering e le incessanti collaborazioni coi Devendra Banhart e compagnia weird-folk non siano le premesse di una insperata “seconda parte” di carriera. Riparatoria. (7.0/10) Stefano Solventi sentireascoltare 99 Dal vivo Cecil Taylor Movimento Costruzione D opo aver o sp itato lo s c or s o anno Ornette Co lema n, la r as s egna Concerti Contemporanei h a d e d i c a t o l a sua qu arta ed izio ne ad un alt r o pioniere de l free jazz, il pianis t a Cecil Taylor. Che è arr i v a t o i n E m i l i a porta ndosi dietro tre m u s i c i s t i i c u i nomi bastavano da s o l i a g a r a n t i r e un gran de even to : Tony O x ley, William Parker e An tho ny Br ax t on. Il ballerino del pianoforte D e f i n i r e l o s t i l e d i C e c i l Ta y l o r, l a sua filosofia musicale, fin dal suo apparire, ha rappresentato un’impresa a dir poco ardua per chiunque abbia voluto parlare di lui come musicista. Giampiero Cane (musicologo tra i più attenti al fenomeno del free jazz) ha paragonato il suo pianismo alla gestualità pittorica di Jackson Pollock, in una sorta di complementarietà del- 100 sentireascoltare le tecniche artistiche: mentre infatti, quest’ultimo prova, sulla tela, a disegnare il ritmo (arricchendo la pittura con una dimensione a essa i m p r o p r i a , q u e l l a t e m p o r a l e ) , Ta y lor cerca sulla tastiera del pianoforte di costruire il segno grafico, abbandonando totalmente sia la ricerca armonica, sia quella melodica della musica, intesa in senso tradizionale. Si può comprendere, perciò, quanto, nel fatidico (per il jazz) decennio dei ’60, quando il poco più che trentenne pianista irruppe sulla scena con i suoi clus t e r, p i c c h i a n d o l e t t e r a l m e n t e l o strumento, abbia creato scalpore in ambienti ancora legati al concetto classico di improvvisazione intesa come variazione su un tema. Proprio nello stesso periodo in cui Ornette Coleman sconvolgeva i benpensanti con le sue teorie sulla liberazione totale della musica e su quella che è stata definita “armolodia”. Stava nascendo il free jazz, ma erano ancora in pochi ad essersene accorti. A d i s t a n z a d i q u a s i m e z z o s e c ol o , n o n o s t a n t e l e s u e t e c n i c h e n o n f acc i a n o p i ù s c a l p o r e , C e c i l Ta y l o r è r i m a s t o u n a f i g u r a a b b a s t a n z a i so l a t a n e l s u o r a d i c a l i s m o , s e m pre i n c e r c a d i u n a l i b e r t à e s p r e s siva t o t a l e , s e n z a c o m p r o m e s s i , c h e col tempo si è fatta stile. Uno stile orm a i c o n s o l i d a t o , u n i c o , c o m e u nici s o n o i r i f e r i m e n t i , q u a s i s e m p r e ext r a - m u s i c a l i , c h e l u i s t e s s o f a d ella sua tecnica, spesso paragonata ai m o v i m e n t i d e l b a l l e t t o , u n ’ a r t e a cui h a r i v o l t o s e m p r e g r a n d e a t t e n zi o ne e rispetto. Concerti Contemporanei: Quart o a n n o . C e c i l Ta y l o r ( c o n To n y O x l e y, W i l l i a m P a r k e r, A n t h o n y Braxton) – Movimento Costruzione - Bologna, Modena e Reggio Emilia (10-13 ottobre 2007) D e s t a v a c u r i o s i t à e f a c e v a a n che u n p o ’ i m p r e s s i o n e l e g g e r e , nel p rog ramma d ella I V ediz ione della ra sseg na “Conc er t i Cont em por an ei”, q ue st’a nno dedic at a al pianista n ewyorche s e, la didas c alia “ pr ima assoluta” i n r i f e r i m e n t o a l d u o con Braxton. U n e v e n t o i m p e r d i b i l e p rop rio pe r la s ua unic it à, un’oc c asione d’oro pe r g l i a m a n t i d e l j a z z e non, di trovar s i d i f r o n t e d u e m o s t r i sacri de lla mu s ic a. Cecil Taylor s i è p r e s e n t a t o n e l l a capitale felsin e a n e l l a d o p p i a v e s t e d i musicista e poet a, alla v ener and a età d i sett ant ot t o anni, por t andosi dietro un a s c h i e r a d i c o l l e g h i i cui soli nomi, p r o n u n c i a t i t u t t i d ’ u n fia to, avreb ber o f at t o s obbalz ar e anche il men o a v v e z z o a l g e n e r e : Ton y Oxley, William Par k er e, per l’a pp un to, An t hony Br ax t on, t ut t e f ig ure piu ttosto not e per la lor o par ticola re vo ca z ione ad una r ic er c a musicale senz a s o s t a . Un cartellone p i ù c h e a l l e t t a n t e che, però, no n h a a v u t o i l r i s c o n t r o di pubblico c h e m e r i t a v a , a l m e n o p er qu an to riguar da la pr im a s era ta, tra le tr e la m eno ( m a poc o me no ) in tere s s ant e: in pr ogr am m a, a Modena, il d u o Ta y l o r - O x l e y s i è esibito, infatt i , i n u n t e a t r o v u o t o per metà. Un a r i s p o s t a , q u e l l a d e l pubblico, ingr a t a n e i r i g u a r d i d i u n a p erfo rman ce quas i per f et t a, t es t imo nia nza di un duo c ollaudat is s imo e affiatato c h e h a d a t o p r o v a d i grande intesa . L o s t i l e p e r c u s s i v o d el pia no forte di Tay lor s i s pos ava alla perfe z i o n e c o n l a b a t t e r i a d ell’in gle se e c i s ono v olut i s olo pochi minuti per c h é l ’ i n t e s a t r a i d u e venisse fuori c r e a n d o u n c o n t i n u u m a pp assio na nte e im pr ev edibile. Un id illio inte rva llat o s olt ant o dall’os t inazione di Ta y l o r n e l v o l e r r e c i t a r e le su e p oe sie , int er es s ant i s pec ula zio ni su ll’es s er e, s ulla c om pr ensione-incomp r e n s i o n e u m a n a , m a forse un po’ f o r z a t e i n u n c o n t e s t o d el g en ere . Ma la fa nta s ia dei poc hi pr es enti che si sono s p e l l a t i l e m a n i p e r a pp lau dire i due, v iaggiav a già v er so q ue lla ta nt o agognat a ” ant epr ima assoluta” p r e v i s t a p e r i l g i o r n o successivo. C h e h a s u b i t o p e r s o , ancora prima d i c o m i n c i a r e , i l s u o cara ttere di u nic it à quando s i è aggiunto al duo B r a x t o n - Ta y l o r a n c h e William Parke r. P o c o m a l e . A n c h e se sfumava la possibilità di presenziare all’”anteprima assoluta”, la r eaz i o n e d e i p r e s e n t i n o n h a r i v e lato segni di delusione. Meglio tre c he d u e . Le sorprese, però, almeno nella pr im a p a r t e d e l c o n c e r t o , c h e p r e v e d ev a l ’ e s i b i z i o n e d e i t r e m u s i c i s t i singolarmente, sono poche. Chi già c o n os c e v a l e a b i l i t à s o l i s t i c h e d e i Nos t r i h a p o t u t o g o d e r e u n a v o l t a anc or a d e i l o r o i d i o m i m u s i c a l i p r e si singolarmente, mentre i profani hann o a v u t o l ’ o c c a s i o n e d i s e g u i r e pe r l a p r i m a v o l t a i b a l l e t t i d e l l e m a n i d i Ta y l o r s u l p i a n o f o r t e , l e es c ur s i o n i r a ff i n a t e d e l c o n t r a b b a s so di Parker e l’espressività senza limiti di Braxton. La curiosità del pubb l i c o d i a s c o l t a r e i t r e m u s i c i sti insieme si è espressa nel boato c he h a a c c o m p a g n a t o i l t r i o q u a n do, dopo la pausa, si è presentato al completo sul palco. Sono bastati p o c hi m i n u t i d i s t u d i o a i m u s i c i s t i per tr o v a r e c o l l o c a z i o n e n e l c o l l e t t iv o, c o n i l p i a n o f o r t e e i l c o n t r a b basso a stendere lunghi tappeti at ona l i s u i q u a l i B r a x t o n p r o v a v a a rotolarsi con la grazia che gli è pr opr i a e c h e r i e s c e s e m p r e a c o n ciliarsi con la ricerca di soluzioni estreme. La performance è filata l i s c i a c o m e l ’ o l i o , a ff a c c i a n d o s i , i n a lc u n i m o m e n t i , n e i t e r r i t o r i d e l jaz z c l a s s i c o p e r p o i c o n f o n d e r s i s plen d i d a m e n t e n e l l e s o l u z i o n i i n dividuali dei tre. Sembrava proprio c he si f o s s e r a g g i u n t a u n ’ i n t e s a o t timale, ma non deve averla pensata allo s t e s s o m o d o Ta y l o r c h e , d o p o appe n a v e n t i m i n u t i e s e n z a p r e a v viso, si è alzato dal pianoforte e, r ac c o l t i i s u o i a p p u n t i , c o n f a r e f r e t t olos o , è a n d a t o v i a , v e r s o l e q u i n te. La faccia di Braxton, che si è ac c or t o s o l o i n u n s e c o n d o m o m e n to della fuga del pianista, assorto c o m ’e r a n e l l a s u a p e r f o r m a n c e , e r a em bl e m a t i c a d e l l a s o r p r e s a c h e i n poc hi a t t i m i h a c o l p i t o t u t t o i l t e a t r o , m u s i c i s t i c o m p r e s i . L’ a p p l a u s o scatta improvviso, poco convinto, a t es t im o n i a r e l ’ i n c o m p r e n s i o n e d e l m om e n t o . I m u s i c i s t i s i a l l o n t a n a no. N o n u s c i r a n n o p i ù . Qualcuno, più anziano, giura di av er g l i e l o g i à v i s t o f a r e a l t r e v o l t e , alt r i r i m a n g o n o s e m p l i c e m e n t e i m mobili ad aspettare chissà cosa e a c h i e d e r s i i l p e r c h é d i u n gesto così s p r e z z a n t e s i a n e i c o n fronti del p u b b l i c o c h e d e g l i s t e s s i musicisti. S t a d i f a t t o c h e c ’ è v o l u to almeno u n q u a r t o d ’ o r a p r i m a c h e g l i a tto n i t i a s t a n t i s i d e c i d e s s e r o a sfo l l a r e i l C o m u n a l e , d a n d o s i a p pu n ta m e n t o p e r i l g i o r n o d o p o a l Teatro Valli di Reggio Emilia, dove sarebbe and a t o i n s c e n a l ’ u l t i m o c a p itolo della rassegna. E , i n e ff e t t i , g e t t a n d o q u a l ch e o cc h i a t a d i s t r a t t a q u a e l à , si p o te va n o n o t a r e , a l Va l l i , m o l t i d i q u e i vo l t i c h e l a s e r a p r i m a e r a n o rimasti di s a s s o d o p o q u e l l a c l a m o r osa uscita d i s c e n a . I l p r o g r a m m a dell’ultima s e r a t a n o n p r e s e n t a v a gr a n d i va r i a n t i r i s p e t t o a l c o n c e r t o p r e ce d e n t e , s e s i e c c e t t u a l a p r e s e nza anche d i O x l e y c h e c o m p l e t a v a il tanto annunciato H i s t o ri c a l Qua r t e t . M a l ’ i n i z i o è s t a t o , a n c h e stavolta, a l l ’ i n s e g n a d e l l e p e r f o r m a n ce so l i s t i c h e , c o n Ta y l o r c h e h a p r o va to a r e c i t a r e l e s u e p o e s i e a cco m p a g n a t o d a l l a b a t t e r i a c h e faceva da s f o n d o , p r i m a d i l a s c i a r e il campo a i s i n g o l i c h e , r i s p e t t o a l concerto b o l o g n e s e h a n n o d a t o l ’ i m p r e ssi o n e d i o s a r e d i m e n o . N i e n te i n te r v a l l o s t a v o l t a . D o p o l ’ e se cu zi o n e u n p o ’ p r o l i s s a d i Ta y l o r al piano il q u a r t e t t o è r i e n t r a t o e , s en za tr o p p i c o m p l i m e n t i , h a c o m inciato a s u o n a r e . L’ a t t a c c o a v e v a lo stesso e ff e t t o d i u n p u g n o i n f accia, con i q u a t t r o m u s i c i s t i a s u o n a r e se n z a s f u m a t u r e e c o n u n ’ i nte n si tà e u n a f o r z a i n e d i t e . S t r a n o modo per e n t r a r e i n e m p a t i a l ’ u n o c on l’altro, m a e ff i c a c e , f i n o a q u a n d o l ’ i m p r o vv i s a z i o n e è d i v e n u t a p i ù riflessiva e l e p a r t i h a n n o c o m i n c i ato a d a l t e r n a r s i c o m e i n u n g i o c o d i fi g u r a s f o n d o . L’ i n t e s a c ’ e r a , a nche se si è n o t a t a u n p o ’ d i s o t t o m i ssione dei m u s i c i s t i a l l e v o l o n t à d i Taylor che p i ù c h e u n i m p r o v v i s a t o r e se m b r a v a u n d i r e t t o r e . M a a l l a f i ne i q u a tt r o s i s o n o a b b r a c c i a t i e h a n n o sa l u t a t o i l p u b b l i c o p e r l ’ u l tima volta c o m e u n a b a n d d i v e c c h i amici. Una m e s s a i n s c e n a p e r f a r d i menticare l ’ ” u s c i t a ” d e l g i o r n o p r i m a ? Qu a l cu n o g i u r e r e b b e d i s ì . M a , in fondo… a chi importa? Daniele Follero sentireascoltare 101 K u l a S h a k e r – R a i n b o w, M i l a n o (19 ottobre 2007) Vuoi vedere che, tutte le volte che abbiamo provato a fare il punto dei ’90, ci sfuggiva qualcosa? I Kula Shaker, per esempio. Una meteora, certo, buona giusto a far tremare i polsi agli Oasis per un attimo. E intanto, chi scrive non ricorda un Rainbow così gremito e festante, con tanto di singalong per la maggior parte delle canzoni. Già, perché comunque K, ai bei tempi che furono (’96-’97, ricordate?) il suo milioncino di copie l’ha venduto; poi è sopraggiunto l’oblio, veloce e inesorabile quanto l’ascesa. Fino al ritorno del recentissimo Strangefolk, di cui pochi ufficialmente sembrano essersi accorti, anche perché ormai Crispian Mills e i suoi giocano in minor league; le radio, la tv, il grosso circuito dei concerti sono un miraggio che sembra vecchio di trent’anni, altro che dieci. E poi però capita che sul palco trovi una band dall’impatto esplosivo, con un repertorio tutt’altro che ammuffito, anzi a prova di bomba (per proseguire con la metafora); il tempo, ancorché spietato, è dalla loro parte, perché Hey Dude, Tattva e Govinda oggi suonano come stramaledetti classici rock (sì, rock; mica è una parolaccia): la prova on stage non può mentire. E non ha neanche senso parlare di revival, visto che revivalisti i quattro lo sono stati dal momento di imbracciare chitarre ed armamentari vari che più vintage non si può. Il punto, forse, è che ci si è scordati cosa sia, ‘sto benedetto rock; ironia della sorte, doveva ricordarcelo una band che tutti credono fantasma… Il citato best seller K viene prevedibilmente preso d’assalto, lasciando spazio anche per il figliol prodigo Peasant, Pigs & Astronauts (l’apertura di Sound Of Drums, Shower Your Love) e per l’ultimo arrivato Strangefolk, al quale l’alchimia sul palco giova parecchio (vedi Die For Love, il bis divertente e divertito bis di Great Dictator); se proprio dobbiamo segnalare un highlight, scegliamo i tre minuti tiratissimi di 303. E non solo per la forma strepitosa di Crispian, performer aggressivo, dirompente, inesauribile (più che un uomo, un grumo di cromosomi Tom 102 sentireascoltare Petty, Paul Weller, Brian Jones, Jimi Hendrix, Pete Townshend, George Harrison e Bob Dylan). In generale, colpisce la qualità della musica dei Kula, che non ci ricordavamo così viva e vibrante nei toni, intrattenente e stimolante nel songwriting; passare all’interno dello stesso brano dall’acidità elettrica dylaniana a un middle eight melodico pienamente beatlesiano, con raccordi chitarristici di marca Who, sulla carta è un Frankenstein da cover band all’ultimo stadio. E invece no, mannaggia, ché i quattro lo fanno con una naturalezza talmente plausibile che alla fine arrivano soltanto le pure vibrazioni, e a quel paese elucubrazioni e snobismi. Chi l’avrebbe detto. Rock and roll can never die. Nemmeno nel 2007. Antonio Puglia Elvis Perkins – Music Drome ( e x - Tr a n s i l v a n i a ) , M i l a n o ( 2 4 ottobre 2007) In un pigro e freddo mercoledì sera abbiamo assistito all’esordio sui palchi italiani del riservato Perkins Jr., figlio del più celebre Anthony di hitchcockiana memoria. Poco il pubblico presente e per la maggior parte freddino, incuriosito crediamo più che altro dall’hype che un tale personaggio può trascinarsi. Vivere di luce riflessa in altre parole. Ma non è il caso del songwriter americano, rivelatosi sincero cantore del dolore, come ha dimostrato alcuni mesi orsono con il disco d’esordio, Ash Wednesday. Alla dodici corde e armonica, accompagnato dai fidi Dearland (contrabbassista, tastierista/fisarmonicista e batterista per l’occasione anche selvaggio percuotitore di grancassa), ha sciorinato quasi per intero l’album, insieme a un paio di pezzi nuovi. Non un animale da palco, come è apparso subito evidente (questo ruolo era svolto egregiamente dal contrabbassista) ma un timido e abbastanza stralunato performer centrato su se stesso e sulla sua musica. Non guasterebbe un piglio più deciso nel calcare le scene, ma tant’è, Perkins ci mette l’intensità giusta che le sue canzoni richiedono, alternando ballads e momenti più sostenuti, cosa che giova decisamente al concer- to. Che vede picchi emozionali (la sommessa Moon Woman II, la title track, per citarne alcune) sorretti da una voce non canonica ma capace di inerpicarsi e di sottili sfumature che caratterizzano in positivo i pezzi, anche nei crescendo. Confermata la bontà delle canzoni, quindi, che mostrano di funzionare live. Spiace la poca affluenza a questo punto, ma l’atmosfera raccolta che si viene a creare sotto al palco, sia pure nell’ampio spazio del locale (rimesso a nuovo da poco in un’atmosfera da lounge party), ripaga ampiamente e dà un senso alla serata. Te r e s a G r e c o KTL + Bj Nilsen & Hildur Gudn a d o t t i r + B i o s p h e r e – Te a t r o Ariosto, Reggio Emilia (7 ottobre 2007) Estremi si, devastanti anche. Così si potrebbe sintetizzare il concerto del duo pagano KTL, ovvero Stephen O’Malley e Peter Rehberg. Forse più che un concerto sarebbe meglio chiamarlo rituale, un rituale volto ad evocare lo spirito del male incarnatosi nel metal e nel noise. Chi aveva familiarità con i due capitoli discografici del duo sapeva cosa aspettarsi ma ascoltare quel materiale a questo volume assurdo, vi assicuro che fa la sua differenza. Un’esperienza estatica anche per quelli che davanti a tanta retorica “metallara”, O’Malley alza più volte la sua chitarra in cielo a mo’ di trofeo, possono storcere il naso. Prima che la furia assassina di KTL s’impadronisse del Teatro Ariosto, si sono esibiti: il veterano Biosphere, ormai perso in morbidi ed ammorbanti drones che non convincono più di tanto, e la coppia Bj Nilsen & Hildur Gudnadottir, che ha allietato ha presentato un efficace interazione tra i suoni digitali prodotti via laptop del primo con i soffici e concilianti bordoni della seconda alle prese con il suo violoncello. Nel complesso un serata all’insegna dei drones e della sperimentazione che ha visto KTL elevarsi al di sopra di tutto il resto. Nicholas Campagnari CHET IS BACK! #11 di Stefano Solventi L a ricerca to r m ent at a della più dolc e m alin c o n i a , s u l l e t r a c c e d i u n a c h i m e r i c a n o t a d ’ o r o . Un a vita che non c onos c e r agione, s olo qu e l d i l a p i d a r s i f e b b r i l e d i e t r o l a m a s c h e r a d e l t r o m b e t t i s t a b r i l l a n te e dell’etereo cro o n e r. L a m e r a v i g l i o s a m e n z o g n a d i C h e t B a k e r. a caso pupillo di Jackie McLean e Sonny Rollins. Una vera e propria “european all star” capeggiata da questo americano tanto disinvolto quanto disincantato. Sentite con che piglio affronta la monkiana Well You Needn’t, tanto per chiarire subito il beat, quella frenesia compassata intanto che la sezione ritmica cuce una trama guizzante e fittissima. Un approccio flemmatico, da entusiasti adulti, che è ancora più evidente nella parkeriana Barbados, summa be bop dallo swingin’ dinoccolato, dove un assolo pastoso di Jaspar apparecchia splendidamente ma è ancora Chet a spargere la luce decisiva, con agilità mai tanto concreta, chiosato dagli zampilli calligrafici di Thomas. Eleganza e tensione, il punto di convergenza di tradizioni e pulsioni moderniste, qualcosa di antico rinnovato nell’entusiasmo dell’accadere: nel momento in cui lo ascolti, ti sembra di non poter chiedere di più al jazz che questo. Se una trepida These Foolish Thing celebra l’intesa tra Chet ed il chitarrista, se una elet- trica Pent Up House - pezzo firmato Rollins con Jaspar al flauto al modo di un Dolphy inappuntabile - scopre assieme alla frenetica Blues In the Closet (di Oscar Pettiford) il nervo bop (quasi hard) della questione, e se una toccante Over The Rainbow è l’espediente geniale per passare al vaglio del fiabesco la vena malinconica del trombettista, il pezzo forte del programma è però Ballata in forma di blues, autografo di Tommasi dall’afflato hancockiano spalmato tra movenze calde e blasé, tutto un girare attorno ad ammiccamenti e apparizioni, un galleggiare nel siero nutritivo, uno starci con grazia e acume, un fare la propria parte senza pretendere altro che questa incommensurabile libertà. Un disco bellissimo in sé, ma anche - appunto - una menzogna. Per come ti nasconde sotto una pellicola inappuntabile, intensa ed eccitante il tormento di un uomo impegnato a dilapidarsi. Uno sguardo che non smette di guardarti. Di s u g g e r i r t i q u e l l o c h e c ’ è di e tr o . sentireascoltare 103 una rubrica jazz a cura di Stefano Solventi e Fabrizio Zampighi CHET IS BACK! (RCA, 1962) Il volto di Chet racconta il prezzo pagato ad una ricerca spossante. Un segno tangibile. Ma anche una menzogna. Quei tratti lindi dei primi anni, levigati sui canoni di una virilità gentile, omettevano di raccontarti il malanimo profondo, il veleno sottile che venava anche il fraseggio più limpido e guizzante, il senso di malattia emotiva annidata nella voce. Cosa andava cercando, Chet Baker? Il famoso assolo in My Funny Valentine con la band di Gerry Mulligan siamo nel ‘52, sotto le stelle del cool - consegnò al mondo dei jazzofili un trombettista bianco senza il talento fantasmagorico di Clifford Brown, né la tensione guizzante di Miles Davis, però conciso e fantasioso, capace di scintillante profondità. Un bianco dell’Oklahoma, californiano di adozione, dallo stile svelto però meditato, il lirismo intenso ma docile, l’impeto costantemente differito in una manifestazione vitalistica che non oltrepassava mai le sponde dell’urbanità. Era il suono che l’America attendeva. Il lato brillante di una medaglia che, naturalmente, celava l’altra faccia. Quella scura. Il musicista proseguiva lungo una parabola di angelica baldanza. Che Chet Is Back!, disco inciso negli studi della RCA a Roma nel gennaio del ‘62, cattura al meglio. La band è configurata a sestetto, con Amedeo Tommasi (futuro compositore per le soundtrack di Pupi Avati e Tornatore) al piano, lo svizzero Daniel Humair alla batteria ed un trio belga, Benoit Quersin al contrabbasso, l’ottimo Bobby Jaspar a sax e flauto ed il grande chitarrista Rene Thomas, non certo (Gi)Ant Steps Chet Baker WE ARE DEMO WE ARE DEMO a cura di Stefano Solventi e Fabrizio Zampighi Side A L’ a v e v a m o incontrato qualche tempo fa Giovanni A. Sechi, quando ci capitò tra le mani il suo primo EP Canzoni in Distruzione. Già allora ne lodammo l’impegno e l’ingegno, racchiusi in una formula piano-voce che citava Marco Parente nell’estetica generale ma nel contempo lasciava trasparire una concezione artistica affascinata dai percorsi liberi e dalle evoluzioni ininterrotte. Il nuovo Una disperata vitalità non tradisce le attese, alzando anzi ulteriormente il tiro, se è vero che questa volta l’autore decide di interpretare – perché di interpretazione si tratta e non semplice lettura – testi poetici classici (Pasolini, Kavafis, Garcia Lorca, Penna, Saba) vestendoli di rumori, nenie, note di pianoforte, beat ossessivi, slanci vocali à la Demetrio Stratos. Ne nasce un quadro decadente, dai toni quasi drammatici, al centro del quale navigano parole che si allungano, si stirano, diventano un sussurro, uno sfondo, uno scatto d’ira, una melodia, un fardello dal peso insostenibile, uno scenario sonoro e visivo. Rendendo l’opera complessa e di non facile catalogazione, ma confermando allo stesso tempo le notevoli capacità espressive di un artista a tutto 104 sentireascoltare tondo, da tenere sotto stretta sorveglianza (7.4/10). Tr a C a p o s s e l a e C e s a r e B a s i l e , una banda di paese e gli Avion Tr a v e l , g l i I n s u l a D u l c a m a r a s t u piscono per freschezza e carattere. La mia vita su piccoli aerei è un esperimento musicale dalla forte personalità, costruito su trame che sanno di jazz e folk, “cabaret” e blues, melodia e avanspettacolo, ma soprattutto musica d’autore. Musica che nello specifico assume i connotati di un girovagare stordito ma piacevole tra valzer (Il capro) e slide guitar (Filomen a ) , p a r a b o l e a l l a To m Wa i t s ( U c c i Ucci) e rumorismi (Eterna Primavera), in un tripudio di pianoforte, #21 naturale valvola di sfogo. A chiudere il cerchio una copertina che è un dipinto, splendida nella sua semplicità e così vicina a certe immagini del Buzzati illustratore (8.0/10). La terza piazza del mese, è riservata al progetto Smart Drug. A d a r g l i v i t a E m a n u e l e Ve n e z i a , m u sico solitario con la fissa dell’home recording, che in November sintetizza tecniche e sapere in quattordici tracce strumentali a base di chitarra acustica, effetti, qualche sovrincisione e nulla di più. A dispetto della forma, inevitabilmente grezza, c’è materiale su cui lavorare, e lo dimostra una sensibilità capace di indagare le forme del blues – Slow Down – con garbo e cognizione di causa, ma anche di toccare la grazia di Nick Drake – Sheat e Run – senza sfigurare. Per ora un prontuario del fai da te che speriamo si trasformi in qualcosa di più (6.3/10). Fabrizio Zampighi chitarra elettrica, batteria, basso e fisarmonica. Il tutto condito da un’ironia dissacrante, che nei testi talvolta surreali (Mi pesano gli occhi / li strapperò / ti lascio in dono / le loro borse / piene, pesanti e fuori corso), talvolta amari (Piccionaia gravida di sguardi e linguacce / sotto le stelle a pungitopo / sotto i cappucci griffati / hanno nasi più grandi del proprio cervello) e talaltra senza senso (sposto la luna per voi / e appeso vi passo la notte / il mondo è a p u à c i g i o c o a Tw i s t e r ) , t r o v a u n a Side B Il mal di stomaco dell’innamorato col ciuffo cadente, che nell’angolo di una discoteca osserva ballare leggera la ragazzetta che gli ha rubato il cuore e tolto il son- malinconici, lirici, alti. Sempre e solo per dare qualche riferimento siamo dalle parti di Slint, Fugazi, 90 Day Men e Storm And Stress. La resa e la registrazione sono superbe. Se c’è ancora spazio per questo genere di cose tra i vostri ascolti, dateglielo (7.2/10). Davide Brace tante! Pop rock energico, molto english, con influenze seventies e cori beatlesiani. Solare, fantasioso, colorato, ricco di soluzioni compositive ricercate e raffinate. Ariose melodie che sanno di classico e capacità esecutive ben sopra la media tenendo anche conto del fatto che Panta suona quasi tutto (batteria, pianoforte, chitarre, basso, tastiere, ecc. ecc.) da solo. Belle canzoni con un certo gusto teatrale, da intrattenitore, tra il cabaret ed un musical sulla spiaggia. Una voce potente, spinta e roca che può ricordare gli artisti più disparati da Adam Green a Liam Gallagher finanche Jeff Magnum dei Neutral Milk Hotel o i l c a n t a n t e d e i T h e T h r i l l s . Ve r a mente, veramente bello (7.2/10). Grafica ed artwork mozzafiato, splendido digipack antracite con stampate sopra increspature marine a tutto campo e dettagli di un corpo galleggiante. Sospensione e abbandono. Si presentano così n e l m i g l i o r e d e i m o d i i Ve n e z i a d a Forlì (chissà se esistono anche i F o r l ì d a Ve n e z i a ) , t r i o s t r u m e n tale basso-chitarra-batteria. Otto composizioni in bilico tra architetture matematiche ed impro-noise di stampo americano, post-punk e post-rock (e tutti quegli altri postqualcosa che ormai non sono più post nulla ma tanto per intendersi). Musica fluida, pura per quanto impetuosa a tratti, godibile nel suo procedere tra furie e stasi. Reticoli cristallini che anche quando decadono, si sfaldano, si frantumano restano in una qualche certa maniera coesi, ordinati, inspiegabilmente. Flussi di coscienza sonora a modo loro comunicativi, inquieti, B o n u s Tr a c k Il misterioso Kreyk da Rovigo alle prese coi propri marchingegni sonori. Niente software nel suo Error EP, ma synth, campionatori e sequencers, strumenti per un’elettronica quindi che si definisce come riflesso condizionato di percezioni, intenzioni, istanze f i s i c h e . Te c h n o c h e a f f o n d a n e l le radici Eighties di espedienti ritmici mutant-funk, cincischii guizzanti & suadenti, melmosità e frenesie industrial, un girotondo Hancock-Simonetti-Marrs-Art Of Noise coi Boards Of Canada vogliosi di entrare nel giro (voto: 6 . 7 / 1 0 , w e b : w w w. m y s p a c e . c o m / kreyksound). I Colloquio da Bologna fanno (da oltre un decennio) electro-wave venata gothic come potreste intercettare in una telefonata tra Garbo, David Sylvian e - in teleselezione - Ian Curtis. Nel loro Si muove e ride ci si muove (ma non si ride) tra atmosfere cupe, lente, dense, c o m e u n i n d u s t r i a l a u t o r i a l e . Te s t i in italiano, molta scenografia sonora con effetto trompe l’oeil, una stanza-acquario berlinese infarcita di mooolto pathos (voto: 6.8/10, w e b : w w w. c o l l o q u i o . t k ) . Gli Alfa Box da Udine fanno wave-pop imbronciato e luccicoso, conoscono la ricetta del pezzo catchy senza sbracare, sfiorano l’allure dei Perturbazione senza tradire (troppo) la liasion coi Wire. C’è questo Metropolitan Meeting con le sue danze convulse a dimostrarcelo, con l’irrequietezza pettinata a tastieirne sinuose e chitarre algebriche, la brezza punk-funk al guinzaglio e i benedetti strali l i b e r a t o r i ( v o t o : 6 . 8 / 1 0 , w e b : w w w. myspace.com/alfabox). Stefano Solventi sentireascoltare 105 WE ARE DEMO no. Questa sera è la volta buona, se lo sente fin nelle viscere. Appoggia il cocktail, la avvicina e la bacia come nei film. Poi si balla, tutti insieme, che si è giovani e notti come queste non torneranno più. Quello che i Discorevolver d a Tr e n t o p r o p o n g o n o i n q u e s t o Care, dolci, amiche, quinto demo autoprodotto, è un elegante pop in italiano, ammiccante e suadente, ricco di pathos, fatto di continui abbandoni ed energiche riprese, svenevoli leggiadrie vocali e falsetti di evidente ispirazione Morrissey a disegnare involute e romantiche melodie su chitarre sostenute a tratti e affondi bassobatteria che fanno piacevolmente muovere il piede. Se vogliamo, giusto una spruzzatina di moderno pop-punk a rinvigorire lezioni smithsiane, riffettini killer disco-funk, morbidi incisi ad aprire squarci adolescenziali nell’anima, lirismo italo-wave anni ’80 fino all’eccesso per una piacevole mezz’ora di canzoni pop leggere leggere (in senso buono) ben eseguite e registrate (6.6/10). Apro la busta gialla ne tiro fuori un CD dalla copertina poco invitante e già mi scoraggio. E’ un quadro di Dalì, leggo nel booklet. Dalì non mi piace, ma sono problemi miei. Leggo la biografia di questo Panta da Ferrara e scopro che suona da 15 anni la batteria in gruppi prevalentemente heavy metal. Nel demo ci sono ben due versioni di ciascuno dei sei brani. Oh mamma mia, penso. Metto su il CD convinto che lo toglierò dopo qualche minuto. E invece, dannato snobbismo indie, questo Coup De Foutre è una sorpresa esal- Classic Joy Division WHERE WILL IT END? di Antonio Puglia In occasione delle ristampe di Unknown Pleasure, Closer e Still, ricostruiamo, ancora una volta, le v i c e n d e d e l l a b a n d . Ve n t i s e t t e a n n i d o p o , i n s i e m e a u n ’ e r e d i t à e n o r m e e a n c o r a p e s a n t e , r e s t a i l piacere di scoprire per l’ennesima volta una musica che, aldilà di ogni implicazione (esistenziale, sociologica, musicologica che dir si voglia), conserva intatto tutto il suo fascino morboso. I ronico co me la ce leb r az ione def init iva de l mito d ei Jo y Div is ion c oinc ida co n lo sciog limen t o – par e, s t avolta, irrevocabile – d e i N e w O r d e r. Fra l’uscita nelle sa l e ( n o n q u e l l e italiane, ahinoi) del b i o p i c s u I a n Curt is Contr ol e re lat iv a c olonna sonor a, de ll’ep on imo doc um ent ar io di Grant Gee e - du l c i s i n f u n d o delle ristampe aggio r n a t e d e i d i s c h i in studio (recension i i n B a c k y a r d ) , B arney, Ho oky e Mor r is hanno r es o insanabili le loro at a v i c h e f r a t t u r e , conclud en do la lo ro av v ent ur a t r entennale a colpi di v e l e n o s i b o t t a e risposta sotto i riflet t or i dei m edia. N on bastasse , il 10 agos t o s c or s o è venuto a ma ncare c olui s enz a il quale tutto ciò no n sar ebbe m ai av venuto - o me glio , sar ebbe s t at o ir rimedia bilme nte diver s o - , il s ig. 2 4 H our Party Peo ple , Tony Wi l son. Come dire, un cerch i o c h e s i c h i u d e definitivamente, al c e n t r o d e l q u a l e sono racchiusi tren t ’ a n n i b u o n i d i storia (sen za scomo dar e f ac ili s ensazio na lismi o revisi onis m i; qualc uno provi a dimostra r e i l c o n t r a r i o ) . A rievocare, spiegar e e d e n u m e r a r e gli effe tti d ella lu ng a om br a get t ata dal su icid io de l m is s ing boy I a n (così come lo ricord ò l ’ a m i c o Vi n y Reilly dei Durutti Co l u m n ) c i h a n n o già pensato in mo ltis s im i; allo s t es so modo, l’eco forti s s i m a d i q u e l l a manciata d i b ran i re aliz z at i nell’ar co di ap pe na du e a nni e m ez z o r isuona an co ra og gi, e non ha c er t o bisogn o d i teo remi d im os t r at iv i. Diciamo la verità: non c ’ e r a n e a n c h e una g ran n ecessità d elle nuov e v er sioni di Un kn own Ple as ur es , Clos er e S t ill (pubblicate i l 3 0 o t t o b r e , vedi recen sio ne n el la s ez ione ba- 106 sentireascoltare c k y ar d) , d a l m o m e n t o c h e g i à i l b o x Hear t And S o u l a v e v a d e g n a m e n t e por t at o a t e r m i n e l a m i s s i o n e e , i m m aginiam o, i l i v e i n c l u s i c o m e b o n u s s o n o p i ù a ff a r e d a c o l l e z i o n i s t i ed es eget i a l l ’ u l t i m o s t a d i o . L’ a l t e r n a t i v a è d i s t a r e a l g i o c o , e las c iar c i an d a r e a n c h e n o i a l l a n o s t algia e all a v o g l i a d i r i v i v e r e e r i costruire - pur brevemente - ancora una v olt a qu e l l a s t o r i a . La s t or ia di q u a t t r o a d o l e s c e n t i c r e sciuti nei sobborghi della capitale dell’I nghilt e r r a i n d u s t r i a l i z z a t a ( S a l f or d e M ac c l e s f i e l d , d u e e s c r e s c e n ze incancrenite di Manchester), fra s ogni di s t a r d u s t b o w i a n a e d i s i l l u s ione ner a m e t r o p o l i t a n a d i m a r c a I ggy / Vel ve t s . U n f a r o d i l u c e s p e r anz os a s i a c c e n d e s u l l e l o r o g r i gie esistenze una sera di luglio del 1 9 7 6 , a l L e s s e r F r e e Tr a d e H a l l d i M anc hes t er. C o m ’ è n o t o , q u e l c o n certo dei Sex Pistols fu un turning point per m o l t i : i B u z z c o c k s , c h e avrebbero dovuto suonare di spalla e c he c om un q u e g i à a v e v a n o c a p i t o t ut t o ( di lì a p o c o i l l o r o E P S p i r a l Sc r at c h dar à i l l a t a n t o a l m o v i m e n to punk - e post - locale quanto al D. I . Y. dell’in d u s t r i a d i s c o g r a f i c a i n dipendente), passando per membri di Fall, Sm i t h s , D u ru t t i C o l u mn e per f ino un g i o v a n e I a n B r o w n ( S t o ne Ros es ) , t u t t i n o m i c h e m a r c h i e ranno a fuoco gli anni a venire. Cos ì illum i n a t i , I a n C u rt i s , B e rnar d Sum n e r e P e t e r H o o k - S t e ve M or r i s a r r i v e r à a l c o n c l u d e r s i di una gir an d o l a d i a l m e n o t r e b a t t er is t i - dan n o p r e s t o v i t a a i Wa r saw , S t o o g e s n e l s a n g u e e n e l l e os s a e Bowi e b e r l i n e s e n e l l a m e n te. Il modello primario è fornito da Buzzcocks & co., ma il cantante e frontman non è certo uno dei tant i s c a p e s t r a t i c h e s i v e d o n o bl a t e r a r e s u u n p a l c o a s c i m m i o t t ar e R o t t e n : l e g g e a v i d a m e n t e e s c r i ve con altrettanta foga poesie esistenz i a l i s t e e c o l t e , c h e p o i d i v e n t ano testi di rifiuto, di inadeguatezza, di s m a r r i m e n t o , d i r i c e r c a d i r e d e n zi o n e . L a p a r a b o l a d e l g r u p p o , d a su b i t o a c c o m p a g n a t a d a u n a f r e n e t ica e a t t i v i t à o n s t a g e , s i c o n s u m a lì e s u b i t o , f a s t & f u r i o u s c o m e o g n i p unk b a n d c h e s i r i s p e t t i . A d i ff e r e n z a di a l t r i , i r i b a t t e z z a t i J o y D i v i s i o n p erò mostrano di avere prospettiva, un ideale per vivere che, aldilà dell e n o t e p r o v o c a z i o n i n a z i s t o i d i , si r e i f i c a i n f r e t t a i n u n p e z z e t t i n o di vinile contenente 4 brani (An Ideal F o r L i v i n g , a p p u n t o ) i n c u i c i s ono g i à i g e r m i d e l l a l e g g e n d a . D o p o un a b o r t i t o f l i r t c o n l a R C A - l a c asa d i B o w i e , I g g y e L o u , p r a t i c a m e nte u n s o g n o p e r I a n - , p e r c u i i n c i d ono m a l a m e n t e u n t e n t a t i v o d i e s o r di o s u v i n i l e ( r e p e r i b i l e n e l s e m i - uffi c i a l e Wa rs a w d e l 1 9 9 4 ) , l ’ u l t e r i ore e d e c i s i v a s v o l t a a r r i v a c o n i l ma n a g e r R o b G re t t o n , p e r s o n a g g i one i m p r o b a b i l e e s c h i z z a t o c h e l i m e tte in contatto con una cricca di inc o s c i e n t i a r t i s t o i d i c h e s i i s p i r a alle t e o r i e s i t u a z i o n i s t e . S i c h i a m an o To n y Wi l s o n , P e t e r S a v i l l e e A lan E ra s mu s , e s t a n n o m e t t e n d o su u n ’ e t i c h e t t a i n d i e c h e p o r t e r à s t e ss o n o m e d i u n o d e i l o c a l i c h i a v e di M a n c h e s t e r, F a c t o ry ( s t r i z z a t i n a d ’ o c c h i o a Wa r h o l i n c l u s a ) . I l r e sto, come si dice, è storia. Che lo si veda come un punto di arr i v o d i q u a n t o è s t a t o a p p e n a r a cc o n t a t o - o u n p u n t o d i p a r t e n z a di Classic tu tto ciò che s eguir à –, U n k n o w n Ple as ur e s ( Fac t or y, apr ile 1979) è , se mplicem ent e, una piet r a m ilia re. Defin isce l’ident it à e il r uolo “g uid a” de i m us ic is t i c he lo hanno forgiato, t r a t t e g g i a u n a ff r e s c o agghiacciante d e l l ’ e s i s t e n z i a l i s m o post- (post-p u n k , p o s t - i n d u s t r i a l e , p ost-tutto ) di f ine ’70, s t abilis c e un vero e proprio c a n o n e d i u n g e n e r e (di generi?) a v e n i r e , p u r r i b a d e n d o l’unicità e la sp e c i f i c i t à d e l l a m u s i c a che contiene. A l d i l à d e l l a c a r a t u r a e del peso delle s i n g o l e d i e c i t r a c c e , l’elemento fon d a n t e c h e f o r s e o g g i risalta di più è i l l a v o r o p a z z e s c o e ma nia ca le di M ar t i n “ Zer o” Hannett, p rod utto r e alla c ui biz z ar r ia e sregolatezza s i a c c o m p a g n a v a u n a visione del s u o n o e s t r e m a m e n t e focalizzata e r i g o r o s a . L o s c e n a r i o son oro alle sti t o per She’s Los t Contro l - mecca n i c o , c l a u s t r o f o b i c o , e pp ure ricco di gr oov e - è un m ome nto irrip eti bile, inut ile r ic er c ar lo in altre esperi e n z e d ’ a s c o l t o . F o r s e negli anni ci s i è s o ff e r m a t i t r o p p o sul cara ttere c upo e t et r o della m usica di Unkno wn Pleas ur es , quando n on si è ma i a bbas t anz a pos t o l’ac cen to su lla f or t is s im a am biz ione, sullo spirito d i av v ent ur a e di r ic er ca ch e ne h an no m os s o la r ealiz z azion e. Un disc o a dir poc o pionie- ristico, sia nella mistura di generi s ia ne l s u o n o i n n o v a t i v o c h e p r o p o ne; a quasi trent’anni di distanza, può stare benissimo accanto a un W hi t e L i g h t / Wh i t e H e a t o u n L o w s enz a s f i g u r a r e . Ve n e n d o a C l o s e r ( F a c t o r y, l u g l i o 1 9 8 0 ) , s u c c e s s o r e e c an t o d e l c i g n o i n s i e m e , è p a z z e sco constatare di nuovo come, con i l s en n o d i p o i , i l s u o d i s p i e g a r s i traccia per traccia equivalga a una c er im o n i a f u n e b r e , m e t i c o l o s a m e n te allestita in ogni dettaglio. Un m ac a b r o s c h e r z o p o r t a t o f i n o a l l e estreme conseguenze, la mattina del 18 maggio 1980; alla luce (o m egl i o , a l l ’ o m b r a ) d i c i ò , q u e l c l i m ax f i n a l e a s p i r a l e d i “ w h e r e h a v e t hey b e e n ? ” è a n c o r a a d e s s o e m o t iv am e n t e i n s o s t e n i b i l e . C o m b a t t u to tra gli estremi spigolosi e infernali d i C o l o n y e A t r o c i t y E x h i b i t i o n e la p a c e s e p o l c r a l e d i T h e E t e r n a l e De c a d e s , è u n d i s c o a n c o r a p i ù maturo e focalizzato, laddove in I s ola t i o n e A M e a n s To A n E n d è possibile cogliere i germi di ciò che s ar eb b e r o s t a t i i N e w O r d e r. F a r e una s c e l t a – a n c h e c r i t i c a - f r a C l o s er e l ’ e s o r d i o è , i n f o n d o , s t u p i d o . Perché, quando si possono avere entrambi? D a l c a n t o s u o S t i l l ( F a c t o r y, o t tobre 1981), come ogni disco po- stumo che si rispetti, dovrebbe rientrare più negli interessi dei completisti; così in realtà non è, nel momento in cui fra le outtakes scelte da Wilson in commemorazione del ragazzo scomparso affiorano brani chiave come Exercise One, Glass, l’epica e definitiva Dead Souls e The Sound Of Music, roba da prima classe tanto quanto le sorelle maggiori degli album. Il quadro però viene lasciato incompleto escludendo gli epocali sing o l i Tr a n s m i s s i o n e A t m o s p h e r e (per quello si dovrà aspettare nel 1988 Substance, non ristampato nella recente sfornata); in comp e n s o , p i ù p e r r a g i o n i a ff e t t i v e che puramente artistiche – data la qualità sonora scadente e vistose negligenze tecniche -, in Still c’è un documento pressoché completo dell’ultimo concerto dei Joy Division, il 2 maggio 1980 all’università di Birmingham. Ve n t i s e t t e a n n i d o p o , i nsieme a u n ’ e r e d i t à e n o r m e e a n c o r a p e sa n t e , r e s t a i l p i a c e r e d i s c oprire per l ’ e n n e s i m a v o l t a u n a m u sica che, a l d i l à d i o g n i i m p l i c a z i o n e ( e si ste n z i a l e , s o c i o l o g i c a , m u sicologica c h e d i r s i v o g l i a ) , c o n s e r va intatto t u t t o i l s u o f a s c i n o m o r b o so . Where will it end? sentireascoltare 107 Classic Pram CREDIBLY STRANGE MUSIC di Giancarlo Turra U n im mag ina rio e uro peis t a dov e c onv er gono s ugg e s t i o n i f i l m i c h e e d e s p l o r a z i o n i f a n t a s t i c h e m a p r o b a b i l i , con la n ostalg ia d i at t im i m ai v is s ut i o r ic or dat i ap p e n a . I Pram provano con s u c c e s s o , c o m e t a n t i d a i N o v a n t a i n q u a , a c o l m a r e l o s p a z i o v u o t o i n c u i s o n o ( s i a m o ) sospe si, ricrea nd o il pas s at o c on f r am m ent i di im m a g i n i r i t r o v a t e i n s o l a i o . La società dei viaggiatori immaginari L’anno ve ntu ro cad r à il 150° anniversario d ella n ascita di Al ber t Rob id a, scrittore (ma n o n s o l o ) n o t o - si f a pe r dire … - p er Viaggi s t r aordinarissimi di Satur n i n o F a r a n d o l a nelle cinque o sei p a r t i d e l m o n d o e in tu tti i pa esi vis it at i e non v isit ati da Giulio Ve rne, r om anz o del 1879 che tratteggia a v v e n t u r e t r a l e più folli mai messe s u c a r t a f i n o a l secolo su ccessivo. M at er ia c he ha ispirato i primi cine a s t i d i f i n z i o n e Geo rges Méliè s e M ar cel Fabr e, odierni fumettisti e a d d i r i t t u r a u n o scene gg iato RAI d i as s olut o c ult o risalen te a lla fin e d egli anni Set tanta . Stran o ma ve r o, quell’uom o rinascimentale in rit a r d o d i R o b i d a (fu illustratore, umo r i s t a , a u t o r e d i romanzi e architetto) , m a i s i o c c u p ò diret ta men te d i cin em a. Pr obabile che apprezzasse la m u s i c a , d a t o che fu tra gli anima t o r i d e l c l u b d i cabar e t Le Ch at Noir , c elebr e per 108 sentireascoltare gli spettacoli di teatro delle ombre, t r a c ui il f a n t a s c i e n t i f i c o e p r o t o apoc alit t ic o L a N u i t D e s Te m p s , n e l quale Par ig i v i e n e d i s t r u t t a n e l c o r so di una battaglia aerea. Se già vi pare bizzarro, sentite questa: per l’Esposizione Universale del 1900, il nostro Albert allestì sul lungo Senna una r i c o s t r u z i o n e d e i q u a r tieri medioevali parigini demoliti da Haussm an. Pot es s e v ia g g i a r e n e l t e m p o e g i u n ger e f ino a n o i , R o b i d a s ’ i n n a m o r e rebbe subito dei Pram. Medesima la volontà di ricostruire un passato im m aginar io p e r ò v e r o s i m i l e . a v v a l e n d o s i d e ll ’ i m m a g i n a z i o n e e d e l l a s ua “ m es s a i n s c e n a ” , d e l l e s c h e g ge dei tanti ieri assemblate in un gioco di specchi. Dunque: se è vero - e lo è - c h e e s i s t e u n g e n e r e m u sicale capace di evocare un’intera Nazione e il suo spirito romantico (lo andiamo nominando da qualche anno Am er i c a n a ) , è p a r i m e n t i l e gittimo che esista un contraltare di qua dell’Atlantico, incastrato dent r o u n a n i c c h i a m i n u s c o l a m a f e r ti l e , p i ù a u t o r e f e r e n z i a l e e d a t a b ile: c h i a m i a m o l o , s e v i v a , Vi t t o r i a na . M e t t e t e s u u n d i s c o q u a l s i a s i d ella b a n d b r i t a n n i c a e l a s c i a t e v i a n d are, a v e n d o l ’ a c c o r t e z z a d ’ e s s e r e pa z i e n t i . S a r e t e c o i n v o l t i d a u n i m ma g i n a r i o i n e ff a b i l m e n t e e u r o p e i sta dove convergono suggestioni filmiche (dell’aspetto video si occupa l ’ e n s e m b l e F i l m F i c c i o n e s , m e n tr e d e i r i f e r i m e n t i s p a r s i s u l l e c a n zoni s ’ è o r m a i p e r s o i l c o n t o ) e d e s pl o r a z i o n i f a n t a s t i c h e m a , a t t e n z i o ne, probabili. Imprese da Società Rea l e d e i G e o g r a f i c o m e p o t e v a so g n a r l e Ve rn e ( o , a p p u n t o R o b i d a ..) , a l r i t o r n o d a l l e q u a l i s i c a t a l o g ano strani animali raccontando aneddot i b i z z a r r i d a v a n t i a l c a m i n e t t o , in m a n o u n a t a z z a d e l m i g l i o r t è d elle I n d i e . F a n t a s t i c h e r i e , c e r t o , i d e ate s e n z a m u o v e r s i d a l p r o p r i o p a ese d ’ o r i g i n e s e n o n p e r q u a l c h e t our. E mi l i o S a l g a ri r i u s c ì a d e s c r i v e r e Stelle subacquee No n molto da dir e c ’è s ulla f or ma zio ne d al punt o di v is t a s quis ita men te, stre t t am ent e biogr af ic o. Ca ren te se n on nulla l’aneddot ica, come se f o s s e b a l z a t a u n b e l g iorn o fu ori d alla m edes im a r is er vate zza n ella quale r ipiom ba c ic licamente nelle p a u s e t r a u n a l b u m e l’altro. Vivo n o e p a r l a n o ( p o c o ) della loro mu s i c a , i N o s t r i , p e s c i che scorazzan o a l l e g r i t r a i s u r r e a l i a cq ua ri che a dor nano le c oper t ine d i He lium e S ar gas s o Sea, per t an- Classic la giungla sen z a e s s e r v i m a i s t a t o : ci riuscì, sem plic em ent e, ins eguendo mentalmen t e l ’ i d e a d i c o m e q u e i luoghi doveva n o e s s e r e . Col valore ag g i u n t o d i v i v e r e s u l l a cuspid e di fine s ec olo, Rosi e Cucks ton e comp agni hanno l’oppor t unità di appoggi a r s i s u l l a n o s t a l g i a d i a ttimi ma i vis s ut i, t ut t ’al più r ic or dati a malape n a s e n o n a d d i r i t t u r a rimpianti. Pro v a n o c o n s u c c e s s o , come tan ti altr i hanno f at t o dai Novan ta in qu a, a c olm ar e lo s paz io vuo to in cu i s ono ( s iam o) s os pes i ricreando il p a s s a t o c o n f r a m m e n t i d i immag ini ri t r ov at e in s olaio. Pr edecessori ins o m m a , a s s i e m e a g l i Ste r eolab (m a, s e par t is s im o a t ira re il filo da lla f av ola Young M ar ble Gia nts , nes s uno s e ne av r ebbe a male …), d ella “ ghos t algia” oggi così ricorrent e d a l a s c i a r s i i n t u i r e come spirito - anz i, f ant as m a - guida. Sta tutta l ì l a r a d i c e d e l l a l o r o o ssessio ne p er l’ac qua e s opr at tu tto il ma re: nel s uo es s er e or iginario luogo / m e z z o d i v i a g g i o a d isp osizio ne dell’es s er e uom o instancabile, un a s u p e r f i c i e n o t a c h e n asco nd e sott o di s é c his s à quali misteri. Il sen s o d e i P r a m l o t r o v a t e in u na g eo gra f ia della m ent e e della memoria, n e l l a v o l o n t à f e r r e a d i (ri)trovarsi es p l o r a n d o a l l o s t e s s o te mpo lo spa z io int er ior e ed es t eriore. Sposta r e a v a n t i l a f r o n t i e r a che fun zio na c om e c om m ent o s on oro a q ua nto det t o s opr a è l’es plicito compito l o r o , e s p l e t a t o c o n sorridente sc r u p o l o s i t à e s u r r e a l e autoironia. No n a n t i c a g l i e , s e m m a i a va ng ua rdie i lor o dis c hi. Non int elle ttua loid i frigidi, m a s ar donic i gentiluomini ed e n i g m a t i c a c h a n t e u s e . Ecco ve li se rv it i. to ci adatteremo inseguendone le enigmatiche e imperturbabili scie, las c ia n d o a l p r e g i a t o Te l e m e t r i c M el o d i e s ( D o m i n o , 1 9 9 9 ; 7 . 0 / 1 0 ) i l c om p i t o d i r a c c o r d a r e t r a l o r o s i n goli ed EP sparsi. Si f o r m a n o n e l 1 9 9 0 a B i r m i n g h a m , città del Nord britannico che da s em p r e s o ff r e d e l c o m p l e s s o d ’ i n feriorità tipico della provincia, cui c er c a d i s f u g g i r e c o n s a g a c e , d i s t ac c a t a r i l e t t u r a d e l l e m o d e c h e s algo n o d a L o n d r a : d i c o n o q u a l c os a u n p a i o d i n o m i c o m e P l o n e e Br o a d c a s t ? A l l ’ i n i z i o è s o l o l a s c ian t o s a R o s i e C u c k s t o n c h e g i o c a al l a s i r e n a i n q u i e t a n t e e a r m e g gia a t t o r n o a u n c a s e r e c c i o T h e r e min, presto raggiunta dal poliedrico M at t E a t o n , d a l l e q u a t t r o c o r d e d i Sam O w e n e d a M a x S i mp s o n a t as t ie r e e c a m p i o n a m e n t i , t u t t i a n cora parte di una line-up soggetta a minime mutazioni. Non tutti digeribili i primi passi dispiegati in due a u t o p r o d u z i o n i s u l l a m e d i a d i stanza col marchio Howl Records, G as h e P e r a m b u l a t i o n s , r a c c o l t i n e l 1992 s u G a s h ( a e ; 6 . 6 / 1 0 ) . O p a c o e percussivo l’ambiente, ancora da rifinire e nondimeno stimolante, giocato su echi arty e wave anni O t t an t a a ff a s t e l l a t i c o n b u o n v o - l e r e , r e g o l a m e n t a r e b a s sa fe d e l tà e i n t e r m i t t e n t e f o c a l i z z azione. Si i n t r a v e d e i l d e s i d e r i o d i spingersi o l t r e , c o n v i n c e n d o p i ù c ol giardino d ’ i n f a n z i a p o s t p u n k ( S i o ux s ie nel t r i t a c a r n e p e r F l e s h , L u d u s co n d i ta a t r i b a l i s m i e s l i d e d a l l ’ o t ti m a I’ m A Wa r ) c h e n e i k r a u t i d i s t o r t i , p o r g e n d o g r a d e v o l i s u r r e a l i s m i (Bl u e Si n g e r ) e n o t t u r n i p e r p i a n o scordato ( T h e D a y T h e A n i m a l s Turned On C a r s ) . S u t u t t o s p i c c a l a dozzina di m i n u t i c o n d i v i s a t r a S u n s et In te r n a t i o n a l ( i p n o s i l e v i t a n t e c h e implora i l r e m i x t e c h n o - a m b i e n t ) e Bl e e d ( a n s i o g e n o s t o p a n d g o Velv e t -C a n c h e m u o r e i n f a n c i u l l e s ca coda). L a t e l a s t r u m e n t a l e e v i d e n zi a n e i b r a n i p i ù r i u s c i t i i l p r o g e t to n o n co m u n e d i f o n d e r e v i n t a g e e r i ve r b e r i c o l t i s o t t ’ a c q u a , c o m e del resto l a s a l d e z z a a u n i d e a l e visionario d i m e z z i m o d e s t i e i n v e nti va vi ce v e r s a p o t e n z i a l m e n t e i n esauribile. I l b r i c - a - b r a c p o s t m o d er n i sta si a n i m a d i p o l i c r o m a , e s e mplare vita nello stupefacente The Stars Are S o B i g , t h e E a rt h I s S o Sm a ll... S t a y a s Yo u A re ( 1 9 9 3 ; 8 .0 /1 0 ) Il c o m b o è s t a t o f r a t t a n t o a docchiato e messo sotto contratto dall’emerg e n t e To o P u r e , r i c a m b i ata come n o i d a l l ’ i r r u e n t a c a r n e v a l a ta L o co , sentireascoltare 109 Classic dai prin cip esch i ronz ii di R a d i o F reak In A Sto rm, d alla s gus c iant e Loredo Ven us. Disc o appunt o s c ivolos o e ina fferra bi le, ins c ena at torno a sé un’origin a l e d i m e n s i o n e onirica e “p op ” da lla quale gent e come Ps app trarrà i s pir az ione adeguatamente moderna : l o c e r t i f i c a n o l’esotica sotto ve tro M ilk y , la t em pesta d i on de Th e R ay e una C a p e S t . Vin ce nt pe r la q ua le Laet i t i a Sad ier ucciderebbe. P i ù d ’ o g n i a l t r a cosa lo ch iarisce il S un Ra s per duto ne lle la nd e di Bitc hes Br ew d e l l a sensa zio na le ep ica as t r al- jaz z I n D ream s You Too Can Fly . Cos t antemen te p rop en so all’aper t ur a ep- in anc hegg i a m e n t i l o u n g e d i r i b a l d a p e r s o n al i t à . I l t u t t o a b b e l l i t o d a m elodie pr o v e n i e n t i d a u n L a b o r a torio Stereofonico più easy e meno germanico e pulsazioni buone per i Lai ka in v e r s i o n e d e p r o g r a m m a t a . D i ff i c i l e s c e g l i e r e s u l p r i m o t r a la par anoic a r u m b a G r a v i t y o u n a f ant as c ient i f i c a D a n c i n g O n A S t a r , tra l’ipotesi di acid rock latino che s c iv ola nell e t a r d e S l i t s T h i n g s L e f t O n The Pa v e m e n t o g l i We e k e n d ins iem e ner v o s i e o p p i a c e i d i B l u e . La s ec onda p r o v a , p i ù r i t r o s a e u n i forme, vale maggiormente come esperienza d’insieme, nondimeno ha v er t ic i n e i p i g r i c o c k t a i l L o o s e una stazione non artica ma radiofonica. Sostituiti i mecenati con la più munifica e attuale scuderia Domino, nel 1998 North Pole Radio Station (7.5/10) informa che il tempo è stato senz’altro ben impiegato. Non sarà quel meeting tra Edith Piaf e i Residents di cui leggete in giro, ma certo che piroetta disinvolto attorno all’ascoltatore come una provocante trottola, suscitando paragoni con Combustible Edison a causa di quelle atmosfere da cocktail ironicamente colto (Ominchord), sebbene il gusto dei britannici per l’abbigliamento acustico cada in direzioni più sfaccettate. Guai fare a pure attraversato da s t o r d i m e n t o e leggera in qu ietu din e, è br illant is s ima g emma tu tta da r iv alut ar e e r iconsiderare, libera d i r i v e l a r s i c o n lo scorrere del calen d a r i o c o m e s t a infatti accadendo. S e la pro po sta d el gr uppo br it annico si era fin qui d i v i n c o l a t a t r a ipnotismi e tensione s f o g a t a , i d u e album d ati alle stam pe a m et à dei ’90 cercano di confe r i r e u n a v e s t e più recon dita a lla s ec onda c om ponente , pe rde nd os i in un 2 0 . 0 0 0 Leghe riscritto da B or ges. Hel i um (Too Pure , 19 94 ; 7 .8/ 10) e Sar gasso Se a (Too Pure , 1995; 7. 4/ 10) intavolano variazio n i s u l t e m a dell’eso rdio se rve nd os i dell’at t it udine di cui sopra, t r a d u c e n d o l a i n trip-ho p d a b ar sotto il m ar e, in “ f alsi” accenni folklorici m i t t e l e u r o p e i , Thr ead e C r y s t a l Ti p s , n e l l e s p i r e d’alghe z u c c h e r o s e c h e v i b r a no s eguend o l e c o r r e n t i E a r t h i n g And Pr ot ect i o n e S e r p e n t i n e , n e l l a s t or dent e d a n z a d i s i r e n e ‘ 5 0 S e a Swells And D i s t a n t S q u a l l s . P a r e un saluto - e lo è - a una formula c he r is c hiav a l o s t e r e o t i p o r e v i v a lista in pieno corso. Meglio tornare a rinchiudersi in salotto, consultare qualc he at l a n t e c o n i n s o t t o f o n d o Les Baxt er e R a i n c o a t s , p o i r i m e t tersi in discussione. meno della tv dei ragazzi (Sleepy Sweet) e del citazionismo chic non salottiero (El Topo): ne patirebbero la reputazione e, soprattutto, il progressivo consolidamento di uno stile ormai unico, assemblato con materiali di recupero e idee che la più parte dei gruppi getterebbe letteralmente via. Nelle loro mani, rimasugli e scampoli vanno a costituire il canovaccio su cui inserire sagaci mutazioni del momento, mentre il fanciullino degli inizi si ripresenta temprato dall’esperienza. Legittimo perciò che il mambo sposi elettronica da cantina e fiati ondivaghi (The Clockwork Lighthouse), che alcune strane creature attraversino le pareti (Cow Ghosts, The Doors Of Empty Cupboards) e che la Rive Gauche infine affiori ec- 110 sentireascoltare Isole in movimento Tre anni dura l’attesa per un rendiconto delle spedizioni intraprese, tanto da istillare dubbi e scetticismi. Invece, rintracciato un caratteristico passaggio a nord ovest, i Pram giungono al Polo Nord e vi impiantano Burst e Play Of The Waves) eppure disposto a rischi come l’affastellarsi tautologico di bordoni A History Of Ice. Manici di scopa e pomi d’ottone, presumibilmente, ma come lo metti nel cassetto il retrogusto angosciante, quel cigolio che rimane in testa a fine ascolto? Succede che il ragazzino sta crescendo e, di tutti i periodi di passaggio, la maturazione umano-artistica è all’incirca la più dura. Appagante, però agra. Schiarisce gli sviluppi il passo temporale adottato per il giro successivo: trentasei mesi separano quanto sopra da Dark Island (Domino, 2003; 8.0/10), copertina più spet- tigliezze, Leeward invoca spettri dell’Ottocento. Capolavoro piovoso e amarognolo come la fine di una vacanza, dell’estate e di un amore. Tutto insieme, lo stesso giorno, appassionatamente bagnato da una lacrima che rivivrai mentre cerchi impossibile conforto dentro le stanze di Peepshow. Del fresco di stampa The Moving Frontier (Domino, 2007; 7.5/10) vi hanno già ragguagliato (recensione sul #36): chi scrive, oltre ad aumentare la puntata, aggiunge che la formula si incastra alla perfezione nella ricerca di un senso dentro la confusione sonica odierna. Recita la parte dell’oasi, la alla soglia del decimo anno di attività in un condensamento sonoro che la groovy e quasi mingusiana The Owl Service mette in mostra senza indugiare. Confonde le carte più avanti il disco, replicando alla squillante Bewitched (ma quei fiati in sottofondo…) coi Belle & Sebastian allievi di Reed e Cale (Mother Of Pearl) e, del resto, l’atteggiamento da burla a denti stretti che si respira - la nenia avviluppata a un theremin The Mermaid’s Hotel resta però canone del più squisito e fragrante - fa intuire l’opera in transito. Di quelli su cui si torna sovente, nondimeno, perché oltre a elargire indicazioni utili in retrospettiva, racconta un gruppo in forma sui noti terreni (garantiscono, una garrula e l’altra felpata, A Million Bubbles trale che mai e rinuncia pressoché totale a balocchi e sogni. Le panoramiche appartengono a una gita in località balneari dagli antichi e trascorsi fasti, impregnate di decadenza assolutamente inglese. Isolazionista e oscuro come il titolo fa supporre, richiede uno sforzo maggiore del normale per la scoperta, dopo il quale si apre lussureggiante (la marcetta morriconiana Track Of The Cat), piazza l’orchestrina nelle mani di mesti ma fieri pupazzetti (Penny Arcade), fa ben più che tappare i buchi lasciati dai Movietone (Pawnbroker) o darsi al solito jazz trasversale (Paper Hats). Mescola e riassume: Sirocco tinge di Bosforo il cabaret che Distant Islands riconduce sul battello alla deriva, Archivist butta la paranoia in sot- musica dei Pram, del momento felice in cui tiri il respiro e le fila, cerchi ipotesi di futuro mentre ti copri con un patchwork di brandelli antichi. Che, subdoli, qui confortano, là levano la sedia da sotto. È altresì vero che queste mappe sonore ce le hanno già squadernate sotto gli occhi, ma di rado con tanta convinzione e maestria. Di età adulta non so se abbia senso argomentare, considerata l’imprevedibilità umbratile di questi personaggi così fuori dal tempo da leggerne lo sviluppo con rara arguzia. Non ne hanno bisogno, in fondo: vivono in perfetto e ininterrotto bilico tra fanciullezza e sogni del domani, tra malinconia di ieri e coscienza del presente. Ladies And Gentlemen, we are floating in time… sentireascoltare 111 Classic toplasma subliminale e inorganico - Anne Hukkleberg senza eccessi contorsionisti - dalla superba, autunnale Fallen Snow. Non un caso che la stagione forse più adatta a incarnare gli umori di Rosie e Matt saluti nel 2000 la pubblicazione di The Museum Of Imaginary Animals (Domino; 7.410), civettuola rassicurazione circa il senso di “cambiamento nella continuità”. Solo superficialmente uguale a se stesso, il mondo sonoro contiene tra le pieghe dettagli da scovare, indizi rivelatori che solo perspicaci Holmes avvistano e comprendono appieno. La rivoluzione si trapianta Classic Cl a ssic album Chris Bell - I Am The Cosmos (Rykodisk, 1992) B ig Sta r: la q uin tess enz a power - pop. Due t es t e, C h ri s B e l l e A l e x C h i l to n , co me ro ck si ri s pet t i, indi à la J agger / Ric ha r d s e / o L e n n o n / M c C a r t ney; questi ultimi, co n Ya r d b i r d s , W h o , K i n k s e c o m p a g n i a b r i t i s h I n v a s i o n sono per Bell l’inizia z i o n e . N o n p e r i l s u o s o c i o i n v e c e , a t t r a t t o d a l s o u l d i S t ax flavou r. Dive rsi , c om e r oc k s i r is pet t i. Quan do l’in su ccesso c om m er c iale del pr im o #1 R e c o rd s p o s s a l ’ a n i m o sensib ile di Chris, l a gr ande s t ella è già una f ac c e n d a d e l s o l o C h i l t o n . C osic ch é, men tre il s ec ondo Radi o Ci t y p r o i e t t e r à i B i g S t a r t r a i n o m i che contano, l’uomo d e l M i s s i s s i p p i , o r m a i i n p e n o m b r a c o m e i l B a r r e t t di A Sauce r ful Of S ecr et s, s i r it r ov er à a pas s ar e i n c a v a l l e r i a . B o c c o l i nero corvino, animo f r a g i l e c o m e u n c r i s t a l l o m a p r e z i o s o c o m e l o s t e s s o . L’eroina un fardello, o m o s e s s u a l i t à e f e d e c a t t o l i c a a l l a m a n o . L a s c i a i l gruppo n el 1 97 2 e s i r int ana t r a c alor e f am iliar e e q u a l c h e s g u a r d o a l l ’ i n sù, aldilà de lle n uvole. N on perd e il vizio di s c r iv er e, e il r it or no s ul luog o a l u i c a r o q u a n t o d o l o r o s o – g l i A r d e n t S t u d i o s t e a t r o d i #1 R ecor d – pro du ce gr ez z i ac et at i in c ui s i av v ic end a n o , t r a g l i a l t r i , l o s t e s s o C h i l t o n e s e s s i o n m e n a s s o r t i t i . P arto primo di q ue lle s edut e un s ingolo per Car Re c o r d s , c o m e d u e b a g l i o r i d a u n ( d a q u e l ) c r i s t a l l o v i s t o i n c on troluce . I Am The Cos m os s em br a M ar c Bolan ( e c i r i t o r n e r e m o … ) i p o t e t i c o q u i n t o b e a t l e e Yo u A n d Yo u r S i ste r è una take folk che, b e h , t r a s u d a t a n t a d i q u e l l a i n n o c e n z a , c h e l ’ a r p e g g i o d i a c u s t i c a e i l s o ff i o d i a r c h i m e glio non potre bb ero al cos pet t o di un Bell des ider os o s o l o d i u n a p o s s i b i l i t à , s o l o u n a d i a m a r e . Lavor a ne l risto ran te di f am iglia, m a la depr es s ion e è u n a z a v o r r a . Tu t t a v i a v a a v a n t i e r e g i s t r a . S u o n a . U n a s er a del 1 9 78 p erò , a p oc hi gior ni dal nuov o anno la su a Tr i u m p h l o t r a d i s c e e s i s c h i a n t a a i l a t i d e l l a c a r r e g g i ata . Morirà all’istante. N e l l a m o d a l i t à s e m b r a i l r i p e t e r s i d i u n a d i s g r a z i a : l u i , C h r i s , p r o n t o a r i m e t t e r s i i n g i o c o e giocato da l de stin o; c om e s uc c es s o poc o pr im a, n e l s e t t e m b r e d e l ‘ 7 7 , a M a r c B o l a n c h e c i l a s c i ò a l p r i n c i p i o della nuova rinascita ( e r a p r o n t a u n a t o u r n é e c o i D a m n e d ) , v i t t i m a d e l l a m i n i g u i d a t a d a G l o r i a J o n e s . E p i t a ffio da ro cker, martiri de i m o t o r i . D ell’ex Big Sta r ci ri m ane un dis c o as s em blat o dop o p i ù d i u n d e c e n n i o d a l l a s u a s c o m p a r s a , n e l 1 9 9 2 , d a l l a R ykodisc. Sono abbozz i d i q u e l l o c h e p o t e v a e s s e r e u n l a v o r o d a l ì a v e n i r e , u n i c a t e s t i m o n i a n z a ( a m e n o c h e non siate, vo i letto ri, tra i f or t unat i pos s es s or i del s ing o l o d i c u i s o p r a ) e p r e z i o s o d o c u m e n t o d a r i s c o p r i r e . Inaugura I Am Th e Cos m os e s egue Bet t er Sav e Yo u r s e l f . S e n t i t e l o , s e m b r a b a c i a t o d e i B e a t l e s p i ù a c i d i . S p eed of S oun d le nisce gli anim i e par la quella poet ic a d a r a g a z z o d e l l a p o r t a a c c a n t o , c o s i c o m e L o o k U p , e d i l suo pastora le rica mo tra c hit ar r a e f laut o c hiede uno s g u a r d o a l c i e l o . P o i o v v i o , c ’ è a n c h e Yo u a n d Yo u r S i s t e r e l a si sente in ben tre vari a z i o n i ( l e n t a , c o u n t r y e a c u s t ic a ) , t u t t e b e l l e c h e a n c h e u n i p o t e t i c a m a m b o v e r s i o n c i s t ava. A custico il caro Chri s , t ant o s im ile a c er t e c os e We s t - C o a s t ( T h o u g h I K n o w S h e L i e s ) e p o i e l e t t r i c o , t a n t o s i mile alla Fo xy La dy di He ndr ix ( Fight At The Table) . N el co rso de gli a nn i lo om agger anno in poc hi m a b u o n i : i T h i s M o r t a l C o i l a d e s e m p i o r i l e g g e r a n n o I A m The C osmos e Yo u And Your Sis t er in Blood del 1991 , e d i F l a m i g L i p s i n s e r i r a n n o S p e e d O f S o u n d n e l l o ro L a t e N i g h t Ta les . Ma prima di tu tto q ue s t o il f uner ale di quel 28 dic em b r e , c a d u t o n e l g i o r n o i n c u i l ’ a m i c o A l e x C h i l t o n , s o r t e v u o l e , spegne va la ven totte s im a c andelina. M or s m ea, v i t a t u a . Gianni Avella 112 sentireascoltare Classic Cl a ssic album Prince - 1999 (Warner, 1982) Qu ella recita ( r ec it a?) da ner o r innegat o. Q u e i m o d i d a b i a n c o c h e g i o c a va (gio ca va ?) a s aper ne più dei ner i. I l s ou l m e t i c c i a t o d i w a v e a ff i l a t a , i l fu nky a l ne on , le as pr ez z e r oc k . Una godu r i a . U n a l u c c i c a n t e , i n s i d i o s a , lu brica g od uri a. Pr inc e è s t at o per la blac k m u s i c u n o s t r a o r d i n a r i o a d d i tivo, in grado d i i n d i c a r e c o m e p o c h i l a v i a p e r e r o d e r e i l d i a f r a m m a t r a musica nera, p o p e r o c k , r e n d e n d o l o p e r m e a b i l e s e n z a p e r ò – è q u e s t o il bello - diss o l v e r l o d e l t u t t o . U n a m i s s i o n e e n c o m i a b i l e , q u e l l a d e l c a r o vecch io Rog er Nels on, per es plet ar e la qua l e h a d o v u t o e n p a s s a n t s e m i n are p ietre m iliar i c om e Di r t y M i nd ( War ne r, 1 9 8 0 ) , P u rp l e R a i n ( Wa r n e r, 1 98 4), Ar ound The Wor l d I n A Day ( War ne r, 1 9 8 5 ) e S i g n O ’ T h e Ti me s (Warn er, 19 87 ) Album c he s t anno lì , pr of eti c i e s e n s u a l i , c o m e g i a v e l l o t t i infilati sul gro p p o n e t r a s l u c i d o d e g l i E i g h t i e s , p e r f e t t i f i g l i d i q u e i g i o r n i e pp ure a ncora v iv idi, f r iz z ant i, t es t im oni aff i l a t i e t e m p e s t o s i d i c i ò c h e è stato e perché e p e r c o m e . Eb be ne , se nu t r iv o per quel pok er di t it oli un ’ a m m i r a z i o n e s o l i d i s s i m a , p e r q u a l c h e m o t i v o a v e v o s e m p r e r e l e g a to 1 99 9 tra le re t r o v i e . R a g i o n p e r c u i c a p i r e t e l a s o r p r e s a a n z i i l r a m m a r i c o a l l o r c h é , r i s p o l v e r a n d o l o , l ’ ho trovato buono, anzi b u o n i s s i m o , a n z i e c c e l l e n t e . D a m o r d e r s i l e m a n i a n o n a v e r n e c o m p r e s o p r i m a l a p o t enza ed il p ote nziale . Qualc he r es pons abilit à la as s eg n e r e i a l l a t i t l e t r a c k , p r o i e t t a t a s u u n c h o r u s c h e m i s e m bra(va) un p o’ tro pp o rigido e par r uc c one, per quant o l ’ a l l a r m e d e l t e s t o ( “ M o m m y, w h y d o e s e v e r y b o d y h a v e a b o m b ? ”) si a ccuccia sse c om e un’ins idia nel v ent r e dolci a s t r o d e l l a m e l o d i a e n e l g r a ff i a n t e c i n g u e t t a r e d e l l e c h i t a rr e . Qu a n to a Delirio us, v a b b è , m i s u o n a ( v a ) a l p i ù co m e u n b u o n m o d o p e r d i s i n n e s c a r e q u a n t o d i a u t e n t i c a m e nte vivace può ancora re g a l a r c i i l c a r o v e c c h i o r o c k ’ n ’ r o l l . Co sa d ire pe r ò della f er oc e m oder nit à di un a L e t ’s P r e t e n d We ’ r e M a r r i e d , i n c u i b r e z z e w a v e a l i m e n ta n o co m b ustion i krau t e s ot t o il pent olone di un r ock l a n g u i d a m e n t e a r o m a t i z z a t o s o u l ? E c o s a d e l l a i m p a g a b i l e a sci u tte zza ritmica di Lady Cab Dr iv er , s or t a di s p o g l i a r e l l o a l c o n t r a r i o i n c u i u n f u n k y r o c k e s s e n z i a l e i n d o s sa vi a vi a sua de nti o rpe lli e s ot t igliez z e ( r ic c ioli di s yn t h , s v i s a t e d i b a s s o , s t r u m m i n g l i q u i d i , a f r o r i & u m o r i . . . ) ? E d e l l ’ i n te rmina bile ps ic os i c iber net ic a s u c ui s i s no d a l a g e n e r o s a ( q u a s i d i e c i m i n u t i ) A u t o m a t i c , n e l c u i a l g i do fluire si spalancano im p r o v v i s e r e v e r i e e t n o , p s y c h , w a v e e f u s i o n ? Il punto è prop r i o q u e s t o : l a b a s i l a r e a b i l i t à d i P r i n c e s t a n e l l ’ i n g a n n e v o l e a r t i f i c i o s o n i c o c h e g i o c a c o i tuoi abiti mentali, ma è p u r e l a c a p a c i t à d i s c r i v e r e b a l l a t e i n o d o r d i p e r f e z i o n e , s c a m p a t e d ’ u n s o ff i o a l l ’ a u t o i ndulgenza (Free , in ch iod at a ad un piano at t r av er s o i c r e s c e n t i m a r o s i d e l l a v o c e e u n d i g r i g n a r e i n s i d i o s o d i c o r d e ) o a b b a n d on ate ne lla st r et t a del pur o e s em plic e inc a n t o , c o m e l a c o n c l u s i v a I n t e r n a t i o n a l L o v e r , b l u e s s c r e a n za to tu tto singhiozzi, gr i d o l i n i s t r a z i a ( n ) t i e d e s t r o i n l i b e r a u s c i t a , u n a c o s u c c i a p e s c a t a n e l f i u m e m i s t i c o i n c u i si tuffano d i solito g li spir it i v iv i dei M ar vi n G aye, de i L i t t l e R i c h a rd e d e g l i S t e v i e Wo n d e r ( u n i n c h i n o p e r c i ascuno, e u no sb erle ffo di nas c os t o) . Casomai, cap i t a p u r e d i r e s t a r e s e n z a f i a t o , t i p o q u a n d o t ’ i m b a t t i i n q u e l g e t t a r e l ’ a m o n e l n e r o l i q u i d o del futuro p esca nd on e gioielli elec t r o- f unk da un alt r o p i a n e t a , e d è c e r t o i l c a s o d i A l l C r i t i c s L o v e U I n N e w Yo r k, dove barbagli d’alie n a z i o n e p r o s s i m a v e n t u r a d i g r i g n a n o t r a t a s t i e r e e c h i t a r r e l e v i g a t e f i n o a l s a n g u e , i l b a s so appeso a d u na flemm a f ebbr ile, la v oc e ad un t em po t e a t r a l e , s f e r z a n t e , s o r n i o n a . E q u i n d i , q u i n d i , n o n r e s t a c h e ch i o sa re : u n prin cip e. Sis s ignor i. Capac e di degr a d a r s i s a l t i m b a n c o , e s t e n u a r s i p u t t a n a , r e i n v e n t a r s i i n f i n e un ’ i d e n ti tà ansiosa di re d e n z i o n e . O g g i s e n z ’ a l t r o m e n o i n d i v i d u a b i l e e i r r e s i s t i b i l e , m a v i v o o l t r e o g n i g r a m a p rofezia. E n ella do ve rosa r iv er enz a di c hi r ac c oglie ab i l m e n t e i f r u t t i ( a u r e i ) d i c o t a n t a s e m i n a , n o m i i l l u s t r i c o m e Out k a s t , N.E.R.D. o Cody ChesnuTT. Av er e m olt i de g n i s s i m i e p i g o n i è u n a l t r o g r a n d e m e r i t o , n o ? Stefano Solventi sentireascoltare 113 l a s e ra d e l l a p r i m a CULT MOVIE Radio Days (di Woody Allen - USA, 1987) Una delle ca r a t t e r i s t i c h e p i ù e v i d e n t i d i A l l e n c o m e a u t o r e , s o p r a t t utto negli anni in c u i u s c ì R a d i o D a y s , è i l f a t t o c h e i s u o i f i l m s i a n o a s s o l u t a m e n t e “ r i c o n o s c i b i l i ” a t t r a v e r s o a l c u n i t e m i r i c o r r e n t i ( i n f a n z i a , f a m i g lia, ebr aic it à, le g a m i s e n t i m e n t a l i , e t i c a ) m a n e l l o s t e s s o t e m p o a n c h e e s tr e mamente diversi fra loro, restii ad una identificazione. Radi o Days e s c e n e l 1 9 8 7 , l ’ a n n o d i u n a l t r o f i l m , S e t t e mb re . I l p r i m o è uno s k et c h- b o o k a l l a m a n i e r a d e i f i l m d e g l i e s o r d i ( P re n d i i s o l d i e s c appa, Banana s ) i n t e r a m e n t e b a s a t o s u u n a s e r i e d i q u a d r i c o m i c i a m b i e n tati f r a i ‘ 3 0 e i ’ 4 0 c h e r i m a n d a n o a d u n ’ i n f a n z i a s e m i - a u t o b i o g r a f i c a i n cui una f am iglia e b r a i c a e i l m o n d o d e l l o s h o w - b i z s i c o n f r o n t a n o s u l l o s f o n d o d e l d e n o m i n a t o r e c o m u n e d e l l a r a d i o . I l t u t t o r a c c o r d a t o d a l l a v o i c e - o ver dello s t es s o A l l e n c h e t i e n e u n i t i i v a r i j o k e s . C ’ è l a c o p p i a d e i g e n i tori di Lit t le J oe , i l b a m b i n o c h e i m p e r s o n a i l n a r r a t o r e / A l l e n , g l i z i i , l a c ug i na, i v ic ini e p o i c ’ è a n c h e i l m o n d o d e l l e r a d i o s t a r o d e g l i a s p i r a n t i t a l i , t r at t eggiat o c o n u g u a l e i r o n i a e a c c o n d i s c e n d e n z a . S e t t e mb re , i n v e ce , appar t iene a l r e g i s t r o s e r i o , e u r o p e o , a l l a p a r i d i I n t e ri o rs , S t a rd u s t M e m or i es o Ha n n a h , d o v e l a p s i c a n a l i s i e l e n e v r o s i d e l l a b o r g h e s i a t r o v ano p i e n o s p a zi o . P r o b a b i l m e n t e q u e s t a e t e r o g e n e i t à v e n i v a i n t e r p r e t a t a in s e n s o “ c l a s s i s t a ” d a l l a c r i t i c a a n n i ‘ 8 0 c o m e s p i a d e l d e s i d e r i o d i A l l e n di affranca rsi da lla dim ens ione ghet t iz z ant e dell’ebr a i c i t à e a s s e c o n d a r e l a d o m i n a n t e p r o s p e t t i v a WA S P. D i l e m m a irriso lvibile. Comunq u e s i a e s i s t o n o a n c h e n u m e r o s e s o m i g l i a n z e . H o g i à a c c e n n a t o a l l ’ a s s o l u t a m a n c a n z a di strut tu ra d i Rad io Da y s , c o m e c o m p e n d i o d i g a g s e d i s n a p s h o t s t i p i c o d e i f i l m d ’ e s o r d i o . I n o l t r e i l p a r a l l e l o tra l’ordina ria vita re ale , quot idiana e l’im m aginar io m o n d o d e g l i e r o i d e l l o s p e t t a c o l o c h e A l l e n c o s t r u i s c e n e l fi l m era già en trato in sc ena c on La r osa pur pur ea de l C a i ro , s o p r a t t u t t o , e r i t o r n e r à a n c h e p i ù a v a n t i , n o n o s t a nte possa se mbra re u n s egno t ipic o dell’epoc a M ia Fa r r o w ( g l i a n n i ‘ 8 0 , a p p u n t o ) . N el caso di Rad io Day s la m es c olanz a di r ealt à e fa n t a s i a , d i v i t a e r a c c o n t o c h e A l l e n h a p a r t i c o l a r m e n t e a c u o r e ruota a ttorn o al leitm ot iv di un m edium m olt o par t ic o l a r e : l a r a d i o . C o m e i l c i n e m a o l a t v, l a r a d i o r i e s c e a p r o du r re un mondo idealizz a t o p o p o l a t o d a d e i e d i v i n e , e l a r g e n d o g u i d e m o r a l i , c o n s o l a z i o n i s p i r i t u a l i e , s o p r a t t u tto, un gran carico di su p p o r t o e m o t i v o e i m m a g i n i f i c o . N i e n t e d i p i ù f a c i l e , q u i n d i , c h e c o s t r u i r e l a r e l a z i o n e s t r etta tra realtà e imma gin az ione pr opr io s u quel m edium c h e i s o l a n d o u n o s t i m o l o , q u e l l o v i s i v o , c o n s e n t e a l l ’ a s c o lta tore quel tripudio d’i m m a g i n a z i o n e c h e g l i f a c o n f o n d e r e v i t a e f a n t a s i a . Il molto discusso (e d i s c u t i b i l e ) M c L u h a n d i c e v a c h e l a r a d i o t o c c a i n t i m a m e n t e e p e r s o n a l m e n t e o g n i i n d i v i duo al punto da spingerlo a s e n t i r s i e s c l u s o d a l l ’ a m b i e n t e c i r c o s t a n t e e i n s e r i t o n e l c o n t e s t o “ r a c c o n t a t o ” d a l l a r a dio. Questa continua sol l e c i t a z i o n e u d i t i v a è m o l t o p i ù p o t e n t e d e l l o s t i m o l o v i s i v o o ff e r t o d a l l ’ a m b i e n t e e c r e a un effet to “triba lizzan te” s ull’as c olt at or e ov v er o alim e n t a i n l u i u n o s p i r i t o c o l l e t t i v o . Il potere de lla ra dio è t ant o più gr ande nella m is u r a i n c u i q u e s t a e s p e r i e n z a d i g r u p p o è b e n l u n g i d a l l ’ e s s er e omog en eizza nte ; a nz i, la r adio c r ea un ins az iabil e g u s t o p a e s a n o p e r i l p e t t e g o l e z z o , l e s t o r i e d i q u a r t i e r e , l e memorie locali. La cen tralità d i q ue s t o m edium in Radio Day s s pi e g a a n c h e c o m e m a i c i s i a u n c e r t o r i g o r e , i n q u e s t o f i l m , r i guardo alla dimensio n e u d i t i v a : l a m u s i c a p r i n c i p a l m e n t e m a a n c h e l a v o i c e - o v e r e , c o s a a n c o r p i ù i n t e r e s s a nte, la ricerca di un con t r a s t o f r a l a d i m e n s i o n e s o n o r a e q u e l l a v i s i v a . A l l e n s c e g l i e , c i o è , d i c o n c e n t r a r e t u t t e le potenzialità del film s u l l a r e l a z i o n e o r a l e e s u l f e n o m e n o d e l r a c c o n t o p e r p o i c o m p l e t a r e l o s t i m o l o u d i t i v o con l’imm ag ine . La co sa è ev ident e, per es em pio, in t u t t a u n a s e r i e d i r e l a z i o n i s t r e t t e e s t u d i a t e t r a l e s i t u a z i o n i r accontate e il co mmen t o m us ic ale: Danc ing in t he Da r k p e r l a s e q u e n z a b u i a i n i z i a l e d e i l a d r i o l e n o t e d i S e p t e m b e r S ong di Weill per la p r i m a v i s i o n e d i R o c k a w a y, l a s o t t i l e s t r i s c i a d i t e r r a n e l l a p e r i f e r i a d i N e w Yo r k C i t y d ove vive la famig lia o la gag dell’uom o di nev e dot at o d i a t t r i b u t i c o m m e n t a t o d a l l a c a n z o n e P i s t o l P a c k i n ’ M a m a ch e suona u na stro fa: “la y t hat pis t ol down… ” e m o l t e a l t r e i n c u i , i n v e c e , l ’ i n f o r m a z i o n e s o n o r a e q u e l l a v i s i v a f a nno a botte: il Vendicato r e M a s c h e r a t o , i l p e r s o n a g g i o d e l l a r a d i o c h e L i t t l e J o e a m a d i p i ù , h a u n a v o c e e u n p i glio 114 sentireascoltare l a s e ra d e l l a p r i m a che fa nn o pe ns ar e a un m is t o f r a Super m an e C a r y G r a n t m e n t r e i l s u o v o l t o e l a s u a f i g u r a c i f a n n o r i m p i a n g e re l’a no nima to. Non è un c as o nem m eno c h e l a c o s a p i ù i m p o r t a n t e i n q u e s t o f i l m s i a l a v o c e o v e r d i Al l e n ch e aiuta la contin u i t à d e l f i l m e l o r e n d e d e c i s a m e n t e p i ù r i c c o i m p l i c a n d o t u t t e l e s u c c e s s i v e e c l a s s i c h e ossessioni a uto riali: in sicur ez z a s es s uale, dev oz ione e a m o r e p e r g l i e r o i d e l l a c u l t u r a p o p o l a r e . Qu esto co ntra s t o audio/ v ideo, t r a l’alt r o, c i p o r t a a d u n ’ a l t r a c o n s i d e r a z i o n e s u l c a r a t t e r e f u m e t t i s t i c o e “ a m a cchietta” dei p e r s o n a g g i : n o n c ’ è e v o l u z i o n e n e l f i l m p e r n e s s u n o d i e s s i . L a r i c e r c a d e l l ’ u o m o g i u s t o da parte d ella b izzarra e un po’ s v am pit a z ia Bea ( in l i n g u a o r i g i n a l e s u o n a b i , i l c h e r i m a n d a a d u n a m l e t i c o t o b e o r n o t to be che è pr o p r i o i l g r a n d e p r o b l e m a d e l l a z i a ) r i m a n e p r a t i c a m e n t e s t a t i c a ; c o s ì c o m e t u t t i g l i a l t r i p ersonaggi che rimangon o f i g u r e f u m e t t i s t i c h e e s a t i r i c h e i l c u i s c o p o p r i n c i p a l e è t r a t t e g g i a r e u n a v i s i o n e d ’ i n s i e me, corale sullo show-biz e s u l s u o r u o l o n e l l a c u l t u r a a m e r i c a n a . N e s s u n a c o n t i n u i t à n a r r a t i v a , q u i n d i m a s i c u r a mente una con tinu ità e m ot iv a c he s egue gli up and dow n d e i g e n i t o r i , l e l o r o m e m o r a b i l i d i s c u s s i o n i s u l l a v a s t i t à d e g l i o ce a ni, i p ochi m om ent i di dolc ez z a s em pr e de s c r i t t i a t t r a v e r s o l e c a n z o n i e i p r o g r a m m i r a d i o f o n i c i : l a c u g i n a a m a il cantante co n f i d e n z i a l e , l o z i o è u n f a n a t i c o d e l p r o g r a m m a s p o r t i v o , s u a m o g l i e d e l v e n t r i l o q u o ( a l la radio!), la zia zitella a s c o l t a s o l o l a m u s i c a i n v o g a , f a s h i o n e d , c o m e l a c o n g a , i g e n i t o r i i l t a l k - s h o w d i A b e r c rombie sui p rob lemi fami gliar i, t ut t i as c olt ano i s us s ieg o s i e p i u t t o s t o i m p e t t i t i I r e n e D r a p e r & R o g e r D a l y e i n f i n e c’ è L i ttl e Joe che adora i l Ve n d i c a t o r e M a s c h e r a t o . In un ce rto sens o ques t o m edium div iene ne l f i l m u n a s o r t a d i n u o v o i d o l o , o g g e t t o d i r e v e r e n z a e c u l t o ( è l ’ o p p i o delle masse… ) : f o r n i s c e i l l u s i o n i e c o m p o r t a u n a t t o d i f e d e , i l c h e s p i e g a c o m e p e r e s e m p i o , l a z i a Ceil possa credere che s i a v e r a m e n t e d i u n v e n t r i l o q u o l a v o c e c h e s t a a s c o l t a n d o . P e r t u t t i ( v e d i e p i s o d i o d e l l o z i o Abe o di Little Joe col r a b b i n o ) l a r a d i o f i n i s c e c o l r a p p r e s e n t a r e u n a f o r m a d i s e c o l a r i z z a z i o n e d e l l a p r o s p e t t i v a etnica e re ligio sa in u na poc o edif ic ant e c ons ac r az io n e a l l a c u l t u r a p o p . A l l e n , d e l r e s t o , è s e m p r e s t a t o a l q u a n t o a m b i g u o nei confronti d e l l a r e l i g i o n e e b r a i c a , a b b r a c c i a t a , c e r t o , n e l s u o a s p e t t o e t i c o ( e d e t n i c o ) m a p u r s e m p re fonte di dubbi. Il mond o è u n p o s t o f r e d d o e i n o s p i ta l e d o v e v i g e u n ’ a s s u r d a d i s t r i b u z i o n e d e l c a s t i g o e d e l p e rdono che n on ha nu lla di logic o e m anc a t ot alm ent e d i u n p r i n c i p i o e t i c o ( d a C ri mi n i e mi s f a t t i a M a t c h P o i n t una serie di esempi). Il sen so più aut ent ic o del f ilm è nella s c ena f i n a l e s u l t e t t o d u r a n t e l a n o t t e d e l C a p o d a n n o , i n c u i t u t te l e a sp i ra zio ni e i d esider i ( r aggiunt i o no non im po r t a ) v e n g o n o r i c o l l o c a t i n e l l a g i u s t a p r o s p e t t i v a . I n u n c l i m a m a l i n co n ico e in ve rna le le r adio s t ar s s i c hiedono: L e g e n e r a z i o n i f u t u r e s i r i c o r d e r a n n o d i n o i ? Tu t t o p a s s a n o n i m p o r ta q ua nto siamo im por t ant i nelle lor o v it e” . La f a m i g l i a , i n v e c e , s i r i u n i s c e n e l l a s o l i t a c a s a s g a n g h e r a t a e , a n ch e se non può gode r e d i u n a c o p p a d i c h a m p a g n e a l C o p a c a b a n a e d e v e a c c o n t e n t a r s i d e l b a n a l e g i n g e r a l e , sa che il calo re d ella c as a di Roc k away può bas t ar e a r i s c a l d a r e i l l o r o c u o r e d a l l a p a u r a d e l l a f i n e d i t u t t o . Costanza Salvi sentireascoltare 115 l a s e ra d e l l a p r i m a VISIONI In questo mondo libero… (di Ken Loach - Germania/Gran Bretagna/Italia/Spagna, 2007) “ I l c inem a è u n l a b o r a t o r i o d i v i t a , v i s i t r o v a d i t u t t o , i r a p p o r t i d i p r o d u zi o ne, gli odi, g l i a m o r i , i r a p p o r t i f i g l i - g e n i t o r i e p a d r o n i - o p e r a i … ” . S o n o l e par ole di Je a n - L u c G o d a rd , d e l l o n t a n o 1 9 8 0 . P a r o l e c h e n o n h a n n o p e r s o n i e n t e d e l l a l o r o f o r z a , e c h e r i m a n g o n o l ì , c o m e u n a p i a t t a f o r m a i d e ale s u c ui c os t r u i r e a n c o r a i l c i n e m a . K e n L o a c h d e v e a v e r t e n u t o i n c o n t o un a v is ione del g e n e r e . I n f o n d o , i s u o i f i l m n o n f a n n o a l t r o c h e e s p l o r a r e e a l l a r g a r e i l c a m p o d i i n d a g i n e i n d i c a t o d a G o d a r d . P e r c h é i t e m p i c a m b i a no, l e c o s e s i co m p l i c a n o , g l i s c h e m i s a l t a n o , e l e s t r u t t u r e s o c i a l i s o n o m eno s t abili, più f l u i d e , d i s a r t i c o l a t e . Vi v i a m o i n u n a M o d e r n i t à L i q u i d a , d i r e bb e il s oc iologo Z y g m u n t B a u m a n : u n a f a s e s t o r i c a a t t r a v e r s a t a , c o s t a n t e m e n t e, dallo s c i a m e i n q u i e t o d e i c o n s u m a t o r i e d a l l a m i s e r i a d e g l i e s c l u s i . Al s olit o, lo s g u a r d o d i L o a c h r i s e r v a l a s u a a t t e n z i o n e a g l i u l t i m i , a g l i e m a r g i n a t i , e d i l s u o c i n e m a n o n p e r d e c o l p i n e l v i v i s e z i o n a r e l a r e a ltà. L a m a c c h i n a d a p r e s a , p e r i l r e g i s t a , s a r e b b e u n o g g e t t o i n s e r v i b i l e se non av es s e i l p o t e r e d i r e s t i t u i r e u n o r d i n e a l l a r e a l t à , d i c o s t r u i r e i l s e nso delle c os e, n o n o s t a n t e t u t t o i m p a z z i v e l o c e e n i e n t e r i s u l t i c h i a r o . E d i l s uo ult im o l a v o r o , i n f a t t i , c o n t i n u a a r i s c h i a r a r e l e p i e g h e o s c u r e i n c u i si è infilata la nostra Storia. In q ue sto m ondo li ber o… è u n p i c c o l o c o m p e n d i o d e l l e g r a n d i m u t a z i o n i s o c i a l i . G u a r d i l ì d e n t r o , n e l d i s e gno in miniatura del mon d o o c c i d e n t a l e , e s b u c a f u o r i l a c o n t e m p o r a n e i t à . L e o n d a t e d i i m m i g r a z i o n e r i s u c c h i a t e dal mercato ne ro de l la v or o. I l c am biam ent o del neo- c a p i t a l i s m o c h e n o n p r o d u c e p i ù o g g e t t i , m a s e r v i z i e r e l a z i on i . La flessibilità de l lav or o div ent at a t r appola e pr ec a r i e t à – u n a p a r o l a m o l t o d i m o d a o g g i , l o g o r a t a a l p u n t o d a apparire cava, e che q u i r i a c q u i s t a s p e s s o r e e d i s p e r a z i o n e r e a l e . L a d i ff i c o l t à , p e r g l i e s s e r i u m a n i , d i s u p e r are i confini d el p rop rio I o e s t r inger e r elaz ioni, f ar le d u r a r e n e l t e m p o . E la bellezza di que s t o f i l m , p i ù c h e n e l l a s u a q u a l i t à v i s i v a , r i s i e d e n e l l a p o t e n z a d e l l a s u a s c r i t t u r a : t u t t e le contrad dizion i de l no s t r o t em po s ono r ic uc it e s ul co r p o e l a s t o r i a d i A n g i e – u n a p e r f e t t a K i e rs t o n Wa re i n g . Una donna sfruttata che p e r f u o r i u s c i r e d a l l e s a b b i e m o b i l i d e l l a s u a c o n d i z i o n e d e c i d e d i s f r u t t a r e a s u a v o l t a . Una donna che da cla ssic o ogget t o di dom inio div ent a i l s o g g e t t o c h e e s e r c i t a i l p o t e r e . P o t e r e c h e n o n f a s c o n t i, e che si rivolta co ntro s e le pr opr ie az ioni s ono guid a t e s o l o d a l l ’ i s t i n t o p r e d a t o r i o e n o n d a l l ’ e t i c a . E d è q ue sta la cosa int er es s ant e: nel m ondo liber o d i L o a c h , g l i o c c i d e n t a l i h a n n o l a d o p p i a d i m e n s i o n e d i s f r u ttat i e sfru ttato ri, allo s t es s o t em po. Cos ì pot r ebbe r o r i c o n o s c e r s i n e g l i e m a r g i n a t i , c o n d i v i d e r n e l e d i ff i c o l t à , d i venire p arte di u n in s iem e più am pio. M a c iò non a v v i e n e , o c a p i t a d i r a d o . È i n f i n i t a m e n t e p i ù s e m p l i c e v a r c ar e la linea e mutarsi in s f r u t t a t o r i . È i n f i n i t a m e n t e p i ù c o m p l i c a t o c a p i r e c h e i l d e s t i n o d e g l i A l t r i - q u a l u n q u e e sso sia - co incide co n il nos t r o f ut ur o. Giuseppe Zucco 116 sentireascoltare Te r e s a G r e c o sentireascoltare 117 l a s e ra d e l l a p r i m a La ragazza del lago (di Andrea Molaioli – Italia, 2007) L’esord ien te A ndr ea M odaioli ( già as s is t en t e d i M o r e t t i , t r a g l i a l t r i ) r e a lizza u n g ial lo in s ot t r az ione, am bient at o n e l l ’ a p p a r e n t e m e n t e q u i e t a e chiu sa p rovinc ia f r iulana. G li elem ent i in g i o c o s o n o q u e l l i d e l l ’ i n d a g i n e classica (un a r agaz z a è t r ov at a m or t a in r i v a a u n l a g o n e i p r e s s i d i u n p iccolo pa ese di m ont agna, e i s os pet t i s em b r a n o i n i z i a l m e n t e r i c a d e r e s u l fidanzato di le i ) , c o n u n c o m m i s s a r i o , i l b u r b e r o To n i S e r v i l l o , i l q u a l e d e v e fa rsi strad a tr a am biguit à, r et ic enz e e indag i n i i n t r o s p e t t i v e . In so ttrazion e, dic ev am o: al r egis t a int er es s a i l n o n d e t t o , e q u e l c h e r i mane togliend o v i a v i a i l s u p e r f l u o , c o n c e n t r a n d o s i s u s e n t i m e n t i , d o l o r i e ma ncan ze . No n un’analis i s oc iale quindi e m e n c h e m e n o u n a c a r a t t e r i z zazione in tal s e n s o . L e i n t e r p r e t a z i o n i s o n o a l l o r a a s c i u t t e a l m a s s i m o , p ote nd o con tar e s opr at t ut t o s u un c as t di a s s o l u t a q u a l i t à , d a l c i t a t o S e r villo a Fa briz io G if uni, O m er o Ant onut t i, A n n a B o n a i u t o , Va l e r i a G o l i n o . Tratto dal rom a n z o L o s g u a r d o d i u n o s c o n o s c i u t o d e l l a n o r v e g e s e K a r i n Fossu m, reg is t a e s c eneggiat or e ( Sandr o P e t r a g l i a ) t r a s f e r i s c o n o a t m o sfere nordich e i n u n p a e s a g g i o c a r s i c o , e n o n s i s o ff r e d e l p a s s a g g i o , anzi; prevalgo n o l e l i n e e g e o m e t r i c h e e l ’ a l g i d i t à d e l l a f o t o g r a f i a , i n s i e m e a un senso di p r e c a r i e t à e “ o r r o r e ” s u s c i t a t o d a i l u o g h i e d a l p a e s a g g i o . Un a meta fisic a geogr af ic a e del dolor e. Che v i e n e p u n t e l l a t a i n m o d o n o n callig rafico d alla c olonna s onor a di Teo Teh a r d o , t r a d i s s o n a n z e e s i l e n z i . Si a ssiste co s ì allo s c av ar e di Ser v illo v er s o d i r e z i o n i a p p a r e n t e m e n t e i n s o s p e t t a b i l i , i n s e g u e n d o l e s u e i n tu i zi o n i, me ntre a l c ont em po è dolent em ent e pr e s o d a l l e s u e v i c e n d e p e r s o n a l i ( l a m o g l i e c h e s o ff r e d i u n a m a l a tti a me nta le de ge ner at iv a) , alt r et t ant o lac er ant i . L a m a l a t t i a è u n l e i t m o t i v c h e t u t t o a m m a n t a , p r o v o c a n d o r e ti ce n ze e giustificand o m o v e n t i e i n t e n z i o n i e c h e p e s e r à c o m e u n a c a p p a s u l l ’ i n t e r a i n d a g i n e . L a m a l a t t i a c h e provoca e sostiene il d e l i t t o , m a l a t t i a c h e t o c c a i n p r i m a p e r s o n a i l c o m m i s s a r i o , l e s t o r i e p r i n c i p a l i ( l a v i t t i m a e il suo a ssassin o) e quelle di c ont or no ( le eff ic ac i c a r a t t e r i z z a z i o n i d i M a r i o e d e l p a d r e , l ’ u n o a g i t o d a l l a m a l atti a m e n ta le, l’a ltro in s edia a r ot elle dom inat or e del f i g l i o ) e c h e f a r à , a l l a f i n e d i u n g i o c o o r m a i i n e v i t a b i l e t r a i nd a g a to r e e indagato, sc o p r i r e i l c o l p e v o l e . U n a l t r o e l e m e n t o c h e a c c o m u n a i p e r s o n a g g i è i l r a p p o r t i g e n i t o r i -figli, e le delicate probl e m a t i c h e d i r a p p o r t o c h e n e d e r i v a n o , a d i v e r s i l i v e l l i ( i l c o m m i s s a r i o c o n l a f i g l i a , M a r i o e il padre, l’a ssassin o il f iglio m or t o, la v it t im a c on pad r e e s o r e l l a … ) . L’ab ilità reg is t ic a e in s ede di s c eneggiat ur a è q u e l l a d i m a n t e n e r e u n a r a r e f a z i o n e a m b i e n t a l e e i n t r o sp e tti va , mentre il ritm o d i v i e n e s o t t i l m e n t e p i ù i n c a l z a n t e s o l o n e l l ’ u l t i m a p a r t e d e l f i l m , a g i o c h i o r m a i f a t t i . E che così mantiene cost a n t e i l p a t h o s d e l l ’ i n v e s t i g a z i o n e s u p e r s o n a g g i e f a t t i . In sostanza u n d e b u t t o i n t e r e s s a n t e , p r e s e n t a t o d i r e c e n t e a Ve n e z i a d u r a n t e l a S e t t i m a n a d e l l a C r i t i ca, che ci sen tiamo di sos t ener e, in at t es a di ult er ior i c o n f e r m e . Jean Jacques Perrey DA SCHAEFFER AI CARTONI ANIMATI CON IRONIA i c o s i d d e t t i c o n t e m p o ra n e i a cura di Daniele Follero di Daniele Follero Qu ando s tudiav i medi ci na a Par i gi hai conosciuto G e o r g e J e n n y (n el 19 52 ) e , s opr at t ut t o, l a sua invenzione, l’Ondio l i n e . È s t a t o q u esto che ti ha s pi nt o ad abbandonare gli studi pe r d e d i c a r t i a l l a musica? Cosa ti a f f a s c i n a v a d i q u el lo s tr ano s tr ument o? Ho deciso di lascia r e g l i s t u d i d i medicin a n ella se guent e oc c as ione: una notte mi trov a i a d a s c o l t a r e una d imostrazion e dell’O ndioline, che fu presentato al l a r a d i o d a l s u o inventore Georges J e n n y e r i m a s i tanto impre ssion ato dalla v er s at ilità di quello strume n t o , c h e d e c i s i di mettermi subito i n c o n t a t t o c o n Georges per incon t r a r l o n e l s u o laboratorio. Sono s t a t o s e d o t t o dall’Ondioline al pun t o d i a c c e t t a r e di pr omu overn e le v endit e, c os ic ché h o co minciato la m ia c ar r ier a europea p rima co me dim os t r at or e e poi come artista p rof es s ionis t a Qual era il background musicale da cui provenivi? Non ho mai studiato musica. È stata la musica ad aprirmi le braccia. Per questo motivo non ho un background di studi musicali, né un diploma in conservatorio. Nel comporre musica mi sono sempre fidato (e lo faccio ancora adesso) del mio istinto e dell’ispirazione del momento. In gioventù sono stato influenzato, prima di tutto, dalla tecnica del “rerecording” del chitarrista americano Les Paul: è stato un genio della musica negli anni ’60. Ma ha avuto un forte ascendente su di me anche l’opera musicale di un artista che considero il vero pioniere della Popular Electronic Music, Tom Dissevelt. Ascoltandoli alla radio, rimasi affascinato da entrambi, ai quali si aggiunse in se- 118 sentireascoltare guito anche la figura di Spike Jones, il primo a trasmettermi quel “certo sense of humor” che si percepisce ascoltando la mia musica. Française a Parigi. La sua tecnica dei loop era davvero efficiente e pensai che sarebbe stato appropriato applicarlo alla “popular electronic music”. Qualcuno ti considera il padre fondatore dello Space Age Pop, altri ti definiscono il “clown prince of the avant-garde”. Ti riconosci in queste definizioni? Se dovessi farlo tu stesso, come ti definiresti? Sono d’accordo con tutti! Personalmente descriverei il mio stile musicale come “musica elettronica umoristica che crea un’atmosfera di relax e di vita felice”. Un altro personaggio importante per la tua carriera di musicista è stata Edith Piaf. Come vi siete conosciuti? Qual era il vostro rapporto a livello professionale? È merito di Jean Cocteau se sono riuscito a conoscere Edith Piaf. Poi è stata lei, in seguito, ad organizzare il primo contatto con Caroll Bratman. Purtroppo sia Jean che Edith ci hanno lasciato troppo presto… Nel 1965 hai conosciuto Gershon Kingsley ed è cominciata una collaborazione che ha cambiato radicalmente la tua carriera musicale. Come è nata questa collaborazione? Hai ancora rapporti con lui? Ho incontrato Gershon Kingsley a New York, in uno studio di sperimentazione che fu aperto per me con i finanziamenti del mio sponsor americano Carroll Bratman. Qualche volta ci scambiamo delle e-mail, niente di più. Molti rapper e dj hanno utilizzato e continuano ad utilizzare alcuni tuoi loop, dai Beastie Boys a Fatboy Slim. Te lo saresti aspettato? Che effetto ti fa riascoltare la tua musica in una nuova dimensione? No, non avrei neanche osato immaginare, a quel tempo, che si sarebbe potuta verificare una cosa del genere! Ma, per me essere campionato dai DJ è un grande onore, perché dimostra il loro riconoscimento nei confronti della mia musica. Come vedi, a distanza di quasi 50 anni, lavori come The In Sound From The Way Out? È un indimenticabile ricordo della mia giovinezza… ma mi sorprende apprendere che c’è ancora qualcuno che compra quei dischi! Il tuo stile è sempre stato caratterizzato da una forte dose di ironia. Quant’è importante che la musica sia divertente? Secondo te è possibile essere divertenti e, allo stesso tempo, far riflettere? Bisogna distinguere tra ironia e humor. Penso che lo humor sia sostanzialmente qualcosa da prendere molto seriamente, perché è importante nella vita. La musica è la forma d’arte che maggiormente riesce ad evocare tutti i tipi di sentimenti, sensazioni, umori ed eventi, simultaneamente. Di conseguenza, la mu- Hai spesso lavorato anche con il cut-up ed i loop, sulla scia di un tuo famoso connazionale, Pierre Schaeffer. Quanto ti ha influenzato il suo modo di fare musica? Ho seguito le sue lezioni al Centre de la Recherche de la Radiodiffusion i c o s i d d e t t i c o n t e m p o ra n e i sica è l’unica forma d’arte capace di trasmettere contemporaneamente sorpresa, ironia e riflessione. La fantascienza sembra essere stata una sorta di leitmotiv nelle tue opere. Ci diresti qualcosa a proposito di questa “filosofia spaziale”? Tutto si basa sul principio secondo il quale la fantascienza è una porta aperta su un futuro immaginario. A questo stadio, sono gli esseri umani a costruire il loro futuro secondo la loro immaginazione. Sono convinto del fatto che questa tendenza origini, a livello del subconscio, il desiderio di scappare, di ritirarsi da un mondo iper-meccanizzato, riflesso in una società imperfetta dove progressivamente finiamo per svolgere il ruolo di robot. In più, siamo esposti continuamente ad un grande numero di aggressioni mentali: paura, ossessione di una guerra nucleare, pressione esercitata dai governi, mutazioni di virus che minacciano il nostro organismo e molte altre potenziali aggressioni che rappresentano una minaccia per il nostro equilibrio fisico, psichico e mentale.. Sfortunatamente l’idea di futuro è molto diversa da quella che si poteva avere cinquanta anni fa. Hai “fatto il verso” ad alcuni brani famosi di musica classica, ma anche di bossa nova, fino ad arrivare a Strangers In The Night: che senso ha per te la parodia? La parodia non è altro che una strizzata d’occhio ad una composizione, ma non certo al compositore. Non c’è un’intenzione maliziosa nella parodia, solo una trascurabilissima intenzione furbetta, diretta alla composizione stessa. Come è nata la tua recente collaborazione con Luke Vibert? Sono venuto a contatto con Luke Vibert a Londra, durante uno show a cui partecipavamo entrambi. Avemmo una lunga conversazione, scoprendo che le nostre idee sulla musica erano praticamente uguali. In seguito, il direttore artistico di Luke, John Lo, organizzò un incontro professionale con lui a Parigi, nel quale decidemmo di lavorare insieme all’album Moog Acid. L’anno scorso sei ritornato alle scene con The Happy Electropop Music Machine dopo alcuni anni di silenzio. Qual è la ragione che ti spinge a continuare a fare musica all’età di settantotto anni? La ragione è molto semplice: ritirarsi è semplicemente impossibile per un artista-compositore! The Electropop Music Machine è nato nel 2004, quando io e la mia partner Dana Countryman abbiamo deciso di comporre i pezzi del primo nostro CD. E per convincerti che sono ancora una persona ottimista, lascia che ti dica che stiamo già componendo i brani di un altro disco che dovrebbe uscire nel 2008 negli USA. Perché la musica preserva quelli che lavorano a notte fonda! Hai prestato la tua musica ai cartoni animati e alcuni dei tuoi temi si possono ascoltare ancora in alcuni parchi Disneyland. Te lo aspettavi o è stato solo un caso fortuito? È stato tutto totalmente inaspettato, anche se avevo già incontrato Walt Disney nel 1963, che si era dimostrato interessato ai suoni prodotti dall’Ondioline. Dopo la sua morte la Disney Company scelse un brano dal secondo album di Perrey-Kingsley per la Vanguard, Kaleidoscopic Vibrations, che sarebbe diventato il loro celebre Main Street Electrical Parade, e che si può ancora ascoltare nei parchi Disneyland della California e del Giappone. È passato molto tempo dall’invenzione dei primi strumenti elettronici. Oggi si potrebbe addirittura dire che siamo in una società totalmente tecnologizzata. Quale pensi sia il futuro della musica elettronica, in quest’epoca? La musica suonata con strumenti tradizionali e quella eseguita con i sintetizzatori si completano l’una con l’altra e si combineranno ancora di più nel futuro, in un mondo migliore. Perché la musica, di per sé, è immortale… sentireascoltare 119