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Gli alunni delle classi quarte di San Francesco d’Assisi Raccontano e presentano il grande poema: - L’Odissea L’Odissea è nota: dopo aver conquistato la città di Troia, Ulisse,re di Itaca,un guerriero greco è protagonista della costruzione del cavallo di Troia. Ulisse vuole tornare nella sua isola, ma è punito da Nettuno, dio dei mari, perché ha accecato il suo unico figlio Polifemo e vagherà per lunghi dieci anni nel mar Mediterraneo. L’Odissea racconta l’avventuroso viaggio di Ulisse. È un grande poema, scritto da Omero intorno all’VIII secolo a.C. I.Troia II.Ciconi III.Mangiatori di loto IV.Ciclopi V.Eolo VI.Lestrigoni VII.Circe VIII.Sirene IX.Scilla e Cariddi X.Isola del sole XI.Calipso XII.Isola dei Feaci XIII.Itaca Il sole splendeva sull’isola di Ogigia dove viveva Calipso. Arrivò Minerva dicendo che la mandava Giove e che Calipso doveva liberare Ulisse . Calipso rispose che lo lasciava andare,ma non aveva imbarcazioni. Così mentre Ulisse costruì la zattera,Calipso andò a preparare le provviste e dopo qualche giorno la zattera fu pronta. Calipso era triste e regalò ad Ulisse una tunica da indossare fatta da lei . Ulisse partì e quando stava per raggiungere la terra, Nettuno che era contrario, fece agitare il mare e scatenando una tempesta Ulisse cadde negli abissi. Pensò che era brutto morire, si afferrò a un tronco e per due giorni resistette,ma il terzo giorno stremato,riuscì finalmente ad arrivare sulla terra. Ulisse cadde tra i giunchi,solo dopo qualche sforzo riuscì ad alzarsi e a trovare un posto dove ripararsi. Mentre dormiva, vicino a lui giocavano Nausicaa e le sue ancelle, Ulisse si trovava nel regno dei Feaci il cui re era Alcinoo. Nausica era nel fiore della giovinezza e per volere di Atena (Minerva) la palla andò nel cespuglio dove dormiva Ulisse. All’improvviso dal cespuglio uscì Ulisse nudo e le ancelle scapparono. Nausicaa gli regalò un vestito e siccome Nausicaa doveva andare in città e non lo poteva portare con lei sul cocchio, Atena lo fece diventare invisibile. Arrivato in città per evitare che andasse in giro, Atena si trasformò in una bella ragazza, così Ulisse andò da lei a chiedere informazioni. Atena gli disse che lo avrebbe condotto alla reggia del re, ma lui non doveva rivolgere la parola a nessuno. Nella terra dei Ciclopi, Ulisse e i suoi compagni entrarono nella grotta del Ciclope Polifemo , figlio di Nettuno. Il mostro divorò quasi tutti i suoi compagni,ma alla fine fu ingannato da Ulisse che prima lo fece ubriacare e poi lo accecò. Per poter uscire dalla caverna ,Ulisse e i suoi compagni si nascosero sotto il ventre delle pecore di Polifemo. Ulisse disse a Polifemo di chiamarsi Nessuno e quando questi invocò il padre Nettuno, gli disse che Nessuno gli aveva fatto del male. Da allora Nettuno fu il nemico di Ulisse. La maga Circe aveva avvisato Ulisse che avrebbe incontrato le sirene il cui canto stregava i marinai . Allora mise della cera nelle orecchie dei compagni, mentre lui, volendo sentire quel canto melodioso, si fece legare all’albero maestro. Quando il canto terminò fece segno ai suoi di togliersi la cera e di liberarlo. All’improvviso si alzò una fitta nebbia e si sentì un rombo; i marinai per lo spavento fecero cadere i remi in mare, ma Ulisse ordinò di riprenderli immediatamente. Si addentrarono, poi, nello stretto di Scilla e Cariddi . Sei dei marinai più forti furono divorati da Scilla. Finalmente usciti dallo stretto approdarono sull’isola del Sole. Ulisse li avvisò di non toccare le vacche sacre ad Iperione e si addormentò. I compagni, però, le uccisero e le mangiarono. Quando Ulisse si svegliò era ormai troppo tardi. Ripartiti, infatti, Zeus scatenò una violenta tempesta che li trascinò verso la bocca di Cariddi. Ulisse riuscì ad aggrapparsi ad un fico, poi raggiunse un relitto e fu trascinato dalla corrente fino all’isola della bella Calipso. Ulisse partì per tornare finalmente alla sua patria, ma lungo il viaggio s’addormentò. Arrivati ad Itaca i Feaci lo presero,mentre dormiva,lo posero sulla spiaggia, sotto un olivo secolare,accanto a tutti i loro doni. Poi ripartirono con la nave, ma Nettuno infuriato chiese a Giove di punire i Feaci, perché avevano aiutato Ulisse a tornare a casa. Giove, allora trasformò nave e marinai in uno scoglio. Ulisse, intanto, si svegliò e non riconobbe Itaca a causa di una fitta nebbia. Vide un pastore e gli chiese dove si trovasse e il pastore rispose dicendo che quella era l’isola di Itaca . Il pastore si trasformò in una bella fanciulla, “Minerva”. La dea gli disse che voleva aiutarlo contro i Proci. Ulisse, allora le chiese dove fosse Telemaco e lei rispose che era a Sparta, ospite di Menelao,per avere sue notizie. Aggiunse, poi, che i Proci lo attendevano per tendergli un agguato, ma lei glielo avrebbe impedito. Minerva per far sì che nessuno lo riconoscesse, lo trasformò in un vecchio mendicante e gli disse di andare da Eumeo,il guardiano dei porci che lo avrebbe aiutato. Ulisse solo nella grande sala, aspettò che Penelope lo raggiungesse per raccontarle la sua vita. Non si scopri, ma lasciò capire a Penelope che il suo sposo era vivo e sarebbe tornato a casa. Penelope pianse per la commozione, ordinò alle ancelle di prestargli ogni cura. La vecchia nutrice Euriclea, mentre gli lavava i piedi,riconobbe il suo padrone dalla cicatrice su un piede. Sul suo volto si lesse gioia e stupore, ma Ulisse le fece promettere di mantenere il segreto. Penelope dichiarò ad Ulisse che, se fosse stata costretta a sposare uno dei Proci,avrebbe scelto colui che avrebbe dimostrato di possedere la stessa forza e la stessa abilità del suo sposo scomparso, facendo fare una gara ai Proci e il vincitore sarebbe stato il suo sposo. In questa scena i Proci si prepararono all’ennesimo banchetto. Nella sala entrò Telemaco con Ulisse sotto le vesti di un mendicante e gli procurò il cibo. I Proci lo derisero e uno di loro lanciò una coscia di maiale contro Ulisse che riuscì a schivare velocemente. Ulisse si svelò,e con il suo arco, puntò Antinoo e lo colpì alla gola. .Eurimaco chiese ad Ulisse in nome di tutti i Proci, se li lasciasse andare via,ma Ulisse rispose che per quello che loro gli avevano fatto, nessuno sarebbe rimasto vivo e lo colpì. Disse a tutti loro che avevano due possibilità,o combattere o morire. I Proci impauriti cercarono le armi che stavano nella sala,ma non le trovarono. Ulisse ordinò a Telemaco, suo figlio di andare a prendere lance e spade. Dopo un po’ arrivò Melanzio che prese le armi nel ripostiglio e le portò ai Proci, perché era un porcaio traditore . I Proci con le armi andarono all’assalto contro Ulisse. Poi comparve (invisibile) Minerva che fece in modo che tutti i bersagli dei Proci andassero a vuoto. Ulisse invitò i suoi aiutanti a lanciare le frecce contro i Proci che non avevano via di fuga. I Proci furono tutti morti e Ulisse fece chiamare Euriclea ,che pensò di essere uccisa, ma le ordinò di far portare via i cadaveri e di pulire la sala. Ulisse arrivò nei campi coltivati dal padre Laerte.Raggiunse un piccolo gruppo in una capanna dove viveva Laerte, rivolgendosi a loro, disse di preparare un banchetto e uccidere uno dei maiali, e andò da suo padre. Quando lo riconobbe, si nascose per non farsi vedere, voleva godere ancora del ritorno a Itaca. Uscendo da dietro l’albero, s’avvicinò al padre, gli domandò dove si trovava e chi fosse il suo padrone. Laerte disse che prima c’era un re saggio e che ora c’erano dei pazzi .Gli chiese se avesse visto il figlio che pensava morto nell’oceano senza il conforto di una tomba e che la moglie Penelope gli era rimasta fedele per tutto questo tempo e riprese a zappare. Infine Ulisse gli rivelò che lui era suo figlio. Gli mostrò la cicatrice che si era fatta durante la caccia di un cinghiale. Insieme si recarono alla capanna e festeggiarono. Intanto in città si sentirono grida e lamenti dei parenti dei Proci che erano morti nel cortile del castello,volevano uccidere Ulisse, altri invece, più prudenti dicevano di no. Minerva aveva visto tutto, comprese le persone che volevano uccidere Ulisse, andò da Giove e gli chiese di far tornare di nuovo la serenità di un tempo. Così i parenti dei Proci tornarono a casa e regnò per sempre ad Itaca la pace e la saggezza.