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ii parte: il gruppo biblico

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ii parte: il gruppo biblico
II PARTE:
IL GRUPPO BIBLICO
PERCHE’ ABBIAMO BISOGNO
DELLA PAROLA?
• “Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?”. Ma nessuno
né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire il libro
e di leggerlo. Io piangevo molto perché non si trovava nessuno
degno di aprire il libro e di leggerlo» (Ap 5,1-4).
• L’Apocalisse – e con essa la fede cristiana - non si arresta, però, al
pianto dirotto dinanzi a quel libro chiuso e sigillato ma prosegue
annunciando che si presentò uno “degno di prendere il libro e di
aprirne i sigilli” (Ap 5,9): quell’unico capace di aprire il libro della
storia è Cristo, che Giovanni descrive come l’Agnello immolato e
risorto.
• Abbiamo bisogno di conoscere la Parola di Dio, perché senza di
essa il nostro cammino resta oscuro: “lampada ai nostri passi e
luce sul nostro cammino” (cfr. Sal 118,105).
• Ne abbiamo bisogno non solo per noi stessi, ma anche per
aiutare altri a trovare la via della vita. Dice infatti il Signore: «Può
forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in
una buca?» (Lc 6,39)
PERCHE’ ABBIAMO BISOGNO
DELLA PAROLA?
• Ci è necessario imparare a leggere il “libro” della
Sacra Scrittura, che svela il mistero di Cristo, per
imparare a leggere il “libro” della vita.
• Dio non solo ha costellato la nostra vita di persone
sagge (un amico, un sacerdote, un genitore le cui
parole hanno illuminato scelte difficili), ma ci ha
voluto parlare Lui stesso, ha voluto rivelarci la sua
Parola, la sua Vita, ha voluto donarci Se stesso.
• Abbiamo bisogno di conoscere la Parola di Dio,
perché essa ci fa conoscere il volto di Dio ed,
insieme, perché solo essa rivela noi a noi stessi.
I PUNTI DI PARTENZA
(RESISTENZE, PROBLEMI..)
• Nonostante la molteplicità delle proposte, diverse diocesi lamentano che
una larga fascia del popolo di Dio ha ancora scarsa familiarità con la
Bibbia.
• Emergono alcuni interrogativi:
 quando si guida una riflessione, quanto peso dovrebbero avere le
considerazioni morali e quanto le “informazioni” sul testo?
 quanto è il testo a suggerire e quanto sono catechisti, sacerdoti,
educatori… a “far dire” al testo?
 si alimenta una familiarità con il testo biblico proponendolo in tutte le
situazioni?
 si rileva in alcuni casi poco desiderio di studio e di approfondimento della
Bibbia anche da parte dei ministri;
 si rileva una “mancanza” di tempo e di disponibilità degli animatori e dei
catechisti per un approfondimento paziente e personale della parola di
Dio;
 si avverte il pericolo di fare delle Scritture “un sussidio” come tanti, da
accostare e “studiare” in vista del da farsi, invece di accogliere il testo
biblico per quello che è e come nutrimento della propria vita.
L’importanza della Parola
• La Parola è ascoltata quando produce la risposta della
fede, la fede è tale quando sfocia nella lode e nella gloria
che l’uomo dà a Dio con le opere.
• Verbum Domini 25. «A Dio che si rivela è dovuta
“l’obbedienza della fede” (Rm 16,26; Rm 1,5; 2 Cor 10,56), con la quale l’uomo gli si abbandona tutt’intero e
liberamente prestando “il pieno ossequio dell’intelletto e
della volontà a Dio che rivela” e assentendo
volontariamente alla Rivelazione che egli fa». Con queste
parole la Costituzione dogmatica Dei Verbum ha espresso
in modo preciso l’atteggiamento dell’uomo nei confronti
di Dio. La risposta propria dell’uomo al Dio che parla è la
fede.
• In effetti è proprio la predicazione della divina Parola a
far sorgere la fede, con la quale aderiamo di cuore alla
verità rivelataci e affidiamo tutto noi stessi a Cristo: «la
fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di
Cristo» (Rm 10,17).
L’importanza della Parola
• VD 10. Chi conosce la divina Parola conosce pienamente
anche il significato di ogni creatura. Se tutte le cose, infatti,
«sussistono» in Colui che è «prima di tutte le cose» (cfr Col
1,17), allora chi costruisce la propria vita sulla sua Parola
edifica veramente in modo solido e duraturo.
• La Parola di Dio ci spinge a cambiare il nostro concetto di
realismo: realista è chi riconosce nel Verbo di Dio il
fondamento di tutto. Di ciò abbiamo particolarmente
bisogno nel nostro tempo, in cui molte cose su cui si fa
affidamento per costruire la vita, su cui si è tentati di
riporre la propria speranza, rivelano il loro carattere
effimero. L’avere, il piacere e il potere si manifestano prima
o poi incapaci di compiere le aspirazioni più profonde del
cuore dell’uomo. Egli, infatti, per edificare la propria vita
ha bisogno di fondamenta solide, che rimangano anche
quando le certezze umane vengono meno.
L’importanza della Parola
• VD 14. Il Sinodo ha raccomandato di «aiutare i fedeli a
distinguere bene la Parola di Dio dalle rivelazioni private»,
il cui ruolo «non è quello... di “completare” la Rivelazione
definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente
in una determinata epoca storica». Il valore delle
rivelazioni private è essenzialmente diverso dall’unica
rivelazione pubblica: questa esige la nostra fede; in essa
infatti per mezzo di parole umane e della mediazione della
comunità vivente della Chiesa, Dio stesso parla a noi. Il
criterio per la verità di una rivelazione privata è il suo
orientamento a Cristo stesso. Quando essa ci allontana da
Lui, allora essa non viene certamente dallo Spirito Santo.
• VD 18. E’ importante che il Popolo di Dio sia educato e
formato in modo chiaro ad accostarsi alle sacre Scritture in
relazione alla viva Tradizione della Chiesa, riconoscendo in
esse la Parola stessa di Dio.
L’importanza della Parola
• VD 22. In questa visione ogni uomo appare
come il destinatario della Parola,
interpellato e chiamato ad entrare in tale
dialogo d’amore con una risposta libera.
Ciascuno di noi è reso così da Dio capace di
ascoltare e rispondere alla divina Parola.
L’uomo è creato nella Parola e vive in essa...
la Parola di Dio rivela la natura filiale e
relazionale della nostra vita.
L’importanza della Parola
• VD 23. Nella nostra epoca purtroppo si è diffusa,
soprattutto in Occidente, l’idea che Dio sia estraneo
alla vita ed ai problemi dell’uomo e che, anzi, la sua
presenza possa essere una minaccia alla sua
autonomia. In realtà, tutta l’economia della salvezza
ci mostra che Dio parla ed interviene nella storia a
favore dell’uomo e della sua salvezza integrale.
Quindi è decisivo, dal punto di vista pastorale,
presentare la Parola di Dio nella sua capacità di
dialogare con i problemi che l’uomo deve affrontare
nella vita quotidiana. Per questo, dobbiamo
impiegare ogni sforzo per mostrare la Parola di Dio
come apertura ai propri problemi, come risposta alle
proprie domande, un allargamento dei propri valori
ed insieme come una soddisfazione alle proprie
aspirazioni.
L’importanza della Parola
• VD 26. La Parola di Dio rivela inevitabilmente
anche la libertà dell’uomo di sottrarsi al dialogo di
alleanza con Dio per il quale siamo stati creati. La
divina Parola, infatti, svela anche il peccato che
alberga nel cuore dell’uomo. Molto spesso
troviamo sia nell’Antico che nel Nuovo
Testamento la descrizione del peccato come non
ascolto della Parola, come rottura dell’Alleanza e
dunque come chiusura nei confronti di Dio che
chiama alla comunione con Lui. In effetti, la sacra
Scrittura ci mostra come il peccato dell’uomo sia
essenzialmente disobbedienza e «non ascolto».
LA LECTIO DIVINA
• VD 87. La lectio divina è davvero «capace di
schiudere al fedele il tesoro della Parola di Dio,
ma anche di creare l’incontro col Cristo, parola
divina vivente».
Che cos’è la lectio divina?
• È ascoltare Dio che ci parla attraverso la sua
Parola. È dedicare un po’ di tempo alla lettura e
mediante la lettura alla preghiera con la Parola
di Dio. L’ascolto silenzioso e umile del Signore è
il centro e lo scopo della lectio divina. La lectio
divina può essere proposta a tutti, perché la
Parola di Dio non è «troppo alta per noi, né
troppo lontana da noi» (Dt 30,11-14)
Struttura della lectio
• Essa si apre con la lettura (lectio) del testo, che provoca la
domanda circa una conoscenza autentica del suo
contenuto: che cosa dice il testo biblico in sé? Senza
questo momento si rischia che il testo diventi solo un
pretesto per non uscire mai dai nostri pensieri. Dopo
qualche momento di silenzio e di raccoglimento per
creare un clima favorevole alla preghiera, è bene invocare
lo Spirito Santo con una preghiera o con un canto, perché
sia Lui a parlare. Gli autori medioevali hanno chiamato
questo primo momento lectio.
• Si comincia a leggere il testo scelto in modo pacato e
tranquillo: è l’atteggiamento dell’ascolto, proprio come
avviene dinanzi ad una persona che parla: la si ascolta
con attenzione, cercando di capire quello che vuole dirci.
Struttura della lectio
• Segue, poi, la meditazione (meditatio) nella quale
l’interrogativo è: che cosa dice il testo biblico a noi? Qui
ciascuno personalmente, ma anche come realtà
comunitaria, deve lasciarsi toccare e mettere in
discussione, poiché non si tratta di considerare parole
pronunciate nel passato, ma nel presente. Questo
secondo momento ha lo scopo di avvicinare la Parola di
Dio alla nostra vita.
- Non si legge il testo semplicemente per conoscerlo, ma
perché esso sia luce per la nostra vita. Sostare dinanzi alla
Parola di Dio, apre la mente a tanti pensieri. Non sarà
difficile capire che la Parola ascoltata è rivolta a me, ha
qualcosa da dire alla mia vita, almeno in qualche sua
parte. La voce di Dio è inconfondibile. Chiama alla
conversione, vuole condurci ad una maggiore conformità
con Cristo. È molto opportuno assecondare questo filo di
pensieri, sostando in essi e meditandoli.
Struttura della lectio
• Si giunge successivamente al momento della
preghiera (oratio) che suppone la domanda: che
cosa diciamo noi al Signore in risposta alla sua
Parola?
La
preghiera
come
richiesta,
intercessione, ringraziamento e lode, è il primo
modo con cui la Parola ci cambia. La lettura della
Parola di Dio farà nascere la necessità di parlare
a Lui. È questo il momento nel quale, dopo aver
ascoltato, l’uomo risponde a Dio e gli parla. Gli
dice il proprio assenso e insieme chiede l’aiuto
della grazia per realizzare la Sua volontà. Nella
parola rivolta a Dio è compresa anche
l’intercessione per altri, perché Dio li illumini nel
cammino. È opportuno dedicare a questo
momento un congruo tempo.
Struttura della lectio
• Si conclude con la contemplatio durante la quale noi
assumiamo come dono di Dio lo stesso suo sguardo
nel giudicare la realtà e ci domandiamo: quale
conversione della mente, del cuore e della vita chiede
a noi il Signore? «Non conformatevi a questo mondo,
ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo
di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò
che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,2). La
contemplazione, infatti, tende a creare in noi una
visione sapienziale della realtà, secondo Dio, e a
formare in noi «il pensiero di Cristo» (1Cor 2,16). La
Parola di Dio si presenta qui come criterio di
discernimento: essa è «viva, efficace e più tagliente di
ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto
di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle
giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i
pensieri del cuore» (Eb 4,12).
Struttura della lectio
• Man mano che maturerà l’esperienza della
preghiera ci si accorgerà che diventa meno
importante comprendere ogni volta qualcosa di
nuovo. Crescerà invece il desiderio di
contemplare l’opera già compiuta da Dio. Questa
semplificazione della preghiera è un dono del
Signore, secondo tempi che non possono essere
stabiliti in anticipo.
- Proprio perché la Parola del Signore ha posto
radici nel nostro cuore, produrrà frutto nella vita
quotidiana. Scopo della lectio, infatti, è la
trasformazione dell’essere e dell’agire, resi nuovi
dallo Spirito Santo.
Struttura della lectio
• È bene poi ricordare che la lectio divina non si
conclude nella sua dinamica fino a quando non
arriva all’azione (actio), che muove l’esistenza
credente a farsi dono per gli altri nella carità.
• Dopo un momento di preghiera silenziosa, i
partecipanti possono essere invitati a tre giri
successivi di interventi: in una prima tornata, i
partecipanti potrebbero rileggere ad alta voce
un singolo versetto del testo appena
proclamato, in un secondo giro potrebbero
esprimere le motivazioni della scelta di quel
determinato testo indicando quale aspetto li ha
maggiormente toccati, in una terza tornata
ognuno potrebbe esprimere una preghiera a
partire dal brano letto.
OBIETTIVI DEL GRUPPO BIBLICO
 Il gruppo biblico rappresenta un’occasione ideale per
stimolare ogni credente ad esprimersi, per far scoprire
ad ognuno quali doni ha ricevuto dal Signore e come
può essere di aiuto agli altri.
 Serve a far giungere a maturità il cristiano: il cristiano
maturo è colui che sa trarre dalla lettura della Scrittura
la luce e la forza per la propria vita quotidiana e per le
proprie scelte.
 Senza l’ascolto comunitario la Lectio divina cade
nell’individualismo, senza la Lectio divina l’ascolto
comunitario cade nel genericismo.
OBIETTIVI DEL GRUPPO BIBLICO
 Proprio a motivo dei meccanismi psicologici della dinamica di
gruppo, il gruppo di lectio viene a configurarsi non solo come
un’azione volta ad istruire intellettualmente, ma anche
tendente a provocare un mutamento, ossia, in chiave
cristiana, una conversione.
 Dio non parla indistintamente a tutti ma a ciascuno in
particolare: egli vuole entrare in comunione personale con
ciascuno dei suoi figli.
 Nella condivisione, ognuno si sente responsabile della
crescita dell’altro e del bene comune. Ognuno gode della
gioia del fratello; non si emettono giudizi ma si esprime
accoglienza, attenzione, apprezzamento, gratitudine per
l’altro. Nella condivisione i fratelli condividono le proprie
debolezze, ma anche le meraviglie che in essi compie la
parola di Dio.
 Gli scambi devono mirare non tanto ad un accrescimento
puramente culturale, nozionistico, ma a scambi che diventino
confronto tra il dato di fede e la vita della persona.
GLI INCONTRI DEL GRUPPO BIBLICO: COSA SONO, COSA NON
SONO
 Gli incontri non sono lezioni, come quelle scolastiche dove un
esperto in materia espone agli alunni l'argomento.
L'insegnamento di questo tipo non è lo scopo dell'incontro, il
conduttore non vuole mostrare la sua conoscenza ma cercherà
di stimolare la riflessione e lo scambio su un certo argomento
fra tutti i partecipanti. Egli può contribuire, certamente, ma
vuole anche essere arricchito dai contributi altrui.
 Gli incontri non sono neanche intesi come conversazioni o
chiacchierate popolari in cui ognuno esprime semplicemente il
suo parere. Le persone che vengono a partecipare agli incontri
di studio biblico invece riconoscono l’importanza, se non
l’autorità, della parola di Dio e vogliono comprenderla meglio
per poter sperimentare il suo valore nella loro vita quotidiana.
Se gli incontri rimanessero conversazioni si corre il rischio che le
persone con forti opinioni dominino lo scambio. In tal caso non
si raggiunge più l’obiettivo che è la ricerca comune per una
comprensione e l’applicazione corretta del testo biblico.
GLI INCONTRI DEL GRUPPO BIBLICO: COSA SONO, COSA NON SONO
 Gli incontri dovrebbero servire per arrivare ad una
conoscenza più profonda e più concreta della parola di
Dio. Perciò, nessuno deve far prevalere il suo punto di
vista, neanche colui che guida. Più che altro bisogna
essere aperti e disponibili a cercare insieme la volontà di
Dio. Questo si fa con umiltà, con preghiera, con ascolto
ed onestà reciproca. La Bibbia stessa è l'autorità.
 In conclusione ci sono due aspetti importanti da tener
presenti per ogni incontro: la qualità del contenuto e
un’atmosfera di libertà e onestà che garantisce un vero
scambio. Dai membri del gruppo viene “tirato fuori” ciò
che hanno imparato riguardo all’argomento studiato.
Tutti si aiutano a vicenda scambiandosi le esperienze, la
comprensione, le domande.
COME VALUTARE L’EFFICACIA DEL GRUPPO BIBLICO
 E’ facile osservare la crescita di persone,
inizialmente timide, che hanno imparato ad essere
di aiuto e di sostegno per altri usando la parola di
Dio.
 Molti testimoniano come, attraverso lo studio della
Bibbia e il confronto con altre persone, essa sia
diventata per loro un libro attuale, di grande aiuto
nella vita quotidiana per affrontare le difficoltà e le
sfide di ogni giorno. La loro fede è cresciuta perché
si basa infatti su una conoscenza concreta del
Signore e della sua parola. La Bibbia per loro non è
più un libro difficile, solo per teologi o intellettuali,
ma è diventata fonte di vita in modo molto
concreto.
COME VALUTARE L’EFFICACIA DEL GRUPPO BIBLICO
 Persone che inizialmente pensano di non avere la
capacità di guidare altri, imparano a far partecipare
i membri del gruppo facendo venir fuori
insegnamenti personali importanti.
 Persone che pensano di non avere molto da
condividere, imparano che altri si sentono aiutati e
arricchiti dalle loro affermazioni.
 Cresce fra i partecipanti una comunione reale,
l'argomento che viene discusso viene chiarito
attraverso domande opportunamente scelte e
tramite osservazioni personali. In altre parole, in
questo modo le membra del Corpo di Cristo
imparano a funzionare secondo l'intenzione divina.
FAVORISCE LA CRESCITA DEL GRUPPO DI ASCOLTO
 la persona capace di promuovere dialogo,
iniziative, collegamenti tra idee e azioni
 la persona che sa coinvolgere e incoraggiare
nella discussione
 la persona che nei momenti di confusione sa
definire i problemi con chiarezza
 il mediatore che facilita l’armonia di gruppo
 chi rispetta tempi e modi individuali di
crescita
OSTACOLA LA CRESCITA
 pregiudizi nei confronti della fede
 ignoranza delle più elementari verità della fede
(soprattutto in materia morale)
 incapacità a compiere un vero progresso di vita (non
accettazione del primato di Dio)
 la persona presente come spettatrice silenziosa (fa
l’ospite)
 la persona che sovrasta il gruppo per facilità di parola
 il pessimista che vede sempre il negativo
 lo spiritoso facile alla battuta che rischia di banalizzare
 il conformista che non ha un pensiero proprio
 il tradizionalista che ha nostalgia del passato e si lamenta
del presente
 il dogmatico sicuro delle proprie idee che tende ad
imporle agli altri
IL CONDUTTORE (o animatore)
 Non deve essere necessariamente la persona più informata o
colta. Non deve avere tutte le risposte alle domande che
possono sorgere durante l’incontro. Il suo compito è quello di
facilitare un buono scambio fra i partecipanti.
 Una guida per un incontro biblico è una persona che:
1. è capace di guidare, controllare e favorire la dinamica di un
gruppo a partire dalla Parola di Dio.
2. ha un buona familiarità con le edizioni bibliche esistenti nel
suo mondo linguistico-culturale, conosce le loro risorse e le
sa suggerire a nuovi lettori.
 L’animatore di un gruppo (da «animare»: colui che anima) è,
in generale, chi in un gruppo ha la funzione di agevolare lo
svolgimento del compito e il raggiungimento degli obiettivi
del gruppo stesso. Nel caso specifico dell’animatore biblico è
la persona che provvede ad animare, favorire la
partecipazione attiva, l’incontro con il Signore, partendo da
un testo preciso della Parola di Dio, per passare dalla Parola
alla vita e dalla vita alla Parola.
FUNZIONI DELL’ANIMATORE
Preparare. Prima della riunione è necessario
preparare l’ambiente (la sala, le sedie, una
icona, la Scrittura), il materiale, l’argomento, il
testo per tutti. In particolare il luogo e il testo
deve essere pronto per evitare fin dall’inizio
un’agitazione inutile.
FUNZIONI DELL’ANIMATORE
 Parlare e fare parlare. L’animatore non deve impadronirsi
della parola: ricordare che la Parola è di tutti e per tutti!
Lo schema graduale nelle tappe proposte è una guida
pratica molto utile. Aiutare ad ascoltare, condividere,
leggere, un testo biblico, vedere un video, fare un gesto
simbolico, pregare, cantare, sono altrettante maniere di
interiorizzare. L’animatore interviene in maniera
misurata ed opportuna, non fa pesare la propria
opinione, rappresenta la Chiesa. Se l’animatore
interviene troppo, provoca un abbassamento della
partecipazione collettiva e i partecipanti si rivolgono
prevalentemente a lui piuttosto che in gruppo.
L’animatore sa porre le domande giuste, dà la parola a
tutti, non mortifica ma corregge. Sa parlare alla mente
ed al cuore.
FUNZIONI DELL’ANIMATORE
 Valorizzare. Ogni persona arriva nel gruppo con le
sue esperienze, i suoi doni e le sue aspettative.
L’animatore trae molti vantaggi a rivelare, a
canalizzare e a sviluppare queste possibilità. In tal
modo permette che l’incontro sia occasione per
crescere, aprirsi e mettere i propri talenti al servizio
degli altri. La benevolenza e l’incoraggiamento
sono costantemente d’obbligo, soprattutto ai primi
incontri. L’animatore accoglie tutti i suggerimenti
validi, lascia cadere quelli meno pertinenti;
incoraggia, non umilia mai nessuno, ascolta e
insegna ai presenti ad ascoltare.
FUNZIONI DELL’ANIMATORE
 Adattarsi e adattare l’incontro. È forse la parola
chiave del percorso, come ogni compito educativo.
L’animatore deve adattarsi come ha fatto Gesù con
le persone che ha incontrato; tutte le scene dei
quattro vangeli mostrano il Maestro che si adatta e
adatta il suo messaggio alle persone che incontra o
lo vogliono incontrare (credenti e non credenti,
giudei e pagani). L’animatore deve adattarsi alle
generazioni che si succedono, alle circostanze di
tempo e di luogo, alla personalità e all’evoluzione
dei partecipanti, ai loro ambienti. Il reale svolgersi
di un incontro biblico corrisponde raramente a ciò
che è stato previsto.
FUNZIONI DELL’ANIMATORE
Accogliere: è importante che il gruppo si
mantenga sempre aperto e che vi siano accolte
anche
persone
che
partecipano
solo
saltuariamente, senza pretendere niente da
nessuno. Questo permetterà che il gruppo
mantenga una fisionomia missionaria e che non
si rinchiuda in se stesso.
CHE COSA SI PUÒ FARE SE ......
1. Il gruppo si è completamente lasciato distrarre dal
tema.
2. Le risposte date non sono corrette, non inerenti
all'argomento, oppure palesemente non in
sintonia con il testo.
3. Cade un momento di assoluto silenzio.
4. Manca la grinta nel gruppo, l'incontro diventa
noioso
5. Vengono poste domande difficili.
6. I membri del gruppo non si ascoltano bene a
vicenda
Grazie per l’attenzione
Fly UP