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Cattedrali di Sassi - Liceo Artistico Preziosissimo Sangue Monza

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Cattedrali di Sassi - Liceo Artistico Preziosissimo Sangue Monza
www.liceoartisticomonza.net
Cattedrali di Sassi
Liceo Artistico Preziosissimo Sangue
via Pesa del Lino, 1 - Monza - Mi -
www.liceoartisticomonza.net
Cattedrali di Sassi
dal 7 maggio al 12 maggio 2011
Concorezzo | Chiesa Santi Cosma e Damiano
Vimercate | Santuario Beata Vergine del Rosario, Chiesa Santo Stefano
> Titoli di testa
> Indice
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Liceo Artistico Preziosissimo Sangue Monza
Via Pesa del Lino 1, Monza
Tel. 039.387422-57
www.liceoartisticomonza.net
e-mail: [email protected]
Un progetto a cura di | PRAS: Alberto Gianfreda, Roberto Giussani, Marta Valtolina
Opere in catalogo | classi 5B e 5C
Anno | 2010-2011
Testi di:
Don Mirko Bellora, parroco di Vimercate
Alberto Gianfreda, docente discipline plastiche
Stefania Arosio, Preside del Liceo artistico Preziosissimo Sangue
Roberto Giussani, Marta Valtolina, docenti discipline pittoriche
Gruppo PRAS
Progetto grafico | Laura Marelli
Stampa | Sigraf di Silvano Pedroncelli
Disseminare la pietra | Don Mirko Bellora
Pietre sacre | Prof. Stefania Arosio
All’origine del progetto
Cattedrali di Sassi | Alberto Gianfreda
Disseminare
Concorezzo | Chiesa Santi Cosma e Damiano | quinta B |
Vimercate | Chiesa Santo Stefano, Santuario Beata Vergine del Rosario | quinta C
Quel luogo | Marta Valtolina
I segni di una disseminazione permanente per sognare il futuro | PRAS
Ringraziamenti
Disseminare la pietra | Don Mirko Bellora
Sono molto felice di poter condividere con voi e con tutti, negli
spazi del Santuario Beata Vergine del Rosario e della chiesa di
S. Stefano in Vimercate, il frutto della vostra ricerca per l’arte
sacra contemporanea in questo “Disseminare la pietra”, un
originale percorso e linguaggio simbolico, un insieme di segni
che rimandano oltre, che evocano altro, che dischiudono altri
significati, custodi della differenza e della distanza.
Guardo sempre con stupore a un artista e alla sua opera perché
L’arte rende l’infinito avvertibile, come ha detto l’indimenticabile
regista Andrej Tarkovskij.
Ed è una meraviglia guardare a un’opera «in grado di suscitare
l’emozione propria del mistero cui allude, di commuovere
e portare alla lode, freccia lanciata all’interiorità attraverso il
linguaggio della bellezza, sostegno alla contemplazione»
C.M. Martini, Quale bellezza salverà il mondo?
Siate audaci perché
Indipendentemente dal lavoro che svolge,
qualsiasi persona in cui si nasconde un artista,
diventa una creatura piena di inventiva, di spirito di
ricerca e di audacia, che esprime se stessa.
Diventa interessante per gli altri, porta turbamento
e scompiglio, illumina e apre nuove vie per una più
profonda comprensione delle cose.
Dove il non artista chiuderebbe il libro,
questa persona invece lo apre e dimostra che possono
esservi altre pagine.
Robert Henri, The Art Spirit
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Guardo a voi con stupore e gratitudine per il vostro tentativo
– talmente necessario e urgente, anche se difficile - di ridire
nell’oggi il sacro, il divino, per la vostra ricerca di bellezza.
Questo mondo in cui viviamo ha bisogno di bellezza,
per non oscurarsi nella disperazione. La bellezza, come
la verità, è ciò che mette la gioia nel cuore degli uomini,
è il frutto prezioso che resiste all’usura del tempo, che
unisce le generazioni e le congiunge nell’ammirazione.
Concilio Vaticano II, Messaggio agli artisti
Non ultimo, siate grandi conoscitori della Bibbia perché, come
diceva il mio amatissimo pittore Marc Chagall:
Fin dall’infanzia fui affascinato dalla Bibbia.
Ho sempre pensato che fosse
la più grande fonte di poesia di tutti i tempi.
Don Mirko Bellora
responsabile della Comunità Pastorale
Beata Vergine del Rosario
in Vimercate e Burago Molgora (Mb)
Vi guardo e vi faccio un’infinità di auguri.
Siate dei tessitori di bellezza e il vostro amore del bello sia segno
dell’amore alle persone e alla città dove vivete, faccia venire alla
luce il sogno bello di Dio per ogni uomo, per la nostra terra.
Siate dei grandi sognatori.
Perché, come ha scritto Marguerite Yourcenar “Pittori o poeti
hanno tutti bisogno d’un grande paese, quello dei loro sogni”.
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Pietre sacre | Prof. Stefania Arosio
Quando l’uomo agli inizi della storia ha voluto dare una evidenza
al sacro, lo ha fatto con una pietra. Le “pietre”, infatti, hanno
sempre esercitato una suggestiva attrazione sugli uomini per
la convinzione profondamente radicata che molti materiali litici
possedessero virtù terapeutiche o proprietà magiche.
La pietra nella Bibbia ha la caratteristica di essere solida.
Dio nell’Antico Testamento è qualificato come una roccia (Dt
32) e con la pietra si innalzano altari e torri che prendono il
posto della montagna. Una pietra sull’altra, come la montagna,
permette di salire verso l’alto, di guardare verso l’alto.
L’esistenza e la sopravvivenza dell’uomo sono legate da sempre
alla pietra: dal manufatto in selce, ai monumenti megalitici,
alle piramidi, alle ziggurat, ai templi. La pietra è sempre stata
interpretata come strumento di vita e di morte, veicolo di
sacralità, simbolo di incorruttibilità e di eternità.
La pietra è per Elia sul monte Horeb la grotta, luogo della
rivelazione, dell’incontro, dell’intimità e da qui le grotte
diventeranno luoghi di apparizione (Lourdes), di rivelazione
(La Verna). Anche Cristo verrà deposto in un sepolcro nuovo,
scavato nella roccia, simbolo della terra che accoglie, sorgente
della vita, ma anche della conoscenza.
bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava
e quella roccia era Cristo”.
Pietre vive infine sono coloro che, vivificati dallo Spirito,
costruiscono ogni giorno nella carità la città terrena in attesa
di abitare nella città celeste le cui mura sono costruite con
pietre dure e preziose.
Essa è simbolo femminile, materno, rimanda alla
protezione che viene dalla grotta, dalla madre, essa è spazio
che abbraccia, luogo dove avviene il mistero dell’amore e della
conoscenza di sé. Mito della caverna o conoscenza che nasce
dall’uscita? Per chi si incammina nella fede, seminare pietre
rimanda alla necessità di entrare nella propria interiorità per
riconoscere una presenza che la abita e che la guida sempre
anche negli incerti passi della vita.
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Nell’antichità si pensava che le pietre fossero cadute dal cielo o
si fossero formate sulla terra per l’influenza divina: la geometria
dei cristalli, la luminescenza della perla, la trasparenza liquida
dell’ambra, lo splendore metallico, la sonorità della giada…
tutto conferiva alle pietre un’aura di sacro, di magico e di
arcano. E’ da questa visione che nasce, probabilmente, l’idea
dei poteri della pietra e forse da qui è nato anche il primo
santuario all’aperto pensato come un cerchio di pietre che,
simili tante braccia innalzate verso il cielo, avrebbero potuto
implorare l’aiuto dall’alto.
Presso i Sumeri, gli Assiri, i Babilonesi e gli Accadi, fin dal
IV millennio a.C., si instaura una vera e propria codificazione
della fede nei poteri e nelle virtù delle pietre, soprattutto in
stretto rapporto con i cicli cosmici astrologici, che potevano
influenzare gli amuleti. Nella tradizione egizia ogni giorno del
mese era collegato ad una pietra e così avveniva per ogni
decano dei segni zodiacali. Questa tradizione fu poi ripresa
anche dagli Ebrei.
Accade a Giacobbe che prese una pietra, se la pose come
guanciale e si coricò in quel luogo. Dopo aver viaggiato da
Beer-Sheva a Carra, il libro della Genesi ci parla di questo
scomodo cuscino in cui però Giacobbe sogna una scala che
poggia sulla terra mentre la sua cima raggiunge il cielo. E’ il
messaggio per un uomo in fuga, che aveva perso tutto, che si
trova in una terra sconosciuta e che dovrà abbandonare tutto.
Quella scala sognata poggiando la testa sulla pietra, era un chiaro
messaggio da parte di Dio: “Guarda che Io sono sempre con
te e ti accompagnerò sempre”. E quando si sveglia dal sonno,
prende coscienza della presenza di Dio: “Certo, il Signore è in
questo luogo e io non lo sapevo”. E il luogo diventa la casa di
Dio, Betel appunto. E costruisce con quella pietra, disposta ora
in verticale, il primo tempio al Signore.
Anche Gesù è la casa di Dio, la roccia da cui esce l’acqua di
vita, è Cristo che accompagna il popolo nel cammino, come
ricorda san Paolo nella lettera ai Corinti: “Tutti mangiarono lo
stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevendo spirituale:
Seminare “pietre sacre” cosa può voler dire oggi?
Portare pietre, seminarle dentro e fuori dallo spazio di una
chiesa ha a che fare con tutti questi significati: di fondamento,
di stabilità, di costruzione, ma anche di conoscenza, di intimità,
di tensione verso l’alto e di legame con la terra.
La pietra, seminata qua e là nello spazio, ci introduce in
un cammino di profondità in uno spazio forte, dove il silenzio si
fa corpo, dove la luce penetra e apre.
Essa è a volte un semplice sasso, non lavorato dalle mani
dell’uomo, ed è lì per ricordare, a chi pensa di essere fautore
del proprio destino, che l’origine è altrove, in un Altro. Qui inizia
il primo passo. Qui poggia il primo sasso e il primo seme.
Essa, quando si sovrappone ad altre pietre, rimanda
alla costruzione, ma quando le pietre sovrapposte rimandano
ad un cumulo di macerie, allora la pietra è segno di una
ricostruzione, di un nuovo inizio, di un nuovo sapore di vita. Lo
stesso che accadde quando, ribaltata la pietra dal sepolcro, si
svegliò nel mondo la Pasqua.
La Pasqua, appunto, il traguardo per tutti coloro che, credendo
nella vittoria della vita sulla morte, sono chiamati a riscattare
ogni situazione umana e a far rinascere la speranza.
Gli artisti, che hanno imparato a trasfigurare anche la materia
più povera, perfino quella già scartata, perfino i sassi che
spesso ostacolano il cammino e che riteniamo superflui, sanno
bene invece che niente a questo mondo può essere soltanto
ciò che appare, anche la materia inanimata può ricevere, da chi
sa onorarla, un alito di vita.
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All’origine del progetto
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Cattedrali di Sassi | Alberto Gianfreda
Questo testo è l’occasione per riconoscere le volontà e gli
sguardi lungimiranti di chi come Sr. Stefania Arosio, religiosa
del Preziosissimo Sangue, nonché preside del liceo artistico,
ha creduto in questo progetto didattico, coinvolgendo
i docenti delle discipline artistiche e architettoniche, che
hanno messo a disposizione degli studenti, veri ricercatori e
disinibiti propositori di idee, le proprie competenze.
È indispensabile ricordare il benestare della Curia di Milano
all’attivazione del PRAS e la disponibilità di Mons. Silvano
Provasi, arciprete del Duomo di Monza, che da subito si è
reso disponibile al dialogo.
All’origine di questo progetto e di questa pubblicazione
c’è il desiderio di documentare e raccogliere le opere di
quarantatré giovani artisti quale frutto di un’esperienza
interdisciplinare tra i corsi di indirizzo, pittura e scultura
del Liceo artistico Preziosissimo Sangue di Monza e il
PRAS, il Polo di Ricerca per l’Arte Sacra contemporanea
che da ormai quattro anni è stabilmente inserito nell’offerta
formativa della scuola.
Questo progetto espositivo è l’occasione per verificare la
riflessione condotta intrecciando le specifiche didattiche attorno
alle espressioni dell’arte contemporanea e i luoghi del sacro e
comprendere le connessioni e le reciproche determinazioni.
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Cattedrali di sassi porta allo scoperto il desiderio di
rispondere, con consapevolezza, competenza e disinvolta
immaginazione, alla dichiarata richiesta di collaborazione
espressa da Paolo VI e poi rimarcata successivamente
da Giovanni Paolo II nelle lettere indirizzate agli artisti.
Sono numerose le esperienze condotte in Italia nate da
questi ripetuti inviti, seppur sviluppate spesso in maniera
disomogenea per territori e tipologia di ricerca. Tra queste
esperienze sottolineo e cito quella decennale condotta
dal Dipartimento di Arti e Antropolgia del Sacro presso
l’Accademia di Belle Arti di Brera in collaborazione con la
Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, oggi purtroppo
conclusa per mancanza di adeguato sostegno, ma che
ha tracciato una linea di indagine precisa, superando la
diatriba antica tra figurazione e astrazione in favore proprio
di una antropologia del sacro. È questo l’ambito di ricerca
nel quale anche il PRAS inserisce i propri corsi di studio, le
opere realizzate con una definitiva collocazione e i progetti
espositivi come Cattedrali di Sassi.
Celebrazione della Santa Messa con Mons. Provasi con gli arredi
liturgici e gli abiti da celebrazione realizzati dagli studenti
Progetto di altare e ambone degli studenti
Progetto di una casula
Il PRAS si fonda proprio sull’incontro delle singole volontà
che avvertono l’urgenza di ricostruire, per la Bellezza di
entrambi, l’antico rapporto tra sacro e arte e si propone
come polo di ricerca in grado di garantire un servizio che
affronti con competenza le problematiche legate agli spazi
sacri, dalla progettazione di adeguamenti dell’aula liturgica a
quella di nuovi edifici, dallo studio e realizzazione del piano
iconografico, plastico e pittorico fino alle piccole suppellettili.
Progetto di altare e ambone degli studenti
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Disseminare | Alberto Gianfreda
È nell’attività di ricerca del PRAS che si configura anche
questa prima occasione espositiva condotta con gli studenti
dell’ultimo anno di corso. Con il progetto Cattedrali di sassi
sono disseminate in quattro differenti sedi quarantasette opere
caratterizzate da differenti forme espressive. Ad ogni giovane
artista è stato chiesto di lavorare per sensibilità e libera intuitività
attorno alla suggestiva immagine del sasso e della pietra e di
rendersi disponibili a verificare la relazione delle loro opere in
chiese artisticamente e storicamente significative nonché luoghi
di fede viva.
absidale, nei battisteri e sulle soglie. Si stabilisce un rapporto
tra luogo e opera non calcolabile fino in fondo perché l’opera,
svincolata dallo spazio mentale, trova la sua collocazione in un
luogo d’azione come quello dell’aula liturgica, uno spazio vivo
perciò non inscrivibile nella logica della progettazione dell’opera.
Le opere in tali condizioni autoacquisiscono nuovi valori connessi
alla funzione del luogo che le ospita.
Cattedrali di sassi sovverte la percezione abitudinaria di questi
luoghi di culto come definitivamente conclusi e inalterabili nei
valori e invece rivela la forte capacità ricettiva di questi, in quanto
luoghi storici e al contempo vivi.
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Il Santuario della Madonna del Rosario e la chiesa di Santo
Stefano di Vimercate, guidate dal carisma di Don Mirko Bellora,
e l’attenzione di Don Pino Marelli che ha concesso l’uso della
Cappella della Madonna del Santo Rosario e il chiostro di San
Damiano a Concorezzo, sono il paesaggio di questa operazione
di disseminazione di segni, lasciati cadere come molteplici
semi nei luoghi in maniera organizzata ma non preventivamente
definita. Ogni opera trova solo nel momento dell’installazione
una possibile destinazione instaurando con il luogo un inatteso
e imprevedibile rapporto. Il progetto espositivo si definisce
nella logica coerente della molteplicità dei segni installati e non
definitivamente progettati per il luogo secondo una funzionalità
specifica o un uso liturgico, ma semplicemente riflessivo. Si
avvalora l’idea che una cultura dell’arte sacra contemporanea si
possa fondare sulla condizione forte e specifica della riflessione
personale, processo attraverso il quale l’artista configura
la propria espressività delineando valori inediti e contributi
originali per l’opera stessa e con possibili ricadute anche nella
riflessione teologica. Basterebbero le parole nella lettera già
citata di Paolo VI dedicata agli artisti del 1973 per trovare piena
coerenza tra i processi creativi personali che caratterizzano la
contemporaneità e una possibilità espressiva per il Sacro.
S. Damiano, Concorezzo
“L’artista moderno è soggettivo, cerca più in se stesso che fuori
di sé i motivi dell’opera sua,… ma proprio per questo è spesso
eminentemente umano, è altamente apprezzabile.
…
Oggi come ieri, la chiesa ha bisogno di voi e si volge verso di voi.”
Ogni opera del progetto trova il proprio spazio all’interno di
una delle aule liturgiche e degli spazi adiacenti. Questi luoghi
si configurano come spazi fortemente caratterizzati da una
successione di stili e da un sovrapporsi nel tempo di immagini
e segni. In questo costante processo di sedimentazione, che
Cripta di S. Stefano, Vimercate
spesso caratterizza il nostro patrimonio artistico e architettonico
legato in particolar modo ai luoghi di culto antichi, trova
giustificazione l’aggiunta di un ulteriore segno che apre un
dialogo con quelli preesistenti.
I singoli segni sono il frutto del processo creativo dello studente,
si presentano con una sensibilità espressiva autonoma e
all’origine non sono direttamente riconducibili all’iconografia
del patrimonio religioso cristiano ma in questa installazione si
determinano in relazione al valore del luogo acquisendone i
contenuti specifici. Ogni singolo intervento caratterizzato e
avvalorato della responsabilità dello studente/artista incide
nello spazio scelto dialogando con le suppellettili nelle cappelle
devozionali, con i pavimenti e i colonnati nella navata centrale e
nelle laterali, con gli arredi liturgici nel presbiterio e nel catino
Si delinea con chiarezza nell’idea di questo progetto il desiderio
di innescare connessioni e riflessioni inattese, da affrontare
e verificare in maniera responsabile e concreta, ed avviare
ad una riflessione comune nella direzione di un rinnovato
rapporto tra arte e sacro che non spaventi più per il timore
dell’inadeguatezza dell’incontro delle parti, ma che ci spinga a
proseguire consapevoli di questa potente e profonda evidenza
di un reciproco bisogno. L’invito è tornare a frequentare con
vivacità questi luoghi, a guardare con attenzione ciò che si fatica
a capire, ma soprattutto a riconoscere nell’opera dell’ingegno
della mano dell’uomo una possibile strada per avvicinarsi al
mistero del sacro.
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Concorezzo | Chiesa Santi Cosma e Damiano
quinta B
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Giussani
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| All art is quite useless | Una macchina inutile Che sia sintesi di universo E multiverso Sassi, gravi, corpi Vincoli e svincoli.
ma non a lungo la vita lascia solchi invisibili nel nostro Io. Come un segno lasciato da un sasso ripetutamente lanciato. Appare
Sintesi di una leggerezza perduta La certezza del peso. Raggi che sfondano le barriere dello Spazio X, y, z… Anime che girano,
invisibile ai nostri occhi ma è l’armatura nella quale ci si specchia che mostra le ferite più profonde. | Sepolcro | Sono pietre
girano, girano. | Olocausto | Lenta la china scivola nell’acqua, i colori si mescolano, si creano intrecci geometrici, una rete di
che parlano di silenzio, raccontano un eterno riposo e custodiscono nella roccia grigia parole di vita. La loro presenza sembra
infinite probabilità. Lenta si va a posare sul sasso, esso possiede sfumature nuove perché le sfumature di prima sono cadute. Tutto
minacciare più che proteggere ma la loro quieta solennità testimonia la vita, immagine del rosso amore e di un’esistenza nuova.|
è dettato dal caso. | In-out | Caduta… lacerazione… Ciò che è in grado di precipitare, cade lacerando la struttura sottostante.
Evanescence | Invertendo il processo che si crea tra l’acqua e il sasso si può immaginare un universo parallelo, totalmente
Movimenti convulsi coesistono… Un sasso risucchiato dalla vacuità del mondo interno sprofonda nella cavità del pozzo. La
opposto al nostro e spirituale. La visione di un paesaggio completamente cristallizzato, uniforme ed evanescente grazie alla
lacerazione è l’effetto immediato del colpo che produce una ferita contrastante. Si attua così quel connubio tra mondo interno
presenza della luce. | 20 Luglio 1969 |Il sasso, nonostante la sua pesantezza, può essere leggero come una piuma che fluttua
ed esteriore. Una lotta che potrà mai placarsi? Un continuo contrasto perenne? L’opera esplica il passaggio inarrestabile dalla
nell’aria. La luna stessa è un grande sasso che galleggia senza peso nell’universo. Sulla tela appare inesorabile la pesantezza
cruda realtà al mondo sotterraneo. Precipitazioni e ferite coesistono allo stesso tempo. Il binomio causa-effetto rende possibile il
del sasso, mentre sulla lastra si genera la leggerezza. | Around the world |Ciò che il sasso ci presenta è solo il suo involucro:
passaggio reale-irreale.| Mare di sassi |Tanti sassi, molteplici identità diverse si avvicinano e si uniscono interagendo tra loro. Si
in verità cela un mondo più vasto. Ma il sasso stesso non ci vuole rivelare la sua interiorità, la sua vera natura: aspetta solo che
trovano incastrati, fissi, immobili in una nicchia da loro stessi scavata. Non saranno mai in grado di uscire da questa trappola. Una
l’uomo riesca a trovarlo e portarlo alla luce. | Costellazione | Guardando il cielo notturno osserviamo corpi freddi e senza vita,
struttura, una gabbia, sospesa in una cornice di ferro, definisce la loro immobilità. Una cornice fredda, inaccogliente e precaria
popolano un luogo apparentemente sterile ma potenzialmente capace di generare un universo, tutta l’esistenza. Buffo come un
circonda la realtà.| Una fiaba | Da un sasso può nascere la vita. Cos’è la sfera sulla quale poggiamo i piedi in ogni momento
sasso, ma anche un sasso privo di valore è riuscito a conoscere un passato lontano. Ha conosciuto il ventre dell’universo, utero
della nostra vita, se non un’enorme pietra? Tale è la grandezza del nostro pianeta che nessuno riesce a comprenderla appieno:
caldissimo procreatore di materia, angolo di vita al centro dell’infinito. Piccola parte di un equilibrio perfetto è diventato, sulla Terra,
eppure esso non è altro che una roccia che si muove placidamente in un enorme spazio vuoto.| Confine | Cammino solo in
testimonianza dell’origine: guardando una distesa sconfinata di pietre, si possono ritrovare l’intima sostanza, sbocciata un giorno
una valle dimenticata. Sete, aridità, terra lasciata da un antico fiume, mai esistito. Ed eccomi qui, parte infinitesimale del grande
nel cielo. | Ordinata confusione |Il sasso ha la capacità di essere ciò che è nascosto al mondo, la parte più segreta che avvolge
universo, solo, senza compagni in questa vastità di spazio. Tutto è a mia disposizione. Sento la terra secca sotto i miei piedi. Questo
il mistero delle cose e si mantiene al centro del mondo. Da un sasso posto al centro della sfera, emergono ragnatele di luce, spazi
paesaggio desolato e desertico. Silenzio. | Vortex |L’impeto degli eventi sempre più ha gonfiato i suoi muscoli raggiungendo
che si allungano monotoni, forme irreali che si compongono fino a raggiungerci, per poi fondersi nello spazio che ci circonda.| La
luoghi nascosti, avviluppandomi nella sua tensione centripeta. Il desiderio è quello di essere vibrazione attiva di un vortice assoluto:
caduta infinita | La pietra, piccola, ferma, innocua, ma anche pesante e tagliente, se scagliata con violenza, cade, rompe, taglia,
partecipare ai fervori di un’ effervescenza irriducibile, per condurre i miei sensi all’apogeo e liberare il mio corpo dalle occlusioni
squarcia, frantuma, lacera, sconvolge la terra, scavandola e perforandola in profondità, senza sosta all’infinito.Proprio come una
mentali e reali. | Stone dress |Un corpo umano, un sasso, un altro ed un altro ancora. La morbida debolezza accanto a fortezze
parola insensibile che risuona implacabile nell’animo umano. | Nuovo corso | Un calice colmo che trabocca di gioia. Urna della
di dimensioni minute. L’uno dopo l’altro si avvicinano, si uniscono in un’unica forma, ricoprendo tutto. Un mare, una coperta, uno
vita. Un tutt’uno tra due corpi. Dialogo segreto che si completa con uno stesso fluire. Un battito. Un respiro. L’acqua è l’involucro
scudo di sassi pronto a proteggere le fragili fattezze umane. Qui si intravvede la durezza, proprietà fondamentale del sasso, che
originale dell’individuo: posto accogliente e sicuro. “Coloro” che popolano le acque si lasciano coccolare dai loro segreti e misteri,
conferisce al corpo le stesse caratteristiche, rendendolo quasi invincibile. Una sorta di guscio, di corazza naturale che protegge
affidando loro la vita. Come l’acqua protegge gli esseri che la abitano, allo stesso modo il grembo materno accoglie la nuova vita. Il
e sostiene colui che la indossa. Il sasso non esprime sensazioni, è pesante, non ha vita. È il contrario della vita. | Il cavaliere
sasso rimanda all’idea del feto che col tempo cresce, così come l’acqua leviga la dura pietra. La placenta per nove mesi è la casa del
inesistente | Segni, graffi, cicatrici, lasciati così profondi in ognuno di noi. Una corazza, un’armatura ed un elmo ci proteggono,
bambino e la natura lo è del sasso. La prima e l’ultima immagine si rimandano l’una all’altra, ciclo vitale questo che non si esaurirà.
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Chiara Agradi | All art is quite useless | Installazione Chiesa di Sant’Antonio
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Beatrice Borgonovo | Olocausto | Fotografia su carta da lucido |100 x 68 cm | Chiesa di Sant’Antonio
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Cristina Brambilla | In-Out | Installazione Chiesa di Sant’Antonio
Valentina Brizzi | Mare di sassi | Installazione Cappella Madonna del S.Rosario ex chiesa parrocchiale di San Damiano
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Veronica Citterio | Confine | Tecnica mista (acrilico, carta velina, pastelli ad olio) |100x70 cm | Chiesa di Sant’Antonio
Matteo Cavaglià | Una fiaba | Video | Chiesa di Sant’Antonio
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Sara De Gaetano | Vortex | 60x60 cm | Acrilico su tela, cellophane, sasso, carta da pacco | Chiesa di Sant’Antonio
Valentina Fossati | Stone dress | Video | Chiesa di Sant’Antonio
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Stefano Grassi | Sepolcro | Installazione Cappella Madonna del S. Rosario ex chiesa parrocchiale di San Damiano
Giulia Falivene | Il cavaliere inesistente | Installazione Chiesa di Sant’Antonio
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Giuseppe Masotti | 20 Luglio 1969 | Acrilico su tela, plexiglass, sasso |210x100 cm | Chiesa di Sant’Antonio
Francesca Guerriero | Evanescence | Installazione Chiesa di Sant’Antonio
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Veronica Motta | Costellazione | Installazione Cappella Madonna del S.Rosario ex chiesa parrocchiale di San Damiano
Riccardo Peraboni | Around the world | Tecnica mista (acrilico, gessetti, creta, sabbia, carta velina, foglia d’oro) | 100x80 cm |
Cappella Madonna del S. Rosario ex chiesa parrocchiale di San Damiano
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Chiara Sangalli | La caduta infinita | Acrilico su tela e plexiglass| 50X50cm | Chiesa di Sant’Antonio
Cora Perego | Ordinata confusione | Installazione Chiesa di Sant’Antonio
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Mara Trevisan | Nuovo corso | Serie di fotografie ed acrilico | 20x30 cm | Cappella Madonna del S.Rosario ex chiesa parrocchiale di San Damiano
Vimercate | Chiesa Santo Stefano
Beata Vergine del Rosario
quinta C
Quel luogo | Marta Valtolina
Mentre camminiamo lungo la strada, un sole caldo ci avvolge.
Entriamo toccando appena la porta pesante; dentro è freddo,
molto freddo. Il luogo, silenzio. Il tempo, sospeso come quel
sasso che portiamo con noi. Sassi… dopo qualche passo
sentiamo la pietra posarsi. E poi ancora e di nuovo. Abbiamo
alzato lo sguardo verso la luce che segnava un passaggio. Siamo
entrati in un luogo che cambiava. Un profumo leggero si alzava
in quel luogo. Con noi dentro, quel luogo si stava trasformando.
Abbiamo trovato posti speciali, unici, piccoli, nascosti, carichi.
Ci siamo fermati e abbiamo posato i sassi. Li abbiamo fissati. Ci
siamo arrestati pensando al segno, al gesto, al modo. Ognuno
di noi ha trattenuto un sasso dentro di sé. E il sasso diventa
quasi per incanto segno lasciato. Nella polvere soffiamo brevi
sguardi. Gli occhi si immobilizzano sul sentimento profondo
che si prova deponendo il sasso. Lo abbandoniamo, sasso…
ognuno di noi ha preso con sé il sasso: piccolo prezioso avvolto
e circondato; un sasso solcato da chiodi e una corda che lo
avvolge largamente; una faccia di sasso; un cumulo di sassi che,
racchiuso in preziose scatole d’uomo, aspetta la rinascita; una
tela di pensieri sovrapposti come sasso che si srotola dalla vita;
una madre-montagna-sasso; un sasso-pianeta, che aderisce
a quel luogo concedendoci un pensiero più intimo; tanti sassi
immersi nella natura cercano la ragione della loro durezza in un
morbido giaciglio, duro e spigoloso e immobile nel prato della
Riconciliazione; uovo nel nido di storia che avvolge il mistero
della maternità e della creazione; istante di vita in una relazione
con l’io-me che ascolta i segni e i gesti. Nel silenzio riusciamo a
sentire un suono che rievoca l’incontro tra due sassi. Silenzio…
sassi… sasso-materia-corpo, la pelle dell’elefante, contenitore
di contenuti, memoria di un profumo di pane, dentro lascio
spazio… un sasso come sguardo vuoto, impossibile. Vaghiamo
in cerca di sogni di pietra. Il luogo ci parla. Siamo certi di essere
accompagnati. Qualcuno ci ascolta. Quel luogo ci abbraccia.
Sospesi, immobili. Avvolti, creatori. Lasciamo i nostri sassi. Sono
preziosi perché raccontano qualche cosa di sottilmente invisibile.
Restano lì e aspettano il nuovo sguardo, il prossimo silenzio.
Sassi che il mare ha consumato… Parole e segni. Profondità
e prospettive. Colonne e pareti. Luci e vetrate. Pitture e icone.
Sedute e inginocchiatoi. Candele e Silenzio, in quel luogo denso.
Palpitante forma che aspetta di essere assorbita dall’emozione di
chi, sapendo, ode.
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Nature’s poem | L’opera è un’intensa interazione tra diverse entità che si compenetrano e si fondono fino a dare forma al nuovo che unisce tre
dimensioni dissimili: arte, uomo e natura | Head Stone | Il sasso diventa qualcosa di pesante, come un “macigno” che si insinua nella mente. Dunque
una sorta di “testa di sasso”. | Finzione naturale | Una roccia assolutamente artificiale e fortemente metallica, difficile da penetrare; situata in un
prato, diventa per incanto una realtà viva, in eterno colloquio con l’uomo e il luogo dove poggia. | Distinzione | Il grigio e bianco sasso si distingue
come accade per ogni elemento che compone la terra. Il sasso duro adagiato sulla morbida e calda lana, adagiata a sua volta sul freddo marmo. |
E venne ad abitare in mezzo a noi | Il Divino si apre e si cela nell’umano, l’Eterno si fa Presente Presenza. | Da sasso nasce cosa,
da cosa nasce luogo, da luogo nasce idea, da idea nasce, nasce | Le macerie,occasione per una rinascita, una vita che riprende
dal principio. È vita, è preziosa. Va preservata, custodita dentro uno scrigno. | Pianeta sasso | Il particolare di un sasso dai colori diversi, mi par di
vedere una superficie di luna, come se dallo spazio ‘volassi’ in quel luogo, sul luogo... Un sopralluogo. Si evoca così una realtà più alta che concede al
pensiero più intimo di isolarsi in un silenzio che riesco a sentire. | Emozioni | I molteplici volti della vita possono far sprofondare l’uomo o possono
elevarlo... Tu sei in grado di “mandare giù” le pesantezze della vita? | Senza titolo | La montagna sovrasta il paesaggio e domina come madre
la mia esistenza. | Qui: pensieri | I miei pensieri vengono immobilizzati, muti e fermi come sassi, trovano nella loro passività il valore della azione
stessa. | Contenuto per contenitore | Memorie e ricordi di un passato di oggetti intimi che si fondono in un’unica cosa: me. La fredda pietra
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che non trasmette alcun sentimento, ora si riempie di un’emozione. | Corpo è materia, materia è corpo, corpo e materia, materia e
corpo | Il sasso. Il sasso è materia. La materia è in continua trasformazione. Mi guardo. Rivedo i mutamenti nel mio volto. Sono lo scorrere del tempo
e le emozioni. Sasso. Sasso è materia e corpo. Rivedo il sasso nel mio volto.” | Sasso: Il limite e l’immenso | Un sasso, due sguardi, un uomo.
Colui che è sospeso tra il nulla e l’oblio, Cade. Ha le palpebre serrate da una trave di legno, Specchio di un’anima vuota. Colui che invece abbraccia
la gioia della vita, coglie l’immenso. Guarda da protagonista. | La silenziosa melodia della natura: me | L’anima sospesa e quasi immobile
della natura, la sua attività incessante ricorda la sua essenza mutabile, dinamica e creatrice: io. | Fondo la mia vita sulla roccia della tua
Parola | La Bibbia diventa il fondamento sul quale si basa il linguaggio che si tramuta in solidità e stabilità della vita. | Rielaborazione della
materia grezza | La rielaborazione della natura grezza del sasso, intesa come pietra preziosa, si tramuta in un manufatto dell’uomo. | Coldly
close | Quante volte si viene a contatto con l’essenza più sincera, con il cuore pulsante delle cose?La verità a cui spesso approdiamo è solamente
la superficie fredda e liscia, talvolta insapore e anonima delle cose. | ...Caduta Libera | Il sasso oltrepassa quella linea di confine interposta tra
parti conosciute e parti che possiamo immaginare e parti che si svelano alla rottura del confine stesso. | Fragile | Creare nell’individuo un senso
di smarrimento e turbamento: il sasso inteso come principio fondante, stabile e immutabile della storia umana. Lo scioglimento del sasso provoca
l’inquietudine, lo spaesamento, l’abbandono. | Solo un grande sasso | Il sasso: pesantezza, stanchezza, spossatezza, tradotto nella vita di tutti i
giorni. Il sasso: materializza ciò che non dovrebbe essere materiale. Ogni cosa viene strumentalizzata, anche i sentimenti più puri e intimi. | In bilico
sul mondo | Tutto è uniforme, uguale… uno sopra l’alto, si appoggiano in bilico, silenzio… Tutto è uniforme, uguale… Tutto, tranne l’artista. |
Home/God/Rock | Come la magica pietra dello spirito divenne casa per l’uomo. | La pietra di Pietro | Tu sei Pietro, e su questa pietra
edificherò la mia Chiesa e a te darò le chiavi del Regno dei Cieli | La dura vita di un uovo | La maternità, l’integrità della persona umana e la
forza interiore che questa può possedere, la nascita: un uovo quasi schiuso, simile ad un sasso, origine della vita. | La fatica | Gli uomini portano
sulle spalle un fardello, il fardello di errori che viene caricato dalla loro stessa umanità. Seguo i segni che lascia. | A very Hard Rock | Sentirsi
parte di un’opera, la mia. Sentirsi protagonisti e non spettatori che arrivano, guardano e se ne vanno. Solo per un momento, quel momento solo.
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Veronica Agnelotti | NaturÈs poem | Stampa su forex | 100 x 70 cm (x2)
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Martina Calza | Head Stone | Stampa su carta | 9x3 / 73.5x79 cm
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Clarissa Castelletti | Distinzione | Stampa su carta adesiva
Installazione Chiesa Santo Stefano, navata centrale
Alessandra Cantù | Finzione naturale | Installazione Chiesa Santo Stefano, confessionale
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Claudia Consonni | Da sasso nasce cosa, da cosa nasce luogo, da luogo nasce idea, da idea nasce, nasce
Installazione Santuario Beata Vergine del Rosario, Cappella dei Re Magi, navata laterale
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Giulia Colombo | E venne ad abitare in mezzo a noi | Sasso e paraffina | Santuario Beata Vergine del Rosario, transetto
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Lucrezia De Capitani | Emozioni | Stampa su Forex | Santuario Beata Vergine del Rosario, Cappella Santa Caterina
Ilaria Dari | Pianeta sasso | Proiezione Chiesa Santo Stefano, cripta
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Luciana Esposito | Qui: pensieri | Olio su tela 150 x 170 cm | Santuario Beata Vergine del Rosario
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Arianna Di Pasquale | Senza titolo | Acrilico su tela
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Sara Flamigni | Contenuto per contenitore | Installazione Chiesa Sa Cappella di S.Giuseppe, Santuario Beata Vergine del Rosario
Andrea Fusillo | Corpo è materia, materia è corpo, corpo e materia, materia e corpo | Stampa su carta adesiva
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Raffaela Jada Gobbi | La silenziosa melodia della natura: me | Video
Elisabetta Gazzoli | Il limite e l’immenso | Acrilico su tela e legno
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Alisia Incusci | Fondo la mia vita sulla roccia della tua Parola | Installazione Chiesa Santo Stefano, facciata
Benedetta Lissoni | Rielaborazione della materia grezza | Stampa su carta | 42x29,7cm
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Laura Longoni | Coldly Close | Stampa su acetato su lavagna luminosa | Installazione Chiesa Santo Stefano, cripta
Francesca Mandelli | Caduta Libera | Installazione e performance
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Matteo Masetto | Fragile | Installazione e video | Chiesa Santo Stefano, battistero
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Carla Mauri | Solo un grande sasso | Stampa su forex | 41x125 cm
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Luca Mottadelli | Home/God/Rock | Stampa su carta
Francesca Meregalli | In bilico sul mondo | Acrilico, colla vinilica e collage su cartone vegetale| 100x70 cm
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Alice Oggionni | La
Pietra di Pietro| Installazione Chiesa Santo Stefano
Francesco Pino | La dura vita di un sasso | Installazione Santuario Beata Vergine del Rosario, navata laterale
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Alberto Vismara | First, a very Hard Rock hits... | Stampa su magliette e adesivi | Chiesa Santo Stefano, navata centrale
Cecilia Sangalli | La fatica | Santuario Beata Vergine del Rosario, navata laterale e sagrato
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PRAS | Cantiere aperto
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I segni di una disseminazione permanente per sognare il futuro | PRAS
Quest’ultima sezione del catalogo è dedicata ai segni che hanno
trovato una collocazione permanente nei luoghi del Sacro e ad
un progetto di adeguamento dell’aula liturgica di S. Maria in
Strada a Monza che è stato un eccezionale punto di partenza e
riflessione per il gruppo del PRAS.
Progetto di adeguamento
di S. Maria in Strada, Monza
La storia
La chiesa sorge nel cuore del nucleo medioevale cittadino
e prende il nome dalla contrada “di Strada”, a sud dell’antico
borgo, attraversata dalla via principale che conduce a Milano.
Fondata nella prima metà del XIV secolo dai Terziari francescani,
ha un’elegante facciata con decorazioni in cotto, importante
esempio di architettura gotica lombarda.
L’interno della chiesa presenta oggi un aspetto completamente
diverso da quello originario: nel Seicento fu costruita una bassa
volta a botte che sostituì l’originaria copertura a capriate, mentre
risalgono al XVIII secolo le decorazioni di gusto barocchetto.
Il presbiterio è segnato anche in questo caso dall’altare maggiore
fortemente decorato davanti al quale sta l’attuale altare ligneo. La
scena del presbiterio è sovrastata da una grande Madonna con
bambino, tema della dedicazione, enfatizzata dalle luci direzionali.
Sempre nel presbiterio compare anche il luogo della musica
affiancato per necessità di spazio, al leggio triangolare in legno
ancora una volta aggrappato alle balaustre che recintano lo spazio.
Esattamente dalla parte opposta al presbiterio, vicino all’ingresso,
accoglie il fedele un leggio che regge le Sacre Scritture, soluzione di
grande interesse ma che nella descrizione di questa sala assembleare
appare ulteriormente disorientante per l’assemblea celebrante.
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Il gruppo di lavoro
Arch. Davide Guido
Artisti: Roberto Giussani, Alberto Gianfreda, Marta Valtolina
Con la collaborazione di Sr. Martina Pedroncelli per la liturgia.
“Santa Maria in Strada non come spazio architettonico destinato
alla celebrazione religiosa, ma come spazio urbano, “in strada”.
Non luogo di permanenza, ambito cerimonioso, ma luogo da
raggiungere, transitando.
Lungo la via dei secoli, inalterata nel percorso su strada. In assenza
di sagrato e di atrio, eppure quasi senza promettere ingresso.
Uno spazio disponibile, spazialmente connaturato ad un uso
promiscuo. Aula basilicale, distinta da un presbiterio con
caratteristiche di equipollenza spaziale, come aula di una
urbanità religiosa.
Per tale indole, di una secolare capacità a risolvere in sé le
occasioni, tra laico e religioso, di una “sacra” vita dell’urbe,
chiesa consona ad ospitare un luogo in sé; reversibile, adattabile,
costruibile; occasionale ma come sempre esistito; completamento
di luogo, quando ora anche luogo senza vita, per dare accoglienza:
raccoglimento, riunione, celebrazione, ascolto, preghiera.”
Davide Guido
Si conservano però alcune testimonianze di epoca più antica:
un ambiente con volta a crociera posto alla base del campanile
accoglie un ciclo frammentario di affreschi della fine del XIV
secolo con un’Annunciazione e una grande Crocifissione di
scuola lombarda.
La chiesa oggi
Lo splendore rigoroso della facciata che invita a varcare la soglia
si scontra con l’ampio salone che accoglie. La pianta quadrata,
che si allunga sul lato opposto all’ingresso con una zona
certamente absidale, ma non definibile perché ad oggi coperta
da un grande tendaggio, è il risultato di una serie di spostamenti
dell’asse principale della aula liturgica. Lo spazio colpisce e cattura
lo sguardo con i suoi ampi decori. Niente sembra essere in grado,
esclusi gli stucchi dorati, di orientare in nostri sguardi verso uno
o più punti focali. Anche nel presbiterio i protagonisti restano le
dorature che si spartiscono il ruolo principale con gli innumerevoli
altari laterali e statue di santi che ornano le pareti assieme ai
reciproci raccoglitori di offerte e annessi candelieri.
Lo spazio è segnato, nonostante i grandi decori alle pareti e sui
soffitti da un andamento orizzontale dei segni. Il basso presbiterio
anche se posizionato ad una estremità dello spazio non aiuta
la verticalità del luogo, non esalta il carattere trascendete della
celebrazione. Tutto il luogo sembra improntato verso l’assemblea
piuttosto che al trascendente.
Come indicato dall’allora Cardinale Ratzinger là dove l’altare non
è in grado di rimandare ad un misura del trascendente almeno lo
faccia la croce. Purtroppo sul presbiterio e al disopra dell’altare è
l’unico segno che in questo spazio viene meno.
Ragioni di Progetto, il patrimonio
storico-artistico e la liturgia
Il carattere assembleare di questo luogo è probabilmente sia
la nota negativa sia quella di maggior interesse secondo le
indicazioni post - conciliari. Purtroppo i continui rimaneggiamenti
delle suppellettili non concorrono a creare un’unità orientante
come vorrebbe la disposizione delle sedute. Lo spazio si presta
proprio per la sua forma quadrangolare al raccoglimento
dell’assemblea celebrante e ad una celebrazione versus
populum colma di senso. L’ampiezza dei soffitti, la luce che entra
in abbondanza dalle finestre sono elementi potenzialmente in
grado di riequilibrare l’immanenza del mistero eucaristico.
Le qualità spaziali del luogo invitano a progettare uno spazio in grado
di essere funzionale alla celebrazione liturgica senza compromettere
l’essenza e la natura di questa chiesa. Lo spazio necessità un
adeguamento che permetta di valorizzare sia l’aspetto liturgico che
quello storico-artistico di questo edificio. Il progetto pone quindi
l’attenzione su due punti: la conservazione e la riqualificazione del
patrimonio artistico comprensivo degli altari laterali e della statuaria
mobile e quindi un’attenzione alla devozione popolare particolarmente
presente, nonché un potenziamento spaziale delle dinamiche relative
alla celebrazione liturgica.
S.Maria in Strada
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Luogo nel luogo, una soglia tra memoria e atto
Il progetto prevede la creazione di un nuovo contenitore
all’interno della preesistente aula liturgica. Un contenitore
rettangolare di cm 900x750 per lato e alto cm 300 si eleva nel
centro dell’unica navata, definendo all’interno della chiesa uno
spazio completamente nuovo caratterizzato dalle dimensioni
raccolte e calibrato sul concetto di concelebrazione e
dell’assemblea celebrante. Questo spazio nasce con la volontà
di rispondere alle indicazioni liturgiche del Concilio Vaticano II.
Il nuovo volume si posiziona nello spazio non come barriera ma
come soglia. Si tratta infatti di uno spazio “ permeabile”, che si
lascia attraversare, anche grazie alle qualità del materiale che
caratterizzano le superfici della forma, dalle preesistenze, dalla
storia, dalla memoria del luogo antico. La relazione tra spazio
nuovo ed esistente è anche inversa, le superfici lasciano
intravedere l’azione liturgica che si svolge all’interno di questo
spazio aprendo ad un dialogo continuo tra memoria e atto.
Inoltre le pareti mobili di questo luogo sono destinate ad
accogliere le proiezioni di immagini di volta in volta specifiche del
momento liturgico. È questo volume perfetto il luogo destinato
alla celebrazione liturgica.
Le caratteristiche della nuova aula liturgica,
luogo della Parola e luogo della mensa.
Si accede all’aula attraverso aperture laterali scorrevoli e ci si trova
immersi in uno spazio unitario ma che immediatamente sottolinea
la differenza di due spazi celebrativi differenti. Uno spazio
più ampio, perfettamente quadrato, ha come centro la forza
puntiforme dell’altare e attorno ad esso si dispongono le sedute
dei fedeli e l’ultimo sgabello è quello destinato, differenziato per
importanza, al capo dell’assemblea celebrante. Le misure di
questo spazio, la centralità dell’altare creano una concentricità
di forze verso il polo liturgico principale. Una predella sottolinea
lo spazio destinato alla Liturgia della Parola. Un luogo rialzato,
ampio, che lascia lo spazio al coro, ai lettori e alle suppellettili
legate all’ambone sottolinea spazialmente la differenza di relazione
che c’è tra l’altare e l’assemblea e tra la Parola che si diffonde
nello spazio e l’assemblea. Lo spazio della Parola è caratterizzato
dall’armadio, custodia del Libro Sacro.
I volume e i materiali
Le superfici del cubo sono realizzate in materiali plastici
opalescenti che bloccano parzialmente il passaggio della luce
conferendo allo spazio un’atmosfera ovattata e sospesa.
Questo materiale permette di proiettare sulla superficie del
blocco immagini relative alle azioni liturgiche che in quel
momento si svolgono. La parete di fondo, su cui è custodito il
Libro Sacro durante la Liturgia della Parola, proietta immagini
di segni pittorici, calligrafici, per potenziare il senso della Parola
“viva ed efficace” e per rendere il luogo in quel momento
adatto a quella liturgia.
È analogo quello che succede sulle pareti laterali che possono
proiettare immagini relative alla Liturgia Eucaristica, come
l’ultima cena, immergendo l’assemblea celebrante nell’azione
stessa. Sono infatti le immagini proiettate ad amplificare quel
gesto originale e originante che si sta ripetendo. Le superfici
proiettanti immergono e allo stesso tempo proiettano anche
all’esterno la verità di quel momento. Anche lo spazio storico
della memoria, le preesistenze si intridono di luce.
Il contenitore travasa all’esterno ciò che avviene all’interno e
viceversa, concedendo alla celebrazione liturgica la forza di
emanazione che le è propria. La tecnologia si mescola alla
storia aiutando i fedeli a ritornare ai gesti originali e a renderne
esplicita la portata.
La facciata frontale che accoglie il fedele è caratterizzata da
segni leggeri, appena plastici, che rimandano al tema della
natura come soglia, luogo di passaggio che accoglie. Le pareti
laterali, costruite come pannelli scorrevoli su binari lievemente
sfalsati, sono rette da una struttura metallica anch’essa bianca,
così da concorrere all’alleggerimento del volume. Le superfici
sono inoltre forate nella parte bassa per alleggerire visivamente
il contatto con il suolo e smaterializzare il più possibile questo
contenitore che è già completamente sollevato di un’alzata
dalla pavimentazione.
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L’adeguamento liturgico
Studio del nuovo volume permeabile
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Braciere,
notte di Pasqua nel Duomo di Monza
Vetrata dedicata alla Genesi
e Resurrezione per
la cappella della preghiera dei
Ss. Giacomo e Donato, Monza
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> Ringraziamenti
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Mons. Silvano Provasi, Arciprete del Duomo di Monza
Don Mirko Bellora, parroco di Vimercate
Don Pino Marelli, parroco di Concorezzo
Stefania Arosio, Preside del Liceo artistico Preziosissimo Sangue
Un grazie anche ai professori:
Alessandra Porro, Simona Sala,
Gianluca Negrini, Suor Martina Pedroncelli.
Maria Concetta Vessia, per
“Al confine del sogno”
progetto di musica d’insieme con Gabriella e Carlo Preti
e con Mathias Kirchmayr, Veronica Citterio,
Elisa De Toffol, Veronica Motta,
Rachele Motta, Vittoria Vimercati.
Agli amici:
Giuseppe Esposito, Stefano Piazza, Paolo Grassi, Giorgio Grassi
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