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San Gennaro tra fede, arte e mito

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San Gennaro tra fede, arte e mito
IL MITO DI SAN GENNARO
TRA SACRO E PROFANO
LA STORIA
Una delle figure più importanti del panorama
partenopeo,divenuto nel tempo oggetto di culto
e occasionalmente di superstizione “San Gennaro”
in origine Januario, fu imprigionato quando era
vescovo di Benevento durante la persecuzione di
Diocleziano,venne condannato alle fiere ma fu poi
decapitato presso la solfatara di Pozzuoli.
Notizie tramandateci dalla tradizione raccontano
che una pia donna avesse raccolto il sangue del
santo per poi consegnare la pregevole reliquia al
vescovo di Napoli.
La sua storia è arrivata a noi tramite numerose opere agiografiche in cui realtà e
leggenda spesso si sono intrecciate,alcuni atti indicano il 305 come anno del martirio.
Dopo varie e alterne vicende,il suo teschio e due ampolle contenenti il suo sangue
furono collocati,nel 1647,in due nicchie separate nel Duomo di Napoli,città di cui il
Santo è patrono.
IL MIRACOLO DEL SANGUE
Tre volte l’anno, il sabato precedente la prima domenica di maggio ( probabile
anniversario della prima traslazione delle reliquie, il 19 settembre (anniversario e
festa del santo) e il 16 dicembre (anniversario dell’eruzione del Vesuvio del 1631)
ma anche in altre eccezionali occasioni il sangue si liquefa dando luogo al notissimo
‘’MIRACOLO DEL SANGUE DI SAN GENNARO’’
Durante solenni cerimonie officiate
dall’arcivescovo di Napoli,i fedeli
numerosissimi accorrono
per assistere al
“miracolo”
La liquefazione del sangue si ritiene di buon
auspicio per la città, al contrario la mancata
liquefazione si ritiene sia presagio di eventi
fortemente negativi per la città partenopea.
Nel 1631 ci fu una terribile eruzione,dopo circa 150 anni di riposo il Vesuvio tornò in
attività, durante l’eruzione l’arcivescovo ordinò una processione di intercessione con
l’esposizione delle reliquie del santo e secondo molti storici e letterati del tempo
l’eruzione cominciò a scemare proprio quando la statua del santo fu rivolta verso il
vulcano.
Dunque per la credenza popolare il non avvenuto miracolo
preannunzia disastri e calamità.
Nella storia della città troviamo episodi negativi legati al miracolo
del Santo,oltre alla terribile eruzione del Vesuvio del 1631, nel
1647 prima e durante la rivolta di Masaniello o ancora nel 1943
quando nella città esplose l’insurrezione popolare delle “Quattro
Giornate.
Episodio particolare della storia legata al miracolo di San Gennaro
si verificò il 28 febbraio 1979,mercoledì delle Ceneri, non appena
l’Arcivescovo,Cardinale Corrado Ursi fece esporre in via del tutto
eccezionale le reliquie cessarono i casi di virosi respiratoria diffusissima tra i
bambini e che aveva già provocato numerose vittime.
San Gennaro non è solo devozione religiosa ma rappresenta anche un
punto di riferimento per credenze popolari che molto spesso finiscono
per sfociare in superstizioni.
Ma Napoli,città di magia e superstizione,è anche questo.
Al santo ci si rivolge per qualsiasi motivo e i napoletani da sempre rivolgono
a San Gennaro le richieste più varie:la preghiera per guarire da una
malattia,l’arrivo di un figlio,la possibilità di un posto di lavoro o anche una
vincita al lotto.
Celeberrima la scenetta in cui Massimo Troisi e Lello Arena
si contendono le attenzioni del santo per ricevere la “grazia”.
Il sangue continua da secoli ad essere
grande oggetto di venerazione con
le altre reliquie conservate
nel Duomo.
LA CAPPELLA DEL TESORO DI SAN GENNARO
La Cappella del Tesoro di San Gennaro è nata appunto con
lo scopo di fungere da sacrario per le reliquie del Santo.
La sua costruzione
venne decisa in
seguito alla pestilenza
del 1527.
Attorno a questo luogo di devozione si è
raccolto nel corso dei secoli un patrimonio
artistico davvero unico a Napoli.
La Cappella che può quasi apparire come una
maestosa galleria d’arte,rappresenta sicuramente
uno degli episodi più emblematici del barocco
napoletano.
Al suo interno è raccolta una collezione di marmi,
pitture,statue e argenti davvero eccezionale.
Quadri dei più grandi artisti dell’epoca,da Fabrizio Santafede a Battistello Caracciolo,
dal Domenichino a Jusepe de Ribera;il grandioso cancello d’ottone insieme al
pavimento disegnati da Cosimo Fanzago; le splendide sculture del carrarese
Giuliano Finelli allievo del Bernini,altre innumerevoli statue e busti in argento
di santi offerti in segno di devozione a cui lavorarono i maggiori scultori ed
argentieri del tempo e poi ancora l’apparato liturgico di altissimo valore artistico;
le preziosissime suppellettili di ogni tipo,croci d’altare,gioielli ed ex voto donati
nel corso dei secoli dalla devozione del popolo partenopeo,il tutto sormontato dalla
possente cupola affrescata dall’emiliano Giovanni Lanfranco e raffigurante il Paradiso.
La decorazione pittorica
della Cappella ebbe però
una storia travagliata,
si venne a creare infatti
un clima di vera e propria
guerriglia tra i pittori
napoletani quando si
seppe che sarebbero stati
invitati artisti stranieri,
clima che sfociò in atti di
vera e propria violenza,
a riprova del legame
viscerale che esiste tra i
napoletani e il santo.
Nonostante tutti i tentativi di spiegazioni
scientifiche e naturali, il fenomeno del
“Miracolo del Sangue di San Gennaro”
resta tuttora misterioso.
Il MUSEO DEL TESORO DI SAN GENNARO
Per poter conservare al meglio il Tesoro e per consentirne
l’esposizione è nata un’area museale apposita,attigua al Duomo,
quest’area è nata su proposta della Deputazione della Reale
Cappella e grazie ad un progetto cofinanziato da istituzioni locali,
aziende private e fondi europei. Curatore del progetto nonché
attuale direttore del museo è Paolo Jorio. Il museo è stato aperto
al pubblico nel dicembre 2003.
Il museo occupa un’area piuttosto
vasta presso i locali sottostanti la
Cappella,qui sono esposte le opere
che compongono il famoso “tesoro”
creatosi nell’arco di ben sette secoli
attraverso le donazioni di sovrani,
papi, personaggi illustri e gente
comune,qui sono esposte anche le
opere che prima di allora non erano
mai state offerte alla visione del
pubblico tra cui gioielli,documenti
antichissimi,dipinti di altissimo
valore e tantissimi altri oggetti
preziosi.
Unica nel suo genere è la collezione
degli argenti che va dal 1305 ai giorni
nostri e comprende circa settanta
pezzi. Questa collezione che si è
mantenuta intatta nel corso dei secoli
È costituita da pezzi in grandissima
parte opera di maestri della scuola
napoletana e sono utilissimi anche per
comprendere lo studio delle tecniche
di lavorazione del metallo e la maestria
degli argentieri napoletani.
Tra gli articoli più interessanti spicca sicuramente
la mitra del 1713 dell’orafo Matteo Treglia composta
da oltre 3700 rubini,smeraldi e brillanti,destinata ad
ornare il busto reliquiario del Santo
Altro pezzo di enorme valore è il calice d’oro tempestato di rubini,
smeraldi e brillanti del 1761,opera di Michele Lofrano e che
rappresentava il formale gesto di devozione al Santo del giovanissimo
Ferdinando di Borbone.
Nel museo è conservato anche
uno dei gioielli più preziosi al
mondo: la collana di San Gennaro.
La collana attualmente ha l’aspetto di un grande
assemblaggio di gioielli di diversa fattura,diversa
datazione e diversa provenienza illustre.Questa,
dono dei Borboni,fu iniziata nel 1679,in origine
erano tredici grosse maglie in oro massiccio a cui
erano appesi croci tempestate di zaffiri e diamanti
poi nel corso dei secoli è stata più volte ampliata
insomma un pezzo unico al mondo.
Ed ancora lo spalliere di argento dorato con rubini,
smeraldi,brillanti,pietre preziose e smalti ed il manto di
San Gennaro completamente ricoperto di gemme preziose.
Impossibile descrivere tutto ciò che è possibile ammirare.
La raccolta in un unico luogo di tutti gli oggetti che formano
il tesoro ha consentito l’allestimento di diverse mostre
tematiche. Il percorso museale prevede anche la visita alle
sacrestie della Cappella del Tesoro che di recente sono state
sottoposte a restauro.
La prima esposizione ha riguardato “Gli Argenti” .
“Il percorso museale è accompagnato da un itinerario sonoro che parte, nella prima
sezione, dalle voci dei vicoli di Napoli a sottolineare la forte appartenenza e aderenza
con le radici della città, per poi articolarsi in una preghiera a San Gennaro nella sezione
in cui sono esposti i busti d’argento dei compatroni che accompagnavano la processione
di San Gennaro ed infine nella terza sezione, dove è esposto il reliquario del sangue
donato nel 1305 da Carlo d’Angiò e che ancora oggi trasporta le ampolle del sangue in
processione, è il canto evocativo delle parenti di San Gennaro a raccontarci il miracolo
della liquefazione. Nella quarta sezione, invece, sono protagonisti i canti antichi sacri
del ‘600 e la processione. Centocinquanta apparecchi audioguide in italiano, tedesco,
inglese, francese e spagnolo, comprese nel costo del biglietto, oltre al supporto delle
hostess, sono in grado di offrire una puntuale e precisa spiegazione del percorso
museale. (paolo jorio)
Notizie e immagini da:
www.museosangennaro.com
www.napolibeniculturali.it
www.napoligrafia.it
www.larepubblica.it
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