Cenni Storici e Notizie su Alessandria della Rocca (italiano)
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Cenni Storici e Notizie su Alessandria della Rocca (italiano)
IL TERRITORIO Alessandria della Rocca, posta a nord della provincia di Agrigento, sorge in una zona collinare, tra le valli dei fiumi Magazzolo e Turvoli, vicina ai comuni di Bivona, Cianciana, San Biagio Platani e Santo Stefano Quisquina. La posizione geografica e la struttura del territorio hanno contribuito a rendere Alessandria un fiorente centro agricolo circondato da uliveti, frutteti e mandorleti. La conformazione del terreno, in gran parte marnoso-argilloso, favorisce la produzione dell’ oliva appartenente alla cultivar “Biancolilla”, dalla quale si ricava un olio di ottima qualità, mentre su numerose aree adibite a pascolo prospera un cospicuo allevamento di bovini. CENNI STORICI Il paese, inizialmente noto come “Alessandria della Pietra”, trae la sua etimologia dall’unione dei nomi del feudatario Alessandro Presti e del suo fortilizio baronale Pietra d’Amico, i cui resti sono ancora oggi visibili su un sperone di roccia lungo la sponda sinistra del Magazzolo. Con l’ istituzione dei Municipi (1713), il borgo venne denominato “Alessandria di Sicilia” e mantenne tale nome fino al 1862, quando con un decreto regio, assunse il nome attuale in onore del simulacro della Vergine della Rocca, rinvenuto prodigiosamente lungo la Contrada detta “ Rocca ‘Ncravaccata”. La storia di Alessandria è fortemente legata alla nobile famiglia dei Barresi. Carlo Blasco infatti nel 1570, avvalendosi dello “ius populandi”, eresse il primo centro abitato nel quale si insediarono centinaia di contadini provenienti dai centri limitrofi, in particolare Bivona. PRINCIPALI FESTE SAN GIUSEPPE Tale festa è molto sentita dagli alessandrini, molti dei quali si riuniscono in un Comitato, detto della "Deputazione di San Giuseppe", incaricato tra l’altro della questua per le vie della cittadina e della realizzazione delle "Pietanzi", piatti tipici quali la "pignolata" (a base di farina, uova, miele), "li sfinci" e le fritture. La domenica antecedente la festa, tre persone, un tempo scelte tra le più povere e bisognose del paese, vengono estratte a sorte per impersonare la Sacra Famiglia. Elemento caratteristico della festa è "l'altaru", altare ricco di verdure, dolci, frutta. Nel giorno di San Giuseppe la tradizione alessandrina vuole che il pranzo sia a base di pesce, tipica infatti è la "milanisa", pasta con sarde, finocchi e "muddrica". PASQUA Il periodo pasquale è ricco di manifestazioni religiose alle quali la popolazione alessandrina partecipa vivamente. La settimana santa ad Alessandria si svolge secondo il seguente iter: si inizia il giovedì con la cosiddetta "ncarzarazioni" e la lavanda dei piedi accompagnata dalla "traccula" in segno di dolore, quindi i "fratelli" accompagnano con il baldacchino l’arciprete a deporre l’Eucaristia nel tabernacolo. Il venerdì, giorno di Passione, si visitano i Sepolcri (Seburchi), allestiti con il grano germogliato (lavureddu); segue la via Crucis lungo la via Roma. La sera il Cristo deposto dalla croce, viene portato in processione in un’ urna diversa da quella originaria, pesantissima, andata distrutta. Il sabato notte avviene la Risuscita e le campane (legate il giovedì precedente) suonano a festa , Infine la domenica, giorno di Pasqua, viene rievocato l'incontro tra il Cristo Risorto e Maria, che nella tradizione alessandrina sono raffigurati dalle statue di Santu Sarbaturi , che reca in mano spighe di grano e baccelli di fave, in segno di prosperità, e la Madonna di lu 'ncontru. Al periodo pasquale sono legati alcuni piatti tipici. Il Venerdì santo infatti si mangiano solo fritture, pesce e “biancu manciari”, crema di latte, mentre il giorno di Pasqua, oltre al tradizionale agnello al sugo o al forno, viene preparata la froscia, una frittata di piselli, fave e ricotta. FESTA DELLA MADONNA La festa della Madonna della Rocca, ha inizio l’ultimo venerdì di Agosto e termina il martedì successivo. Il primo giorno i fedeli si recano al Santuario a prelevare il simulacro, che portano in processione dalle campagne, un tempo illuminate dai falò accesi, alla "Purteddra", in cui sorge una piccola cappella dedicata alla SS. Vergine. L’ingresso nella chiesa Madre è caratterizzato dall’accensione, per tutta la durata della festa, delle luci del paese. La domenica successiva avviene la tradizionale "Cruciera", la questua delle offerte per le vie principali. Dopo la processione serale, i giochi pirotecnici e l'entrata del simulacro della Madonna della Rocca in Matrice, termina la festa religiosa. Un piatto tipico che caratterizza la festa è la cubbasda, dolce a base di mandorle, pistacchio e zucchero fuso. MESTIERI TRADIZIONALI Carrettiere Cu striglia lu so cavaddu, un si chiama garzuni. Lu cavaddu di lu patruni, un ha fattu ma dannu Cavaddu di carrettu, pocu dura. Mulinaru Quannu lu mulinaru si sciarria, la farina veni bona Lu mulinaru è sempri nni lu tric, vivu è nni l’acqua e mortu nni lu focu Ortu e mulinu un diri quantu renni a lu vicinu Vanniaturi Lu panneri zzoccu avi, vannia. Ricamatrice Nsignatimi unni stà arraccamatura, ca m’arraccama tutta la simana, vani a la missa comu ‘na signura, culi capiddi a la napulitana. ‘Nfila l’aguglia, e cci sta quantu un’ura, a fari un ciuri, tutta la simana; Va levati di ‘mmenzu, lagnusuna, va fa curina a tri mazza du ‘ra. Filastrocche Luna luneddra Fammi ‘na cuddrureddra Fammilla beddra granni Quantu chiddra di san Giuvanni San Giuvanni a la Batia Viva viva Santa Rusalia Rusalia quann’era picciula Lu Signuri si la chiamà Si la chiamà ‘ncapu l’artaru tutti l’angili ci cantaru ci cantaru la litania viva Gesù e Maria. Bambineddru picciliddru Lu me cori voli a Iddru Iddru chianci ca lu voli Bambineddru arrobba cori. Arrubbà lu cori a mia Bambineddru vita mia. Bambineddru duci duci I ti portu li me nuci Ti li scacciu e ti li manci Accussi certu nun chianci. DETTI Recitato 3 volte serviva a proteggere la propria dimora da forze negative: Intra porta e di forta rocca Un c’è nuddru chi mi la tocca. Per far passare il formicolio ai piedi si recitava per 3 volte il seguente detto accompagnato dal segno della croce: Addrivigliati pedi Ca l’Angilu veni Veni di Roma Veni cantannu Veni sunannu Mentri lu pedi si va addriviglinnu. Per poter ritrovare qualcosa smarrita ci si affidava a Sant’Onofrio Santu Nofriu Lu Pilusu Vegnu a vu tuttu cunfusu Pi li vostri santi pila Cunzatimi stasira Santu Nofriu Lu Pilusu Pi ‘ssu pilu chi purtati Aviti la via tutta chiana Facitimi truvari…. ITINERARIO STORICO-ARCHITETTONICO Gli elementi architettonici più rilevanti ad Alessandria sono senz’altro le chiese, sorte per iniziativa delle famiglie nobili che, nei secoli, hanno voluto lasciare la loro impronta nella storia e nell’aspetto della cittadina. Chiesa Madre Fu eretta nel 1610 sulla struttura precedente della Chiesa dedicata a San Nicolò di Bari, di cui Carlo Barresi comprò il patronato cambiandone il nome in Santa Maria del Pilerio. La facciata, di chiara ispirazione a modelli post-rinascimentali, presenta ai lati del portone principale due nicchie ad edicola ed una terza, più grande, sopra il portale Chiesa del Carmine Di notevole interesse è il chiostro annesso alla chiesa, caratterizzato da una successione di colonne in stile dorico, archi a tutto sesto e volte a crociera. La Chiesa del Carmine fu costruita per nel 1596, rappresenta l’esempio più classico dell’arte baroccaper l’imponente gruppo scultoreo presente all’interno della edicola sovrastante il portale, che raffigura la Madonna del Monte Carmelo con il Bambino e San Bernardo genuflesso. Due coppie di colonne parzialmente tortili affiancano il portone in legno decorato da 36 rombi. L’interno è arricchito da fregi pittorici e scultorei come l’edicola con catino di colore bianco impreziosito da ornamenti in oro. Chiesa del Convento dei Frati Minori Osservanti Riformati Costruita per volere di Donna Elisabetta Barresi nel 1664, la chiesa, ad una sola navata, presenta sulle pareti interne ricche decorazioni floreali e numerosi affreschi. Notevole pregio hanno le tele ed il busto marmoreo raffigurante la Baronessa. L’affresco più importante lo si può ammirare in una delle stanze attigue alla Chiesa, esso raffigura Alessandria della Pietra posta tra Pizzo e Curma, oltre alle abitazioni sono ben riconoscibili le principali chiese. Chiesa dell’ Immacolata Concezione Costruita per volere di Donna Elisabetta Barresi e dal nipote Giuseppe Napoli Barresi nel 1674, la Chiesa presenta al suo interno decorazioni in stile corinzio con volute, motivi floreali e colori dal rosa al giallo. Sopra il portale interno è possibile ammirare un affresco raffigurante Gesù Bambino con in mano un calice, un libro e delle croci. La volta e le pareti sono impreziosite da alcuni affreschi di Vincenzo Manno raffiguranti scene del Nuovo e del Vecchio Testamento Santuario della Madonna della Rocca Sulla collina denominata “Rocca Ncravattata” sorge il Santuario voluto da Donna Elisabetta Barresi in seguito al ritrovamento del simulacro della Vergine della Rocca. La chiesa ha una sola navata, la volta è decorata da preziosi motivi floreali in oro su sfondo bianco,verde e rosa. Di pregiata fattura appare la decorazione dorata che funge da cornice alla base della cupola . Numerose sono le tele, tra le quali quella raffigurante il ritrovamento della statua della Vergine. Il prezioso simulacro della Madonna della Rocca con in braccio il Bambino è posto sopra l’altare principale in marmo. LE NECROPOLI SICANE DI GRUTTIDDRI E LURDICCHEDDRA La presenza dei primi insediamenti umani nel territorio di Alessandria è attestata nell’area a nord-ovest del fiume Turvoli, nella quale si praticavano pesca e caccia per il sostentamento degli abitanti. Le popolazioni sicane, risalendo il corso d’acqua, si stanziarono presso le alture circostanti che offrivano riparo da animali e da nemici. In contrada Chinesi sorge la Necropoli di Gruttiddri, costituita da numerose camerette sepolcrali di forma circolare scavate nella roccia. Le volte, tondeggianti, si presentano annerite dal fumo poiché nel tempo hanno costituito riparo per pastori e contadini. A soli 3 km dal centro abitato di Alessandria è possibile ammirare un’altra zona di interesse archeologico, quella della collina di Lurdichedda. Sulla omonima altura sorge un'altra necropoli, di dimensioni più piccole rispetto a quella di Gruttiddri, ma dalle caratteristiche simili. IL CASTELLO DI PIETRA D’AMICO Nella contrada Castello, lungo la SS 118 5 Km, sono visibili i suoi resti sulla riva di un recente lago artificiale. Costruito su di un imponente masso, l’edificio, risalente probabilmente al XIII secolo, costituiva il perno della economia e della difesa della zona, attorno alla quale si sviluppò successivamente un villaggio con economia agro - pastorale. ARTIGIANATO In questo angolo di Sicilia è ancora possibile ammirare il frutto del lavoro dei sapienti artigiani, che, con l’ausilio delle tecniche tradizionali, realizzano particolari manufatti. “U SCARPARU” Il calzolaio era colui che con l’ausilio di lesine, martelli e punzoni realizzava le scarpe. All’interno della bottega si ritrovavano dopo il lavoro i contadini della zona. Oggi il suo ruolo è stato fortemente ridimensionato a causa dell’evolversi della civiltà industriale e si limita pertanto a piccole riparazioni. “U STAZZUNARU” E’ colui che, lavorando l'argilla, realizza mattoni, contenitori per l'acqua ('bummuli e quartarì'), tegole. Un tempo il suo compito più complesso;infatti era l’artigiano stesso che si occupava dell’intero processo di lavorazione, dal reperimento delle materie prime alla lavorazione della argilla al tornio e alla cottura nella fornace. “U SIGGIARU” E’ colui che costruisce o ripara le sedie. Due sono le fasi principali della lavorazione: 1. la costruzione dello scheletro della sedia, che un tempo richiedeva la collaborazione di tre figure (il segatore che realizzava le gambe, il montatore che componeva il telaio ed il verniciatore) 2. L’impagliatura della sedia, un tempo di competenza femminile. Il materiale utilizzato è la parte centrale della palma nana, la curina. Oggi la produzione di sedie con tecniche tradizionali è ancora molto diffusa a Bivona. “U FIRRARU” Esistono ancora oggi le botteghe dei fabbri, nelle quali si lavora con quegli strumenti che ne caratterizzavano l’attività negli anni passati: il martello , la mazza , l’incudine e la forgia. La bottega del fabbro anticamente era spesso vicina a quella del falegname, perché il lavoro dell’uno completava in più occasioni quello dell’altro. Alle pareti fumose della sua officina erano attaccati gli arnesi: robuste tenaglie, grandi pinze, martelli di varie dimensioni e tanti ferri che sembravano brillare in contrasto con il nerume dell’ambiente. La sua attività era molto utile a tutta la comunità , infatti egli , non solo costruiva gli arnesi del mestiere di altri lavoratori , ma anche oggetti di uso quotidiano, come i cerchi delle botti o semplici secchi. Oggi i fabbri, con alcuni aiutanti, realizzano lavori commissionati dai clienti, quali griglie per finestre , ringhiere, cancelli per le case di villeggiatura , sedili e lampioni da giardino. “U PASTURI” L’intero territorio offre verdi, freschi pascoli e numerose sorgenti d’acqua che lo rendono luogo ideale per l’allevamento di bestiame e per la conseguente attività casearia, di cui da sempre si occupa il pastore. La produzione del formaggio segue una certa ritualità: al latte munto viene aggiunto il caglio di agnello o capretto per iniziare il processo di fermentazione che porta alla separazione del siero dalla tuma. Quest’ultima viene raccolta in “vasceddi” di giunco intrecciato e successivamente semi cotta. Al siero rimasto, dopo essere stato scaldato, viene aggiunto il latte ovi-caprino per ottenere la ricotta. S. Stefano Quisquina è il borgo che ha mantenuto nel corso degli anni il primato in questo campo. “A RACCAMATRICI” Questo lavoro, esclusivamente femminile, consisteva nell’impreziosire, per lo più di disegni floreali, tovaglie, lenzuola e talvolta interi corredi delle spose. Il lavoro veniva svolto su un telaio sul quale la ricamatrice aveva sistemato gran parte della stoffa. Con un ago, nella cui cruna era infilato un filo adatto al tessuto e al ricamo, la donna eseguiva diversi punti quali il punto erba, il 500, l’intaglio, il punto croce fino al completamento del disegno richiestole. Diversi erano le tipologie di tessuti su cui la “raccamatrice” lavorava: la tela medievale, il misto lino, la pelle d’uovo. MONTI SICANI Alessandria della Rocca rientra, insieme ai comuni di S.Stefano Quisquina, Cammarata, San Giovanni Gemini, Bivona, Cianciana e San Biagio Platani, in un’area, quella del G.A.L Platani - Quisquina, ricca di testimonianze storico-archeologiche, di bellezze naturali, di tradizioni enogastronomiche, di artigianato e riti religiosi che rendono suggestivo l’intero territorio. Santo Stefano Quisquina Il borgo, fondato intorno al 1300, deve il nome alla corona di monti (dal greco “stefanos”) della Quisquina che lo circondano. Grazie alla posizione geografica e alla conformazione del territorio, il paese vanta una considerevole produzione di olive, agrumi e mandorle, ma ciò che lo caratterizza maggiormente è senz’altro la ricca tradizione casearia. Qui infatti è possibile assaggiare il Pecorino (nelle varietà di Tuma, Primo sale, Stagionato e non), il Caciocavallo, il Misto (ottenuto da latte vaccino e ovino) e la Provola. Cosa Visitare: L’Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina La Chiesetta di San Calogero La Chiesa Madre L’Area Attrezzata Belvedere Cammarata Sito alle pendici del monte omonimo, il paese ha mantenuto nei secoli un assetto urbano medievale caratterizzato da ripide e da vie strette spesso gradinate. Cammarata presenta una economia basata su una cospicua coltivazione di grano, olive, mandorle, agrumi ed un notevole allevamento di bovini e ovini. Cosa Visitare: Chiesa dell'Annunziata La Chiesa Madre Chiesa di Santa Caterina Riserva Naturale del Monte Cammarata San Giovanni Gemini Unito fino al 1585 al territorio di Cammarata, il borgo è meglio conosciuto con la denominazione di “Città del Formaggio”. Fiorenti infatti sono l'allevamento di bovini e ovini e la produzione di latte e formaggi di rara fattura e proprietà organolettiche. Rinomati sono il Caciocavallo, le Provole, gli “Ainuzzi”( Piccoli formaggi di pasta filata a forma di cervi, daini o capre), i Panuzzi affumicati (formaggio affumicato di forma rotonda). Tra i principali monumenti ricordiamo la Chiesa Madre ed il cinquecentesco complesso formato dalla Chiesa e dal Convento intitolati alla Madonna del Carmine. Cianciana Il paese molto probabilmente prende il nome da un latifondo romano di proprietà di un tale Ciancius. Il territorio presenta molti luoghi sia d'interesse paesaggistico-ambientale quali il Monte Cavallo, le Maccalube, il fiume Platani sia storicoculturale come le antiche grotte e le miniere di zolfo, quest’ultime un tempo alla base della economia locale. La posizione geografica di Cianciana favorisce la coltura di ulivi, mandorli, piante di fichi d'india, prodotti che vengono esposti e degustati nelle annuali Fiere di giugno e di agosto. Di particolare bellezza sono la Chiesa Madre della SS Trinità, la Chiesa del Purgatorio e il Convento dei Riformati. Insigni sono i diversi palazzi nel centro urbano, fra i quali citiamo il Palazzo Ioppolo, il Palazzo Cinquemani e il Palazzo del Barone Micheli. Di fondamentale importanza per la comprensione del mondo culturale ed economico che caratterizza la zona è il Museo dei luoghi e della memoria, al cui interno è possibile rivivere uno spaccato di vita quotidiana mediante la visione di ambienti e attrezzi tipici della società contadina e zolfatara. San Biagio Platani San Biagio Platani, posto su un altopiano fra le due vallate dei fiumi Platani e Turvoli, è un fiorente centro agricolo circondato da colture di cereali, olive, mandorle e pistacchi. Rilevanti sono fra i monumenti la Chiesa Madre dedicata a San Biagio e la Chiesa del Carmine, entrambe del XVIII secolo. Il paese è conosciuto soprattutto per gli “Archi di Pasqua”, realizzati con pani, frutta, palme e fiori, in occasione della Settimana Santa. Bivona E’ un centro agricolo che sorge nell’alta valle del fiume Magazzolo, alle pendici meridionali del Monte delle Rose. La città è conosciuta soprattutto per la “Pescabivona”, varietà di pesca la cui produzione rappresenta l’elemento caratteristico e più rilevante dell’economia locale. Bivona è circondata da boschi di conifere e da erbe aromatiche e officinali, offrendo pertanto l’opportunità di escursioni su una delle montagne più alte( 1436m) della Sicilia centrale. Di rilevante interesse è la produzione artigianale delle caratteristiche “sedie di Bivona”, cesti in vimini, piatti in terracotta. Cosa Visitare: Chiesa di San Paolo Chiesa dei Cappuccini Portale gotico Chiaramontano Chiesa di S. Rosalia AUTOLINEE Alessandria della Rocca-Palermo - Alessandria della Rocca-Sciacca Ditta Prestia e Comandè Telefono: 091 586361 - 091 580457 Alessandria della Rocca-Agrigento Ditta Camilleri Telefono: 0922 39084 - 0922 47279