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Diapositiva 1 - Azioni per una vita in salute

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Diapositiva 1 - Azioni per una vita in salute
Fattori personali nella
presa di decisioni:
dalle intenzioni alle azioni
BRUNA ZANI
FACOLTA’ DI PSICOLOGIA
UNIVERSITA’ DI BOLOGNA
Corso di formazione: Attività fisica e salute – Agire
Bologna 8 marzo 2010
Fattori che agiscono come
determinanti della salute (Marks, 1996)
DETERMINANTI DELLA SALUTE:
 Sesso,
età e fattori ereditari
 Stili di vita individuali
 Influenze sociali e della comunità
 Condizioni di vita e di lavoro
 Condizioni generali socioeconomiche,
culturali e ambientali
ALAMEDA STUDY
(Belloc, 1972; Berkman & Syme 1974;
Schoenbron, 1993)
Le 7 regole d’oro dei comportamenti
“sani”:
Dormire 7-8 ore al giorno,
fare colazione ogni giorno,
NON mangiare tra i pasti,
fare attività fisica regolare,
fare uso modesto di alcol,
NON fumare,
mantenere il peso ideale

Fattori socio-culturali/
di comunità/politici




Caratteristiche del tessuto sociale e delle
reti istituzionali
Normative e standard esistenti a livello
formale e informale nei gruppi e nelle
organizzazioni.
Significati culturali e strutture informali
che limitano o facilitano l’adozione di
pratiche di salute
Leggi, giurisdizioni e politiche comunali,
regionali o statali che regolamentano o
incentivano le pratiche sanitarie, al fine di
prevenire e controllare le malattie.
Fattori interpersonali
 Processi
interpersonali che
coinvolgono i gruppi primari
(amici, famiglia, pari,ecc.)
rivolti allo sviluppo di una identità
sociale, al sostegno e alla
definizione del proprio ruolo nel
mondo sociale.
Fattori personali
Caratteristiche individuali che
influenzano il comportamento:
 tratti di personalità
 conoscenze,credenze,convinzioni
 emozioni
 motivazioni
 atteggiamenti,
 abilità,
 abitudini
Determinanti del comportamento
CHI E PERCHE’
LE PERSONE ADOTTANO CERTI
COMPORTAMENTI
Quali determinanti sono cognitive –
emotive – psicosociali?
Quali sono disposizionali o situazionali?
Quali sono modificabili?
PARTE PRIMA
 PROCESSI PSICOLOGICI E
PSICOSOCIALI coinvolti nell’adozione
di comportamenti “salutari”
PARTE SECONDA
 MODELLI TEORICI DI RIFERIMENTO
A. MODELLI Valore-aspettativa
B. MODELLI PROCESSUALI
C. MODELLI INTEGRATI
PARTE PRIMA
PROCESSI PSICOLOGICI e
PSICOSOCIALI
coinvolti nell’adozione di
comportamenti
di SALUTE
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Valutazione del rischio, vulnerabilità
e ottimismo
Presa di decisioni
Controllo e “auto-efficacia”
Emozioni
Confronto sociale
Strategie di coping
Influenza sociale
Sostegno sociale
(Zani e Cicognani, 2000)
1. PERCEZIONE DEL RISCHIO,
VULNERABILITÀ E OTTIMISMO
 Rischio:
concetto polisemico, non
solo fattore “oggettivo”, ma anche
soggettivo
 Rischio
= probabilità che alcuni
avvenimenti negativi si verifichino e
importanza attribuita alle loro
conseguenze (modello expectancyvalue)
1. PERCEZIONE DEL RISCHIO,
VULNERABILITÀ E OTTIMISMO
 Determinazione
della pericolosità del
rischio
 Riconoscimento della “suscettibilità
personale” e vulnerabilità
 Percezione del rischio e modalità di
fronteggiamento della minaccia
1. PERCEZIONE DEL RISCHIO,
VULNERABILITÀ E OTTIMISMO
 Bias
(es. self-serving bias)
 Euristiche
 Bisogno di ridurre la paura
 Differenza Sé-Altro
 Ottimismo irrealistico
 Credenze e sistemi di valori culturali
2. Elementi del processo di
“decision making”
Due assi:
percezione del proprio stato di salute
(benessere vs. malessere)
Investimento
sulla salute (iniziativa,
progettualità vs. inerzia)
2. PRENDERE DECISIONI
 Quadro
di riferimento normativo:
la presa di decisioni come
processo razionale basato su
analisi sistematiche di
informazioni disponibili
e/o sull’analisi di costi/benefici di
azioni alternative scelte sulla
base del valore con più alta utilità
soggettiva
2. PRENDERE DECISIONI
es. i 5 steps:
definire il problema;
identificare le alternative;
valutare le alternative;
prendere la decisione,
implementare la decisione presa
2. PRENDERE DECISIONI
Nella vita quotidiana:
 Rappresentazione incompleta o
inadeguata del problema (focus
selettivo)
 Uso
di biases e euristiche
nell’elaborazione di informazioni
2. PRENDERE DECISIONI
Le variabili di mediazione:
Dalle
credenze al comportamento:
= l’intenzione
Dall’intenzione
al comportamento???
Diverse teorie
dell’azione)
il controllo (TCP)
lo
scopo
(teoria
2. PRENDERE DECISIONI
Importanza degli scopi (sovraordinati)
scelti sulla base
• delle proprie preferenze e di azioni
routinarie già elaborate
oppure
• di indicatori spaziali e temporali della
situazione che attivano
automaticamente i comportamenti
3. CONTROLLO
e “SELF-EFFICACY”
Il controllo e la percezione di
controllabilità degli eventi è associata
all’adozione di comportamenti sani
 la percezione di controllo è costrutto
sovrapponibile a locus of control,
mastery,
self-efficacy,
potere,
hardiness (variabile aggregata di
impegno, sfida e controllo)
 Controllo come variabile di contesto o
come caratteristica di personalità

4. EMOZIONI (I)
 Variabili
-
che hanno un effetto diretto sullo
stato di salute
(es. Rabbia, ostilità, disturbi cardiovascolari)
 Esprimere
le emozioni ha effetti importanti
sui
comportamenti
di
salute
(es.
la
possibilità di ricevere sostegno sociale)
-
Le persone ostili sperimentano il mondo
come
più
stressante,
ricevono
meno
sostegno sociale e sono più vulnerabili
rispetto all’insorgenza di malattie.
4. EMOZIONI (II)
Affettività negativa e tendenza a
provare
emozioni
negative,
“lamentele” sulla salute: tendenza a
sviluppare malattie gravi
 Tendenza a inibire le emozioni, anche
di tipo secondario come l’ansia:
possibile
compromissione
della
funzione immunitaria e sviluppo di
malattie
 Alessitimia (Pennebaker et al., 1990)

5. CONFRONTO SOCIALE
 Effetti
dell’appartenenza sociale e
comportamenti di salute
 Gruppi di riferimento: importanti per
il
benessere
soggettivo
e
la
soddisfazione di vita
 Teoria del confronto sociale utile per
decodificare i sintomi ambigui, per
confrontare il proprio stato di
benessere (o i propri sintomi) con
quello degli altri, di amici e familiari.
TEORIA DEI CONFRONTI SOCIALI
(WILLS,1981)
 Confronti
sociali downward: parte del
coping centrato sulle emozioni utile
per “stare meglio” attraverso un
confronto con chi “sta peggio”.
 Confronti sociali upward: parte del
coping centrato sul problema in
quanto fornisce indizi utili per
affrontare
efficacemente
un
problema.
PARTE SECONDA
MODELLI TEORICI DI RIFERIMENTO
 A.
MODELLI Valore-aspettativa
 B. MODELLI PROCESSUALI
 C. MODELLI INTEGRATI
A. MODELLI Valore-aspettativa
 Azioni
scelte in base alla probabilità e
alla valutazione dei risultati
 Modelli statici
1. HEALTH BELIEF MODEL
Variabili demografiche
(età, sesso e etnia)
Variabili socio-psicologiche
(personalità, classe sociale,
etc..)
Percezione
soggettiva
di vulnerabilità
alla malattia
+
Percezione di
gravità delle
conseguenze
associate alla
malattia
Percezione di
minaccia della
malattia
Induttori dell’azione
(campagne pubblicitarie,
consigli, malattie di familiari,
etc…)
Percezione dei
benefici dell’azione
preventiva meno la
percezione degli
ostacoli e dei costi
Probabilità di
compiere l’azione
preventiva
raccomandata
MODELLO DI CREDENZE
SULLA SALUTE







Grado di minaccia associato alla malattia
Benefici e costi dell’azione preventiva
Fattori moderatori
Fattori induttori
Cosa pesa di più nel modello? Percezione dei
costi
Processi di attribuzione causale: modifiche
al modello
Limiti al modello: individuo isolato e
mancata individuazione di fattori distali.
2. TEORIA DELLA MOTIVAZIONE
A PROTEGGERSI
Fattori di facilitazione
Fattori di ostacolo
Vantaggi intrinseci
Risposte
Disadattive
_
Vantaggi estrinseci
Gravità
Vulnerabilità
Attivazione della
paura
Efficacia della risposta
Risposte
Adattive
Self efficacy
Valutazione della
minaccia
=
_
Costi della risposta
adattiva
=
Motivazione a
proteggersi
Valutazione della
risposta di coping
TEORIA DELLA MOTIVAZIONE
A PROTEGGERSI
 Percezione
della
gravità
della
malattia
x
percezione
della
vulnerabilità personale x efficacia
della risposta di coping
 Modello successivo: credenza nella
capacità di fronteggiare la situazione
 Rippetoe
e
Rogers
(1987):
valutazione
della
minaccia
e
valutazione della risposta di coping
LIMITI
 Legame
tra percezione di rischio o
vulnerabilità
e
comportamento
preventivo non è stato sempre
confermato.
 Bias nella valutazione del rischio o
della vulnerabilità
 Caso dell’ottimismo irrealistico
 Processi cognitivi individuali
3. TEORIA DEL
COMPORTAMENTO PIANIFICATO
Credenze sulle conseguenze
del comportamento
Atteggiamento verso
l’azione
Valutazione sulle
conseguenze attese
Credenze normative
Norme soggettive
Motivazione a aderire
a tali credenze
Credenze sul controllo
Percezione del controllo
sul comportamento
Intenzione
Comportamento
LIMITI DELLA TCP
 Bassa
varianza spiegata dal modello
(15-24%)
 Quali ulteriori variabili inserire tra
credenze e intenzioni, tra intenzioni e
comportamento?
 Problema della misura
B. MODELLI PROCESSUALI
 Dimensione
dinamica
 Variabili che influenzano la transizione
tra le fasi non sono necessariamente
predittive dell’esecuzione finale dei
comportamenti
 Sequenza dei fattori causali importante
per spiegare i comportamenti di salute:
all’inizio vengono elaborate le
informazioni sui costi e sui benefici e
successivamente i piani di azione
MODELLO TRANSTEORETICO
(DICLEMENTE e PROCHASKA)
 Precontemplativa
 Contemplativa
 Preparazione
 Azione
 Mantenimento
-
Processo a spirale, sviluppato per spiegare
la dipendenza da sostanze in cui vi sono
processi di cambiamento connessi a
attività esperienziali e comportamentali
Modello “stadi del cambiamento”
(Prochaska & DiClemente, 1992)
 Tenta
di spiegare il
cambiamento in una
prospettiva dinamica
 L’inizio di un nuovo
comportamento è
l’esito di un
processo, di fasi
motivazionali che si
articolano nel tempo
(soggettivo e
oggettivo)
Quanto sei motivato…
DOMANDA


Ad iniziare ad
andare in
palestra?
A fare una
passeggiata
ogni giorno?
RISPOSTA
 Non ho nessuna
intenzione
 Forse tra qualche
mese lo farò
 Penso di farlo a
breve
 L’ho già fatto
 L’ho fatto ma non
sono riuscito a
continuare
Precontemplazione
 Nessuna
intenzione al
cambiamento
 Nessuna azione nel
futuro possibile
 Il soggetto è
inconsapevole del
problema/ bisogno
e resistente al
cambiamento
Contemplazione
 Intenzione
a cambiare nel
prossimo futuro
 Consapevole dei benefici
(es., “ne vale la pena”) ma
anche delle difficoltà e dei
costi psicologici e materiali
implicati nel cambiamento,
specie se è l’interruzione di
un’abitudine
 Valutazione congiunta dei
pro e dei contro, dubbi e
ambivalenza
Preparazione
 Intenzione
ferma a
intraprendere l’azione
 Il soggetto ha un’idea
progettuale su “come
fare”, è convinto che i
benefici sono maggiori
dei costi, è pronto a
iniziare un eventuale
trattamento o a
rivolgersi ad un
professionista
Azione
 Il
soggetto
modifica un suo
comportamento
specifico
 Progressivamente
lo inserisce nel
suo repertorio
comportamentale
Mantenimento
 Azione
continuativa ed
effettiva
 Gestione delle
“tentazioni”
 Sviluppo dell’
autoefficacia
Ciò che spiega perché iniziamo
un comportamento è diverso
da ciò che spiega il suo mantenimento
Inizio di un
nuovo
comportamento
Convinzioni ed aspettative
Mantenimento del
nuovo
comportamento
Formazione di abitudini
Processi automatici
(Sviluppo di dipendenza)
La ricaduta è sempre possibile!
Preparazione
Contemplazione
Precontemplazione
Azione
Manteniment
Ricaduta
Due costrutti cognitivi principali
BILANCIA DECISIONALE: valutazione dei
pro e dei contro del cambiamento “da una
parte ci sono vantaggi,
dall’altra ci sono svantaggi” - soprattutto
nella precontemplazione e contemplazione
AUTOEFFICACIA : valutazione delle proprie
capacità di eseguire il corso di azioni
necessario a raggiungere un risultato
desiderato. “mi sento capace di..” – nella
preparazione, azione e mantenimento -
Mantenimento
POSSIBILI AZIONI
•Aiutare a rafforzare le
abilità di coping per
evitare le ricadute
episodiche (e poi
continuative)
•Fornire alternative
•Personalizzare i remind e
gli incentivi
UNA DECISIONE
IMPLICA UNA SCELTA
TRA ALTERNATIVE
Stadi del Decision Making
Identificare
Generare
Il problema
alternative
Valutare le
alternative
Valutare la
decisione
Selezionare
la migliore
Implementare
la decisione
Decisioni ponderate vs. automatiche
• LA MAGGIOR PARTE DELLE SCELTE
CHE EFFETTUIAMO SONO FRUTTO DI
DECISIONI NON PONDERATE
MA AUTOMATICHE
• SPESSO NON CI SOFFERMIAMO AD
INDIVIDUARE LE ALTERNATIVE DA
VALUTARE CON CURA SECONDO
DETERMINATI CRITERI
Frame e decisioni
L’effetto FRAMING (Tversky e Kahneman 1981)
Le nostre scelte
possono essere
influenzate dal modo
con cui interpretiamo
le opzioni.
Teoria del prospetto
• I ricercatori hanno dimostrato che, in genere, gli individui sono
disposti ad assumersi più rischi per evitare una perdita che per
realizzare un guadagno.
Dovendo affrontare un guadagno sicuro la maggior parte degli
investitori sono avversi al rischio, ma dovendo affrontare una sicura
perdita, diventano estremamente propensi al rischio.
• Che cosa preferireste, essere certi di vincere 3000 euro oppure
partecipare a un gioco in cui avete l’80% di possibilità d’intascare
4000 euro e il 20% di non guadagnare nulla? La maggior parte di
noi scapperebbe con i 3000 euro.
• Adesso invertite i termini della questione: scegliete tra una perdita
sicura di 3000 euro e un gioco in cui avete il 20% di possibilità di
non perdere niente e l’80% di ritrovarvi con 4000 euro in meno…
Cosa è il rimorso? Quando lo proviamo?
Le persone confrontano l'esito attuale con
l'esito che ne sarebbe derivato se avessero
fatto un'altra scelta ed esperiscono una
•
emozione come conseguenza di questo
confronto.
E’ di rimorso se l'esito previsto fosse stato
migliore
La teoria del rimorso anticipato
•
Prima di prendere una decisione di grande
importanza, di solito tardiamo l'azione e
pensiamo alle cose che possano causarci un
rimorso in futuro…
• Queste preoccupazioni provocano esitazione e
dubbio e rendono saliente il pensiero che anche
la scelta comportamentale percepita come più
attraente potrebbe avere esiti infausti
E se
dopo mi pento?
APPROCCIO AL PROCESSO DELL’AZIONE
RILEVANTE PER LA SALUTE (HAPA)
 Fase motivazionale: percezione del
rischio, aspettative circa il risultato e
percezione dell’efficacia personale.
 Fase volitiva o dell’azione: cognitivo
(formazione di piani d’azione e
controllo
sull’azione),
comportamentale
(azione)
e
situazionale
(barriere
e
risorse
esterne).
MODELLO HAPA
Aspettative circa il risultato
Autoefficacia
Piani d’azione
Percezioni del rischio
Controllo sull’azione
Intenzioni
Azione rilevante per la salute
Barriere e risorse esterne
C. MODELLI INTEGRATI
 Dal
non pensare a un cambiamento
nei comportamenti alla formazione di
un’intenzione
all’azione
vera
e
propria: ruolo di numerose variabili
quali la self-efficacy, la percezione di
minaccia, l’impegno, le norme, etc…
MODELLO DELLE VARIABILI DI
MEDIAZIONE NELLA SALUTE
Eventi della vita
Emozioni
Comportamenti
Appropriati
Sostegno sociale
Classe
Reddito
Abitazione
Istruzione
Occupazione
Matrimonio
Salute
Esiti
Coping
Conoscenze
Informazioni
Rutter, Quine e Chesham (1993)
Disposizioni
cognitive
Comportamenti
inappropriati
MODELLO MULTIFATTORIALE E
INTERAZIONISTA DI
BROUCHON –SCHWEITZER E DANTZER
Allo
stato
di
malattia
(variabile
dipendente) concorrono:
 variabili antecedenti come età, sesso,
stili di vita, situazione familiare, …
 variabili scatenanti come gli eventi di
vita stressanti
 fattori moderatori come la percezione
dello stress, l’ansia, …
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