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La città ideale - Grancaffescuola
Il corsista potrà scegliere tra le seguenti attività: • Diario di bordo: il corsista dovrà elaborare un diario con la narrazione dell’esperienza svolta, dei soggetti coinvolti, del grado di partecipazione e delle difficoltà incontrate. • Realizzazione di un ipertesto corredato da immagini su un qualsiasi tema storico secondo la struttura di lavoro qui proposta. L’ipertesto potrà essere realizzato come una presentazione powerpoint o altri editor di testo, o anche con Indirewebsite, il semplice sofware fornito da indire per la realizzazione di ipertesti. Laboratorio di fonti iconografiche. Uno scorcio di Rinascimento: la città ideale e il rapporto tra artista e committenza attraverso l’uso di fonti iconografiche L’ipertesto con Power Point si divide in tre step: 1) La città ideale: carrellata di immagini corredate da spiegazione; 2) I rapporti tra artisti e potere: carrellata di immagini corredate da spiegazione per ricostruire la figura di Federico da Montefeltro duca di Urbino; 3) Da città ideale a città reale: Pienza.Un percorso attuale. Step 1:La città ideale Step 2: I rapporti tra artisti e potere Step 3: Pienza: da città ideale a città reale La città ideale Il Rinascimento italiano vide affermarsi in Italia i caratteri di una società nuova. Si coltiva il gusto dell'antichità classica come modello da far rivivere nel presente; si afferma l'esaltazione di una bellezza ideale intesa non solo come ammirazione delle belle forme, ma come raggiungimento di un perfetto equilibrio tra istinto e ragione. Nasce così il concetto di "città ideale", esigenze concrete e geometriche assolute, impianti radiali e a scacchiera, modelli sui quali configurare le città reali. 1) Pianta di Sforzinda nel progetto di Filarete; 2)-3)-4)-5)Immagini din città ideali; le ultime tre sono di Luciano Laurana (Berlino, Baltimora, Urbino) Sforzinda fu il primo progetto di città rinascimentale realizzato secondo un disegno unitario e dettagliato in ogni sua parte. La realizzazione su carta si deve all’architetto fiorentino Filarete, che venne inviato dai Medici a Milano, presso Francesco Sforza, come portatore della nascente cultura rinascimentale italiana Pianta della città La pianta presenta uno schema urbano di tipo radiale; la forma è una stella generata dalla intersezione di due quadrati ruotati di 45° ed iscritta in un fossato circolare. Nelle otto punte erano previste 8 torri e negli spigoli rientranti 8 porte, dalle quali si diramavano strade che a raggiera conducevano al centro La porta – le fondamenta Il Duomo – dal Codice Magliabechiano L’esempio più noto di raffigurazione di città ideale del Rinascimento è senza dubbio “La città ideale”, dipinto di assegnazione ancora incerta, conservato nel Palazzo Ducale di Urbino. La città è rappresentata secondo i principi del classicismo rinascimentale. In un rigoroso impianto prospettico appaiono strade rettilinee che si intersecano perpendicolarmente e al centro un monumentale edificio pubblico dalla perfetta planimetria circolare. Ai lati della piazza sono poste due fontane dalla pianta ottagonale; sul lato destro in posizione arretrata è l’edificio religioso. Non è presente traccia di vita umana, esclusi i due piccioni appollaiati sul cornicione del palazzo posto in primo piano a destra, fatto che contribuisce ad accentuare il fascino dell’opera. “Tutte le cose saranno misurate, congiunte e collegate non a caso, ma con un ordine preciso. Ciò consentirà allo sguardo di correre libero volentieri”. Così scriveva Leon Battista Alberti nel suo trattato De re edificatoria. L’Alberti fu uno dei primi ispiratori della nuova architettura rinascimentale, che proponeva di costruire secondo i canoni della perfetta armonia dell’ordine geometrico. Tale ricerca, già presente nel dipinto “La città ideale”, ritorna in questa raffigurazione realizzata da Luciano Laurana (1420 – 1479), che ritrae un luogo immaginario e nello stesso tempo reale. Alcuni monumenti esistenti (es. Colosseo e Battistero di Firenze) sono posti in un ambiente artificiale. I rapporti tra artisti e potere Nel Rinascimento risulta forte il legame tra gli uomini di potere delle città e gli artisti che operavano alle dipendenze di tali signori. Essi realizzavano splendide opere d’arte su commissione spesso con intenti elogiativi. Qui di seguito riportiamo i ritratti di quattro personaggi che hanno segnato in questo senso la storia del tempo, anche se nel percorso ci occuperemo solo di Federico da Montefeltro, duca di Urbino 1) Piero della Francesca, Ritratto di Federico da Montefeltro, Firenze, Galleria degli Uffizi; 2)Raffaello Sanzio, Leone X coi cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi, Firenze, Galleria degli Uffizi; 3) Giorgio Vasari, Ritratto di Lorenzo il Magnifico, Firenze, Galleria degli Uffizi; 4) Raffaello Sanzio, Ritratto di Giulio II, Londra, National Gallery Federico, figlio naturale di Guidantonio, nato a Gubbio nel 1422, giunse ad Urbino accompagnato dalla fama di uomo saggio. Fu proprio durante il suo governo che la città raggiunse il massimo splendore, diventando uno dei centri principali del Rinascimento italiano. Piero della Francesca, Ritratto di Battista Sforza e di Federico da Montefeltro, Firenze, Galleria degli Uffizi Nel momento in cui Urbino accresce il proprio prestigio accanto a Federico c’è Battista Sforza, figlia di Alessandro Sforza e Costanza Varano, signori di Pesaro. Le loro nozze furono celebrate nell’anno 1460. La corte da questo momento diventa luogo di riferimento per matematici, giuristi, pittori come Piero della Franscesca, che realizzò proprio ad Urbino alcune dei suoi capolavori, e architetti, come il Laurana, al quale Federico commissionò nel 1465 la ristrutturazione del suo palazzo. Piero della Francesca, Pala di Brera (Madonna col Bambino, santi, angeli e il Duca Federico da Montefeltro) 1472-1474, olio su tela, Brera, Milano. La vita serena della corte e le vittorie militari del duca di Montefeltro furono turbate dalla morte prematura di Battista (1472). La pala, realizzata da Piero della Francesca, trafugata dai Francesi nel 1811 e portata a Milano, fotografa proprio quel momento. E’ appena nato a Federico il tanto desiderato erede maschio, Giudubaldo, e lui è tornato vittorioso dalla guerra, ma la notizia della scomparsa della moglie turba il clima gioioso. Tra l’altro nel dipinto appare a figura intera Giovanni Battista, santo scelto dal pittore proprio in ricordo dell’estinta. Nella stanza da letto del Duca è esposto questo ritratto che raffigura Federico insieme al figlio Giudubaldo. Si tratta di un vero e proprio ritratto ufficiale in cui il Duca è presentato con i suoi attributi sia nobiliari (Ordine dell’Ermellino appeso al collo e ricevuto dal Re di Napoli Ferdinando d’Aragona; Ordine della Giarrettiera posto sul gambale e ottenuto dal Re d’Inghilterra Edoardo IV) sia più strettamente personali, quali le doti militari, sottolineate dall’armatura indossata, le qualità umanistiche, testimoniate dal libro che sta leggendo, il rispetto religioso, la tiara. Infine la presenza del figlio che regge in mano lo scettro paterno del comando sta a sottolineare la continuità dinastica. Paolo Berruguete, Ritratto del duca Federico con il figlio Giudubaldo, Urbino, Palazzo Ducale La Comunione degli Apostoli di Giusto di Gand presenta ancora chiari richiami elogiativi alla figura del Duca, che viene raffigurato in secondo piano mentre sta colloquiando con un personaggio in abiti orientaleggianti, probabilmente il medico ebreo di nome Isaac, convertitosi al Cristianesimo ed in visita ad Urbino come ambasciatore dello scià di Persia. Il quadro sembra voler auspicare una soluzione alle dispute secolari con il mondo orientale. Sullo sfondo in braccio ad una nutrice compare anche Giudubaldo neonato, a significare che quanto iniziato dal padre verrà proseguito dal figlio. La presenza dei Montefeltro nel quadro testimonia inoltre il legame con la Confraternità, che commissionò il dipinto per la chiesa del Corpus Domini, ed anche il contributo economico dato dal Duca per la realizzazione dello stesso. Alcuni progetti di Leon Battista Alberti rimasero solo sulla carta, altri invece presero vita su sua ispirazione. Un esempio è Pienza, nata dalla ristrutturazione del borgo di Corsignano per il volere del papa Pio II. Egli commissionò il lavoro all'architetto Bernardo Rossellino, allievo dell’Alberti. Inizialmente la ristrutturazione riguardava solo la piazza centrale [sulla quale si affacciano la cattedrale(1), la residenza del papa (2), palazzo Borgia e Jouffroy (3), palazzo comunale (4), palazzo degli Ammannati (5), il palazzo Tommaso Piccolomini (7)] ma venne poi estesa al resto del borgo che sarebbe divenuto una perfetta residenza papale; la morte di Rossellino e di Pio II Piccolomini ha impedito la realizzazione completa del progetto lasciando comunque a Pienza lo splendido palazzo Piccolomini con il suo loggiato da cui si può ammirare per molti chilometri la campagna toscana. Da città ideale a città reale Piazza Pio II La Cattedrale sorge sul luogo dell'antica pieve di Santa Maria e svolge un ruolo scenografico da qualsiasi punto la si guardi. Il complesso della cattedrale risente notevolmente delle chiese gotiche francescane e delle "Hallenkrchen" tedesche che Pio II aveva ammirato nei suoi molti viaggi nell'Europa del Nord. Lo sviluppo di tutta la fronte, però, é completemente rinascimentale sotto la diretta influenza di Leon Battista Alberti. Elementi del tempio greco classico si fondono con quelli dell’arco di trionfo romano. L'interno della cattedrale di Pienza é a croce latina, a tre navate divise da alti pilastri fasciati da semicolonne. Come volle Pio II per rendere ancora più luminoso il vano, la navata mediana é più larga delle laterali ma di uguale altezza. All'interno elementi gotici si sposano ad elementi rinascimentali. All'interno del Duomo si ritrovano cinque tavole dipinte da autori di scuola senese. Palazzo Piccolomini fu fatto costruire ostruire da Papa Pio II come dimora della famiglia. Per costruirlo il Rossellino demolì le vecchie case dei Piccolomini. In questo edificio é molto forte l'infl uenza dell'Alberti; il Rossellino, infatti, si ispirò direttamente al Palazzo Ruccellai di Firenze, disegnato dal grande architetto e realizzato dal suo allievo-collaboratore (proprio il Rossellino). Pur nelle sue grandiose strutture, il palazzo si adegua agli altri edifici della piazza anche se più piccoli. E' un esempio il pozzo di travertino bianco che si trova ai piedi del palazzo che pur essendo a misura d'uomo si integra in modo armonioso. Anche il disegno del pozzo si deve al Rossellino. Si tratta di un'opera elegante e perfetta tanto da essere stata imitata più volte nel secolo seguente soprattutto in Toscana. Sicuramente degno di nota é il cortile interno di Palazzo Piccolomini, molto elegante e circondato da un portico con colonne corinzie, dal quale si accede al giardino pensile, sul quale si affaccia il palazzo con tre ordini sovrapposti di logge. Il giardino all'italiana è rimasto intatto e tuttora svolge la sua funzione di intermediario fra lo spazio architettonico e la natura, che si offre maestosa alla vista, che spazia dal Monte Cetona al Monte Amiata. Oggi il Palazzo Piccolomini è divenuto un museo dove è possibile visitare l'antica sala d'armi, lo studio e la camera da letto di Pio II e la biblioteca. Sul lato est della piazza si erge il Palazzo Comunale, anch’esso opera del Rossellino, perfettamente in sintonia con l’architettura della piazza con il suo ampio loggiato. L’edificio presenta la facciata decorata con la tecnica dell’intonaco graffito e una torre, più tarda, in mattoni. Questa risulta più bassa rispetto al campanile della Cattedrale per sottolineare la maggiore importanza del potere ecclesiastico su quello civile. Palazzo Borgia fu donato da Pio II al Cardinale Rodrigo Borgia e rivela nell’aspetto la sua preesistenza rispetto agli altri edifici. Il Cardinale si limitò a rialzare di un piano la struttura e sostituì le finestre gotiche con finestre a crociera aggiungendo un portale in travertino e un cortile interno. Il palazzo è sede del Museo Diocesano che si forma attorno al nucleo del Museo della Cattedrale, l’antico museo raccoglieva opere di proprietà della Cattedrale, oltre a numerosi arredi sacri appartenuti al papa e ai vescovi succedutisi nel corso dei secoli. Nelle undici sale che costituiscono l’attuale museo si succedono, in ordine cronologico dal Duecento al Settecento, importanti dipinti, sculture, arredi sacri e manufatti tessili relativi al territorio della diocesi pientina.