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Competenze affettive

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Competenze affettive
Lo sviluppo delle
competenze affettive
dell’adolescente nella
post-modernità
Daniele La Barbera
professore ordinario di psichiatria
università di Palermo
Bari, 17-04-2008
Si stanno realizzando
nella nostra società dei
grandi cambiamenti
Solo se tentiamo di
comprendere questi
cambiamenti potremo dare
un significato a ciò che
accade nel mondo della
cultura, nella vita
familiare, nella scuola,
nelle relazioni affettive
I cambiamenti sociali e
culturali sono in gran
parte legati al mondo dei
media e delle tecnologie
della comunicazione
1. La post-modernità
2. I compiti evolutivi
dell’adolescenza
3.
L’influenza delle
tecnologie
DAL FUTURO-PROMESSA …
… AL FUTURO-MINACCIA
DAL DESIDERIO DI FUTURO…
… ALLA NOIA DEL PRESENTE
“Oggi, per i giovani sembra che la minaccia
del futuro si sia sostituita all’invito a entrare
nella società, a condividere, a conoscere e ad
appropriarsi dei beni della cultura.
Sembra che la nostra società non possa
più “concedersi il lusso” di sperare o di
proporre ai giovani la loro integrazione sociale
come frutto e fonte di un desiderio
profondo”.
(M. Benasayag)
La condizione esistenziale di tristezza e
la perdita di ideali hanno portato oggi la
nostra società ad abbandonare un tipo di
educazione fondata sul desiderio:
l’educazione dei nostri figli non è più
infatti un invito a desiderare il mondo,
ma piuttosto a temerlo, a guardarsi dai
pericoli incombenti, a salvaguardare
innanzitutto la propria sopravvivenza
Vivere nell'incertezza
ci appare un modo di vivere,
il solo modo di vivere l'unica vita
che abbiamo.
(Z. Bauman)
E LA NOIA E L’APATIA PER
L’ORDINARIO E PER LA
QUOTIDIANITA’ POSSONO
AUMENTARE L’INCLINAZIONE
PER ATTEGGIAMENTI ESTREMI
ED EXTRA-ORDINARI
Da circa un secolo il disagio della civiltà
contemporanea e il malessere psicosociale vengono attentamente indagati da
studiosi di diversi ambiti scientifici:
psicologi, psichiatri, psicoanalisti,
sociologi, filosofi, economisti.
Ma dalla classica opera di
Sigmund Freud del 1929, che con
sguardo acuto tracciava le linee
del disagio che l’uomo deve pagare
al processo di affrancamento
dalla barbarie e dal mondo degli
istinti, all’epoca attuale, il
malessere della contemporaneità
ha rapidamente assunto
connotazioni del tutto differenti e
nuove che segnano uno scarto
incommensurabile con la
dimensione sociale e psicologica di
buona parte del novecento.
Tale malessere presenta oggi
caratteristiche pervasive e
diffuse, è trasversale e
disseminato, è avvertibile e
ignoto allo stesso tempo,
multiforme e indefinito,
seppure percepito e temuto.
Presupposto di tali riflessioni è che tale
disagio, nelle sue polimorfe e molteplici
manifestazioni, non sia più esaustivamente
spiegabile e comprensibile solo alla luce dei
modelli e delle teorie psicologiche classiche
ma richieda, con sempre maggiore evidenza,
la comprensione delle modalità attraverso le
quali le trasformazioni in corso nella nostra
civiltà influenzano radicalmente le
dimensioni senso-percettive, affettivoemotive, ideo-cognitive, modificando i
processi che strutturano la personalità,
l’identità, la relazione.
Ci sembra che la denominazione di
“psicopatologia post-moderna” di tale campo di
studio e di ricerca possa efficacemente
rispondere alla necessità di esplicitare come il
costrutto, in origine solo letterario e culturale,
della post-modernità, possa essere utilmente
esteso anche all’ambito della psicologia e della
clinica, venendo a coincidere e a rinsaldarsi in
tale operazione fenomeni a carattere culturale
e sociale con processi di tipo psicologico e
socio-relazionale che stanno fortemente
influenzando l’individuo e la collettività
Teoria del post-moderno
• Sarà bene allora partire, per rendere
più chiara questa proposta, dalle origini
e dalle caratteristiche generali del
concetto di post-modernità.
Teoria del post-moderno
• Nel 1979, Jean Francois Lyotard,
scriveva, commissionatogli dal
governo canadese, quello che
doveva restare il suo libro più
famoso:
“La condizione post-moderna”
Teoria del
post-moderno
Con quel libro Lyotard ha
proposto una vera e propria
categoria interpretativa della
società contemporanea, la
"società postmoderna“, la cui
caratteristica peculiare è il venir
meno delle " grandi narrazioni
" metafisiche che hanno
giustificato ideologicamente la
coesione sociale e ne hanno
ispirato, nella modernità, le
utopie rivoluzionarie.
Nel volume viene presentata la tesi
secondo la quale la modernità è
giunta al suo compimento e ci
troviamo ormai nel postmoderno. Il
progetto della modernità di
conferire un senso unitario e globale
alla realtà, individuandone i
fondamenti e facendo leva su una
scienza unitaria, si è costruito
sull'asse di tre grandi meta-racconti:
– Illuminismo
– Idealismo
– Marxismo
Questi grandi
quadri di
riferimento si sono
ormai consumati,
né sono stati
sostituiti da
costruzioni
altrettanto forti e
unitarie
L'uomo moderno ha fiducia in se
stesso come creatore e protagonista
di una civiltà nuova, enormemente
più avanzata e più democratica di
ogni epoca precedente e in costante
movimento verso ulteriori traguardi.
L'idea forte della modernità è
dunque il progresso, inteso come
orientamento a un modello di vita e
di azione, come aspirazione a valori
ultimi, fondati sulla capacità
dell'uomo di esercitare la ragione
per un'opera di chiarificazione, di
illuminazione nei confronti del
mondo e di se stesso.
Ciò che definisce l'essenza della
condizione post-moderna, invece, è
proprio la negazione della capacità
umana di chiarificazione: questa
condizione
si
fonda
sul
disconoscimento della sussistenza
di valori ultimi, in grado appunto
di chiarire, cioè di fondare,
giustificare,
legittimare
un
qualsiasi
ordinamento
della
società, di motivare e orientare
comportamenti, di conferire un
senso unitario e quindi un'effettiva
intelligibilità alla vita umana e alla
società.
Il primo grande e
fondamentale paradosso
del post-moderno è
quello dell’esplosione
della conoscenza
scientifica e tecnologica
che si accompagna ad un
crescente pessimismo
sulla capacità della
scienza di salvarci.
L’onnipotenza della
scienza e della tecnica
insieme con il
catastrofismo
Teoria del postmoderno
F. Jameson sottolinea che le
società occidentali
contemporanee,
contrassegnate dalla
postmodernità, sono affette
da "patologia della
personalità", che si
manifesta nella
destrutturazione del tempo
biografico e nella
frammentazione
dell'identità.
Per definire il malessere
dell'uomo
occidentale
contemporaneo
sono
divenute inadeguate le
categorie
d'impronta
soggettivistica che venivano
utilizzate nei primi decenni
del
secolo:
angoscia,
conflitto,
alienazione,
impegno
inteso
come
adozione di una decisione
rischiosa e responsabilizzante.
In questa epoca di "morte del
soggetto"
compare
la
sostituzione del soggetto
alienato con il soggetto
frammentato e si ha la
percezione della società
come spogliata di ogni
storicità.
L’Io forte e monolitico lascia
il
passo
all’emergere
dell’Io flessibile, molteplice, pluridimensionale.
Il pensiero postmoderno (o pensiero debole) proclama
la «fine dell’uomo», tenta di passare al di là dell’uomo
e dell’umanesimo in quanto coscienza piena e capacità
di conoscenza del mondo.
La trama del tempo è continuamente lacerata e il
segno delle generazioni cancellato. Un profondo
mutamento del senso del tempo trasforma le abitudini
lavorative, i valori e la definizione del successo. Nulla
ha successo come l’apparenza del successo.
Teoria del postmoderno
Secondo Derrida è ora possibile,
ponendosi al termine della
tradizione occidentale, giocare
con la tradizione filosofica e il
linguaggio che esprime e
lasciarsi trasportare dalla deriva
del significante, ovvero seguire
l'infinito e imprevedibile
arbitrio concettuale della
parola, nell'assoluta assenza di
regole e di leggi logiche
immutabili che pretendano di
circoscrivere e ingabbiare
rigidamente la creatività di
interpretazione.
La decostruzione produce un
pensiero filosofico fedele alle visioni
del pensiero postmoderno:
qualsiasi significato definitivo non
rispecchia appieno la realtà, per cui
è significativo solo il lasciato in
sospeso, il non detto, il suggerito, il
concetto in movimento: ogni
concetto, nel postmoderno, non si
fonda come eterno, ma si rende
disponibile all'imprevedibile. Se
così non fosse, il concetto
immutabile non potrebbe essere
fedele all'aspetto più originario e
autentico della realtà: il divenire, il
mutare.
Negli ultimi venti anni
stiamo infatti assistendo ad
una straordinaria
moltiplicazione degli
universi immaginali, oltre
che ad una loro continua
deframmentazione,
contaminazione,
ibridazione,
sincretizzazione.
La continua e pressante stimolazione visuo-immaginale sembra
attivare una forma di pseudo-creatività, una creatività
inflattiva in quanto giocata sulla preponderanza del dominio
diurno delle immagini, a scapito di quello notturno, interiore e
simbolico. La proliferazione incessante di immagini esterne e la
loro spasmodica occupazione degli spazi della nostra mente
sembra conferire la qualità dello zapping a parti sempre più
ampie della nostra esperienza psichica
Attratti da un “inconscio ottico”
straordinariamente attuale
in un mondo fatto
tutto di immagini, in cui
«gli oggetti sono incorporati
sensorialmente in una magia tecnologica
che abbiamo introiettato fisicamente»
(Taussing, 1993).
Teoria del
postmoderno
Jean Baudrillard, inoltre, ha illustrato la
correlazione fra frammentazione
dell'identità e immagine frammentata
del mondo e dell'uomo confezionata
dai mass media contemporanei i quali
trasformano il mondo in una serie di
pseudo-eventi di natura spettacolare. Il
tempo diventa una successione di
momenti non correlati tra loro, una
serie di momenti presenti isolati e privi
della profondità che è associata alla
percezione del passato e del futuro
I PROCESSI DI MUTAMENTO CHE
INVESTONO L’APPARATO PSICHICO NEL
POST-MODERNO
Precarietà
 Incertezza
 Istantaneità
 Indebolimento della dimensione normativa
 Progressiva scomparsa dei tabù
 Tendenza all’oltrepassamento dei limiti
 Propensione alle esperienze e relazioni estreme
 Labilità e instabilità degli affetti
 Impermanenza e transitorietà dei legami
 Mutevolezza e camaleontismo identitario
 Destrutturazione delle relazioni di appartenenza

PARADOSSALITA’ DEL
POST-MODERNO
PARADOSSALITA’ DEL
POST-MODERNO
Parole chiave
impulsività
Valutazione
Precarietà
Competizione
Incertezz
a
Risultati
istantaneità
Budget
consumo
Obiettivi
Competenze
Insicurezza
“Nel rapporto tra individuo e
società, la misura dell’uomo ideale
non è più data dalla docilità e
dall’obbedienza disciplinare, ma
dall’iniziativa, dal progetto, dalla
motivazione, dai risultati che si è in
grado di ottenere nella massima
espressione di sé.
L’individuo non è più regolato da
un ordine esterno, ma deve fare
appello alle sue risorse interne, alle
sue competenze per raggiungere
quei risultati a partire dai quali
verrà valutato” .
(U. Galimberti)
...in uno scenario
competitivo e aberrante,
l’individuo tardo moderno
sperimenta una progressiva
perdita di vitalità che lo
spinge a ricercare sostanze
medicamentose ed
esperienze in grado di
garantire un pieno
emozionale, capaci di
restituire, almeno per un
momento, l’illusione di vivere
il presente in maniera
profonda e partecipativa.
L’adolescenza
In un mondo che, anche per gli adulti, non conserva più
che poche e instabili certezze, la transitorietà e la
non permanenza diventano quindi le coordinate basilari
che organizzano e disorganizzano di continuo l’assetto
mentale degli adolescenti nell’epoca attuale
L’adolescenza
Il processo di sviluppo dell’adolescenza può essere
considerato secondo tre livelli:
universale: come esperienza di transizione
dall’età infantile alla vita adulta
storico: dal momento che questo processo
è strettamente connesso ad aspetti di ordine
culturale, sociale e politico
individuale: in quanto i due livelli precedenti
vanno riportati al livello del peculiare percorso del
singolo soggetto.
Ciò fa sì che gli adolescenti, seppure sulla base di
problematiche comuni a tutti, seguano sentieri di
crescita multiformi e personali, soprattutto
nell’attuale momento storico
L’adolescenza
Tale periodo rappresenta per
l’adolescente una vera e propria
sfida evolutiva in cui egli è
chiamato a superare attivamente
tutta una serie di compiti di
sviluppo relativi a importanti
eventi:
La maturazione
Lo sviluppo
puberale
intellettuale
L’accesso
a nuovi ordini
Per diventare adulto, l’adolescente deve abbandonare la
situazione psicologica dell’infanzia e avviarsi,
attraversando una fase più o meno lunga, verso il
mondo degli adulti.
Tale semplice immagine rivela già tutta la
problematicità che questa fase della vita spesso
presenta; è come se, nell’adolescente, convivessero
contraddittoriamente tanti aspetti diversi:
ALCUNI LEGATI AL REGISTRO
DELL’INFANZIA E
DELLA DIPENDENZA
ALTRI PIU’ ADULTI E
AUTONOMI
L’adolescenza
Dinamismo e staticità, sguardo rivolto verso il futuro e
ripiegamento verso il passato, sono dinamiche facilmente
riconoscibili nei vissuti dei ragazzi di quest’età e presenti in
rapida successione a causa della loro instabilità d’umore…
Allo specifico rapporto con la dimensione del tempo, può spesso
corrispondere un insieme di modalità relazionali e
comportamentali nei confronti delle figure genitoriali, che
possono essere di statica e rassegnata acquiescenza o di
ostile e violenta contrapposizione…
…
Tutto ciò rende l’adolescenza l’età della vita forse più
complessa e travagliata, configurandola
come un passaggio evolutivo difficile e problematico
Adolescenza e rischio
Sul piano psicologico, il fenomeno delle
condotte a rischio (e dei comportamenti
non adeguati) da parte dei giovani è stato
generalmente messo in relazione alla
ricerca di limiti che caratterizza la fase
adolescenziale,
o
considerato
come
l’equivalente di quei riti di passaggio che,
nelle società tradizionali, sancivano la
transizione dall’infanzia all’età adulta.
Adolescenza e rischio
Le condotte a rischio degli adolescenti possono
essere considerate comportamenti transitori
“normali”, poiché sono finalizzati al raggiungimento
dei
processi
di
costruzione
dell’Io
e
d’individuazione.
Tali condotte a rischio, in alcuni casi, possono essere
permeate di un’aggressività eccessiva, che può
esitare in una serie di reazioni distruttive
eterodirette o autodirette.
Adolescenza e rischio
Tale ricerca del rischio esprime il
bisogno, da parte degli
adolescenti, di mettersi alla
prova in situazioni estreme, o la
volontà di controllare
attivamente le proprie scelte.
I comportamenti adolescenziali,
per di più, sembrano risentire
fortemente di quella particolare
propensione cognitivo-affettiva
all’immediatezza e all’istantaneità
peculiari di questa fase della vita.
Adolescenza e rischio
L’esperienza del rischio, dunque
appartiene allo sviluppo normale
dell’adolescente.
Secondo alcune teorie, inoltre, alcuni
soggetti sono naturalmente più
predisposti di altri a “rischiare”.
Cloninger e la “novelty seeking” (1987)
L’Autore indica con questa definizione un tratto
temperamentale caratteristico di soggetti che
inseguono sempre situazioni nuove ed il più
possibile gratificanti.
Tale tratto come un fattore predittivo per le condotte d’abuso,
considerandolo un parametro personologico fondamentale per
definire l’alcolismo di tipo II, prevalentemente maschile, a
elevata ereditarietà, a esordio precoce, più grave, associato a
bassi livelli di “harm avoidance” (evitamento del rischio)
Zuckermann e la “Sensation seeking” (1979; 1988)
E’ il tratto temperamentale a sostegno delle
sensazioni forti e insolite e di comportamenti
trasgressivi, accompagnato da esposizioni a
rischi per soddisfare il desiderio e superare
l’intolleranza alla noia.
Anche questo può essere considerato come un tratto di
personalità esposto a comportamenti tossicomanici
Ricerca del rischio & impulsività:
Tale rapporto è caratterizzato da tendenza
all’agito senza considerazione delle conseguenze
negative, ridotto evitamento del pericolo e
scarsa ansia anticipatoria; i comportamenti
hanno lo scopo di generare piacere, anche se le
loro conseguenze possono essere negative.
Pallanti e Quercioli, 2003
Tre ambiti del rischio
(Deodato, 2007)
1.
Ambito fisiologico durante il regolare
processo evolutivo: sono le esperienze che
favoriscono il processo maturativo.
Il rischio evolutivo è quello che mette alla
prova tutte le norme, le regole, i confini, che
sperimenta il limite, che consente di
mettersi alla prova: è un rischiare continuo
nel bisogno di definire se stessi e di
sperimentare la propria soggettività.
2. L’ambito comportamentale disfunzionale al
percorso evolutivo. L’esperienza del rischio
non è funzionale alla crescita e comporta la
messa in atto di comportamenti violenti o
antisociali che segnalano un disagio.
Si ha un rischio di comportamenti antisociali
quando mancano i luoghi e gli spazi per la
sperimentazione del Sé e sono ridotte le
opportunità individuali; allora il rischio si
rende palese sul palcoscenico della vita
sociale.
3. L’ambito psicopatologico. Il comportamento
antisociale può preludere allo strutturarsi di
un vero e proprio disturbo.
Il rischio psicopatologico, rappresentato
dall’incapacità di modulare i comportamenti,
di renderli leggibili all’ambiente, dalla
perdita del valore simbolico dell’atto; si
verifica quando il comportamento perde un
legame con il processo evolutivo, diventa
illegibile e rappresenta l’unico luogo possibile
per esprimere i propri conflitti.
Subentra l’angoscia come reazione all’esperienza
di vuoto interiore.
Compiti evolutivi
L’adolescente è chiamato ad affrontare, nel suo articolato
processo di crescita, una serie di compiti evolutivi.
Il compito evolutivo può essere definito come un compito
a metà strada tra i bisogni individuali e le richieste del
contesto sociale.
La definizione di compito di sviluppo si fonda infatti sul
rapporto tra:
Appartenenza
sociale
individuo
ambiente
Compiti evolutivi Ieri…
Secondo Havighurst (1953, USA), i principali compiti
evolutivi dell’adolescenza erano:
1.Instaurare relazioni nuove e più mature con i coetanei di entrambi i sessi
2.Acquisire un ruolo maschile o femminile
3.Accettare il proprio corpo e usarlo in modo efficace
4.Conseguire l’indipendenza emotiva dai genitori a da altri adulti
5.Raggiungere la sicurezza derivata dall’indipendenza economica
6.Orientarsi verso e prepararsi per una occupazione o una professione
7.Prepararsi al matrimonio e alla vita familiare
8.Sviluppare le competenze intellettuali e le conoscenze necessarie
per acquisire la competenza civica
9.Desiderare e acquisire un comportamento socialmente responsabile
10. Acquisire un sistema di valori e una coscienza etica
come guida al proprio comportamento
… Compiti evolutivi Oggi
Facendo riferimento al contributo di Regogliosi (1994, Italia), i compiti di
sviluppo dell’adolescente possono essere così sintetizzati:
1.
Sapersi adattare ai rapidi e rilevanti cambiamenti somatici e saper ricostituire
una unità somato-psichica soddisfacente
2. Accettare le proprie pulsioni e padroneggiarle secondo valori condivisi
3. Saper instaurare e mantenere rapporti con i coetanei dello stesso sesso e di sesso diverso
4. Partecipare ai gruppi
5. Sviluppare indipendenza e autonomia
6. Sviluppare un’interazione adeguata con le istituzioni sociali
(scuola, mondo del lavoro, contesto socio-politico)
7. Operare scelte relative ad un proprio sistema di valori
8. Progettare il proprio futuro
Compiti evolutivi
I compiti di sviluppo rappresentano eventi significativi
nel percorso evolutivo dell’adolescente:
da un lato costituiscono
una potenziale fonte
di stress psicosciale
dall’altro rappresentano
modalità che consentono
al ragazzo di sviluppare
le proprie competenze
e le proprie capacità
adattive
Nel superamento dei compiti di sviluppo
hanno un ruolo non indifferente
l’insieme dei fattori micro e
macroambientali, dalla famiglia alla scuola,
che possono assicurare una quantità di risorse e di
supporti per favorire il raggiungimento degli obiettivi di
sviluppo.
Appare importante, in tale prospettiva, la congruenza dei
messaggi e degli stimoli che l’adolescente riceve nei vari
ambiti esistenziali e la possibilità di pervenire a una sintesi
adeguata e non fortemente conflittuale tra gli orizzonti
valoriali delle agenzie educative “adulte” e i contenuti e le
suggestioni che provengono dalle sottoculture giovanili e dal
gruppo dei pari.
Compiti evolutivi e rischio
In questo periodo di profonda
vulnerabilità e di grande impegno
per assolvere ai propri compiti
evolutivi, risulta quasi fisiologico il
tentativo di ristabilire, collocandolo
all’esterno, un possibile sostituto
onnipotente in grado di restituire
l’illusione perduta.
Il rischio connesso a tale tentativo
è proprio quello relativo
all’instaurarsi di condotte tanto
piacevoli quanto pericolose per la
capacità che hanno di suscitare un
senso di potere e grandiosità.
“Anni vissuti pericolosamente…”
(da Mente e cervello, febbraio 2007)





A 11 anni il 12% beve alcolici almeno una volta a
settimana
A 15 anni la percentuale sale al 37% (la più alta
d’Europa)
A 15 anni 1/5 degli adolescenti ha avuto rapporti
sessuali completi
A 15 anni il 27% dei ms. ed il 18% delle fm. hanno
sperimentato almeno una volta una droga
(il 2% anche droghe pesanti)
A 15 anni il 16% del campione fuma regolarmente
(1° Forum internazionale dell’OMS)
Il difficile compito del
genitore
"Dietro all’ambizione di crescere un figlio
perfetto c’è un misto di orgoglio personale e
timore del futuro. I figli obbligati a superare i
risultati raggiunti dai genitori, senza avere le
capacità necessarie, sviluppano uno stato di
sofferenza. Alcuni cominciano a sentire che il
loro impegno è finalizzato solo alla
soddisfazione dei genitori e si ribellano“.
(Wendy Mogel)
La relazione educativa tra genitori e figli NON
deve collocarsi nel linguaggio del dominio
dell’altro, o dell’assenza.
L’educazione è principalmente umana
emancipazione, la relazione d’aiuto fra genitori
e figli deve, dunque, legittimare il diritto di
quest’ultimo a diventare se stesso, seguendo
le personali attitudini e potenzialità.
Sull’educazione e sulla promozione dell’adeguata
relazione educativa nell’ambito familiare,
numerosi esperti, nel corso degli anni, hanno
scritti fiumi di parole...
I genitori, come abili giocatori di scacchi,
devono prevedere ed adattare, con grande
flessibilità, i criteri di risposta ai bisogni dei
figli: imparando a proiettarsi, empaticamente,
nella psiche del figlio e, allo stesso tempo,
cercando di gestire le proprie motivazioni.
l’educazione dei figli, più che una scienza
caratterizzata da sofisticate e
precostituite strategie, è un’impresa
spiccatamente creativa.
P. Gaspari
Tecnologia e adolescenza
Spazio e tempo digitali
“Siamo in un’epoca in cui anche l’ultimo angolo del
globo terrestre è stato conquistato dalla tecnica
ed è diventato economicamente sfruttabile, in cui
qualsiasi evento, in qualsiasi luogo e momento, è
divenuto rapidamente accessibile, in cui si può
vivere nel medesimo tempo un attentato in Francia
e un concerto sinfonico a Tokio, in cui il tempo non
è più che velocità, istantaneità e simultaneità,
mentre il tempo, come storicità autentica è del
tutto scomparso.”
Martin Heidegger
Gli adolescenti……
Vivono in un tempo accelerato
e contratto e in uno spazio
multiplo e dilatato;
affrontano la problematica
del cambiamento identitario
in un mondo che si modifica
ad un ritmo vorticoso;
utilizzano molteplici
dimensioni virtuali e
mediatiche per fare
esperienza ed interagire.
Gli adolescenti……
Con i dispositivi elettronici, che da alcuni anni
sono penetrati sempre piu’ estesamente nelle vite
di tutti, hanno un rapporto diretto e spontaneo,
naturale ed istintivo. ……E le tecnologie sembrano
ricambiarli con gratitudine se e’ vero che in molti
campi, primo tra tutti quello dei telefoni cellulari,
sembrano adattarsi alle loro esigenze, sembrano
evolvere sulla misura dei loro desideri e dei loro
stili di vita e di rapporto.

I nuovi adolescenti sono cavie di un esperimento
planetario che chiede loro di scegliere se la realtà in cui
vogliono vivere o che vogliono rappresentare sia
quella naturale o quella virtuale.

Circondati da ogni tipo di gadget, come nessuna
generazione prima di oggi: dal telefonino, al
computer, alla play station, allo stereo, al
motorino, come mette in luce una recente ricerca[1],
ripetono spesso nei focus group di “sentirsi soli”.
[1] Tucci M. (2004): Bambini e adolescenti: Le nuove dipendenze. In
www.sip.it/pdf/scientifico/indaginesulledipendenze.pdf -.it
“LA COMPRENSIONE DEI MONDI”
Ciò che è veramente inquietante non è che
il mondo si trasformi in un completo
dominio della tecnica.
Di gran lunga più inquietante è che l’uomo
non è affatto preparato a questo radicale
mutamento del mondo.
Di gran lunga più inquietante è che non siamo
ancora capaci di raggiungere, attraverso
un pensiero meditante, un confronto
adeguato con ciò che sta realmente
emergendo nella nostra epoca.
M. Heidegger, L’abbandono, (1959) pp. 36
La nuova cognitività
tecnomediata
Linguaggio iconico
Linguaggio acronimico
Neodialetto high tech
Stile di apprendimento “Taglia e incolla”
Acquisizione di dati non elaborati dal
punto di vista concettuale
Tendenza alla estrema
semplificazione concettuale
riduzione
Tendenza a smarrire le connessioni
e
La nuova cognitività
tecnomediata
Nuovi modelli di apprendimento
Dalla pagina allo schermo
Apprendimento esperenziale
Cercatori di sensazioni Nuove forme di conoscenza
Accessibilità
Co-costruzione del sapere
Devoluzione del sapere
Nuove modalità di comunicazione
Linguaggio iconico
Linguaggio acronimico
Neodialetto high tech
La nuova cognitività
tecnomediata
Ricerchiamo la soluzione bell’e pronta in
tutti i campi, dalla religione alla nutrizione


Temiamo e veneriamo la tecnologia
Non sappiamo distinguere tra l’originale e
l’imitazione

La nuova affettività
tecnomediata
Accettiamo la violenza come fatto normale
Amiamo la tecnologia come fosse un giocattolo
Viviamo la nostra vita in modo distante e distratto
Tendiamo all’istantaneità emozionale, a vivere le
esperienze in tempo reale
Orientiamo sempre di più i nostri sistemi affettivi
verso relazioni con oggetti e con persone
effimere, transitorie, non permanenti
Schiacciati da un lato dai tempi
e dalle esigenze lavorative dei genitori: “i
miei non li
vedo mai, lavorano sempre” , dall’altro dai “pericoli”
(reali o presunti) del vivere fuori casa (specie nelle
grandi città) “mia
mamma non vuole che esco perché
ha paura”, hanno trovato negli “sms” un nuovo
cordone ombelicale che li tiene costantemente in
contatto con il gruppo di amici “se
sono senza scheda
sto male”; “La cosa più brutta? Essere senza scheda.”.
La dipendenza dal
cellulare
La nascita e lo sviluppo del
mercato della telefonia mobile
hanno avviato profonde
trasformazioni sociali,
attribuendo nuove funzioni
psicologiche al telefonino
rispetto a quelle assolte dal
telefono tradizionale.
La tendenza di questo moderno e trasportabile
strumento di comunicazione telefonica a diventare
nel giro di poco tempo alla portata di tutti,
indipendentemente dall’età o dallo status
socio-economico, insieme allo sviluppo di
crescenti ed innumerevoli caratteristiche
tecniche, implica delle riflessioni relative alle
principali funzioni sociali e psicologiche che il
telefonino attualmente assolve.
Attraverso l’uso del telefonino, infatti, è possibile
proteggersi dai rischi insiti nell’impatto emotivo di un
incontro diretto, arginando, in qualche modo, le proprie
insicurezze relazionali;

Contemporaneamente, è possibile rimanere
“virtualmente connessi” alle persone cui si è legati
affettivamente, per mezzo della costruzione di un ideale
“ponte telefonico”, transizionale, che attraversa infiniti
spazi in pochissimo tempo.

Il cellulare (Ferraris, 2005), oggetto fisico, è
contemporaneamente oggetto sociale, poiché permette di
connettersi a tutti i circuiti di registrazione (scritture,
immagini, musica);
Forse non è solo in virtù della velocità delle transazioni rese
possibili dal telefonino che il fenomeno del “cellulareaddiction” colpisce prevalentemente i giovani, ma anche in
virtù del fatto che questo piccolo strumento tecnologico
permette di regolare la distanza nella
comunicazione e nelle relazioni…
Siamo
diventati
una civiltà di
comunicatori
ma non
sappiamo più
comunicare
E gli sms sono l’altra grande nuova
“dipendenza”.
Una media di 10 – 15 sms al giorno per
un costo medio annuo di 600-800 Euro.
Il primo sms la mattina appena svegli,
l’ultimo nel letto prima di
addormentarsi… e non a caso!
Siamo diventati
una civiltà
capace di
sviluppare
moltissime
“connessioni”
ma pochissimi
“legami”
Nuove modalità di relazione
• Brevi
• Superficiali
• Flessibili
• Disimpegnate
«Le connessioni tendono ad essere troppo superficiali e brevi
per condensarsi in legami…
Occorre meno tempo e fatica tanto per costruire legami,
quanto per romperli. La distanza non è un ostacolo al tenersi
in contatto e il tenersi in contatto non è un ostacolo all’essere
distanti»
Bauman, 2003
I problemi psicopedagogici della
post-modernità
Appare particolarmente critico il
passaggio rapido dalla:
Famiglia normativa
alla
Famiglia affettiva
e alle sue varianti
Famiglia ludico-edonica, performante,
produttivista
Gli Stili educativi disfunzionali
Stile iperansioso: E' riscontrabile in quei genitori che si
preoccupano eccessivamente per la sicurezza fisica del figlio:
“Non correre…”, “Non andare…”, “Lo dico per te…” .
Si verifica una sorta di contagio emotivo con il rischio di crescere
figli timidi, paurosi, insicuri e alla ricerca ossessiva di sicurezza.
Stile iperprotettivo: il genitore si preoccupa l'incolumità
emotiva in modo eccessivo.
Si tratta di genitori che cercano di evitare al figlio ogni minima
frustrazione: "Ogni esperienza spiacevole può diventare un
trauma che segnerà per sempre il mio bambino";
Conseguenze nei figli: bassa tolleranza alla frustrazione ed
eccesso di egocentrismo; adolescenti insicuri, non preparati
ad affrontare reazioni diverse da quelle a cui si sono abituati
nell'ambiente familiare.
Gli Stili educativi disfunzionali
Stile ipercritico
Questo stile educativo è caratterizzato dalla tendenza a notare
ed ingigantire gli errori e i difetti commessi dal figlio. Rimproveri eccessivi,
rimbeccate, manifestazioni di biasimo, commenti moralistici, messa in
ridicolo,svalutazione.
Conseguenze nel figlio: paura di sbagliare, paura di essere disapprovato,
isolamento sociale, basso livello di autostima, comportamenti di evitamento.
Stile perfezionistico: E' tipico di quei genitori che considerano
sbagliato tutto ciò che non è perfetto al cento per cento. Il figlio impara
che vale qualcosa e merita di essere amato solo se riesce in tutto quello
che fa.
Stile incoerente: I genitori che presentano questo stile tendono a
gratificare o a punire il bambino a seconda del loro umore anziché in
base all'adeguatezza o meno del comportamento.
I problemi psicopedagogici della
post-modernità
Sempre più frequentemente
osserviamo nei nostri adolescenti
problemi di tipo emotivo affettivo,
difficoltà a riconoscere o esprimere
le emozioni (alessitimia) o un uso
ipertrofico di un linguaggio
emozionale e ipersentimentale che in
realtà non veicola alcun sentimento
vero (atimolessia)
I problemi psicopedagogici della postmodernità
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8.
Scomparsa del padre e depotenziamento della sua
funzione educativa
Esperienze precoci di perdita, trascuratezza,
separazione, abbandono
Registro pedagogico del tipo tutto o nulla
Discontinuità e oscillazione nella relazione pedagogica
Tendenza alla gratificazione immediata e
incondizionata
Collasso della dimensione simbolica e valoriale
Attenuazione, sino alla perdita, della capacità
genitoriale di proporre ideali
Sfiducia delle figure genitoriali sulla possibilità di
fornire riferimenti, ideali e valori alle nuove
generazioni
I problemi psicopedagogici della post-modernità
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Atmosfera culturale di crisi immanente e di emergenza
quotidiana
Enfasi posta sulla relazione competitiva e antagonista
Percezione da parte del giovane della relazione con l’adulto di
tipo simmetrico
La simmetria della relazione genitore-figlio finisce per
cancellare la percezione dei bisogni del figlio in funzione della
sua età
I genitori tentano di convincere razionalmente i figli ad
accettare i limiti che cercano di proporre loro
I genitori trattano i figli come loro pari che occorre
persuadere e con i quali bisogna evitare qualsiasi tipo di
conflitto
Questa difficoltà dei genitori ad assumere una posizione di
autorità rassicurante e contenitiva lascia l’adolescente solo di
fronte alle proprie pulsioni e all’ansia che ne deriva.
I problemi psicopedagogici della postmodernità
1.
2.
L’indebolimento dei meccanismi di autorità
provoca arbitrarietà e confusione
Oscillazione costante tra due tentazioni:
coercizione e seduzione commerciale
3.
Nella relazione educativa l’allievo, l’adolescente
o il giovane assumono così il ruolo di clienti che
accettano ciò che l’adulto-venditore propone
loro.
4.
I principi di responsabilità e di etica della
relazione tendono a scomparire.
Quali capacità occorre sviluppare
negli adolescenti per favorire la
maturità emozionale?
La capacità di stare soli, la capacità di
gestire il vuoto e il silenzio, di godere
e gioire del quotidiano senza cercare
l’extra-ordinario, la capacità di
autonomia, la capacità di attendere, la
capacità di narrare e di apprezzare la
narrazione
il mondo non è umano solo perché è fatto da
esseri umani, e non diventa umano solo perché
vi si ode la voce umana, ma solo quando è
diventato l’oggetto del discorso […]
umanizziamo ciò che accade nel mondo ed in
noi stessi solo quando ne parliamo, e nel corso
del nostro parlarne impariamo ad essere
umani. I greci definivano questa umanità che
viene acquisita nel discorso dell’amicizia
philantropia, «amore dell’uomo» perché si
manifesta in una disponibilità a condividere il
mondo con altri uomini
(H. Arendt)
PER FORTUNA OLTRE AI BAMBINI
CYBORG ESISTONO ANCORA
QUELLI NATURALI
Se fossi la luce della stella cometa guiderei le
persone verso i loro segreti nei loro pensieri
GIORGIA, 7 ANNI
PER FORTUNA OLTRE AI BAMBINI
CYBORG ESISTONO ANCORA QUELLI
NATURALI
Se fossi la luce del sole abbronzerei mia madre
SIMONE, 7 ANNI
PER FORTUNA OLTRE AI BAMBINI
CYBORG ESISTONO ANCORA QUELLI
NATURALI
Se fossi la luce farei sbocciare insieme tutti i
fiori di primavera per sentire forte il loro
profumo
GIULIA, 6 ANNI
PER FORTUNA OLTRE AI BAMBINI
CYBORG ESISTONO ANCORA QUELLI
NATURALI
Se fossi la luce di una cometa guiderei tutta la
gente di una città verso un’altra per far
incontrare le persone
LUIGI, 6 ANNI
PER FORTUNA OLTRE AI BAMBINI
CYBORG ESISTONO ANCORA QUELLI
NATURALI
Se fossi la luce di una stella di notte
desidererei tutti i desideri del mondo
GIACOMO, 7 ANNI
PER FORTUNA OLTRE AI BAMBINI
CYBORG ESISTONO ANCORA QUELLI
NATURALI
Giulia, una bambina di 7 anni, dimenticata per
alcune ore a scuola dai genitori, aspettando che
qualcuno si ricordi di lei, dice alla maestra che
la accudisce:
“Adesso mi costruisco un nido su quel ramo
lassù e mi addormento aspettando che arrivi
papà”……
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