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Docenza continuità tra scuola e famiglia

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Docenza continuità tra scuola e famiglia
Verso la condivisione del
Progetto educativo
Progettare ed attuare la
continuità e la condivisione
degli intenti educativi e
formativi tra scuola e famiglia
A cura di Maura Perez
La Centralità del progetto educativo oggi:
Riconoscere, accogliere e valorizzare
l’offerta formativa della famiglia
all’interno dell’ambiente- scuola,
in funzione della
corresponsabilità educativa
che lega le due principali agenzie formative
della nostra società
Cambia il rapporto storico tra scuola e famiglia con
i Decreti Delegati:

Il 16 aprile 1974 la legge 417 ha per la prima volta
aperto la scuola alla partecipazione delle famiglie.

Fino ad allora la scuola era un mondo chiuso, in
cui gli insegnanti custodivano e difendevano la
loro indipendenza.

Con i decreti si cercava di attuare il concetto della
“democrazia partecipante”.
Dalle Indicazioni per il Curricolo della scuola
dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione
(Agosto 2007)
“Occorre che il patto tra la scuola e la
famiglia diventi l’elemento portante della
cornice culturale appena delineata. Non
c’è possibilità che la scuola realizzi il
proprio compito di educare istruendo
senza la condivisione della famiglia.
Cercare di educare-istruendo in
opposizione o nell’indifferenza della
famiglia depotenzia il lavoro che si fa a
scuola, genera drop out tra i ragazzi e
disagio tra gli insegnanti”.
Dalle Nuove Indicazioni per il Curricolo della scuola dell’infanzia e del
primo ciclo d’istruzione
(Settembre 2012)
“Le famiglie sono il contesto più influente
per lo sviluppo affettivo e cognitivo dei
bambini. Nella diversità di stili di vita, di
culture, di scelte etiche e religiose, esse
sono portatrici di risorse che devono
essere valorizzate nella scuola, per far
crescere una solida rete di scambi
comunicativi e di responsabilità
condivise”.
Dalle Nuove Indicazioni per il Curricolo della scuola
dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione
(Settembre 2012)
“Per i genitori che provengono da altre nazioni e
che sono impegnati in progetti di vita di varia
durata per i loro figli nel nostro paese, la scuola
si offre come uno spazio pubblico per costruire
rapporti di fiducia e nuovi legami di comunità.
Modelli culturali ed educativi, esperienze
religiose diverse, ruoli sociali e di genere hanno
modo di confrontarsi, di rispettarsi e di evolvere
verso i valori di convivenza in una società aperta
e democratica”.
INTEGRAZIONE:
DIFFERENZE NON
SACRIFICATE MA
UTILIZZATE
CONTINUITA’:
INTERAZIONE TRA
LE DIVERSE
COMPETENZE
COLLABORAZIONE
PARTECIPAZIONE:
DISPONIBILITA’
ALL’INCONTRO
DESIDERIO DI
“Far parte di”
La Corresponsabilità Educativa
tra docenti e genitori di Luigi Pati
“Risulta evidente che l’istanza della corresponsabilità
educativa esige la definizione di un nuovo modo di
essere famiglia e di essere scuola, quindi la
ridefinizione del rapporto che lega l’una all’altra.
Come la scuola non può essere sottostimata per
quanto attiene alla sua specificità operativa, così la
famiglia non può essere sottovalutata per quanto
concerne la sua responsabilità e competenza
fondamentale: essere luogo primario e privilegiato di
relazioni educative, al quale inerisce il diritto/dovere
dell’educazione dei figli”.
IL PATTO EDUCATIVO
tra scuola e famiglia

Il patto educativo di corresponsabilità fra
Scuola e Famiglie ( art. 5 bis - modifiche
all’art. 5 D.P.R. 24/06/1998 n° 249) è
l’insieme degli accordi (diritti e doveri) fra
Docenti, Genitori ed Alunni, finalizzati a
costruire rapporti e relazioni di
collaborazione, di rispetto, di fiducia e di
condivisione i quali contribuiscono allo
sviluppo del reciproco senso di
corresponsabilità educativa.
Il “Patto Educativo” chiede alla Famiglia di:
o
Valorizzare l'Istituzione scolastica, instaurando con essa un positivo
clima di dialogo, nel rispetto delle sue scelte educative e didattiche;
o
Stabilire, dove possibile, una relazione di collaborazione e reciprocità,
adottare atteggiamenti improntati sulla fiducia e sul rispetto reciproco;
o
Partecipare attivamente agli organismi collegiali elettivi ed ai momenti
assembleari di discussione e confronto;
o
Mettere a disposizione della scuola le specifiche e fondamentali
competenze educativo- formative insite nel ruolo genitoriale;
o
Rispettare l'Istituzione scolastica, mettendo i propri figli in condizione di
frequentare con serenità e fiducia l’ambiente educativo e formativo in
essa predisposto;
o
Controllare quotidianamente le comunicazioni provenienti dalla scuola,
offrendo, laddove richiesto, le opportune risposte.
Il “Patto Educativo” chiede alla Scuola di:
o
o
o
o
o
Ascoltare, accogliere e rispondere ai bisogni delle
famiglie, curando quotidianamente il rapporto personale
con l'alunno e i suoi genitori;
Valorizzare la centralità della famiglia nell'azione
educativa, rispettandone ogni diversità: culturale,
religiosa, linguistica, di genere etc.;
Sostenere i genitori nel loro compito, condividendo
obiettivi, strategie, strumenti e risorse in un’ottica di
continuità;
Attuare una didattica partecipativa e condivisa;
Garantire la massima trasparenza nelle valutazioni e
nelle comunicazioni, mantenendo un costante e positivo
rapporto con le famiglie.
La continuità si applica:

Nella co-progettazione e condivisione del
progetto educativo (assemblee, riunioni di
intersezione, incontri conoscitivi e formativi, laboratori ecc.)

Nella prassi quotidiana (interazioni, comunicazioni,
osservazioni, modalità empatiche, dimensioni della cura e
dell’accoglienza interpersonale)

In sede di colloquio individuale (raccolta dei
pre-requisti, trasmissione e condivisione dei punti di vista e dei
significati, impressioni, affidamento dei vissuti affettivi ed
emotivi ecc.)
Crescere insieme di Aldo Fortunati
“Il dialogo tra queste due entità diverse, la loro
positiva interazione, rappresenta la forma di
sostegno migliore ad uno sviluppo armonico
delle potenzialità infantili; inoltre condividere con
altri l’esperienza educativa sollecita e stimola i
genitori a vedere il proprio figlio attraverso punti
di vista diversi che spesso inducono evoluzioni e
modificazioni nel ruolo genitoriale”.
LE NARRAZIONI GENITORIALI
FORMENTI L. e GAMELLI I.
“ Le narrazioni materne sono dunque il testo dei
modelli operativi che la madre ha costruito nella
sua storia e che riproduce col figlio.
Prima dell’incontro, dell’accoglienza,
c’è l’autobiografia del genitore, dell’adulto,
la sua capacità di ricostruire continuamente
la propria storia, di prendersi cura di sé,
attraverso la narrazione delle proprie esperienze
non tanto come esperienza intellettuale, ma
come percorso intenso di continua autopoiesi”.
Verso l’integrazione di tutte le diversità
di Borghetti, Linetti, Tobia, Tonelli, Alessandro, Clerici.

“ La diversità è una ricchezza, sia che si tratti di
condizioni personali, come nel caso di un
soggetto handicappato, sia che si tratti di
dimensioni culturali, come nel caso del bambino
che racchiude nella sua storia individuale una
pluralità di elementi familiari, linguistici, religiosi,
etnici”.

“L’integrazione non è una soluzione transitoria,
imposta da un bisogno momentaneo, ma è una
prospettiva permanente, scelta in modo
consapevole per operare a pieno titolo all’interno
di una scuola di tutti e per tutti”.
Differenza & Continuità
“Il
nodo Centrale consiste nell’intravvedere con
chiarezza la compossibilità di continuità e
differenziazione, evitando che la
differenziazione si tramuti in discontinuità nel
senso di scollamento, contrasto, conflitto,
reciproca ignoranza ed indifferenza, laddove è
anche possibile apprezzare un significato
positivo della discontinuità educativa come
apertura continua all’esperienza del nuovo e
del diverso, nella capacità di comprensione
anche dell’inconsueto e del lontano”
(C. Scurati)
Integrazione e cambiamento
di Sergio Tramma
“Il cambiamento sembra essere la cifra del lavoro
educativo, quella connotazione originaria e
distintiva che contribuisce a fornire un’identità
all’esperienza educativa e all’operatore che la
incarna. (….) Il cambiamento in area educativa è
inteso come un bilancio qualitativamente e
quantitativamente positivo tra la situazione
iniziale e la situazione finale: i soggetti partecipi
dell’esperienza educativa, alla fine di questa,
dovrebbero risultare più colti, maturi, partecipi,
abili, consapevoli, autonomi, creativi,
responsabili, competenti, liberi.”
Il “non detto” di Aldo Fortunati
“Nella relazione fra adulti che si occupano della crescita dello
stesso bambino si rileva sovente una grossa ambivalenza
nella comunicazione e una prevalenza della comunicazione
agita su quella verbalizzata. Globalmente, il livello di
comunicazione può essere conflittuale essendo i rapporti
complessi caratterizzati da una consistente quota di ‘non
detto’. Spesso l’atteggiamento critico degli educatori e dei
genitori ha origine nei rapporti complessi che si istaurano
e dove il livello di comunicazione è sempre duplice: uno,
manifesto, che rappresenta l’aspetto più superficiale della
relazione e l’altro, più profondo, che riguarda i sentimenti
contraddittori e la difficoltà ad elaborare quanto non può
essere espresso con le parole”.
Louis Moreno:
“ Prenderò i tuoi occhi e li metterò al
posto dei miei e tu prenderai i miei
occhi e li metterai al posto dei tuoi,
così io ti vedrò con i tuoi occhi, tu mi
vedrai con i miei e ci incontreremo”
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