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Presentazione di PowerPoint

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Presentazione di PowerPoint
DISTURBO SPIRITUALE
“Fra gli altri che possono essere constatati nella
complessità dei problemi alcol-correlati e
multidimensionali e in genarale dei disagi del
comportamento, il più costante è il disagio
spirituale. In questo disagio vedo i problemi
provocati dalla non accettazione di sé stesso, del
proprio comportamento e del proprio ruolo nella
comunità, della cultura sociale esistente, della
prevalente giustizia sociale
Quando ero giovane e libero e la mia immaginazione non aveva
limiti, sognavo di cambiare il mondo.
Come divenni più grande e più saggio, scoprii che il mondo non
avrebbe potuto essere cambiato, così ridussi la mia visione e
decisi di cambiare solo il mio paese, ma anche questo
sembrava impossibile.
Come crebbi, al crepuscolo della mia vita, in un ultimo disperato
tentativo, decisi di cambiare solo la mia famiglia, quelli più vicini
a me.
Ma anche loro non volevano essere cambiati.
E ora che sono legato al mio letto di morte, capisco che, se avessi
cambiato per primo me stesso, forse, con l’esempio, avrei
potuto cambiare la mia famiglia, dalla loro ispirazione e on il
loro incoraggiamento avrei potuto cambiare la mia famiglia,
dalla loro ispirazione e con il loro incoraggiamento avrei potuto
cambiare in meglio il mio paese.
E chi lo sa, avrei potuto forse cambiare il mondo.
• (Dalla tomba di un Vescovo della abazia di Westimnster)
Questo disagio è accompagnato da un senso di
impotenza davanti al problema e di
impossibilità di capirlo. Se la spiritualità può
essere vista come insieme della nostra cultura
e delle caratteristiche di vita in un certo
momento nelle nostre comunità, in tutta la
società e sul pianeta intero questo disagio può
essere presente in maniera particolare nei vari
settori della spiritualità: emozionale, politico,
religioso, ecc…
Hudolin, Assisi 1994
LA DIAGNOSTICA DEL DISAGIO
SPIRITUALE ED ESISTENZIALE
•
GIA’ AL SECONDO CONGRESSO DELLA SPIRITUALITA’
ANTROPOLOGICA ED ECOLOGLA SOCIALE SI E’ DISCUSSO
SULLA POSSIBILITA’ DI DIAGNOSTICARE IL DISAGIO
SPIRITUALE ED ESISTENZIALE.
•
QUESTI DISAGI NON SONO SPECIFICI PER LE PERSONE COI
PROBLEMI DI ALCOL E DROGA ED ALCOL/DROGA CORRELATI
MA SI TROVANO NELLA SITUAZIONE ODIERNA Dl MOLTE
PERSONE COMUNITA’ SU TUTTO IL PIANETA.
•
BISOGNA DIAGNOSTICARLE PRECOCEMENTE E NON
CONFONDERLE CON ALTRI PROBLEMI, PRIMA DI TUTTO LE
DIFFICOLTA’ PSICHIATRICHE E CON I SINTOMI SOMATICI, IN
CROAZIA ABBIAMO VISTO COME LA GUERRA PUO’ PRODURRE I
PROBLEMI ANTROPO-SPIRITUALI E VICE VERSA.
•
QUESTI PROBLEMI SI ESPRIMONO CON UNA ALESSITIMIA,
VUOL DIRE CON UNA IMPOSSIBILITA’ Dl COMUNICAZIONE ED
INTERAZIONE.
•
LA PERSONA COLPITA PERDE LA POSSIBILITA’ DI INTERAGIRE
IN SOCIETA’, PUO’ SENTIRSI DEPRESSA NON POTENDO
COMPRENDERE SE STESSA, GLI ALTRI, COMPRENDERE CHE
COSA STIA ACCADENDO E PERDENDO LA SPERANZA E LA
VOGLIA DI FARE QUALCHE COSA...»
HUDOLIN, - Assisi 1995
L’operatore ed il Club
devono essere in grado di
captare il disagio spirituale
e di lasciare un ampio
spazio alla sua
verbalizzazione,
stimolando la crescita e la
maturazione, in altre
parole, favorendo un
cambiamento longitudinale
progressivo verso una
propria perfezione che,
devo dire, non è mai
raggiunta. Raggiungerla
significherebbe la fine del
ciclo sociale umano.
“Bisogna catalizzare il cambiamento dello
stile di vita e non perdere la coerenza
anche quando un problema spirituale o
esistenziale sembra molto grave con le
sofferenze enormi nella famiglia”
V.Hudolin, 1994
V. HUDOLIN
IO
L’ALTRO
DIALOGO
CREATIVITA’
SOLUZIONE
EMPATIA
“Vorrei qui sottolineare l’importanza dei pensieri sulla solidarietà di
Giovanni Paolo II nella sua lettera enciclica “Sollecitudo Rei
socialis”:
“Si tratta innanzi tutto dell’interdipendenza, sentita come sistema
determinante di relazioni nel mondo contemporaneo, nella sua
componente economica, culturale, politica e religiosa, e assunta
come categoria morale. Quando l’interdipendenza viene così
riconosciuta, la relativa risposta come atteggiamento morale e
sociale, come virtù, è la solidarietà. Questa dunque, non è un
sentimento di vaga compassione, o di superficiale intenerimento
per i mali di tante persone, vicine e lontane. Al contrario, è la
determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene
comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti
siano veramente responsabili di tutti. Tale determinazione è
fondata sulla convinzione che le cause che frenano il pieno
sviluppo siano quella brama del profitto e quella sete di potere
di cui si è parlato
(…)”
Nella vita non ci sono
spettatori
“L’empatia significa non solamente
etica, come qualche volta viene
definita, ma la possibilità dello
sviluppo di comunicazione e
dell’interazione profonda umana,
una possibilità di accettare l’altro e
di poter comprendere la sua
sofferenza…
L’empatia può essere imparata e
sviluppata da tutti, sarà differente
da uno ad un altro. E’ necessario
accettare tutti, nonostante il loro
comportamento.”
Vl. Hudolin, Assisi 1993
PACE
“Tutti noi non lavoriamo solamente per l’astinenza, ma per la
famiglia, per la sobrietà, per una vita migliore, per una
crescita e maturazione e infine per la pace. La pace non
può essere conquistata se prima di tutto non siamo in
grado di averla dentro di noi: una pace nel cuore, una
possibilità di riguadagnare la gioia di vivere, la
riapprovazione del proprio futuro, un superamento, una
trascendenza da se stessi (anche attraverso la
meditazione)”
“I Club hanno il compito di discutere di più del futuro, della
della gioia di vivere, trascendendo la realtà che spesso
trascina verso il passsato”
Vl.Hudolin, Grado 1996
“ i Club fin dall’inizio hanno sempre parlato
del futuro. Parlare del passato significa
vivere nel passato significa vivere nel
passato e fermare la crescita e la
maturazione. Anche il passato deve essere
ricordato, ma non deve vivere nel passato.
Senza passato si perde l’identità personale
e l’appartenenza alla comunità.
Vl.Hudolin, Grado 1996
“La pace non si conquista con dichiarazioni formali, ma
con un cambiamento umano profondo. Come
possiamo realizzare il programma del Club, che parla
di solidarietà, di amore, di amicizia, di convivenza di
compartecipazione, della possibilità di perdono,
dell’accettazione del diverso, se riteniamo che la
pace significa solo fermare le grandi guerre e lasciar
libere le piccole guerre quotidiane? Non si può fare
così, perché le nostre piccole guerre conducono a
quelle grandi.
Abbiamo visto che tutte le conferenze internazionali non
risolvono i conflitti, perché coloro i quali partecipano a
queste conferenze per la pace non hanno risolto i
conflitti nati tra di loro a causa dei propri diversi
interessi.
In questo senso ho un ‘esperienza personale diretta:
durante la guerra nella mia parte del mondo, nella
quale sono state uccise quasi trecentomila persone e
provocate sofferenze indescrivibili di popoli interi, le
potenze internazionali erano bloccate dai loro
interessi, senza possibilità di risolvere i loro problemi
e dimenticare, almeno per un breve momento, i loro
interessi particolari. Questo dimostra che la pace
dipende dal cambiamento di ognuno di noi.
Traducendo tutto questo nel linguaggio del Club,
dobbiamo parlare della pace tra noi tutti, fra i Club,
fra le famiglie, fra gli operatori e le famiglie, fra i Club
e le istituzioni pubbliche, fra le associazioni, fra noi
tutti. Anche serve lottare per la pace generale se non
siamo in grado di analizzare la situazione nei Club,
se non possiamo definire la pace necessaria fra di
noi?
Vl.Hudolin, Salerno 1995
La lotta per la pace, per la formazione di una cultura
ecumenica planetaria, se non cambia il comportamento e
la cultura delle comunità singole, significa una nuova
guerra, una nuova aggressività. La pace non si può
portare solamente nei pensieri, nei processi corticali, ma
di tutto nel cuore e nell’anima e di queste dimensioni
sappiamo poco o non abbastanza da iniziare ad
occuparcene. Esse non ci sembrano abbastanza
scientifiche, non essendo possibile esprimerle con i
numeri e misurarle come richiede la nostra cultura
scientifica. Sembra che la nostra cultura non accetti come
processi scientifici la maggioranza degli aspetti più
importanti della persona umana perché non possono
essere misurati. Fra questi sono: l’emozionalità, la
spiritualità,la fede, gli aspetti politici, religiosi ed altri
aspetti della vita umana.
Vl.Hudolin, Assisi,1993
SOLIDARIETA’
“SOLIDARIETA’” …parola che attualmente
riecheggia ovunque, parola nobile che
mira toccare la sensibilità delle persone
alla quali ci si rivolge, ma di cui si abusa
in modo sistematico quando si tratta di
fare appello alla generosità pubblica nella
forma di contributi in denaro o quando si
giustifica la propria partecipazione
obbligata sotto forma di tasse, imposte
prelievi fiscali o altri diversi balzelli…
Come se aprire, volentieri o malvolentieri, il
proprio portafoglio in nome della solidarietà,
bastasse a sentirsi in pace con la propria
coscienza!
Come se fare un’ offerta come si lancia un
osso fosse l’unico atto possibile per
sollevare la miseria del mondo.
Per favore, finiamolo di usare il termine SOLIDARIETA’ per
giustificare richieste di denaro! Questa parola si applichi
soltanto ad atti di benevolenza disinteressata, ad azioni
che non si compiono per calcolo, ma solo per rispondere
alla generosità del cuore, ad atti spontanei che dispensano
senza calcolo, ma solo per rispondere alla generosità del
cuore, ad atti spontanei che dispensano senza calcolo
l’infinita ricchezza che appartiene al calore umano.
Qualora vi sia la necessità, il calore può essere
accompagnato da modesti doni materiali ed in questo caso
l’atto d’amore avrà ancora più valore.
Robert Provost
L’esercizio della solidarietà
all’interno di ogni società
è valido, quando i suoi
componenti si
riconoscono tra di loro
come persone. Coloro che
contano di più,
disponendo di una
porzione più grande di
beni e di servizi comuni, si
sentano responsabili dei
più deboli e siano disposti
a condividere quanto
possiedono. I più deboli,
da parte loro, nella stessa
linea di solidarietà, non
adottino un atteggiamento
puramente passivo o
distruttivo del tessuto
sociale,
ma pur rivendicando i loro
legittimi diritti , facciano
quanto loro spetta per il
bene di tutti. I gruppi
intermedi, a loro volta,
non insistano
egoisticamente nel loro
particolare interesse,
ma rispettino gli
interessi degli altri.
Sollecitudo Rei Socialis
Lettera Enciclica di Giovanni Paolo
II
La solidarietà ci aiuta a vedere l’altro, persona,
popolo o Nazione, non come uno strumento
qualsiasi per sfruttare a basso costo la
capacità di lavoro e la resistenza fisica,
abbandonandola poi quando non serve più,
ma come un nostro “simile”, un “aiuto”
(cf. Gn 2, 18, 20), da rendere partecipe, al pari
di noi, del banchetto della vita, a cui tutti gli
uomini sono ugualmente invitati da Dio.
Di qui l’importanza di risvegliare la coscienza religiosa degli
uomini e dei popoli.
Sono cosi esclusi lo sfruttamento, l’oppressione,
l’annientamento degli altri.
Questi fatti nella presente divisone del mondo in blocchi
contrapposti, vanno a confluire nel pericolo di guerra e
nell’eccessiva preoccupazione per la propria sicurezza, a
spese non di rado dell’autonomia, della libera decisione,
della stessa integrità territoriale delle Nazioni più deboli,
che non sono comprese nelle così dette zone di influenza
o nelle cinture di sicurezza
Sollecitudo Rei Socialis
Lettera Enciclica di Giovanni Paolo II
Si tratta innanzitutto dell’interdipendenza,
sentita come sistema determinante di
relazioni nel mondo contemporaneo,nelle
sue componenti economiche, culturali,
politiche e religiose assunte come
categorie morali. Quando
l’interdipendenza viene così riconosciuta,
la correlativa risposta come atteggiamento
morale e sociale, come virtù, è la
solidarietà. Questa dunque non è un
sentimento di vaga compassione o di
superficiale intenerimento per i mali di
tante persone, vicine o lontane.
Al contrario, è la
determinazione ferma e
perseverante di
impegnarsi per il bene
comune: ossia per il bene
di tutti e di ciascuno,
poiché tutti siamo
veramente responsabili di
tutti. Tale determinazione
è fondata sulla salda
convinzione che le cause
che frenano il pieno
sviluppo siano quella
brama del profitto e quella
sete del potere di cui si è
parlato”
PACE, SOLIDARIETÀ E
PREVENZIONE
1.
2.
3.
Senza pace non si può promuovere e proteggere
la salute, particolarmente la salute mentale,
qualunque cosa si intenda con questo termine.
Il controllo dei problemi alimentari richiede la
prevenzione primaria, secondaria e terziaria,
simultaneamente fatta o almeno coordinata dal
servizio primario della salute.
Poiché i problemi alimentari entrano nei
problemi del comportamento che sono
strettamente legati con la cultura sanitaria
esistente nei paesi mediterranei ed altri, la loro
prevenzione etrattamento richiedono il
cambiamento della esistente cultura sanitaria e
generale
4. Il cambiamento della cultura sanitaria generale è
un processo lento il quale richiede un gran
numero di operatori formati e aggiornati,
professionali volontari e deve essere basato su
un gran numero dei punti di supporto nella fitta
rete per la protezione e promozione della salute
nella comunità. La densità della rete necessaria è
facilmente calcolabile dai dati dell’incidenza e
prevealenza dei problemi alimentari.
5. La migliore possibilità di organizzare la rete
territoriale dei punti di supporto nella promozione
e protezione della salute. I suoi membri
dovrebbero seguire una formazione ed
aggiornamenti specifici.
6. Il servizio primario della salute deve mobilitare un
grande numero di operatori della salute nella
comunità (volontari) i quali dovrebbero essere
aggiornati.
7. La prevenzione primaria, secondaria e terziaria
richiede il cambiamento dello stile di vita degli
individui, delle famiglie e della comunità, ma nello
stesso tempo anche degli operatori professionali
e colontari stessi.
8. Un programma specifico di formazione ed
aggiornamento di ognuno di questi gruppi deve
essere preparato. Il programma dovrebbe essere
uguale per tutto il territorio nazionale. I
programmi dovrebbero essere introdotti nelle
Facoltà di Medicina e nelle scuole medie superiori
per i quadri sanitari e sociali.
I problemi di educazione Devono essere preparati
anche per le persone e/o famiglie nella comunità
e per le persone e/o famiglie che entrano nel
trattamentoo per i loro problemi alimentari
9. Un lavoro accettabile può essere fatto solamente
se esiste una cooperazione stretta fra il pubblico
e il privato
LA VITA
“ La vita, un mistero che può essere visto, sia come
evoluzione spontanea dal materiale organico
presente nell’universo, o come un dono di Dio; un
dono di Dio o della Natura.
In entrambi i casi non è esclusivamente una
proprietà privata semplice, anzi si potrebbbe dire
che ci sia stata data in prestito dalla natura o da dio.
In ogni caso nonostante siamo liberi di usarla, da un
punto di vista etico, non siamo liberi di
danneggiarla intenzionalmente o di distruggerla…”
Hudolin, Assisi 1995
MEDITARE ?
Dizionario: Fermare la mente su qualcosa,
attentamente e a lungo; ed è più che riflettere
Ai Club degli alcolisti in trattamento
• ci si ferma, sedendosi in cerchio
• si parla uno alla volta di quello che ciascuna famiglia
sta vivando, condividendo le esperienze
• si offre a tutti la possibilità di parlare
• lo si fa uno alla volta con calme (1h 30s)
• quanto viene detto non esca dal Club
•… …
Da questo si deduce che un clima di amicizia e di
fiducia favorisce la meditazione e la possibilità di
trascendenza.
Parabola del Buon Samaritano
Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova:
“Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?”.
Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa
vi leggi?”.
Costui rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo
cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e
con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te
stesso”. E Gesù: “Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”.
Ma quegli, volendo giustifìcarsi, disse a Gesù: “E chi è il mio
prossimo?”
Gesù riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a
Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo
percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo
morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella
medesima strada e quando Io vide passò oltre dall’altra
parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e
passò oltre.
lnvece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli
accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino,
gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi caricatolo
sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese
cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li
diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che
spenderai in più te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi
tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato
nei briganti?
Quegli rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”.
Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”.
(Luca 10;25;37)
PARABOLA DELLA SAMARITANA
[1]Quando
il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più
discepoli e battezza più di Giovanni [2]- sebbene non fosse Gesù in persona che
battezzava, ma i suoi discepoli -, [3]lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso
la Galilea. [4]Doveva perciò attraversare la Samarìa. [5]Giunse pertanto ad una
città della Samarìa chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a
Giuseppe suo figlio: [6]qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del
viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. [7]Arrivò intanto una
donna di Samarìa ad attingere acqua. Le disse Gesù: "Dammi da bere". [8]I suoi
discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. [9]Ma la Samaritana
gli disse: "Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una
donna samaritana?". I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i
Samaritani. [10]Gesù le rispose: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che
ti dice: "Dammi da bere!", tu stesso gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe
dato acqua viva". [11]Gli disse la donna: "Signore, tu non hai un mezzo per
attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? [12]Sei tu
forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne
bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?". [13]Rispose Gesù: "Chiunque beve di
quest'acqua avrà di nuovo sete; [14]ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non
avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua
che zampilla per la vita eterna". [15]"Signore, gli disse la donna, dammi di
quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere
acqua". [16]Le disse: "Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui". [17]Rispose la
donna: "Non ho marito". Le disse Gesù: "Hai detto bene "non ho marito";
[18]infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in
questo hai detto il vero".
Giovanni 4: 1;31.
Parabola dei Talenti
• 14 Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio,
chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15 A uno diede
cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno
secondo la sua capacità, e partì. 16 Colui che aveva ricevuto
cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri
cinque. 17 Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne
guadagnò altri due. 18 Colui invece che aveva ricevuto un solo
talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro
del suo padrone. 19 Dopo molto tempo il padrone di quei servi
tornò, e volle regolare i conti con loro. 20 Colui che aveva
ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo:
Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho
guadagnati altri cinque. 21 Bene, servo buono e fedele, gli disse
il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su
molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 22 Presentatosi
poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai
consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. 23
Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato
fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia
del tuo padrone.
Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse:
Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai
seminato e raccogli dove non hai sparso; 25 per paura andai a
nascondere il talento sotterra: ecco qui il tuo. 26 Il padrone gli
rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove
non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27 avresti
dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando,
avrei ritirato il mio con l`interesse. 28 Toglietegli dunque il
talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29 Perché a chiunque
ha sarà dato e sarà nell`abbondanza; ma a chi non ha sarà
tolto anche quello che ha. 30 E il servo fannullone gettatelo
fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.
MATTEO 25; 14: 30
COSA NON FAVORISCE LA MEDITAZIONE?
• Giudicare
• Lasciarsi sommergere dal mare delle nostre
preoccupazioni…
TUTTI SULLO STESSO PIANO. Le famiglie sono
accomunate dallo stesso problema e quindi nessuno
può mettersi al di sopra degli alti, ma offrire la propria
esperienza. Nel presentarla c’è l’occasione per
visitarla e gioire del cambiamento fatto.
TEORIA ECOLOGICO-SOCIALE
• I problemi alcol-droga correlati sono
comportamenti, o stili di vita, che nascono
sotto l’influsso di fattori esterni ed interni.
• Può essere organizzata la prevenzione, il
trattamento e la riabilitazione cambiando la
cultura sanitaria e sociale della comunità nella
quale le persone vivono e svolgono le loro
attività.
• La prevenzione serve a proteggere e
promuovere la salute creando i presupposti
per una migliore qualità della vita.
“… il sistema ecologico sociale con i Club è
cresciuto ed ha aiutato molte famiglie che
soffrivano a causa dei problemi
alcolcorrelati e complessi. La crescita e la
maturazione del sistema ecologico sociale
e dei Club degli alcolisti in trattamento
hanno portato pace, benessere, salute,
spiritualità e vita migliore a molte famiglie
ed a molte comunità in tutto il Pease.”
Vl.Hudolin, Grado 1996
Spesso noi tendiamo a porci al centro del mondo e certamente ci
sentiamo a disagio visto che questo è un tentativo di deformare
la realtà. Infatti se guardassimo una foto della parte del mondo
in cui abitiamo non solo non riusciremmo a vedere noi stessi,
ma nemmeno i circa due miliardi di persone che popolano
quella superficie. Nella nostra galassia larga 25.000 e lunga
100.000 anni luce il sistema solare è un puntino. Questo non
per sminuire il valore della persona umana, ma per avere
almeno un po’ presente tutta la realtà.
Un’ altra deformazione deformazione della realtà che provoca
disagio si ha quando si cerca di mettersi al di sopra degli altri e
si vogliono imporre i propri punti di vista.
Si presume di valere per il potere che si ha sugli altri e si dimentica
di valere per quello che siamo e possiamo essere in noi stessi.
Personalmente si tende a provare un maggiore disagio quando gli
altri ci trattano da inferiori o da incapaci.
Tale disagio porta “normalmente” chi lo prova a tentare di
porre l’altro in una condizione di inferiorità e così si avvia
una crescita della violenza visto che nessuno accetta di
essere trattato da inferiore e da incapace. Si spera che
questo non giunga fino a danneggiare o eliminare
fisicamente l’altro.
Chiaramente se le persone abbandonano il campo di
competizione solo per non avere tali estreme
conseguenze, portano con sé una sensazione di forte
disagio esistenziale e saranno portate a rifarsi con altri. Si
ha così una propagazione della violenza, che se continua
a seguire la stessa logica tende ad aumentare.
PUNTO DI VISTA DIVERSI
MODO
NORMALE
ARGOMENTAZIONI: 1.Aspetti positivi del proprio punto di vista
2. Aspetti negativi del punto di vista dell’altro
3. Aspetti negativi dell’altro
IO
L’ALTRO
+
+
+
-
+
+
-
-
-
-
-
-
PUNTI DI VISTA DIVERSI
IO
MODO NON VIOLENTO
L’ALTRO
FONDAMENTI: 1. Ogni aspetto del prorpio punto di vista
(senza alcuna coloritura + o -)
2. Ogni aspetto del punto di vista dell’altro
(senza alcuna coloritura + o -)
RIFLESSIONE ECUMENICA
Lignano Sabbiadoro, 25 maggio 2000
Elio del Favero
Questa riflessione, come dice il titolo, ci dovrebbe portare a
considerare la nostra “casa comune”.
In questa assemblea è facile rendersi conto che essa, per ora, è il
mondo.
La nostra esperienza personale di “casa comune” è partita, con molta
probabilità da un’ esperienza familiare, si è allargata ad una
comunità locale e può aver partecipato a momenti di varie
comunità locali del mondo.
In questa realtà noi ci troviamo più o meno bene e ci rendiamo conto
che questo non dipende solo dalla nostra salute biologica o
dall’ambiente biochimico che ci circondava, ma da tutto ciò che
non è biochimico in noi e dalle relazioni che viviamo con la realtà.
Il Prof. Vladimir Hudolin ha portato molte persone a riflettere su
queste ultime realtà con molti interventi a voce e per iscrito. Qui
cercherò di prporvene una sintesi, che sarà chiaramente
condizionata dalla mia esperienza personale.
“Spiritualità nel senso di abbracciare con essa
tutte le caratteristiche umane che non sono
somatiche, le quali fanno che l’uomo sia
differente da tutte le altre forme viventi sul
pianeta e che naturalmente includono anche
l’aspetto religioso del suo essere in un senso
ecumenico primordiale”
Vl. Hudolin, Assisi 1994
Il riferimento è non tanto ad una fede religiosa in particolare,
ma nel senso religioso dell’uomo, che implica il rispetto
per le diverse professioni di fede, con maggiore
attenzione agli elementi che accomunano più che a quelli
che dividono.
“Si potrebbe dire che la spiritualità antropologica
significa per noi la cultura sociale umana basata sui
valori che l’uomo ha da sempre posseduto come
codice interno di regole di comportamento.Qualche
volta l’uomo spiega questi valori come decalogo
datoci da Dio, altre volte con una direzione interna di
vita che non sa spiegare che cerca di descrivere
usando varie teorie filosofiche”
V. Hudolin, Padova 1993
LA SPIRITUALITÀ PUÒ ESSERE VISTA
COME:
· la relazione con gli altri in un rapporto umano e di amicizia; una
relazione piena di solidarietà
· riconoscimento della diversità
· crescita che porta alla trascendenza
· come un profondo legame di appartenenza
· un senso della vita, del dolore, della morte.
Può essere vista anche come:
· un passaggio nelle nostre considerazioni dalla centralità alla
sostanza (alcol, droga…)
· all’importanza della persona, delle relazioni e degli altri valori
umani
· consapevolezza dei propri
· sentimenti e valorizzazione dell’umanità esistente nei Club
· la trasformazione delle regole e forme di lavoro in un valore
profondamente umano
· una ricerca di valori in noi stessi
· un veicolo che ci da l’opportunità di incontrare la società
· è differente dalla religione, è una ricerca personale che non
può essere delegata agli altri, ma può ricevere stimoli
dagli altri
Vl. Hudolin, Padova 1993
Fra gli altri disturbi che possono essere constatati nella
complessità dei problemi alcol correlati e
multidimensionali ed in generale dei disagi del
comportamento, IL più costante è il disagio spirituale.
In questo disagio vedo i problemi priovocati dalla non
accettazione di sé, del proprio comportamento e del
proprio ruolo nella comunità, della cultura sociale
esistente, della giustizia sociale prevalente. Questo
disagio è accompagnato da un senso di impotenza
davanti al problema di impossibilità di capirlo.
Vl. Hudolin, Assisi 1994
SERVITORE INSEGNANTE
SERVITORE: una persona che si mette a servizio
degli altri, in una situazione di reciprocità, dove
ognuno diventa responsabile dell’altro, o dove tutti
sono responsabili di tutti.
Vl. Hudolin, Assisi 1994
”… il servitore-insegnate dovrebbe trovare il linguaggio del
cuore e dell’anima, …è una ricerca personale che non
può essere delegata agli altri, ma può ricevere stimoli
dagli altri.”
Vl. Hudolin, Assisi 1993
“E’ più difficile cambiare se stessi che chiedere agli altri che
cambino”
Vl. Hudolin, Grado 1996
“Il servitore-insegnate dovrebbe essere in grado di suscitare
empatia, di ascoltare, di non giudicare e di essere esperto
ad un contatto umano.”
Vl. Hudolin, Padova 1993
“Il servitore-insegnante ed il Club devono essere in grado di
captare il disagio spirituale, di lasciare un ampio spazio alla
sua verbalizzazione stimolando la crescita e la maturazione,
in altre parole, un cambiamento longitudinale, progressivo
verso una propria perfesione che, devo subito dire, non è
mai raggiunta. Raggiungerla significherebbe la fine del ciclo
sociale umano”
Vl. Hudolin, Assisi 1994
“Il servitore-insegnante sia professionale, sia volontario non
professionale deve condurre il coloquio iniziale e durante il
colloqui fare la diagnosi del problema. Non si tratta di una
diagnosi in senso medico ma di una possibilità di
comprendere la sofferenza esistente”
Vl. Hudolin, Assisi 1994
PERCHE’ I CAT E NON CLUB
SPECIFICI
• La cultura sanitaria e generale della comunità locale accetta
sostanzialmente il bere ed i problemi alcolcorrelati e
l’inserimento nei CAT non implica gravi processi di
stigmatizzazione.
• Nei CAT risulta più facile ottenere l’astinenza da alcol di tutti i
membri della famiglia.
•
Il processo di cambiamento e facilitato dalla presenza dei
familiari degli alcolisti che operano negli altri programmi alcolcorrelati all’interno della comunità locale.
• E’ più facile, ove necessario, trovare la famiglia sostitutiva.
• E’ più facile l’inserimento lavorativo nella comunità nella quale
si sono sviluppati tali programmi.
• E’ più facile ottenere un’ omeostasi positiva della comunità
multifamiliare della comunità.
Formazione, Istruzione, Educazione.
FORMAZIONE DI
BASE
Corso di
sensibilizzazione
SECONDO LIVELLO
Scuola di
Perfezionamento
(300 ore)
AGGIORNAMENTO
Ricaduta
Oparatore
Difficoltà in CAT
Supervisione
Approccio Familiare
Rete Territoriale
Donna e Alcol
Alcol e Spiritualità
SANATORIA
RIFORMA DELL’ISTRUZIONE E
DELL’EDUCAZIONE
Abilitare al lavoro e all’indipendenza
Introdurre nel lavoro pratico i risultati
aggiornati delle ricerche scientifiche,
delle esperienze di lavoro, delle
metodologie già in atto
E’ necessario introdurre l’istruzione e
l’aggiornamento permanente
L’istruzione e l’educazione devono
essere realizzati attraverso il seguente
processo:
SCOPO
METODOLOGIA
SAPERE
CAMBIAMENTO DEL
COMPORTAMENTO
VALUTAZIONE
PROBLEMI MULTIDIMENSIONALI
PROBLEMI ALCOL CORRELATI E DISAGIO PSICHICO
PROBLEMI ALCOL E DROGA CORRELATI
PROBLEMI ALCOL CORRELATI E COMPORTAMENTO
AGGRESSIVO E VIOLENTO
PROBLEMI ALCOL CORRELATI E VECCHIAIA
PROBLEMI ALCOL CORRELATI E GUIDA
PROBLEMI ALCOL CORRELATI NEI SENZA FISSA DIMORA
SCUOLA TERRITORIALE E
PROGRAMMI MULTIDIMENSIONALI
La prevenzione primaria non significa solo fornire
informazioni mediche, ma anche psicologiche, sociali e
socio-culturali. Inoltre implica la necessità di
cambiamento della cultura sanitaria e dei processi
culturali della comunità locale. Questo é raggiungibile
lavorando direttamente nella comunità e qui sono più
efficaci gli operatori volontari.
La prevenzione primaria deve essere rivolta alle
famiglie e alla comunità territoriale.
La scuola alcologica territoriale deve cooperare
strettamente con i servizi pubblici che si occupano
della prevenzione primaria.
Nella scuola territoriale, essendoci bisogno di
molti operatori, deve essere coinvolto il
volontariato. Non si può immaginare la
prevenzione primaria senza la cooperazione
degli operatori privati.
Il messaggio deve essere uguale in tutte le
scuole alcologiche territoriali.
Il programma deve essere allargato ai problemi
droga-alcolcorrelati e a quelli complessi.
PERCHE’ UN CORSO
MULTIPROFESSIONALE CON
INSERIMENTO DEI PARAPROFESSIONALI
Ogni medico, specialmente il medico di base, e gli operatori
della protezione primaria della salute, devono essere
sensibilizzati, informati e aggiornati sui problemi alcolcorrelati, droga-correlati ed alcol e droga correlati e devono
essere in grado di diagnosticarli e trattarli.
L’operatore volontario della salute nella comunità ha un ruolo
indispensabile nella protezione della salute.
Gli psichiatri, sempre più interessati ai problemi droga e
alcol correlati, devono essere formati ed aggiornati sulle
tematiche relative alle dipendenze; devono inoltre essere
messi a conoscenza dei possibili interventi socio-culturali.
Le istituzioni non hanno a disposizione un numero di
specialisti sufficiente per trattare tutti coloro che ne hanno
bisogno.
 I problemi alcol/droga correlati non possono essere risolti con
una breve ospedalizzazione.
• L’ unico farmaco che può essere consigliato all’alcolista è
l’Antabuse la cui funzione non è curare, ma offrire un
sostegno all’alcolista.
Il trattamento si basa sulla solidarietà, l’amore, l’amicizia, la
convivenza armoniosa e la libertà. E’ importante la
personalità dell’operatore.
VARI TIPI DI FORMAZIONE E DI
AGGIORNAMENTO
E AGGIORNAMENTO CONTINUO
A.
FORMAZIONE DI PRIMO LIVELLO: il primo e il terzo
modulo della Scuola alcologica territoriale ed i Corsi di
sensibilizzazione per i futuri servitori insegnanti nei Club
degli alcolisti in trattamento e negli altri programmi
territoriali per i problemi alcolcorrelati e complessi.
B. SECONDO LIVELLO: vari tipi di aggiornamento, secondo
modulo della Scuola alcologica territoriale, vari corsi
monotematici.
C. FORMAZIONE INTERMEDIA: corsi di aggiornamento
specifici, formazione e aggiornamento per vari gruppi di
corsisti, con attenzione ai problemi complessi.
D. SCUOLA Dl PERFEZIONAMENTO IN ALCOLOGIA
(SCUOLA DELLE TRECENTO ORE): serve per una
specializzazione in alcologia o una formazione dei
formatori.
LE DOMANDE CHE DOVREBBERO ESSERE
SODDISFATTE DA UNA TEORIA PER I
PROBLEMI ALCOOL-CORRELATI
• 1)
Chiarire l’eziologia del problema
• 2) Offrire non solo ai professionisti ma anche ai volontari
non professionisti una metodologia di diagnosi precoce
• 3)
Descrivere il trattamento precoce
• 4) Offrire le possibilità del trattamento che garantisca i
migliori risultati
• 5) Dare la possibilità di organizzare una rete territoriale
dei punti di supporto nella protezione e promozione della
salute nella comunità locale, specialmente quando si tratta
dei problemi alcool-correlati e complessi
• 6) Offrire un rapporto costi/benefici accettabile
relativamente alla gestione del programma
• 7) Rendere facilmente accessibile il trattamento a tutti i
membri della comunità
• 8) Essere accettabile per un miglioramento della
formazione universitaria e per l’aggiornamento per tutti gli
operatori professionali volontari
DAL PUNTO I VISTA ECOLOGICO SOCIALE
SI PUO’ DIRE CHE:
L’alcolismo non è una entità
ben definita, ma un processo
che inizia in molte persone
dai primi consumi di piccole
quantità di alcol e, in
relazione ad un numero
enorme di fattori interni ed
esterni produce uno specifico
legame fra l’uomo e l’alcol
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