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DISTURBO SPIRITUALE “Fra gli altri che possono essere constatati nella complessità dei problemi alcol-correlati e multidimensionali e in genarale dei disagi del comportamento, il più costante è il disagio spirituale. In questo disagio vedo i problemi provocati dalla non accettazione di sé stesso, del proprio comportamento e del proprio ruolo nella comunità, della cultura sociale esistente, della prevalente giustizia sociale Quando ero giovane e libero e la mia immaginazione non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo. Come divenni più grande e più saggio, scoprii che il mondo non avrebbe potuto essere cambiato, così ridussi la mia visione e decisi di cambiare solo il mio paese, ma anche questo sembrava impossibile. Come crebbi, al crepuscolo della mia vita, in un ultimo disperato tentativo, decisi di cambiare solo la mia famiglia, quelli più vicini a me. Ma anche loro non volevano essere cambiati. E ora che sono legato al mio letto di morte, capisco che, se avessi cambiato per primo me stesso, forse, con l’esempio, avrei potuto cambiare la mia famiglia, dalla loro ispirazione e on il loro incoraggiamento avrei potuto cambiare la mia famiglia, dalla loro ispirazione e con il loro incoraggiamento avrei potuto cambiare in meglio il mio paese. E chi lo sa, avrei potuto forse cambiare il mondo. • (Dalla tomba di un Vescovo della abazia di Westimnster) Questo disagio è accompagnato da un senso di impotenza davanti al problema e di impossibilità di capirlo. Se la spiritualità può essere vista come insieme della nostra cultura e delle caratteristiche di vita in un certo momento nelle nostre comunità, in tutta la società e sul pianeta intero questo disagio può essere presente in maniera particolare nei vari settori della spiritualità: emozionale, politico, religioso, ecc… Hudolin, Assisi 1994 LA DIAGNOSTICA DEL DISAGIO SPIRITUALE ED ESISTENZIALE • GIA’ AL SECONDO CONGRESSO DELLA SPIRITUALITA’ ANTROPOLOGICA ED ECOLOGLA SOCIALE SI E’ DISCUSSO SULLA POSSIBILITA’ DI DIAGNOSTICARE IL DISAGIO SPIRITUALE ED ESISTENZIALE. • QUESTI DISAGI NON SONO SPECIFICI PER LE PERSONE COI PROBLEMI DI ALCOL E DROGA ED ALCOL/DROGA CORRELATI MA SI TROVANO NELLA SITUAZIONE ODIERNA Dl MOLTE PERSONE COMUNITA’ SU TUTTO IL PIANETA. • BISOGNA DIAGNOSTICARLE PRECOCEMENTE E NON CONFONDERLE CON ALTRI PROBLEMI, PRIMA DI TUTTO LE DIFFICOLTA’ PSICHIATRICHE E CON I SINTOMI SOMATICI, IN CROAZIA ABBIAMO VISTO COME LA GUERRA PUO’ PRODURRE I PROBLEMI ANTROPO-SPIRITUALI E VICE VERSA. • QUESTI PROBLEMI SI ESPRIMONO CON UNA ALESSITIMIA, VUOL DIRE CON UNA IMPOSSIBILITA’ Dl COMUNICAZIONE ED INTERAZIONE. • LA PERSONA COLPITA PERDE LA POSSIBILITA’ DI INTERAGIRE IN SOCIETA’, PUO’ SENTIRSI DEPRESSA NON POTENDO COMPRENDERE SE STESSA, GLI ALTRI, COMPRENDERE CHE COSA STIA ACCADENDO E PERDENDO LA SPERANZA E LA VOGLIA DI FARE QUALCHE COSA...» HUDOLIN, - Assisi 1995 L’operatore ed il Club devono essere in grado di captare il disagio spirituale e di lasciare un ampio spazio alla sua verbalizzazione, stimolando la crescita e la maturazione, in altre parole, favorendo un cambiamento longitudinale progressivo verso una propria perfezione che, devo dire, non è mai raggiunta. Raggiungerla significherebbe la fine del ciclo sociale umano. “Bisogna catalizzare il cambiamento dello stile di vita e non perdere la coerenza anche quando un problema spirituale o esistenziale sembra molto grave con le sofferenze enormi nella famiglia” V.Hudolin, 1994 V. HUDOLIN IO L’ALTRO DIALOGO CREATIVITA’ SOLUZIONE EMPATIA “Vorrei qui sottolineare l’importanza dei pensieri sulla solidarietà di Giovanni Paolo II nella sua lettera enciclica “Sollecitudo Rei socialis”: “Si tratta innanzi tutto dell’interdipendenza, sentita come sistema determinante di relazioni nel mondo contemporaneo, nella sua componente economica, culturale, politica e religiosa, e assunta come categoria morale. Quando l’interdipendenza viene così riconosciuta, la relativa risposta come atteggiamento morale e sociale, come virtù, è la solidarietà. Questa dunque, non è un sentimento di vaga compassione, o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine e lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siano veramente responsabili di tutti. Tale determinazione è fondata sulla convinzione che le cause che frenano il pieno sviluppo siano quella brama del profitto e quella sete di potere di cui si è parlato (…)” Nella vita non ci sono spettatori “L’empatia significa non solamente etica, come qualche volta viene definita, ma la possibilità dello sviluppo di comunicazione e dell’interazione profonda umana, una possibilità di accettare l’altro e di poter comprendere la sua sofferenza… L’empatia può essere imparata e sviluppata da tutti, sarà differente da uno ad un altro. E’ necessario accettare tutti, nonostante il loro comportamento.” Vl. Hudolin, Assisi 1993 PACE “Tutti noi non lavoriamo solamente per l’astinenza, ma per la famiglia, per la sobrietà, per una vita migliore, per una crescita e maturazione e infine per la pace. La pace non può essere conquistata se prima di tutto non siamo in grado di averla dentro di noi: una pace nel cuore, una possibilità di riguadagnare la gioia di vivere, la riapprovazione del proprio futuro, un superamento, una trascendenza da se stessi (anche attraverso la meditazione)” “I Club hanno il compito di discutere di più del futuro, della della gioia di vivere, trascendendo la realtà che spesso trascina verso il passsato” Vl.Hudolin, Grado 1996 “ i Club fin dall’inizio hanno sempre parlato del futuro. Parlare del passato significa vivere nel passato significa vivere nel passato e fermare la crescita e la maturazione. Anche il passato deve essere ricordato, ma non deve vivere nel passato. Senza passato si perde l’identità personale e l’appartenenza alla comunità. Vl.Hudolin, Grado 1996 “La pace non si conquista con dichiarazioni formali, ma con un cambiamento umano profondo. Come possiamo realizzare il programma del Club, che parla di solidarietà, di amore, di amicizia, di convivenza di compartecipazione, della possibilità di perdono, dell’accettazione del diverso, se riteniamo che la pace significa solo fermare le grandi guerre e lasciar libere le piccole guerre quotidiane? Non si può fare così, perché le nostre piccole guerre conducono a quelle grandi. Abbiamo visto che tutte le conferenze internazionali non risolvono i conflitti, perché coloro i quali partecipano a queste conferenze per la pace non hanno risolto i conflitti nati tra di loro a causa dei propri diversi interessi. In questo senso ho un ‘esperienza personale diretta: durante la guerra nella mia parte del mondo, nella quale sono state uccise quasi trecentomila persone e provocate sofferenze indescrivibili di popoli interi, le potenze internazionali erano bloccate dai loro interessi, senza possibilità di risolvere i loro problemi e dimenticare, almeno per un breve momento, i loro interessi particolari. Questo dimostra che la pace dipende dal cambiamento di ognuno di noi. Traducendo tutto questo nel linguaggio del Club, dobbiamo parlare della pace tra noi tutti, fra i Club, fra le famiglie, fra gli operatori e le famiglie, fra i Club e le istituzioni pubbliche, fra le associazioni, fra noi tutti. Anche serve lottare per la pace generale se non siamo in grado di analizzare la situazione nei Club, se non possiamo definire la pace necessaria fra di noi? Vl.Hudolin, Salerno 1995 La lotta per la pace, per la formazione di una cultura ecumenica planetaria, se non cambia il comportamento e la cultura delle comunità singole, significa una nuova guerra, una nuova aggressività. La pace non si può portare solamente nei pensieri, nei processi corticali, ma di tutto nel cuore e nell’anima e di queste dimensioni sappiamo poco o non abbastanza da iniziare ad occuparcene. Esse non ci sembrano abbastanza scientifiche, non essendo possibile esprimerle con i numeri e misurarle come richiede la nostra cultura scientifica. Sembra che la nostra cultura non accetti come processi scientifici la maggioranza degli aspetti più importanti della persona umana perché non possono essere misurati. Fra questi sono: l’emozionalità, la spiritualità,la fede, gli aspetti politici, religiosi ed altri aspetti della vita umana. Vl.Hudolin, Assisi,1993 SOLIDARIETA’ “SOLIDARIETA’” …parola che attualmente riecheggia ovunque, parola nobile che mira toccare la sensibilità delle persone alla quali ci si rivolge, ma di cui si abusa in modo sistematico quando si tratta di fare appello alla generosità pubblica nella forma di contributi in denaro o quando si giustifica la propria partecipazione obbligata sotto forma di tasse, imposte prelievi fiscali o altri diversi balzelli… Come se aprire, volentieri o malvolentieri, il proprio portafoglio in nome della solidarietà, bastasse a sentirsi in pace con la propria coscienza! Come se fare un’ offerta come si lancia un osso fosse l’unico atto possibile per sollevare la miseria del mondo. Per favore, finiamolo di usare il termine SOLIDARIETA’ per giustificare richieste di denaro! Questa parola si applichi soltanto ad atti di benevolenza disinteressata, ad azioni che non si compiono per calcolo, ma solo per rispondere alla generosità del cuore, ad atti spontanei che dispensano senza calcolo, ma solo per rispondere alla generosità del cuore, ad atti spontanei che dispensano senza calcolo l’infinita ricchezza che appartiene al calore umano. Qualora vi sia la necessità, il calore può essere accompagnato da modesti doni materiali ed in questo caso l’atto d’amore avrà ancora più valore. Robert Provost L’esercizio della solidarietà all’interno di ogni società è valido, quando i suoi componenti si riconoscono tra di loro come persone. Coloro che contano di più, disponendo di una porzione più grande di beni e di servizi comuni, si sentano responsabili dei più deboli e siano disposti a condividere quanto possiedono. I più deboli, da parte loro, nella stessa linea di solidarietà, non adottino un atteggiamento puramente passivo o distruttivo del tessuto sociale, ma pur rivendicando i loro legittimi diritti , facciano quanto loro spetta per il bene di tutti. I gruppi intermedi, a loro volta, non insistano egoisticamente nel loro particolare interesse, ma rispettino gli interessi degli altri. Sollecitudo Rei Socialis Lettera Enciclica di Giovanni Paolo II La solidarietà ci aiuta a vedere l’altro, persona, popolo o Nazione, non come uno strumento qualsiasi per sfruttare a basso costo la capacità di lavoro e la resistenza fisica, abbandonandola poi quando non serve più, ma come un nostro “simile”, un “aiuto” (cf. Gn 2, 18, 20), da rendere partecipe, al pari di noi, del banchetto della vita, a cui tutti gli uomini sono ugualmente invitati da Dio. Di qui l’importanza di risvegliare la coscienza religiosa degli uomini e dei popoli. Sono cosi esclusi lo sfruttamento, l’oppressione, l’annientamento degli altri. Questi fatti nella presente divisone del mondo in blocchi contrapposti, vanno a confluire nel pericolo di guerra e nell’eccessiva preoccupazione per la propria sicurezza, a spese non di rado dell’autonomia, della libera decisione, della stessa integrità territoriale delle Nazioni più deboli, che non sono comprese nelle così dette zone di influenza o nelle cinture di sicurezza Sollecitudo Rei Socialis Lettera Enciclica di Giovanni Paolo II Si tratta innanzitutto dell’interdipendenza, sentita come sistema determinante di relazioni nel mondo contemporaneo,nelle sue componenti economiche, culturali, politiche e religiose assunte come categorie morali. Quando l’interdipendenza viene così riconosciuta, la correlativa risposta come atteggiamento morale e sociale, come virtù, è la solidarietà. Questa dunque non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, poiché tutti siamo veramente responsabili di tutti. Tale determinazione è fondata sulla salda convinzione che le cause che frenano il pieno sviluppo siano quella brama del profitto e quella sete del potere di cui si è parlato” PACE, SOLIDARIETÀ E PREVENZIONE 1. 2. 3. Senza pace non si può promuovere e proteggere la salute, particolarmente la salute mentale, qualunque cosa si intenda con questo termine. Il controllo dei problemi alimentari richiede la prevenzione primaria, secondaria e terziaria, simultaneamente fatta o almeno coordinata dal servizio primario della salute. Poiché i problemi alimentari entrano nei problemi del comportamento che sono strettamente legati con la cultura sanitaria esistente nei paesi mediterranei ed altri, la loro prevenzione etrattamento richiedono il cambiamento della esistente cultura sanitaria e generale 4. Il cambiamento della cultura sanitaria generale è un processo lento il quale richiede un gran numero di operatori formati e aggiornati, professionali volontari e deve essere basato su un gran numero dei punti di supporto nella fitta rete per la protezione e promozione della salute nella comunità. La densità della rete necessaria è facilmente calcolabile dai dati dell’incidenza e prevealenza dei problemi alimentari. 5. La migliore possibilità di organizzare la rete territoriale dei punti di supporto nella promozione e protezione della salute. I suoi membri dovrebbero seguire una formazione ed aggiornamenti specifici. 6. Il servizio primario della salute deve mobilitare un grande numero di operatori della salute nella comunità (volontari) i quali dovrebbero essere aggiornati. 7. La prevenzione primaria, secondaria e terziaria richiede il cambiamento dello stile di vita degli individui, delle famiglie e della comunità, ma nello stesso tempo anche degli operatori professionali e colontari stessi. 8. Un programma specifico di formazione ed aggiornamento di ognuno di questi gruppi deve essere preparato. Il programma dovrebbe essere uguale per tutto il territorio nazionale. I programmi dovrebbero essere introdotti nelle Facoltà di Medicina e nelle scuole medie superiori per i quadri sanitari e sociali. I problemi di educazione Devono essere preparati anche per le persone e/o famiglie nella comunità e per le persone e/o famiglie che entrano nel trattamentoo per i loro problemi alimentari 9. Un lavoro accettabile può essere fatto solamente se esiste una cooperazione stretta fra il pubblico e il privato LA VITA “ La vita, un mistero che può essere visto, sia come evoluzione spontanea dal materiale organico presente nell’universo, o come un dono di Dio; un dono di Dio o della Natura. In entrambi i casi non è esclusivamente una proprietà privata semplice, anzi si potrebbbe dire che ci sia stata data in prestito dalla natura o da dio. In ogni caso nonostante siamo liberi di usarla, da un punto di vista etico, non siamo liberi di danneggiarla intenzionalmente o di distruggerla…” Hudolin, Assisi 1995 MEDITARE ? Dizionario: Fermare la mente su qualcosa, attentamente e a lungo; ed è più che riflettere Ai Club degli alcolisti in trattamento • ci si ferma, sedendosi in cerchio • si parla uno alla volta di quello che ciascuna famiglia sta vivando, condividendo le esperienze • si offre a tutti la possibilità di parlare • lo si fa uno alla volta con calme (1h 30s) • quanto viene detto non esca dal Club •… … Da questo si deduce che un clima di amicizia e di fiducia favorisce la meditazione e la possibilità di trascendenza. Parabola del Buon Samaritano Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: “Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?”. Costui rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso”. E Gesù: “Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”. Ma quegli, volendo giustifìcarsi, disse a Gesù: “E chi è il mio prossimo?” Gesù riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando Io vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. lnvece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti? Quegli rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”. (Luca 10;25;37) PARABOLA DELLA SAMARITANA [1]Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni [2]- sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli -, [3]lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. [4]Doveva perciò attraversare la Samarìa. [5]Giunse pertanto ad una città della Samarìa chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: [6]qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. [7]Arrivò intanto una donna di Samarìa ad attingere acqua. Le disse Gesù: "Dammi da bere". [8]I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. [9]Ma la Samaritana gli disse: "Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?". I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. [10]Gesù le rispose: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stesso gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva". [11]Gli disse la donna: "Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? [12]Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?". [13]Rispose Gesù: "Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; [14]ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna". [15]"Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua". [16]Le disse: "Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui". [17]Rispose la donna: "Non ho marito". Le disse Gesù: "Hai detto bene "non ho marito"; [18]infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero". Giovanni 4: 1;31. Parabola dei Talenti • 14 Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15 A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. 16 Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. 17 Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18 Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19 Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. 20 Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. 21 Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 22 Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. 23 Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; 25 per paura andai a nascondere il talento sotterra: ecco qui il tuo. 26 Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27 avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l`interesse. 28 Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29 Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell`abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 30 E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. MATTEO 25; 14: 30 COSA NON FAVORISCE LA MEDITAZIONE? • Giudicare • Lasciarsi sommergere dal mare delle nostre preoccupazioni… TUTTI SULLO STESSO PIANO. Le famiglie sono accomunate dallo stesso problema e quindi nessuno può mettersi al di sopra degli alti, ma offrire la propria esperienza. Nel presentarla c’è l’occasione per visitarla e gioire del cambiamento fatto. TEORIA ECOLOGICO-SOCIALE • I problemi alcol-droga correlati sono comportamenti, o stili di vita, che nascono sotto l’influsso di fattori esterni ed interni. • Può essere organizzata la prevenzione, il trattamento e la riabilitazione cambiando la cultura sanitaria e sociale della comunità nella quale le persone vivono e svolgono le loro attività. • La prevenzione serve a proteggere e promuovere la salute creando i presupposti per una migliore qualità della vita. “… il sistema ecologico sociale con i Club è cresciuto ed ha aiutato molte famiglie che soffrivano a causa dei problemi alcolcorrelati e complessi. La crescita e la maturazione del sistema ecologico sociale e dei Club degli alcolisti in trattamento hanno portato pace, benessere, salute, spiritualità e vita migliore a molte famiglie ed a molte comunità in tutto il Pease.” Vl.Hudolin, Grado 1996 Spesso noi tendiamo a porci al centro del mondo e certamente ci sentiamo a disagio visto che questo è un tentativo di deformare la realtà. Infatti se guardassimo una foto della parte del mondo in cui abitiamo non solo non riusciremmo a vedere noi stessi, ma nemmeno i circa due miliardi di persone che popolano quella superficie. Nella nostra galassia larga 25.000 e lunga 100.000 anni luce il sistema solare è un puntino. Questo non per sminuire il valore della persona umana, ma per avere almeno un po’ presente tutta la realtà. Un’ altra deformazione deformazione della realtà che provoca disagio si ha quando si cerca di mettersi al di sopra degli altri e si vogliono imporre i propri punti di vista. Si presume di valere per il potere che si ha sugli altri e si dimentica di valere per quello che siamo e possiamo essere in noi stessi. Personalmente si tende a provare un maggiore disagio quando gli altri ci trattano da inferiori o da incapaci. Tale disagio porta “normalmente” chi lo prova a tentare di porre l’altro in una condizione di inferiorità e così si avvia una crescita della violenza visto che nessuno accetta di essere trattato da inferiore e da incapace. Si spera che questo non giunga fino a danneggiare o eliminare fisicamente l’altro. Chiaramente se le persone abbandonano il campo di competizione solo per non avere tali estreme conseguenze, portano con sé una sensazione di forte disagio esistenziale e saranno portate a rifarsi con altri. Si ha così una propagazione della violenza, che se continua a seguire la stessa logica tende ad aumentare. PUNTO DI VISTA DIVERSI MODO NORMALE ARGOMENTAZIONI: 1.Aspetti positivi del proprio punto di vista 2. Aspetti negativi del punto di vista dell’altro 3. Aspetti negativi dell’altro IO L’ALTRO + + + - + + - - - - - - PUNTI DI VISTA DIVERSI IO MODO NON VIOLENTO L’ALTRO FONDAMENTI: 1. Ogni aspetto del prorpio punto di vista (senza alcuna coloritura + o -) 2. Ogni aspetto del punto di vista dell’altro (senza alcuna coloritura + o -) RIFLESSIONE ECUMENICA Lignano Sabbiadoro, 25 maggio 2000 Elio del Favero Questa riflessione, come dice il titolo, ci dovrebbe portare a considerare la nostra “casa comune”. In questa assemblea è facile rendersi conto che essa, per ora, è il mondo. La nostra esperienza personale di “casa comune” è partita, con molta probabilità da un’ esperienza familiare, si è allargata ad una comunità locale e può aver partecipato a momenti di varie comunità locali del mondo. In questa realtà noi ci troviamo più o meno bene e ci rendiamo conto che questo non dipende solo dalla nostra salute biologica o dall’ambiente biochimico che ci circondava, ma da tutto ciò che non è biochimico in noi e dalle relazioni che viviamo con la realtà. Il Prof. Vladimir Hudolin ha portato molte persone a riflettere su queste ultime realtà con molti interventi a voce e per iscrito. Qui cercherò di prporvene una sintesi, che sarà chiaramente condizionata dalla mia esperienza personale. “Spiritualità nel senso di abbracciare con essa tutte le caratteristiche umane che non sono somatiche, le quali fanno che l’uomo sia differente da tutte le altre forme viventi sul pianeta e che naturalmente includono anche l’aspetto religioso del suo essere in un senso ecumenico primordiale” Vl. Hudolin, Assisi 1994 Il riferimento è non tanto ad una fede religiosa in particolare, ma nel senso religioso dell’uomo, che implica il rispetto per le diverse professioni di fede, con maggiore attenzione agli elementi che accomunano più che a quelli che dividono. “Si potrebbe dire che la spiritualità antropologica significa per noi la cultura sociale umana basata sui valori che l’uomo ha da sempre posseduto come codice interno di regole di comportamento.Qualche volta l’uomo spiega questi valori come decalogo datoci da Dio, altre volte con una direzione interna di vita che non sa spiegare che cerca di descrivere usando varie teorie filosofiche” V. Hudolin, Padova 1993 LA SPIRITUALITÀ PUÒ ESSERE VISTA COME: · la relazione con gli altri in un rapporto umano e di amicizia; una relazione piena di solidarietà · riconoscimento della diversità · crescita che porta alla trascendenza · come un profondo legame di appartenenza · un senso della vita, del dolore, della morte. Può essere vista anche come: · un passaggio nelle nostre considerazioni dalla centralità alla sostanza (alcol, droga…) · all’importanza della persona, delle relazioni e degli altri valori umani · consapevolezza dei propri · sentimenti e valorizzazione dell’umanità esistente nei Club · la trasformazione delle regole e forme di lavoro in un valore profondamente umano · una ricerca di valori in noi stessi · un veicolo che ci da l’opportunità di incontrare la società · è differente dalla religione, è una ricerca personale che non può essere delegata agli altri, ma può ricevere stimoli dagli altri Vl. Hudolin, Padova 1993 Fra gli altri disturbi che possono essere constatati nella complessità dei problemi alcol correlati e multidimensionali ed in generale dei disagi del comportamento, IL più costante è il disagio spirituale. In questo disagio vedo i problemi priovocati dalla non accettazione di sé, del proprio comportamento e del proprio ruolo nella comunità, della cultura sociale esistente, della giustizia sociale prevalente. Questo disagio è accompagnato da un senso di impotenza davanti al problema di impossibilità di capirlo. Vl. Hudolin, Assisi 1994 SERVITORE INSEGNANTE SERVITORE: una persona che si mette a servizio degli altri, in una situazione di reciprocità, dove ognuno diventa responsabile dell’altro, o dove tutti sono responsabili di tutti. Vl. Hudolin, Assisi 1994 ”… il servitore-insegnate dovrebbe trovare il linguaggio del cuore e dell’anima, …è una ricerca personale che non può essere delegata agli altri, ma può ricevere stimoli dagli altri.” Vl. Hudolin, Assisi 1993 “E’ più difficile cambiare se stessi che chiedere agli altri che cambino” Vl. Hudolin, Grado 1996 “Il servitore-insegnate dovrebbe essere in grado di suscitare empatia, di ascoltare, di non giudicare e di essere esperto ad un contatto umano.” Vl. Hudolin, Padova 1993 “Il servitore-insegnante ed il Club devono essere in grado di captare il disagio spirituale, di lasciare un ampio spazio alla sua verbalizzazione stimolando la crescita e la maturazione, in altre parole, un cambiamento longitudinale, progressivo verso una propria perfesione che, devo subito dire, non è mai raggiunta. Raggiungerla significherebbe la fine del ciclo sociale umano” Vl. Hudolin, Assisi 1994 “Il servitore-insegnante sia professionale, sia volontario non professionale deve condurre il coloquio iniziale e durante il colloqui fare la diagnosi del problema. Non si tratta di una diagnosi in senso medico ma di una possibilità di comprendere la sofferenza esistente” Vl. Hudolin, Assisi 1994 PERCHE’ I CAT E NON CLUB SPECIFICI • La cultura sanitaria e generale della comunità locale accetta sostanzialmente il bere ed i problemi alcolcorrelati e l’inserimento nei CAT non implica gravi processi di stigmatizzazione. • Nei CAT risulta più facile ottenere l’astinenza da alcol di tutti i membri della famiglia. • Il processo di cambiamento e facilitato dalla presenza dei familiari degli alcolisti che operano negli altri programmi alcolcorrelati all’interno della comunità locale. • E’ più facile, ove necessario, trovare la famiglia sostitutiva. • E’ più facile l’inserimento lavorativo nella comunità nella quale si sono sviluppati tali programmi. • E’ più facile ottenere un’ omeostasi positiva della comunità multifamiliare della comunità. Formazione, Istruzione, Educazione. FORMAZIONE DI BASE Corso di sensibilizzazione SECONDO LIVELLO Scuola di Perfezionamento (300 ore) AGGIORNAMENTO Ricaduta Oparatore Difficoltà in CAT Supervisione Approccio Familiare Rete Territoriale Donna e Alcol Alcol e Spiritualità SANATORIA RIFORMA DELL’ISTRUZIONE E DELL’EDUCAZIONE Abilitare al lavoro e all’indipendenza Introdurre nel lavoro pratico i risultati aggiornati delle ricerche scientifiche, delle esperienze di lavoro, delle metodologie già in atto E’ necessario introdurre l’istruzione e l’aggiornamento permanente L’istruzione e l’educazione devono essere realizzati attraverso il seguente processo: SCOPO METODOLOGIA SAPERE CAMBIAMENTO DEL COMPORTAMENTO VALUTAZIONE PROBLEMI MULTIDIMENSIONALI PROBLEMI ALCOL CORRELATI E DISAGIO PSICHICO PROBLEMI ALCOL E DROGA CORRELATI PROBLEMI ALCOL CORRELATI E COMPORTAMENTO AGGRESSIVO E VIOLENTO PROBLEMI ALCOL CORRELATI E VECCHIAIA PROBLEMI ALCOL CORRELATI E GUIDA PROBLEMI ALCOL CORRELATI NEI SENZA FISSA DIMORA SCUOLA TERRITORIALE E PROGRAMMI MULTIDIMENSIONALI La prevenzione primaria non significa solo fornire informazioni mediche, ma anche psicologiche, sociali e socio-culturali. Inoltre implica la necessità di cambiamento della cultura sanitaria e dei processi culturali della comunità locale. Questo é raggiungibile lavorando direttamente nella comunità e qui sono più efficaci gli operatori volontari. La prevenzione primaria deve essere rivolta alle famiglie e alla comunità territoriale. La scuola alcologica territoriale deve cooperare strettamente con i servizi pubblici che si occupano della prevenzione primaria. Nella scuola territoriale, essendoci bisogno di molti operatori, deve essere coinvolto il volontariato. Non si può immaginare la prevenzione primaria senza la cooperazione degli operatori privati. Il messaggio deve essere uguale in tutte le scuole alcologiche territoriali. Il programma deve essere allargato ai problemi droga-alcolcorrelati e a quelli complessi. PERCHE’ UN CORSO MULTIPROFESSIONALE CON INSERIMENTO DEI PARAPROFESSIONALI Ogni medico, specialmente il medico di base, e gli operatori della protezione primaria della salute, devono essere sensibilizzati, informati e aggiornati sui problemi alcolcorrelati, droga-correlati ed alcol e droga correlati e devono essere in grado di diagnosticarli e trattarli. L’operatore volontario della salute nella comunità ha un ruolo indispensabile nella protezione della salute. Gli psichiatri, sempre più interessati ai problemi droga e alcol correlati, devono essere formati ed aggiornati sulle tematiche relative alle dipendenze; devono inoltre essere messi a conoscenza dei possibili interventi socio-culturali. Le istituzioni non hanno a disposizione un numero di specialisti sufficiente per trattare tutti coloro che ne hanno bisogno. I problemi alcol/droga correlati non possono essere risolti con una breve ospedalizzazione. • L’ unico farmaco che può essere consigliato all’alcolista è l’Antabuse la cui funzione non è curare, ma offrire un sostegno all’alcolista. Il trattamento si basa sulla solidarietà, l’amore, l’amicizia, la convivenza armoniosa e la libertà. E’ importante la personalità dell’operatore. VARI TIPI DI FORMAZIONE E DI AGGIORNAMENTO E AGGIORNAMENTO CONTINUO A. FORMAZIONE DI PRIMO LIVELLO: il primo e il terzo modulo della Scuola alcologica territoriale ed i Corsi di sensibilizzazione per i futuri servitori insegnanti nei Club degli alcolisti in trattamento e negli altri programmi territoriali per i problemi alcolcorrelati e complessi. B. SECONDO LIVELLO: vari tipi di aggiornamento, secondo modulo della Scuola alcologica territoriale, vari corsi monotematici. C. FORMAZIONE INTERMEDIA: corsi di aggiornamento specifici, formazione e aggiornamento per vari gruppi di corsisti, con attenzione ai problemi complessi. D. SCUOLA Dl PERFEZIONAMENTO IN ALCOLOGIA (SCUOLA DELLE TRECENTO ORE): serve per una specializzazione in alcologia o una formazione dei formatori. LE DOMANDE CHE DOVREBBERO ESSERE SODDISFATTE DA UNA TEORIA PER I PROBLEMI ALCOOL-CORRELATI • 1) Chiarire l’eziologia del problema • 2) Offrire non solo ai professionisti ma anche ai volontari non professionisti una metodologia di diagnosi precoce • 3) Descrivere il trattamento precoce • 4) Offrire le possibilità del trattamento che garantisca i migliori risultati • 5) Dare la possibilità di organizzare una rete territoriale dei punti di supporto nella protezione e promozione della salute nella comunità locale, specialmente quando si tratta dei problemi alcool-correlati e complessi • 6) Offrire un rapporto costi/benefici accettabile relativamente alla gestione del programma • 7) Rendere facilmente accessibile il trattamento a tutti i membri della comunità • 8) Essere accettabile per un miglioramento della formazione universitaria e per l’aggiornamento per tutti gli operatori professionali volontari DAL PUNTO I VISTA ECOLOGICO SOCIALE SI PUO’ DIRE CHE: L’alcolismo non è una entità ben definita, ma un processo che inizia in molte persone dai primi consumi di piccole quantità di alcol e, in relazione ad un numero enorme di fattori interni ed esterni produce uno specifico legame fra l’uomo e l’alcol