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3. La storiografia cristiana antica
LA STORIOGRAFIA CRISTIANA ANTICA La storia al servizio della teologia La cesura del V secolo e la crisi del modello classico Nel 449, in occasione del Concilio di Efeso, papa Leone Magno (440-461) ordina di bruciare i libri di Tacito e di altri storici romani “perché superstiziosi e pagani”. L’intolleranza cristiana tenta (invano) di cancellare la cultura del mondo classico, o di ricondurla ai canoni della Chiesa. La storiografia critica cessa di esistere. La libertà dell’uomo non è più ammissibile, ma solo la subordinazione a Dio. La storiografia si trasforma in propaganda religiosa. La “storia civile” in storia della Chiesa. Ci vorrà un millennio perché la storiografia europea si risollevi e riprenda il cammino interrotto. Opposte “superstizioni” Mentre la Chiesa di Roma – in spregio alle Sacre Scritture – introduce nel cristianesimo il culto dei santi, cristianizzando molti culti locali precristiani, mediante un originale forma di sincretismo religioso, giudica “superstiziosa” la religione romana e la cultura ad essa legata. Cristianesimo e storia Per il cristianesimo antico la storia è letta in termini militari: essenzialmente come una lotta fra bene e male, fra Regno di Dio e Regno del Diavolo. Lucifero, scacciato dal Regno di Dio in seguito alla sua ribellione, ha creato il Regno del Diavolo. L’uomo (Adamo), a causa del peccato originale, ha diffuso sulla terra il male dando vita alla terrena Civitas hominum contrapposta alla celeste Civitas Dei (Agostino). La storia è dunque segnata irrimediabilmente dal peccato, ma Cristo è sceso sulla terra per ristabilire la Civitas Dei e la Chiesa ha assunto la missione di assicurarne il trionfo finale. Agostino d’Ippona (354-430) Nato a Tagaste, in Nord Africa da una donna cristiana e da un decurione romano, Insegna retorica prima a Cartagine e poi a Milano, dove conosce il vescovo Ambrogio che lo converte al cristianesimo nel 387. Ritornato in Africa nel 388 è ordinato sacerdote dal vescovo di Ippona, Valerio, al quale succederà nel 396. Nel 410 è testimone del "sacco di Roma“ e si dedica alla composizione della sua opera più importante De civitate Dei (413-426), grandiosa interpretazione della storia universale sulla base della dottrina cristiana. Fra il 396 e il 400 scrive le Confessiones. E' testimone dell'invasione del Nord Africa da parte dei Vandali che si conclude con l'assedio di Cartagine ed Ippona. Muore il 28 agosto 430 poco dopo la presa di Ippona da parte dei Vandali. I suoi resti sono conservati nella chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro a Pavia. La storia come affermazione del Regno di Dio (Agostino) La lotta proseguirà per “mille anni”, aspra e dura, fino alla comparsa sulla terra dell’Anticristo, ma dopo la sua sconfitta (non immediata) verrà il giorno del Giudizio e il Regno di Dio non sarà più contrastato. L’azione degli uomini, dei cristiani, della Chiesa, dovrà tendere solo al Regno di Dio e non al Regno degli uomini la cui natura peccaminosa è ineliminabile. La storiografia ecclesiastica come richiamo alle origini La reale continuità dell’istituzione della Chiesa attraverso i secoli rende inevitabile che qualunque cosa sia accaduta nel passato della Chiesa diventi rilevante per il suo presente. Nella Chiesa la conformità con le origini è testimonianza di verità. Una Chiesa che rompe coscientemente con i suoi principi originari e le sue istituzioni originarie non è concepibile. In qualsiasi azione di riforma, la Chiesa conosce solo un ritorno ai principi, non una rottura con essi. Lo storico della Chiesa dev’essere anche teologo (la controversia è sempre su fatti e dogmi), dev’essere attento alla documentazione, deve sapere che ad ogni punto sarà sottoposto a verifica. L’abitudine alla citazione e il richiamo alle fonti nasce con la storia ecclesiastica, mentre la si trova raramente nella storia politica. La storiografia ecclesiastica “Coloro che accettano la nozione della Chiesa come istituzione divina differente dalle altre istituzioni, devono affrontare la difficoltà che la storia della Chiesa rivela in modo anche troppo ovvio una continua mistura di aspetti politici e religiosi: di qui la distinzione fatta frequentemente dagli storici della Chiesa degli ultimi due secoli tra storia interna ed esterna della Chiesa, dove interna significa religiosa, ed esterna significa politica. Per contrasto gli storici della Chiesa come istituzione terrena debbono fare i conti con la difficoltà di descrivere senza l’aiuto di un credo qualcosa che è esistito grazie all’aiuto di un credo”. (A. Momigliano)