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La ripresa nelle mani dei cattolici convinti
12 speciale MCL MERCOLEDÌ 17 APRILE 2013 A Colonia uno «sportello» per far sentire a casa gli italiani sportello del Patronato Sias a Bonn e a a presentazione del libro Donne mobili purtroppo, il fallimento delle loro speranze della professoressa Lisa Mazzi, tenutasi a Colonia, ha invitato tutti a una più forte viene sancito dalla presenza di un gran partecipazione. numero di sfortunati reclusi nelle carceri di Colonia il 9 aprile, ha permesso al Mcl – Il presidente del consiglio generale del Mcl, Berlino e in altre importanti città. La signora che ha promosso l’iniziativa – di tornare sul Piergiorgio Sciacqua, nel concludere l’incontro, tema degli italiani all’estero. La riunione, cui Fontanazza, che ha presentato le attività di ha collocato l’enorme lavoro che il Mcl sono intervenuti un centinaio di svolge all’estero in quel quadro di valori connazionali, è stata introdotta da che da oltre 40 anni ci caratterizza e che Maria Venera Fontanazza, presidente vede nell’integrazione europea uno dei del Mcl Germania. pilastri su cui questa attività è fondata Lisa Mazzi ha riferito del ruolo storico per contribuire a realizzare una più forte e delle condizioni di sfruttamento delle coesione sociale. Piergiorgio Sciacqua donne italiane nelle varie fasi del ha poi evidenziato come il taglio di processo di emigrazione, in un risorse ai Consolati di per sè non possa percorso che ha visto comunque le giustificare il grande distacco che si italiane in grado di trasmettere valori registra oggi tra le nostre rappresentanze fortemente legati alla nostra cultura. istituzionali e la gente comune. Il direttore della Fondazione Migrantes, Il Mcl continua la sua azione tra i monsignor Giancarlo Perego, ha lavoratori in Germania rafforzando le affrontato alcuni aspetti della nuova molte attività di sportello a sostegno di emigrazione nella Germania dei giorni tutti i cittadini italiani che ancora oggi si nostri: molti giovani partono con uno sentono italiani in Germania e, spirito ben diverso da quello del La presentazione del libro «Donne mobili» a Colonia il 9 aprile purtroppo, tedeschi in Italia. secondo dopoguerra e spesso, L «Pacem in terris», così il Movimento ricorda papa Giovanni XXIII a Bergamo 11 aprile 1963 Papa Giovanni XXIII poneva la sua firma sulla Pacem in Terris, l’enciclica «sulla pace tra tutte le genti nella verità, nella giustizia, nell’amore della libertà», rivolta oltre che ai vescovi, al clero, ai fedeli e a tutti gli uomini di buona volontà, che può essere considerata il suo testamento spirituale essendo stata diffusa a soli due mesi dalla morte, mentre il Concilio era iniziato da circa sei mesi. Vi si ritrova quanto di più bello e sentito era nell’animo del Papa che affronta i temi della pace, dell’unità tra i popoli e della solidarietà in vista di un nuovo ordine di rapporti tra le persone, le organizzazioni sociali, gli Stati fondato sulla verità, costruito secondo giustizia, animato dalla carità, posto in atto nella libertà. Il Mcl e la diocesi di Bergamo intendono ricordare la figura di Papa Giovanni nella sua terra natale – sottolineando l’attualità e la profezia dell’enciclica – con un momento di approfondimento il prossimo 27 aprile a Bergamo che si aprirà con il saluto di Nella Mazzoleni, presidente Mcl Bergamo cui seguiranno l’introduzione di Carlo Costalli, presidente nazionale Mcl, la relazione del cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente Pontificio Consiglio giustizia e pace, i contributi della professoressa Simona Beretta, Alta scuola di economia e relazioni internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e di monsignor Loris Capovilla, già segretario di Papa Giovanni XXIII e le conclusioni di don Francesco Poli, direttore dell’Ufficio pastorale sociale, del lavoro, dell’economia della diocesi di Bergamo. Nel corso dei lavori porterà il suo saluto anche Francesco Beschi, vescovo di Bergamo. L’ Pagina a cura del Mcl Viale Luigi Luzzatti, 13/a - 00185 Roma Tel. 06.7005110 - Fax 06.77203688 www.mcl.it; e-mail: [email protected] La ripresa nelle mani dei cattolici convinti Costalli «I chiari appelli al cambiamento lanciati a Todi sono caduti nel vuoto. Ma se si vuole salvare il Paese si deve ripartire da lì» DI FIAMMETTA SAGLIOCCA A quasi due mesi dalle elezioni politiche l’Italia non riesce ancora a uscire dal tunnel: ne abbiamo parlato con Carlo Costalli, presidente Mcl, al quale abbiamo chiesto anche un parere sugli errori e sulle prospettive future del mondo cattolico. Che cosa ne pensa della situazione attuale? Passate le elezioni politiche con l’exploit di Grillo, la rimonta di Berlusconi, il deludente risultato di Bersani e soprattutto di Monti, rimangono cumuli di macerie da cui ripartire. Il mancato rinnovamento della classe dirigente, il populismo, la demagogia, le furbizie emerse in campagna elettorale e i tanti scandali, hanno portato disaffezione, aumento dell’astensione e un’esplosione di antipolitica. Con una legge elettorale insostenibile gli eredi di Togliatti e Berlinguer hanno raggiunto il massimo degli obiettivi possibili: l’Italia oggi è rappresentata a tutti i livelli istituzionali da un partito che rappresenta appena un quarto dell’intero elettorato. E con Bersani che insiste nell’accanimento terapeutico di inseguire Grillo. Aspettiamo di vedere cosa succederà per l’elezione del presidente della Repubblica, che auspichiamo veramente super partes. La classe politica non ha saputo comprendere le istanze della società civile? Il Pdl e il Pd non riescono a scrollarsi di dosso l’immagine di vecchiume politico. Monti e i suoi alleati hanno dimostrato di non aver fiato per correre. Non si è ancora compreso che in una fase di grande sofferenza sociale e di rivoluzione economica, l’innovazione del sistema politico, delle regole e degli uomini costituisce un valore aggiunto: è l’unico modo per condividere il costo sociale del cambiamento e mettersi al passo del mondo nuovo. Quali vie percorrere per uscirne una situazione così grave? Nell’immediato dobbiamo dare un governo stabile al Paese, ma è indispensabile cambiare metodi e programmi: i cattolici e i riformisti non hanno alternativa. Gli appelli al cambiamento lanciati nei mesi scorsi a Todi sono caduti nel vuoto, ma se si vuol salvare il Paese si deve ripartire da quell’appuntamento. Il resto è trincea del vecchio. I cattolici non sono spariti e anche in campagna elettorale abbiamo lavorato per gettare le basi per continuare, consapevoli di quanto accaduto, un lavoro interrotto per miopi calcoli politici. Ma è ora che i cattolici si sveglino dal torpore e non si arrendano al declino, all’irrilevanza. In qualcosa si è sbagliato, però... La realtà è che i cattolici quando si sottomettono alla logica dei partiti, appoggiandoli là dove gli viene riconosciuto uno scampolo di pre- il dibattito Federalismo italiano ovvero l’incompiuto DI F senza (e potere), sono ben accetti (al prezzo del loro silenzio). Quando, invece, puntano a ricomporre un movimento ispirato a valori di riferimento diventano scomodi. Ecco perché i «cattolici scomodi» non possono arrendersi all’idea di recuperare una comune matrice politica, con la formazione di un programma ispirato ai principi che garantiscono i diritti della persona: partecipazione, rappresentanza, li- bertà, vita, famiglia, solidarietà, sussidiarietà, lavoro. Per questo abbiamo ripreso a parlare di una nuova Camaldoli: per offrire al Paese un progetto culturale poi, eventualmente, politico in grado di affrontare le grandi emergenze – eticomorale, istituzionale, rappresentativa e sociale – per ricostruire il Paese. Certi che nella nuova stagione costituente che ci attende, lo spazio e il ruolo dei cattolici convinti do- Dottrina sociale, la sfida del bene comune S i terrà a Roma l’8 maggio alle ore 17.30, presso la Sala Marconi di Radio Vaticana, la presentazione del quarto Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo «La colonizzazione della natura umana», a cura dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa, edito da Cantagalli, con la collaborazione del Movimento Cristiano Lavoratori. La presentazione si aprirà con il saluto di Carlo Costalli, presidente del Mcl. Seguiranno gli interventi di Andrea Tornielli, vaticanista de La Stampa, Eugenia Roc- cella, ex sottosegretario alla Salute e ora deputata Pdl, e di Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste e presidente dell’Osservatorio. Per il quarto anno consecutivo l’Osservatorio, in collaborazione con altri cinque Centri di ricerca, fa il punto sulla Dottrina sociale della Chiesa nei cinque continenti segnalando i fatti nuovi, le sfide emergenti, gli insegnamenti del magistero più importanti. Lo studio centrale riguarda l’ideologia del gender mentre, nella sintesi introduttiva, i direttori delle cinque istituzioni che hanno collaborato alla stesura si soffermano sulla «co- lonizzazione della natura umana» – le pressioni internazionali per far cambiare ai governi la loro tradizionale legislazione sulla procreazione, sulla famiglia e sulla vita – e soprattutto sul caso Argentina dove in un solo anno sono state approvate leggi dirompenti su vita e famiglia. L’ideologia del gender è sottile, si appella ai diritti individuali e ad una presunta uguaglianza tra individui astratti e asessuati, privi di identità se non quella che essi stessi arbitrariamente si danno. Un fenomeno che ha carattere sovversivo dei legami sociali: un accentua- PIER PAOLO SALERI * to individualismo disincarnato che tende a riplasmare le relazioni sociali non più sulla base della natura umana, ma sulla base di un desiderio individuale autoreferenziale. Un’ideologia che ora viene esportata nei Paesi emergenti e poveri. Il presidente dell’Osservatorio, Crepaldi, nella prefazione afferma che, tramite il Rapporto, «l’Osservatorio ha modo di dare una sistematica continuità alla sua attività di monitoraggio e di riflessione. Leggendo in forma comparata i quattro Rapporti finora usciti si possono riscontrare continuità o interruzioni nello sviluppo della Dottrina sociale della Chiesa nel mondo». Il futuro della dimensione naturale del bene umano dipende dalla fede cristiana: quando gli uomini si allontanano da Cristo perdono di vista anche il loro autentico bene sul piano naturale. L’impegno deve essere culturale, legislativo, politico perché la procreazione naturale, la famiglia e l’accoglienza della vita non siano ridotte a funzioni, ma siano viste quali espressioni dell’essere della persona. Prosegue con la quarta edizione l’interessante percorso tracciato da ogni Rapporto annuale. vrà sicuramente crescere. In Italia il problema delle riforme costituzionali é, infatti, così annoso e contestato perché nonostante le ragioni di un profondo cambiamento costituzionale siano particolarmente forti e impellenti, altrettanto forti sono le ragioni di chi le riforme non le vuole accettare. Questa la posizione di tutto il «costituzionalismo ortodosso di sinistra», sia nella versione cattolica che laicista-azionista. ondazione Italiana Europa Popolare e Fondazione Nuova Italia hanno presentato a Roma, lo scorso 12 aprile, l’ultimo libro di Federalismo all’italiana, dietro le quinte della grande incompiuta. Si tratta di un libro che non nasce dalla «polvere delle biblioteche» ma «nasce più dalla terra, perché documenta un’esperienza vissuta». Il professor Antonini, infatti, ha vissuto la stagione del federalismo da protagonista: sia come consulente del governo sia come presidente della commissione tecnica paritetica per la fase attuativa della legge delega 42/2009, la legge per la realizzazione del federalismo fiscale. Il libro di Antonini è, allora, una sorta di diario che racconta fatti specifici anche in modo molto coinvolgente: le innumerevoli contraddizioni, i paradossi, gli incredibili sprechi, gli squilibri, le irresponsabilità e i danni determinati dall’interruzione repentina della riforma federalista, «la grande incompiuta», unitamente ad alcuni interventi di modifica della Carta fondamentale finalizzati più ad esigenze politiche che al bene comune. Di questi temi hanno discusso, assieme all’autore, il presidente del Mcl Carlo Costalli; il ministro per i Beni e le Attività Culturali Lorenzo Ornaghi ed il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Il dibattito è stato caratterizzato dall’emergere di una comune valutazione circa la necessità che la riforma federalista si inserisca nel quadro di una nuova fase costituente. Un’impostazione che è emersa fin dall’intervento introduttivo di Carlo Costalli il quale, infatti, ha sottolineato come quella riforma sia fallita e sia stata interrotta proprio per la mancanza di una «visione ampia per inserirla nel contesto di una nuova stagione costituente, per esaltarne la valenza tutta politica di grande strumento di partecipazione e responsabilizzazione, di primo passo essenziale verso la costruzione di un nuovo patto tra cittadini e istituzioni». Sulla stessa linea Ornaghi che ha rimarcato la necessità di una nuova fase costituente anche come momento di rifondazione della politica e, specificamente, dei partiti che restano riferimenti essenziali e insostituibili per la democrazia rappresentativa. Alemanno ha raccontato come lui, di persona, abbia vissuto l’alba del federalismo e il suo tramonto da due opposte prospettive: prima, nel ruolo di ministro, da quella dello Stato e poi, come sindaco di Roma, da quella delle autonomie locali. Alemanno ha, inoltre, ribadito la necessità di impostare il federalismo come momento di profondo rinnovamento dello Stato e di riequilibrio delle istituzioni che non può, in nessun modo, prescindere dal respiro ampio di una nuova fase costituente. Il dibattito è stato concluso dall’intervento di Antonini il quale, individuando la vera patologia della nostra epoca nella crescita della diseguaglianza, ha spiegato come una ben impostata riforma federalista e sussidiaria, se portata a pieno compimento, sia proprio lo strumento più incisivo ed efficace per bloccare e sconfiggere la deriva della diseguaglianza. * vicepresidente Fondazione Italiana Europa Popolare