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Vivere e crescere nell`amore vero: sfide e difficoltà per i giovani di oggi

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Vivere e crescere nell`amore vero: sfide e difficoltà per i giovani di oggi
14. Cenacolo Scalata, 31.01 e 7.02. 2012
“Avviene dei giovani come delle piante,
che dai primi frutti sappiamo che cosa possiamo aspettarci
da essi per l’avvenire” (Demofilo, Sentenze, XXX)
“Non ti farai alcuna immagine di Dio”
“Non pronuncerai invano il nome del Signore”
Leggiamo con attenzione la versione del 2° comandamento:
“Non ti farai alcuna scultura o alcuna immagine di ciò che è
lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né ciò che è
nelle acque sotto terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non
li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio
geloso che punisce la colpa dei padri nei figli, fino alla terza e
alla quarta generazione per quelli che mi odiano, ma che fa
grazia fino a mille generazioni per quelli che mia mano e
osservano i miei comandi. Non pronunzerai invano il
nome del Signore, tuo Dio, poiché il Signore non lascia
impunito chi pronunzia il suo nome invano” (20,4-7).
Per Israele è sempre stato fondamentale non farsi alcuna di
Dio e non raffigurarlo in alcun modo. I popoli vicini a
Israele avevano la consuetudine di riprodurre immagini, di
portarle in processione e prostrarsi al loro cospetto.
E’ ovvio che anche allora le persone più colte sapevano
distinguere tra un’immagine e la realtà rappresentata.
Dio proibisce al popolo d’Israele di farsi simili
immagini. Nessun uomo è in grado di raffigurarlo.
Ciò significa:
•Egli è inaccessibile
•è il totalmente altro
•non può essere messo in questione
Si possono avanzare dubbi solo riguardo a “qualcuno” di cui
si sa esattamente com’è.
Per gli ebrei Dio è l’inafferrabile, colui che non si lascia in
alcun modo catturare e circoscrivere.
Egli è il mistero assoluto che ci è possibile soltanto intuire.
Dio non può diventare oggetto di qualsivoglia creazione
umana.
VII secolo: lotta delle immagini
Alcuni volevano tenere in voga l’osservanza della proibizione
biblica; altri invece vedevano nelle icone non una
raffigurazione di Dio in sé, ma solo un riflesso nella figura
del Cristo e in quelle dei santi. La motivazione era la
seguente: perché Gesù era la perfetta immagine di Dio.
La Chiesa orientale è sempre stata consapevole del fatto che
non è possibile rappresentare Dio direttamente, mentre si
può riprodurre il suo riflesso in Gesù Cristo e nei santi.
Le immagini di aprono al mistero di Dio per il fatto che
rinviano sempre a qualcosa al di sopra di loro, a una realtà di
per sé non raffigurabile., “come una porta che si apre su
un’altra porta”.
Che cosa comporta per noi oggi?
Il secondo comandamento deve convincerci a lasciare che Dio
rimanga Dio, a non pretendere di ridurlo ai nostri modi di
pensare.
Soprattutto Dio non va mai usato a nostro vantaggio, per
ottenere benefici, per sentirci tranquillizzati.
Ognuno tende ad appropriarsi di Dio e a modellarlo a propria
immagine e misura. Così pure noi, come le nazioni pagane,
siamo propensi a costruirci un bellissimo idolo.
La proibizione di fabbricarsi immagini combatte la
tendenza – oggi ancora più forte – a voler tutto conoscere e
signoreggiare.
Il 2° comandamento riguarda anche i nostri modi di
parlare di Dio, troppe volte inopportuni e pericolosi
(bestemmia, volgarità…)
Cercatori della vera immagine di Dio
Resta la domanda nel cuore dell’uomo: come cercare la vera
immagine di Dio se non possiamo farcene immagini?
Gesù risponde un giorno all’apostolo Filippo: “Da tanto tempo
sono con voi, Filippo, e tu non mi hai conosciuto? Chi ha visto
me ha visto il Padre” (Gv 14,9).
Queste parole non vanno interpretate in senso solo esteriore.
Gesù pensa a un vedere in profondità, un modo nuovo di
vedere prodotto dalla fede in Lui.
In Gesù non scorgo un’immagine di cui io posso esteriormente
impossessarmi. Piuttosto riconosco che lui è in Dio e Dio è in
lui. Egli stesso ha detto: “Credetemi, io sono nel Padre e il padre
è in me” (Gv 14,11).
La fede mi fa osservare Gesù come una relazione: in lui c’è
inabitazione (abitare di una persona divina in una persona
umana) tra il Padre e il Figlio.
Nelle parole di Gesù, nel suo operare e nella sua irradiazione io
intuisco qualcosa che va oltre la sua dimensione umana.
Riconosco che il Dio invisibile e inafferrabile ha fatto
risplendere la sua immagine (senza immagine) nel volto
umano di Cristo.
Gesù un giorno dirà: “Nessuno conosce il Figlio se non il Padre,
e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il
Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11,27).
Dio è Padre: Gesù usa un’immagine di relazione.
Che cosa sia un padre lo sa soltanto chi ha potuto
sperimentarlo come una persona che infonde coraggio, alla
quale si può fiduciosamente ricorrere in ogni difficoltà.
Attraverso quest’immagine di Padre io realizzo un’apertura
sulla realtà di Dio e a lui finalmente mi affido.
Ahimè , per molti oggi il nome di Dio è diventata una parola
vuota, un suono … E Gesù nel vangelo cerca di presentare
un’immagine credibile e accattivante di Dio. Così dobbiamo
fare anche noi.
Luca raffigura Dio - come padre misericordioso, - come il
seminatore, - come la donna che cerca la moneta preziosa,
-come l’amico che di notte interrompe il suo riposo per
offrirci ciò di cui abbiamo bisogno, - come il pastore
amorevole che cerca la pecora smarrita.
Tutte queste immagini non ci costringono ma aprono il cuore
e dispongono a un amore più profondo.
Gesù parla di Dio, suo Padre, con linguaggio d’amore.
Immagine di sé
L’immagine di Dio e l’immagine di noi stessi stanno
facilmente in relazione. Per questo il secondo comandamento
proibisce che anch’io non mi faccia false immagini di me
stesso. Più in profondità: attenzione a farmi un’immagine
troppo scarsa e negativa di me stesso, delle mie possibilità,
fin quasi all’autoannullamento (“sono poco dotato, non valgo
niente…”; o un’immagine troppo positiva (“sono migliore
degli altri, sono sensibile e spirituale, mi so controllare …”.
Con queste raffigurazioni noi ci immobilizziamo. A volte
tiriamo in ballo anche Dio per accrescere o confermare
l’immagine che ci siamo fatti di noi.
Il 2° comandamento ci dice: “Rinuncia a farti un’immagine
di te stesso. Alla fine sai ben poco di te, chi veramente tu sia.
La tua realtà più profonda non sei in grado di descriverla. In
gran parte essa ti sfugge”.
Dio, invece, si è fatto un’immagine di te.
A essa devi cercare di corrispondere, non puoi raffigurartela.
Puoi solo avvertire se sei e vivi in sintonia con essa.
Non fissarti su una visione statica di te.
Nei confronti del nostro prossimo…
Il divieto di farci immagini del prossimo consiste prima di
tutto di evitare i pregiudizi; le immagini predefinite possono
uccidere …
Il secondo comandamento vuole garantire la libertà
dell’individuo: una persona non è riconducibile a
un’immagine.
… No alla clonazione, alle manipolazioni genetiche…
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