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La discarica abusiva di Piana Santa Liberata
Agenzia Castel di Sangro Piazza Plebiscito, 36 tel. 0864/845175 fax 0864/204280 www.noi1848.it L’EDITORIALE CONSIGLIERI NOMOFOBICI di Vittorio Di Guilmi Si chiama nomofobia e clinicamente indica la dipendenza dallo smartphone. Nel mondo la patologia colpisce due utenti su tre. A Castel di Sangro, duole lanciare l’allarme, durante i consigli comunali sono in pochissimi a salvarsi. Capita quindi di assistere a sedute animate da principi del foro che duellano a colpi di arringhe, figuranti iscritti nel libro paga dei cittadini, qualcuno che per ruolo o per esperienza tenta di placare gli animi più iracondi, altri che fanno la loro parte e altri ancora che “meno parlo meglio mi sento”. C’è però qualcosa che accomuna tutti: l’utilizzo dello smartphone durante le adunanze. Tutti, o quasi, sempre pronti a dare una sbirciatina allo schermo e a rispondere ad improcrastinabili conversazioni. È vero: con parlamentari pizzicati a dedicarsi ad affari di ben altra natura durante le sedute, i consiglieri castellani non hanno neanche buoni esempi da imitare. In Italia sull’argomento non esiste una normativa unica e ciascun comune può stabilire autonomamente se consentire oppure vietare l’uso dei telefoni cellulari durante i consigli. A Castel di Sangro l’art. 37 del Regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale ne proibisce l’impiego. Dallo scorso novembre, i consigli comunali si aprono con la lettura di passi della Costituzione e brani che hanno fatto la storia. La lettura è affidata agli alunni delle scuole dell’Alto Sangro. A quegli alunni la scuola insegna a prestare attenzione al compagno che in classe prende la parola. È un segno di rispetto. Allo stesso modo, sarebbe rispettoso ascoltare il collega consigliere che interviene e non distrarsi col cellulare. E significherebbe anche dare un buon esempio a quegli alunni. A Stoccolma due artisti hanno costruito cartelli triangolari che ravvisano il pericolo di incontrare pedoni a spasso con gli occhi fissi sul cellulare. Ad Anversa, in Belgio, l’amministrazione ha realizzato corsie riservate a chi vuole camminare utilizzando il proprio telefonino. E a Castello cosa facciamo? Rivediamo l’art. 37 di quel Regolamento e autorizziamo l’utilizzo, oppure i signori consiglieri se la sentono di rinunciare per un paio di orette al mese, tre nel peggiore dei casi, al loro amico smartphone? [email protected] Testata giornalistica dell’Associazione Progetto Comune, Castel di Sangro Anno I, Numero 3 - Aprile / Maggio 2016 - Copia a distribuzione gratuita La discarica abusiva di Piana Santa Liberata Nello stesso momento storico in cui finalmente anche a Castel di Sangro – quasi in coda al gruppo dei Comuni italiani – comincia la stagione della raccolta differenziata “porta a porta”, la questione rifiuti torna prepotentemente alla ribalta, nel modo peggiore possibile. Nel corso del mese di aprile, informati da alcuni cittadini, i consiglieri comunali di Progetto Comune hanno potuto verificare l’esistenza – in località Piana Santa Liberata – di una pericolosa e particolarmente estesa discarica abusiva. Le tracce di pneumatici rinvenute nei pressi del sito, unitamente alla presenza di rifiuti interrati, segnalano un sistematico e attuale intervento umano, teso a occultare questa attività, evidentemente illegale e non autorizzata. La quantità di materiale accumulato è senza dubbio rilevante e quel che più preoccupa è che soltanto una parte di esso sia visibile e affiori in superficie. Inoltre, anche in considerazione della contiguità del fiume Sangro, non si può che rilevare con grande allarme e apprensione la presenza di rifiuti speciali ad alto inquinamento ambientale, come elettrodomestici, batterie di automobili e lastre di amianto. Per tutte queste ragioni, il gruppo consiliare di Progetto Comune ha ritenuto giusto segnalare con immediatezza questa situazione alle autorità competenti, prima fra tutte la procura generale dell’Aquila, attraverso un atto di denuncia contro ignoti per discarica abusiva, per consentire alla magistratura di accertare i fatti e le responsabilità dei reati che dovessero emergere nel corso delle indagini. Le fotografie effettuate – una delle quali pubblichiamo a corredo dell’articolo – raccontano la gravità della vicenda. Il primo obiettivo sarà naturalmente quello di ripristinare rapidamente la salubrità dell’area interessata. Ma alcune ingombranti questioni si impongono già a una prima osservazione: chi ha potuto depositare e occultare quantità così rilevanti di rifiuti, su di un’area così estesa, in maniera pressoché sistematica e indisturbata? E inoltre, come STINCHI DI SANTO è possibile – in un Comune dove il controllo del territorio non parrebbe una missione impossibile, data la contenuta estensione territoriale – che nessuno, autorità comprese, si sia mai accorto di nulla? Dopo la denuncia contro ignoti proposta dal gruppo consiliare di Progetto Comune – un atto apparso necessario e doveroso – le risposte arriveranno, con ogni probabilità, dalle indagini della magistratura. A cura del Gruppo Consiliare di Progetto Comune di Fred e Barney 2148 – Commedia tragica a puntate. Seconda parte Nella puntata precedente: l’esilio, l’atterraggio alieno, molte vittime, il sindaco clonato minimizza. Sui social la notizia della visita extraterrestre si è subito trasformata in una discussione infinita: i resti dei cittadini inceneriti vanno o meno nell’organico? L’hashtag #doveconferiscoilnonno è già diventato virale. Perplesso, mi rimetto gli occhiali a realtà aumentata e torno a guardare a valle. Pare che il sindaco, incurante dell’evento epocale, si sia dileguato per un’importante riunione con i gestori degli impianti sciistici, delegando il compito di accogliere gli ospiti al sempre più agitato giornalista che, ormai in un bagno di sudore, ha cercato di intrattenere gli alieni raccontando loro delle prelibatezze assaggiate alla sagra della ricotta salata di Roccascalegna. Non vedendoli particolarmente entusiasti li ha allora condotti a visitare il Museo Civico, dove hanno potuto ammirare l’antico manoscritto della prima richiesta di Residenza Fittizia del 1848, simbolo della nostra cultura e delle nostre tradizioni. Subito dopo, sempre più annoiati, i visitatori sono stati fatti salire sulla funivia per Roccacinquemiglia. Alle porte del borgo sono però stati ricacciati indietro da una folla inferocita armata di forconi e sospinta dal grido: “Qua ne tenem già n’ottantina!”. Li vedo tornare delusi e amareggiati, e mi chiedo che fine abbia fatto il sindaco. Neanche il tempo di elaborare il pensiero e lo vedo trotterellare seguito da un variopinto trio di musicisti mariachi e dall’affannato presidente della Pro Loco. Il primo cittadino, sfoderando il suo miglior sorriso, li accoglie a braccia aperte: “Data la vocazione turistica della nostra città, chiaramente non possiamo che salutarvi con delle musiche gioiose”. Due note e il raggio implacabile degli alieni si abbatte sul gruppetto, lasciando indenne il solo sindaco, che resta a guardare attonito un sombrero fumante. “E che cazz, ma allora non vi piace niente? Mo’ ci penso io a voi!”. (continua...) FACCIAMO I CONTI Un futuro incerto di Francesco Mapelli Castel di Sangro Servizi srl: orizzonti incerti per la famigerata società comunale. Dopo la débacle di bilancio registrata alla fine del 2014 con una perdita di 223.467,55 euro, la tranquillità dell’amico Pallotta, incolpevole guidatore di questo traballante carrozzone, rischia di essere, ancora una volta, minata dalle misure, ormai divenute stringenti, del legislatore nazionale (Piano Cottarelli) e sembra quindi destinata a rimanere una chimera. Misure che prevedono una riduzione sostanziale e sensibile di tutte le società partecipate da enti locali, le quali non rispettino determinati requisiti. In particolare, il comma 611, art. 3 della legge n.190/2014, recita testualmente alla lettera “a”: “Eliminazione delle società e delle partecipazioni societarie non indispensabili al perseguimento delle proprie finalità istituzionali, anche mediante messa in liquidazione o cessione”. Lo stesso intento è ravvisabile nella recentissima “Riforma Madia - Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica sulle partecipate”, art. 4 comma 1: “Le amministrazioni pubbliche non possono, direttamente o indirettamente, costituire società aventi per oggetto attività di produzione di beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, né acquisire o mantenere partecipazioni, anche di minoranza, in tali società.” . È indubbio che tale vincolo rappresenti, al momento, un ostacolo apparentemente insormontabile per l’ex assessore e più specificatamente per la società che rappresenta. Dunque, l’ente partecipante dovrà procedere alla cessione delle quote o, peggio, alla messa in liquidazione dell’intero compendio aziendale. La difficoltà, nel sopravvivere a questa rigida stagione normativa, risiede nell’assenza, tra le attività svolte dalla partecipata, di servizi pubblici essenziali. Va ricordato infatti che, ad oggi, la stessa si occupa della gestione dell’impiantistica sportiva, dei parcheggi a pagamento e delle ordinarie manutenzioni patrimoniali. È altresì notizia arcinota che il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, compresi gli otto dipendenti addetti al servizio, è stato distaccato, alla fine del 2014, alla società Cogesa Srl, società già partecipata dal nostro comune. Locuzione circa i servizi pubblici essenziali che, sebbene non trovi una specifica, esaustiva ed autonoma definizione, può essere desunta indirettamente dalla legge 42/2009, “Delega al governo in materia di federalismo fiscale”, e dall’ “Accordo collettivo nazionale in materia di norme di garanzia del funzionamento dei servizi pubblici essenziali, nell’ambito del comparto regioni – autonomie locali CCNL”. Nello specifico, all’art. 21 di detta legge e all’art. 3 dell’accordo collettivo, è ravvisabile una serie di funzioni e di servizi fondamentali per (segue a pag. 2) SCAPPO DALLA CITTA’ L’estate ai tempi di Blade Runner (*) di Arduino Capanna Ho visto cose che voi Castellani non potreste immaginare. Ho visto orchestre sinfoniche eseguire brani classici e maestose colonne sonore hollywoodiane in piazze medievali gremite, per la gioia di grandi e piccini. Ho visto turisti affamati di cultura affollare mostre d’arte, diffuse e variegate, capaci di coinvolgere un intero borgo. Ho visto turisti assetati girovagare per tutto il centro storico, bicchiere in mano, e visitare fondaci, portoni e case, dove il miracolo di una mescita continua e gioiosa allietava afose serate d’agosto. Ho visto su palchi estivi spettacoli divertenti, mai volgari, alternarsi a rappresentazioni più impegnate: oggi per rinfrancare lo spirito, domani per fermarsi due ore a pensare. Tutte le volte che ho vissuto simili esperienze ho pensato alla mia città, e all’indubbia pochezza che emerge dagli scarni tabelloni estivi. Cosa serve per pianificare manifestazioni di buon livello, che riescano nello stesso tempo a coinvolgere turisti e residenti, e che ci consentano di rispettare la tagliola imposta da budget non certo faraonici? Servono competenze e capacità di ricerca, e Un futuro incerto (segue da pag. 1) i comuni. Funzioni e servizi che non trovano corrispondenza nell’alveo di attività ad oggi esercitate dalla Castel di Sangro Servizi Srl. Problematica che fa il paio con la necessaria copertura della perdita, di cui si accennava sopra, conseguita alla fine del 2014. Copertura che, a gennaio 2016, ha impegnato le casse comunali, innanzi al notaio rogante l’atto di aumento di capitale, con l’emissione di tre assegni circolari, per un totale di 210.943,58 euro. Assegni pesanti come un macigno, specie su chi ha la memoria abbastanza lunga da ricordare le rassicurazioni dell’ex sindaco ed attuale consigliere di maggioranza Umberto Murolo, il quale, in una non lontana assise civica, asserì serenamente che le casse comunali (vale a dire i cittadini castellani) non avrebbero tirato fuori un solo euro. Mala tempora in vista, quindi, per l’amico Pallotta, insignito della presidenza per le indiscutibili competenze in materia ambientale e ritrovatosi, invece, a svolgere il ruolo di mero amministratore di un soggetto giuridico che, non svolgendo più lo smaltimento e la raccolta dei rifiuti solidi urbani, sembra ormai destinato ai campi elisi. Ancor più preoccupante, a questo punto, la sorte dei quattordici dipendenti ancora “effettivamente” in forza, potenziali vittime innocenti di una gestione purtroppo aberrante. Uffici C.D.S. Servizi Srl serve tempo da dedicare alla programmazione. Serve che chiunque affronti un simile compito lo veda, in sostanza, come una vera e propria missione. Una missione che Montalcino (SI) Orchestra sinfonica in piazza. possa, prima, durante e dopo, emozionare e gratificare. Io ho la sensazione che, per stilare i cartelloni delle ultime estati, si sia cercato per (*) Film di Ridley Scott, 1982. Ambientato nel 2019. prima cosa di raccogliere quante più iniziative possibili di carattere “privato”, per poi riempire i buchi con quello che capitava, con un occhio al costo e l’altro alla tendenza, mai doma, di voler in qualche modo gratificare quelli che sono i nostri “frequentatori abituali”, turisticamente parlando. Altrimenti come si spiegherebbero due serate, a pochi giorni l’una dall’altra, entrambe dedicate alla musica napoletana? Ho cari amici campani che trascorrono qui da noi le loro vacanze e in agosto ero fermo in piazza con uno di loro, mentre uno sconosciuto presentatore di chiare origini partenopee infiocchettava un linguaggio scurrile in verità poco degno di Totò e Peppino. Due minuti e il mio amico mi strattonava: “Jamm’, jà. Aggia venì fino a qua, pe sentì a questo?”. Siamo proprio sicuri che il turista cerchi da noi quello che già trova a casa sua? Sentiamo forse il bisogno di andare a vedere ‘Nduccio, mentre siamo in vacanza in Maremma? O di ascoltare “Tutte le funtanelle” ai piedi del Monte Rosa? Io credo di no, e credo che qualche applauso e qualche risata, strappati a fatica a un pubblico, ahimè, “di bocca buona”, non debba e non possa costringere a casa tutti gli altri, turisti o meno che siano. Non voglio un’estate di esclu- “Siamo proprio sicuri che il turista cerchi da noi quello che già trova a casa sua? ” siva connotazione culturale, per carità, ma è troppo chiedere qualcosa di leggermente più elevato? Lo scorso anno, alla presentazione di un libro su una battaglia del 1815 è seguita una rievocazione storica dello stesso evento. Pur non essendo io particolarmente entusiasta di una commemorazione bellica, devo dire che si è trattato di un evento ben organizzato, e soprattutto pertinente, visto che prendeva spunto da un avvenimento realmente accaduto, e proprio qui da noi. Allo stesso tempo, mi preme esprimere vivace disappunto nei confronti della grossa spesa ogni anno affrontata per l’ormai “tradiziona- le” festa degli antichi mestieri. Una rievocazione anche questa, affidata a figuranti veneti che, gonfi d’orgoglio ed ebbri di vino, descrivono attività prive di futuro, spesso esprimendosi in un idioma ai più incomprensibile. Non sarebbe meglio dedicare la stessa iniziativa alle arti e ai mestieri locali, coinvolgendo la competenza e l’esperienza dei cittadini? Quanto si divertirebbero, i nostri ospiti, ad “ammassare i cazzarielli” insieme alle nostre mamme? Meno spettacolo, più qualità e genuinità. E l’animazione? Perché affidarla, in maniera pressoché permanente (e a che prezzo?) a uno stuolo di ragazzi in rosso, certo volenterosi, ma provenienti da diverse centinaia di chilometri di distanza, e poco inseriti nella realtà locale? E se per farlo si invitassero i nostri ragazzi? Potrebbero trarne, oltre che un introito, passione e slancio verso una possibile futura professione. Commetterebbero di certo qualche passo falso, ma si presenterebbero l’anno dopo con più esperienza e maggiore consapevolezza. Un’estate diversa, un agosto da ricordare, credo sia possibile. Se non altro per non ritrovarsi ai primi freddi con piccoli e fiochi ricordi, destinati presto a svanire, come lacrime nella pioggia. BILANCIO Approvato il rendiconto di gestione 2015 di Ladislao Bezpalko In data 29 aprile 2016, il consiglio comunale di Castel di Sangro, con nove voti favorevoli e quattro voti contrari, ha approvato il rendiconto di gestione relativo all’anno 2015. In questo documento sono riportate sia le entrate e le spese riscosse e pagate nell’anno 2015 sia le entrate e le spese che non sono state riscosse e pagate negli anni precedenti. Le entrate che non sono state riscosse negli anni precedenti sono chiamate residui attivi. In sostanza, ciò che viene registrato nel rendiconto come residuo attivo corrisponde a tutti quei crediti che il Comune ha nei confronti di cittadini o imprese, le quali: non hanno pagato tutte le imposte e le tasse comunali; hanno effettuato il taglio dei boschi di proprietà di tutti i cittadini castellani e non hanno versato quanto dovuto; “ Un fitto su due non riscosso nell’anno di competenza ” hanno in affitto locali commerciali di proprietà comunale e non hanno saldato ciò che dovevano. Le finalità di un rendiconto redatto con scopi generali sono quelle di “rendere conto della gestione” e quindi di fornire informazioni sulla situazione patrimoniale e finanziaria, sull’andamento economico e sui flussi finanziari di un ente locale. È il documento per mezzo del quale è possibile valutare come sono state gestite le risorse dell’ente ed è indispensabile per prendere decisioni. Vi sarà mai capitato di trascrivere o di veder registrare sulle pagine di un’agenda le spese quotidiane, gli incassi, lo stipendio, la pensione o la riscossione dei canoni di affitto? Avete mai udito esclamare da un vostro genitore “ A rischio inesigibilità 492.759,85 euro per il taglio dei boschi negli anni precedenti ” o da un vostro nonno, mentre osservava le pagine di quella agenda: “quest’anno niente vacanza”, oppure “mi aspettavo peggio! Possiamo andare al raduno degli alpini”? Quell’agenda rappresenta un rendiconto. In base a quelle pagine è possibile effettuare una valutazione su come abbiamo gestito le nostre risorse e decidere, se necessario, quali spese tagliare. Nelle famiglie la gestione ed il controllo delle spese è svolto dalle stesse persone. Nel comune la situazione si presenta in modo diverso: la giunta comunale (sindaco e assessori) si occupa della gestione; il consiglio comunale (sindaco, assessori, consiglieri di maggioranza e di opposizione) si occupa di controllare, verificare e approvare le attività previste e svolte dalla giunta comunale. Nel rendiconto 2015 il Comune di Castel di Sangro mostra una buona capacità di riscossione delle entrate inerenti il “Titolo I”. La capacità di riscossione degli introiti derivanti da Imu, Tasi, Tari, addizionale comunale all’Irpef, ecc., simile agli anni precedenti, si attesta all’84%. Circa nove cittadini su dieci pagano queste imposte e tasse nell’anno in corso. La riscossione dei proventi inerenti la gestione delle risorse comunali non è, però, positiva. La capacità di riscossione dei canoni di locazione di immobili comunali è pari al 54% (circa un fitto su due non è riscosso nell’anno di competenza) mentre, la stessa, per il taglio dei boschi, migliore rispetto agli anni precedenti, si ferma al 62% (solo sei tagli su dieci sono riscossi nell’anno). Restando sul tema “taglio dei boschi”, osservando i dati provenienti dai rendiconti degli anni 2012, 2013 e 2014, su un totale di € 744.654,97 il Comune di Castel di Sangro ha riscosso, dall’impresa boschiva che ha usufruito in quegli anni del legname di proprietà della collettività, solo 251.895,12 euro. La restante parte, 492.759,85 euro, è stata stralciata per € 63.359,00 dal conto del bilancio 2013 e per € 429.400,74 da quello del 2015. La media dei crediti eliminati dal conto del bilancio negli anni 2012, 2013, 2014 e 2015 e derivante da fitti di immobili e da taglio dei boschi non riscossi è pari ad € 150.634,66 annui. Una maggiore attenzione della gestione nella riscossione di questi proventi avrebbe permesso ai cittadini di Castel di Sangro di pagare il 67% in meno di Tasi o di beneficiare di una riduzione delle aliquote Imu. Il comune di Castel di Sangro AMBIENTE E TERRITORIO E il mercato dove lo metto? Bocche di Forli: storia di uno scandalo italiano Due anni di attesa. A tanto ammonta per Castel di Sangro il tempo fin qui intercorso per vedere il mercato settimanale nel suo nuovo luogo di vita. Il famoso mercato del giovedì, un richiamo non solo castellano ma soprattutto in passato di respiro comprensoriale, era stato infatti indicato nel maggio 2014 come prossimo allo spostamento. Una volontà dell’allora maggioranza volta a “liberare” l’area mercatale posta nella sua quasi interezza su viale Vittoria Colonna e via Cavalieri di Vittorio Veneto. Una delibera accolta con gioia dai residenti dopo oltre tre decenni d’attesa. Dal maggio 2014 ad oggi ne è però passata di acqua sotto i ponti castellani, ma nulla è cambiato. Un’attesa apparentemente ingiustificata se è vero che il 15 maggio di due anni fa la delibera fu approvata all’unanimità con la volontà specifica di realizzare cosi un complesso mercatale più ampio e meglio gestibile nell’area adiacente il supermercato Eurospin. Una delibera non solo però volta a spostare il mercato, ma incentrata anche sulla volontà di regolamen- Vittoria Colonna e via Cavalieri di Malta. L’area, infatti, seppur prestandosi apparentemente all’utilizzo mercatale, riscontra non poche problematiche che spaziano dal semplice posteggio per i residenti a questioni ben più importanti, come ad esempio la difficoltà in caso di problematiche di natura sanitaria o peggio, essendo disponibile di fatto una sola viuzza parallela che collega via Sangro con via Vincenzo Balzano, ovvero la parallela della più nota via Vittoria Colonna. Problemi di spazi o ancor meglio di gestione degli spazi in caso di situazioni critiche è assodato e per altro sotto gli occhi di chiunque, ma non sono le uniche note dolenti di una situazione che si presta per altro al dibattito. Un ulteriore esempio riguarda l’ambito sanitario e nella fattispecie l’istallazione di bagni chimici per consentire a chi il mercato lo vive dal punto di vista lavorativo di poter usufruire di un servizio per altro essenziale, senza dover appoggiarsi al bar più vicino o peggio ancora sfruttare la natura presente nella zona. Un tema, quello dei servizi che sarebbe bene affrontare quanto prima, per rispetto di chi ogni giovedì raggiunge Castel di Sangro per vendere la propria merce ma che soprattutto paga l’utilizzo del suolo pubblico per poter pareggiare i conti tra doveri e diritti, fin qui non certo Castel di Sangro, un giovedì mattina in equilibrio. tare lo stesso attraverso quarantuno Tanti problemi dunque che attendopunti, dando cosi a tutto il comples- no a due anni di distanza una risposo mercatale una nuova veste, più sta nella più classica delle vicende curata e perché no, anche meglio italiane, laddove il semplice rispetto organizzata.L’argomento in questio- di un impegno preso avrebbe sgrane infatti non riguarda certo solo vato tanto i cittadini dell’area intel’ubicazione fisica ma l’organizza- ressata tanto i mercatali da problemi zione di un’area, nello specifico che a torto o a ragione meritano una quella inserita nel contesto di viale rapida soluzione. ASSOCIAZIONE Dalla parte delle donne Sabato 28 e domenica 29 maggio, organizzata dall’Associazione Progetto Comune, si terrà una due giorni dedicata alla prevenzione delle malattie oncologiche della donna. Il programma prevede un convegno presso il Teatro Tosti, con inizio alle 15:30 e vedrà la partecipazione di personalità di spicco del mondo sanitario abruzzese, seguita dalla testimonianza di nostre concittadine. Al termine dell’incontro, la Compagnia Arti e Spettacolo metterà in scena “Antigone / Metamorfosi di un mito”, di Serena Gaudino, interpretato da Tiziana Irti. Domenica mattina, “camminata in Rosa” a partire dalle 9:30 presso i giardini comunali e, al rientro, ristoro preparato dall’associazione ADVIS. Due giorni per la condivisione, per la speranza, per la vita. Considerata l’importanza e l’estrema attualità dell’argomento, si invita la cittadinanza a partecipare numerosa. [email protected] L’impianto di Bocche di Forli, di proprietà della Comunità Montana dell’Alto Sangro, è stato costruito a partire dal 1989 ed è in funzione dal 1994. E’ costato complessivamente, insieme alla discarica, circa 15 miliardi di lire ed è stato costruito nell’ambito dei finanziamenti associati al “Progetto Speciale Parco Nazionale d’Abruzzo”, dato l’interesse dell’ente all’eliminazione delle discariche esistenti nei tredici comuni del comprensorio, pericolose per la fauna selvatica. E’ stato realizza- Impianto Bocche di Forli to secondo i dettami dell’allora vigente D.P.R. n° 915 del 10.09.1982 per trattare e smaltire i rifiuti indifferenziati, che dovevano essere portati all’impianto, lavorati, ed in parte trasformati in compost. Gli scarti di lavorazione, chiamati “sovvalli”, dovevano essere depositati nella discarica adiacente. L’impianto ha prodotto nel corso dei primi anni compost scadente, in quanto derivato da rifiuti indifferenziati e non dal solo rifiuto organico. Invendibile, è rimasto in gran parte depositato in discarica. Nel 2009 la Regione Abruzzo, con la nuova Autorizzazione Integrata Ambientale, conferisce al polo di Castel di Sangro importanza di rilievo regionale, imponendo la conversione dell’impianto alla produzione di “compost di qualità” in linea con le direttive CEE. L’impianto di Bocche di Forli, in virtù delle nuove normative, poteva dunque accettare esclusivamente rifiuto organico umido, cioè avanzi di cucina, materiale ottimo per la produzione di compost di qualità; ma ciò avrebbe imposto, negli anni passati, che i Comuni della Comunità Montana eseguissero la raccolta differenziata da cui doveva essere ricavato l’umido da conferire a Bocche di Forli. Quasi tutti i comuni della Comunità Montana, compreso Castel di Sangro (capofila in comportamenti non virtuosi), non hanno mai eseguito la raccolta differenziata se non in quantità bassissime e quindi il rifiuto umido portato a Bocche di Forli ha rappresentato a malapena l’1% della loro produzione complessiva dei rifiuti. Nel 2010, non essendo intervenuti significativi miglioramenti delle differenziate nel territorio della Comunità Montana, trascorso ogni ragionevole termine temporale previsto dalle norme in vigore allo scopo di evitare emergenze ambientali nei comuni alto-sangrini, fu richiesto ad A.S.A. di organizzare una stazione di trasferenza presso l’impianto. I rifiuti venivano riversati in un cassone compattatore da 30 tonnellate per il conferimento, successivo, presso l’impianto dedicato di prossimità gestito dal CO.GE.SA. Quindi l’impianto di Bocche di Forli è stato utilizzato negli ultimi anni essenzialmente come luogo transitorio di raccolta di rifiuti indifferenziati da trasferire successivamente al CO.GE. SA di Sulmona e non come impianto di riciclaggio di rifiuti e compostaggio. L’impianto di Bocche di Forli è stato gestito dal 1994 fino al 2002 dalla società Slia S.p.a. e successivamente fino alla chiusura (agosto 2015) dalla società Alto Sangro Ambiente, comunemente nota come A.S.A. Il contratto d’appalto prevedeva che l’impianto, una volta costruito, fosse gestito per tre anni, dal 1994 al 1997, dalla Slia società costruttrice dell’impianto e dopo questi tre anni la gestione dell’impianto dovesse passare nel 1997 alla Comunità Montana. Quest’ultima invece continuò ad affidarne la gestione negli anni successivi fino al 2002 alla stessa società Slia senza gare di appalto. La società privata Slia ha cambiato nome più volte: prima Enerambiente, ora Enertech, ma per semplicità parleremo sempre di Slia. E’ cambiato anche il proprietario: ora è il signor Gavioli, posto sotto inchiesta dalla magistratura e impedito nelle sue funzioni da problemi giudiziari. Nel 2002, come detto, venne costituita la società pubblico-privata Alto Sangro Ambiente o A.S.A., di proprietà della Comunità Montana al 51% e del socio privato Slia al 49%, con un capitale sociale di circa 100.000 euro, per la gestione dell’impianto di Bocche di Forli. La Comunità Montana affidò la gestione dell’impianto alla società A.S.A. rimanendone però titolare esclusivo della proprietà. Quando la società A.S.A. venne fondata, la Comunità Montana mise a disposizione della medesima l’impianto di Bocche di Forli (valore di 15 miliardi di lire), mentre il socio privato Slia S.p.a. non contribuì minimamente. Ci si sarebbe aspettato che il socio privato apportasse capitali ed altri beni di valore equivalente alla quota del socio pubblico. Si dice che il contributo che Slia avrebbe dovuto apportare nell’A.S.A. consistesse unicamente nelle sue competenze acquisite nella gestione degli impianti di riciclaggio, sembra che tali competenze siano state di ben scarso livello, visto che il compost prodotto dal 1994 al 2004 è stato di qualità scadente, inutilizzabile, invendibile e inoltre doveva pure essere smaltito. Si è anche cercato di giustificare il disastro amministrativo, gestionale e finanziario di A.S.A. addossando, completamente, le colpe al socio privato; il quale è invece stato un partner silente che non ha avuto responsabilità operative, tutte riconducibili agli amministratori di nomina pubblica. La società A.S.A. ha accumulato un debito presunto di 1.500.000 euro, ma l’ammontare definitivo non è noto con precisione e si ritiene che possa essere più alto; i bilanci degli ultimi due anni non sono stati pubblicati e forse non sono tuttora disponibili e ammesso che lo siano sembra che non ci sia nessuno disposto a firmarli. L’impianto ha sempre avuto problemi e dopo una serie di intoppi aveva ricominciato a funzionare regolarmente da gennaio 2015 fino alla fine di maggio dello stesso anno, generando anche un piccolo utile. Il materiale umido è continuato comunque ad affluire nonostante i macchinari per la lavorazione fossero bloccati da problemi meccanici. Durante un controllo, ASL e ARTA rilevano gravi violazioni e segnalano i fatti alla Regione Abruzzo, che con un atto amministrativo chiude l’impianto ad agosto 2015, dando alla Comuni- tà Montana e agli amministratori di A.S.A. sei mesi di tempo per ripulire l’impianto dall’immondizia e riportarlo alla normalità. Nel frattempo nel marzo scorso è stato nominato il nuovo Commissario liquidatore della Comunità Montana, l’avv. Andrea Liberatore, che va ad occupare la posizione che per anni è stata del dott. Vincenzo Patitucci. Lo stesso Liberatore in una intervista rilasciata all’emittente Teleaesse denota come negli anni la questione legata alle vicende dell’impianto di Bocche di Forli non abbia avuto la giusta attenzione dal mondo politico e di come l’aspetto gestionale sia stato poco determinato e piuttosto attendista. La soluzione prospettata dal Commissario liquidatore, che vede l’impianto commercialmente appetibile, consiste in un bando con procedura ad evidenza pubblica che contempli finanziamento, debiti, possibilità di ammodernamento e peculiarità dell’impianto di compostaggio. Ormai la situazione economico-finanziaria della società A.S.A. è ferma al quadro debitorio da tempo, con l’aggiunta della mancata riscossione dei tributi. La messa in liquidazione della Comunità Montana, ente proprietario, ne rende ancora più precaria la configurazione. Non si possono misconoscere le oggettive responsabilità della politica locale: possono anche profilarsi delle conseguenze in relazione al danno erariale per i denari investiti senza la rimessa in funzione dell’impianto. Tutto ciò a meno di quattro chilometri da Castel di Sangro, dove il 2 maggio scorso si è riusciti, finalmente, a far partire la raccolta differenziata, da tempo auspicata e sollecitata. L’arrivo di un funzionario solerte ha operato il miracolo, convertendo una maggioranza che, di fronte alle nostre cifre, studiate ed esibite in consiglio comunale per sollecitarne l’avvio, aveva avuto il coraggio di vantarsi di tale inadempienza, che avrebbe portato ad una ecotassa or- Impianto Bocche di Forli, vista aerea mai normativamente sancita. Avere un impianto funzionante e vicino, invece, significa risparmio e autosufficienza. Ci sarà la volontà politica perché ciò possa accadere? Auspichiamo una soluzione che vada oltre i particolarismi locali e che abbia come obiettivo la valorizzazione di un bene del nostro territorio, a vantaggio della comunità e dei dipendenti dell’impianto, che hanno visto le loro vicende lavorative seguire l’epilogo disastroso dell’impianto stesso. Ci aspettiamo inoltre che si raccolga la sfida globale legata alla manutenzione dei beni presenti sul territorio più che alle inaugurazioni di opere faraoniche, che si metta davanti a tutto la cura dei beni comuni, l’ambiente, la sanità, l’istruzione e la preparazione dei cittadini ad affrontare le sfide del prossimo futuro. Articoli a cura del gruppo Ambiente dell’Associazione Progetto Comune IL CASO [email protected] La persona diversamente abile di Alessandra Fisco Il “sociale” è, in generale, un interesse collettivo che unisce i consociati facenti parte di una comunità più o meno ampia, articolata in gruppi di età e culture diverse. In alcuni paesi più piccoli, come nel mio, il “sociale” è trattato poco, e spesso anche in maniera inadeguata; forse a causa di una diffusa forma mentis poco allenata all’esercizio della visione dell’individuo come soggetto capace di compiere determinate azioni che rientrano nella normale quotidianità. Mi spiego meglio riportando, come esempio, il caso di cui sono protagonista io. Essendomi laureata in Giurisprudenza nel dicembre 2015, ho chiesto a tutti gli avvocati del mio paese di essere ammessa in uno studio privato per svolgere il tirocinio di sei mesi, obbligatorio per affrontare l’esame di abilitazione all’eser- cizio della professione. Alla mia richiesta ho ricevuto sempre cortese ma netto rifiuto, variamente motivato. L’art. n. 3 della Costituzione Italiana recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». L’art. n. 4 continua: «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto». Le leggi, in uno Stato definito “equilibrato”, si rispecchiano in una cristallizzazione di norme, che non sono esecutive, ma perdono valore quando si devono attuare o, in alcuni casi, ci sono lacune legislative per mancanza di fattispecie specifiche. Essendo meno numerosi i casi in questione, le Istituzioni pubbliche sono poco coinvolte e, quindi, inattive. Le figure private, da parte loro, non si chiamano in causa e risultano “dormienti”. Tale stato di cose non deve rimanere nell’immobilità. Bisogna, invece, richiamare l’attenzione sui casi e sollecitare la fantasia, oltre che la ragione, per ottenere quanto prescritto dalle norme. Il soggetto che presenta difficoltà oggettive, cioè indipendenti da lui, per lo sviluppo della sua completa personalità viene visto come disturbo alla vita normale organizzata dagli altri, per i quali rappresenta un “problema” e non una “risorsa”. Mi piace citare un aforisma di Marianella Sclavi: “Quello che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per vedere il tuo punto di vista devi cambiare punto di vista”. Eppure l’attività del pensiero viene misurata proprio dalla capacità di risoluzione dei problemi. In tale direzione, negli USA da tanto tempo vengono studiate ed applicate, fin dalle scuole dei più piccoli, strategie didattiche sul problem solving, miranti proprio all’esercizio del pensiero. Le persone “diverse” hanno dovuto adottare istintivamente strategie “su misura” in ogni momento e circostanza della vita e, sono, pertanto, le più creative ed originali nel mondo contemporaneo con i problemi sempre più profondi e complessi. Che cosa fare per partire verso un’apertura culturale di inclusione – da parte delle persone che hanno quello che a te serve, ma non ti consentono di avvalertene? E – dalla parte delle Istituzioni pubbliche – come ottenere l’attenzione dovuta e proclamata sulla Carta Costituzionale dalle leggi italiane, le più aperte ed evolute, quasi del mondo intero? Forse le Istituzioni pubbliche dovrebbero studiare un modo per incentivare, in qualche misura, gli studi privati a dedicarsi al tirocinante “diversamente abile”? rie raccontate in una rubrica dedicata esclusivamente a loro, per lasciare un tassello nella memoria di ogni castellano e chissà, magari per dare un input a chi vorrebbe avvicinarsi a questo mondo. Una rubrica da vivere come se fosse un viaggio, un’esperienza fatta di storie e di persone che si raccontano in una serie di interviste accompagnate da recensioni delle loro fatiche discografiche e live. Saranno inoltre disponibili, sul nostro sito www. noi1848.it, i link per poter accedere ai profili social degli artisti e per ascoltare i loro lavori sul web. In un’epoca in cui internet è diventato il principale mezzo di comunicazione, il nostro obiettivo è quello di utilizzarlo per condividere con voi il talento e la dedizione dei nostri musicisti, per far arrivare a tutti e in maniera semplice il loro messaggio, giovani aspiranti musicisti che con i loro strumenti e la loro passione si riuniscono e suonano, sognando magari un giorno di calcare palchi importanti o di pubblicare un loro disco di inediti. Sono le ambizioni, i sogni di questi ragazzi a renderli unici, e bisogna stimolarli, dargli una spinta forte per farli uscire dal guscio. E come va aiutato chi ha già una propria identità musicale così si potrebbero incoraggiare i più piccoli per farli avvicinare a questo mondo, lasciandoli provare gli strumenti che amano, stimolando la loro curiosità e aiutandoli ad imparare. Magari per, se mi è concesso dirlo, salvarli dalla febbre degli smartphone e per accendere la loro mente e la loro creatività, piuttosto che limitarle alle possibilità di uno schermo e di un sistema operativo. Tutto questo in uno spazio creato apposta per loro: una sala prove completa di tutto, tutti gli strumenti e il necessario per provare col proprio gruppo o anche solo per curiosare, toccare con mano e sentire il brivido di un colpo sul rullante o di una schitarrata a tutto volume. Immaginate questi giovani che con un sorriso entrano in sala prove, vederli pieni di energia mentre suonano la loro musica e vivere con loro il fantastico sogno della musica. Perché la musica è anche questo, sognare, e in un mondo difficile come il nostro, i sogni dei giovani possono aiutare anche i più grandi ad affrontare meglio la realtà. VIAGGIO ALL’INTERNO DELLE BAND LOCALI Parte una nuova rubrica di Claudio Rondinella “… E tu che musica ascolti?”. Quante volte abbiamo posto, o ci hanno posto, questa domanda? Impossibile contarle, perché è una di quelle domande che nascono spontanee quando si conosce qualcuno di nuovo. La musica che ascoltiamo definisce chi siamo, il nostro carattere, la nostra stessa esistenza è guidata spesso dalle parole o dalla melodia di una canzone. La musica, elemento imprescindibile delle nostre vite, oggetto di discussione e al tempo stesso di aggregazione. Il più grande mezzo di comunicazione a nostra disposizione, che non ha bisogno di traduzioni o di interpreti, spesso neanche di parole. Chi mi conosce sa della mia dedizione per la chitarra, e probabilmente prenderà questo discorso come un’affermazione prettamente di parte, ma proprio per la mia personale esperienza mi sento di dire ciò al riguardo, perché grazie alla musica ho conosciuto persone fantastiche, ho imparato a confrontarmi, e ho anche imparato a somatizzare i fallimenti. Perché sì, la musica è anche questo. Si scrive una canzone, si sbaglia qualcosa, ma la musica da sempre una seconda possibilità, non ti abbandona mai, la trovi sempre e comunque al tuo fianco, compagna fedele. La musica è sensazione, la musica è impatto, la musica è vita. E poco importa quanto siamo bravi, perché se la musica è ispirata da un sentimento vero e profondo bastano poche note e un filo di voce per creare un capolavoro. Direttore responsabile: Vittorio Di Guilmi Proprietario: Associazione Progetto Comune Sede: Via A. D’Aquino, 42 Castel di Sangro (AQ) Registrazione Tribunale di Sulmona n. 1/2015 del 30/10/2015 Stampa: DGPrint Piazza Giustino Fiocca Castel di Sangro (AQ) In ogni luogo c’è musica, basta saper ascoltare attentamente. E anche qui, nella nostra piccola realtà di montagna, in un piccolo paese di seimila abitanti, la musica c’è stata e continua ad esserci nell’energia dei giovani musicisti locali, a sua volta figlia di quell’esperienza tramandata da chi, anni fa, è stato innovatore e protagonista di grandi storie di musica castellana. Tramandare, insegnare, e instillare la passione per una così nobile arte nei nostri giovani senza dimenticare il nostro passato. Negli anni Castel di Sangro ha visto emergere musicisti di livello, professionisti e non, molti dei quali ancora oggi coltivano questa passione come se fosse una missione, dividendosi tra strumenti e apparecchiature, tra sala prove e palco, spronando i giovani ad imbracciare una chitarra oppure spingendo la propria voce in un microfono. E così la tradizione musicale del nostro paesino non muore mai, in un circolo continuo di talenti e di storie fantastiche. Ed è proprio qui che verranno raccolte le testimonianze dei protagonisti della storia musicale passata, presente e futura di Castel di Sangro. Le voci, le note dei protagonisti di queste sto- Redazione: Cristiana La Selva Luisa Tritone Ladislao Bezpalko Arduino Capanna Francesco Mapelli Andrea Rocci Alberto Teti [email protected] Hanno collaborato: Raffaella Dell’Erede Diego Carnevale Alfredo Fioritto Daniele Marinelli Alessandra Fisco Claudio Rondinella Gruppo Ambiente P. Comune Pietro Ricchiuto L’ABBUTARIELLE Mi chiamo Giovenzana Serge e sono nato in Belgio 57 anni fa. Dopo aver trascorso la mia infanzia dai nonni a Bergamo, sono emigrato in Belgio. Qui ho vissuto fino a un anno fa, dopo una carriera intera nell’esercito. In Belgio ho sposato Jacqueline, e dal nostro matrimonio abbiamo avuto tre figli. Siamo anche nonni. Abbiamo deciso di trasferirci in Italia per la nostra pensione. Mia moglie ha sempre amato la bellezza storica e i paesaggi dell’Italia, e abbiamo scelto il Molise per la sua tranquillità, il suo aspetto ancora selvaggio e per la natura. Per chi come noi ha vissuto in una capitale come Bruxelles, con stress, smog, code, manifestazioni e ora anche attentati terroristici, è stato un grosso cambiamento. Siamo arrivati il 5 aprile 2015, nel bel mezzo di una tempesta di neve. Abbiamo vissuto a Castel di Sangro in attesa della nostra casa in legno, a Montenero Val Cocchiara. Davanti a noi c’è il Pantano; ogni giorno alla mattina possiamo ammirare i cavalli e le mucche, ascoltare il canto degli uccelli, aprire le finestre e respirare un profumo che riempie tutte le nostre stanze, ammirare il tramonto del sole alla sera. Tutto questo può sembrare una fiaba, ma la dura realtà ci fa ritornare alla vita di tutti i giorni. Una grande lentezza nelle procedure amministrative, tempi incredibilmente lunghi per permessi e richieste, persone non sempre in grado di svolgere il proprio lavoro. Difficoltà nell’installazione dei panelli fotovoltaici, obbligo d’intonacare una casa di legno perché “troppo di legno”, attesa di mesi per l’allaccio all’Enel. Dal mese di dicembre sono costretto ad illuminarmi con un gruppo elettrogeno senza sapere quando avrò questo diritto civico. Potrei continuare a parlare di tutto questo, della mancanza di onestà da parte di persone che hanno approfittato della mia ignoranza delle leggi per raggirarmi. Questo può succedere in qualsiasi paese e in qualsiasi città ed è un peccato. Soltanto una cosa mi fa dimenticare tutto questo: il sorriso di mia moglie che mi ha sempre sostenuto, le chiacchiere con gli amici (spero di fare nuove conoscenze), i miei cani e il paesaggio di ogni giorno davanti casa mia. Grazie del tempo che mi avete dedicato. Serge Giovenzana e Jacqueline Clinckx