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La discarica abusiva di Piana Santa Liberata

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La discarica abusiva di Piana Santa Liberata
Agenzia Castel di Sangro
Piazza Plebiscito, 36
tel. 0864/845175
fax 0864/204280
www.noi1848.it
L’EDITORIALE
CONSIGLIERI NOMOFOBICI
di Vittorio Di Guilmi
Si chiama nomofobia e clinicamente indica la dipendenza
dallo smartphone. Nel mondo
la patologia colpisce due utenti
su tre. A Castel di Sangro, duole lanciare l’allarme, durante i
consigli comunali sono in pochissimi a salvarsi. Capita quindi di assistere a
sedute animate da principi del
foro che duellano a colpi di
arringhe, figuranti iscritti nel
libro paga dei cittadini, qualcuno che per ruolo o per esperienza tenta di placare gli animi più
iracondi, altri che fanno la loro
parte e altri ancora che “meno
parlo meglio mi sento”. C’è
però qualcosa che accomuna
tutti: l’utilizzo dello smartphone durante le adunanze. Tutti,
o quasi, sempre pronti a dare
una sbirciatina allo schermo e a
rispondere ad improcrastinabili
conversazioni. È vero: con parlamentari pizzicati a dedicarsi
ad affari di ben altra natura
durante le sedute, i consiglieri
castellani non hanno neanche
buoni esempi da imitare.
In Italia sull’argomento non
esiste una normativa unica e
ciascun comune può stabilire
autonomamente se consentire
oppure vietare l’uso dei telefoni cellulari durante i consigli.
A Castel di Sangro l’art. 37 del
Regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale
ne proibisce l’impiego. Dallo
scorso novembre, i consigli comunali si aprono con la lettura
di passi della Costituzione e
brani che hanno fatto la storia.
La lettura è affidata agli alunni
delle scuole dell’Alto Sangro. A
quegli alunni la scuola insegna
a prestare attenzione al compagno che in classe prende la parola. È un segno di rispetto. Allo
stesso modo, sarebbe rispettoso
ascoltare il collega consigliere
che interviene e non distrarsi
col cellulare. E significherebbe
anche dare un buon esempio a
quegli alunni. A Stoccolma due artisti hanno
costruito cartelli triangolari
che ravvisano il pericolo di incontrare pedoni a spasso con
gli occhi fissi sul cellulare. Ad
Anversa, in Belgio, l’amministrazione ha realizzato corsie riservate a chi vuole camminare
utilizzando il proprio telefonino. E a Castello cosa facciamo?
Rivediamo l’art. 37 di quel Regolamento e autorizziamo l’utilizzo, oppure i signori consiglieri se la sentono di rinunciare
per un paio di orette al mese,
tre nel peggiore dei casi, al loro
amico smartphone?
[email protected]
Testata giornalistica dell’Associazione Progetto Comune, Castel di Sangro
Anno I, Numero 3 -
Aprile / Maggio 2016 - Copia a distribuzione gratuita
La discarica abusiva di Piana Santa Liberata
Nello stesso momento storico in cui
finalmente anche a Castel di Sangro
– quasi in coda al gruppo dei Comuni italiani – comincia la stagione
della raccolta differenziata “porta a
porta”, la questione rifiuti torna prepotentemente alla ribalta, nel modo
peggiore possibile.
Nel corso del mese di aprile, informati da alcuni cittadini, i consiglieri
comunali di Progetto Comune hanno
potuto verificare l’esistenza – in località Piana Santa Liberata – di una
pericolosa e particolarmente estesa
discarica abusiva. Le tracce di pneumatici rinvenute nei pressi del sito,
unitamente alla presenza di rifiuti
interrati, segnalano un sistematico e
attuale intervento umano, teso a occultare questa attività, evidentemente
illegale e non autorizzata.
La quantità di materiale accumulato è
senza dubbio rilevante e quel che più
preoccupa è che soltanto una parte di
esso sia visibile e affiori in superficie.
Inoltre, anche in considerazione della contiguità del fiume Sangro, non si
può che rilevare con grande allarme e
apprensione la presenza di rifiuti speciali ad alto inquinamento ambientale, come elettrodomestici, batterie di
automobili e lastre di amianto.
Per tutte queste ragioni, il gruppo
consiliare di Progetto Comune ha ritenuto giusto segnalare con immediatezza questa situazione alle autorità
competenti, prima fra tutte la procura generale dell’Aquila, attraverso
un atto di denuncia contro ignoti per
discarica abusiva, per consentire alla
magistratura di accertare i fatti e le
responsabilità dei reati che dovessero
emergere nel corso delle indagini.
Le fotografie effettuate – una delle quali pubblichiamo a corredo
dell’articolo – raccontano la gravità
della vicenda. Il primo obiettivo sarà
naturalmente quello di ripristinare
rapidamente la salubrità dell’area
interessata. Ma alcune ingombranti questioni si impongono già a una
prima osservazione: chi ha potuto
depositare e occultare quantità così
rilevanti di rifiuti, su di un’area così
estesa, in maniera pressoché sistematica e indisturbata? E inoltre, come
STINCHI DI SANTO
è possibile – in un Comune dove il
controllo del territorio non parrebbe una missione impossibile, data
la contenuta estensione territoriale
– che nessuno, autorità comprese,
si sia mai accorto di nulla? Dopo la
denuncia contro ignoti proposta dal
gruppo consiliare di Progetto Comune – un atto apparso necessario e doveroso – le risposte arriveranno, con
ogni probabilità, dalle indagini della
magistratura.
A cura del Gruppo Consiliare
di Progetto Comune
di Fred e Barney
2148 – Commedia tragica a puntate. Seconda parte
Nella puntata precedente: l’esilio, l’atterraggio alieno, molte vittime, il sindaco clonato minimizza.
Sui social la notizia della visita extraterrestre si è subito trasformata in una discussione infinita: i resti dei cittadini inceneriti vanno o meno nell’organico? L’hashtag #doveconferiscoilnonno è già diventato virale.
Perplesso, mi rimetto gli occhiali a realtà aumentata e torno a guardare a valle. Pare che il sindaco, incurante dell’evento epocale, si sia dileguato per un’importante riunione con i gestori degli impianti sciistici, delegando il compito di accogliere gli ospiti al sempre più agitato giornalista che, ormai in un bagno di sudore, ha cercato di intrattenere gli alieni raccontando loro delle prelibatezze assaggiate alla sagra della ricotta salata di Roccascalegna. Non
vedendoli particolarmente entusiasti li ha allora condotti a visitare il Museo Civico, dove hanno potuto ammirare
l’antico manoscritto della prima richiesta di Residenza Fittizia del 1848, simbolo della nostra cultura e delle nostre
tradizioni. Subito dopo, sempre più annoiati, i visitatori sono stati fatti salire sulla funivia per Roccacinquemiglia.
Alle porte del borgo sono però stati ricacciati indietro da una folla inferocita armata di forconi e sospinta dal grido:
“Qua ne tenem già n’ottantina!”. Li vedo tornare delusi e amareggiati, e mi chiedo che fine abbia fatto il sindaco.
Neanche il tempo di elaborare il pensiero e lo vedo trotterellare seguito da un variopinto trio di musicisti mariachi
e dall’affannato presidente della Pro Loco. Il primo cittadino, sfoderando il suo miglior sorriso, li accoglie a braccia
aperte: “Data la vocazione turistica della nostra città, chiaramente non possiamo che salutarvi con delle musiche
gioiose”. Due note e il raggio implacabile degli alieni si abbatte sul gruppetto, lasciando indenne il solo sindaco, che
resta a guardare attonito un sombrero fumante. “E che cazz, ma allora non vi piace niente? Mo’ ci penso io a voi!”.
(continua...)
FACCIAMO I CONTI
Un futuro incerto
di Francesco Mapelli
Castel di Sangro Servizi srl: orizzonti
incerti per la famigerata società comunale. Dopo la débacle di bilancio
registrata alla fine del 2014 con una
perdita di 223.467,55 euro, la tranquillità dell’amico Pallotta, incolpevole
guidatore di questo traballante carrozzone, rischia di essere, ancora una
volta, minata dalle misure, ormai divenute stringenti, del legislatore nazionale (Piano Cottarelli) e sembra quindi
destinata a rimanere una chimera. Misure che prevedono una riduzione sostanziale e sensibile di tutte le società
partecipate da enti locali, le quali non
rispettino determinati requisiti.
In particolare, il comma 611, art. 3 della legge n.190/2014, recita testualmente alla lettera “a”: “Eliminazione delle
società e delle partecipazioni societarie
non indispensabili al perseguimento
delle proprie finalità istituzionali, anche mediante messa in liquidazione o
cessione”. Lo stesso intento è ravvisabile nella recentissima “Riforma Madia - Testo Unico in materia di società
a partecipazione pubblica sulle partecipate”, art. 4 comma 1: “Le amministrazioni pubbliche non possono, direttamente o indirettamente, costituire
società aventi per oggetto attività di
produzione di beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, né
acquisire o mantenere partecipazioni,
anche di minoranza, in tali società.” . È
indubbio che tale vincolo rappresenti,
al momento, un ostacolo apparentemente insormontabile per l’ex assessore e più specificatamente per la società
che rappresenta. Dunque, l’ente partecipante dovrà procedere alla cessione
delle quote o, peggio, alla messa in
liquidazione dell’intero compendio
aziendale. La difficoltà, nel sopravvivere a questa rigida stagione normativa,
risiede nell’assenza, tra le attività svolte dalla partecipata, di servizi pubblici
essenziali. Va ricordato infatti che, ad
oggi, la stessa si occupa della gestione
dell’impiantistica sportiva, dei parcheggi a pagamento e delle ordinarie
manutenzioni patrimoniali.
È altresì notizia arcinota che il servizio di raccolta e smaltimento dei
rifiuti, compresi gli otto dipendenti
addetti al servizio, è stato distaccato,
alla fine del 2014, alla società Cogesa
Srl, società già partecipata dal nostro
comune. Locuzione circa i servizi
pubblici essenziali che, sebbene non
trovi una specifica, esaustiva ed autonoma definizione, può essere desunta
indirettamente dalla legge 42/2009,
“Delega al governo in materia di federalismo fiscale”, e dall’ “Accordo
collettivo nazionale in materia di norme di garanzia del funzionamento dei
servizi pubblici essenziali, nell’ambito
del comparto regioni – autonomie locali CCNL”. Nello specifico, all’art. 21
di detta legge e all’art. 3 dell’accordo
collettivo, è ravvisabile una serie di
funzioni e di servizi fondamentali per
(segue a pag. 2)
SCAPPO DALLA CITTA’
L’estate ai tempi di Blade Runner (*)
di Arduino Capanna
Ho visto cose che voi Castellani
non potreste immaginare.
Ho visto orchestre sinfoniche eseguire brani classici e maestose colonne sonore hollywoodiane in
piazze medievali gremite, per la
gioia di grandi e piccini. Ho visto
turisti affamati di cultura affollare
mostre d’arte, diffuse e variegate,
capaci di coinvolgere un intero
borgo. Ho visto turisti assetati girovagare per tutto il centro storico,
bicchiere in mano, e visitare fondaci, portoni e case, dove il miracolo
di una mescita continua e gioiosa
allietava afose serate d’agosto. Ho
visto su palchi estivi spettacoli divertenti, mai volgari, alternarsi a
rappresentazioni più impegnate:
oggi per rinfrancare lo spirito, domani per fermarsi due ore a pensare.
Tutte le volte che ho vissuto simili
esperienze ho pensato alla mia città,
e all’indubbia pochezza che emerge
dagli scarni tabelloni estivi. Cosa
serve per pianificare manifestazioni
di buon livello, che riescano nello
stesso tempo a coinvolgere turisti
e residenti, e che ci consentano di
rispettare la tagliola imposta da budget non certo faraonici? Servono
competenze e capacità di ricerca, e
Un futuro incerto
(segue da pag. 1)
i comuni. Funzioni e servizi che non
trovano corrispondenza nell’alveo di
attività ad oggi esercitate dalla Castel
di Sangro Servizi Srl. Problematica
che fa il paio con la necessaria copertura della perdita, di cui si accennava
sopra, conseguita alla fine del 2014.
Copertura che, a gennaio 2016, ha
impegnato le casse comunali, innanzi
al notaio rogante l’atto di aumento di
capitale, con l’emissione di tre assegni
circolari, per un totale di 210.943,58
euro. Assegni pesanti come un macigno, specie su chi ha la memoria
abbastanza lunga da ricordare le rassicurazioni dell’ex sindaco ed attuale
consigliere di maggioranza Umberto
Murolo, il quale, in una non lontana
assise civica, asserì serenamente che le
casse comunali (vale a dire i cittadini
castellani) non avrebbero tirato fuori
un solo euro.
Mala tempora in vista, quindi, per
l’amico Pallotta, insignito della presidenza per le indiscutibili competenze
in materia ambientale e ritrovatosi,
invece, a svolgere il ruolo di mero amministratore di un soggetto giuridico
che, non svolgendo più lo smaltimento
e la raccolta dei rifiuti solidi urbani,
sembra ormai destinato ai campi elisi. Ancor più preoccupante, a questo
punto, la sorte dei quattordici dipendenti ancora “effettivamente” in forza, potenziali vittime innocenti di una
gestione purtroppo aberrante.
Uffici C.D.S. Servizi Srl
serve tempo da dedicare alla programmazione. Serve che chiunque
affronti un simile compito lo veda,
in sostanza, come una vera e propria missione. Una missione che
Montalcino (SI)
Orchestra sinfonica in piazza.
possa, prima, durante e dopo, emozionare e gratificare. Io ho la sensazione che, per stilare i cartelloni
delle ultime estati, si sia cercato per
(*) Film di Ridley Scott, 1982.
Ambientato nel 2019.
prima cosa di raccogliere quante
più iniziative possibili di carattere
“privato”, per poi riempire i buchi
con quello che capitava, con un
occhio al costo e l’altro alla tendenza, mai doma, di voler
in qualche modo gratificare quelli che sono
i nostri “frequentatori
abituali”, turisticamente parlando. Altrimenti
come si spiegherebbero due serate, a pochi
giorni l’una dall’altra,
entrambe dedicate alla
musica napoletana? Ho
cari amici campani che
trascorrono qui da noi le
loro vacanze e in agosto
ero fermo in piazza con
uno di loro, mentre uno
sconosciuto presentatore
di chiare origini partenopee infiocchettava un
linguaggio scurrile in verità poco degno di Totò
e Peppino. Due minuti e
il mio amico mi strattonava: “Jamm’, jà. Aggia
venì fino a qua, pe sentì
a questo?”. Siamo proprio sicuri
che il turista cerchi da noi quello
che già trova a casa sua? Sentiamo
forse il bisogno di andare a vedere
‘Nduccio, mentre siamo in vacanza
in Maremma? O di ascoltare “Tutte le funtanelle” ai piedi del Monte
Rosa? Io credo di no, e credo che
qualche applauso e qualche risata,
strappati a fatica a un pubblico,
ahimè, “di bocca buona”, non debba e non possa costringere a casa
tutti gli altri, turisti o meno che siano. Non voglio un’estate di esclu-
“Siamo proprio sicuri che il
turista cerchi da noi quello che già trova a casa sua?
”
siva connotazione culturale, per
carità, ma è troppo chiedere qualcosa di leggermente più elevato?
Lo scorso anno, alla presentazione
di un libro su una battaglia del 1815
è seguita una rievocazione storica
dello stesso evento. Pur non essendo io particolarmente entusiasta di
una commemorazione bellica, devo
dire che si è trattato di un evento
ben organizzato, e soprattutto pertinente, visto che prendeva spunto
da un avvenimento realmente accaduto, e proprio qui da noi. Allo stesso tempo, mi preme esprimere vivace disappunto nei confronti della grossa spesa ogni anno
affrontata per l’ormai “tradiziona-
le” festa degli antichi mestieri. Una
rievocazione anche questa, affidata
a figuranti veneti che, gonfi d’orgoglio ed ebbri di vino, descrivono attività prive di futuro, spesso
esprimendosi in un idioma ai più
incomprensibile. Non sarebbe meglio dedicare la stessa iniziativa alle
arti e ai mestieri locali, coinvolgendo la competenza e l’esperienza dei
cittadini? Quanto si divertirebbero,
i nostri ospiti, ad “ammassare i cazzarielli” insieme alle nostre mamme? Meno spettacolo, più qualità e
genuinità.
E l’animazione? Perché affidarla,
in maniera pressoché permanente
(e a che prezzo?) a uno stuolo di
ragazzi in rosso, certo volenterosi,
ma provenienti da diverse centinaia di chilometri di distanza, e poco
inseriti nella realtà locale? E se per
farlo si invitassero i nostri ragazzi?
Potrebbero trarne, oltre che un
introito, passione e slancio verso
una possibile futura professione.
Commetterebbero di certo qualche
passo falso, ma si presenterebbero
l’anno dopo con più esperienza e
maggiore consapevolezza.
Un’estate diversa, un agosto da ricordare, credo sia possibile. Se non
altro per non ritrovarsi ai primi
freddi con piccoli e fiochi ricordi,
destinati presto a svanire, come lacrime nella pioggia.
BILANCIO
Approvato il rendiconto di gestione 2015
di Ladislao Bezpalko
In data 29 aprile 2016, il consiglio comunale di Castel di Sangro, con nove voti favorevoli e
quattro voti contrari, ha approvato il rendiconto di gestione relativo all’anno 2015.
In questo documento sono riportate sia le entrate e le spese
riscosse e pagate nell’anno 2015
sia le entrate e le spese che non
sono state riscosse e pagate negli anni precedenti. Le entrate
che non sono state riscosse negli
anni precedenti sono chiamate
residui attivi. In sostanza, ciò che
viene registrato nel rendiconto
come residuo attivo corrisponde
a tutti quei crediti che il Comune ha nei confronti di cittadini
o imprese, le quali: non hanno
pagato tutte le imposte e le tasse comunali; hanno effettuato il
taglio dei boschi di proprietà di
tutti i cittadini castellani e non
hanno versato quanto dovuto;
“
Un fitto su due
non riscosso nell’anno
di competenza
”
hanno in affitto locali commerciali di proprietà comunale e non
hanno saldato ciò che dovevano.
Le finalità di un rendiconto redatto con scopi generali sono
quelle di “rendere conto della
gestione” e quindi di fornire informazioni sulla situazione patrimoniale e finanziaria, sull’andamento economico e sui flussi
finanziari di un ente locale. È il
documento per mezzo del quale
è possibile valutare come sono
state gestite le risorse dell’ente
ed è indispensabile per prendere
decisioni.
Vi sarà mai capitato di trascrivere o di veder registrare sulle pagine di un’agenda le spese quotidiane, gli incassi, lo stipendio, la
pensione o la riscossione dei canoni di affitto? Avete mai udito
esclamare da un vostro genitore
“
A rischio inesigibilità
492.759,85 euro per il
taglio dei boschi negli
anni precedenti
”
o da un vostro nonno, mentre osservava le pagine di quella agenda: “quest’anno niente vacanza”,
oppure “mi aspettavo peggio!
Possiamo andare al raduno degli
alpini”? Quell’agenda rappresenta un rendiconto. In base a
quelle pagine è possibile effettuare una valutazione su come
abbiamo gestito le nostre risorse
e decidere, se necessario, quali
spese tagliare.
Nelle famiglie la gestione ed il
controllo delle spese è svolto dalle stesse persone. Nel comune la
situazione si presenta in modo
diverso: la giunta comunale (sindaco e assessori) si occupa della
gestione; il consiglio comunale
(sindaco, assessori, consiglieri di
maggioranza e di opposizione) si
occupa di controllare, verificare
e approvare le attività previste e
svolte dalla giunta comunale.
Nel rendiconto 2015 il Comune
di Castel di Sangro mostra una
buona capacità di riscossione
delle entrate inerenti il “Titolo I”. La capacità di riscossione
degli introiti derivanti da Imu,
Tasi, Tari, addizionale comunale all’Irpef, ecc., simile agli anni
precedenti, si attesta all’84%.
Circa nove cittadini su dieci
pagano queste imposte e tasse
nell’anno in corso.
La riscossione dei proventi inerenti la gestione delle risorse comunali non è, però, positiva. La
capacità di riscossione dei canoni
di locazione di immobili comunali è pari al 54% (circa un fitto
su due non è riscosso nell’anno
di competenza) mentre, la stessa,
per il taglio dei boschi, migliore
rispetto agli anni precedenti, si
ferma al 62% (solo sei tagli su
dieci sono riscossi nell’anno).
Restando sul tema “taglio dei
boschi”, osservando i dati provenienti dai rendiconti degli
anni 2012, 2013 e 2014, su un
totale di € 744.654,97 il Comune
di Castel di Sangro ha riscosso,
dall’impresa boschiva che ha
usufruito in quegli anni del legname di proprietà della collettività, solo 251.895,12 euro. La
restante parte, 492.759,85 euro,
è stata stralciata per € 63.359,00
dal conto del bilancio 2013 e per
€ 429.400,74 da quello del 2015.
La media dei crediti eliminati dal conto del bilancio negli
anni 2012, 2013, 2014 e 2015 e
derivante da fitti di immobili e
da taglio dei boschi non riscossi è pari ad € 150.634,66 annui.
Una maggiore attenzione della
gestione nella riscossione di questi proventi avrebbe permesso ai
cittadini di Castel di Sangro di
pagare il 67% in meno di Tasi o
di beneficiare di una riduzione
delle aliquote Imu.
Il comune di Castel di Sangro
AMBIENTE E TERRITORIO
E il mercato dove lo metto? Bocche di Forli: storia di uno scandalo italiano
Due anni di attesa. A tanto ammonta per Castel di Sangro il tempo fin
qui intercorso per vedere il mercato
settimanale nel suo nuovo luogo di
vita.
Il famoso mercato del giovedì, un
richiamo non solo castellano ma soprattutto in passato di respiro comprensoriale, era stato infatti indicato
nel maggio 2014 come prossimo allo
spostamento. Una volontà dell’allora maggioranza volta a “liberare”
l’area mercatale posta nella sua quasi interezza su viale Vittoria Colonna
e via Cavalieri di Vittorio Veneto.
Una delibera accolta con gioia dai
residenti dopo oltre tre decenni
d’attesa. Dal maggio 2014 ad oggi
ne è però passata di acqua sotto i
ponti castellani, ma nulla è cambiato. Un’attesa apparentemente ingiustificata se è vero che il 15 maggio di
due anni fa la delibera fu approvata
all’unanimità con la volontà specifica di realizzare cosi un complesso
mercatale più ampio e meglio gestibile nell’area adiacente il supermercato Eurospin.
Una delibera non solo però volta a
spostare il mercato, ma incentrata
anche sulla volontà di regolamen-
Vittoria Colonna e via Cavalieri di
Malta. L’area, infatti, seppur prestandosi apparentemente all’utilizzo mercatale, riscontra non poche
problematiche che spaziano dal
semplice posteggio per i residenti a
questioni ben più importanti, come
ad esempio la difficoltà in caso di
problematiche di natura sanitaria o
peggio, essendo disponibile di fatto
una sola viuzza parallela che collega
via Sangro con via Vincenzo Balzano, ovvero la parallela della più nota
via Vittoria Colonna.
Problemi di spazi o ancor meglio di
gestione degli spazi in caso di situazioni critiche è assodato e per altro
sotto gli occhi di chiunque, ma non
sono le uniche note dolenti di una
situazione che si presta per altro
al dibattito. Un ulteriore esempio
riguarda l’ambito sanitario e nella
fattispecie l’istallazione di bagni chimici per consentire a chi il mercato
lo vive dal punto di vista lavorativo
di poter usufruire di un servizio per
altro essenziale, senza dover appoggiarsi al bar più vicino o peggio
ancora sfruttare la natura presente
nella zona.
Un tema, quello dei servizi che sarebbe bene affrontare quanto prima, per
rispetto di chi
ogni giovedì raggiunge Castel di
Sangro per vendere la propria
merce ma che
soprattutto paga
l’utilizzo
del
suolo pubblico
per poter pareggiare i conti tra
doveri e diritti,
fin qui non certo
Castel di Sangro, un giovedì mattina
in equilibrio.
tare lo stesso attraverso quarantuno Tanti problemi dunque che attendopunti, dando cosi a tutto il comples- no a due anni di distanza una risposo mercatale una nuova veste, più sta nella più classica delle vicende
curata e perché no, anche meglio italiane, laddove il semplice rispetto
organizzata.L’argomento in questio- di un impegno preso avrebbe sgrane infatti non riguarda certo solo vato tanto i cittadini dell’area intel’ubicazione fisica ma l’organizza- ressata tanto i mercatali da problemi
zione di un’area, nello specifico che a torto o a ragione meritano una
quella inserita nel contesto di viale rapida soluzione.
ASSOCIAZIONE
Dalla parte delle donne
Sabato 28 e domenica 29 maggio,
organizzata dall’Associazione Progetto Comune, si terrà una due
giorni dedicata alla prevenzione
delle malattie oncologiche della
donna. Il programma prevede un
convegno presso il Teatro Tosti, con inizio alle
15:30 e vedrà la partecipazione di personalità
di spicco del mondo sanitario abruzzese, seguita dalla testimonianza di
nostre concittadine. Al
termine dell’incontro, la
Compagnia Arti e Spettacolo metterà in scena
“Antigone / Metamorfosi di un mito”, di Serena Gaudino, interpretato da Tiziana Irti.
Domenica
mattina,
“camminata in Rosa” a
partire dalle 9:30 presso
i giardini comunali e, al
rientro, ristoro preparato dall’associazione
ADVIS.
Due giorni per la condivisione, per la speranza,
per la vita.
Considerata l’importanza e l’estrema attualità dell’argomento, si
invita la cittadinanza a partecipare
numerosa.
[email protected]
L’impianto di Bocche di Forli, di
proprietà della Comunità Montana
dell’Alto Sangro, è stato costruito a
partire dal 1989 ed è in funzione dal
1994. E’ costato complessivamente,
insieme alla discarica, circa 15 miliardi
di lire ed è stato costruito nell’ambito
dei finanziamenti associati al “Progetto
Speciale Parco Nazionale d’Abruzzo”,
dato l’interesse dell’ente all’eliminazione delle discariche esistenti nei tredici
comuni del comprensorio, pericolose
per la fauna selvatica. E’ stato realizza-
Impianto Bocche di Forli
to secondo i dettami dell’allora vigente
D.P.R. n° 915 del 10.09.1982 per trattare e smaltire i rifiuti indifferenziati, che
dovevano essere portati all’impianto,
lavorati, ed in parte trasformati in compost. Gli scarti di lavorazione, chiamati
“sovvalli”, dovevano essere depositati
nella discarica adiacente. L’impianto ha
prodotto nel corso dei primi anni compost scadente, in quanto derivato da
rifiuti indifferenziati e non dal solo rifiuto organico. Invendibile, è rimasto in
gran parte depositato in discarica. Nel
2009 la Regione Abruzzo, con la nuova
Autorizzazione Integrata Ambientale,
conferisce al polo di Castel di Sangro
importanza di rilievo regionale, imponendo la conversione dell’impianto alla
produzione di “compost di qualità” in
linea con le direttive CEE.
L’impianto di Bocche di Forli, in virtù
delle nuove normative, poteva dunque
accettare esclusivamente rifiuto organico umido, cioè avanzi di cucina,
materiale ottimo per la produzione di
compost di qualità; ma ciò avrebbe imposto, negli anni passati, che i Comuni
della Comunità Montana eseguissero
la raccolta differenziata da cui doveva
essere ricavato l’umido da conferire a
Bocche di Forli. Quasi tutti i comuni
della Comunità Montana, compreso
Castel di Sangro (capofila in comportamenti non virtuosi), non hanno mai
eseguito la raccolta differenziata se non
in quantità bassissime e quindi il rifiuto umido portato a Bocche di Forli ha
rappresentato a malapena l’1% della
loro produzione complessiva dei rifiuti.
Nel 2010, non essendo intervenuti
significativi miglioramenti delle differenziate nel territorio della Comunità
Montana, trascorso ogni ragionevole
termine temporale previsto dalle norme
in vigore allo scopo di evitare emergenze ambientali nei comuni alto-sangrini,
fu richiesto ad A.S.A. di organizzare
una stazione di trasferenza presso l’impianto. I rifiuti venivano riversati in un
cassone compattatore da 30 tonnellate
per il conferimento, successivo, presso
l’impianto dedicato di prossimità gestito dal CO.GE.SA.
Quindi l’impianto di Bocche di Forli
è stato utilizzato negli ultimi anni essenzialmente come luogo transitorio
di raccolta di rifiuti indifferenziati da
trasferire successivamente al CO.GE.
SA di Sulmona e non come impianto
di riciclaggio di rifiuti e compostaggio.
L’impianto di Bocche di Forli è stato
gestito dal 1994 fino al 2002 dalla società Slia S.p.a. e successivamente fino
alla chiusura (agosto 2015) dalla società
Alto Sangro Ambiente, comunemente
nota come A.S.A. Il contratto d’appalto prevedeva che l’impianto, una volta
costruito, fosse gestito per tre anni, dal
1994 al 1997, dalla Slia società costruttrice dell’impianto e dopo questi tre
anni la gestione dell’impianto dovesse passare nel
1997 alla Comunità Montana. Quest’ultima invece
continuò ad affidarne la
gestione negli anni successivi fino al 2002 alla stessa
società Slia senza gare di
appalto. La società privata Slia ha cambiato nome
più volte: prima Enerambiente, ora Enertech, ma
per semplicità parleremo
sempre di Slia. E’ cambiato
anche il proprietario: ora
è il signor Gavioli, posto
sotto inchiesta dalla magistratura e impedito nelle
sue funzioni da problemi
giudiziari. Nel 2002, come
detto, venne costituita la
società pubblico-privata
Alto Sangro Ambiente o
A.S.A., di proprietà della Comunità Montana al
51% e del socio privato
Slia al 49%, con un capitale sociale
di circa 100.000 euro, per la gestione
dell’impianto di Bocche di Forli. La
Comunità Montana affidò la gestione
dell’impianto alla società A.S.A. rimanendone però titolare esclusivo della
proprietà.
Quando la società A.S.A. venne fondata, la Comunità Montana mise a
disposizione della medesima l’impianto
di Bocche di Forli (valore di 15 miliardi di lire), mentre il socio privato Slia
S.p.a. non contribuì minimamente. Ci
si sarebbe aspettato che il socio privato
apportasse capitali ed altri beni di valore equivalente alla quota del socio pubblico. Si dice che il contributo che Slia
avrebbe dovuto apportare nell’A.S.A.
consistesse unicamente nelle sue competenze acquisite nella gestione degli
impianti di riciclaggio, sembra che tali
competenze siano state di ben scarso livello, visto che il compost prodotto dal
1994 al 2004 è stato di qualità scadente, inutilizzabile, invendibile e inoltre
doveva pure essere smaltito.
Si è anche cercato di giustificare il disastro amministrativo, gestionale e finanziario di A.S.A. addossando, completamente, le colpe al socio privato; il quale
è invece stato un partner silente che
non ha avuto responsabilità operative,
tutte riconducibili agli amministratori
di nomina pubblica.
La società A.S.A. ha accumulato un debito presunto di 1.500.000 euro, ma
l’ammontare definitivo non è noto con
precisione e si ritiene che possa essere
più alto; i bilanci degli ultimi due anni
non sono stati pubblicati e forse non
sono tuttora disponibili e ammesso che
lo siano sembra che non ci sia nessuno
disposto a firmarli.
L’impianto ha sempre avuto problemi
e dopo una serie di intoppi aveva ricominciato a funzionare regolarmente da
gennaio 2015 fino alla fine di maggio
dello stesso anno, generando anche
un piccolo utile. Il materiale umido è
continuato comunque ad affluire nonostante i macchinari per la lavorazione
fossero bloccati da problemi meccanici. Durante un controllo, ASL e ARTA
rilevano gravi violazioni e segnalano i
fatti alla Regione Abruzzo, che con un
atto amministrativo chiude l’impianto
ad agosto 2015, dando alla Comuni-
tà Montana e agli amministratori di
A.S.A. sei mesi di tempo per ripulire
l’impianto dall’immondizia e riportarlo
alla normalità.
Nel frattempo nel marzo scorso è stato
nominato il nuovo Commissario liquidatore della Comunità Montana, l’avv.
Andrea Liberatore, che va ad occupare la posizione che per anni è stata
del dott. Vincenzo Patitucci. Lo stesso
Liberatore in una intervista rilasciata
all’emittente Teleaesse denota come
negli anni la questione legata alle vicende dell’impianto di Bocche di Forli
non abbia avuto la giusta attenzione
dal mondo politico e di come l’aspetto
gestionale sia stato poco determinato e
piuttosto attendista. La soluzione prospettata dal Commissario liquidatore,
che vede l’impianto commercialmente
appetibile, consiste in un bando con
procedura ad evidenza pubblica che
contempli finanziamento, debiti, possibilità di ammodernamento e peculiarità
dell’impianto di compostaggio.
Ormai la situazione economico-finanziaria della società A.S.A. è ferma al
quadro debitorio da tempo, con l’aggiunta della mancata riscossione dei
tributi. La messa in liquidazione della
Comunità Montana, ente proprietario,
ne rende ancora più precaria la configurazione. Non si possono misconoscere le oggettive responsabilità della
politica locale: possono anche profilarsi
delle conseguenze in relazione al danno erariale per i denari investiti senza
la rimessa in funzione dell’impianto.
Tutto ciò a meno di quattro chilometri
da Castel di Sangro, dove il 2 maggio
scorso si è riusciti, finalmente, a far partire la raccolta differenziata, da tempo
auspicata e sollecitata. L’arrivo di un
funzionario solerte ha operato il miracolo, convertendo una maggioranza
che, di fronte alle nostre cifre, studiate ed esibite in consiglio comunale per
sollecitarne l’avvio, aveva avuto il coraggio di vantarsi di tale inadempienza,
che avrebbe portato ad una ecotassa or-
Impianto Bocche di Forli, vista aerea
mai normativamente sancita. Avere un
impianto funzionante e vicino, invece,
significa risparmio e autosufficienza. Ci
sarà la volontà politica perché ciò possa
accadere? Auspichiamo una soluzione
che vada oltre i particolarismi locali e
che abbia come obiettivo la valorizzazione di un bene del nostro territorio,
a vantaggio della comunità e dei dipendenti dell’impianto, che hanno visto le
loro vicende lavorative seguire l’epilogo disastroso dell’impianto stesso.
Ci aspettiamo inoltre che si raccolga la
sfida globale legata alla manutenzione
dei beni presenti sul territorio più che
alle inaugurazioni di opere faraoniche,
che si metta davanti a tutto la cura dei
beni comuni, l’ambiente, la sanità, l’istruzione e la preparazione dei cittadini
ad affrontare le sfide del prossimo futuro.
Articoli a cura del gruppo Ambiente
dell’Associazione Progetto Comune
IL CASO
[email protected]
La persona diversamente abile
di Alessandra Fisco
Il “sociale” è, in generale, un interesse
collettivo che unisce i consociati facenti
parte di una comunità più o meno ampia, articolata in gruppi di età e culture
diverse. In alcuni paesi più piccoli, come
nel mio, il “sociale” è trattato poco, e
spesso anche in maniera inadeguata; forse a causa di una diffusa forma mentis
poco allenata all’esercizio della visione
dell’individuo come soggetto capace
di compiere determinate azioni che rientrano nella normale quotidianità. Mi
spiego meglio riportando, come esempio, il caso di cui sono protagonista io.
Essendomi laureata in Giurisprudenza
nel dicembre 2015, ho chiesto a tutti gli
avvocati del mio paese di essere ammessa in uno studio privato per svolgere il
tirocinio di sei mesi, obbligatorio per affrontare l’esame di abilitazione all’eser-
cizio della professione. Alla mia richiesta ho ricevuto sempre cortese ma netto
rifiuto, variamente motivato.
L’art. n. 3 della Costituzione Italiana recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità
sociale e sono uguali davanti alla legge,
senza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».
L’art. n. 4 continua: «La Repubblica
riconosce a tutti i cittadini il diritto al
lavoro e promuove le condizioni che
rendono effettivo questo diritto».
Le leggi, in uno Stato definito “equilibrato”, si rispecchiano in una cristallizzazione di norme, che non sono esecutive, ma perdono valore quando si devono
attuare o, in alcuni casi, ci sono lacune
legislative per mancanza di fattispecie
specifiche. Essendo meno numerosi i
casi in questione, le Istituzioni pubbliche sono poco coinvolte e, quindi, inattive. Le figure private, da parte loro, non
si chiamano in causa e risultano “dormienti”.
Tale stato di cose non deve rimanere
nell’immobilità. Bisogna, invece, richiamare l’attenzione sui casi e sollecitare la
fantasia, oltre che la ragione, per ottenere quanto prescritto dalle norme.
Il soggetto che presenta difficoltà oggettive, cioè indipendenti da lui, per lo
sviluppo della sua completa personalità
viene visto come disturbo alla vita normale organizzata dagli altri, per i quali
rappresenta un “problema” e non una
“risorsa”. Mi piace citare un aforisma di
Marianella Sclavi: “Quello che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per vedere
il tuo punto di vista devi cambiare punto
di vista”. Eppure l’attività del pensiero viene misurata proprio dalla capacità di risoluzione dei problemi. In tale direzione,
negli USA da tanto tempo vengono studiate ed applicate, fin dalle scuole dei
più piccoli, strategie didattiche sul problem solving, miranti proprio all’esercizio del pensiero. Le persone “diverse”
hanno dovuto adottare istintivamente
strategie “su misura” in ogni momento
e circostanza della vita e, sono, pertanto,
le più creative ed originali nel mondo
contemporaneo con i problemi sempre
più profondi e complessi. Che cosa fare per partire verso un’apertura culturale di inclusione – da parte
delle persone che hanno quello che a
te serve, ma non ti consentono di avvalertene? E – dalla parte delle Istituzioni
pubbliche – come ottenere l’attenzione
dovuta e proclamata sulla Carta Costituzionale dalle leggi italiane, le più aperte
ed evolute, quasi del mondo intero? Forse le Istituzioni pubbliche dovrebbero studiare un modo per incentivare,
in qualche misura, gli studi privati a
dedicarsi al tirocinante “diversamente
abile”?
rie raccontate in una rubrica dedicata
esclusivamente a loro, per lasciare un
tassello nella memoria di ogni castellano e chissà, magari per dare un input a
chi vorrebbe avvicinarsi a questo mondo. Una rubrica da vivere come se fosse un viaggio,
un’esperienza
fatta di storie e
di persone che
si raccontano
in una serie di
interviste accompagnate da
recensioni delle loro fatiche
discografiche
e live. Saranno
inoltre disponibili, sul nostro sito www.
noi1848.it,
i
link per poter
accedere ai profili social degli artisti e per ascoltare i
loro lavori sul web. In un’epoca in cui
internet è diventato il principale mezzo di comunicazione, il nostro obiettivo è quello di utilizzarlo per condividere con voi il talento e la dedizione
dei nostri musicisti, per far arrivare a
tutti e in maniera semplice il loro messaggio, giovani aspiranti musicisti che
con i loro strumenti e la loro passione si riuniscono e suonano, sognando
magari un giorno di calcare palchi importanti o di pubblicare un loro disco
di inediti. Sono le ambizioni, i sogni di
questi ragazzi a renderli unici, e bisogna stimolarli, dargli una spinta forte
per farli uscire dal guscio. E come va
aiutato chi ha già una propria identità
musicale così si potrebbero incoraggiare i più piccoli per farli avvicinare a
questo mondo, lasciandoli provare gli
strumenti che amano, stimolando la
loro curiosità e aiutandoli ad imparare. Magari per, se mi è concesso dirlo,
salvarli dalla febbre degli smartphone
e per accendere la loro mente e la loro
creatività, piuttosto che limitarle alle
possibilità di uno schermo e di un sistema operativo. Tutto questo in uno
spazio creato apposta per loro: una
sala prove completa di tutto, tutti gli
strumenti e il necessario per provare
col proprio gruppo o anche solo per
curiosare, toccare con mano e sentire
il brivido di un colpo sul rullante o di
una schitarrata a tutto volume. Immaginate questi giovani che con un sorriso entrano in sala prove, vederli pieni di energia mentre suonano la loro
musica e vivere con loro il fantastico
sogno della musica. Perché la musica è
anche questo, sognare, e in un mondo
difficile come il nostro, i sogni dei giovani possono aiutare anche i più grandi ad affrontare meglio la realtà.
VIAGGIO ALL’INTERNO DELLE BAND LOCALI
Parte una nuova rubrica
di Claudio Rondinella
“… E tu che musica ascolti?”. Quante volte abbiamo posto, o ci hanno
posto, questa domanda? Impossibile
contarle, perché è una di quelle domande che nascono spontanee quando si conosce qualcuno di nuovo. La
musica che ascoltiamo definisce chi
siamo, il nostro carattere, la nostra
stessa esistenza è guidata spesso dalle
parole o dalla melodia di una canzone.
La musica, elemento imprescindibile
delle nostre vite, oggetto di discussione e al tempo stesso di aggregazione.
Il più grande mezzo di comunicazione a nostra disposizione, che non ha
bisogno di traduzioni o di interpreti,
spesso neanche di parole. Chi mi conosce sa della mia dedizione per la
chitarra, e probabilmente prenderà
questo discorso come un’affermazione
prettamente di parte, ma proprio per
la mia personale esperienza mi sento
di dire ciò al riguardo, perché grazie
alla musica ho conosciuto persone fantastiche, ho imparato a confrontarmi,
e ho anche imparato a somatizzare i
fallimenti. Perché sì, la musica è anche
questo. Si scrive una canzone, si sbaglia qualcosa, ma la musica da sempre
una seconda possibilità, non ti abbandona mai, la trovi sempre e comunque
al tuo fianco, compagna fedele. La
musica è sensazione, la musica è impatto, la musica è vita. E poco importa
quanto siamo bravi, perché se la musica è ispirata da un sentimento vero
e profondo bastano poche note e un
filo di voce per creare un capolavoro.
Direttore responsabile:
Vittorio Di Guilmi
Proprietario:
Associazione Progetto Comune
Sede:
Via A. D’Aquino, 42
Castel di Sangro (AQ)
Registrazione Tribunale
di Sulmona
n. 1/2015 del 30/10/2015
Stampa:
DGPrint
Piazza Giustino Fiocca
Castel di Sangro (AQ)
In ogni luogo c’è musica, basta saper
ascoltare attentamente.
E anche qui, nella nostra piccola realtà di montagna, in un piccolo paese
di seimila abitanti, la musica c’è stata
e continua ad esserci nell’energia dei
giovani musicisti locali, a sua
volta figlia di
quell’esperienza
tramandata da
chi, anni fa, è
stato innovatore
e protagonista di
grandi storie di
musica castellana. Tramandare,
insegnare, e instillare la passione per una così
nobile arte nei
nostri
giovani
senza dimenticare il nostro passato. Negli anni Castel di Sangro ha visto
emergere musicisti di livello, professionisti e non, molti dei quali ancora
oggi coltivano questa passione come
se fosse una missione, dividendosi tra
strumenti e apparecchiature, tra sala
prove e palco, spronando i giovani ad
imbracciare una chitarra oppure spingendo la propria voce in un microfono. E così la tradizione musicale del
nostro paesino non muore mai, in un
circolo continuo di talenti e di storie
fantastiche. Ed è proprio qui che verranno raccolte le testimonianze dei protagonisti
della storia musicale passata, presente
e futura di Castel di Sangro. Le voci,
le note dei protagonisti di queste sto-
Redazione:
Cristiana La Selva
Luisa Tritone
Ladislao Bezpalko
Arduino Capanna
Francesco Mapelli
Andrea Rocci
Alberto Teti
[email protected]
Hanno collaborato:
Raffaella Dell’Erede
Diego Carnevale
Alfredo Fioritto
Daniele Marinelli
Alessandra Fisco
Claudio Rondinella
Gruppo Ambiente P. Comune
Pietro Ricchiuto
L’ABBUTARIELLE
Mi chiamo Giovenzana Serge e
sono nato in Belgio 57 anni fa.
Dopo aver trascorso la mia infanzia
dai nonni a Bergamo, sono emigrato in Belgio. Qui ho vissuto fino a
un anno fa, dopo una carriera intera
nell’esercito.
In Belgio ho sposato Jacqueline,
e dal nostro matrimonio abbiamo
avuto tre figli. Siamo anche nonni.
Abbiamo deciso di trasferirci in
Italia per la nostra pensione. Mia
moglie ha sempre amato la bellezza storica e i paesaggi dell’Italia, e
abbiamo scelto il Molise per la sua
tranquillità, il suo aspetto ancora
selvaggio e per la natura. Per chi
come noi ha vissuto in una capitale
come Bruxelles, con stress, smog,
code, manifestazioni e ora anche attentati terroristici, è stato un grosso
cambiamento. Siamo arrivati il 5 aprile 2015, nel
bel mezzo di una tempesta di neve.
Abbiamo vissuto a Castel di Sangro
in attesa della nostra casa in legno, a
Montenero Val Cocchiara. Davanti
a noi c’è il Pantano; ogni giorno alla
mattina possiamo ammirare i cavalli
e le mucche, ascoltare il canto degli
uccelli, aprire le finestre e respirare un profumo che riempie tutte le
nostre stanze, ammirare il tramonto
del sole alla sera.
Tutto questo può sembrare una fiaba, ma la dura realtà ci fa ritornare
alla vita di tutti i giorni. Una grande
lentezza nelle procedure amministrative, tempi incredibilmente lunghi per permessi e richieste, persone non sempre in grado di svolgere
il proprio lavoro. Difficoltà nell’installazione dei panelli fotovoltaici,
obbligo d’intonacare una casa di
legno perché “troppo di legno”, attesa di mesi per l’allaccio all’Enel.
Dal mese di dicembre sono costretto ad illuminarmi con un gruppo
elettrogeno senza sapere quando
avrò questo diritto civico. Potrei continuare a parlare di tutto questo, della mancanza di onestà da parte di persone che hanno
approfittato della mia ignoranza
delle leggi per raggirarmi. Questo
può succedere in qualsiasi paese e
in qualsiasi città ed è un peccato.
Soltanto una cosa mi fa dimenticare
tutto questo: il sorriso di mia moglie che mi ha sempre sostenuto, le
chiacchiere con gli amici (spero di
fare nuove conoscenze), i miei cani
e il paesaggio di ogni giorno davanti
casa mia.
Grazie del tempo che mi avete dedicato.
Serge Giovenzana e Jacqueline Clinckx
Fly UP