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La lotta dei neri americani per i diritti civili

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La lotta dei neri americani per i diritti civili
E
IDEOLOGIE
PROGETTI POLITICI
ipertesto
La lotta
dei neri americani
per i diritti civili
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010
1
Due studenti di colore
in Texas, nel 1956,
vengono insultati da un
gruppo di americani
bianchi che si
oppongono alla
formazioni di classi
miste (in cui è prevista
anche la presenza di
ragazzi neri) nelle
scuole.
La lotta dei neri americani per i diritti civili
All’inizio del xx secolo, la maggioranza dei cittadini neri viveva negli Stati meridionali degli USA, ed era vittima di una rigidissima discriminazione, la cui legislazione era
stata elaborata in forma sistematica alla fine dell’ottocento. i neri non potevano esercitare il diritto di voto ed erano esclusi da tutte le cariche pubbliche; inoltre, non potevano frequentare le scuole migliori, riservate ai bianchi, ed erano obbligati a viaggiare in carrozze ferroviarie separate.
L’esplosione della prima guerra mondiale mise in moto una serie di complessi meccanismi demografici; innanzi tutto, interruppe il grande flusso di emigranti che dall’europa si riversava in America in cerca di
lavoro, proprio quando l’industria americana aveva bisogno di
manodopera per produrre armi, navi e altro materiale che gli
stati Uniti vendevano ai loro alleati. Così, gli imprenditori delle città settentrionali cominciarono a inviare propri incaricati
al sud, per reclutare operai, promettendo lavoro sicuro, buoni salari e, spesso, persino il viaggio gratuito.
Dopo la stasi provocata dalla grande depressione, l’esplosione della seconda guerra mondiale accentuò ulteriormente questo fenomeno migratorio: i neri giunsero in massa nelle industrie automobilistiche di Detroit (ove si costruivano jeep
e carri armati), nei cantieri navali di New York, nelle fabbriche di aeroplani di Los Angeles, nelle acciaierie di pittsburgh e
di Chicago. «Dal 1940 al 1944 la popolazione dei dieci più grandi centri di produzione bellica aumentava del 19%, ma quella nera
addirittura del 40%» (G. Mammarella).
Di fronte a un afflusso così massiccio, i lavoratori bianchi iniziarono a preoccuparsi; per venire loro incontro, le autorità cercarono di limitare l’assunzione di neri nelle industrie legate alla difesa. tra i neri stessi, però, aveva cominciato a farsi strada una consapevolezza tutta nuova della loro forza contrattuale. Così, all’inizio del 1941, la NAACp (National Association for the Advancement of Colored People – Associazione nazionale per l’avanzamento delle persone di colore, fondata a Boston nel 1909) minacciò di organizzare
una grande marcia su Washington di migliaia di lavoratori neri. per il presidente roosevelt, che voleva presentare l’America come l’arsenale delle democrazie in lotta contro la ferocia razzista del nazismo, sarebbe stato uno scacco insopportabile. pertanto, il governo emanò
il cosiddetto Executive Order 8802, che vietava ogni discriminazione razziale nell’assunzione di personale sia nell’industria bellica sia nell’amministrazione federale.
L’ordinanza fu spesso disattesa, in quanto non vennero istituite misure particolari per sorvegliarne l’applicazione effettiva. tuttavia, l’importanza storica dell’Executive Order non
può essere sminuita o sottovalutata: esso rappresenta il primo significativo provvedimento
emanato dal governo centrale a favore dei neri, dal tempo degli emendamenti costituzionali degli anni 1865-1869, che avevano concesso la piena cittadinanza agli schiavi
da poco liberati.
IPERTESTO B
La discriminazione razziale negli USA
1
Riferimento
storiografico
pag. 9
UNITÀ X
ipertesto
Le proteste dei neri negli anni Cinquanta
LA GUERRA FREDDA
2
Martin Luther King
saluta la folla durante
un discorso. Il leader
del movimento nero era
un abilissimo oratore
che sapeva catturare
l’attenzione di chi lo
ascoltava.
La protesta dei cittadini neri americani, per ottenere una vera parità di diritti, cominciò
a manifestarsi a partire dalla metà degli anni Cinquanta. il primo significativo episodio
di lotta si verificò nel 1956 nella città di Montgomery, in Alabama, ove la popolazione
nera boicottò per un anno i trasporti pubblici, sui quali l’amministrazione locale aveva
imposto la più rigida separazione. A guida della clamorosa iniziativa di protesta si pose
Martin Luther King Jr., un giovane pastore della Chiesa battista. Non deve sorprendere
che King fosse un ecclesiastico. esclusi dalla vita politica, fin dal tempo della schiavitù i
neri avevano trovato nei pastori i portavoce dei loro bisogni e delle loro disgrazie; viceversa, proprio per questo motivo, uno dei bersagli preferiti dei razzisti del sud, decisi a
tenere i neri al loro posto e a intimidirli con la violenza, erano le chiese da loro frequentate, oggetto di periodici incendi e devastazioni. in Martin Luther King Jr., il coraggio
di lottare per l’eguaglianza dei diritti dei neri nasceva dalla sua fede cristiana; da questa,
però, King trasse anche la convinzione che i mezzi e i fini di una battaglia politica e sociale dovessero sempre essere strettamente congiunti e coerenti fra loro. King, pertanto,
rifiutò sempre la violenza come strumento di lotta, né mai la scusò, nel caso di sommosse o rivolte: un’emancipazione nera che avesse fatto uso della violenza, a suo parere,
non avrebbe mai potuto generare una pacifica convivenza coi bianchi, ma solo lasciarsi
dietro una lunga scia di odio e di sangue, destinata a non essere dimenticata.
La protesta di Montgomery si concluse con successo in quanto, nel novembre 1956, la
Corte suprema dichiarò incostituzionali le leggi segregazioniste dello Stato dell’Alabama; del resto due anni prima (il 17 maggio 1954) la stessa Corte aveva dichiarato
che la prassi delle scuole separate per bianchi e neri era in contrasto con la Costituzione.
pertanto, veniva ordinato che si provvedesse al più presto, in modo che tutte le scuole fossero aperte anche ai giovani neri.
Malgrado il suo valore vincolante, al Sud si cercò con ogni mezzo di impedire l’attuazione della sentenza della Corte suprema; all’inizio degli anni sessanta, la percentuale degli studenti neri che frequentavano scuole integrate era, negli stati del sud, appena dell’1%.
L’episodio più grave si verificò a Little Rock, una cittadina dell’Arkansas, dove nel 1957
gli studenti neri che volevano entrare nella
scuola media tradizionalmente frequentata
da soli bianchi furono per mesi scortati dall’esercito, che a più riprese si scontrò con la
folla inferocita. inoltre, poiché il governatore
dell’Arkansas arrivò a chiudere la scuola in
questione, il problema della mancanza di integrazione razziale finì per suscitare un
aspro conflitto fra potere centrale (interprete del dettato costituzionale, nella nuova interpretazione fornita dalla Corte suprema) e potere periferico (interprete dei
reali sentimenti della popolazione bianca).
le parole
Corte suprema
Nell’ordinamento giuridico statunitense, la Corte suprema occupa un posto di primaria importanza. John Marshall, che ne diresse i lavori dal 1801 al 1835, riuscì infatti a imporre il principio secondo cui era dovere della Corte suprema controllare le leggi approvate dal Congresso.
Poiché la Costituzione era scritta, le sue norme erano superiori a quelle emanate dal potere legislativo: nessuna legge ordinaria, approvata dal Parlamento, poteva contrastare con il dettato della Legge fondamentale dello Stato. Allo stesso modo, nessuna legge approvata da un singolo stato dell’Unione può essere in contrasto con i principi sanciti dalla Costituzione degli Stati Uniti. Nel caso specifico dei cittadini neri, il ragionamento della Corte suprema fu il seguente: poiché la Costituzione proclama l’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte allo Stato, non può
esistere alcuna forma di discriminazione nei confronti degli afro-americani.
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010
i personaggi
Malcolm X
Settimo di undici figli, Malcolm Little (divenuto poi Malcolm X), nasce
il 19 maggio 1925 a Omaha, nel Nebraska. La sua famiglia di origine
si disgregò abbastanza presto. La giovinezza di Malcolm fu caratterizzata
da comportamenti antisociali che lo porteranno a diventare il capo di
una banda di rapinatori: preso, venne condannato a una lunga reclusione in carcere. Qui conobbe la dottrina chiamata Nazione dell’islam.
Affascinato dagli insegnamenti, cambiò radicalmente vita: divenne un
infaticabile predicatore delle idee del movimento e riuscì a convertire
moltissimi neri. Nel 1965 venne ucciso in circostanze poco chiare da
tre uomini che aspettavano di ascoltare una sua conferenza.
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010
IPERTESTO B
Malcolm X, uno
dei leader più radicali
della protesta dei neri
statunitensi,
inginocchiato in una
moschea.
3
La lotta dei neri americani per i diritti civili
Negli anni Cinquanta, la meccanizzazione del lavoro nelle campagne modificò profondamente il volto della società americana, al punto che il numero globale delle fattorie negli stati Uniti diminuì di un terzo. in questo contesto sociale rivoluzionario, nel solo sud
degli UsA abbandonarono le campagne 4 milioni e mezzo di bianchi e 2 milioni di neri;
tuttavia, mentre molti bianchi trovarono un’altra occupazione nelle città meridionali, la
maggior parte dei neri prese la via del Nord, come in passato. «Complessivamente, circa 2 milioni e settecentocinquantamila neri lasciarono il sud tra 1940 e il 1960. Così, la
popolazione negra al di fuori del profondo sud è aumentata di cinque volte dal 1910; si
è quasi triplicata dal 1940» (C.e. silberman).
il risultato di questo esodo fu che, negli anni compresi fra la fine della guerra e il 1960,
la popolazione nera presente nelle grandi città del Nord continuò a crescere di numero:
a New York essa aumentò di circa due volte e mezzo e raggiunse la quota di 1 100 000
unità (pari al 14% della popolazione cittadina); a Detroit, il numero dei neri triplicò (fino
a raggiungere il 29% del totale degli abitanti); a Los Angeles, l’aumento fu addirittura di
sei volte, portando la popolazione nera da 75 000 (1940) a 464 000 (1960) unità. i nuovi arrivati, in genere, si accalcavano nelle zone più squallide e degradate dei centri urbani, ove proliferavano delinquenza e prostituzione. Fu in questo nuovo contesto che crebbe Malcolm X, un intellettuale radicale, il quale, nella prima parte della sua esistenza, era
stato un giovane delinquente dedito allo sfruttamento delle prostitute e allo spaccio degli stupefacenti. incarcerato per rapina, conobbe in prigione la dottrina dei seguaci di Elijah
Muhammad (1897-1975), detta la Nazione dell’islam, si convertì a essa e ne divenne ben
presto (una volta tornato in libertà, nel 1952) il principale propagatore.
La Nazione dell’islam era un movimento fondato a Detroit, negli anni trenta, da Wali Fard,
che si presentava come una sorta di incarnazione di Dio, di messia, inviato dalla divinità per
redimere i neri d’America. Dopo la misteriosa scomparsa di Fard, nel 1934, il piccolo gruppo dei suoi seguaci venne guidato da elijah pool, noto con il nome islamico di elijah Muhammad, il quale costruì un’organica dottrina, pienamente rispondente alle attese dei neri emigrati al Nord, privi ormai di radici e di legami comunitari.
egli affermò che l’uomo bianco era una creatura diabolica, incapace di
compiere altro che il male; da questo essere demoniaco, pertanto, bisognava prendere le distanze con ogni mezzo, separarsi, rifiutandone il mondo e i valori. Così, in primo luogo, elijah Muhammad spingeva i suoi
seguaci – noti anche con il nome di Black Muslims, Musulmani neri –
a mutare il proprio cognome (che in genere, in effetti, coincideva con
quello del proprietario bianco del loro antenato schiavo) e a sostituirlo
con una x, in memoria dell’ignota tribù africana di provenienza.
Analogamente, va letto in questo senso il rifiuto del cristianesimo da
parte di Walifard e di elijah Muhammad: la sua assunzione dell’islam
come fede più aderente ai reali bisogni dei neri va interpretata, innanzi
tutto, come una rivendicazione di diversità, come frutto del desiderio di troncare ogni legame col nemico e la sua diabolica cultura.
ipertesto
La Nazione dell’islam
ipertesto
Dottrine e codice etico dei musulmani neri
UNITÀ X
➔Un nuovo tipo
umano nero
4
LA GUERRA FREDDA
➔Progetti separatisti
2
Riferimento
storiografico
pag. 11
L’islam di Elijah Muhammad presentava notevoli anomalie e diversità rispetto
all’islam ortodosso: ad esempio, Fard era visto come una sorta di incarnazione di Dio.
inoltre, per lungo tempo, la Nazione dell’islam rifiutò di credere all’esistenza di un aldilà. si è di fronte a una netta presa di distanza rispetto alla cultura bianca: proprio perché, nel cristianesimo, la vita ultraterrena occupa un posto importantissimo, il rifiuto
della religione dei bianchi comportò anche la svalutazione dell’immortalità, centrale,
invece, nel Corano e nell’insegnamento musulmano tradizionale. Come amava dire Malcom x, i neri non volevano la felicità dopo la morte, ma dignità e diritti subito, qui e
ora, in questa vita.
in altri casi, invece, usi e costumi musulmani si adattavano alla perfezione alla situazione dei neri americani; si pensi al divieto di mangiare carne di maiale, rifiutare
la quale era segno di un taglio netto con il più tipico degli alimenti (il bacon, ossia la
pancetta) forniti dai padroni ai propri schiavi. Analogamente, il divieto di bere alcolici, di fumare e di assumere stupefacenti rientrava a pieno titolo nel progetto di elijah
Muhammad di creare un nuovo tipo di nero, che non avesse più nulla in comune con
il negro vizioso e pigro caro alla propaganda razzista. in quest’ottica, si capisce anche
il rigido codice di regole che i musulmani neri rispettavano in campo sessuale, condannando ogni rapporto extraconiugale; in questo caso, si trattava di distruggere il mito
razzista secondo cui i neri erano esseri lussuriosi, e del tutto incapaci di dominare i propri istinti.
si trattava di un vero nazionalismo nero, che considerava il mondo bianco irrimediabilmente permeato di razzismo e incapace di redenzione; l’integrazione in questo mondo, per Malcolm x, era una meta del tutto illusoria: i bianchi avrebbero sempre rifiutato i neri. essi, pertanto, dovevano separarsi ancora di più dai «diavoli dagli occhi azzurri», orientarsi nella direzione della costruzione di un loro stato, che non avesse più nulla in comune con quello dei bianchi. «Separiamoci da questo uomo bianco! – disse in un
discorso elijah Muhammad – possiamo rifiutare il lavaggio del cervello, liberarci dall’odio verso noi stessi e vivere insieme come fratelli... lasciare a se stesso questo padrone di
schiavi bianco... ». Così come incitava alla separazione dai bianchi, la Nazione dell’islam
mostrava violenti pregiudizi anche sugli ebrei.
MARTIN LUTHER KING E MALCOLM X A CONFRONTO
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010
Martin
Luther King
Malcolm X
Obiettivo
Partita dei
diritti civili:
integrazione dei
neri nella società
dei bianchi
Separazione
dei neri
dai bianchi
Religione di
riferimento
Cristianesimo
Islam
Quando lasciate questa stanza, vorrei che cominciaste a vedere tutto ciò ogni volta che
vi trovate ad avere a che fare con questo diavolo dell’uomo bianco. Proprio così! È un diavolo! Voglio solo che cominciate a osservarlo, in quei posti dove non vi vuole fra i piedi; che
vediate la sua falsità, il suo esclusivismo, i suoi atteggiamenti vanitosi mentre continua a tenere soggiogati voi e me. Tutte le volte che vedete un uomo bianco pensate che è il diavolo!
Pensate al modo in cui costruì questo impero che oggi è il più ricco di tutte le nazioni alle
spalle dei vostri antenati schiavi, col loro sangue e col loro sudore. La sua crudeltà e la sua
ingordigia gli attirano addosso l’odio di tutto il mondo! [...]
Fratelli e sorelle, l’uomo bianco ha fatto un continuo lavaggio del cervello a noi negri perché concentrassimo il nostro sguardo estatico su Gesù dai capelli biondi e dagli occhi azzurri. Noi adoriamo questo Gesù che neppure ci somiglia. Sì, proprio così! Ora seguitemi,
ascoltate gli insegnamenti del Messaggero di Allah, il molto onorevole Elijah Muhammad.
Pensateci! L’uomo bianco dai capelli biondi e dagli occhi azzurri ha insegnato a voi e a me
ad adorare un Gesù bianco, a gridare, cantare e pregare questo suo Dio, il Dio dell’uomo
bianco. Ci ha insegnato a gridare, cantare e pregare finché moriamo, ad aspettare fino alla
morte per essere ammessi in un fantastico mondo dell’aldilà, quando saremo morti, mentre quest’uomo ha il suo latte e miele [espressione di origine biblica per indicare l’appagamento di tutte le necessità, l’abbondanza di beni, la felicità, n.d.r.] qui per le strade selciate
con l’oro dei dollari, proprio qui su questa terra!
Non volete credere a quello che vi sto dicendo, fratelli e sorelle? Ebbene, ve lo dico io
cosa dovete fare. Andate fuori e date un’occhiata intorno, dove abitate. Guardate non soltanto come voi vivete, ma anche come vivono tutti quelli che conoscete. In questo modo Per quale motivo i
neri, secondo
sarete sicuri di non essere un’eccezione, un prodotto accidentale della sfortuna; e quando
Malcolm X, devono
avrete finito di guardare dove voi abitate, fate una passeggiata attorno il Central Park e
respingere
date un po’ un’occhiata a quello che questo Dio bianco ha portato all’uomo bianco. Voil cristianesimo?
glio dire, andate un po’ a vedere come vivono i bianchi! Ma non fermatevi qui. Infatti, anPerché
la religione
che se voleste, non vi sarebbe possibile per molto tempo perché i suoi portieri vi diranno
dei bianchi, secondo
di circolare. Prendete la metropolitana e andate giù in centro. Dovunque vogliate scendere,
Malcolm X,
guardate gli appartamenti dell’uomo bianco, i suoi negozi, le sue banche! Andate giù fino
è ipocrita e fasulla?
all’estrema punta dell’isola di Manhattan che questo diabolico uomo bianco ha rubato per
Che cosa non
ventiquattro dollari agli ingenui indiani! Guardate gli edifici dell’amministrazione comunale,
funziona nella
guardate le banche della sua Wall Street. Guardate voi stessi e guardate il suo Dio!
felicità che promette
MALCoLM x, Autobiografia, einaudi, torino 1967, pp. 250, 259, trad. it. r. GiAMMANCo
anche ai neri?
Un’immagine
significativa sulla
discriminazione
razziale presente
negli Stati Uniti
negli anni Cinquanta
del Novecento:
in un bagno pubblico
sono presenti
due lavandini,
uno riservato
ai bianchi, l’altro
agli uomini di colore.
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010
ipertesto
Poco prima di essere ucciso, Malcolm X scrisse la propria autobiografia. In essa descrive la sua giovinezza di piccolo delinquente nero e la sua conversione alla Nazione dell’islam. Il testo seguente riporta
un passo in cui il leader musulmano nero fa delle riflessioni sull’uomo bianco e sul cristianesimo.
IPERTESTO B
DOCUMENTI
5
La lotta dei neri americani per i diritti civili
Il rifiuto della cultura dell’uomo bianco
ipertesto
La lotta per l’integrazione
UNITÀ X
Mentre la Nazione dell’islam e il suo leader Malcolm x diffondevano questa nuova dottrina soprattutto fra i neri delle grandi città, Martin Luther King continuava la sua lotta non violenta contro il potere razzista bianco negli stati del sud. Nel 1963, a Birmingham, in Alabama, una pubblica dimostrazione organizzata da King fu dispersa con
tale violenza da destare l’orrore del presidente Kennedy, deciso a rilanciare il sostegno
del potere centrale alle rivendicazioni dei
neri. in giugno, Kennedy presentò un organico progetto di legge per abolire la separazione in tutti i locali pubblici e nelle
scuole; al fine di indurre il Congresso ad
approvare al più presto il provvedimento,
le principali associazioni antirazziste organizzarono una grande marcia su Washington, che ebbe luogo alla fine di agosto di quell’anno e coinvolse 200 000
persone.
Nel marzo 1965, a selma (una cittadina dell’Alabama) si ebbe un’altra clamorosa esplosione di violenza razzista: i dimostranti neri
che marciavano pacificamente furono bastonati dalla polizia, che arrestò moltissime persone, tra cui lo stesso King, il quale da poche settimane aveva ricevuto a stoccolma il premio Nobel per la pace.
intanto, il 21 febbraio 1965, in circostanze ancora poco chiare, Malcom X era stato assassinato. Nell’agosto dello stesso
anno esplose la rabbia del proletariato
nero delle città, che restò viva per circa due
anni. sebbene un nuovo movimento radicale, detto Black Power, tentasse di dare alle
sommosse un più elevato spessore ideologico e politico, esse non giunsero ad alcun
risultato concreto e infine si spensero. Nei
quartieri neri (sempre più degradati) si diffusero in maniera devastante la delinquenza e la droga.
LA GUERRA FREDDA
6
La casa di un uomo
di colore è distrutta
da un incendio seguito
ai tumulti che si
verificarono a Los
Angeles nell’agosto del
1965 dopo l’assassinio
di Malcolm X.
LA PROTESTA DEI NERI AMERICANI
Date
Eventi
1956
Boicottaggio degli autobus a Montgomery: intervento della Corte suprema
contro le leggi segregazioniste dell’Alabama
1957
Little Rock: intervento dell’autorità federale per garantire ai neri l’acceso
alle scuole dell’Arkansas
Agosto 1963
Marcia su Washinghton
21 febbraio 1965
Assassinio di Malcolm X
1965
Piena attuazione del diritto di voto per i cittadini neri
4 aprile 1968
Assassinio di Marthin Luther King
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010
Oggi il problema non è più se saremo liberi o no, ma con quali mezzi potremo vincere. Nel recente passato la nostra lotta ha
avuto due fasi. La prima fase è iniziata al
principio degli anni cinquanta, quando i Negri sbatterono la porta in faccia alla sottomissione e al servilismo. Adattando la dottrina della non-violenza alle condizioni
esistenti negli Stati Uniti, ci riversammo per
le strade del Sud a chiedere il diritto di essere liberi cittadini e di essere uomini. Inaugurammo allora una ribellione che iniziò dalla
marcia sulle strade, prima manifestazione
che scosse lo status quo dalle fondamenta.
Il boicottaggio dei mezzi pubblici a Montgomery, le dimostrazioni a Birmingham, cittadella della segregazione razziale, la sfida
lanciata alle armi, ai cani, ai bastoni di
Selma, stabilì il principio della non-violenza
e confuse i padroni del Sud.
Se ci lasciavano marciare, dimostravano che i Negri non erano soddisfatti come essi in- Le forze dell’ordine,
sistevano a proclamare; se ci sparavano addosso, dicevano al mondo che razza di bruti essi con l’aiuto di alcuni
erano. Tentarono di bloccarci con minacce, con la paura, con quella tattica che aveva fun- cani, presidiano una
zionato tante volte: ma la non-violenza impedì ai fucili di sparare, e la sfida lanciata dai Ne- manifestazione dei
gri scosse la loro sicurezza. Quando finalmente si decisero di metter mano a fucili, cani e neri americani a
Birmingham, in
bastoni, il mondo intiero stava a guardare, e la potenza della non violenza fu chiara a tutti. Alamaba, nel 1963.
Essa chiarì al mondo il significato essenziale del conflitto, e con pennellate da maestro rivelò chi era il malvagio e chi la vittima innocente. La Nazione e il mondo si sdegnarono; ed
una legislazione nazionale spazzò via mille leggi dei singoli stati, allargando la falla nell’edificio della segregazione. Furono giorni di vittorie luminose. Ma c’era un limite a ciò che potevamo ottenere.
I Negri si sentivano ancora oltraggiati dalla ineguaglianza sociale: la loro meta era la libertà completa. [...] E i Negri del Nord espressero la loro costernazione e la loro ostilità in
rivolte sanguinose. Con gli elementi costruttivi che mise in luce, il decennio tra il 1955 e il
1965 ci trasse tutti in inganno: tutti valutammo troppo poco la quantità di violenza e di ira
che i Negri avevano represso, e tutto il fanatismo che la maggioranza bianca aveva nascosto. [...] Il governo è preoccupato dalla guerra in atto, ed è pronto a risparmiare ogni risorsa
per sostenere avventure militari, piuttosto che usarla per la ricostruzione sociale. I Negri perChe cosa avrebbero
ciò devono non solo formulare un programma, ma soprattutto plasmare nuove tattiche che
dimostrato i bianchi,
[...] siano atte a costringere poco volonterose autorità governative a cedere agli imperativi
nel momento in cui
della giustizia. Noi chiediamo un programma di emergenza che preveda occupazione
avessero lasciato i
piena, per tutti coloro che ne hanno bisogno, o almeno, se è impossibile ottenere questo,
neri marciare
garantisca un reddito personale annuo atto a sostenere la vita in condizioni decorose. È un
liberamente?
fatto incontestabile che la ricchezza e il benessere negli Stati Uniti sono più che sufficienti
Che cosa dimostrò
a garantire la eliminazione della povertà. [...]
l’uso della violenza
Io personalmente sono ancora convinto che rimane possibile una soluzione non violenta.
da parte dei
[...] La disobbedienza civile di massa, nuova fase della nostra lotta, ha il potere di trasforbianchi?
mare il furore dei ghetti in forza creativa e costruttiva. Sconvolgere il funzionamento di una
Quale
accusa muove
città senza distruggerla può essere più efficace di una sommossa violenta, perchè i suoi efKing al governo?
fetti durano di più, costano di più alla società, e non possono essere accusati di cieca diChe tipo di
struzione. E per di più, il potere della polizia ha efficacia sulla sommossa violenta, ma non
intervento chiede, in
ne ha quasi per nulla sulla disobbedienza non violenta.
alternativa alla
M.L. KiNG, Il fronte della coscienza, sei, torino 1968, pp. 15-19, 30-32
politica attuale?
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010
ipertesto
Il discorso che riportiamo fu pronunciato da Martin Luther King nel 1967. Può essere considerato
un bilancio della sua attività di leader della protesta nera, dei risultati che essa aveva ottenuto e della
strada che egli riteneva di dover ancora percorrere.
IPERTESTO B
DOCUMENTI
7
La lotta dei neri americani per i diritti civili
Martin Luther King: la strategia
della non-violenza
ipertesto
UNITÀ X
LA GUERRA FREDDA
8
Il destino è nelle vostre mani
DOCUMENTI
Il 16 luglio 2009, Barack H. Obama – primo presidente nero degli Stati Uniti – ha affrontato a New
York in un pubblico discorso il tema del problema razziale negli USA. Pur riconoscendo gli enormi passi in avanti fatti dalla nazione negli ultimi decenni del Novecento (grazie a M. L. King e ad associazioni pionieristiche come la NAACP), Obama presentava alcuni dati statistici inquietanti, che da soli mostravano
la mancanza di vere pari opportunità tra bianchi e afro-americani.
È un onore per me essere qui oggi, nella città in cui nacque la
Naacp [National Association for the Advancement of Colored People
– Associazione nazionale per il progresso della popolazione di colore,
n.d.r.] a festeggiarne il centesimo anniversario. Oggi non celebriamo soltanto le conquiste dela Naacp, ma il viaggio che noi abbiamo percorso
nell’ultimo secolo. Questo viaggio ci riporta a ben prima della legge che
concesse a tutti il Diritto di Voto, ben prima della legge che concesse i
Diritti Civili. Erano i tempi nei quali la segregazione razziale sancita dalle
leggi Jim Crow [Jim Crow era un nomignolo con cui si indicava il tipico
nero degli Stati del Sud, appena liberato dalla condizione di schiavitù;
le leggi Jim Crow erano l’insieme delle norme che, nei principali Stati sudisti, dagli anni Ottanta dell’Ottocento agli anni Cinquanta del Novecento
privavano i neri di gran parte dei diritti civili, n.d.r.] era uno stile di vita; nei
quali i linciaggi erano fin troppo frequenti. Sin dall’inizio, i fondatori di questa associazione capirono in che modo si sarebbe arrivati a cambiare lo
cose, proprio come Matin Luther King e tutti gli altri illustri attivisti. Grazie a loro e a tutto ciò che essi fecero, noi siamo oggi un Paese migliore.
È grazie a loro che io mi trovo qui, nella scia di individui eccezionali. Nondimeno, sappiamo bene che restano da infrangere ancora molte, troppe
barriere. Sappiamo che mentre la crisi economica colpisce severamente
gli americani di ogni razza, gli afro-americani hanno un tasso di disoccupazione molto più alto di qualsiasi altro gruppo etnico, e sappiamo che
questo divario qui a New York si sta quanto mai allargando. Sappiamo che
nel momento in cui i costi alle stelle dell’assistenza sanitaria opprimono famiglie di tutte le razze, gli afro-americani hanno maggiori possibilità di esIl presidente
degli Stati Uniti
sere colpiti da molteplici malattie, ma molte minori possibilità di avere accesso a un’assicuraBarack Obama.
zione medica di qualsiasi altro gruppo etnico. Sappiamo che anche se mettiamo in prigione più
persone di tutte le razze di qualsiasi altra nazione al mondo, un bambino afro-americano ha più
o meno il quintuplo delle possibilità di un bambino bianco di vedere l’interno di un carcere. Sappiamo che anche se la piaga del virus HIV/Aids devasta intere nazioni all’estero, specialmente
in Africa, questa piaga colpisce in modo ancor più devastante la comunità afro-americana, con
una violenza che non ha paragoni. Conosciamo bene tutte queste cose.
Cercate di non cadere in errore: il dolore della discriminazione si avverte ancora in America.
Lo avvertono le donne afro-americane retribuite meno dei loro colleghi di colore diverso e di
sesso diverso per svolgere un medesimo lavoro. Lo avvertono i latino-americani che non si sentono bene accolti nel loro stesso Paese. Lo avvertono gli americani musulmani guardati con sospetto soltanto perché per pregare il loro Dio si inginocchiano a terra. Lo avvertono i nostri fratelli e le nostre sorelle omosessuali, ancor oggi denigrati e aggrediti, che si vedono negare i loro
diritti. Negli Stati Uniti d’America non deve esserci posto per i pregiudizi. Questa è la nostra responsabilità di capi. Ma questi programmi innovativi, queste opportunità allargate, di per sé da
sole non faranno la differenza. Ci serve una nuova mentalità. Dovremo dire ai nostri figli: «Sì, se
sei afroamericano le possibilità di crescere tra criminali e gang sono sicuramente maggiori. Sì, Evidenzia nel testo
tutti gli ambiti in cui,
se vivi in un quartiere povero, dovrai affrontare pericoli e minacce con i quali non dovrà cimentarsi
secondo Obama,
chi vive in quartieri benestanti. Ma queste non sono ragioni valide per avere brutti voti a
i neri sono ancora
scuola, o per bigiare la scuola, o per abbandonare la scuola rinunciando a farti un’istruzione.
in posizione di
Nessuno ha scritto il tuo destino per te. Il tuo destino è nelle tue mani: non dimenticarlo». Queinferiorità.
sto è quanto dobbiamo dire a tutti i nostri figli: «Non ci sono scuse. Non ci sono giustificazioni.
Evidenzia
nel testo
Fatti un’istruzione: tutte quelle difficoltà ti renderanno soltanto più forte, e maggiormente in grado
tutti
i
soggetti
che,
di competere». Yes, we can. [Sì, possiamo farcela!; Yes we can è stato lo slogan più efficace
secondo Obama,
utilizzato da Obama durante la campagna elettorale, quando sembrava assurdo e impossibile
sono oggetto di
che un nero potesse aspirare alla carica di Capo di Stato, n.d.r.]
pregiudizi e
B.H. oBAMA, Il destino è nelle vostre mani, in “la repubblica”, 18 luglio 2009, pp. 1, 19
discriminazione.
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010
1
I contrasti razziali negli anni Cinquanta
Negli anni Cinquanta, nel momento in cui il tenore di vita dell’intera nazione era in rapida crescita,
un numero sempre maggiore di cittadini americani neri cominciò a esprimere il proprio desiderio di una
piena parità civile. Il processo fu lungo e lento, ma coronato da successo, almeno per la componente
più ricca e borghese del mondo afro-americano statunitense.
Prima la guerra e poi il grande progresso economico del decennio postbellico avevano
prodotto una profonda trasformazione nelle condizioni di vita della minoranza nera. La distanza economica tra neri e bianchi rimaneva ancora marcata e addirittura abissale nei
confronti delle classi a livello di redditi superiori, ma per molti dei neri inurbati e trasformatisi in lavoratori industriali le condizioni di vita erano arrivate ben al di sopra dei livelli di
sussistenza, e talvolta si avvicinavano a quelli della classe media bianca. Dal 1937 al 1952
i redditi delle famiglie di colore erano aumentati più rapidamente di quelli delle famiglie bianche, anche se il rapporto degli uni rispetto agli altri rimaneva in media appena del 57%.
Le aumentate disponibilità al consumo dei neri creavano una naturale pressione nei confronti di quelle strutture dirette a isolarli dai bianchi, che costituivano il sistema segregazionista. Nel decennio dal ’45 al ’55 l’integrazione aveva fatto importanti e decisivi progressi nell’esercito e nel mondo del lavoro, in quasi tutto il paese, ma negli stati del Sud
il vasto settore dei servizi – trasporti, ristoranti, scuole, ospedali ecc. – rimaneva ancora
sottoposto al regime di segregazione, mentre il diritto al voto e alla partecipazione politica dei neri, nonostante i frequenti interventi dei tribunali federali, continuava a essere fortemente contestato dai governi e dalle amministrazioni locali. Ancora nel 1957 in undici
stati del Sud solo il 25% della popolazione nera in età di voto era iscritta nelle liste elettorali e milioni di neri erano esclusi dall’acceso alle urne. Negli altri stati, dell’Est, del MiddleWest e dell’Ovest, dove non esisteva la legislazione segregazionista, permanevano forti
discriminazioni razziali: i neri ricevevano salari inferiori a quelli dei bianchi per lo stesso tipo
di lavoro, erano esclusi dalle attività specializzate, da alcuni sindacati di categoria, erano
confinati nei ghetti da regolamenti municipali diretti a emarginarli e quando riuscivano a
uscirne e ad affittare o ad acquistare nei quartieri dei bianchi si trovavano fatti segno a discriminazioni che arrivavano fino all’uso della violenza. A incoraggiare la popolazione nera
a lottare contro questa situazione, oltre alla mutata condizione economica e alle prospettive
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010
ipertesto
IPERTESTO B
Riferimenti storiografici
9
La lotta dei neri americani per i diritti civili
Come Kennedy due anni prima, il presidente Johnson ritenne doveroso un intervento del governo federale e presentò al Congresso il Voting Rights Bill, destinato a risolvere l’annoso problema del diritto di voto. il provvedimento prevedeva l’abolizione dei
test di cultura generale e giuridica (che in virtù della loro difficoltà permettevano di escludere i neri dalle liste elettorali), vietava ogni tassa sulle votazioni e si proponeva di rendere finalmente effettiva la cittadinanza dei neri.
sul piano dei diritti, si può dire che la battaglia dei neri per l’integrazione fosse, a questo
punto, vinta; sebbene il razzismo bianco fosse tutt’altro che spento – e l’assassinio di Martin Luther King, il 4 aprile 1968, ne fu la tragica prova – a migliaia di neri divenne possibile, dalla metà degli anni sessanta, fare carriera sul lavoro, nell’amministrazione federale, nell’esercito e persino nella vita politica. il limite principale di questa vittoria consisté
nel fatto che, a godere di essa, in pratica fu solo la media borghesia nera. per il proletariato delle grandi metropoli, relegato in quartieri-ghetto, la situazione restò pressoché immutata:
il che, spesso, significava vivere in condizioni di estrema miseria e disoccupazione.
Anche se, nel novembre 2008, Barack obama è divenuto il primo presidente nero della
storia americana, ancora all’inizio del xxi secolo, negli stati Uniti, la questione razziale è
tutt’altro che risolta.
ipertesto
UNITÀ X
LA GUERRA FREDDA
10
Cittadini neri
manifestano contro la
discriminazione razziale
che colpiva i ragazzi di
colore nelle scuole degli
Stati Uniti.
di progresso di una società in espansione, stava l’esempio costituito da un’élite di colore
che aveva raggiunto ricchezza e status sociale in settori come gli affari, le professioni, l’insegnamento e le arti. Un importante contributo all’emancipazione dei neri americani
venne dato dal processo di decolonizzazione che negli anni cinquanta entrò nella sua fase
risolutiva con la creazione di numerosi stati indipendenti nel continente africano. Dai successi del nazionalismo africano verrà un forte incoraggiamento alla riscoperta dei valori culturali e etnici dei neri americani, che nel giro di pochi anni finirà per alimentare la nascita
di un nazionalismo che nelle sue dottrine e nei suoi programmi d’azione non esiterà a suggerire l’uso della violenza. […]
Nel maggio 1954, la Corte suprema aveva preso una decisione che non è eccessivo
definire storica. Nella sentenza sul caso Brown vs Board of Education of Topeka, la Corte
aveva dichiarato incostituzionale la prassi della segregazione nel sistema scolastico, perché contraria al XIV emendamento della Costituzione. La decisione rovesciava il principio
della separazione in condizioni di uguaglianza, da essa stessa stabilito nel 1896, secondo
il quale si ammetteva la separazione
razziale nel sistema scolastico a condizione che le scuole per i giovani di
colore avessero le stesse caratteristiche e offrissero lo stesso tipo di insegnamento di quelle per bianchi. Il principio, applicato nella forma, era
sempre rimasto lettera morta nella sostanza, con il risultato che i livelli dei
due sistemi scolastici erano molto diversi e quasi dappertutto le scuole per
studenti neri erano inferiori nelle strutture e nella qualità dell’insegnamento
rispetto a quelle dei bianchi. La sentenza della Corte suprema, dichiarando che il principio della separazione
era di per se stesso fonte di diseguaglianza, disponeva che le amministrazioni degli stati in cui il sistema scolastico era segregato provvedessero
all’integrazione «in tempi ragionevoli».
La decisione suscitava una levata di
scudi in tutto il Sud bianco e poneva lo
stesso governo federale in serio imbarazzo. Eisenhower aveva nominato alla
fine del 1953, come presidente della
Corte suprema, Earl Warren, ex-governatore della California, nell’aspettativa che, quale noto sostenitore dei
diritti degli stati, avrebbe seguito una linea di conservazione; adesso lo stesso Warren sembrava voler affidare alla Corte suprema
una missione apertamente liberalizzatrice dei rapporti razziali nei confronti della quale Eisenhower manifesterà più di una riserva, convinto com’era che la soluzione del problema
dovesse essere lasciata alla naturale evoluzione del costume.
In realtà la Corte suprema, sotto la guida di Warren, doveva diventare per un quindicennio uno dei più efficaci veicoli di rinnovamento civile in America, sostenendo con grande
determinazione la causa dei diritti umani e dell’uguaglianza razziale e adottando una lunga
serie di provvedimenti liberalizzatori tra i quali quelli a favore degli iscritti al Partito comunista oggetto di discriminazione, contro la censura cinematografica, per l’estensione dei
diritti degli accusati ecc.
La sentenza del ’54 venne parzialmente eseguita nei due anni successivi alla sua pubblicazione: rapidamente e integralmente nel Distretto di Columbia [la regione della capitale, Washington, n.d.r.], che rientrava nella giurisdizione presidenziale, più lentamente e
parzialmente negli stati meridionali periferici, come l’Oklahoma, il Texas, il Kentucky, il Delaware. Diversa la situazione in quelli del profondo Sud, dove le legislature statali ricorsero
a una serie di manovre legali per ritardare e ostacolare il processo di integrazione. Paral-
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010
ipertesto
lelamente all’azione dilatoria degli organi statali, si manifestavano le iniziative di resistenza di gruppi locali, si organizzavano i White Citizens Councils, spesso sotto la guida
di politicanti decisi a pescare nel torbido per motivi elettorali, e si moltiplicavano pressioni
contro la popolazione nera che sfociavano in episodi di violenza. Negli anni ’55 e ’56 la
tensione si manteneva elevata specie nelle settimane precedenti l’apertura dell’anno
scolastico; in quegli anni venne registrato un preoccupante aumento delle vendite di armi
da fuoco, e l’intensificazione dell’attività intimidatrice del Ku Klux Klan.
G. MAMMAreLLA, Storia degli stati Uniti dal 1945 ad oggi, Laterza, roma-Bari 1993, pp. 225-229
Qual era il settore che, più marcatamente, era caratterizzato dal sistema della separazione fra
bianchi e neri?
Come reagì la società bianca degli Stati del Sud di fronte alla sentenza della Corte suprema sulla
scuola?
2
[Negli anni Sessanta, neri ed ebrei] combattevano di comune accordo per l’integrazione,
di fronte ad un establishment [apparato di potere, n.d.r.] americano in cui il razzismo e l’antisemitismo erano in lega tra loro. Già nel periodo tra le due guerre mondiali, alcune pratiche e
regole discriminatorie avevano instaurato quote etniche che limitavano il numero degli studenti
ebrei a Harvard o in altre università prestigiose, o avevano vietato agli ebrei l’accesso a vari luoghi privati aperti al pubblico, in particolare certi alberghi i cui volantini pubblicitari precisavano
che gli ebrei erano sgraditi, al pari dei tubercolotici e dei cani. Questo contribuì a diffondere, tra
molti ebrei, la convinzione di avere una comunanza di destino e di lotte con altri gruppi discriminati o perseguitati, in primo luogo con i neri. Certo, la negazione dei diritti e l’oppressione subite dai neri erano molto più intense e sistematiche di quelle subite dagli ebrei, ma questi ultimi, secondo un autore liberal [progressista, n.d.r.], «avevano riconosciuto nella lotta dei neri
per i loro diritti alcuni elementi che potevano essere utili anche a loro, e alcune condizioni con
cui simpatizzavano». Altri sono di diverso avviso. Se ne fa interprete il celebre saggista nero James Baldwin, in un testo che evoca la sua infanzia a Harlem, dove il commerciante, il padrone
di casa e l’usuraio, tutti ebrei, erano lo strumento della miseria dei neri: «Non è accettabile che
un ebreo americano ci dica che soffre quanto un nero americano. Non è vero, e lo si sa: non
nella misura in cui egli pretende che sia vero». Comunque sia, nelle principali organizzazioni antirazziste, e prima fra tutte la NAACP (Associazione nazionale per l’avanzamento delle persone
di colore), si impegnarono numerosi ebrei, mentre alcuni ebrei benestanti o alcune istituzioni controllate da loro contribuivano in maniera considerevole a finanziare questi movimenti.
«Fino alla fine degli anni cinquanta», scrive Nathan Blazer, «l’assimilazione sembrava essere la conseguenza auspicabile della riduzione dei pregiudizi e della discriminazione, mentre l’acculturazione (cioè somigliare di più alla maggioranza) sembrava poter contribuire a
questo processo. Questa era l’opinione liberal dominante… Sebbene fosse chiaro che i neri
e i bianchi sarebbero rimasti razzialmente distinti, si desiderava allora che essi divenissero
simili dal punto di vista culturale, sociale, economico e politico, in modo che i neri divenissero semplicemente americani dalla pelle nera». A partire dalla metà degli anni sessanta, questa visione integrazionista, che non era mai stata accettata dagli attivisti sionisti, venne battuta in breccia, mente questi gruppi militanti vedevano crescere considerevolmente i loro
sostenitori. Da un lato le rivolte nei ghetti, il movimento delle Pantere Nere e l’esaltazione
dell’identificazione con lo stato di Israele minarono le basi dottrinarie dell’integrazione e dell’assimilazione, sia nella loro versione borghese, sia nella loro versione di indirizzo marxista.
Le giovani élite di ciascuna di queste popolazioni ritennero che fosse nel loro interesse la radicalizzazione del discorso comunitario. […] Ma il segno più efficace di identità comunitaF.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010
11
La lotta dei neri americani per i diritti civili
Negli anni Novanta, il movimento della Nazione dell’islam fu guidato da Louis Farrakhan, che intraprese
una dura polemica con la comunità ebraica americana. Infatti, la tratta degli schiavi fu presentata dai
Black Muslims come il crimine più grave che fosse mai stato perpetrato nel corso della storia da un popolo su un altro, il genocidio per antonomasia, a confronto col quale persino lo sterminio di 6 milioni di
ebrei, compiuto dai nazisti, doveva essere fortemente ridimensionato.
IPERTESTO B
La polemica antiebraica della Nazione
dell’islam
ipertesto
UNITÀ X
LA GUERRA FREDDA
12
Elijah Muhammad
fotografato
mentre tiene
un discorso.
Spiega i termini
«assimilazione»,
«acculturazione»,
«comunitarismo».
Che funzione svolge,
in una comunità
etnica, la memoria
di un «avvenimento
drammatico
e fondatore»?
Per quale ragione,
secondo la Nazione
dell’islam, il popolo
ebraico non può
rivendicare il ruolo
di «vittima della
Storia»?
ria, lo strumento per eccellenza che permette di distinguere una comunità dalle altre,
escludendole, è sempre il richiamo a un avvenimento drammatico, che ha dato origine
all’identità del gruppo e che continua a essere una costante intoccabile per tutto il
corso della storia, indipendentemente dalle
situazioni sociali concrete in cui vengono a
trovarsi le popolazioni in questione. L’Esodo,
la Crocifissione e l’Egira costituiscono, nelle
culture dette abramitiche, l’archetipo di questo avvenimento drammatico e fondatore. Il
genocidio nazista e la tratta degli schiavi
sono stati interpretati in maniera analoga,
soprattutto quando, a partire dagli anni Settanta, simili interpretazioni sono state utilizzate nel contesto della frammentazione comunitarista [divisione di un’unità nazionale
in tanti gruppi, contrapposti gli uni agli altri,
n.d.r.] dell’era postindustriale.
Il cammino del comunitarismo poggia
sull’adesione passionale a un’identità ricostruita, e tende necessariamente a rifiutare
il processo speculativo del paragone tra le
diverse esperienze umane. Al di là della comunità dei puri autoproclamatisi come tali,
non esiste altro che la barbarie, in nome
della quale non è possibile fondare alcuna
posizione etica. Nella società multiculturale
di oggi, le élite desiderose di dare una struttura organizzata alle fedeltà comunitarie
delle popolazioni di cui sostengono di essere i portavoce esclusivi devono, per costruirsi una legittimità, respingere nel baratro della barbarie e dell’insensatezza le
pretese delle élite di altre comunità di ergere la propria verità a verità suprema: a partire
da questo viene realizzata una stratificazione nella gerarchia dei valori e dei poteri politici,
culturali, economici ecc.
In questo senso, la Nazione dell’islam ha intrapreso attualmente un ripensamento della
tratta degli schiavi non soltanto come un avvenimento di primaria importanza per orientare
il destino delle popolazioni degli Stati Uniti e organizzare la loro fedeltà al movimento di Elijah
Muhammad e di Louis Farrakhan, ma anche come il genocidio massimo della storia del-l’umanità. Questo atteggiamento, però, si scontra con l’opinione di coloro che ritengono che
lo sterminio degli ebrei europei da parte dei nazisti sia l’avvenimento a partire dal quale nulla
può più essere pensato come prima. In questa macabra competizione tra Gorée [porto del
Senegal, per più di tre secoli luogo di tratta degli schiavi neri, n.d.r.] e Auschwitz, ai discepoli
di Farrakhan preme mostrare che gli ebrei non potevano semplicemente dipingersi come le
vittime dei nazisti: bisognava dipingerli a loro volta come dei carnefici, per la loro partecipazione alla tratta dei neri.
Questo è il senso dell’opera pubblicata nel 1991 dal Dipartimento di ricerche storiche della
Nazione dell’islam, e intitolata The Secret Relationship between Black and Jews (Il rapporto segreto tra neri ed ebrei). Un paragrafo preliminare sulle fonti del libro indica che esse sono principalmente «ebree», e che sono state scartate «tutte le fonti che potrebbero essere ritenute antisemite e/o antiebraiche». Questa precauzione è fondata su una «deontologia» [etica
professionale, n.d.r.] sorprendente; il suo scopo è di dare maggior peso alla tesi centrale del
volume: «Gli ebrei sono stati innegabilmente legati alla più grande operazione criminale mai intrapresa contro un’intera razza: l’olocausto dei neri d’Africa. Essi hanno partecipato alla cattura e all’esportazione forzata di milioni di cittadini dell’Africa nera verso una vita di servitù inumana e degradante; tutto questo a beneficio finanziario degli ebrei». Inoltre, secondo gli autori,
gli ebrei «(hanno utilizzato gli schiavi) infinitamente più di ogni altro gruppo etnico o religioso nella
storia del Nuovo Mondo, e hanno partecipato a tutti gli aspetti internazionali della tratta». [...]
F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010
G. KepeL, A ovest di Allah, sellerio, palermo 1996, pp. 120-122, 125-127, trad. it. M. iNNoCeNti
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