4 - Tutela e promozione della salute e della qualità della vita
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4 - Tutela e promozione della salute e della qualità della vita
TUTELA E PROMOZIONE DELLA SALUTE E DELLA QUALITÀ DELLA VITA Origini del Concetto “Qualità-della-Vita” EPICURO nel IV secolo a. C. scrisse : “Una salda conoscenza dei bisogni inclina a ricondurre ogni assenso o diniego al benessere del corpo ed alla piena serenità dell’animo, poiché questo è il fine della vita felice. A questo fine noi rivolgiamo ogni nostra azione, per allontanarci dalla sofferenza e dall’apprensione”. Nonostante origini tanto lontane del concetto, è solo nel secolo scorso che si assiste ad un mutato e crescente interesse per lo studio del benessere più globale. Fino al 1946, infatti, in occidente, la salute era vista come l’assenza di malattie. In tale ottica, tutti gli sforzi dei sanitari erano volti ad eliminare la malattia e recuperare la salute. Tale orientamento però era riduttivo, in quanto metteva in evidenza solo il lato negativo della salute (= ciò che non è, ossia la malattia), piuttosto che chiarire cos’è. Secondo un modo di vedere diffuso, ancora oggi, la salute altro non è che un bene rilevante che esige l’importanza di conservarla, sostenerla e recuperarla; prevenzione, cura e riabilitazione, secondo tale visione, sono impegni rivolti alla promozione del bene "salute" e all’eliminazione del suo contrario, cioè la malattia. IL CONCETTO DI SALUTE =/= (Non avere malattie) Secondo l’O.M.S. è: “stato di completo benessere fisico, psicologico e sociale della persona, e non soltanto l’assenza di malattia … … il godimento dello standard più elevato che si possa conseguire è uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano” … dal protocollo di costituzione dell’OMS, 22 Luglio 1946. Questa definizione, come si vede, evidenzia due aspetti fondamentali: • La salute è uno stato di completo benessere, non solo l’assenza di malattie; • La salute non è riducibile solo al dato biologico (assenza di malattie organiche), ma anche al benessere psicologico e sociale. LIMITI DELLA DEFINIZIONE DELL’O.M.S. Al di là del valore della definizione dell’OMS, tale concetto mette in evidenza alcuni aspetti problematici: La definizione “uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale” rischia di essere utopistico e poco traducibile a livello operativo; Il diritto alla salute può essere visto come l'obbligo all’efficienza psicofisica. In tale definizione, il rischio è di penalizzare le persone più deboli e bisognose di interventi (gli anziani, i diversamente abili, i pazienti cronici, ecc..) e farebbe pensare inutili gli interventi a favore di persone con patologie croniche non curabili. Tuttavia, la deontologia professionale ha spinto a modificare l’obiettivo da raggiungere in questi casi: non l’eliminazione della patologia, ma il miglioramento della qualità della vita, a prescindere dalle condizioni della persona. Grazie a questo nuovo orientamento si è passati dalla “Promozione della salute” alla “Promozione della Qualità della Vita”. • • • • In tale ottica, infatti, promuovere la Qualità della Vita implica la comprensione degli effetti che una patologia (o disabilità) può avere sulla vita di una persona: A livello affettivo; A livello sociale; A livello lavorativo; Ecc.. Per chiarire meglio quanto detto, c’è da dire che l’O.M.S. distingue: • IMPAIRMENT: perdita o riduzione della funzionalità a livello anatomico, fisiologico o psicologico; • DISABILITY: impossibilità ad eseguire determinate attività, proprio in virtù dell’impairment di cui si è portatori; • HANDICAP: svantaggio sociale derivante dal non poter assolvere ai ruoli sociali previsti nello specifico contesto socio-culturale. Questa distinzione chiarisce come la Qualità della Vita di una persona non è direttamente proporzionale all’entità della disabilità presentata, ma intervengono delle variabili psico-sociali, che determinano il grado di compromissione, a parità di patologia o disabilità. AUTOEFFICACIA A tal riguardo sembra opportuno accennare al concetto di AUTOEFFICACIA, così come espresso da BANDURA, ossia la percezione che un individuo ha di poter eseguire dei comportamenti in grado di raggiungere gli obiettivi prefissati. Una persona che ha un alto senso di autoefficacia, ritiene di aver un maggior controllo sulla propria vita; di conseguenza, attua dei comportamenti volti a conservare la salute e a promuovere il proprio benessere psico-sociale, migliorando quindi la Qualità della Vita, anche in presenza di una patologia altamente invalidante. ASPETTI GENERALI DELLA QUALITA’ DELLA VITA: aspetti teorici e difficoltà operative • Il miglioramento della Qualità della Vita sembra essere uno degli obiettivi principali degli interventi bio-psico-sociali, tuttavia occorre prima fare chiarezza su tale concetto complesso e multidimensionale. • Come riferisce SORESI (1998), in letteratura esistono molte definizioni di Qualità della Vita, che mettono in risalto aspetti diversi. Indefinitezza del concetto Non è sempre precisato se si tratta di parametri medico-sanitari, per cui, ad esempio, nella cartella clinica di un paziente che ha subito un intervento chirurgico si descrive non soltanto il tipo di intervento praticato, le terapie offerte e il percorso riabilitativo previsto, ma si descrive anche qual è il livello di qualità di vita che si conserva, intendendo per qualità di vita il grado di autonomia psico-fisica, delle qualità cognitive, la capacità lavorativa residua, la capacità di recupero dei rapporti con la società, con la famiglia e con il mondo del lavoro. A volte si parla di qualità di vita anche in senso socio-economico: ad esempio, tutti avvertono che la qualità di vita, e cioè i beni di consumo di cui gode la società di oggi, in Italia o in Europa, è più grande di quello che esisteva prima della guerra. Si parla anche di qualità della vita in senso ecologico, un significato questo sempre più pressante e che, come è ovvio, si riferisce alle condizioni ambientali favorevoli alla salute in termini di cibo, acqua, aria, vegetazione, spazi liberi nella città, etc. A dimostrazione della complessità del concetto, HUGHES, dopo aver preso in esame ben 87 studi sull’argomento, ha trovato 44 definizioni differenti di Qualità della Vita e 1243 diverse misure ritenute in grado di precisarla. Tra le dimensioni più ricorrenti figurano: • Il benessere psicologico e la soddisfazione personale; • Le relazioni sociali sperimentate; • L’occupazione; • Il benessere fisico e materiale; • L’autodeterminazione, l’autonomia e la possibilità di scelta; • La competenza personale, l’adattamento comunitario e la possibilità di vivere in modo indipendente; • L’integrazione comunitaria; • L’accettazione sociale, lo status sociale e l’adattamento; • • • • • • • Lo sviluppo personale e la realizzazione; La qualità dell’ambiente residenziale; Il tempo libero; La normalizzazione; Alcuni aspetti demografici, sociali e individuali; La responsabilità; Il supporto ricevuto dai servizi. Sintetizzando, per grandi linee, possiamo individuare 2 dimensioni fondamentali: 1. Gli ASPETTI OGGETTIVI: – Condizioni di salute; – Condizioni abitative; – Condizioni economico-lavorative; – Abilità possedute che permettono di ricoprire particolari ruoli sociali; – Relazioni sociali; – Occasioni ricreative offerte dalla comunità. 2. Gli ASPETTI SOGGETTIVI, relativi cioè al benessere percepito e al grado di soddisfazione per la propria vita affettiva, sociale, lavorativa, ecc.. N.B. come già detto, il benessere soggettivamente percepito, non sempre corrisponde alla realtà dei fatti. • Infatti, persone con un’identica disabilità possono manifestare livelli diversi di benessere. • Allo stesso modo, un recupero della funzionalità organica non sempre porta ad un benessere percepito. In sintesi, la Qualità della Vita può essere vista come il risultato finale dell’interazione tra elementi oggettivi e soggettivi. La complessità del costrutto lascia aperte molte domande come, ad esempio: • Qual è la massima qualità della vita raggiungibile da una persona ? • Come può essere promossa ? • Si tratta di una dimensione unica o esistono diverse Qualità della Vita ? • Quali sono i fattori predittivi ? Tutti questi interrogativi aspettano risposte, ma non privano certo il concetto delle sue valenze teoriche e, soprattutto, della sua utilità operativa. In campo socio-sanitario il concetto è chiamato sempre più in causa per valutare il successo degli interventi rivolti a patologie e disabilità difficilmente curabili. Anche nel campo delle ricerche cliniche e biomediche è riconosciuto e accettato e, spesso, rappresenta uno dei primi criteri di valutazione nelle ricerche. SISTEMATIZZAZIONE DEL CONCETTO Un apporto importante in tal senso ci viene proposta da LAWTON (1991), che propone di distinguere 4 dimensioni fondamentali: 1. COMPETENZA COMPORTAMENTALE: insieme di abilità possedute dal soggetto, che lo mettono in grado di interagire adeguatamente nei principali contesti di vita (familiare, lavorativa, del tempo libero, ecc..). Qui si può includere anche lo stato di salute; 2. AMBIENTE OGGETTIVO: l’insieme di elementi oggettivi; 3. QUALITA’ DI VITA PERCEPITA: rappresenta la dimensione soggettiva di valutazione e soddisfazione nei confronti della propria vita; 4. BENESSERE PSICOLOGICO: come risultante delle tre dimensioni precedenti. Il benessere individuale, allora, può essere visto come il frutto della valutazione che ogni persona compie riguardo all’interazione tra le proprie competenze (lavorative, sociali, affettive, ecc..) e l’ambiente in cui vive. Come far crescere ? Per migliorare il benessere individuale è necessario intervenire sia sull’ambiente di vita della persona (ad esempio, migliorando le offerte lavorative ed offrendo opportunità per l’impiego del tempo libero), che sugli aspetti individuali, facendo crescere nella persona le abilità utili per integrarsi nel proprio contesto socio-culturale (ad esempio, abilità interpersonali, dell’autonomia, ecc..). E’ importante, se la persona lo richiede e lo vuole, favorire il cambiamento di schemi cognitivi rigidi o distorti, che portano la persona a leggere le interazioni e gli eventi della vita, con conseguente malessere emotivo (Psicoterapia). Si può promuovere la lettura degli eventi in maniera positiva, ottimizzando le risorse e relativizzando i limiti. STRUMENTI DI VALUTAZIONE DELLA QUALITA’ DELLA VITA L’importanza del concetto e la difficoltà di studiarlo, insieme all’eterogeneità delle definizioni in letteratura, ha spinto perfino la Divisione di Salute Mentale dell’ OMS ad avviare un progetto di studio in merito, finalizzato alla messa a punto di uno strumento di misurazione valido a livello internazionale (Progetto WHOQOL). Per tale esigenza è stato messo a punto il WHOQOL-100, uno strumento composto da 100 items divisi in sei ambiti. Questo è soltanto uno dei questionari messi a punto nel mondo su questo tema (una rassegna compiuta nel 1994 ha rilevato la presenza di oltre 150 questionari). Nel panorama internazionale esistono 2 tipi di strumenti: • GENERICI: valutano il livello globale della Qualità della Vita e il benessere soggettivamente percepito; • SPECIFICI: compiono tale valutazione rispetto a patologie specifiche. Ma degli strumenti in esame non esistono adattamenti e tarature italiane. “Il Progetto WHOQOL definisce la Qualità della Vita come le percezioni degli individui della loro posizione nella vita nel contesto della cultura e del sistema di valori in cui vivono e in rapporto ai propri scopi, aspettative, criteri e interessi, si tratta di un contesto ampio che abbraccia in modo complesso la salute fisica della persona, lo stato psicologico, il livello d’indipendenza, le relazioni sociali, le credenze personali e i loro rapporti con le caratteristiche salienti dell’ambiente” (Gruppo WHOQOL, 1995) Al di là dei singoli aspetti evidenziati emerge come non sia possibile fissare standard universalmente accettati di Qualità della Vita di una persona. La valutazione è sempre relativa a quella precisa persona. Se è vero che la salute è l’armonica integrazione di tutte le energie personali, fisiche e psichiche, oltre che sociali, allora promuovere la salute di un soggetto significa aiutarlo a vivere la sua vita nel modo migliore possibile a partire dalla concretezza delle sue condizioni psico-fisiche e sociali. Ogni persona ha diritto ad una qualità-della-vita alta. Ognuno deve essere aiutato a trovare la sua armonia e il suo equilibrio nella propria particolare situazione esistenziale. Ecco l’importanza di promuovere in ognuno la qualità della vita, in linea con una visione costituzionalmente orientata, nel rispetto di: • • • • • • • Valori Credenze Condizioni psico-fisiche Condizioni socio-economiche e lavorative Diritto alla vita associativa Diritto al tempo libero e allo svago Ecc … La malattia, come evento esistenziale, causa nella vita del malato: • • • • particolari bisogni psichici; specifici meccanismi di difesa; decadimento dell’efficienza psichica e fisica; ecc.. Dalle reazioni di disponibilità, ansia, rifiuto, che potrebbero svilupparsi nell’infermiere, derivano, in entrambi, eventuali ripercussioni a livello psicosomatico, emotivo, dell’immaginario, ecc.. Ciò, inoltre, orienta la relazione tra infermiere e paziente, indirizzandola verso circoli virtuosi o viziosi. Sul piano clinico: Una buona relazione d’aiuto garantisce il rispetto della persona e favorisce lo sviluppo della più alta qualità-della-vita. Relazioni superficiali, di chiusura o, peggio, ostili, aprono a scenari negativi: • su un piano “umano”; • sul piano legale. Nei casi estremi si può arrecare un DANNO ESISTENZIALE: Lesione arrecata al soggetto nel suo modo di essere, personale e sociale, che si sostanzia nella constatabile alterazione della qualità-dellavita e della serenità personale. Consiste nel dover agire diversamente e nel non poter più fare come prima Es. La Signora Giovanna, di 34 anni, è ricoverata nel Reparto di Urologia, in seguito a calcolosi renale. Durante la degenza sviluppa estese lesioni da contatto nella regione sacro-coccigea. Inoltre, racconta di esser stata trattata con disprezzo e ostilità dall’infermiera che ha eseguito il cateterismo vescicale, noncurante delle corrette procedure di asepsi. La seguente infezione ha procurato lesioni irreversibili all’apparato urogenitale, con conseguenze negative nella sfera sessuale e di coppia. Il suo legale ha sporto querela all’infermiera. • • • • • • • • • • Non potrò più recarmi al lavoro Non potrò studiare come prima In famiglia sarà un’altra cosa.. Il rapporto di coppia è cambiato Prima ero una persona tranquilla, ora non riesco a dormire Non potrò più recarmi al luogo di culto Non posso più incontrare gli amici a causa dei problemi psicologici Non potrò più fare le mie passeggiate Non potrò più nuotare, giocare a calcetto,… Non potrò leggere i miei romanzi preferiti, né giocare a bridge, viaggiare,..