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“Sì, dico parolacce ma con leggerezza” “La fatica in marcia

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“Sì, dico parolacce ma con leggerezza” “La fatica in marcia
IL CAFFÈ 7 luglio 2013
Qualificarsi per i Mondiali è un
risultato stratosferico, perché
ottenuto da non professionista.
Io lavoro al 50% e non è facile
conciliare le due attività.
A Mosca farò del mio meglio
Le scuole le ho frequentate dalle
suore salesiane, le stesse dov’è
andata Cristina Chiabotto, quei
due metri di Miss Italia che fa tanta
‘plin plin’. Si vede che ci hanno
dato da mangiare delle cose diverse
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TRA
‘
VIRGOLETTE
La donna della satira
La donna dell’atletica
“Sì, dico parolacce
ma con leggerezza”
“La fatica in marcia
è una scuola di vita”
Luciana Littizzetto
Laura Polli
L
uciana Littizzetto nella vita reale è molto diversa da come la si potrebbe immaginare. Fa battute pacate, risponde seriamente alle
domande, ha l’aria un tantino mesta. Corrisponde al cliché del
comico che, fuori scena, è triste, novello Pierrot con la lacrima sul
ciglio. “Più che triste sono consapevole - dice - Con tutto quello
che succede intorno a noi, non è che ci sia tanto da stare allegri”. Torinese,
48 anni, puntuto segno dello Scorpione, diplomata al Conservatorio in pianoforte, laureata all’allora facoltà di Magistero, ha cominciato ben presto a
fare cabaret. “Le scuole superiori, le ho frequentate dalle suore salesiane, le
stesse dov’è andata Cristina Chiabotto, quei due metri di Miss Italia che fa
tanta ‘plin plin’ - ricorda, senza resistere alla battuta -. Si vede che ci hanno
dato da mangiare delle cose diverse!”.
Nei panni di Minchia Sabri
“I miei avevano una latteria, mi hanno insegnato a lavorare e a non montarmi la testa - racconta-. Il personaggio che mi lanciò fu Minchia-Sabri, a
‘Cielito lindo’ il programma di Athina Cenci che fece conoscere anche
Aldo, Giovanni e Giacomo”. Correva l’anno 1993, Raitre era diretta da Angelo Guglielmi, pirotecnico intellettuale che pretendeva idee e personaggi
nuovi ad ogni volgere di stagione. Era molto lontana l’ossessiva ripetitività
delle trasmissioni di oggi. “Un altro momento importante fu per me ‘Letti
gemelli’ - ricorda Littizzetto -, il programma di Gloria De Antoni e Oreste
De Fornari, dove facevo Mirella e cantavo: ‘Batti le ali, muovi le antenne,
dammi le tue zampine, vola di qua e vola di là, la canzone della felicità’”.
Quanta strada nei suoi sandali, come direbbe Paolo Conte. Tanta tv, certo,
ma pure radio, cinema, e libri di genere e di personaggio, come l’ultimo,
“Madame Sbatterflay”. Sempre su Raitre, il consolidato “Che tempo che fa”,
che condiziona gli ascolti della domenica sera, dove i programmi delle altre
reti cominciano dopo le 21.30, quando la comica chiude. Ma fa venire l’or-
MASSIMO
SCHIRA
ladome
ALESSANDRA
COMAZZI
Le scelte e il futuro
Negli anni in cui sono Mondiali ed Olimpiadi a scandire il calendario agonistico, è facile porsi degli obiettivi. Meno, per contro, è riuscire a centrarli.
“Dieci o undici anni fa le nostre strade si sono incrociate con quelle di Pie-
ticaria a coloro che militano nella parte avversa e la giudicano “volgare”,
perché dice troppe parolacce. “Ma io le dico, spero, con la leggerezza di un
clown -commenta -. E poi mi sembra che i miei monologhi contengano anche altro. Concetti magari spinosi. Come quando me la presi con coloro
che vanno in montagna incautamente e devono essere ripescati, mettendo
a rischio la vita propria e altrui. Ma perché gli elicotteri devono continuamente ripescare chi scala l’Everest e non sa più nemmeno camminare in
città?”.
ro Pastorini, il nostro allenatore - precisa Polli -. E tutto è cambiato a livello
di preparazione e prestazioni. Nel senso che, pur non essendolo di fatto, ci
alleniamo sui ritmi delle atlete professioniste. Normalmente si parla di
due ore al giorno, che possono sembrare poche, ma non lo sono, perché la
marcia richiede ritmi diversi dalla corsa. Per fare 10km devi calcolare
un’ora e questo è un aspetto da tenere in considerazione se devi gestire il
tuo tempo tra marcia e lavoro”.
Come confermano i tempi di qualifica ai Mondiali, però, la scelta è pagante. Anche se Laura Polli di obiettivi per Mosca non se ne pone. “Ci sono
tante variabili da tenere in considerazione, come , ad esempio, la meteo. E
non so bene che gara aspettarmi. Di certo mi sentirò come una specie di
pesce fuor d’acqua, penserò ‘Ma cosa ci faccio qui?’ perché le avversarie
sono tutte professioniste e in Russia la marcia femminile è una specie di
sport nazionale. Mi aspetto tanta gente e un grande ambiente. Il che sarà
certamente positivo. Poter terminare la gara ed essere soddisfatta della
mia prestazione sarebbe formidabile. Davvero”.
L’omaggio del Financial Times
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Tra le particolarità di una disciplina come la marcia, il regolamento gioca
spesso un ruolo fondamentale. “La marcia è una progressione di passi
eseguiti in modo tale che l’atleta mantenga il contatto con il terreno, senza
che si verifichi una perdita di contatto visibile all’occhio umano”, recita inflessibile il regolamento della Iaaf, la federazione internazionale. “Per fortuna a livello di tecnica non abbiamo mai avuto problemi coi giudici - conclude Polli -. Affrontare una gara significa però avere un rapporto particolare con la fatica. A me capita di immaginare la gara già in allenamento, in
modo da trasmettere le sensazioni positive in gara. Ma non è semplice”. E,
allora, è il momento di concentrarsi su Mosca…
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Q@MassimoSchira
li
D’altronde, Littizzetto è stata omaggiata anche dal Financial Times che critica sempre l’Italia, e secondo il quale, invece, lei “manda un messaggio di
straordinario buon senso”. “Naturalmente è un commento che mi fa moltissimo piacere - ammette -. Deve essere lo spirito pratico di noi donne e
mamme. Di noi ‘dive e donne’, insomma”. Del suo rapporto con Fabio Fazio
sostiene che “è proprio come appare in televisione; e lui è noioso e pignolo,
quale lo descrivo io”. Mentre Adriano Celentano le sembra di tutt’altra pasta: “Beh, lui invece è ancora sexy, si percepisce a pelle - commenta maliziosa -. Così avevo detto: con te vicino sento le ovaie che fanno la ola. Mi
piace stare accanto a te perché sei un monumento vivente, senza piccioni.
Adriano, perché non ti metti più quei bei jeans attillati di una volta che facevi vedere la marmitta? E le prediche? Eminence! (rivolgendomi a una
qualunque eminenza): dovrebbe imparare da lui perché le prediche come
fa lui, lei se le sogna”.
L’artista ha un compagno, Davide, e due figli in affidamento. “Cerco di essere loro vicina, di seguirli sempre, di partecipare alla loro vita scolastica,
anzi, fra un po’ devo andare a mangiare la pizza di fine anno con la classe di
mio figlio - conclude svelando un’idiosincrasia per i social network come
Twitter -. Io non twitto, anche perché so che quando credo di aver trovato
una bella battuta, su Twitter c’è qualcuno che l’ha già scritta prima di me”.
U
n atleta non può correre con i soldi nelle tasche. Deve correre
con la speranza nel cuore e i sogni nella testa”, amava dire il
leggendario fondista cecoslovacco Emil Zatopek. E quando in
Svizzera scegli la marcia come disciplina su cui concentrare
tutte le tue energie, quella di Zatopek deve suonare come una
sorta di profezia. La conferma arriva dalle parole di Laura Polli, che con la
sorella Marie terrà alta la bandiera ticinese ai prossimi Mondiali di Mosca,
nella 20 km del 13 agosto, per cui ha staccato il limite “A”, quello più difficile
da ottenere (Marie ha colto il limite “B”). “Qualche giorno dopo aver ottenuto la qualifica in modo abbastanza ‘facile’ - racconta la trentenne di Sorengo - mi sono resa conto che si tratta di un risultato stratosferico. Sia per
me, sia per mia sorella. Soprattutto perché ottenuto non da professioniste.
Io al 50% lavoro nella vendita e quindi tutto va organizzato al meglio e investo anche tutte le mie vacanze nello sport e ho anche ore da recuperare.
Non è semplice, ma sono convintache questa esperienza mi sarà molto
utile nella vita di tutti i giorni quando smetterò di fare sport ad alti livelli”.
D’altra parte, per chi sceglie uno sport di grande fatica come la marcia,
qualche sacrificio non pesa più di tanto. “È una passione nata in casa spiega Laura Polli -. Già mio papà era marciatore, anche se a livelli dilettantistici. In quel periodo, la marcia era molto popolare in Ticino. Ho iniziato a sei anni, ho ricordi vaghi sui motivi, ma credo che fosse più che altro per copiare quello che faceva mia sorella. In quel periodo la imitavo in
tutto- dice sorridendo-. Però è vero che per marciare devi avere una specie
di passione per la fatica”.
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