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Lezione del 10 aprile 2013 - Dipartimento di Comunicazione e

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Lezione del 10 aprile 2013 - Dipartimento di Comunicazione e
Ampliamento delle massime
di Grice
Logica della cortesia (gli aspetti cognitivi, centrali in Grice, si
trovano qui indeboliti)

Robin Lakoff (La logica della cortesia, 1978): due regole della
competenza pragmatica:


Sii chiaro
Sii cortese

Chiarezza e cortesia si trovano spesso in conflitto, in questo
caso si preferisce la cortesia

Tre regole della cortesia:



Non ti imporre
Offri delle alternative
Metti il destinatario a suo agio – sii amichevole

Leech (Principles of Pragmatics, 1983)
Massima del tatto:
minimizza il costo per l’ascoltatore (l’aspetto negativo dell’atto)
massimizza il beneficio (l’aspetto positivo dell’atto)
La massima del tatto è un mezzo per evitare i conflitti: quando due persone
parlano tra loro non solo negoziano il significato di ciò che si dicono ma
negoziano continuamente la loro relazione.
Non è sufficiente considerare la forma grammaticale:
l’uso dell’imperativo, ad es., non è necessariamente impositivo (es.: Entri
pure, Venga venga);
forme alternative di imperativo:
modo infinito (ricette di cucina),
forma impersonale (si potrebbe aprire la finestra).
Il modello di Brown e Levinson
(1987)
La nozione centrale di questo modello è quella goffmaniana di faccia, in
quanto identità interazionale e immagine pubblica:
- faccia negativa: autonomia e difesa del proprio territorio e autodeterminazione. Si basa essenzialmente sull’evitamento, cioè sul
salvare la faccia, conservando la libertà da imposizioni altrui;
- faccia positiva: immagine positiva di sé, che implica anche
l’approvazione e l’apprezzamento da parte degli altri.
Le azioni altrui possono minacciare la faccia negativa e positiva.
Brown e Levinson,
1978, 1987
Brown e Levinson individuano tre strategie principali di cortesia, basate
sul criterio di razionalità di Grice come fondamento del
comportamento



Positiva: espressione della solidarietà, cooperazione, evitamento del
conflitto
Negativa: espressione delle limitazioni; uso di atti linguistici indiretti,
distanza rituale
Off record: l’intenzione comunicativa non è chiara (vs on record: dove
l ’ intenzione comunicativa è chiara); restare nel vago, favorire
implicature conversazionali
A queste strategie corrispondono mezzi linguistici specifici (ad
es. l’uso del passivo o del si impersonale per evitare di
nominare l’agente).

Secondo questo modello, i modi di codificare le strategie di cortesia
passano nella struttura delle lingue, diventando parte della
grammatica (lessicalizzazioni, trasformazioni sintattiche come il
passivo)

Idea fondamentale: “la sistematica interazionale è basata in larga
misura su principi universali”. Ma le strategie per avvicinarsi e
distanziarsi socialmente differiscono “ sistematicamente da una
cultura all’altra, e all’interno delle culture tra sub-culture, categorie
e gruppi”.

Questa prospettiva, come già quella di Robin Lakoff, è stata
accusata di visione etnocentrica, in cui i valori e i principi di fondo
sono occidentali e non universali.
Vedi: L. Mariottini, La cortesia, Carocci, 2007
Forme linguistiche di cortesia

Atti indiretti

Implicature

Mitigazione con funzione di:


Deattualizzazione (narrativizzazione: “volevo dire” “volevo
chiedere”)
Cancellazione dell’io (con funzione di schermo e di
deresponsabilizzazione)
Mitigazione
Unisce la dimensione sociolinguistica (nozione goffmaniana di “faccia”
e la dimensione psicolinguistica (costruzione del sé)
Può operare su uno dei seguenti tre livelli:



Contenuto proposizionale
Indicatore di illocuzione
Origine deittica
Al fine di modulare la distanza sociale ed emotiva
Meccanismi di mitigazione

Sul piano proposizionale:



Sul piano illocutorio




Vaghezza
Attenuatori lessicali (hedges: Lakoff 1972; cespugli: Caffi)
Carattere indiretto dell’atto linguistico (siepi: Caffi)
Futuro epistemico
Imperfetto di cortesia
Sul piano dell’origine deittica (espressività)


Deattualizzazione enunciativa (schermi: Caffi)
indicatori di soggettività
“Cespugli”
meccanismo della vaghezza

Understatement o deintensificazioni del contenuto proposizionale
(non si può definire propriamente; non è un vero e proprio)

Approssimazione (diciamo, per così dire: anche filler, riempitivo)

Ipercooperazione (violazione della massima di quantità)

Avverbi ed espressioni di punto di vista o di ambito (tecnicamente,
mi sembra, direi, qualcosa del genere, una forma così: attenuano la
categoricità dell’atto verdettivo, perché rendono vaga l’asserzione)
Funzione: negoziazione e co-costruzione del senso
“Siepi”
meccanismo della indirettezza
Futuro epistemico o modale (sarà stato): attenuano l’impegno rispetto
alla verità; l’asserzione si trasforma in ipotesi
 Performativo attenuato (le proporrei, consiglierei); il condizionale
attenua la forza assertiva e direttiva dell’indicativo
 Consultazione, negoziato (se vuole)
 Mitigazione esterna dell’atto linguistico nella forma della giustificazione
(spiegare perché si fa qualcosa attenua la forza di una proposta)
 Segnali di incertezza: pause, prolungamenti vocalici, intonazioni
sospensive; indeboliscono il grado di adesione del parlante alla
proposizione
 Declassamento o slittamento dell’atto (da assertivo a ipotetico, da
verdettivo a comportativo o espressivo)
 Attenuazione della categoricità (se ho capito bene: riformulazione di
controllo con funzione egoistica e altruistica)
Anche in questi casi aumenta la vaghezza degli enunciati

“Schermi”
meccanismo della de-attualizzazione
enunciativa




Depersonalizzazione : cancellazione della prima persona e sua sostituzione
con altre persone (enallage; footing); messa a distanza, che può equivalere
sul piano proposizionale ad un rafforzamento della verità dell’enunciato
(vedi discorso scientifico: massima precisione e informatività, minima
vaghezza)
De-attualizzazione e narrativizzazione: volevo chiedere
Asserzione generica proverbiale con funzione di ipergeneralizzazione
(“quando studi ti nevrotizzi”)
Inserimento tangenziale di un argomento (es. oltre tutto: modifica della
dispositio con funzione di attenuazione, vedi anche cespugli)
In conclusione: i mezzi di mitigazione servono sia a negoziare e ritrattare il
contenuto proposizionale, sia a modificare la distanza tra gli interlocutori.
Logica del linguaggio quotidiano
I logici formali dicono che “il linguaggio quotidiano non ha logica. In
effetti il linguaggio quotidiano non ha forse una logica, ma ha una
retorica, che è poi la logica dei concetti sfumati.” (Eco, Trattato di
semiotica generale, 1975)
Scheda di analisi
riassuntiva
Chi parla?
Istanza enunciativa (Benveniste), strategie oggettivanti o soggettivanti
Analisi


Pronomi personali (io, noi, impersonale)
Pronomi dimostrativi
Come




degli indessicali:
si rivolge il parlante al destinatario?
Strategie della distanza (impersonali)
Strategie di ammiccamento (uso del tu)
Strategie di prossimità (io+tu)
Strategie di complicità (far parlare il tu)
Footing (Goffman)



Animatore (portavoce dell’atto locutorio)
Autore (responsabile dell’atto illocutorio)
Personaggio (protagonista portatore del punto di vista)
Come parla?
Dire e non dire (Grice)

Modalità: atteggiamento assunto dal parlante nei confronti del
contenuto proposizionale



Verbi di atteggiamento proposizionale: credo, penso, deduco
(Benveniste): strategie di mitigazione vs forme di assertività
Verbi fattivi (sappiamo che), verbi implicativi, sintagmi nominali definiti
(presupposizioni): detto non detto (Grice)
Implicature: strategie per dire più di quanto effettivamente si dica
(Grice), attivando la cooperazione del destinatario
Indicatori di mitigazione
Risorse linguistiche che attenuano la certezza o la perentorietà di
determinati concetti o asserzioni e collocano il parlante in una
posizione di apertura rispetto all ’ interlocutore o al contesto,
segnalano cioè la disponibilità a negoziare le proprie affermazioni
con l’uditorio:




forme avverbiali (forse),
Elementi frasali (una sorta di, in un certo senso, una specie, per modo
di dire, per così dire)
Elementi verbali (sembra che, si dice che)
Forme sintattiche interrogative (e uso del no? nella chiusura di una
frase o di un discorso).
Indicatori di assertività



Forme avverbiali: certamente, assolutamente
Elementi verbali: è facile constatare che, è evidente che, tutti
sanno che, sappiamo che
Forme sintattiche dichiarative
Effetto di senso: perentorietà e chiusura
Con quale intenzione comunicativa?
(Austin e Searle)
Funzioni della illocutività (Benveniste)



Interrogazione: enunciazione costruita per suscitare una “risposta”
Intimazione: ordini, richieste, realizzati da categorie come l’imperativo e il
vocativo
Asserzione: comunicazione di certezza
Quali atti prevalgono?


verdettivi, esercitivi, commissivi, comportativi, espositivi (Austin)
Rappresentativi, direttivi, commissivi, espressivi, dichiarativi (Searle; sulla
questione dei dichiarativi cfr. Benveniste)
Quali indicatori di illocuzione?



Prosodici (tono, enfasi)
Sintattici (modi e tempi verbali)
Lessicali (verbi illocutori, intestazioni, espressioni frasali)
L’atto è felice o infelice, riuscito o no?
Qual è la direzione di adattamento parole-mondo?
Linguistica testuale

La linguistica testuale non individua propriamente un nuovo
oggetto dell’indagine linguistica ma inaugura un diverso modo
di fare linguistica (Conte 1977)

il testo è il segno linguistico originario

i testi sono la forma specifica di esistenza del linguaggio

l’oggetto della linguistica non è l’enunciato ma il testo (unità
comunicativa)
Scopi della teoria del testo

Specificazione di cosa fa di un testo un testo

Definizione del concetto di competenza testuale

Differenziazione dei tipi testuali (ricerca di costanti)
Cos’è il testo?

Un insieme di enunciazioni tematicamente coerente e dotato di una riconoscibile
funzione comunicativa (cfr. Schmidt 1982).

Bertinetto (1981:9): “un insieme di frasi (al limite una sola frase) tematicamente
coerente, dotato di funzione comunicativa riconoscibile in rapporto a un preciso
potenziale illocutivo, situato all’interno di un’azione comunicativa concreta
(ossia individuabile nel tempo e nello spazio)”.

Un testo risulta dal connubio indispensabile tra fattori linguistici ed
extralinguistici, tra forma linguistica e situazioni comunicative, il che ne fa un
prodotto sociale complesso e formalmente diversificato (Cicalese 1999: 170).

Rastier (2003: 39) “ una sequenza linguistica empirica attestata, prodotta
nell’ambito di una pratica sociale determinata e fissata su un supporto qualsiasi”
Testo come azione sociocomunicativa
I testi sono sempre testi-in-funzione collocati entro giochi d ’ azione
comunicativi. In quanto tali essi sono sempre determinati e definiti dal punto
di vista sia sociale che linguistico (Schmidt 1982) (parlanti differenti e
mestieri differenti si correlano con diverse realizzazioni della testualità).
Competenza comunicativa e
competenza testuale
La competenza testuale è parte integrante della competenza
comunicativa e nella situazione attuale, in cui le varietà
diatopiche risultano indebolite rispetto al passato, la
competenza testuale diviene una dimensione centrale della
sociolinguistica e della pragmatica: vi si intersecano la
variazione diastratica (la capacità di produzione testuale si
correla al livello di istruzione e ai riferimenti culturali del
parlante), la variazione diafasica (diversi argomenti e aree
disciplinari richiedono diverse tipologie testuali) e diamesica
(il testo è sensibile alla variazione diamesica, sebbene la
nozione stessa vada intesa indipendentemente dal tipo di
canale utilizzato).
Criteri della testualità

Il testo è una unità comunicativa che soddisfa sette criteri di
testualità: a) coesione, b) coerenza, c) intenzionalità, d)
accettabilità, e) informatività, f) situazionalità, g) intertestualità.

L’assenza di uno dei sette criteri determina testi anomali,
malformati, mentre in assenza di coerenza è la stessa qualifica
di testo che viene a cadere. La condizione veramente
necessaria per poter assegnare lo status di testo a una
sequenza di frasi è la coerenza in quanto globale unità di senso
(Conte 1977)
È possibile trovare delle costanti?

L’esecuzione di intenzioni all’interno di una società è per il singolo
già in larga misura preformata strutturalmente sotto forma di tipi di
interazione.

Cfr. Wittgenstein: per avere l’intenzione di giocare a scacchi devo
conoscere il gioco degli scacchi.
Criteri della testualità
Coesione
Coerenza
livello sintattico
livello semantico
Intenzionalità
Accettabilità
emittente
ricevente
Informatività
Situazionalità
Intertestualità
contenuto testuale
contesto
relazione con gli altri testi
Coerenza
Criterio che distingue un testo da un non-testo
Due accezioni di coerenza


Assenza di contraddizioni (consistency) (a parte obiecti)
Organicità (integrazione della parti nel tutto: testo come unità
di senso strutturata) (coherence); implica l’intenzionalità
comunicativa e l’atteggiamento dell’interprete (accettabilità)
(a parte subiecti): rinvio al principio di cooperazione e alla
nozione di implicatura
Coesione
Meccanismi di superficie che tengono insieme un testo
 Concordanza (articolo, aggettivo, nome / soggetto,
verbo)
 Legami costruiti da




Ripetizione
Parafrasi e rinvii forici (anafora e catafora) (funzioni dell’articolo
determinativo e indeterminativo; dei due punti, degli incapsulatori
anaforici, ecc.)
Ellissi (il più potente ed economico dei fattori coesivi)
Connettivi
Tipi testuali come macroatti
linguistici

Ogni enunciazione testuale è il compimento di un atto di comunicazione
ricorrente nella società e normalizzato nella sua struttura

Nella retorica classica:
Narrativi, descrittivi, argomentativi, espositivi

Secondo Werlich (1976):
Narrativi, descrittivi, argomentativi, informativi, regolativi

Secondo Beaugrande-Dressler (1981):
Narrativi, descrittivi, argomentativi
Vedi anche
F. Sabatini, Rigidità-esplicitezza vs elasticità-implicitezza: possibili parametri massimi per una tipologia
di testi, in Skytte e Sabatini (a cura di), Linguistica testuale comparativa, Copenhagen, 1999
C. Lavinio, Comunicazione e linguaggi disciplinari, Carocci, 2004
Tipologia di Werlich

Basata sui seguenti criteri:

Modalità basilari di conoscenza





Percezione dello spazio
Percezione del tempo
Comprensione mediante analisi e sintesi
Valutazione di concetti messi in relazione
Pianificazione di comportamenti

Intenzione comunicativa

Focalizzazione (sfondo e primo piano)

Strumenti sintattici

Distinzione tra realtà e finzione
Tipo narrativo







Funzione (Intenzione comunicativa): raccontare un fatto, una storia
Foreground: azioni, eventi, relativi a persone, oggetti, relazioni,
concetti colti nel contesto temporale
Matrice cognitiva: capacità di cogliere le differenze e interrelazioni
tra le percezioni relative al tempo (schemi)
Strumenti sintattici: subordinazione
Struttura: tipo predicativo
Generi e forme finzionali: racconti, romanzi, novelle, poesia epica,
barzelletta
Generi e forme non finzionali: biografie, articoli di cronaca, relazioni
di viaggio, corrispondenze di inviati speciali
Risponde alla domanda: Chi ha fatto cosa quando?
Macro-atto linguistico: espositivo, rappresentativo
Tipo descrittivo





Funzione: delineare le caratteristiche di una persona, un
paesaggio, un oggetto
Foreground: fenomeni (persone, cose, stati di cose, relazioni) colti
nel contesto spaziale
Matrice cognitiva: Capacità di cogliere le differenze e interrelazioni
delle percezioni relative allo spazio. Schemi di rappresentazione
mentale di oggetti o ambienti tipici colti nella loro staticità (frames e
schemata).
Generi e forme non finzionali: descrizione interna a testi che
narrano eventi reali; descrizione interna a testi espositivi
(enciclopedie, dizionari, ecc.); descrizione tecnico-scientifica,
indovinello, carta di identità
Generi e forme finzionali: descrizione interna a testi narrativi
finzionali, poesia lirica.
Risponde alla domanda: che cosa è dove rispetto a cosa?
Macro-atto linguistico: espositivo, rappresentativo
Tipo argomentativo






Funzione: sostenere una tesi su basi logiche
Foreground: relazione tra concetti (similarità, contrasti ecc.),
argomento, valutazione
Matrice cognitiva: giudizio, capacità di giudicare e di scegliere tra i
concetti esaminati quelli più convincenti e probanti (Plans)
Strumenti testuali: parallelismo, parafrasi
Generi e forme non finzionali: arringa giudiziaria, saggi scientifici,
discorsi politici e dibattiti in generale, articoli di fondo, recensioni
Generi e forme finzionali: poesia celebrativa, dialogo filosofico.
Risponde alla domanda: perché?
Macro-atto linguistico: verdettivo
Tipo informativo





Funzione: fornire notizie utili su personaggi, argomenti o fatti
Foreground: analisi (scomposizione) e sintesi (composizione) degli
elementi costitutivi dei concetti
Matrice cognitiva: comprensione (capacità di capire) (schemata)
Generi e forme non finzionali: lezione, manuale scolastico, saggio
divulgativo, recensione informativa, abstract, orari dei treni, avvisi
Generi e forme finzionali: poesia didascalica
Macro-atto linguistico: espositivo
Tipo regolativo






Funzione: indicare norme da rispettare.
Foreground: comportamento futuro altrui (e/0 proprio
Matrice cognitiva: capacità di pianificare il comportamento e di
smembrarlo in una successione di azioni (Plans)
Generi e forme non finzionali: enunciazione di norme da
rispettare, obblighi e divieti, istruzioni, regole di giochi, ricette di
cucina, regolamenti, statuti, leggi, testi pubblicitari (però anche
argomentativi e informativi)
Generi e forme finzionali: poesia (o canzone di lotta), di incitazione
all’azione, di propaganda politica
Tono perlocutivo, frequenza di forme imperative
Macro-atto linguistico: esercitivo, direttivo
Il problema del riferimento
Atto di riferimento
non linguistico
Realtà
Referente reale
Extratestuale e extralinguistico
parlanti
Atto di
riferimento
linguistico
Testo
Referente testuale
(oggetto concettuale specifico)
Piano del senso
Segno
(significato e significante)
lingua
Risultato dell’astrazione e
della decontestualizzazione
Fly UP