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M.G. Lewis, Il fantasma e la sepolta viva
on line volume A 1 SEZIONE III - IL ROMANZO nascita e sviluppo del romanzo moderno Matthew Gregory Lewis Il fantasma e la sepolta viva la storia i personaggi il tempo lo spazio il narratore e la focalizzazione le tecniche espressive la lingua e lo stile L’OPERA genere romanzo gotico tratto da Il monaco anno 1796 luogo Inghilterra Il monaco Ambrosio, priore del convento dei cappuccini a Madrid, grande predicatore, austero e incorruttibile, nutre uno smisurato orgoglio della sua superiorità. Proprio su questo fanno leva le lusinghe di un novizio, Rosario, identità dietro cui si cela la bella Matilda, insinuatasi nel convento per amore del monaco. Dopo un’iniziale resistenza, il Monaco cede alla passione, ma al potere di Matilda non è estranea la stregoneria, alla quale essa ricorre quando Ambrosio, incapace di resistere alle tentazioni della carne, le chiede di aiutarlo a sedurre una pia fanciulla, Antonia, che gli ha chiesto conforto per la madre Elvira, gravemente ammalata. Elvira, intuita la doppiezza del Monaco, mette in guardia Antonia, che, orfana di padre, rimarrà senza protezione dopo la sua morte. L’unica speranza è che Antonia ottenga l’aiuto del marchese Raimondo de las Cisternas, suo zio, fratello di Gonzalvo, che aveva sposato Elvira contro la volontà del padre. Questi era giunto perfino a rapire, molti anni prima, il figlio della coppia. Di Antonia è innamorato un amico di Raimondo, Lorenzo de Medina, che vorrebbe procurarle il sostegno dei las Cisternas. Raimondo confessa di essere il seduttore della sorella di Lorenzo, Agnese, che ha ritrovato, dopo lunghe traversie, nel convento di Santa Chiara. Raimondo e Agnese continuano la loro relazione e quando la ragazza si scopre incinta progettano la fuga, ma la madre Superiora sventa i loro piani. Agnese scompare, poi la superiora annuncia la sua morte. Raimondo, sconvolto, non s’interessa più della nipote Antonia, che cade preda di Ambrosio. Il Monaco uccide Elvira, poi, con una pozione che procura la morte apparente, addormenta Antonia, che, ritenuta morta, è sepolta nei sotterranei del convento. Lorenzo, intanto, scopre che la superiora ha rinchiuso Agnese in una cripta dopo averla fatta seppellire come morta, per evitare lo scandalo e farle espiare la sua colpa. Lorenzo denuncia le trame della superiora, che viene lapidata dalla folla. Nei sotterranei, Lorenzo scopre Agnese che langue tra putridi cadaveri, stringendo i resti del neonato che ha dato alla luce. Agnese viene liberata, mentre Antonia, destatasi poco lontano nel suo sepolcro, subisce la violenza di Ambrosio che subito dopo, aiutato da Matilda, la uccide perché non riveli il suo misfatto. Il frate è catturato e rinchiuso nel carcere dell’Inquisizione, dove Matilda gli rivela di essere uno spirito infernale e lo invita a vendere l’anima al diavolo per sfuggire all’Inquisizione. Ambrosio evoca Lucifero ma, non avendogli chiesto vita e felicità, è trascinato in cielo dal demonio e fatto precipitare in una gola tra i monti, dove muore dopo una terribile agonia. Alla fine il lettore apprende che Ambrosio è quel figlio di Gonzalvo che il nonno aveva rapito ai genitori e quindi non solamente figlio di Elvira, ma anche fratello di Antonia. IL BRANO Il brano che segue presenta una tipica situazione del romanzo gotico. Una delle protagoniste assiste terrorizzata all’apparizione di uno spettro. È notte: Antonia, che ha perso da poco la madre Elvira, morta in apparenza per cause naturali, ma in realtà assassinata dal monaco Ambrosio, vaga per la casa silenziosa, oppressa da tristi pensieri. Entra in quella che era stata la camera della madre, prende un libro dalla biblioteca, si siede in poltrona, lo sfoglia e la sua attenzione viene attratta da una ballata che parla, guarda caso, proprio dell’apparizione di uno spettro. V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, F.R. SAURO, Trame e intrecci © SEI 2011 CAPITOLO UNO L’apparizione del fantasma 10 15 20 25 30 35 40 45 2 Matthew Gregory Lewis nacque a Londra nel 1775 da una ricca famiglia di proprietari terrieri. Fin da ragazzo si dilettava di teatro, ma dovette abbracciare la carriera diplomatica. Nel 1794 fu inviato a L’Aia in qualità di addetto d’ambasciata e durante i dieci mesi di soggiorno in quella città scrisse Il Monaco, scegliendo un genere “alla moda”, ideale per un giovane scrittore in cerca di successo. Il romanzo fu pubblicato a Londra nel 1796, l’anno stesso in cui Lewis, divenuto maggiorenne, occupava il suo seggio in Parlamento. Il Monaco, che gli valse il soprannome di “Monk” Lewis, suscitò l’entusiasmo dei contemporanei, ma anche molte critiche per la mescolanza di fatti sanguinosi, scene inverosimili, sensualità e orrore. Fu seguito da numerosi altri romanzi e drammi, tutti di grande fortuna (tra cui Lo Spettro del castello, 1797), opere musicali, traduzioni. Nonostante la sua vasta produzione, Il Monaco rimane l’unica opera per la quale viene ricordato. Alla morte del padre Lewis entrò in possesso di un cospicuo patrimonio e nel 1816 partì alla volta delle Indie Occidentali per visitare le sue proprietà. Durante questa visita e poi in quella dell’anno successivo scrisse un diario di viaggio, pubblicato postumo. Di ritorno dal primo viaggio, nel 1816, si fermò a Ginevra, dove incontrò Mary Shelley, che all’epoca meditava di scrivere Frankenstein. Morì di febbre gialla durante la traversata di ritorno dal secondo viaggio in Giamaica, nel 1817. a lettura di questa storia non era certo la più adatta per dissipare la malinconia di Antonia. Ella aveva per natura una viva inclinazione per il meraviglioso,1 e quando era bambina, la sua bambinaia, che credeva fermamente nelle apparizioni, le aveva raccontato tante orribili avventure di questo genere che inutili erano stati tutti i tentativi di Elvira per cancellarne l’impressione dall’animo di sua figlia. Antonia nutriva tuttora sentimenti superstiziosi e spesso era colta da terrori, di cui, una volta scopertane la causa naturale o ridicola, arrossiva. Con una tale disposizione d’animo, l’avventura che aveva appena finito di leggere bastò a suscitare le sue apprensioni. L’ora e il luogo contribuivano a rafforzarle. Si era nel cuore della notte, ella era sola, e la stanza era quella di sua madre morta. Il tempo era turbato e procelloso,2 il vento sibilava intorno alla casa, le porte si scuotevano sui cardini e contro i vetri delle finestre batteva una fitta pioggia. La candela s’era ormai consumata fino al bocciolo,3 a volte la fiamma si allungava gettando un bagliore che illuminava per un attimo la stanza, per subito riabbassarsi quasi al punto di estinguersi. Il cuore di Antonia batteva con agitazione; lo sguardo le errava timoroso sugli oggetti che la circondavano e che la fiamma vacillante di quando in quando illuminava. Tentò di alzarsi, ma le gambe le tremavano con tanta violenza che non vi riuscì. Allora chiamò Flora,4 che si trovava in una stanza non molto lontana; ma l’agitazione le soffocava la voce, e le grida le si strozzavano in gola.5 Dopo qualche minuto i suoi terrori cominciarono a calmarsi. Cercò di riprendersi, e di riunire le forze necessarie per uscire dalla stanza. D’un tratto le parve di udire lì vicino un profondo sospiro, e quest’impressione la fece ricadere nell’agitazione di prima. S’era già alzata dalla poltrona, e allungava la mano per riprendere la bugia6 sul tavolo. Quel suono immaginario l’arrestò; ritirò la mano e si sostenne alla spalliera di una sedia. Ascoltò piena d’ansia, ma non si udiva più nulla. «Signore misericordioso, cosa può essere stato? Mi sono ingannata, o l’ho udito davvero, quel sospiro?» Le sue riflessioni furono interrotte da una voce appena udibile; pareva come se qualcuno stesse bisbigliando presso la porta. Il terrore di Antonia s’accrebbe; eppure sapeva bene di aver abbassato la nottola.7 Quest’idea la rassicurò un poco. Un attimo dopo la nottola si sollevò pian piano e la porta si mosse cautamente avanti e indietro. Nel parossismo8 del terrore Antonia L 5 il romanzo gotico on line 1. meraviglioso: aspetti fantastici, soprannaturali. 2. tempo ... procelloso: tempo nuvoloso e tempestoso. 3. bocciolo: parte del candeliere in cui viene infilata la candela. 4. Flora: domestica al servizio di Antonia. 5. grida ... gola: per il terrore non riusciva nemmeno a gridare. 6. bugia: basso candeliere facilmente trasportabile da un posto all’altro, la cui base è costituita da un spiattellino con il manico. 7. nottola: saliscendi di legno a forma di becco d’uccello che serve per chiudere la porta. 8. parossismo: massima intensità. V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, F.R. SAURO, Trame e intrecci © SEI 2011 volume A on line volume A 3 SEZIONE III - IL ROMANZO nascita e sviluppo del romanzo moderno Johann Heinrich Füssli (1741-1825), Lady Macbeth, 1812, particolare. Scrittore e letterato, studioso del Rinascimento, Füssli fu pittore visionario e allucinato, traendo spesso ispirazione dai risvolti più macabri e inquietanti dell’opera di Shakespeare. 50 55 60 65 9. Donna Giacinta: la padrona di casa. 10. sudario: panno usato per coprire il volto dei morti. 11. candela ... agonizzante: la candela è ormai consumata. 12. grave: forte, fiero. 13. vacua: senza espressione. 14. cadde inanimata: svenne. 15. farla riavere: rianimarla. 70 75 trovò la forza che finora le era mancata: si mosse, avviandosi alla porta dello stanzino, di dove avrebbe subito raggiunto la stanza dove pensava si trovassero Flora e Donna Giacinta,9 ma era appena giunta a metà strada che la nottola si sollevò nuovamente. Con un moto involontario ella volse il capo. Lentamente la porta si aprì, e in piedi sulla soglia ella scorse una figura alta e slanciata, avvolta in un bianco sudario10 che la copriva dalla testa ai piedi. Questa visione la immobilizzò sul posto; rimase come impietrita in mezzo alla stanza. Con passi misurati e solenni la figura si accostò alla tavola. La candela ormai agonizzante11 gettava su di essa una funebre luce bluastra. Sopra il tavolo era fissato un piccolo orologio, la cui sfera era quasi sulle tre. La figura si fermò dinanzi ad esso, levò il braccio destro e indicò il quadrante, fissando nel tempo stesso uno sguardo grave12 su Antonia, che aspettava, muta e immobile, la conclusione di questa scena. La figura rimase per qualche attimo in questo atteggiamento. L’orologio batté le tre. Quando il suono fu cessato, la figura avanzò ancora di qualche passo verso Antonia. – Ancora tre giorni, – disse una voce debole, vacua13 e sepolcrale. – Ancora tre giorni e ci rivedremo! A queste parole, Antonia rabbrividì. – Ci rivedremo? – articolò infine, con difficoltà. – Dove, ci rivedremo? e chi rivedrò? La figura indicò con una mano la terra e con l’altra sollevò il lembo del sudario che le copriva la faccia. – Dio onnipotente! Mia madre! Antonia emise un grido e cadde inanimata14 sul pavimento. Donna Giacinta che stava lavorando in una stanza vicina fu messa in allarme da quel grido; Flora era appena scesa a pianterreno per prendere altro olio per la lampada. Giacinta perciò corse da sola in aiuto di Antonia e grande fu il suo stupore nel trovarla distesa sul pavimento. La sollevò tra le braccia, la portò nella sua stanza e la depose sul letto, ancora priva di sensi. Quindi prese a strofinarle le tempie, a strofinarle le mani, e ad usare tutti i mezzi possibili per farla riavere.15 Infine, non senza difficoltà, vi riuscì. da Il Monaco, Einaudi, Torino 1970 V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, F.R. SAURO, Trame e intrecci © SEI 2011 CAPITOLO UNO il romanzo gotico 4 on line IL BRANO Anche il secondo brano è tipicamente gotico. In esso un’altra protagonista, Agnese de Medina, si è fatta monaca credendosi abbandonata dal fidanzato, Raimondo. Quando questi, trattenuto suo malgrado lontano da Madrid, ricompare, i due scoprono di amarsi ancora e per giunta Agnese aspetta da lui un figlio. La crudele madre Superiora, scoperta la tresca, per punirla e coprire lo scandalo, somministra alla ragazza una pozione che la fa cadere in uno stato di morte apparente. Dichiarata morta agli occhi del mondo, Agnese è rinchiusa nei sotterranei del convento, dove dovrà rimanere fino alla morte per espiare i suoi peccati. Il brano seguente, narrato in prima persona da Agnese dopo la liberazione, rievoca la sua presunta morte e il momento in cui essa riprende i sensi nel sotterraneo. Il Monaco è narrato per lo più in terza persona da un osservatore esterno, tuttavia, Lewis ricorre talvolta all’artificio di lasciare la parola a qualcuno dei protagonisti allo scopo di aumentare il pathos della narrazione e accrescere il coinvolgimento del lettore. La sepolta viva a mia presunta morte fu accompagnata dai più grandi tormenti. Quelli ch’io credevo i miei ultimi momenti furono amareggiati dalle assicurazioni della Superiora, secondo le quali la mia perdizione era sicura; e quando gli occhi mi si chiusero la udii ancora sfogare la sua rabbia in anatemi1 e maledizioni al mio indirizzo. L’orrore di questa situazione, di un letto di morte da cui era bandita ogni speranza, di un sonno dal quale mi sarei svegliata soltanto per trovarmi in preda alle fiamme e alle furie, fu così spaventosa da non potersi descrivere. Quando ripresi i sensi, il mio animo era ancora impregnato di queste orribili idee. Mi guardai attorno piena di paura, aspettandomi di vedere i ministri2 della divina vendetta. Per la prima ora, i miei sensi erano così sconvolti, il mio cervello così ottenebrato,3 che invano cercai di ordinare le strane immagini che fluttuavano confusamente dinanzi a me. Se tentavo di alzarmi, la testa mi girava a tal punto che ricadevo a terra. I miei occhi deboli e annebbiati non sopportavano d’avvicinarsi un po’ di più a una fioca luce che vedevo palpitare sopra di me. Ero costretta a richiuderli e restarmene immobile nella stessa posizione. Trascorse più di un’ora prima che mi riprendessi a sufficienza per esaminare ciò che mi circondava. Quando infine vi riuscii, il mio petto si riempì d’orrore! Mi trovai distesa sopra una sorta di giaciglio di vimini. Aveva sei manici, che senza dubbio erano serviti alle monache per trasportarmi nella mia tomba. Ero coperta con un lenzuolo, sparsi sopra di me v’erano alcuni fiori appassiti, da una parte era posato un piccolo crocefisso di legno, dall’altra un rosario a grossi grani. Intorno a me v’erano quattro basse pareti. Sul soffitto s’apriva una piccola grata da cui entrava la poca aria che circolava in quel misero luogo. Un debole chiarore che penetrava attraverso le sbarre mi permetteva di distinguere gli orrori che mi circondavano. Ero oppressa da un fetore4 soffocante e vedendo che la grata non era chiusa, pensai che forse avrei potuto fuggire. Nell’alzarmi a questo scopo, posai la mano su qualcosa di molle: l’afferrai e l’accostai alla luce. Dio onnipotente! Quale fu il mio disgusto! La mia costernazione!5 benché putrefatta e piena di vermi, scoprii che era una testa umana in disfacimento, e riconobbi in essa i lineamenti d’una monaca che era morta alcuni mesi prima. La gettai via e ricaddi quasi senza vita sulla mia bara. Quando mi riebbi, quel fatto, e la coscienza di esser circondata dagli orribili corpi delle mie compagne morte, accrebbero il mio desiderio di fuggire da L 5 10 15 20 25 30 35 1. anatemi: formule di dannazione. 2. ministri: coloro che avrebbero eseguito la condanna. 3. ottenebrato: confuso. 4. fetore: puzza forte e nauseante. 5. costernazione: sgomento. V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, F.R. SAURO, Trame e intrecci © SEI 2011 volume A on line volume A 5 SEZIONE III - IL ROMANZO nascita e sviluppo del romanzo moderno 40 45 6. cripta: sotterraneo di una chiesa utilizzato come luogo di sepoltura. 7. sudario: lenzuolo funebre. 50 quella spaventosa prigione. Di nuovo mi accostai verso la luce. La grata non era alta, la sollevai senza difficoltà: probabilmente era stata lasciata aperta per facilitarmi la fuga dalla cripta.6 Approfittando delle irregolarità del muro e di alcune pietre sporgenti, riuscii ad arrampicarmi e a trascinarmi fuori della mia prigione. Mi ritrovai in una grotta abbastanza spaziosa. All’intorno si aprivano ordinatamente diverse tombe in tutto simili a quella da cui ero appena fuggita e all’apparenza notevolmente profonde. Una lampada sepolcrale, appesa alla volta con una catena di ferro, gettava nella cripta un cupo chiarore. Da ogni parte si vedevano emblemi di morte: teschi, scapole, femori e altre reliquie erano sparsi sull’umido terreno. Ogni tomba era ornata d’un grande crocefisso e in un angolo si levava una statua in legno di santa Chiara. A tutta prima non feci alcun caso a questi oggetti: i miei occhi erano stati attirati da una porta, l’unica uscita da quella cripta. Mi affrettai verso di essa dopo essermi strettamente avvolta nel mio sudario,7 la spinsi e con indicibile orrore mi accorsi ch’era chiusa dall’esterno. da Il Monaco, Einaudi, Torino 1970 APPROFONDIMENTO CINEMA Anno: 2002 Regia: Chris Columbus Interpreti: Daniel Radcliffe, Richard Harris, Rupert Grint, Emma Watson, Kenneth Branagh Harry Potter e la camera dei segreti l secondo film dedicato al personaggio creato dalla scrittrice inglese Joanne K. Rowling, pone particolarmente l’accento sulla ambientazione “gotica” caratteristica della serie. Il classico repertorio del genere viene rivisitato, aggiornato e messo in risalto da imponenti scenografie, splendidi costumi e spettacolari effetti speciali. I Alcune inquadrature dal film di ambientazione tipicamente gotica. V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, F.R. SAURO, Trame e intrecci © SEI 2011 CAPITOLO UNO il romanzo gotico 6 on line STRUMENTI DI LETTURA La storia Il Monaco è un tipico romanzo “gotico”, aggettivo che nell’Inghilterra di fine Settecento coniugava il “ pittoresco ” al “ raccapricciante”. “Pittoresco” indicava una scena, una situazione (ma anche una veduta, un oggetto) che per le sue qualità specifiche suscita interesse ed emozioni particolari. Poiché nel “gotico” queste insistono soprattutto sul terrore e il raccapriccio, potremmo dire che “gotico” esprime insomma il piacere della paura. Accingendosi a scrivere un’opera di un genere letterario ben definito, Lewis ne adotta dunque coscientemente le convenzioni. I personaggi Antonia nel primo brano, Agnese nel secondo, incarnano la fanciulla perseguitata, figura che il romanzo gotico deriva direttamente dall’ingrediente-base del romanzo sentimentale del Settecento, l’eroina giovane e ingenua vittima di individui dissoluti. Nel Monaco, intorno alla fanciulla perseguitata ruotano sinistri conventi, religiosi depravati, oscuri complotti e atrocità. La minaccia che incombe su Antonia è per ora soltanto annunciata dalla terrorizzante apparizione del fantasma, mentre Agnese, risvegliatasi nel sepolcro, sta già vivendo il suo terribile destino di creatura inerme vittima di spietati persecutori. Il narratore e la focalizzazione Il primo brano è narrato in terza persona da un narratore esterno e onnisciente, il quale è in grado di “controllare”, come potrebbe fare il regista di uno spettacolo teatrale, tutti gli elementi della scena (e, a ben guardare, proprio a una scena di teatro somiglia l’episodio di Antonia, con il vento, la luce languente, i gesti incoerenti della protagonista sempre più in preda al terrore). Nel secondo brano , invece, il narratore esterno si fa da parte per lasciare spazio al racconto in prima persona. Il fatto che alcuni momenti salienti della storia siano narrati dagli stessi protagonisti, è un espediente che conferisce al racconto quel “tono” di veridicità caratteristico della testimonianza diretta, accrescendo l’effetto drammatico e aumentando il coinvolgimento del lettore. Inoltre, quando Agnese racconta la sua esperienza di sepolta viva, il fatto che a parlare sia un io narrante rende il lettore consapevole che la protagonista – proprio perché sta raccontando la sua storia – alla fine si salverà. Ma a questo punto s’innesca il tipico procedimento della suspense: la protagonista si salverà, ma quando, come, e soprattutto dopo quante altre traversie? Antoine Wiertz (1806-1865), Il sepolto vivo, 1854, particolare. Il belga Wiertz conobbe in vita un grandissimo successo, che riscattò un’infanzia di miseria e di stenti. Accanto alle opere solenni, storiche e celebrative, vi è nella sua produzione, intorno alla metà del XIX secolo, un curioso filone dedicato a opere macabre, con scheletri, giovani suicidi, madri assassine. Lo spazio Entrambi gli episodi sono ambientati in luoghi chiusi, che, seppure assai diversi tra di loro, simboleggiano i due estremi caratteristici del romanzo gotico: da una parte, uno spazio “normale” che alcune circostanze trasformano in teatro di avvenimenti eccezionali, dall’altra uno spazio “anomalo” e di per sé angosciante, dove avviene qualcosa di “impossibile” (una persona viva chiusa in una tomba). Antonia si muove nella stanza di un comune appartamento, che però l’ora notturna, la luce incerta e il vento sibilante trasformano nell’inquietante scenario di una sinistra apparizione. Agnese, invece, si risveglia in una tomba, e lo spazio destinato ai morti diventa l’orribile scenario di quella che si annuncia come un’interminabile agonia. V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, F.R. SAURO, Trame e intrecci © SEI 2011 volume A on line SEZIONE III - IL ROMANZO nascita e sviluppo del romanzo moderno di ffi co ltà LABORATORIO Comprensione L’apparizione del fantasma 1 Dove si svolge l’azione e in quali condizioni temporali e atmosferiche? 2 Qual è lo stato d’animo di Antonia all’inizio del brano? 3 Quali avvenimenti della sua infanzia contribuiscono a determinarne l’attuale stato d’animo? 4 Attraverso quali manifestazioni fisiche si rivela lo stato d’animo di Antonia? 5 Quali sono i segni premonitori che annunciano l’apparizione del fantasma? 6 Che aspetto ha il fantasma? Quali azioni compie? La sepolta viva 7 Dove è ambientato il brano? 8 Quando Agnese apre gli occhi, all’inizio del brano, che cosa si aspetta di vedere? 9 Chi e perché l’ha rinchiusa nel luogo in cui si trova? 10 Su che cosa è sdraiata? Qual è il suo abbigliamento? 11 Quali presenze vi sono intorno a lei? Comprensione globale di ffi co ltà 12 Quali sono le condizioni di Agnese all’inizio del brano? E alla fine? 13 Quali elementi, comuni ai due brani, li caratterizzano come appartenenti la genere gotico? di ffi co ltà 7 Laboratorio volume A Analisi La storia Vedi a p. 6 L’apparizione del fantasma 14 L’apparizione soprannaturale del fantasma interrompe il “normale” svolgersi degli eventi; ti proponiamo una divisione del brano in sei sequenze: dai un titolo in stile nominale ad ogni sequenza, in modo da evidenziare i gradi di passaggio dalla “normalità” fino all’irruzione del soprannaturale, quindi il ritorno a una condizione di normalità con lo svenimento di Antonia e l’intervento di Donna Giacinta. V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, F.R. SAURO, Trame e intrecci © SEI 2011 8 il romanzo gotico Sequenze Righi 1 1-17 2 17-31 3 32-44 4 44-51 5 52-70 6 71-77 volume A Titoli La sepolta viva 15 Dividi il brano in sequenze, prevalgono quelle dinamiche (narrative o dialogiche), oppure statiche (descrittive o riflessive)? I personaggi Vedi a p. 24 LE SS IC O L’apparizione del fantasma 16 Qual è l’atteggiamento di Antonia rispetto alla superstizione? 17 Come definiresti lo stato d’animo di Antonia? Scegli tra i seguenti aggettivi quelli che ti paiono maggiormente adatti e motiva le tue scelte con riferimenti al testo. Fragile Coraggioso Cinica Codarda Terrorizzata Inquieta Spavalda Calma La sepolta viva 18 Come reagisce Agnese quando scopre di essere una “sepolta viva”? LE SS IC O Laboratorio CAPITOLO UNO on line 19 Definisci il carattere di Agnese con tre aggettivi a tua scelta. Lo spazio Vedi a p. 66 L’apparizione del fantasma 20 In questo brano, lo spazio ha una dimensione simbolica? Sì No Motiva in poche righe la tua risposta con riferimenti al testo. 21 Sottolinea nel testo tutti quegli elementi ambientali che contribuiscono a creare un’atmosfera tipicamente “gotica”. 22 Antonia si trova in una stanza del tutto “normale”, che tuttavia si trasforma rapidamente in un luogo d’incubo. Sottolinea le notazioni che determinano questo mutamento d’atmosfera, evidenzia le circostanze ambientali che rafforzano il suo iniziale stato d’animo. La sepolta viva 23 In questo brano, lo spazio ha una dimensione simbolica? Sì No Motiva in poche righe la tua risposta con riferimenti al testo. V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, F.R. SAURO, Trame e intrecci © SEI 2011 on line SEZIONE III - IL ROMANZO nascita e sviluppo del romanzo moderno 24 Sottolinea nel testo tutti quegli aggettivi che contribuiscono a creare un’atmosfera tipicamente “gotica”. 25 Il luogo in cui si trova Agnese condiziona chiaramente il suo stato d’animo. Sottolinea nel testo tutti quei passaggi in cui questo condizionamento si rivela con particolare evidenza. Il narratore e la focalizzazione Vedi a p. 88 L’apparizione del fantasma 26 In quale persona è narrata la vicenda? 27 Il narratore è: esterno Prima Terza interno 28 Se si tratta di un narratore esterno, interviene con commenti, giudizi, spiegazioni? Se sì, indica in quali punti. La sepolta viva 29 In quale persona è narrata la vicenda? 30 Il narratore è: esterno Prima Terza interno 31 Com’è la focalizzazione? Zero Esterna Interna fissa Interna variabile di ffi co ltà 9 Laboratorio volume A Testo e contesto I clichés del romanzo gotico L’apparizione del fantasma e la sepolta viva Il successo del genere gotico è dovuto anche al fatto di far leva su sentimenti primari ed eventi di forte impatto emotivo quali la paura, l’orrore, il delitto, l’apparizione del soprannaturale ecc. 32 In entrambi i brani il sentimento predominante è quello del terrore. Vi sono, tuttavia, profonde differenze, perché in un caso esso ha un’origine soprannaturale, mentre nell’altro nasce da circostanze molto concrete. Nella tabella sottostante, indica brevemente gli elementi caratteristici di ciascun brano che determinano la situazione di terrore. Brano 1 Brano 2 .................................................................................................................. .................................................................................................................. .................................................................................................................. .................................................................................................................. .................................................................................................................. .................................................................................................................. .................................................................................................................. .................................................................................................................. .................................................................................................................. .................................................................................................................. .................................................................................................................. .................................................................................................................. .................................................................................................................. .................................................................................................................. V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, F.R. SAURO, Trame e intrecci © SEI 2011 Produzione 10 il romanzo gotico di ffi co ltà Laboratorio CAPITOLO UNO on line 33 Trascrivi il brano dal rigo 20 («Si era nel cuore della notte») al rigo 41 sostituendo alla terza persona un io narrante Vedi a p. 48 e 91 e portando tutto al presente. Che cosa cambia nella narrazione? 34 Metti in evidenzia il crescendo di orrore che caratterizza lo stato d’animo di Agnese, il suo vano desiderio di fuggire, la scoperta di nuovi orrori all’interno del sepolcro trascrivendo l’intero brano dal punto di vista di un narratore esterno in terza persona Vedi a p. 48 e 91 , usando il presente. Che tipo di narrazione emerge? Quali differenze riscontri rispetto all’originale? 35 Figure tipiche del romanzo della seconda metà del Settecento sono le “fanciulle perseguitate”. Fai un confronto intertestuale , scrivendo in un breve testo quali elementi consentono di annoverare Agnese e Antonia in questa categoria di personaggi. V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, F.R. SAURO, Trame e intrecci © SEI 2011 volume A