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ICONE - IC Cavriago
ICONE: IMMAGINI DELL’INVISIBILE RICERCA ED ELABORATI IN MOSTRA Gli alunni delle classi 2° A- B- C- D- E Scuola Secondaria di I Grado“G.Galilei” Cavriago (RE) Presentazione e Ricerca a cura della Prof. Patrizia Acquatici Sala mostre comunale Piazzale “D.G.Dossetti” Orari :Venerdi mattina 24.5.13 dalle 8 alle 13 Sabato 25.5.13 dalle 8 alle13 e dalle 15 alle 19 Domenica 26.5.13 dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO Durante le ore di I.R.C.(Insegnamento Religione Cattolica) i ragazzi hanno effettuato una ricerca in rete, delle varie tipologie di icone e il loro significato storico/simbolico. Successivamente le immagini della ricerca sono state stampate su tela e disposte su telai di legno realizzati dai ragazzi. Durante le ore di ARTE le icone sono state riprodotte dagli alunni, su tavole di legno Tutte le classi 2° dell’a.s. 2012/2013 sono state coinvolte nel progetto Classe 2 B : ICONE DEL SALVATORE Classe 2 D : ICONE DELLA MADRE DI DIO ODIGITRIJA “ “ MADRE DI DIO DALLE TRE MANI Classe 2C : ICONE DELLA MADRE DI DIO DELLA TENEREZZA “ “ MADRE DI DIO DEL SEGNO Classe 2 A : ICONE DEI SANTI Classe 2 E : ICONE DELLE FESTE La ricerca in rete e le informazioni storiche sono state curate dalla Prof. Patrizia Acquatici La realizzazione dei telai in legno, è stata curata dal Prof. Angelo De Mitri. La realizzazione degli elaborati è stata curata dai Prof. Angelo Imbimbo e Prof. Alessandra Morini Le musiche sono state curate dalla Prof. Vera Di Stefano. La mostra è stata curata dai Prof. Acquatici, Imbimbo e Morini. CHE COS’E’ L’ICONA Il termine icona deriva dal greco eikòn e significa immagine, l’icona esprime la religiosità dell’oriente cristiano, in particolare del popolo russo. Non è una semplice immagine bensì un luogo della Presenza Divina, infatti i pittori di icone erano e sono tuttora monaci che univano allo studio della pittura la penitenza e l’ascesi spirituale. L’iconografo non cerca un suo concetto di bellezza, ma la Verità che discende nell’icona e si riveste nelle sue forme, per questo le regole dell’arte iconografica non sono create dai pittori, ma custodite dai Padri della Chiesa. Asia Ganga LA TECNICA DELLE ICONE La base dell’icona è una tavola di legno stagionato, di solito di tiglio o di cipresso, legni che secondo la tradizione sarebbero stati i legni della croce di Cristo. La tavola viene poi scavata in modo che i bordi restino rilevati e ci sia, al centro, l’arca o culla. L’arca viene ricoperta da uno strato di garza di lino (forse per ricordare il sudario di Cristo). Vengono poi passate sette mani d’impasto di colla e gesso (simbolo dei 7 giorni della creazione). Il tutto viene levigato ben bene e la tavola è pronta per accogliere il dipinto. Il disegno segue schemi molto rigidi: inizialmente la tavola viene incisa, poi si stende l’oro e si dipinge seguendo la tecnica dell’illuminazione, prima la base scura e poi man mano le parti più chiare. Il dipinto viene eseguito sulla parte convessa poiché il legno si imbarca, mentre la parte concava resta sul retro. Le icone sono quasi sempre anonime, o si poteva scrivere “per mani di…” come per sottolineare che l’icona è sempre una rivelazione, l’iconografo è solo un mezzo, un tramite. Asia Ganga IL CRISTO SALVATORE Andrej Rublev, Il Cristo Salvatore, XVIII sec. Galleria Tret'jakov Mosca. (classe 2B) Il Cristo Salvatore di Andrej Rublev Dipinta agli inizi del XV secolo tra il 1410 e il 1420 Si presenta come estremamente rovinata: rimangono il volto e una piccola parte di panneggio. Fu ritrovata alla fine dell’Ottocento da alcuni ricercatori: veniva usata come asse di passaggio per accedere a una stalla, l’immagine era capovolta verso il basso, questo fa pensare che nessuno sospettasse che dietro contenesse l’immagine, inoltre l’immersione in un terreno umido bagnato ha intaccato irrimediabilmente la superficie. Il volto di Cristo lega la maestà e la perfezione della divinità, evidenti soprattutto nella forza dello sguardo, con la delicatezza e la remissività dell’umanità, accennata dal sorriso carico di benevolenza. Anna Maria Stravino, Nicol Furlotti, Samuele Gherardi, Lara Aloi Anonimo. Il Cristo Salvatore, XIII sec. Monastero di Hilandar, Monte Athos Grecia. (classe 2B) Il Cristo Salvatore del Chilandari Dipinta agli inizi del XIII sec. da un anonimo dell’Athos, l’immagine fu poi trasferita nel Monastero serbo del Chilandari. L’aureola si presenta singolarmente segnata da una croce contenente un’iscrizione che simboleggia la santità di Dio espressa attraverso il cerchio e sottolineata dalla lamina d’oro. Ai lati troviamo le iscrizioni IC XC: sono la prima e l’ultima lettera del nome di Gesù IESUS e il suo titolo particolare XRISTOS, la linea ondulata sopra IC XC indica appunto questa contrazione (da considerare che nello slavo antico le S finali erano contrassegnato da un segno grafico simile alle nostre C maiuscole). Il Cristo indossa la tunica rossa che indica la regalità. La mano destra è benedicente, e nella mano sinistra regge il libro della Vita. Gesù ha un volto incantevole, questo è dovuto al raro equilibrio che si può osservare fra il sorriso accogliente ricco di benevolenza e la fermezza dello sguardo che incutono rispetto e venerazione. Amanda Cogotti, Andrea Martelli, Francesca Panciroli, Annunziata Gabriele. Anonimo. Il Cristo Pantocratore, IV sec. Monastero di S. Caterina, Monte Sinai. (classe 2B) Il Cristo Pantocratore del Monte Sinai L'icona del Cristo Pantocratore del Sinai è la più antica giunta ai giorni nostri. Risale alla prima metà del IV secolo d.C. ed è dipinta su tavola di legno. Il suo nome è dovuto al luogo in cui viene custodita, cioè nel monastero di Santa Caterina del Sinai. Il Cristo è seduto su un trono, che si scorge alle sue spalle; ha l' aureola crociata, su fondo oro-verdastro. La mano destra è benedicente mentre con la sinistra regge un libro tempestato di pietre preziose. Gli elementi caratterizzanti sono quelli che poi si ritroveranno in tutte le icone successive del Cristo: il volto asimmetrico, una guancia tumefatta e le sopracciglia non sono allo stesso livello, la barba e i baffi non sono simmetrici, i capelli appaiono lontani dal viso, il naso è lungo e diritto, le orecchie sono piccolissime, la bocca è piccola, in coincidenza con la mano destra che benedice vi è la ferita del costato. Nicolò Montanari, Sara Tragni, Rebecca Sassi, Lazzarini Samuele Andrej Rublev. Il Salvatore tra le potenze, XV sec. Galleria Tret'jakov, Mosca. (classe 2B) Il Salvatore fra le Potenze o Cristo nella Gloria Il Cristo è rappresentato a figura piena, è seduto su una sorta di trono appena accennato. I piedi nudi posano su uno sgabello munito di ruote alate. La triplice gloria che lo circonda è resa attraverso diversi colori e forme: la prima è una losanga rosso fuoco; la seconda è un ovale verde-ulivo adornata di cherubini e serafini; la terza è un rettangolo anch’esso rosso-fuoco e decorato nei quattro angoli con i quattro esseri viventi: in alto a sinistra un uomo alato, a destra un’aquila; in basso a sinistra un leone alato e a destra un toro alato, i simboli dei quattro Evangelisti. Il Cristo con la mano destra benedice e con la mano sinistra regge un libro aperto. Nonostante la sua imponente figura di giudice della storia, i tratti del volto e degli occhi, rivolti al fedele che contempla l’icona, rivelano una connotazione misericordiosa e amorevole. Mattia Gilioli, Vladimir Bettuzzi, Avallone Deborah, Claudia Costoli. Anonimo. Il Salvatore Acheropita, 1167ca. Galleria Tret'jakov, Mosca. (classe 2B) Il Mandylion Il Mandylion era un telo venerato dalle comunità cristiane orientali, sul quale era raffigurato il volto di Gesù. L'immagine ritenuta di origini miracolosa era detta acheropita cioè "non fatta da mano d’uomo". Il Mandylion conservato inizialmente a Edessa in Mesopotamia, fu traslato a Costantinopoli, se ne persero poi le tracce nel 1204, quando la città fu saccheggiata nel corso della quarta crociata. La sua origine era spiegata in modo leggendario: si narra che a Edessa re Abgar V Ulkama, “ il Nero”, gravemente ammalato di lebbra mandò il suo servo Anania da Gesù perchè disegnasse il suo volto e lo riportasse a Edessa. Non riuscendo, Gesù prese il telo lo passò sul suo viso e l’immagine del volto di Cristo vi rimase impressa. Quel panno, è chiamato Sindon o Mandylion. Alcuni studiosi ritengono che esso sia lo stesso telo noto oggi come la Sindone di Torino. Giulia Porracchio, Doriana Cantarelli, Anastasiya Medvedenko, Asia Ganga, Alex Sandrolini. MADRE DI DIO DELLA TENEREZZA E MADRE DI DIO DEL SEGNO Madre di Dio della Tenerezza o “Eleusa” Nell’iconografia Maria non e mai disgiunta dal Cristo. Questo nome viene dall' atteggiamento della Madre china verso il bimbo il quale appoggia la guancia a quella materna, mentre con una manina le abbraccia il collo. Lo sguardo della Madre, cosi intenso e sereno e nello stesso tempo cosi doloroso, rivela una tenerezza non solamente umana, né un colloquio puramente umano. La tradizione vuole che il momento della tenerezza sia quando Cristo rivela alla Madre la Passione e la Morte che lo aspettano. Nello sguardo profondo di Maria si legge il suo “fiat”, il suo sì. E’ come se ripercorresse tutte le prove, i dolori e i patimenti che aspetteranno a Lei e a tutta l’umanità. Anonimo, Madre di Dio della tenerezza o di Vladimir, XIII sec. Galleria Tret’jakov, Mosca. (classe 2C) Madre di Dio della Tenerezza di Vladimir E' il tipo di icona più antico, più bello e più popolare della Russia, si può dire che ne è la patrona. E' un' icona bizantina, antichissima detta di Vladimir, che fu regalata intorno all' anno 1000, ai primi sovrani russi. Vladimir fu il primo sovrano cristiano, convertito in seguito ai suoi lunghi rapporti con l'impero bizantino, la cui cultura influenzò tutta la Russia. Quest' icona seguì la storia del popolo russo da Kiev a Vladimir fino a Mosca. E' stata nel Cremlino, nella Chiesa della Dormizione; portata via durante la Rivoluzione d'ottobre; restituita poi alla chiesa d'origine. Ai suoi piedi si sono svolte tutte le vicende più tragiche, più dolorose, più miracolose e più belle del popolo russo. Simone Mascaro, Giuseppe Panariello, Carlotta Raccardi, Chiara Dall’Aglio. Anonimo, Madre di Dio Donskaja (è la Madre della tenerezza del Don), XIV sec. Russia. (classe 2C) Madre di Dio Donskaya E' la madre della tenerezza del Don, famosissima perché ha protetto i Russi dai Tartari, nel 1380 presso il fiume Don, i quali avevano compiuto molte scorrerie paragonabili alle nostre invasioni barbariche. L’icona che prende il nome da questa vittoria, fu regalata da San Sergio al principe di Mosca. Grazie alla sua protezione, la Russia fu salvata dai Tartari. Elena Melloni, Nicole Cadegiani, Iorgj Antony, Mattia Banin Anonimo, Madre di Dio della tenerezza, XVIII sec. Museo di Berat Albania. (classe 2C) Madre di Dio della tenerezza veneto-cretese. Museo di Berat Albania Diversamente dalla Madre di Dio Odigitrija, che dà risalto alla parte divina, questo tipo di icona, presenta Maria insieme a Gesù bambino in una posizione più intima, mettendone in evidenza la parte più umana. Maria viene presentata con un “marfione” porpora decorato che ricopre la testa e scende sulle spalle e sotto di esso un copricapo verde. Essa stringe al petto Gesù con la mano sinistra e appoggia la testa al bambino. Sulla fronte e sulle spalle le stelle, simboleggiano la verginità di Maria. Gesù appoggia la mano sinistra sulla mano di Maria e con la destra stringe una pergamena arrotolata. I sandali slacciati danno ancora più risalto alla parte umana della scena. Le aureole sono decorate con elementi vegetali e sono accompagnate da cerchi rossi. Ai lati dell’aureola di Gesù le iniziali del suo nome IC- XC, mentre negli angoli superiori le iniziali del nome Maria MP-OV. L’Icona presenta un nuovo stile iconografico per come è posizionato il bambino per le forme delle vesti e per i dettagli, diverso da quello tradizionale. Letizia Cremaschi, Kevin Fema, Elisa Tamelli Anonimo, Madre di Dio di Fedorov, inizio XIX sec. Kastromà o Jeroslav Russia. (Classe 2C) Madonna della tenerezza di Fedorov “Scritta” nel XIX secolo a Kastroma'. La tradizione attribuisce l’icona al maestro Fedorov. Sulla alta riva del Volga, sorse un piccolo monastero di monaci chiamato di Fedorov in nome della icona della Madonna di Fedorov, che secondo la tradizione, ha guidato i fondatori della città di Gorodets e ha indicato il luogo per la creazione del monastero stesso. Arianna Fornaciari, Caterina Burani, Julian Ferrari Anonimo, Madre di Dio del segno, inizio XVIII sec. Russia centrale. (classe 2C) Madre di Dio del segno o “Panaghia” Dal greco “La tutta Santa”. É il tipo di icona più solenne e più ieratica, Maria è rappresentata di fronte, con le mani alzate, nell'atteggiamento dell'orante e sul suo petto si apre un medaglione con la presenza non del Cristo, ma dell'Emmanuele, che è il Messia, l’Atteso dalle genti. Difatti quest'icona si rifà alla profezia di Isaia “..il Signore stesso vi darà un segno. Ecco la vergine concepirà e partorirà un Figlio che chiamerà Emmanuele “(Dio con noi) Isaia 7, 15. La Madonna allora si fa trasparente alla presenza del Cristo, del Messia. Rappresenta la Chiesa ed è “segno” di ciò che ogni cristiano è chiamato ad essere. Sara Imperato, Alex Catellani, Andrea Garofoli MADRE DI DIO ODIGITRIJA E MADRE DI DIO DALLE TRE MANI MADRE DI DIO ODIGITRIJA Sono icone che si differenziano per tipologia detta:Odigitrija per l’atteggiamento tra la Madre ed il Bambino che è diverso, infatti la Madre accoglie il Figlio in braccio, mentre con l’altra mano lo indica. Il termine greco Odigitrija si rifà forse alla parola Odigus che vuol dire guida. La Madre di Dio si manifesta qui come Colei che ci guida verso la vita. In tutte le icone di Maria, si notano sul capo e sulle spalle, delle stelle: simbolo antichissimo siriaco della verginità; e nello stesso tempo disegnano idealmente una croce. I colori usati per gli abiti della Madre di Dio, sono tradizionalmente i colori opposti a quelli usati per Cristo. Si nota appena il blu della tunica mentre il manto è rosso e marrone a varie sfumature. Il Bambino, ha sempre una tunica cosparsa da una specie di ragnatela d’oro che si chiama assit L’oro della pittura bizantina è il colore dei colori che contraddistingue la divinità. Luca Avena, Antonia Pinto, Andrea Ancora, Giulia Basirico’. Madre di Dio Odigitrija, XV sec. Russia. (Classe 2D) Anonimo, La Vergine nera di Czestochowa, datazione ignota, giunta a Jasna Gora nel 1382. Polonia. (classe 2D) Madonna Nera di Czestochowa L'immagine della Madonna di Czestochowa ha una storia travagliata e misteriosa. Fece la sua prima comparsa in epoca medievale e nel 1382 arrivò a Jasna Gora. La leggenda narra che il quadro sia stato dipinto da San Luca nell’anno 46 d.C. Sarebbe una delle prime immagini della Vergine Maria, e forse il quadro rappresenterebbe la Madonna con i suoi veri connotati. L'immagine fu irrimediabilmente danneggiata durante le Guerre Ussite, fallito ogni tentativo di restauro si decise di ridipingere l'immagine sulla stessa tavola di legno e di apporre due tagli sul viso della Vergine a memoria dell'oltraggio subito in quei giorni. Essa raffigura Maria con Gesù in braccio, il suo volto è dominate nel quadro, con l’effetto che chi lo guarda si trova immerso nello sguardo di Maria. Anche il viso del Bambino è rivolto al pellegrino, ma non il suo sguardo, che risulta fisso altrove. I due volti hanno un'espressione seria, pensierosa, che dà anche il tono emotivo a tutto il quadro. La guancia destra della Madonna è segnata da due sfregi paralleli e da un terzo che li attraversa; il suo collo presenta altre sei scalfitture.Gesù, vestito di una tunica scarlatta, tiene nella sinistra il libro; la destra è sollevata in gesto di sovranità e benedizione. La Madonna con la destra indica il Bambino. La veste e il mantello di Maria sono ornati con gigli, simbolo della famiglia reale d’Ungheria. Sulla sua fronte è raffigurata una stella a sei punte. Le aureole luninose attorno ai volti della Madonna e di Gesù contrastano con le tinte scure dei loro visi. Nadia Davoli, Anna Rondino, Mattia Esposito, Lisa Tagliavini, Alessio Venturi. Madre di Dio di Iviron, copia del 2011. Originale del IX sec. proveniente dal Monte Athos, attualmente in Russia. (classe 2D) Madre di Dio di Iviron o “Portaitissa” L’icona rappresenta una copia della venerata immagine della Madre di Dio, custodita nel monastero di Iviron sull’Athos fin dal 999. In precedenza all’epoca dell’iconoclastia l’icona era di proprietà di una vedova che viveva a Nicea. Durante il regno dell’imperatore iconoclasta Teofilo, i soldati irruppero nella casa della vedova, con l’ordine di sequestrare e distruggere tutte le immagini sacre trovate sia presso le case dei sudditi, che presso i luoghi sacri. In segno di disprezzo, uno dei soldati sfregiò l’ icona con la sua spada e subito del sangue cominciò a sgorgare dalle guance della Vergine, proprio nel punto in cui la spada aveva colpito. Ludmila Bettuzzi, Giacomo Vergnani, Ilaria Arancio, Matteo Pecchini, Emanuele Mevo. Madre di Dio di Kazan, datazione ignota,“scritta” probabilmente a Costantinopoli. Russia. (classe 2D) Madre di Dio di Kazan Nel 1579 un incendio distrusse quasi completamente la città di Kazan ad est di Mosca. Secondo la tradizione, un soldato perse la casa devastata dal fuoco e nel riedificarne un altra, la Madonna apparve a sua figlia di 9 anni, chiedendole di dire a tutti che una sua icona era sepolta sotto le rovine della casa bruciata. Nessuno credette al racconto della bimba, neppure dopo che la Madonna le apparve una seconda volta. Alla terza visione, la piccola scorse l'icona da cui si sprigionava una luce abbagliante e udì queste parole: “se non annuncerai a tutti quanto ti dico, apparirò in un altro luogo e una grande calamità si abbatterà su di voi”. Il messaggio venne respinto sia dal Governatore della città che dall'Arcivescovo. Soltanto quando la piccola cominciò a scavare nella terra, l’icona venne alla luce, avvolta in un vecchio drappo e perfettamente conservata. Fu collocata prima nella chiesa di S. Nicola e poi nella Cattedrale dell'Annunciazione. Maria è rappresentata a mezzo busto con il volto reclinato verso il Bambino che si regge in piedi sulle ginocchia della Madre, mentre con la mano destra benedice. Noemi D’Adamo, Valentina Gilli, Gabriele Rossi, Laetitia Albi. Madre di Dio dalle tre mani, XVIII sec. Russia. (classe 2D) Madre di Dio dalle tre mani Questa icona rappresenta un miracolo avvenuto tra l’ottavo e il nono secolo, quando divampò la lotta per l’iconoclastia, l’eliminazione cioè di tutte le icone, considerate come idoli. Uno dei più fervidi difensori delle icone fu San Giovanni Damasceno, che il Califfo di Damasco punì facendogli mozzare una mano. Giovanni dopo essere stato privato della mano, pregò Maria per tutta la notte e la mattina seguente si ritrovò la mano attaccata di nuovo al braccio. Egli regalò questa terza mano alla Madonna e da allora gli iconografi dipinsero questa tipologia di icona. Vincenzo Barbato, Caterina Ronzoni, Amedeo Coscelli, Ines Yao Aya. Agnello, Davide I SANTI San Giorgio di Lydda e il drago e 12 feste con episodi della sua vita, inizio XIX, Russia centrale. (classe 2A) San Giorgio e il Drago Giorgio era nato in Cappadocia, tra il 250/281 d.C. ed era figlio di Geronzio persiano e Policronia cappadoce, che lo educarono cristianamente. Da adulto divenne tribuno dell’armata dell’imperatore romano (probabilmente Diocleziano), il quale con l’editto del 303 iniziò a perseguitare i cristiani in tutto l’impero. Il tribuno Giorgio di Cappadocia allora distribuì i suoi beni ai poveri e dopo essere stato arrestato per aver strappato l’editto, confessò davanti al tribunale dei persecutori la sua fede in Cristo; fu invitato ad abiurare e al suo rifiuto, fu sottoposto a spettacolari supplizi e poi buttato in carcere. Qui ha la visione del Signore che gli predice sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre volte la resurrezione. E’ qui che la fantasia dei suoi agiografi, spazia in episodi strabilianti. La fantasia popolare inoltre e i miti greci di Perseo che uccide il mostro liberando la bella Andromeda, elevarono l’eroico martire della Cappadocia a simbolo di Cristo che sconfigge il male, (demonio) rappresentato dal famoso drago. Beatrice Martini, Sabrina Somma, Leonardo Ligabue, Gianluca Esposito San Nicola taumaturgo, con scene della vita, fine XVIII sec. Russia centrale. (classe 2A) San Nicola il Taumaturgo Nicola nato intorno al 280 d.C. sebbene non sia russo ma greco, è il più amato e il più venerato dal popolo russo. Viene raffigurato come un vecchio umile e canuto, il quale con calzari di corteccia e il bastone in mano, percorre in lungo e in largo la Russia. Per secoli invocato come protettore speciale degli indifesi e delle persone in pericolo, intercessore infallibile, avvocato dei naviganti e dei viaggiatori. Viene definito il “pronto soccorritore”. E’ considerato il costante benefattore del popolo russo. Olivia Colatini, Filippo Armani, Elena Gualerzi, Alessandra Franceschini. Andrej Rublev, San Paolo, 1407 Galleria Tret’jakov Mosca. (classe 2 A) San Paolo Paolo nacque a Tarso in Cilicia tra il 5 e il 10 d.C. Non conobbe mai personalmente Gesù, sebbene a lui coevo. Nell’anno 36 durante un viaggio a Damasco durante il quale avrebbe dovuto riportare prigionieri a Gerusalemme degli ebrei convertiti al cristianesimo, fece l’esperienza del Cristo risorto, si convertì e si fece battezzare. Dopo alcuni anni di vita eremitica si dedicò all’evangelizzazione. Dal 46 al 58 fece tre viaggi missionari, in Asia Minore e in Grecia. Nel 60 a Gerusalemme venne arrestato e condannato a morte, successivamente fece richiesta di essere condotto a Roma per chiedere la grazia all’Imperatore, che gliela concesse dopo tre anni di attesa in cui restò agli arresti domiciliari. Nel 67 nuovamente a Roma morì martire durante la persecuzione di Nerone. Federico Bigliardi, Maria Luna Noto Meoli, Alessandro Gualdi, Martina Baldini. Andrej Rublev, San Giovanni, 1408 Galleria d’arte Andrej Rublev. (classe 2A) San Giovanni Battista San Giovanni nacque ad Ain Karim una cittadina a ovest di Gerusalemme, nel 7 a.C., da una famiglia sacerdotale. Figlio di Zaccaria ed Elisabetta, cugina di Maria. San Giovanni annunciò l'arrivo del Messia e lo battezzò nel fiume Giordano. Il Battista morì decapitato a Macheronte in Transgiordania per ordine di Erode Antipa, probabilmente fra il 30 e il 35 d.C. E’ l'unico santo di cui si festeggia la nascita, (24 giugno) e il martirio (29 agosto). Giorgia Maggio, Samuele Ciavarella, Martina Catellani. San Francesco d’Assisi, XXI sec. Italia. (classe 2A) San Francesco d’Assisi Francesco nacque ad Assisi nel 1181. Dopo aver frequentato la scuola presso i canonici della cattedrale, a 14 anni si dedicò all'attività del padre, commerciante di stoffe. Egli trascorse una giovinezza spensierata tra le liete brigate degli aristocratici della città e la cura degli affari paterni. Nel 1205 avvenne l'episodio più importante della sua conversione: mentre pregava nella chiesa di San Damiano, raccontò di aver sentito parlare il Crocifisso, che per tre volte gli disse: «Francesco, va' e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina». I primi anni della conversione furono caratterizzati dalla preghiera, dal servizio ai lebbrosi, dal lavoro manuale e dall'elemosina. Francesco scelse di vivere in povertà, ispirandosi all'esempio di Cristo, lanciando un messaggio autenticamente evangelico alla società e alla Chiesa del suo tempo. Negli anni successivi Francesco fondò con alcuni compagni, l’Ordine dei Frati minori. Nel 1224 presso il convento dellaVerna ricevette le stigmate. Morirà ad Assisi alla Porziuncola il 4 ottobre del 1226. E’ stato proclamato Patrono d’Italia. Galatola Chiara, Federico Castagnoli, Filippo Raschi. LE FESTE Andrej Rublev, La Trinità, 1410, Galleria Tret'jakov, Mosca (classe 2E) La Trinita' Considerata “l’icona delle icone” rappresenta l'episodio biblico de “L'ospitalità di Abramo”, ma riconosciuta anche come la prima prefigurazione del Dio Trinitario. I tre angeli rappresentano la Trinità ma al tempo stesso tre pellegrini in viaggio, con il bastone che ancora stringono in pugno, portatori di un messaggio, lo testimoniano le ali di cui sono dotati, è Dio che si avvicina all'uomo e gli mostra la bontà delle proprie promesse. A Sara ed Abramo conferma la propria divinità promettendo una discendenza; a noi, osservatori, promette la sua vicinanza come Padre, come Figlio e come Spirito Santo. Le tre figure sono racchiuse dentro un cerchio ideale che vuole indicare pienezza e perfezione e sottolinea la circolarità degli sguardi d’amore delle tre Persone della trinità L'angelo centrale rappresenta il Figlio indossa la tunica rosso sangue, simbolo del sacrificio compiuto da Gesù. L'angelo di destra rappresenta lo Spirito Santo, ha una tunica blu simbolo della regalità e il mantello verde simbolo della forza vivificante dello Spirito, ha un atteggiamento di ascolto e di disponibilità verso l'angelo di sinistra, e sembra sul punto di mettersi in cammino. L'angelo di sinistra raffigura il Padre indossa un mantello color oro-rosso-lilla che appena si intravvede questo è simbolo che egli è il Dio che nessuno ha mai visto se non attraverso la bellezza della sua creazione. Nicolò Franchi, Jofin Dustan, Chiara Costantino, Antonio Grisi. Andrej Rublev, L’Annunciazione, 1405 Cattedrale dell’Annunciazione, Cremlino Mosca. (classe 2E) L’Annunciazione L'icona descrive la scena dell'Annunciazione, lasciando trasparire il dialogo tra Maria e l'angelo, non tanto dal movimento delle labbra, quanto dai gesti dei due personaggi. L'angelo Gabriele ha appena toccato la terra, con le ali ancora spiegate, trasmette il lieto annuncio. Indossa il mantello verde simbolo della vita che si rinnova e della speranza portata agli uomini dall’incarnazione di Gesù. Il blu della sottoveste esprime la trascendenza. Nella mano sinistra Gabriele regge la verga segno che egli è il messaggero di Dio. La mano destra protesa verso Maria simboleggia il contenuto del suo messaggio. La vicinanza della mano alla figura della Vergine indica la presenza di Dio accanto a Lei. La posizione delle dita indicano le iniziali del nome Gesù Cristo. Lo sguardo della vergine Maria evidenzia lo stupore e il turbamento che prova nel ricevere il messaggio. Ella sta in piedi con il capo inclinato sottolineando la sua piena disponibilità e accoglienza dell’ annuncio stesso. Maria indossa un mantello viola scuro, le tre stelle sulle spalle e sul capo, sono il simbolo della Verginità. La veste blu è segno della sua divinizzazione avvenuta con l'accoglienza del Cristo. Lo spirito santo è rappresentato dal raggio nero. Partendo dell’alto dell’emisfero, simbolo di Dio Onnipotente, scende come ombra misteriosa su Maria. Sabrina Merenda, Adelina Mursa, Nicole Puddu, Denise Di Micco, Mattia Rabitti, Riccardo Solarino. Scuola di Rublev, Nativita', XIII sec. Galleria di Tret'jakov, Mosca. (classe 2E) Natività di Andrej Rublev Dipinto a Mosca intorno al 1420, le scene sono divise in tre fasce orizzontali che si ordinano intorno all’immagine della Vergine e del Bambino. In basso a sinistra S. Giuseppe, seduto, medita sul mistero di questa nascita che non rientra nelle leggi della generazione naturale; a destra, le levatrici lavano il bambino appena nato, come si fa con ogni bambino che viene al mondo, ma in questo caso non è il Bambino ad aver bisogno di essere purificato, è piuttosto lui che santifica e vivifica l’acqua in cui viene immerso. Nella fascia mediana è raffigurato il mistero stesso della Natività: gli angeli adorano il Figlio di Dio e i pastori ricevendo l’annuncio dall’alto, si recano alla grotta. Distesa nel riposo, come ogni donna che ha dato alla luce il figlio, Maria appare al tempo stesso come la Santissima Sovrana, la Madre di Dio, che il tappeto rosso e oro incornicia in una mandorla di gloria. La figura del Bambino è tutta in riferimento pasquale: il suo corpo, che ha le proporzioni di quello di un adulto, è già stretto nelle bende della morte e giace in una mangiatoia più simile ad un sepolcro di pietra. Alle sue spalle si spalanca il buio della grotta, simbolo delle tenebre del mondo in cui egli accetta di entrare e di sprofondare per far sgorgare di nuovo la Luce. Francesca Anigoni, Buratti Carlotta, Milena Fiorini, Martina Lo Sardo. Anonimo, La Discesa agli Inferi, 1310, Chiesa di San Salvatore, Chora Istambul. (classe 2E) La Discesa agli Inferi L’icona è tratta dall’affresco della Risurrezione o Discesa agli inferi, realizzato intorno al 1310 da un iconografo bizantino anonimo, nell’abside della Chiesa di San Salvatore a Chora Istanbul. Nell’icona Gesù indossa una veste bianca, simbolo dell’innocenza, della luce e della teofania, cioè della manifestazione divina. L’abito di Adamo è verde, simbolo della vita nuova della speranza e dell’attesa della rinascita spirituale, che Gesù ha portato ad ogni uomo con la sua Risurrezione. Eva indossa veste e manto viola, il colore dell’Avvento e della Passione e perciò dell’espiazione. Il colore marrone chiaro delle rocce è simbolo della terra, dell’umiltà in senso positivo riferito a Gesù e della povertà in senso negativo, riferito all’aridità e alla povertà spirituale dell’uomo. Gli inferi sono dipinti in nero, simbolo del regno dei morti, delle tenebre del peccato, della morte spirituale. Il fondo oro è segno della luce divina dello Spirito, che rende l’icona, veicolo di grazia spirituale per chi la contempla in atteggiamento di preghiera. Nella parte bassa dell’icona, sotto i piedi di Gesù, sono raffigurate le porte degli inferi scardinate e abbattute a terra, da Cristo con la Sua Risurrezione. Nella zona nera dell’icona, simbolo degli inferi, sono sparse: le chiavi, i chiodi, la serratura, le cerniere dei cardini delle porte infernali e le catene. Le rocce aride raffigurate ad arco sono il simbolo della aridità della terra e quindi del nostro cuore, che si lascia però penetrare dalla potenza della Risurrezione. Raffaella Rizzo, Madalina Murarasu, Ambra Sassi Scuola di Novgorod. La Pentecoste, fine XV Sec. Mosca. (classe 2E) L’Icona della Pentecoste L’icona mostra il collegio degli apostoli, la pienezza misteriosa che richiama le dodici tribù di Israele; è la Chiesa che attende di essere rivestita di potenza dall’alto. In questo cenacolo vediamo anche Paolo primo a destra del posto vuoto di Cristo, con il libro in mano. Maria invece è assente. Gli apostoli sono seduti a semicerchio su una panca. Tale disposizione richiama la disposizione del clero nella liturgia delle Chiese orientali. In basso vediamo ancora un arco che racchiude un prigioniero vestito da re: si tratta del Cosmo che rappresenta l’ordine del creato, personificato da un vecchio, sazio di giorni. L’oscurità che lo circonda richiama le “tenebre e l’ombra di morte”. Egli si arrende per ricevere la grazia: i dodici rotoli che tiene con rispetto su un panno simboleggiano la predicazione dei dodici apostoli. In alto, al centro della icona, raffigurato dal semicerchio con i raggi che scendono verso l'assemblea riunita, vediamo lo Spirito Santo riversarsi sugli apostoli. I rotoli ed i libri che essi hanno nelle mani rappresentano la predicazione, l'annuncio della Buona Notizia che, non solo gli apostoli, ma ogni battezzato, è chiamato ad annunciare. Il messaggio dell’icona è carico di speranza. Da quando lo Spirito di Dio ha invaso la terra, l’uomo non può che credere in Dio e Dio non dispera mai di lui. Questo incontro di salvezza avviene nella Chiesa. Simone Moschini, Andrea Venturi, Daniele Ficarelli, Luca Orza.