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CANTO DI FERRO

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CANTO DI FERRO
Teatro Valdoca - Paesaggio con fratello rotto - Scritto da Mariangela Gualtieri per la regia di Cesare Ronconi ©2007 luca sossella editore srl. Roma
Seconda Parte
CANTO DI FERRO
LA GEISHA
Annunciare le stelle accogliere quel loro pane
nella mente - farsi nutrire.
Dondolare la mente fino
alla pulizia totale.
Tendere all'insù, come dettano
le cime delle piante.
Che cosa sei, tu? Movimento
del sangue che prende
aria e la circola per tutto
il regno. La diffonde. Io respiro.
Sono nella vita in una forma
respirata, tiepida, morbida e rosa.
Respiro continuamente. È il mio
punto d'innesco alla fiamma centrale.
È cosi semplice: respiro. Sono. Sono qui.
Una forza mi aziona il battito
gonfia e svuota il polmone.
Una forza mi tiene qui.
La terra è bellissima ora
avvolta in un cielo fiammeggiato.
Sento la sua antichità serena
quel suo essere cosmo.
Sento il cosmo che tiene
e non è stanco.
Solo l'uomo è stanco.
Solo lui dispera. Vuole e dispera.
Che cosa vuole? Che cosa vuole
l'inquieto grumo della creazione?
Valore vuole. Essere certo
d'esser qualcuno, d'esser qualcosa.
Da sé vuol farsi, sua propria mano
rimodellarsi. Creatura strana
anima zoppa - sempre.
RAGAZZO CANE
Chi affoga là dentro? Chi non ce la fa?
Stenditi bestia rotta. Senti per bene il dolore
quel suo respiro poggiato su un buco.
Dormi bestia zoppa, o muori, forse.
Non abbiamo più voglia
della tua lagna, del tuo star male
Teatro Valdoca - Paesaggio con fratello rotto - Scritto da Mariangela Gualtieri per la regia di Cesare Ronconi ©2007 luca sossella editore srl. Roma
che si ripete da ere.
Poi passa. Poi passa. Poi passa.
Poi passa. Poi passa. Poi passa.
Non senti dentro te
la gran festa del sangue?
T'immischi in torte faccende.
Ti ferisce sempre.
Hai più tempesta nel polmone
di tutte le flotte in mare aperto
hai tenebre cosi fonde e péste
hai notti cosi immense dentro,
prigioni non visitate dall'Onu
torture e bastonate. Dentro.
Hai notti cosi lunghe e mattine
opache, nebbie e penombre.
Morti del suo
sangue, morti della sua casa,
se potete soccorrere un poco illuminate ma non consolate istruite e non scancellate guidate e non risparmiate.
Vola. Adesso. Basta fingere quel rasoterra.
Vola. Vola. Vola.
Sei più immenso dell'angusto
abitacolo del corpo. Non fingere più.
Sorgi. Ora. Rimandi sempre.
Prendi tutto lo spazio. Brucia tutto
il tempo. Sorvola le cime del mondo.
Alloggia nel tuo cuore
le fate. Le orchesse. Le creature incantate
sono tutte qui. A te circondate.
Vaporizza il pensiero fino al puro
respiro. Ritorna al principio.
C'è tutto lo strascico di polvere d'oro
che fa di te un cosmo d'aurora
un guerriero in faccia ad Orione.
Hai cieli, hai stelle, hai prodigi di gioia
e abiti nel triste sgabuzzino della vita.
Guarda, ora! Il morso delle carogne
ha staccato la mano del portabandiera. Ai guerrieri
coi copricapo sontuosi hanno schiacciato le teste
riempito le bocche.
E noi ultimi andiamo
con fionde con archi
con frecce
Teatro Valdoca - Paesaggio con fratello rotto - Scritto da Mariangela Gualtieri per la regia di Cesare Ronconi ©2007 luca sossella editore srl. Roma
contro il nemico abissale.
RAGAZZA UCCELLO
Amore mio,
è difficile da questo fondo, da questo finale, dire come mi manchi, come immenso tu sei nel
mancare, adesso che mi sono persa fra masse dure, fra cinghie di buio pesto, senza divinità, senza la
tua mano che tutto sorregge. Tu mi credi più forte, mi pensi in oro e argento, ma guarda l'orma che
lascio, come di cagna, di passero stanco, di bruco, di mosca. Non vedi come mi spengo se non mi
ami? Mi secco come una pianta.
Amami ancora un poco, con cura, con tempo, con attesa. Amami come amano i forti spiriti, senza
pretesa, con fuoco generoso, con festa, senza ragionamento.
E scusa questo domandare ciò che si deve dare, questo avere bisogno, scusalo. Non è degno del
patto che lega la rondine al suo volo, la rosa al suo profumo, il vino al suo colore, il tuo cuore al
mio.
LE DUE BALLERINE
Bambina mia.
Per te avrei dato tutti i giardini
del mio regno, se fossi stata regina,
fino all'ultima rosa, fino all'ultima piuma.
Tutto il regno per te.
Ti lascio invece baracche e spine,
polveri pesanti su tutto lo scenario
battiti molto forti
palpebre cucite tutto intorno. Ira
nelle periferie della specie. E al centro
Ira.
Ma tu non credere a chi dipinge l'umano
come una bestia zoppa e questo mondo
come una palla alla fine.
Non credere a chi tinge tutto di buio pesto e
di sangue. Lo fa perché è facile farlo.
Noi siamo solo confusi, credi.
Ma sentiamo. Sentiamo ancora.
Siamo ancora capaci
di amare qualcosa.
Ancora proviamo pietà.
Tocca a te, ora,
a te tocca la lavatura di queste croste
delle cortecce vive.
C'è splendore
in ogni cosa. lo l'ho visto.
lo ora lo vedo di più.
C'è splendore. Non avere paura.
Ciao faccia bella,
Teatro Valdoca - Paesaggio con fratello rotto - Scritto da Mariangela Gualtieri per la regia di Cesare Ronconi ©2007 luca sossella editore srl. Roma
gioia più grande.
Il tuo destino è l'amore.
Sempre. Nient'altro.
Nient'altro. Nient'altro.
LA GEISHA
Il nemico lo sentiamo di notte
lo sentiamo di giorno e di pomeriggio
il nemico s'infila molto piano
. come un pidocchio nel folto dei capelli
e ci convince molto piano
di tutte le miserie che crediamo.
Noi non siamo fatti per andare alla morte
non è il respiro la lunghezza che ci tiene
il passo delle vene non è solo il respiro.
Non è spaccato il mondo sotto il piede
non è passata tutta quanta la storia
non c'è stata vittoria del finito
non c'è stato un passo di granito
che ha rotto lo scenario
nessuna bomba ci ha scoppiato il cervello
nessun uccello o pesce s'è macchiato
nessuna ala rotta, nessuna corsa
nella savana è stata interrotta
da un colpo di fucile,
nessuna balena impazzita
ha gridato fra le sabbie della riva
nessuna cosa viva è stata violata
nessuna parola buttata, nessun cielo
iniettato di nero, nessun'acqua sporcata,
nessuna mano ha colpito il fratello
nessuno mai ha avuto fame, nessuno qui
ha mai pianto, nessun canto zittito,
nessun grido è salito verso il cielo
e molti Dei attenti hanno soccorso continuamente
le anime di gente che non aveva capito
questo scherzo planetare:
noi non siamo fatti per morire,
i miliardi di anni calcolati
sono il tempo appassito in un fiore
un lampo del cuore fra battito e battito
un niente appiccicato a un niente
un finto baratro di ore.
Qualcosa dentro noi rimane intatto
qualcosa ride anche nella sventura
Teatro Valdoca - Paesaggio con fratello rotto - Scritto da Mariangela Gualtieri per la regia di Cesare Ronconi ©2007 luca sossella editore srl. Roma
qualcosa è certo che la nostra misura
non è un referto d'anatomia.
Somigliamo più alle distese del cielo
alla vertigine d'astronomia
coi suoi buchi di luce, alla chioma
del melo in fioritura
noi somigliamo perfettamente.
RAGAZZA UCCELLO
Cari amici,
vi scrivo da questa trincea con la mano che trema.
Pensarvi da qui, da questo mio stare per finire, pensare le vostre care facce, mi scaraventa in un
dolore che mi cambia il respiro.
Perché non vi ho mai detto la festa del mio cuore ogni volta che vi incontravo?
Voi, che non eravate fratelli ma quasi di più, che ci siamo incontrati come guidati da una mano
sacra, da forze cosi misteriose.
Ecco, ora, il pensiero di avervi amati distrattamente, dandovi per scontati, mi brucia. Mi brucia
pensare al pudore sciocco che mi ha fatto mascherare lo slancio. Perdonate la mia misura, la mia
cautela, il mio riserbo, la compostezza del mio bene per voi. Perdonate, perdonate, perdonate, come
si perdona il bambino spaventato. Ma di che cosa avevo paura? D'essere troppo poco, forse, d'essere
il niente che forse sono.
Da questo poco, da questo niente, vi chiamo, care facce del mondo, vi tengo strette con me.
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