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Speciale: Shunga, Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo Le stampe erotiche, chiamate “shunga”, acquistano popolarità in Giappone nel periodo che va dal 1600 al 1800, grazie all’emergere di una classe sociale molto forte economicamente. Stampate su carta con tavolette di legno intagliate, oltre al loro esplicito erotismo, rappresentano anche un fenomeno artistico importante. Queste stampe offrono infatti uno sguardo su molti aspetti peculiari della società giapponese dell’epoca. La parola “shunga” significa letteralmente ‘immagini della primavera’. La ‘primavera’ talvolta era usata in Giappone come metafora per alludere al sesso. Gli shunga sono stampe erotiche appartenenti alle xilografie policrome della scuola “ukiyo-e”. Le stampe rappresentano una delle espressioni artistiche di maggior rilievo nel periodo compreso tra il XVII e XIX secolo. Questo periodo è conosciuto sia come periodo Edo, dall’antico nome di Tokyo, sia come periodo “Tokugawa”, dal nome della dinastia al potere. La classe dirigente a quell’epoca era l’aristocrazia. Accanto ai nobili però www.mcl.lugano.ch 1/3 Kitagawa Utamaro pagina dal Michiyuki koi no hutosao (L’inflessibile bastone dell’amore). 1803. c’era una vasta classe di mercanti e artigiani molto ricchi, chiamati “Chonin”. I Chonin, esclusi dal potere politico, erano desiderosi di godersi la vita. Appassionati frequentatori del teatro kabuki, erano anche grandi consumatori di ukiyo-e e shunga. Perfino i grandi maestri dell’ukiyo-e, dunque, lavorarono agli shunga, che garantivano in genere migliori guadagni. Gli shunga nascono normalmente in serie di 12, come i mesi dell’anno. Hanno diversi formati: stampe, libri, libretti ‘tascabili’. Le stampe decoravano la casa, i libri potevano essere presi in prestito Paolo Ceccherini, in collaborazione con il Museo delle Culture di Lugano Gessai Gabimaru, Una oiran con l’amante, 1803 ca. Keisai Eisen, Due amanti, 1835-1840. dai librai ambulanti, mentre i libretti erano portati in giro come portafortuna, sia da uomini sia da donne. Utagawa Kuniyoshi, pagina da Setsugekka (Neve, luna e fiori), 18401845 ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013 pag. 10 Speciale: Shunga, Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo Diverse scuole furono attive nella realizzazione di shunga. Le scuole sono fondate dagli artisti più famosi, e normalmente tutti i discepoli prendono il cognome del primo maestro. Molti pittori shunga vivevano a Edo o a Osaka, centri ricchi e importanti, più dell’allora capitale imperiale Kyoto. Fino al 1760, il cosiddetto periodo ‘dei primitivi’, le stampe sono monocrome e i tratti più elementari. Il ‘periodo d’oro’, tra il 1760 e il 1820, si caratterizza per stampe policrome, composizioni più slanciate e più ricche. Infine nel ‘periodo tardo’, che va fino alla fine XIX secolo, le linee sono ardite e la tendenza è quella di riproporre dei temi classici reinterpretati. Kitagawa Utamaro è forse il più famoso disegnatore di shunga; visse tra il 1753 e il 1806. È noto soprattutto per la sua capacità di rappresentare la bellezza femminile, introducendone la componente psicologica. Un altro maestro è Isoda Koryusai, attivo tra il 1760 e il 1780. Koryusai era un samurai. Divenuto un “ronin” alla morte del suo padrone e quindi sciolto dal vincolo di fedeltà, si dedicò all’arte. Nishikawa Sukenobu, uno dei primitivi, fu attivo a Kyoto. Le sue stampe in bianco e nero, in particolare di figure femminili, sono caratterizzate da un www.mcl.lugano.ch tratto delicato. Un maestro del periodo d’oro, invece, è Torii Kiyonaga, il cui nome alla nascita era Sekiguchi Shinsuke. Prese il nome dalla scuola Torii, di cui fu il quarto titolare. La scuola Torii era legata alla rappresentazione degli attori del teatro Kabuki. Katsushika Hokusai, nato nel 1760 in un sobborgo contadino di Edo, a 18 anni iniziò l’apprendistato come incisore su legno. Si dedicò alla rappresentazione del teatro kabuki e di paesaggi, come le vedute del Monte Fuji. Spesso è difficile attribuire i lavori a questo maestro, perché lungo la propria vita assunse molti pseudonimi, probabilmente per evitare la censura politica. A un primo sguardo, l’amplesso e le dimensioni smisurate degli organi genitali sembrano l’unico ‘soggetto’ delle stampe “shunga”. L’aspetto erotico era importante a più livelli: per stimolare i sensi ed intrattenere, ed anche – forse sorprendentemente – per educare le giovani donne alla vita sessuale. La scena dell’amplesso, certo, attirava l’ attenzione degli acquirenti delle stampe del tempo, tanto quanto oggi quella dei visitatori. È comunque molto interessante dedicarsi ai Paolo Ceccherini, in collaborazione con il Museo delle Culture di Lugano 2/3 dettagli oltre l’eros, ai piccoli elementi di cornice, vero messaggio del pittore. Gli shunga, infatti, regalano uno sguardo sulla società giapponese di quel periodo: i volti, il kimono, i mobili, il rito del tè, lo scorrere delle stagioni, i paesaggi. Sono dettagli che permettono di cogliere aspetti di una borghesia ricca e desiderosa di godersi la vita, su molti fronti. Alle volte gli shunga mostrano anche ambienti domestici e familiari, ma per lo più è il mondo della ricca borghesia ad essere rappresentato, la vita mondana, e con lei gli interni delle “case verdi”, le case a pagamento delle “geisha” e delle “oiran”, molto pulite, eleganti e curate. Gli “shunga” ci permettono di cogliere molti aspetti della società giapponese nel periodo tra il 1600 e il 1800. Possiamo comprendere il ruolo della donna, che - secondo l’etica confuciana - è soggetta ad una triplice sottomissione: serva del padre prima, del marito poi, infine dei figli. I matrimoni in quel periodo sono Nishikawa Sukenobu, pagina da Koshoku tamatebako (Lo scrigno del libertino) 1710-1720 Yushido Shuncho,Koshoku zue jiniko (Immagini erotiche per 12 mesi) 1788 ca. Kitagawa Utamaro, Ehon Komachi biki (Abbracciare Komachi), 1802 ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013 pag. 11 Speciale: Shunga, Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo combinati e se l’uomo non ne è soddisfatto, ha il diritto di andare a cercare altrove quelle passioni che non è riuscito a trovare all’interno del matrimonio. Nelle grandi città c’erano interi quartieri di donne a pagamento, detti “città senza notte”, in cui gli uomini trovavano “geisha” e “oiran”. Le oiran sono le prostitute di alto bordo. Le geishe sono invece donne che intrattengono l’uomo raffinatamente, con musica, canto, danza, cerimonia del tè, etc. Le donne ritratte in atteggiamento colto negli shunga, ad esempio mentre scrivono, sono quasi sempre geisha: donne colte, eleganti e raffinate. Gli uomini, fuori dal matrimonio, non cercavano solo avventure a pagamento, ma vere e proprie relazioni intellettuali, che le loro mogli poco colte non potevano offrire. Le oiran appaiono invece con un abbigliamento meno raffinato, più appariscente, piuttosto eccessivo. Gli shunga servono anche da manuale della buona moglie, insegnando come comportarsi col marito. Le rare rappresentazioni di mogli, come la donna che allatta, si possono cogliere grazie ad un particolare copricapo, lo “tsunokakushi”, che poteva essere indossato solo da donne sposate. www.mcl.lugano.ch Paolo Ceccherini, in collaborazione con il Museo delle Culture di Lugano Utagawa Kunisada, Amanti, pagina da un volume del18301840 Utagawa Kunisada, pagina da: Shunka shuto shiki no nagame: Haru, Natsu, Aki, Fuyu no bu (Il canto delle quattro stagioni), 1827 3/3 Utagawa Kuniyoshi, pagina da Setsugekka (Neve, luna e fiori), 18401845 Torii Kiyonaga, Sode no maki (Rotolo per la manica), 1785 ca. Il progetto di ricerca del Museo delle Culture intitolato ‘Shunga - Arte ed Eros in Giappone nel periodo Edo’ è stato un’occasione straordinaria per apprezzare un’importante espressione artistica di grandissimo rilievo in Giappone fino alla fine del XIX secolo. Le stampe erotiche, per la loro estetica e per le loro tematiche, hanno esercitato un’influenza http://www.britishmuseum.org/res profonda sulla cultura earch/research_projects/all_curre giapponese contemporanea, nt_projects/shunga_japanese_art inclusi i Manga. _1600-1900.aspx ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013 pag. 12