Il capitale psicologico per il successo organizzativo
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Il capitale psicologico per il successo organizzativo
ANGOLO SOFT Il capitale psicologico per il successo organizzativo di Laura Borgogni D alla ricerca internazionale in ambito organizzativo (Luthans, 2007) emerge che le risorse personali, ovvero il patrimonio di caratteristiche psicologiche che distinguono le persone (come vedremo meglio successivamente l’autoefficacia, la resilienza, la determinazione e l’ottimismo), al di là delle competenze, hanno un significativo impatto nel determinare il successo nel mondo del lavoro. E questo è un dato che emerge chiaramente anche attraverso l’osservazione diretta delle diverse realtà organizzative. Cosa si chiede oggi alle persone Alle persone è richiesto oggi più di ieri e oltre le aspettative professionali legate al proprio ruolo specifico, di: • superare le difficoltà rimettendosi in gioco, ovvero di usare flessibilmente le proprie risorse personali per affrontare i momenti critici sul lavoro ridefinendo priorità, modificando il proprio approccio, di sperimentare nuove e diverse modalità di intervento e di interazione; • di perseverare di fronte agli ostacoli con tenacia e determinazione; ovvero di non abbandonare il perseguimento dell’obiettivo ma di persistere e resistere verso di esso; • di ripristinare un equilibrio iniziale a seguito di momenti di tensioni e stress, ovvero di superare momenti impegnativi di messa alla prova, di affaticamento psico-fisico recuperando la forma precedente, di superare la frustrazione associata agli insuccessi; • di sapere quando è il momento di intraprendere nuove strade per raggiungere gli obiettivi prefissati, ovvero di capire tempestivamente quando le strade intraprese non portano agli obiettivi e di identificare nuovi percorsi più efficaci; • di adattarsi alle situazioni, sapendo modificare il proprio approccio e le proprie inclinazioni alle richieste del contesto mutato; • ma anche di agire in maniera trasformativa, in maniera intenzionale e proattiva, contribuendo al proprio sviluppo e quindi quello del proprio contesto lavorativo. E ancora alle persone è richiesto di affrontare le difficoltà come occasioni per mettersi alla prova, come sfide e opportunità di crescita, di capitalizzare dalle esperienze anche negative, di cercare i feedback e di imparare attraverso di essi. Sempre più importante l’azione personale Sono tutte queste caratteristiche che non riguardano le competenze professionali ma attengono al patrimonio di risorse individuali che, trasversalmente ai diversi ruoli, consentono alle persone di rispondere efficacemente alle sollecitazioni del contesto organizzativo. Inoltre gli attuali scenari organizzativi mutevoli, i cambiamenti lavorativi repentini, l’incertezza che attraversa il mondo del lavoro, l’esposizione a situazioni dai confini indefiniti e precari, la ricomposizione sempre più frequente dei gruppi di lavoro e delle organizzazioni stesse comportano una centratura maggiore sulla persona nel determinare il proprio successo e dunque è la persona, oggi più di ieri, artefice del proprio successo e della propria realizzazione personale. In sostanza se il contesto è mutevole e la persona è esposta a scenari sempre diversi è via via più importante la sua azione personale nel generare e identificare i percorsi necessari per il proprio sviluppo. La persona conta sempre di più su stessa e meno sulle opportunità create per lei dal contesto. Ed è cruciale riconoscere e valorizzare precocemente le caratteristiche personali capaci di contribuire a realizzare tale successo, e insieme prevedere percorsi di sviluppo di esse. Spazio alla psicologia positiva Non si tratta appunto di competenze né dei comportamenti organizzativi cui di solito si è abituati a fare riferimento, ma di andare ad approfondire il bagaglio di caratteristiche o risorse personali psicologiche di cui la persona è portatrice, che chiaL’IMPRESA N°3/2014 101 meremo potenziale psicologico, che possono essere indagate nei processi di valutazione, in selezione o nella valutazione del potenziale. Il merito di aver richiamato l’attenzione sulle risorse personali è da attribuire al filone della Psicologia positiva prima e quindi in ambito organizzativo all’approccio definito da Luthans come Positive Organizational behavior (Comportamento Organizzativo Positivo) in ampia espansione attualmente nel contesto nordamericano ma anche in Europa e in Asia. La psicologia positiva è un movimento, nato nel 2000 da Seligman e Csikszentmihalyi, che ha preso il via come reazione all’eccessiva enfasi data dalla psicologia corrente agli aspetti negativi e patologici del funzionamento dell’individuo e del comportamento. La psicologia positiva intende dare enfasi agli aspetti positivi, come le emozioni positive e il benessere, le potenzialità individuali; ovvero intende riconoscere e valorizzare i punti di forza di ognuno più che dedicarsi a colmare debolezze e criticità. E questo ha risvegliato l’interesse della psicologia in ambito organizzativo. L’approccio di Luthans all’organizzazione In tale ambito, a partire dalla psicologia positiva, Luthans definisce con Positive organizational behavior «lo studio e l’applicazione dei punti di forza e delle capacità psicologiche delle risorse umane orientate positivamente che possono essere misurate, sviluppate e effettivamente gestite per il miglioramento della prestazione nei posti di lavoro di oggi». Non si tratta dunque solo di concentrare l’attenzione sulle caratteristiche positive delle persone, ma con Luthans viene definito un approccio “evidence based”, ovvero basato sui risultati em102 L’IMPRESA N°3/2014 pirici che avvalorano la bontà dei costrutti e degli strumenti, e rafforzano l’efficacia del loro impiego. In particolare Luthans con il suo approccio definisce una serie di criteri che contraddistinguono i costrutti appartenenti a esso. Ovvero per essere riconducibili a tale approccio è necessario che i costrutti: 1. siano specifici per il contesto organizzativo; 2. che siano ancorati a una teoria, ovvero siano riconducibili a una teoria di riferimento collaudata scientificamente; 3. siano misurabili e quindi quantificabili e confrontabili tra loro; 4. si sia dimostrato, tramite la ricerca, il collegamento con la prestazione; 5. si possano, attraverso training ed esercitazioni, sviluppare. Le 4 dimensioni di Psycap Luthans, in linea con il suo approccio sviluppa un nuovo costrutto chiamato con il termine Psycap (ovvero psychological capital), che riassume in sé tutti questi aspetti. Si tratta di 4 dimensioni ancorate a teorie collaudate in ambito scientifico, misurabili attraverso uno strumento, legate causalmente alla prestazione lavorativa ma anche con il benessere, il commitment e la riduzione dell’assenteismo, sviluppabili nei contesti lavorativi. Queste quattro dimensioni sono: l’autoefficacia, la resilienza, la hope (determinazione) e l’ottimismo. L’autoefficacia è la convinzione di riuscire a mettere in atto gli sforzi necessari per raggiungere obiettivi sfidanti ed è grazie a questa convinzione che le persone decidono di mettersi alla prova, persistono nelle difficoltà, si cimentano con obiettivi sfidanti, agiscono in maniera proattiva nel proprio ambiente lavorativo. L’ottimismo è la lettura positiva degli eventi presenti e futuri e predispone la persona ad accogliere favorevolmente gli accadimenti, a non rimuginare sugli insuccessi, ed a vedere e ricercare gli aspetti positivi dentro e fuori di sé. La determinazione riguarda la perseveranza negli obiettivi e la flessibilità nelle strategie per raggiungerli, con essa la persona è focalizzata e tenace nel raggiungimento degli obiettivi, e pronta a cambiare strada o percorso quando vede che è necessario. E, infine, la resilienza, ovvero la capacità di recuperare risorse ed energie dopo momenti di stress e tensione. Recentemente, durante un convegno dal titolo “Psychological capital: Knowing and Developing your Personal Assets”, organizzato a Milano dalle società Gso e Utilia, Luthans ha presentato il suo costrutto evidenziando i principali risultati avvalorati dalla ricerca scientifica, ovvero l’impatto significativo di esso sulla prestazione lavorativa, sulla soddisfazione e sul commitment organizzativo, mostrando gli interventi organizzativi capaci di accrescere nelle persone queste quattro risorse. Anche in Italia negli ultimi anni si è cominciato a studiare questo costrutto, mettendolo in relazione alla prestazione resa. I risultati su un campione ampio di partecipanti di una grande azienda hanno mostrato l’influenza del capitale psicologico non solo sulla soddisfazione, il commitment organizzativo e l’engagement, ma anche sulla prestazione lavorativa. Laura Borgogni è professore straordinario di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso “La Sapienza” Università di Roma. Si occupa di ricerca applicata e intervento nell’ambito dei processi di performance management, valutazione e sviluppo del potenziale, gestione per obiettivi e motivazione delle persone