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Muro e difesa - Pallavolo Azzanese
MURO: SPECIALIZZAZIONE PER RUOLO; TECNICA INDIVIDUALE E DI SQUADRA; TATTICA DI SQUADRA. DIFESA: SPECIALIZZAZIONE PER RUOLO; TATTICA DI SQUADRA; SVILUPPO DELLA TECNICA IN SITUAZIONE DI GIOCO. MURO: SPECIALIZZAZIONE PER RUOLO C’è una marcata differenza tra il settore maschile e quello femminile, rilevabile soprattutto nell’abilità di spostamento lungo la rete che, nel settore maschile è oramai richiesta a tutti gli atleti (la posizione iniziale in campo dei giocatori di zona 2 e 4 è molto accentrata per aiutare sul primo tempo avversario), mentre nel settore femminile riguarda quasi esclusivamente i centrali (tranne che nell’alto livello). Rimane evidente che la quantità di lavoro che i centrali (maschi e femmine) devono dedicare al muro è elevata, rappresentando questo fondamentale quello di maggior importanza per loro. Lo “scambio” delle posizioni a rete per scopi tattici o per situazioni generate dal gioco (ad es. alzatore in zona 3 e centrale in zona 2), di gran moda alcuni anni fa, esistono ancora sia nel settore maschile che in quello femminile, ma rappresentano ora un aspetto molto residuale. MURO: TECNICA INDIVIDUALE Gli aspetti principali sono: Posizione di salto (guida): gli atleti devono individuare la direzione di attacco dell’avversario basandosi sulla direzione della rincorsa, sulla distanza da rete da cui parte l’alzata, sulla distanza da rete da cui viene colpita la palla, sulla conoscenza delle principali direzioni d’attacco dell’avversario. Tempo di salto: è sempre successivo a quello dell’attaccante e viene ricercato basandosi sulla distanza da rete da cui parte il colpo e sulla velocità del colpo stesso: è difficile da allenare perché non si può “scomporre” il tempo, quindi è necessario usare la voce (es.: “aspetta”, oppure “quando hai toccato la palla eri all’apice del salto?”). Manualità: va allenata molto, perché se anche i due aspetti di cui sopra sono eseguiti correttamente, ma le mani sono posizionate male, subiamo il punto. Quindi bisogna allenare il piano di rimbalzo approfittando di tutte le situazioni possibili, ad es. non far fare muri a secco in riscaldamento, ma con attaccanti sui tavoli che tirano sulle mani per “collaudare” l’efficacia del piano di rimbalzo. Vi è poi un problema comune tra manualità e tempo: quando un avversario fa punto sulle braccia del ns. atleta devo capire e fargli capire se succede perché sta già ricadendo quando la palla lo colpisce o perché l’attaccante è basso e tira sui gomiti. Ricordiamo ai ns. atleti di scegliere la manualità in funzione di quanto sono competitivi rispetto all’attaccante, invadendo o facendo muro di contenimento. I tre errori più comuni sono: salto in anticipo; braccia che anziché entrare direttamente nel campo avversario vanno prima in alto e poi avanti; mani che guardano l’attaccante anziché stare parallele a rete (specialmente con attacco da fuori asta). MURO: TECNICA DI SQUADRA Nella tecnica di squadra c’è il muro a due o a tre, quindi esaminiamo ora gli spostamenti: con ciò non si vuole qui ricordare le varie tecniche già oggetto di altra lezione, ma soprattutto ricordare di analizzare gli spostamenti che i ns. atleti compiono in gara: sovente non usano la stessa tecnica quando spostano a dx o a sx, altre volte eseguono movimenti che non sono codificati in alcun manuale tecnico; il nostro compito è quello di valutare l’efficacia di questi movimenti e, se non generano problemi, di allenarli tali e quali vengono eseguiti in gara. Altro importantissimo aspetto è quello rappresentato dalla manualità di coppia: qui dobbiamo soffermarci su due aspetti, ovvero sul fatto che i due atleti facciano un muro il più omogeneo possibile (non è positivo che uno dei due invada molto e l’altro stenda le braccia in alto) e sul fatto che non ci siano due muri a uno, ovvero il centrale (in genere) deve far salire le mani non davanti alla testa, ma davanti alla spalla nella direzione dello spostamento. Generalmente il tempo del muro a due viene determinato dal giocatore che è l’avversario diretto dell’attaccante, ma su alzata alta spesso è il centrale che chiama a voce il tempo. MURO: TATTICA DI SQUADRA Anche in questo caso c’è differenza tra settore maschile e femminile. Analizziamo i vari sistemi: Lettura o visione: il centrale aspetta di vedere dove va l’alzata preparandosi all’eventuale salto contro il primo tempo già con le gambe flesse; nel maschile viene usata questa tecnica anche dai giocatori di zone 2 e 4 nell’assistenza sui primi tempi. Opzione o scelta o uno contro uno: usato nel maschile; il centrale salta al massimo contro il proprio avversario di primo tempo assieme a lui, senza sapere se verrà servito, sapendo che la propria squadra forse dovrà difendere un attacco dall’ala con muro a uno. Sovraccarico: si decide di essere certi di fare muro a due contro un avversario (ad es. il posto 4 avversario), quindi ns. giocatore di posto 4 fa “lettura” contro 3 e 2 avversari e ns. posto 3 anticipa leggermente verso zona 2. Scacchiera o giro: usato quasi esclusivamente nel maschile; il giocatore a muro di zona 4 si stacca da rete e si porta quasi dietro al centrale: si usa contro gli incroci (ormai quasi scomparsi) o per consentire al centrale di murare in opzione e avere comunque muro a due contro avversario di zona 4. Valutazione: è diffuso nel settore femminile, dove ci sono problemi di velocità di spostamento contro l’attacco super; la giocatrice a muro in zona 3 parte poco prima dell’alzata, perché ha valutato ciò che – secondo lei – farà l’alzatrice avversaria. La considerazione finale dopo aver elencato i cinque sistemi di muro è la seguente: la cosa più importante, specialmente con atleti giovani, è cercare di capire in anticipo cosa farà l’alzatore avversario, valutandone gestualità ed abitudini, cercando di entrare nella sua testa. DIFESA: SPECIALIZZAZIONE PER RUOLO Il problema per i difensori non è tanto quello di ricordarsi tutti gli spostamenti specifici da fare da ciascuna zona del campo contro tutti i possibili attacchi avversari (lo fanno in under 12 e under 13), quanto il fatto di conoscere molto bene tutte le situazioni che si vengono a creare nella propria zona di difesa abituale, di modo da poter scegliere più rapidamente la risposta adeguata: si trovano quindi a dover affrontare un numero ridotto e più noto di situazioni (schema cibernetico dell’atto motorio: percezione-elaborazione-effettuazione; è più efficace con una memoria maggiore e con meno varianti possibili). Una volta stabilito chi va in zona 1, chi in zona 6, chi in zona 5, si analizzano le varianti possibili che ciascuno di loro deve affrontare e quindi si approntano degli esercizi in cui vengano specificamente allenate. DIFESA: TATTICA DI SQUADRA La scelta della tattica di squadra è condizionata dalle capacità tattiche individuali di ciascun atleta, quindi il nostro compito è quello di costruire gradualmente nei nostri giocatori giovani la capacità di prendere autonomamente delle decisioni circa il proprio piazzamento in difesa. Tutto questo non si ottiene subito, quindi si inizia a giocare con schemi fissi (dove cioè gli atleti non scelgono cosa fare), inserendo poi una o due varianti che però vengono indotte dall’allenatore. Nell’alto livello gli schemi non sono più fissi, ma non esiste nemmeno che siano predisposte delle variazioni ad ogni azione: qualche volta durante il set e in particolari situazioni vengono applicate alcune varianti. Anche la correlazione muro – difesa è stata esageratamente enfatizzata: gli atleti di alto livello “leggono” la situazione e spesso giocano nel modo che individualmente ritengono più opportuno per avere successo in difesa. Nel femminile è più facile perché ci sono meno varianti d’attacco: il problema è decidere come si difende sulla fast e sulla super. Quindi ritornando ai sistemi di difesa ricordiamo il 2 – 2 – 2 particolarmente per i giovani, dove privilegiamo la difesa delle palle lente. Altra opportunità è il 3 – 1 – 2 (centromediano avanzato) che consente le stesse prestazioni con spostamenti più brevi. Da questo schema si può partire per un’evoluzione che porta fino alla possibile valutazione da parte però di uno solo degli atleti. Mentre dal precedente modello si può passare gradualmente al 3 – 2 – 1 (centromediano arretrato) e successivamente allo 2 – 0 – 4 anche attraverso altre varianti tipo 2 – 1 – 3 (copertura d’ala), coinvolgendo gradualmente un maggior numero di atleti nel compito di valutare la situazione e scegliere il piazzamento. Rimane da affrontare il problema della difesa del primo tempo, che sostanzialmente è: dove piazzo in difesa preventiva i giocatori di zone 5, 6 e 1? Non c’è risposta univoca, dipende dal livello di gioco e dalle caratteristiche degli avversari. Da qui comunque discende il problema della transizione da posiz. preventiva a quella contro l’attacco dall’ala che può ridursi anche a solo un aggiustamento se quest’ultimo è una super. Quindi spesso scelgo la posizione preventiva in base a quale tra l’attacco di primo tempo e l’attacco super ritengo sia più probabile, in quanto non c’è tempo per spostarsi. DIFESA: SVILUPPO DELLA TECNICA IN SITUAZIONE DI GIOCO A sul tavolo in zona 4 attacca su B che è a muro oltre rete in zona 2. Idem con B che parte 1,5 mt. più interno, sposta e mura. Idem con A che può colpire c.s. oppure chiamare “su” e B deve saltare da posizione di lettura in assistenza al centrale. Idem mettendo anche C in difesa di zona 1 dietro a B: B mura la diagonale e A può chiamare a voce c.s., tirare diagonale sul muro, tirare parallela sulla difesa. Idem con muro a due e secondo difensore in zona 6. In una metà campo i difensori di zone 1, 6, 5; nell’altra tre attaccanti sui tavoli in zone 4, 3, 2: l’attaccante di zona 3 a l’allenatore da fondo campo indica chi tra 4 e 2 deve autolzarsi la palla con lancio alto, oltre a 3 che se la lancia bassa; quest’ultimo può colpire o meno, in questo secondo caso sarà l’altro attaccante a colpire. L’esercizio allena la transizione tra il primo e il secondo/terzo tempo d’attacco. 6 in una metà campo schierati in difesa con 3 in lettura, nell’altra metà campo due atleti sui tavoli in zone 2 e 4 e uno a terra in zona 3 a 2 mt. da rete che può lanciare teso filo rete per salto del centrale avversario in lettura o chiamare a voce 2 o 4 che si alzano la palla e colpiscono dai tavoli. Sette atleti in una metà campo (due si alternano a fare servizio e ingresso in campo in zona 1, gli altri cinque una per zona), nell’altra metà campo 5 atleti: uno in zona 3 ad alzare, due a ricevere e attaccare da zone 2 e 4, gli altri due a fondo campo a fare copertura (ed eventuale difesa se l’azione prosegue) da zone 1 e 5. Punteggio con obiettivo 15 per chi riceve 10 per chi serve. Poi rotazione. In una metà campo 5 atleti (senza il posto 3) in difesa, nell’altra un alzatore in posto 3 e due file di 3 attaccanti ciascuna da zone 4 e 2: il quintetto in difesa mura a uno sulla parallela e gli attaccanti dall’altro campo devono attaccare diagonale o pallonetto. Il campo è diviso a metà longitudinalmente ed in ognuna di queste metà si allenano sei atleti: da una parte della rete un alzatore in zona 3 e un attaccante in zona 4, oltre rete muro di zona 2 e 3 e difesa di zona 1 e 6: il muro a due chiude la diagonale e l’attaccante di zona 4 può tirare la parallela, fare pallonetto, piazzare in zona 6. Gli altri sei fanno la stessa cosa nell’altra metà con l’attacco da zona 2. In una metà campo sei atleti schierati in difesa, nell’altra un alzatore sottorete, una fila di due attaccanti in zona 4, una seconda fila di due attaccanti in zona 2, un giocatore in zona 6 (ad es. il libero): l’allenatore da fuori campo invia la palla a quest’ultimo che appoggia all’alzatore che serve i due attaccanti; il sestetto difende e contrattacca: obiettivo per il sestetto 13, per gli attaccanti 25. Sei contro sei a tema: l’allenatore invia alternativamente palloni nelle due metà campo, sempre per l’appoggio del giocatore di zona 5, si alza solo in zona 4, il muro avversario chiude la parallela, quindi solo attacco in diagonale. Poi cambio l’attaccante designato. Sei contro sei a tema: l’alzatore sta in zona 1, il giocatore di zona 4 mura la parallela, quello di zona 2 la diagonale; cosicché gli attacchi da zona 4 vanno in parallela e da zona 2 in diagonale; deve quasi sempre difendere l’alzatore e costruire il centrale. Cinque contro cinque: resta vuota zona 3 per allenare la situazione di difesa con muro a uno. Sei contro sei: il sestetto A serve e si allena nella fase servizio-punto, il sestetto B riceve e si allena nella fase ricezione-punto. Obiettivo 3: per B consecutivi, per A anche non consecutivi (introducendo con il servizio cala il ritmo dell’esercitazione, ma si induce il sestetto che serve a concentrarsi sulla valutazione del primo tocco di palla avversario). Come sopra: se il sestetto A è quello dei titolari e quindi è preminente l’allenamento della fase servizio-punto, rendo più difficile il loro compito sostituendo al servizio un invio facile dell’allenatore verso il sestettoB.