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Sindrome da sovraccarico funzionale della spalla nel
Gruppo Latino e Mediterraneo di Medicina dello Sport Atti del Congresso Internazionale di Arenzano (GE) 24 settembre 2011 Sindrome da sovraccarico funzionale della spalla nel windsurf e il taping kinesiologico® Prof. Bellia Rosario - fisioterapista della nazionale F.I.H.P. - presidente dell’Associazione Italiana Taping Kinesiologico® La traumatologia che si riscontra negli sport acquatici è in continua evoluzione sia percentualmente sia per le patologie specifiche; diversa da quella di solo dieci anni addietro, quando, per esempio, sport come il windsurf o lo sci nautico non aveva ancora avuto l'attuale diffusione di massa. La spalla, sottoposta a questo, "overuse", può essere coinvolta in ciascuna delle sue componenti: pertanto le tecnopatie della spalla dell’atleta che pratica windsurf annovera spesso patologie da sovraccarico quali la sindrome da conflitto, le sublussazioni uni e multidirezionali, le lussazioni scapolo-omerali, le tendinopatie della cuffia dei rotatori, le patologie del complesso bicipitale, le sinoviti, le borsiti, fino a un coinvolgimento delle articolazioni "accessorie" della spalla con le artropatie acromion-clavicolari. La patogenesi delle suddette tecnopatie è ascrivibile, in altri casi, a lassità capsulolegamentose o a squilibri della muscolatura intrinseca della spalla: talvolta la tecnopatia può essere determinata da una preesistente insufficienza dei legamenti stabilizzatori della spalla (gleno-omerali e scapolari), inoltre: da insufficiente vascolarizzazione sotto sforzo della cuffia dei rotatori. Nel windsurf, accanto a lesioni acute - dell'apparato osteoarticolare (contusioni, fratture) o dell'apparato mio-capsulo-legamentoso (distorsioni, distrazioni, lacerazioni, rotture tendinee) si affiancano le lesioni croniche, statisticamente più frequenti: fra queste le rachialgie posturali, le tendinopatie inserzionali e le borsiti. A cura del prof. Rosario Bellia – kinesiobellia - Pagina 1 Le tecnopatie specifiche dell’atleta che pratica windsurf devono rientrare in un programma di prevenzione accurata. La prevenzione potrà iniziare dalla correzione di eventuali mal allineamenti posturali; un intervento comune fra lo staff medico e lo staff tecnico nell'insegnamento a secco dei movimenti più “economici” dal punto di vista biomeccanico seguendo dei principi ergonomici; una prevenzione con elaborazione di appositi programmi di “compenso” per la tonificazione dei gruppi muscolari ipotonici e di stretching dei muscoli retratti. Da questa breve analisi possiamo sintetizzare che: le patologie dell’atleta che pratica il windsurf sono prevalentemente di tipo traumatico e delle volte anche da sovraccarico funzionale (overuse). La localizzazione anatomica del trauma è quasi esclusivamente a carico del cingolo scapolo-omerale e della muscolatura correlata, essendo l’articolazione maggiormente sollecitata specie in trazione. Altre patologie che si riscontrano sono: a) Lombalgia da sovraccarico funzionale b) Contrattura da sovraccarico della muscolatura paravertebrale del tratto cervicale c) Sindrome da conflitto sub-acromiale d) Infiammazione tendine sovra spinato e) Contrattura da sovraccarico della muscolatura del cingolo scapolo-omerale Sindrome da sovraccarico funzionale della spalla nel windsurf e il taping kinesiologico® a) Movimenti tecnici specifici predisponenti della sindrome scapoloomerale Da: Le Manovre di una barca a Vela, scheda illustrativa in formato PDF su Cultura Nautica - Il Portale della Nautica – Wikipedia Il primo prototipo documentato di tavola a vela risale al 1935 ed è accreditato a Tom Blake. Successivamente, nel 1965, fu Newman Darby a sviluppare l'idea aggiungendo un boma in modo da poter controllare la vela in piedi. Il windsurf quindi nacque ufficialmente nel 1967 da un'idea di un ingegnere aerospaziale californiano, James (Jim) R. Drake. Nel windsurf le manovre principali sono la virata e la strambata che, nella forma base, permettono il cambiamento delle mura (in altri termini il cambiamento di direzione) tramite il passaggio della vela rispettivamente sulla poppa o sulla prua della tavola. Per condurre una tavola a vela, non essendoci il timone, si deve agire sull'inclinazione dell'albero. Per orzare ovvero portare la prua al vento in modo da impostare una andatura che stringe il vento detta anche di bolina, si deve inclinare l'albero verso poppa, spostando il centro velico verso questa direzione. Per poggiare, azione A cura del prof. Rosario Bellia – kinesiobellia - Pagina 2 inversa all'orzare in modo da impostare una andatura che si allontana dal vento detta anche portante, si inclina l'albero verso la prua. I piedi del surfista, in piena planata, sono bloccati in apposite straps (o cinghie punta piedi) collocate a poppa della tavola, mentre la vela è mantenuta in una posizione arretrata rispetto alla tavola, gestendo la disposizione del peso del proprio corpo e del rig in modo che avvenga l'equilibrio del centro velico (center of effort o CE) con il centro di deriva (center of lateral resistance o CLR) della tavola. La planata permette al windsurf di raggiungere velocità molto rilevanti, garantendo un'alta efficienza in termini aeroidrodinamici. Le tavole di windsurf sono di due tipi: 1) tavole dislocanti non plananti (dette anche longboards): in genere lunghe e pesanti, adatte ai principianti per avvicinarsi a questo sport e dotate di superfici veliche ridotte. Solitamente questo tipo di tavole è munita di deriva mobile posizionata al centro dello scafo. 2) tavole plananti (o funboards): in genere corte e leggere, che necessitano di maggiore esperienza e dotate di superfici veliche più grandi, comunque che permettano alla tavola di entrare in planata con una determinata intensità del vento. Questo tipo di tavole sono dotate di una serie di cinghie punta piedi (straps) sulla poppa e di cimette sul boma che vengono utilizzate agganciandosi mediante un trapezio indossato dal surfista. Ci sono delle particolari discipline che si possono praticare con il windsurf, ognuna delle quali individua diverse tipologie di tavole (tratto da Wikipedia): Il windsurf (RS:X da Pechino 2008): una delle specialità veliche dei Giochi Olimpici, per i maschi dal 1984 (a Los Angeles), per le femmine dal 1992 (a Barcellona) che dal 2008, a Pechino, ha sostituito la tavola Mistral. La grossetana Alessandra Sensini con questa tavola ha conquistato la quarta medaglia consecutiva (un argento per la prima volta, dietro ad una cinese, dopo due bronzi, con in mezzo il titolo olimpico e la medaglia d'oro a Sydney 2000). Il Freestyle: si compiono evoluzioni molto complesse e spettacolari, come salti e rotazioni, con acqua calma o quasi. Il Wave: l'atleta mescola il surf da onda e il windsurf saltando e surfando (italianizzazione del termine surfing) onde e frangenti. Questa specialità è forse A cura del prof. Rosario Bellia – kinesiobellia - Pagina 3 la più spettacolare poiché permette al surfista di eseguire salti considerevoli e di chiudere evoluzioni (trick) totalmente fuori dall'acqua. Il Formula: praticata con tavole dalle precise limitazioni (unica tavola con larghezza massima e lunghezza pinna definite) su di un vero e proprio percorso di regata molto simile a quello adottato dalle imbarcazioni a vela tradizionali (a due o più boe), dove si ripropongono quasi tutte le varie andature (bolina, traverso, lasco). Lo Slalom: praticata con tavole con limitazioni meno restrittive (si può utilizzare un numero maggiore di tavole), con caratteristiche (lunghezza, larghezza, superificie velica) abbastanza variabili in base all'intensità del vento e di utilizzo. Si tratta di una competizione, dove si deve arrivare prima degli avversari alla fine di un percorso tra due boe che generalmente ha una conformazione "a otto" adottando un'andatura che è solitamente al traverso. Il Supercross: competizione dove, come per lo Slalom, vince chi arriva per primo alla fine del percorso ma, fra un giro di boa e l'altro bisogna completare delle manovre Freestyle. La Velocità (o Speed): tavole particolari (molto strette) sono lanciate su un tratto d'acqua piattissima. Le velocità si aggirano intorno ai 45 nodi. Il record mondiale di velocità di una tavola a vela di questo tipo appartiene al francese Antoine Albeau con una velocità di 49.09 nodi (90.91 km/h). b) Etiopatogenesi e biomeccanica della spalla Bisogna analizzare gli schemi di reclutamento dei vari muscoli per prevenire eventuali sovraccarichi funzionali da incoordinazione dell’attivazione biomeccanica delle catene cinetiche (concetto Kinesiopatologico – Sahrmann). I fattori che contribuiscono alle disfunzioni del cingolo scapolare sono le alterazioni della lunghezza, della forza, dell’estensibilità dei muscoli e dello schema di reclutamento, provocate da movimenti ripetuti e da posture mantenute. Per garantire che i movimenti della glena omerale siano ottimali è fondamentale che la testa dell’omero rimanga centrata nella glenoide durante i movimenti della spalla, quindi l’azione equilibrata dei muscoli è fondamentale per un corretto “ritmo scapolo-omerale”, che non favorisca patologie da “overuse”. 1) Muscoli toraco-scapolari: - trapezio (superiore, medio, inferiore) - elevatore della scapola - i romboidei (grande e piccolo) - gran dentato - piccolo pettorale 2) Muscoli toraco- omerali: - grande pettorale A cura del prof. Rosario Bellia – kinesiobellia - Pagina 4 - grande dorsale 3) Muscoli scapolo – omerali: - il deltoide (posteriore, medio, anteriore) - piccolo rotondo - grande rotondo - sopraspinato - infraspinato - sottoscapolare 4) muscoli omerali d’interesse nel movimento della spalla: - tricipite brachiale (capo lungo) - coraco-brachiale La tendinite della cuffia dei rotatori spesso è la conseguenza più ricorrente per le continue sollecitazioni non equilibrate cui sono sottoposte tutte le strutture capsulo-legamentose dell’articolazione scapolo-omerale. Le sollecitazioni funzionali ripetute (overuse) associati a gesti sportivi over hand, gestualità sportive che comportano l’uso dell’arto elevato sopra il capo, espongono gli atleti al rischio di sviluppare varie patologie della spalla: tendiniti, sindrome da impingement ed eventualmente, instabilità articolare. Le strutture statiche di contenzione si indeboliscono progressivamente, permettendo una sublussazione anteriore gleno-omerale. In un primo tempo, gli stabilizzatori dinamici riescono a compensare la modesta instabilità attraverso l’ipertrofia muscolare, però questi meccanismi di compenso spesso non sono sufficienti e si verifica una sublussazione anteriore della testa omerale, che entra in contatto con il legamento coracoacromiale determinando un impingement sottoacromiale. L’impingement glenoideo postero superiore può verificarsi anche perché la traslazione anteriore omerale permette alla superficie inferiore del tendine dei muscoli sovra spinoso e sottospinoso di avere un punto di “frizione” contro la rima postero superiore della glenoide. Sono molti gli stabilizzatori statici e dinamici dell’articolazione della spalla che provvedono al necessario equilibrio tra mobilità e stabilità. A cura del prof. Rosario Bellia – kinesiobellia - Pagina 5 Nonostante il contatto articolare gleno-omerale sia relativamente piccolo, la stabilità statica è assicurata dai sovrastanti tessuti molli e dal cercine glenoideo, che incrementando la superficie ed espandendo la profondità della fossa glenoidea, contribuiscono a migliorare la stabilità senza impedire l’articolarità. La capsula articolare garantisce la stabilità della spalla grazie ad una selettiva resistenza delle fibre capsulari anteriori e inferiori, mentre i legamenti glenoomerali intervengono durante l’abduzione omerale e la rotazione esterna. La stabilità dinamica è ottenuta attraverso l’azione sinergica dei muscoli della cuffia dei rotatori e di quelli rotatori della scapola. I muscoli della cuffia (sovra spinato, sottospinato, piccolo rotondo, sottoscapolare), che s’inseriscono sul corpo della scapola, e sulla grande e piccola tuberosità dell’omero. Questi muscoli conferiscono stabilità provvedendo a mantenere la testa dell’omero centrata nella cavità glenoidea in maniera fisiologica. I rotatori della scapola (trapezio, dentato anteriore, romboidei ed elevatore della scapola) posizionano la scapola (glenoide) in modo da garantire la migliore stabilità durante il completo movimento del gesto sportivo della trazione al petto del bome. In visione biomeccanica scomponendo l’azione nei singoli movimenti possiamo evidenziare l’azione muscolare nelle varie fasi. Durante la fase d’impugnatura del Boma e di trazione intensa, il muscolo deltoide abduce il braccio, mentre il muscolo infraspinato e il piccolo rotondo ruotano esternamente l’omero, il muscolo bicipite mantiene il gomito flesso a novanta gradi e il sottoscapolare modula decelerando la rotazione dell’omero. I muscoli grande pettorale, gran dorsale e tricipite in contrazione eccentrica forniscono la modulazione della posizione del tronco rispetto alla vela. Nella fase di decelerazione, la contrazione muscolare eccentrica del muscolo piccolo rotondo, l’incrementata attività dei muscoli trapezio, dentato anteriore, e romboide, controllano la decelerazione delle estremità. Una piccola carenza di un muscolo stabilizzatore, dinamico e statico, determina un effetto importante sull’intera funzionalità della spalla. A cura del prof. Rosario Bellia – kinesiobellia - Pagina 6 I sovraccarichi funzionali possono portare a una compromissione delle strutture di contenimento anteriore, che darà origine a una modesta traslazione anteriore gleno-omerale. Inizialmente, gli stabilizzatori dinamici riescono a compensare questa modesta instabilità aumentando l’attivazione muscolare. Inseguito all’affaticamento di questi muscoli si può verificare una sublussazione della testa omerale, con la traslazione anteriore si può arrivare al contatto diretto della testa dell’omero con l’acromion dando origine a impingement secondario. Le forze distrattive dell’azione del vento sulla vela sulla spalla sono assorbite dall’azione sinergica dei muscoli stabilizzatori della spalla, in base all’impugnatura del boma (se in supinazione e pronazione della mano), sarà più o meno sollecitato il bicipite brachiale, con la conseguente anteposizione della testa dell’omero e la frizione sulla parte anteriore del cercine glenoideo. Il sovra spinato, il piccolo e grande rotondo saranno impegnati in sinergia e modulazione costante delle tensioni. A cura del prof. Rosario Bellia – kinesiobellia - Pagina 7 La patogenesi delle tecnopatie da overuse nel windsurf è ascrivibile, spesso, anche a predisposizioni costituzionali: 1) lassità capsulo-legamentose 2) squilibri della muscolatura intrinseca della spalla 3) alterazioni posturali, quale ad esempio un aumento della cifosi dorsale, che rende difficoltoso lo scivolamento della scapola sul piano costale (Comerford, 2001) . Talvolta la tecnopatia può essere determinata da una preesistente insufficienza dei legamenti stabilizzatori della spalla (gleno-omerali e scapolari), ed inoltre: da insufficiente vascolarizzazione sotto sforzo della cuffia dei rotatori. Le sequenze patogenetiche più frequenti sono: - l’overuse può determinare una situazione infiammatoria subacuta, con conseguente aumento di volume dei tessuti periarticolari, cui fa seguito una relativa riduzione dello spazio sottoacromiale, con conseguente impigment. Inoltre l’overuse può determinare un “accorciamento adattativo” dei muscoli motori glenoomerali e scapolo-toracici, cui consegue, come compenso, un overstrain (ipersollecitazione) di alcune strutture o l’insorgenza di movimenti INVOLONTARI atti a garantire la funzione. La ripetizione gestuale in tali condizioni può determinare infiammazione a carico delle strutture ipersollecitate o alterazioni artrocinematiche potenzialmente conflittuali (impingment). - il dolore può causare un’alterazione della propriocezione, determinata dal persistere d’impulsi NOCICETTIVI, che daranno un’alterata risposta motoria, con caratteristiche simili all’instabilità. - Un allenamento sportivo improprio, ad esempio con ripetizioni reiterate del gesto tecnico che favoriscono l’impiego della muscolatura agonista, può condurre a uno squilibrio muscolare, che potrà causare un’alterazione del centraggio dinamico della testa dell’omero e un deficit del controllo neuro muscolare da parte della muscolatura antagonista. Tutto ciò potrà dare origine ad impingement con infiammazione cronica delle strutture periarticolari; - alterazione posturale, quale ad esempio un aumento della cifosi dorsale, può presentare un ostacolo all’estensione fisiologica del rachide, impedendo un corretto scivolamento scapolare, che darà origine a una richiesta notevole di flessione e rotazione esterna della spalla, con conseguente stress sulle strutture anteriori dell’articolazione gleno-omerale. (Comerford, 2001) A cura del prof. Rosario Bellia – kinesiobellia - Pagina 8 Un’importante coppia di forze, che agisce sul piano frontale, è quella costituita dal deltoide e dal muscolo sovraspinoso. ( da Dr.Valent 2007) Questa coppia di forze raggiunge due obiettivi: da un lato le componenti rotatorie si combinano per produrre l’abduzione dell’omero e dall’altro le componenti traslatorie, agendo in direzioni opposte, si annullano garantendo la stabilità craniocaudale dell’articolazione gleno-omerale. La forza esercitata anteriormente dal muscolo sottoscapolare e posteriormente dal sottospinato e dal piccolo rotondo è un’altra importante coppia di forze che agisce su un piano trasversale e che contribuisce alla stabilizzazione antero-posteriore dell’articolazione gleno-omerale. I muscoli della cuffia dei rotatori svolgono pertanto un ruolo importante nel controllo della stabilità dell’articolazione gleno-omerale, sia su un piano frontale sia su quello trasversale. Un’altra coppia di forze, fondamentale nel movimento di abduzione omerale, è quella composta dal muscolo trapezio superiore e dal gran dentato. Durante il movimento di abduzione, il trapezio superiore sostiene la scapola con la sua componente verticale e la porta verso le proprie origini con la componente orizzontale. Il gran dentato accolla la scapola al torace con la sua componente verticale e l’abduce con quella orizzontale. Le risultanti di entrambi i muscoli hanno la funzione di ruotare esternamente l’angolo inferiore della scapola, facendo risalire la volta acromiale. c) Trattamento conservativo: 1) terapie fisiche: Alcune terapie fisiche si sono dimostrate efficaci nella cura della sindrome della spalla nelle varie fasi: 1. ultrasuoni 2. ionoforesi 3. Laser 4. Diatermia 5. Elettro Neuro Feedback (ENF) E’ uno strumento di nuova generazione, che produce un algoritmo d’impulsi elettrici, mediante l’attivazione di un circuito a retroazione negativa. L’ENF è in grado di leggere i valori d’impedenza della pelle e di trasmettere impulsi elettrici attraverso lo speciale algoritmo d’interazione con l’organismo. Nella prima fase si è effettuata una scansione digitale per “mappare” con precisione l’area d’indagine per individuare i punti da riequilibrare nella fase successiva. 2) Rieducazione muscolare (programma di compenso) Si attuerà un programma di “compenso” dei muscoli ipotonici per avere un effetto sinergico con gli esercizi di stretching dei muscoli retratti. Quindi tonificazione dei muscoli che risultano allungati ed ipotonici: trapezio, sottoscapolare, ecc. Esercizi di allungamento muscolare, stretching analitico, dei muscoli retratti: bicipite brachiale, deltoide anteriore, sovra spinato, ecc. A cura del prof. Rosario Bellia – kinesiobellia - Pagina 9 3) Taping kinesiologico: applicare il taping kinesiologico® con traiettorie specifiche per aiutare il rilassamento dei muscoli retratti e il drenaggio dell’edema infiammatorio. Oltre che la regolazione del tono muscolare delle varie componenti (in fase riabilitativa – riposo); mentre nei momenti di ritorno all’attività fisica per sostenere la struttura muscolo-tendinea sollecitata in modalità stabilizzante. Presentazione di alcuni bendaggi: Immagini tratte dal libro: Bellia – Sarzo “ Il taping kinesiologico nella traumatologia sportiva – manuale pratico di applicazione” ed. Alea Milano marzo 2011 A cura del prof. Rosario Bellia – kinesiobellia - Pagina 10 Dervio (LC) – scuola di windsurf – maestro – Upali Giunawardena. A cura del prof. Rosario Bellia – kinesiobellia - Pagina 11 d) Rieducazione propriocettiva del gesto tecnico per prevenire il sovraccarico funzionale con l’uso di thera- band, tipo percettivo motorio. Di notevole importanza per prevenire le recidive della sindrome della spalla del nostro atleta è la rieducazione propriocettiva del gesto tecnico, tipo percettivo motorio. E’ stato realizzato un programma di rieducazione propriocettiva specifico con l’uso di thera-band. L’elevazione eccessiva dei gomiti in fase di trazione sul boma crea una condizione predisponente al sovraccarico funzionale dei muscoli della cuffia dei rotatori. Inoltre alternare l’impugnatura al boma diventa fondamentale per evitare un’attivazione eccessiva del bicipite brachiale, che porta a un sovraccarico funzionale della glena omerale. Quindi si è attuato un programma di rieducazione propriocettiva del gesto tecnico di trazione sul boma, utilizzando gli elastici thera-band, simulando l’azione tecnica con esercizi: 1. 2. 3. 4. 5. ad occhi chiusi Seguendo dei punti di repere Con ritmi diversi Con l’utilizzo di riprese video Davanti ad uno specchio. A cura del prof. Rosario Bellia – kinesiobellia - Pagina 12 d) Conclusioni e considerazioni Appare chiaro come nel caso dell’atleta che pratica il windsurf il sovraccarico funzionale della spalla è dovuto ad un’azione biomeccanica intensa a carico di alcuni muscoli della cuffia dei rotatori, quindi l’obiettivo sarà di riequilibrare il tono muscolare dei muscoli ipotonici e l’allungamento dei muscoli retratti; poiché alcuni muscoli che funzionano come sinergici in un movimento spesso svolgono azioni antagoniste in altri movimenti della spalla. Durante la fase d’impugnatura del Boma e di trazione intensa, il muscolo deltoide abduce il braccio, mentre il muscolo infraspinato e il piccolo rotondo ruotano esternamente l’omero, il muscolo bicipite mantiene il gomito flesso a novanta gradi e il sottoscapolare modula decelerando la rotazione dell’omero. I muscoli grande pettorale, gran dorsale e tricipite in contrazione eccentrica forniscono la modulazione della posizione del tronco rispetto alla vela. Nella fase di decelerazione, la contrazione muscolare eccentrica del muscolo piccolo rotondo, l’incrementata attività dei muscoli trapezio, dentato anteriore, e romboide, controllano la decelerazione delle estremità. Una piccola carenza di un muscolo stabilizzatore, dinamico e statico determina un effetto importante sull’intera funzionalità della spalla. I sovraccarichi funzionali possono portare a una compromissione delle strutture di contenimento anteriore, che darà origine a una modesta traslazione anteriore gleno-omerale, che darà origine alla sublussazione della testa omerale, con la traslazione anteriore fino al contatto diretto della testa dell’omero con l’acromion dando origine a impingement secondario. Prevenire gli squilibri muscolari deve essere un “obiettivo primario” per evitare di dover interrompere l’attività sportiva forzatamente a causa della sindrome dolorosa alla spalla. A cura del prof. Rosario Bellia – kinesiobellia - Pagina 13 Le foto dei bendaggi riportate in questo studio sono originali e di proprietà dell’autore. I nastri elastici usati per le applicazioni dello studio sono Kinsiotape della ditta : Visiocare Srl - Vedano al Lambro (MI) www.visiocare.it Ringrazio il maestro federale Upali Giunawardena della scuola windsurf di Dervio (LC) per la consulenza tecnica e il signor Villa Patrizio. Bibliografia: - Bellia – Sarzo “ Il taping kinesiologico nella traumatologia sportiva – manuale pratico di applicazione” ed. Alea Milano marzo 2011 - Le Manovre di una barca a Vela, scheda illustrativa in formato PDF su Cultura Nautica - Il Portale della Nautica – Wikipedia – 2008 - J. Ellsworth, Balance Your Helm for Speed, per una dettagliata descrizione del CE e del CLR – 2009. - Technique: the water start, articolo su Boardseekermag.com - Windsurfing Magazine – 2009. A cura del prof. Rosario Bellia – kinesiobellia - Pagina 14