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Jasper Morrison
Inventario N°08 068 -069 Inventario everything is a project ciò cui ero abituato e quell’esplosione di ogni dogma fu così estremo che rimasi a lungo come tramortito, chiedendomi cosa avrei potuto fare. Memphis fu per me un vero shock. Era l’esatto contrario di quanto pensavo dovesse essere il design, ma allo stesso tempo aveva fatto saltare proprio le regole che odiavo. MR Alcuni anni dopo hai dichiarato che l’opera di Sottsass e anche quella di Branzi erano state importanti per te. JM Proprio il lavoro di Branzi, e non quello di Alchimia o Marco Romanelli È curioso, ma sono un po’ agitato all’idea di Memphis, stava per me dalla parte giusta. Era poetico, di farti delle domande, in fondo in questi anni abbiamo ma contemporaneamente razionalista. Ad esempio la chaise condiviso molte cose, parlando però pochissimo! Comunque, longue che aveva fatto Branzi mi coinvolgeva molto, mentre per cominciare, vorrei tornare indietro, all’inizio di questa gli altri pezzi di Memphis non mi sembravano destinati alla nostra storia, che è un po’ anche l’inizio della tua storia. vita reale e il design per me, già allora, era fatto per la vita, Credo sia necessario perché, in un certo senso, non si sa non per i musei o le esposizioni. Solamente per viverci molto di te, ma quello che si sa viene troppo ripetuto: è assieme, per nient’altro. L’approccio di Memphis era un divenuto una sorta di “mitologia di Morrison”. Non vorrei ricadere lì. Nel 1987 lavoravo da un anno appena a “Domus”, approccio chiaramente elitario: un abominio quindi, ma non potevo fare a meno di esserne attratto proprio per la libertà quando Zeev Aram mandò a Mario Bellini, il direttore, che concedeva. alcune immagini dell’ultima mostra da lui organizzata, si MR Non per tutti l’impressione chiamava “AD 83”. Nella lettera di fu analoga: per noi, allora giovani accompagnamento Zeev diceva anche designer italiani che vivevamo a che c’era, nel gruppo, un giovane che Milano, il Post Modern divenne dovevamo assolutamente conoscere. rapidamente una sorta di “scelta Pubblicammo un articolo sulla mostra obbligata”. O disegnavi in quel modo, (il tuo pezzo era la “Thinking Man’s o non ci sarebbe stata per te alcuna Chair”) e poi Manolo De Giorgi e possibilità. Quindi quella di libertà era io partimmo per Londra: un lungo solo una bandiera: non si era affatto articolo su di te uscì infine nel numero liberi! Ma andiamo avanti: un paio di maggio del 1988. d’anni dopo, ciò per cui avevamo Jasper Morrison Corretto: fu fantastico! combattuto, ovvero il Minimal, Nel settembre 1986 avevo appena non solo si era imposto, ma era Thinking Man’s Chair ⁄ Cappellini, 1986 finito il Royal College of Art, la Photo: James Mortimer divenuto uno stile. poltrona presentata da Zeev e i pezzi Un altro stile. Fu un passaggio che pubblicaste nell’articolo li avevo veramente subdolo e soprattutto repentino: prendendo come pensati in quel periodo. Anche i primi mobili che produsse indicatore di tempo il Salone del Mobile di Milano, possiamo Sheridan Coakley venivano dal lì. dire che se l’anno prima lo “stile ufficiale” era ancora il Post MR Al di là dell’immediato apprezzamento per il tuo lavoro, Modern, l’anno dopo era già il Minimal! devo però confessarti quale fu l’uso “strumentale” che JM Il Post Modern in realtà non aveva uno zoccolo duro, facemmo allora delle tue cose. Volemmo vedere da subito in specialmente per quanto concerneva il design. Non aveva veri te una sorta di cavaliere armato contro il Post Modern e che argomenti. Fu assai facile “mandarlo al tappeto”. combatteva per un mondo minimale. Ne avevamo bisogno! MR In Italia questo fu meno evidente: ogni qual volta nel Come ricorderai l’Italia era allora totalmente in preda al Post nostro paese attecchisce una tendenza che si rifà al passato, Modernismo, il nostro stesso ingresso nella redazione di non è poi così facile venirne fuori. “Domus”, con Mario Bellini, si poneva in opposizione alla JM Ma lascia che ti racconti come ho scoperto il design direzione di Alessandro Mendini. La battaglia era appena cominciata, e in realtà fu, per quanto pacifica, una vera guerra! italiano: durante la scuola d’arte, un po’ perché mi interessava, un po’ per racimolare qualche soldo, facevo il mercante JM Anche per me fu una guerra! Durante gli studi ero di libri vecchi. Un giorno mi passò tra le mani un volume realmente compresso. Da un lato c’era il vecchio metodo su Franco Albini, e lì scoprii l’incredibile bilanciamento di anglosassone, tipico delle scuole di design: ti davano un foglio poesia e razionalità che caratterizzava il progetto italiano di di carta trasparente e dovevi cominciare a copiare un qualche quel periodo. Grazie ad Albini vidi realizzato un sistema di dettaglio di un qualche mobile, poi dovevi sovrapporre un coerenza espressiva che dall’architettura arrivava agli oggetti altro foglio e andare avanti aggiungendo nuovi particolari quotidiani. Non so davvero cosa avrei fatto se non avessi e così via. Dall’altra parte invece c’era stata l’inaugurazione incontrato la foto di quella stanza di Albini con la rete sospesa di Memphis, a Milano: e io c’ero (per caso)! Il contrasto tra i — 117. Nuovi Maestri ⁄ New Masters i — 117. Nuovi Maestri ⁄ New Masters Jasper Morrison di ⁄ by Marco Romanelli Due amici si incontrano a Parigi, uno arriva da Milano, l’altro da Tokyo. Praticamente coetanei, si conoscono da 26 anni, ma negli ultimi tempi non hanno avuto molte occasioni per discutere. Vi sono quindi cose da ricordare, cose da chiarire, cose in cui sperare. ⁄ Two friends meet in Paris, one arriving from Milan, the other from Tokyo. They are virtually the same age and have known each other for 26 years, but recently they have not had many opportunities to talk. There are things to be remembered, things to be clarified and things to be hoped for. Photo: Suki Dhanda Nuovi Maestri ⁄ New Masters – Jasper Morrison Jasper Morrison attenzione, grazie al vostro articolo su “Domus”, e di poter a modi di voliera e il pavimento in vetro, era alla Triennale, cominciare a lavorare con alcuni produttori. Non c’era tempo credo. Parallelamente l’intuizione per la “Thinking Man’s per immaginare dei “movimenti”. Per me era semplicemente Chair” è sorta in me vedendo l’immagine di una seduta il mio lavoro, e il mio mondo. Proprio per questo non mi è spagnola. Non una vera poltrona, piuttosto una poltrona in piaciuto affatto quando hanno cominciato a dire che facevo riparazione: avevano rimosso il sedile ed era restata soltanto parte di un movimento minimalista. Mi infuriavo e dicevo tra la struttura, ma le linee erano così seducenti che pensai “devo me e me: “Ma non ho firmato qualcosa per essere coinvolto disegnare una poltrona che sia solo una linea”. Ridurla alla in questa faccenda!”. struttura, eliminando ogni elemento consueto, ad esempio MR Infatti non è esistito da parte tua un manifesto! l’imbottitura. In quel momento ero sospeso tra una visione JM Per la verità ho scritto qualche manifesto, ma non certo romantica delle cose e un approccio che conducesse a uno che dicesse: “Dai, mettiamoci tutti insieme e facciamo qualcosa di nuovo, di concettuale, di atmosferico. Un aspetto qualcosa di minimale!”. però mi fu chiaro, da subito: doveva trattarsi di produzione MR Torniamo allora al problema di “ridisegnare” qualcosa industriale. L’industria sarebbe stata il percorso corretto che già esiste. Nel 1995 hai dichiarato a “L’Architecture per me. Niente di manuale, si doveva trattare di macchine, d’Aujourd’hui”: “La quête de simplicité est un état d’esprit, macchine adatte a eseguire degli oggetti. Insomma volevo c’est une philosophie de vie et de choses. Je ne suis pas lavorare con l’industria, non essere un artigiano. Pensa che intéressé par la recherche de formes in Inghilterra, a quel tempo, se avessi nouvelles, ou de formes tout court”. incontrato qualcuno a una cena e ti Ridisegnare qualcosa può essere considerato avesse chiesto “Che fai nella vita?” e tu una particolare accezione della filosofia gli avessi risposto “Il furniture designer”, dell’objet trouvé? immediatamente quello avrebbe replicato JM Per me è molto semplice: se ad esempio “Ah, e dove si trova il tuo laboratorio?”. vedo un vecchio bicchiere da vino, veramente “Furniture design” significava, allora, bello, questo diventa ai miei occhi una unicamente prodotti fatti a mano! Invece sorta di “oggetto eroico”. E, se non è più in io vedevo intorno a me esempi di bellissimi produzione, ecco la possibilità di riportarlo oggetti realizzati industrialmente ed erano così in vita. Per il suo valore estetico, ma anche seducenti che riuscivo a fatica a trattenermi perché ha un potere atmosferico: la capacità e aspettare l’occasione di poter lavorare su di aumentare le qualità di un ambiente. qualcosa che fosse poi prodotto in serie. Oltre a questo, mi interessa dimostrare che MR Quindi, se capisco bene, la tua attitudine non sono un artista… “Jasper Morrison, a guardare agli oggetti esistenti precede il tuo Jasper Morrison & il grande creatore”: non è veramente il mio approccio minimalistico? Naoto Fukasawa, Super Normal ruolo! La mia passione sono le cose comuni, JM Non me ne frega niente del minimalismo! ⁄ Lars Müller Publishers, 2006 fatte dall’uomo, che ci circondano e che Non sono mai stato coinvolto nel Minimal. rendono bello il nostro ambiente. Voglio solo Ho sempre avuto un solo modo di pensare cercare di migliorarlo ancora. Questo è quello che mi eccita, e un solo modo di fare le cose. A quel tempo non cercavo affatto di essere minimalista, cercavo unicamente di fare le mie non certo provare ad assomigliare a Marcel Duchamp. Anche cose! La gente continuava a dirmi che ero minimalista, ma per se, molti anni fa, ho fatto qualche vero ready-made, nello spirito dei Castiglioni, ma è tutta un’altra cosa. Era divertente me non contava assolutamente nulla. prendere pezzi di provenienza diversa e metterli insieme: MR Quindi non ti senti e non ti sei mai sentito parte di una questo, però, è un altro tipo di esercizio. tendenza? MR Quindi attraverso il ridisegno vuoi comprendere meglio un JM No, assolutamente no. Ho buttato via un sacco di tempo oggetto? Lo vuoi “promuovere”? Perdonami, ma vorrei capire per cercare di spiegare a tutti che non sono minimalista, anzi davvero cosa significa “memoria” per te. Personalmente che ho sempre voluto essere massimalista! D’accordo, posso concordare sul fatto che tendo a ridurre i materiali, ma guarda cito spesso una bellissima frase di Vincenzo Agnetti che ho le curve, l’espressione, l’atmosfera: è un’atmosfera ricca, come imparato da Lisa Ponti e che dice “Dimenticare a memoria”. Mi sembra geniale! Se penso ad esempio a tutti quei libri che nella “Thinking Man’s Chair”. ti sono passati tra le mani… tra l’altro devo dire che fu per MR Per cui non è cambiato nulla per te nel passaggio dal Post me una grande sorpresa scoprire quante cose tu conoscessi Modern al Minimal e dal Minimal alla situazione attuale, per sulla storia del design italiano… ho studiato tutta la vita altro non facile da definire, forse “nuova decorazione”? quell’argomento e alla fine tu conoscevi esattamente le stesse JM Vorrei dirti di più, non solo non è cambiato nulla, ma cose. Mentre molti nostri colleghi, anche dotatissimi, non non sono neanche stato in grado di analizzare la situazione sanno assolutamente niente di storia del design. Comunque in questo modo preciso e consequenziale. All’inizio, credo che nel nostro mondo contemporaneo non si possa più semplicemente, sono stato felice di catturare un po’ di Inventario everything is a project Oak tables, Cappellini 2006 Photo: Walter Gumiero Nuovi Maestri ⁄ New Masters – Jasper Morrison 070 -071 Photo: Inga Knölke Inventario N°08 072 -073 l’artigianato. Di colpo mi sento insicuro, direi infelice. dire “non conosco”. Ecco quindi, come diceva Agnetti, che C’è qualcosa che non funziona per me. Voglio raccontarti a bisogna conoscere, ma poi dimenticare. Questo processo mi questo proposito un aneddoto: ho passato due settimane al sembra simile al tuo: conoscere, dimenticare, ridisegnare. CIRVA, il centro per la ricerca sul vetro a Marsiglia. JM Ogni pagina che ho sfogliato quando vendevo libri vecchi, Lì avevo a mia disposizione un soffiatore di vetro bravissimo, ogni pagina che ho sfogliato da studente entusiasta è ancora che era solito lavorare con Bo ek Šípek. Avevo disegnato un qui, con me. Forse non posso rievocare la pagina nella sua precisione, ma senz’altro essa può tornare sotto un’altra bicchiere (disegno sempre bicchieri!), era molto semplice e, forma. Potrei provare a spiegarti questo fenomeno come una ingenuamente, gli avevo chiesto di realizzarlo, consegnandogli sorta di inconscia “enciclopedia delle forme”. Questa è la mia un disegno, fatto a mano ma preciso, con tutte le misure e le fonte. Una fonte materiale che va avanti, sempre avanti. indicazioni necessarie. Dopo una prima giornata di lavoro quel Ogni tanto forse deve essere rinfrescata, ma comunque giovanotto aveva soffiato qualcosa di completamente diverso, qualcosa può sempre tornare a galla, anche da un passato e così dopo la seconda giornata. Alla fine della settimana era ormai remoto. Tutto nasce per me dall’allenamento a riuscito a farlo, ma eravamo tutti molto tristi: io ero triste, guardare le cose e poi a richiamarle in un modo inconscio. e anche lui era triste. Non gli interessava affatto realizzare un Ecco il motivo per cui faccio sempre un sacco di foto. È il mio simile bicchiere. Si sentiva un artista e io cercavo di utilizzarlo procedimento: guardare le cose e imparare a vederle! come una macchina. Ovviamente non era mia intenzione MR Imparare a guardare, quindi. Pensa che curioso, che un offendere nessuno, ma era una situazione senza vie d’uscita. libro che è stato veramente importante nella mia formazione Non ero in grado di fornirgli un’idea che gli permettesse si chiamava “Saper vedere” [Matteo Marangoni, 1933, ndr], di esprimere la sua creatività. in quel caso di trattava di arte, ma MR La perfezione c’entra in qualche il principio era il medesimo: bisogna modo con quello che mi hai imparare a vedere. raccontato? Forse l’artigianato non JM Esattamente. È come una sorta consente di raggiungere quel grado di training. Il primo step è senz’altro di perfezione cui miri? Anche se una interessarsi alla fotografia. Ogni volta volta hai dichiarato che non ami la che mi trovo a insegnare, comincio perfezione. spiegando ai miei studenti che devono JM Sono due cose differenti: amo applicare questo metodo: guardare e la perfezione della produzione, valutare. In ogni situazione: se sono ma non la perfezione della forma. in coda all’ufficio postale, devono Naturalmente enfatizzo un po’ questa guardare e valutare come sono dicotomia perché ci sono volte in cui Pepé le Moko ⁄ Alessi, 1998 organizzati gli spazi, che valore ha la amo anche la perfezione della forma, Photo: Riccardo Bianchi luce… Per me è un meccanismo che ma in generale posso sinceramente non ha fine: mentre guardo la TV, dirti che preferisco gli oggetti un dettaglio di un film mi cattura leggermente imperfetti. È come con e mi allontana dal film stesso. gli esseri umani, nessuno è in realtà perfetto, ma, se lo fosse, MR Mi pare di capire che il tuo sguardo si concentri siamo certi che l’apprezzeremmo? L’imperfezione è più maggiormente sugli oggetti quotidiani piuttosto che, umana e, almeno credo, più intrigante. ad esempio, sull’arte. MR Molti anni fa hai dichiarato a Federica Zanco che JM Amo l’arte, ma è una faccenda totalmente diversa. “la perfezione non è sexy”. Credo non stessi parlando solo MR Quindi non ti è mai capitato di trarre ispirazione, per di donne? uno dei tuoi progetti, da un quadro? JM La personalità, per quanto concerne un essere umano, JM Mai. Anzi, a dir la verità, una volta ho provato: ho o la “oggettualità”, per quel che riguarda una cosa, non proposto a Baccarat un bicchiere che avevo visto in un quadro discendono necessariamente dalla perfezione. Ci arrivano, di Chardin. Era perfetto, mi sarebbe piaciuto che fosse da una persona o da un oggetto, indipendentemente dal loro rimesso in produzione: non se ne fece nulla. aspetto. La bellezza in se stessa in fondo non è poi così sexy, MR In ogni caso si trattava di un oggetto all’interno di un o almeno non così sexy come una magnifica imperfezione. quadro, non del quadro stesso. Ma tornando al “guardare”, Non basta che un bicchiere da vino sia bello, deve avere ho l’impressione che solo una parte del reale sia interessante carattere, introdurre una quota di potere ambientale, ovvero per te. Sto pensando alla tua esperienza con la ceramica a restituire all’ambiente in cui si trova e all’atto quotidiano Vallauris: non mi sembra che tu abbia trovato interesse in dell’usarlo un’emozione positiva. Curiosamente questo tipo di quelle antiche tradizioni. carattere si trova assai raramente negli oggetti belli. Per andare JM Effettivamente, era qualcosa di troppo vago. Mi succede più a fondo nel progetto degli oggetti, se vogliamo raggiungere ogniqualvolta cerco di confrontarmi, come designer, con qualcosa di superiore rispetto alle qualità estetiche, dobbiamo Inventario everything is a project spiegare qual è la differenza tra “supernormale”, “normale” dare meno importanza alla forma e considerare altre qualità, e “banale”? Ti confesso che c’era qualcosa, nella mostra e nel quelle qualità che rendano un oggetto esattamente se stesso. libro, che non mi è mai stato chiaro (e a volte mi capita anche MR Mettiamoci però, per un momento, nei panni di qualcuno che guardi un tuo progetto, non io che conosco bene sia te che con il lavoro di Fukasawa): qual è il punto di svolta tra fare un oggetto “Super Normal” e non fare nulla di nuovo? i tuoi oggetti, qualcuno “vergine”: che cosa rileverebbe? JM Il “Super Normal” per quanto approssimativo possa essere La bellezza è evidente, la funzione è chiara, tutto è un concetto del genere, è per me un punto di riferimento giustamente tarato, ma forse è difficile dire che il tuo oggetto molto importante. Intanto, considerando che il dibattito è sexy. Forse calvinista, piuttosto? nel mondo del design è oggi praticamente assente, “Super JM Beh, dipende da cosa intendi per sexy! Se pensi che sia Normal” è stato visto come una provocazione e questo è sexy un oggetto di Fabio Novembre oppure una donna in avvenuto semplicemente perché proponeva un ribaltamento bikini su una spiaggia, certo apparentemente lo sono, nessuno può negarlo. Ma, in realtà, il coefficiente di attrazione dipende dello status quo. Ma in realtà il significato era ben più importante. “Super Normal” è stato pensato per suggerire dalla cultura di chi guarda. Insomma credo che esistano modi nuove priorità nel progetto, quindi come antitesi rispetto a diversi di essere seducenti! Forse è una forma di perversione, ciò che il design è diventato nei media e, a grandi linee, come ma per me l’attrattiva di un oggetto va oltre la sua apparenza. antitesi rispetto a ciò che annualmente vediamo passeggiando Per farti un esempio, se sono invitato in un ristorante alla negli spazi del Salone del Mobile di Milano. moda, con una apparecchiatura eccessiva Sono convinto che il design, finché non – cinque piatti, tre diversi bicchieri, in scale riuscirà a colmare il baratro che ha scavato e con forme differenti, e poi cinque o sei tra sé e la vita quotidiana, sarà sempre posate – non mi interessa più valutare se inteso più come intrattenimento che come i singoli pezzi siano belli o brutti, l’atmosfera situazione reale. Se l’obiettivo primario nel suo insieme diventa poco sexy. Come del nostro lavoro si riduce a consentire potrebbe accadere qualcosa di realmente una conversazione frivola su un nuovo stimolante attorno a una simile tavola? candeliere durante una cena, allora tanto Ogni possibilità viene esclusa fin dall’inizio. vale ripiegare i nostri tavoli da disegno e MR Quindi per te è importante che si andarcene tutti a casa! Il design si merita di preservi una sorta di sospensione? Sei in essere considerato più seriamente di quel che attesa di qualcosa di segreto da parte degli avviene oggi, più seriamente che non come oggetti? specchietto per le allodole, come rincorsa JM Gli oggetti devono creare una buona alle copertine dei giornali. Se i nostri progetti atmosfera. L’ho capito abitando con oggetti Jasper Morrison, A world without non funzionano in modo adeguato, se non “scarsamente significanti” che in realtà, nel words ⁄ Lars Müller Publishers, sono capaci di durare nel tempo, allora a chi tempo, si sono mostrati molto più giusti 1998 (first edition, 1992) serviranno? Ecco perché mi va benissimo dei loro alter-ego iper-progettati. A quel che l’oggetto “Super Normal” sia in realtà punto sono rimasto stregato da questa scelto soggettivamente, a condizione che funzioni meglio e per loro capacità, realmente surclassavano i loro “colleghi” un periodo più lungo che non le sue alternative. Credo che gli professionali. Ne ho parlato con Naoto Fukasawa ed ecco oggetti necessitino una valutazione su un periodo lungo, cosa nascere l’idea del “Super Normal”. So che parecchia gente che può verificarsi solo vivendo con essi. pensa che questo mio atteggiamento sia eccessivo, e forse MR Per cui, se ti è possibile, cerchi di fare simili esperimenti hanno ragione, ma non posso farci nulla, l’attenzione con i tuoi progetti? Testarli, aspettando e vivendo con essi? parossistica per l’ambiente è una peculiarità con cui sono JM Certo, metto in pratica questa operazione di test a casa. nato. Da bambino riuscivo a sentirmi assolutamente infelice E credo si tratti di un esperimento veramente positivo. in qualsiasi luogo che avesse un’atmosfera negativa. La mia sensibilità era eccessivamente sviluppata rispetto agli ambienti: Osservare le cose, sedersi su di una poltrona che si è disegnata dieci anni prima, guardarla ogni giorno e chiedersi: lavora stando in un posto sbagliato, arrivavo a percepire la mia personalità che si disintegrava. E non riuscivo assolutamente a meglio o peggio del primo giorno? Ti assicuro che di certi oggetti di cui all’apertura del Salone ero veramente sicuro, difendermi o a recitare adattandomi all’ambiente in cui ero. dopo un anno soltanto mi trovavo a pensare: “ma questa è MR Arrivavi a sentirti male fisicamente? una porcheria!”. JM Mi sentivo insicuro. Ma, per tornare al nocciolo del MR Ma fai riferimento anche a oggetti disegnati da te? problema, questo malessere mi ha permesso di sviluppare una sensibilità agli effetti degli oggetti sul loro contesto molto JM Certo! Mentre altri oggetti di cui il primo giorno mi trovavo a dire: “Boh?!”, in realtà nel tempo potevano superiore alla media. È per questo che sono diventato un trasformarsi in qualcosa di più sicuro, di più forte. Penso che designer. questa sia la caratteristica più significativa di tutta la questione MR Tornando al concetto di “Super Normal”, mi potresti Nuovi Maestri ⁄ New Masters – Jasper Morrison Inventario N°08 074 -075 DP01 Telephone, Punkt 2010 Inventario everything is a project su quel fronte, le tue idee avrebbero potuto diffondersi nel “Super Normal” perché racchiude aspetti del design molto mondo. Invece è come se, a un certo punto, esse avessero importanti, che sono e sono stati completamente ignorati, perso il loro migliore testimone, ovvero tu stesso. Ma forse anche se i giovani designer mi sembrano più vicini a questo non ti importava nulla che avessero successo? Forse preferivi approccio nel loro puntare sulla creazione di un’atmosfera positiva e nel rinunciare a una eccessiva esposizione mediatica. restare un testimone inconsapevole? Ti posso assicurare che per molti di noi lo sei stato! Non ti sentivi un testimone, MR Ti ricordi il “Compasso d’Oro a Ignoti”, quel premio non volevi vivere quel ruolo? che Bruno Munari aveva immaginato di dare ai progettisti, JM Non mi sentivo a mio agio in quel ruolo, sebbene sconosciuti, degli oggetti anonimi più belli? In quella selezione naturalmente mi preoccupi del successo e della diffusione però gli oggetti erano realmente tutti anonimi, mentre nella delle cose che disegno, e poi c’erano altri molto più bravi vostra selezione esiste uno strano mix di pezzi anonimi di di me nell’interpretare “il ruolo del designer”. Io avevo fianco a cose conosciutissime di Jasper Morrison, di Marc deciso di lavorare più sul progetto che sulla comunicazione, Newson o di Konstantin Grcic! avevo deciso di lasciar parlare da soli i miei oggetti, il JM Proprio questo è per me il test più importante: verificare se un oggetto “di design” può stare, senza complessi, al fianco di che è stato anche un modo per obbligarmi a lavorare più duramente. Ancora oggi credo che sia stata assolutamente la un oggetto anonimo! È il risultato più alto cui si può arrivare. decisione giusta. Il mio obiettivo quotidiano è ora molto più In realtà però gli oggetti anonimi partono sempre in vantaggio chiaro: fare cose migliori di quelle che già esistono! Certo, proprio perché non portano il peso della firma, dell’essere magari non sempre funziona, ma almeno non devo pormi creazione di questo o di quell’altro designer… Naturalmente quotidianamente il problema se andare a un congresso ci sono poi alcune, poche, eccezioni: la libreria di Dieter sul design oppure nel mio studio Rams, la caffettiera di Richard a lavorare. Sapper… Tuttavia, se avessimo MR Ma invece quando l’oggetto ha escluso a priori dalla scelta dei “Super qualità, magari molte qualità? Anche Normal” i pezzi autoriali, saremmo in in questo caso non ti sentivi di essere fondo ricaduti nell’ennesima mostra l’eroe di un oggetto con qualità? sul design anonimo. Viceversa, nella JM Se l’oggetto ha qualità, a quel nostra scelta c’è una maggioranza di punto non servo più io: esso stesso oggetti anonimi (in fondo è più facile può essere l’eroe! Non mi interessa trovarli con caratteristiche congruenti essere l’eroe dietro all’oggetto. Forse ai principi “Super Normal”), ma è un difetto, ma non voglio pormi non sono esclusi quelli dalla paternità al centro dell’attenzione. riconosciuta. Cast Iron Kitchenware ⁄ Oigen, 2012 MR Torniamo per un momento a MR “Super Normal” è stato una sorta Photo: Morrison Studio “A world without words”, un libro, di manifesto, ma prima, per lunghi o meglio un messaggio, che ho amato anni, hai portato avanti una battaglia molto. Mi ha sempre incuriosito il senza manifesti e soprattutto senza fatto che tu abbia “inventato” quel libro senza parole in un mettere te stesso, come personaggio, in prima linea. Era una momento in cui viceversa i tuoi oggetti “parlavano ancora”, battaglia combattuta dai tuoi oggetti, ma priva di una vera e in un momento di forte espressività. Quando hai deciso che propria dichiarazione di guerra. C’era solo la loro esistenza e gli oggetti avrebbero dovuto essere più silenziosi? l’esempio silenzioso del tuo comportamento. Perché? È una JM “A world without words” è nato come una conferenza per questione di carattere? immagini, in realtà quindi per evitare di parlare in pubblico, JM In realtà c’è stato qualche manifesto, quando ero molto ma era anche una canzone d’amore per un mondo eroico giovane. È strano rileggerli ora. Ricorderai “Utilism”, e prima di manufatti e di bellezza che avevo scoperto nei libri che uno scritto intitolato “The unimportance of form”, e prima collezionavo o che sfogliavo nella biblioteca del Royal College. ancora, da studente, un testo folle, romantico, che raccontava La mia resistenza rispetto all’espressione è cominciata dopo di un tizio che una sera aveva bevuto parecchio e la mattina che avevo progettato la “Thinking Man’s Chair”: avvertivo dopo si svegliava, contemplava le gambe di una ragazza e, vedendo alcuni vasi da fiori impilati nella vetrina di un negozio che si trattava di un oggetto troppo artistico e mi sentivo in qualche modo contrario a quel tipo di formalismo. Non mi progettava un tavolino tipo “Flower Pot Table”. Ma un era chiaro perché, ma era chiaro un bisogno di rifiutarlo: non manifesto è stato per me anche il libretto “A world without volevo essere quel tipo di designer, altamente espressivo! words”. Detto questo, ho sempre preferito essere soltanto MR La “Thinking Man’s Chair” era già troppo? un designer, che fa il lavoro del designer. JM Non so se fosse troppo, anche perché in realtà amo molto MR Non pensi che la tua faccia, la tua persona, avrebbero quella poltrona, sono stato felice di quel progetto e poi mi ha potuto garantire più successo alla tua teoria? Ho come regalato una grande attenzione e l’articolo su “Domus” che, l’impressione che se ti fossi impegnato con tutto te stesso Nuovi Maestri ⁄ New Masters – Jasper Morrison Inventario N°08 076 -077 JM Beh, pensaci un po’… Stai lavorando per certe aziende a sua volta, mi ha portato a lavorare per Cappellini e FSB. che si aspettano dei prodotti… e poi speri sempre che le cose Insomma è stato un inizio straordinario, non avrei potuto possano alla fine funzionare, solo dopo ti accorgi di quanto desiderare di più, ma forse ero alla ricerca di qualcosa di fossero deboli. diverso, di più asciutto, di più industriale. Probabilmente MR Come sai amo molto il tuo lavoro, e forse è questo il avvertivo la sensazione che in quei primi pezzi ci fosse troppa motivo che mi impedisce di vedere progetti che non entrino poesia, troppa espressività e che alla fine essi stessi fossero in una coerente continuità… eccessivi per l’atmosfera che volevo raggiungere. Ancora JM È qualcosa di molto personale, ognuno di noi sa oggi quando sto disegnando un oggetto lo immagino inserito intimamente cosa sta facendo e se questo qualcosa è buono in una stanza ideale, che mi consente di selezionare le idee o no. Ci sono stati periodi in cui non amavo nemmeno più e di valutare quale effetto atmosferico avranno le diverse il mio lavoro. Mi ricordo una volta che stavo aspettando un soluzioni. In un certo senso quella stanza non è cambiata aereo e poco più in là c’era Vico Magistretti che mi disse così tanto negli anni, l’atmosfera base è sempre la stessa, più o meno “Come siamo fortunati noi che possiamo fare anche se tutto si è evoluto nel tempo. Se guardo ad esempio quello che veramente amiamo fare! Abbiamo un lavoro così il disegno dell’ambiente ideale pubblicato in “Domus” nel bello: cosa potrebbe essere meglio che fare il designer?”. Per 1987, certamente il tappeto e forse anche qualcos’altro non me fu un vero shock, perché in quel momento non mi stavo sarebbero più lì, ma il principio rimane: è un mio modo di divertendo proprio per niente, ma mi aiutò moltissimo: capii verificare le scelte mentre progetto. che doveva esserci qualcosa di molto sbagliato nella mia MR È un esercizio che compi davvero? Esiste realmente nella situazione se Magistretti, alla sua età, riusciva a essere così tua testa una stanza da riempire di oggetti? felice, mentre io mi sentivo totalmente JM Così suona un po’ troppo infelice. Per questo decisi che dovevo pittoresco, nella realtà lo è meno, cambiare. Tra l’altro in quello stesso ma il principio è molto semplice: periodo le vendite dei miei prodotti ad esempio se stai pensando a una al Salone non andavano tanto bene, sedia è sufficiente immaginare che anche le reazioni della critica non tipo di effetto avrà sull’atmosfera della erano così entusiastiche e in fondo tua stanza di riferimento. Troppa certi pezzi non piacevano neppure a espressività? Troppa discrezione? me. Certo c’erano le eccezioni, ma ero Questo mi aiuta a raggiungere il molto scoraggiato. corretto equilibrio. MR Riesci a ricostruire il momento MR Nel 1995, dopo aver prodotto la iniziale e quello finale di questa fase? tua “Plywood Chair”, Rolf Fehlbaum Hannover Tram ⁄ Üstra, 1997 JM La fine del problema fu l’incarico ha affermato che si trattava di una Photo: Miro Zagnoli per il tram di Hannover, un lavoro sedia talmente perfetta che era difficile che mi portò in un’altra dimensione immaginare come avresti potuto andare avanti. Condivido in pieno questa posizione: gli oggetti e mi aiutò moltissimo. Era una cosa così vera, con uno scopo così reale, che quando tornai al furniture design avevo capito del tuo primo periodo erano così perfetti che per forza, per quello che volevo davvero, come avrebbero dovuto girare le poter procedere oltre, avresti dovuto cambiare. cose. Tutto doveva essere più reale, più quotidiano! JM Ma se non era nemmeno una sedia! Certo puoi tenertela MR Un altro punto di svolta mi pare sia riscontrabile nella intorno, ma se dovessi realmente usarla ti provocherebbe “Air Chair”: dopo questo progetto del 1999 per Magis mi sofferenza per il resto dei tuoi giorni! È stato proprio pare sia aumentata la tua attenzione verso tipologie molto dopo quell’esperienza che mi sono sentito maggiormente semplici, in un certo senso povere, a cui potevi applicarti coinvolto nel discorso ergonomico: se vuoi essere un buon pienamente in termini progettuali. Per arrivare a situazioni designer, necessariamente una tua sedia deve essere comoda! quali la “Basel Chair” o la “Trattoria Chair” in cui non mi è Pretendere che una sedia di bell’aspetto, ma scomoda, chiaro dove si fermi l’ispirazione e dove inizi il progetto. sia comunque un buon progetto è veramente scorretto. Tra l’altro, delle due sedie citate è ancora piuttosto facile Assodato questo principio non nego che a quel tempo ho trovare in commercio, quanto meno in Italia, il modello vissuto un pessimo periodo, ho perso più volte la strada. “originale”, la cosiddetta sedia “da chiesa” o sedia “Milano”, Non sapevo che fare o peggio facevo cose di cui non ero assai meno costosa delle sue versioni “design”. convinto, anche cose profondamente sbagliate. Le puoi JM Intanto la “Air Chair” per me è stata una versione in trovare alla fine della mia monografia, in un regesto in cui plastica della “Plywood Chair”. Se ci pensi, se elimini quella esilio le cose che non mi piacciono, ma alcune, quelle di cui pelle sottile che costruisce lo schienale e il sedile, ti ritroverai mi vergogno veramente, non sono nemmeno lì! nuovamente davanti alla nuda struttura di una sedia: uno MR E quale sarebbe la ragione per produrre cose di cui non scheletro riempito con due superfici. sei convinto? Inventario everything is a project l’investimento. E per quanto riguarda la stampa, sia a me che a La “Air Chair” è stato il primo progetto derivato dalla mia loro, non interessa particolarmente perdere un paio di articoli: nuova consapevolezza sul cosa fare. Dopo vennero la “Basel non è certo quello l’obiettivo da raggiungere! Viceversa, ogni Chair” e la “Trattoria Chair”. Delle due quella che credo volta che ho avuto un lavoro nel campo dell’elettronica o abbia diritto ad almeno un po’ di considerazione è la “Basel”. della telefonia, la faccenda si è rivelata molto più complessa. Non importa nulla che tu possa acquistare “l’originale” per In alcuni casi, finito di presentare il progetto, i clienti mi meno, quell’originale giaceva, ai tempi, “addormentato”, per guardavano come per chiedermi “Ma è questo quello per cui non dire totalmente dimenticato. Ecco, io volevo richiamarlo in vita e contemporaneamente aggiornarlo. Sostituire il sedile e ti abbiamo pagato?”, e allora io replicavo “Mi avete cercato lo schienale tradizionali, in legno, con la plastica rappresentava perché volevate un progetto che desse qualità alla vostra produzione oppure volevate un’ennesima porcheria come ne non solo una decisione coerente dal punto di vista produttivo, avete già molte?”. L’ultima volta è successo con Lenovo, la ma anche una scelta interessante: a quel punto il legno compagnia di computer cinese: finita la mia presentazione, mi naturale andava a combinarsi con la plastica colorata in un hanno mostrato, spiegandomi che la vendevano benissimo, modo allora assolutamente inedito ma, in seguito, molto la loro invenzione più recente, una sorta di finitura perlata, copiato. Quindi, in sostanza, credo di aver condotto il in un colore più o meno bordeaux, con finti diamanti inseriti pubblico a guardare nuovamente a quella tipologia di sedia e nella plastica. E allora gli ho chiesto “Ma perché avete cercato ad apprezzarne l’importanza. proprio me?”. MR L’abitudine di riferirsi a tipologie esistenti è stata una MR Però quando presentasti “The Crate”, nel 2007, scelta cosciente o, piuttosto, inconsapevole? la polemica fu feroce. JM L’analisi dei disagi che stava manifestando il design JM Non ho mai fatto un progetto d’autore mi aveva portato alla che sia stato così discusso. Rimasi consapevolezza che il problema veramente impressionato dalle stesse nell’“ego creativo”. In fondo reazioni. A mio giudizio “The Crate” gli oggetti anonimi non hanno rientrava perfettamente nello spirito bisogno di bilanciare la firma del di Established & Sons, produttore designer con la questione primaria eccentrico e molto British, e poi per di creare un progetto gradito al me era anche “Super Normal”. pubblico: semplicemente fanno il In quel momento ero particolarmente loro lavoro! Per questo ho deciso agguerrito contro l’idea dell’ego di trovare delle strade alternative creativo. Non sto cercando delle che mi permettessero di trovare giustificazioni, è stato comunque ispirazione fuori dalla mia testa, e Vitra Bus Stop ⁄ Vitra, 2006 un progetto molto sincero: quando quindi ho pensato di esaminare il mi sono trasferito nella mia casa di mondo degli oggetti per verificare Parigi, gli operai avevano lasciato una quali tra loro svolgessero al meglio vecchia cassetta da vino che era servita per trasportare delle una funzione quotidiana. Non si tratta di un procedimento tegole. L’ho pulita e l’ho usata come comodino! Dopo due particolarmente difficile, e comunque, in generale, preferisco anni ho cominciato a rendermi conto che era un comodino lasciare che le idee vengano a me, piuttosto che andarle a perfetto: un contenitore per i libri in basso, a dare stabilità al cercare. Raggiunta l’ispirazione, rimaneva comunque l’altra piccolo ripiano superiore per la sveglia, un bicchier d’acqua e parte del lavoro, ovvero permettere alle idee di svilupparsi in quant’altro può servire di notte. Così ho deciso di trasformare prodotti realizzabili e che garantissero una performance valida quella cassetta in un progetto, senza pensare che la gente e duratura nel tempo. l’avrebbe trovata un’idea offensiva. MR Hai mai avuto problemi con i produttori proponendo MR Forse la polemica era più riferita al prezzo cui queste cose non così “disegnate”, non così “Jasper”? “The Crate” era venduta? Perché l’idea è senz’altro molto JM Spero che siano comunque “abbastanza Jasper”! forte, ma magari più per una mostra che per il mercato… MR Ma certo che sono “abbastanza Jasper”, cerco semplicemente di mettermi nei panni di certi produttori, cerco JM Naturalmente ognuno è libero di andarsi a prendere una vera cassetta per il vino e usarla come avevo fatto io, di immaginare la loro faccia nel momento in cui gli presentavi come potrei oppormi a questa possibilità? Anzi, in un certo un oggetto che volutamente non era “fashion”, ma che loro senso preferirei che facessero così piuttosto che comprare la avrebbero comunque dovuto portare al Salone del Mobile di cassetta disegnata da me. Forse quelli che hanno protestato Milano e presentare alla stampa “a caccia di novità”… hanno visto in “Crate” un progetto pigro o cinico, ma non JM Con i produttori con cui sono solito lavorare non c’è mai stato alcun problema, non solo perché ci conosciamo da molto dimentichiamoci che mi ci sono voluti due anni per capire che era sì una cassetta per il vino ma anche un progetto in nuce. tempo, ma anche perché i miei pezzi hanno ormai, dal punto di vista economico, dei risultati più che sufficienti a giustificare MR Sbaglio oppure un punto intermedio tra il momento Nuovi Maestri ⁄ New Masters – Jasper Morrison Inventario N°08 078 -079 Mi avevano invitato a fare una mostra da loro e così sono iniziale “di disegno” e questo del “non disegno” è andato a dare un’occhiata. Mi sono appassionato alla rappresentato dalla “chaise” per il Convento della Tourette? parte del museo dedicata agli oggetti del XVII e XVIII In essa vedo i due aspetti congiunti: l’osservazione e il secolo, mentre lo spazio per le esposizioni temporanee era progetto. veramente molto meno interessante. Sulla strada del ritorno, JM È vero, prima di cominciare il progetto per la Tourette sfogliando il librone sul museo che mi avevano regalato, ho naturalmente ero stato invitato a visitare il convento ed ero di colpo immaginato quelle stanze sostanzialmente inalterate, rimasto a dormire una notte in una delle celle, conservata ma abitate da uno o due intrusi, da uno o due oggetti esattamente come era stata progettata da Le Corbusier. contemporanei. Così ho scritto alla direttrice, Bernardette de Uno spazio basico eppure piacevole. Il giorno dopo feci un sopralluogo e scattai numerose fotografie di cui una dei banchi Boysson, proponendo l’idea, convinto che avrebbe rifiutato, all’interno della cappella. I supporti anteriori e quelli posteriori e invece accettò! È stata un’esperienza molto forte scegliere i pezzi che avrebbero dovuto inserirsi, in un modo discreto, del banco erano collegati con un traverso di legno che ma comunque forte, in ciascun ambiente. Un gioco efficace poggiava a terra. Guardando tempo dopo la foto mi sembrò di taratura dell’atmosfera: penso che, alla fine, sia gli oggetti di scorgere la sagoma di un fedele inginocchiato in preghiera. antichi che quelli nuovi abbiano beneficiato dalla loro inedita Cominciai il progetto da quella suggestione. In realtà la fase di interrelazione. osservazione è diventata un elemento cardine nel mio lavoro. MR Torniamo al tema degli oggetti più o Faccio un sacco di foto, di solito quando meno disegnati: è una mia impressione viaggio, ma sovente anche nella realtà o qualcosa è di nuovo cambiato per te? quotidiana. Puoi vederne alcune, su cui ho Negli ultimi due anni mi è sembrato che tu scritto dei brevi commenti, nel mio sito, cominciassi ad allontanarti dalla realtà degli basta che clicchi sulla polaroid appoggiata oggetti di riferimento per ricominciare a alla mensola [“photo of the month”]. È una progettare di più. faccenda che è nata leggendo La Vie mode JM E perché no? Ma sì, è vero. d’emploi di Georges Perec. Anche se non Ho ricominciato a guardare indietro, alla sono mai riuscito a finirlo, credo proprio “Thinking Man’s Chair”e a chiedermi se che sia un buon libro. Perec parla di tutti non potessi permettermi un po’ più gli oggetti che si possono trovare in un di libertà, semplicemente dicendomi condominio parigino, racconta la loro storia “Ok, proviamo a fare qualcosa di bello”… e la storia delle persone che li possiedono, Con i miei figli intorno sono diventato più arrivando a tracciare un variegato ritratto morbido! della vita quotidiana. Ho capito così che Basel Chair ⁄ Vitra, 2008 MR Ero certo che si trattasse di un tutta la faccenda di conservare il passato, Photo: Marc Eggimann/Vitra cambiamento che era partito dalla tua vita inteso solo come testimonianza eccezionale, privata, e ti assicuro che, nei tuoi oggetti, all’interno dei musei è un madornale errore i segni di questa nuova attitudine sono già molto chiari. commesso da miopi. JM Sono felice di sentirtelo dire! Credo di avere oggi un È sufficiente visitare le collezioni di arte popolare del Museo atteggiamento più disteso rispetto al mio lavoro di quello Etnografico di Lisbona per capire che la vita quotidiana non che avevo un tempo. Sono più rilassato e mi diverto di più. solo è più interessante, ma anche più utile per interpretare Forse era semplicemente l’essere arrivato a una certa età il passato. Mi interessa capire che tipo di qualità siano che permetteva a Magistretti di divertirsi così tanto con necessarie per una vita migliore e i luoghi che mi ispirano il suo lavoro! maggiormente si pongono di solito banalmente alla fine dello spettro che va dallo “speciale al normale”! Credo che queste situazioni costituiscano uno straordinario antidoto potenziale contro il concetto di perfezione dell’oggetto e contro la fasulla seduzione del circo del design come è presentato dai media. Insomma, in sintesi, sono interessato a trovare altri tipi di bellezza nel mondo. Per me è un modo di comunicare, di pensare, di apprezzare le cose e alla fine anche di trarre ispirazione. MR Ti è mai successo qualcosa di analogo anziché con un oggetto anonimo con un pezzo di antiquariato, ad esempio con una commode del XVII secolo? JM Lascia che ti mostri il catalogo di un’esposizione che ho fatto a Bordeaux, al Musée des Arts Décoratifs, nel 2012. Inventario everything is a project i — 117. Nuovi Maestri ⁄ New Masters Jasper Morrison Marco Romanelli It is strange but I’m a bit anxious at the idea of asking you questions, after all we have shared plenty of experiences over the years but we have never spoken very much! In any case, to begin with, I would like to go back to the start of our story, which coincides, more or less, with the start of your story. I think this needs to be done because, in a certain sense, not much is known about you, but what is known has been said too often: it has turned into a sort of “Morrison mythology”. I do not want to lapse into that. In 1987 I had only been working for “Domus” for about a year, when Zeev Aram sent Mario Bellini, the editor-inchief, some pictures from the latest exhibition he had just organised called “A.D. 83”. In the accompanying letter Zeev said that the group included a young man we absolutely had to meet. We published an article about the exhibition (your piece was entitled “Thinking Man’s Chair”) and then Manolo De Giorgi and I set off for London: another article about you was then published in the May 1988 issue. Jasper Morrison That’s right: it was wonderful! In September 1986 I had just finished studying at the Royal College of Art, I had designed the armchair presented by Zeev and the various pieces referred to in the article during that period. The first pieces of furniture produced by Sheridan Coakley also dated back to then. MR Apart from my immediate admiration for your work, I must tell you how we “used” your things back then. We immediately wanted to see in you a sort of knight-in-armour battling against the Postmodern, fighting for a minimal world. We needed that! As you will remember, at the time Italy was totally in the clutches of Postmodernism, our joining the editorial staff of “Domus” together with Mario Bellini clashed with Alessandro Mendini’s editorial line. The battle had just begun and, in actual fact, although it was peaceful, it was a real war! JM It was a war for me too! While I was studying I felt I was being squashed. On one hand there was the old-fashioned Anglo-Saxon method, typical of design schools: they would give you a transparent sheet of paper and you would start copying details from some piece of furniture or other, then you would superimpose another sheet and carry on adding new details and so on and so forth. On the other hand Memphis was just opening up in Milan: and I happened to be there (by chance)! The contrast between what I was used to and that exploding of all dogmas was so extreme that I felt almost shell-shocked for a long time, asking myself what I could do. Memphis was a real shock for me. It was the exact opposite of what I thought design ought to be, but, at the same time, it had broken all those rules that I hated so much. MR A few years later you stated that Sottsass’ and Branzi’s work had been important for you. JM I thought Branzi’s work, and not Alchimia’s or Memphis’, was on the right track. It was poetic but at the same time rationalist in a very contemporary way. For example, I was extremely intrigued by the chaise longue he did for Memphis. Other Memphis pieces did not seem to me to be destined for everyday life, and even back then I believed that design was intended for everyday life and not art museums or exhibitions. Just for living with and nothing more. Memphis’ approach was clearly an elitist approach. An abomination, but I could not help being drawn to it by the freedom it allowed itself. MR That was not the case for us as young Italian designers living in Milan back then: the Postmodern had quickly become an “enforced choice”. Either you designed that way or you had no chance whatsoever. So that kind of freedom was just an idea: we were not free at all! But let’s move on: a couple of years later, what we had fought for, i.e. the Minimal movement, had not just made an impression, it had turned into a style. An alternative style. This was a very subtle transition and, above all, a very quick one: if we take the Milan Furniture Show as our timeframe, then we can say that, although one year earlier the “official style” was still the Postmodern, the next year it was already the Minimal movement! JM In actual fact the Postmodern had no real hard-core, particularly as far as design was concerned. It did not really stand for anything, so it was easy to “knock it down”. MR This was less obvious in Italy: whenever a trend evoking the past takes root in our country, it is hard to uproot it. JM But let me tell you how I discovered Italian Design: I used to sell old books while I was at art school, a bit because it was something I was interested in but also to make a bit of money. One day I got my hands on a book about Franco Albini: and that’s how I discovered the balance of poetry and rational thought in Italian Design of that period. Thanks to Franco Albini I discovered an incredible world of expressive coherence that encompassed architecture and objects made for everyday life. I don’t know what I would have done if I hadn’t come across the photo of the room designed by Albini with a net suspended like a sail and the glass floor, it was at the Triennale, I think. At the same time the idea for “Thinking Man’s Chair” struck me after I saw a certain picture of a Spanish armchair. It was not a proper armchair but rather an armchair being repaired: the seat cushion had been removed and all that was left was the frame, but its lines were so seductive that I thought “I should design an armchair that is nothing but a structure”. Reducing it to a mere frame, getting rid of all the usual features, for example the upholstery. At the time I was torn between a romantic vision of things and an approach that led to something Nuovi Maestri ⁄ New Masters – Jasper Morrison Inventario N°08 080 -081 Flower Pot Table ⁄ Cappellini, 1984 Coat Stand ⁄ Aram Designs, 1987 Photo: Morrison Studio Photo: James Mortimer Inventario Three Green Bottles ⁄ Cappellini, 1988 Universal System ⁄ Cappellini, 1990 Photo: Santi Caleca Photo: Morrison Studio 1144 Serie ⁄ Series ⁄ FSB, 1990 Photo: Morrison Studio Three Sofa De Luxe ⁄ Cappellini, 1991 everything is a project ATM scaffali mobili ⁄ mobile shelves ⁄ Vitra, 2002 Mobiles ⁄ Samsung, 2003 Photo: Hans Hansen/Vitra Photo: Douglas Fisher Folding Air Chair ⁄ Magis, 2003 (non in produzione ⁄ not in production) Atlas System ⁄ Alias, 1992 Vitra Sofa ⁄ Vitra, 1993 Simplon ⁄ Cappellini, 2003 Kettle ⁄ Rowenta, 2004 Photo: Walter Gumiero Photo: Vitra Photo: André Huber Photo: Christoph Kicherer a, b, c… ⁄ Magis, 1998 XX ⁄ Magis, 1998 Knife Fork Spoon ⁄ Alessi, 2004 Park ⁄ Vitra, 2004 Photo: André Huber Photo: Andreas Sütterlin Morrison Stools ⁄ Cappellini, 2003 Photo: André Huber Superoblong ⁄ Cappellini, 2004 Cork Family ⁄ Vitra, 2004 Photo: André Huber Photo: Santi Caleca Bottle ⁄ Magis, 1994 Photo: André Huber Moon Serie ⁄ Series ⁄ Rosenthal, 1997 Socrates ⁄ Alessi, 1998 Photo: Riccardo Bianchi Low Pad ⁄ Cappellini, 1999 Luxmaster ⁄ Flos, 2000 Photo: Walter Gumiero Photo: Jean-Baptiste Mondino Linea ⁄ Olivetti, 2007 Photo: Nicola Tree Photo: Alex Wilson Photo: Morrison Studio Tin Family ⁄ Alessi, 1998 Jasper Morrison Range ⁄ Ideal Standard, 2006 Po-La Table ⁄ Alessi, 1998 Glo Ball ⁄ Flos, 1999 Monopod ⁄ Vitra, 2008 Photo: Stefan Kirchner Photo: André Huber Photo: Marc Eggimann/Vitra Tate Chair ⁄ Cappellini, 2002 ATM (Advanced Table Module) ⁄ Vitra, 2002 Tagliatelle ⁄ Alias, 2011 Photo: Hans Hansen/Vitra Wall Clock ⁄ Muji, 2008 Pipe Chair ⁄ Magis, 2009 The Country Trainer ⁄ Camper, 2011 Perpignan ⁄ Marsotto, 2011 Bonola ⁄ Flaminia, 2013 Village ⁄ Kettal, 2013 Photo: Miro Zagnoli Photo: Miro Zagnoli Nuovi Maestri ⁄ New Masters – Jasper Morrison Inventario N°08 082 -083 d’Aujourd’hui”: “La quête de simplicité est un état d’esprit, new, conceptual and atmospheric. But one aspect was c’est une philosophie de vie et de choses. Je ne suis pas immediately clear to me: it had to be industrial production. intéressé par la recherche de formes nouvelles, ou de formes Industry was the right way ahead for me. Nothing manual, tout court”. Could redesigning something be seen as a just machines, machines suitable for creating objects. peculiar approach to the objet trouvé philosophy? In a nutshell, I wanted to work with industry and not as a JM For me it is very simple: if, for example, I see a really craftsman. If you met somebody at a dinner during that beautiful old wine glass, in my eyes it becomes a sort of period in England and they asked you “What’s your job?” “heroic object”. But if it is no longer in production I might and you told them “I’m a furniture designer”, they would have immediately replied “Ah, so where is your workshop?”. decide to bring it back to life. Due to its aesthetic value, and also because of its atmospheric power, its ability to improve “Furniture design” meant exclusively handmade products atmosphere. Apart from that, I am interested in proving that back then, but I was seeing images of beautiful industrially I am not an artist… “Jasper Morrison, the great creator”: made things and they were so inspiring I could hardly wait that is not really my role! I have a passion for the ordinary to have the opportunity of working something that would be man-made things all around us that make our environment produced in numbers. so beautiful. I just want to try and improve on them even MR So, if I understand you rightly, your method of studying more. That is what excites me, not trying to be like Marcel existing objects preceded your minimalist approach? Duchamp. Although, many years ago, I did design some real JM I could not care less about minimalism! I have never been ready-mades in the spirit of the Castiglioni involved in the Minimal movement. I have brothers, but that is an entirely different always had just one way of thinking and one matter. It was fun to take things from different way of doing things. At the time I certainly realms and put them together: but that was was not trying to be minimalist, I was simply a different kind of exercise. trying to create my own stuff! People kept on MR So are you trying to understand an object telling me I was minimalist, but that meant better by redesigning it? Do you want to absolutely nothing to me. “promote it”? Forgive me, but I would like MR So you do not feel, and have never felt, to try and understand what “memory” means like you belong to a current or trend? to you? Personally speaking, I often quote JM No, absolutely not. I have wasted a lot of something wonderful Vincenzo Agnetti once time trying to tell everybody that I am not a said that Lisa Ponti told me, which goes as minimalist and that, on the contrary, I have follows “Memorise forgetting”. I think that always wanted to be a maximalist! Alright, is brilliant! If I think, for example, about all I can accept the fact that I tend to use less those books that have passed between your material, but look at the curves, the expression Plywood Chair ⁄ Vitra, 1988 Photo: Studio Frei hands… Incidentally I should point out that and atmosphere: it is a rich atmosphere, as in I was surprised to find out how much you the “Thinking Man’s Chair”. knew about the history of Italian design… I have studied MR So nothing has changed for you in the transition from this subject all my life and in the end you knew all the same the Postmodern to the Minimal and from the Minimal to the things. Whereas lots of our (often very talented) colleagues current situation, which, incidentally, is not easy to define, know absolutely nothing about the history of design. perhaps we could call it “new decoration”? Anyway, I do not think you can say “I do not know” any JM I would go even further and say that not only has more in the world in which we live. So, as Agnetti said, you nothing changed, but I have not even been able to analyse need to know things and then forget about them. This seems the situation in such a precise and consequential way. In the beginning I was just happy to attract a bit of attention, to be similar to your own process: understanding, forgetting, redesigning. thanks to your article in “Domus”, and be able to start JM Every page I flicked through while I was selling those working with certain manufacturers. There was no time to old books, every page I flicked through as an enthusiastic envisage “movements”. For me it was just my job and my student, is still very much here with me. I probably cannot world. That is why I disliked it when they started claiming remember every detail of those pages, but they can certainly I was part of a minimalist movement. It made me angry and come back to me in a different guise. I could try and explain I said to myself: “I never signed up for anything like this!”. this phenomenon as a sort of subconscious “Encyclopaedia MR Indeed there never was any manifesto from you! of forms”. That is my source. A material source that just JM To tell the truth I have written a few manifestos, but keeps on going and going. Though it does occasionally need certainly not one that said: “Come on, let’s get together and to be refreshed, there is always the chance that something do something minimal!”. from the distant past could re-surface. For me everything MR So let’s go back to the issue of “redesigning” something comes from learning to look at things and then conjure them that already exists. In 1995 you stated in “L’Architecture Inventario everything is a project Fionda, Mattiazzi 2013 Photo: Gerhardt Kellerman Nuovi Maestri ⁄ New Masters – Jasper Morrison Inventario N°08 everything is a project Nuovi Maestri ⁄ New Masters – Jasper Morrison MR Does perfection have anything to do with what you up subconsciously. That is why I always take lots of photos. have just said? Perhaps craft cannot reach that degree of That is the way I work, looking at things and learning how perfection you aim for? Although you once said that you to see them! do not like perfection. MR In other words, learning how to look. It is curious that JM They are two quite different things: I love perfection in one book that was really important in my education was manufacturing, but I do not like perfection in terms of form. called “Saper vedere” [Matteo Marangoni, 1933, editor’s Of course I am exaggerating this dichotomy slightly, because note], it was actually concerned with art but the principle sometimes I love perfection in form but, generally speaking, was exactly the same: you need to learn how to see. I can sincerely say that I prefer slightly imperfect objects. JM Exactly. It is like a sort of training. The first step for And the same goes for people: nobody’s perfect anyway, me was to get interested in photography. If I’m teaching, but if they were would we admire them? Imperfections are I begin by explaining to my students that they need to more human and more intriguing I think. apply the following method: look and evaluate. Wherever MR Many years ago you told Federica Zanco that “perfection they find themselves: if they are queuing up at the post is not sexy”. You were not just talking about women, office they should watch and see how the spaces are set out, were you? the importance of the lighting… For me this is an endless JM Personality in people and “objectality” in things are not procedure: when I watch television, a detail from a film the result of perfection in either. They come from within catches my eye and I get distracted from the film itself. a person or a thing, independent of looks. MR I get the feeling you mainly focus your Beauty on its own isn’t very sexy, not as sexy attention on ordinary objects rather than, as beautiful imperfection. It’s not enough for example, art. for a wine glass to be beautiful, it needs to JM I love art but it’s a different subject. have a character, a quota of atmospheric MR So you have never been inspired by a power which will give something positive painting when designing one of your projects? to its surroundings and to its everyday use. JM Never. Actually, to tell the truth, I tried Strangely enough that kind of character once: I proposed a glass to Baccarat that I had is very rarely found in beautiful objects. seen in a painting by Chardin. It was perfect, To get deeper into designing objects, if we I would have liked it to be brought back into want to achieve something more important production: but nothing came of it. than aesthetic quality we need to give MR In any case, it was actually an object in less importance to form and look at other a painting, not the painting itself. But getting qualities which make things good at being back to “looking”, I get the impression that what they are. only part of what is real is interesting to you. Air Chair ⁄ Magis, 1999 Photo: Walter Gumiero MR Let’s imagine for a moment that we are I’m referring to your experience with ceramics somebody studying one of your projects, not in Vallauris: I do not think you really got me because I am familiar with both you and your objects, interested in those old-fashioned traditions. some “virgin” so to speak: what will they notice? Their JM You’re right, it was too vague. That happens whenever I, beauty is obvious, their function is clear: everything is as a designer, try to approach craft. I suddenly feel insecure, in order, but perhaps it is hard to claim that your objects I would say unhappy. Something does not work for me. are sexy. Maybe Calvinist, rather? In relation to this I would like to tell you a story: I spent JM Well, that depends what you mean by sexy! Maybe you two weeks at CIRVA, the centre for research into glass in Marseille. I got the chance to work with an extremely talented think an object of Fabio Novembre is sexy or a woman wearing a bikini on a beach; they certainly seem to be sexy, glassblower, who usually worked with Bo ek Šípek. nobody can deny that. But the pulling power of a thing I had designed a glass (I always design glasses!), it was very depends on the culture of the onlooker. There are different simple and, rather naïvely, I asked him to make it from a very ways of being seductive. It might be a little perverse, but precise drawing I had made, including all the measurements for me the appeal of an object goes beyond the way it looks. and other information required. After one day’s work the To give you an example if I get invited to a fancy restaurant young man had blown something completely different, and where the table setting consists of five plates, three wine nothing changed on the second day. At the end of the week glasses in different shapes and sizes, and six or seven pieces he had done it but we were all very sad: I was sad, and he was sad too. He wasn’t interested in making this kind of glass. of cutlery, no matter if they are beautiful or not, I find the whole atmosphere very unsexy. How could anything really He felt he was an artist and I was trying to use him as a stimulating happen around a table like that? Any chance machine. Of course I did not mean to offend anybody, but there was no way out of this situation. I could not provide of that has been blown from the start. MR So it is important for you that there is some kind of him with an idea that allowed him to express his creativity. Inventario Courtesy Galerie Kreo Photo: Morgane Le Gall 084 -085 Cabinet B - Vases noirs, 2006 Inventario N°08 086 -087 hiatus? You are waiting for something secret to emerge from the objects, perhaps? JM Objects must make good atmosphere. That’s what I finally understood after years of having relatively unnoticeable objects around my house which I realised performed better than any of the designed alternatives. At that point I became fascinated by the ability of these things to outclass their professional “colleagues”. I talked about it with Naoto Fukasawa at the time and that’s when we came up with the idea of “Super Normal”. I know people think it’s too subjective and they have a point, the sensitivity to atmosphere was something I was born with. As a child I managed to feel completely unhappy in a place that seemed to me to have bad atmosphere. My sensibility was excessively fine-tuned in relation to situations: when I was in the wrong place, I could feel my personality disintegrating. And there was no way I could protect myself or pretend to adapt to the environment in which I found myself. MR Did you even feel physically ill? JM I felt insecure, but back to the point, this weakness allowed me to develop a better than average sensibility for the atmospheric effects of things on their surroundings. That’s why I became a designer. MR Getting back to the concept of “Super Normal”, could you explain to me the difference between “supernormal”, “normal” and “bland”? I must admit there was something about the exhibition and book that was never clear to me (and sometimes the same thing happens with Fukasawa’s work): what makes the difference between creating a “Super Normal” object and doing nothing new? JM For me “Super Normal”, as imperfect a thesis as it may be, is an extremely important idea. For a start, consider the lack of discourse in the design world, “Super Normal” was supposed to be provocative and it was seen that way because it upset the status quo. But it had a more important intention, it was meant to suggest a new way of prioritising the components of design, the antithesis of what design has become in the media, and to a great extent in the aisles of the Milan Furniture Fair; to try and think about the qualities in objects which make them long term performers rather than front cover material. I am convinced that until design reconciles itself with the chasm which has opened up between it and everyday life, that it will remain more of an entertainment than a reality. If the sum objective of our work is to provide small talk around unusual candlesticks at the dinner table then let’s fold up our drawing tables and go home! Design deserves to be taken more seriously than the attention seeking, magazine coverage game that it has become. If our designs don’t perform well enough and for long enough, who needs them? I am happy for the “Super Normal” object to be a subjective one, so long as it performs better than its alternatives and for a long time. I think objects need to be assessed over longer periods and this can only happen by living with the objects themselves. Inventario MR So, if you can, do you try to carry out similar experiments on your projects? Testing them, waiting and living with them? JM Of course, I carry out this kind of testing operation at home. And I believe this is a really positive kind of experiment. Studying things, sitting on an armchair you designed ten years earlier, looking at it every day and wondering whether it works better or worse than on the first day. I can assure you that, as regards certain objects I was very sure about at the beginning of the Show, just one year later I ended up thinking: “this is a piece of rubbish!”. MR Do you also refer to objects you yourself have designed? JM Of course! Then there are other objects I designed which left me feeling rather perplexed on the first day, which gradually turned into something more definite and more powerful with time. This is the most important aspect of the “Super Normal” issue. It encompasses extremely important aspects of design, which have been, and still are largely ignored – although a younger generation of designers are closer to this way of thinking in their emphasis of making good atmosphere and looking for less attention. MR Do you remember the “Compasso d’Oro a Ignoti”, the prize that Bruno Munari imagined giving to the unknown designers of the most beautiful anonymous objects? In that selection all the objects were genuinely anonymous, while your selection contains a strange mixture of anonymous pieces alongside some extremely well-known pieces designed by Jasper Morrison, Marc Newson or Konstantin Grcic! JM For me that is the most important test of all: assessing whether a “design” object can stand alongside an anonymous object without any complexes! It is the greatest result you can attain. In actual fact, though, anonymous objects always start off with an advantage, because they do not carry the burden of a name, of being created by this or that designer… Of course there are a few exceptions: Dieter Rams’ bookcase, Richard Sapper’s coffee-maker… to have excluded authored works of design which we felt qualified as “Super Normal” would have made it just another exhibition of anonymous objects. There are a majority of un-authored objects in our choice because they are easier to find, but they don’t preclude authored ones. MR “Super Normal” was a sort of manifesto, but before that, for many years, you waged a sort of war without manifestoes and, above all, without placing yourself to the fore as a leading figure. It was a battle fought by your objects, but without any proper declaration of war. There was just the fact they existed and the silent example of how you behaved. Why was that? Is it just a matter of your personality? JM In actual fact there were some manifestoes when I was very young. It is strange to re-read them again now. You might remember “Utilism” and before that a piece of writing entitled “The unimportance of form” and even earlier still, when I was a student, a crazy romantic story about a guy who had drunk a lot and the following morning wakes up, everything is a project JM I do not know whether it was too much, because I actually admires a girl’s legs and seeing some flower pots stacked up really love that armchair, I was pleased with the project and in a shop window designs a table rather like the “Flower Pot it got me plenty of attention and even an article in “Domus”, Table”. And, finally, a small book entitled “A world without which, in turn, lead to me working for Cappellini and FSB. words” was also a manifesto for me. But to tell the truth So it was an incredible start, I couldn’t have asked for I have always preferred to just be a designer, who does the more, but perhaps I was looking for something different, work of a designer. something more clean-cut, more industrial. I probably felt MR Don’t you think that your face and your personality that there was too much poetry in those pieces, too much could have guaranteed greater success than your theorising? I get the impression that if you had really committed yourself expressiveness and that, in the end, they were actually rather excessive for the kind of atmosphere I wanted to create. on that front, your ideas would have spread around the Even today, when I am designing an object, I envisage it in world. On the contrary, it is as if, at a certain point, they lost an imaginary room set, which allows me to check ideas and their best testimonial, i.e. yourself. But maybe you weren’t evaluate the atmospheric effect certain solutions will have in any way concerned about them being successful? Perhaps in some sense the room hasn’t changed much over the years, you prefer to be an accidental testimonial? I can assure you the basic atmosphere of it is the same, even though things that you certainly were for many of us! Didn’t you feel like have evolved over time. If, for example, I look at the design a testimonial, didn’t you want to play that role? for an ideal environment published in “Domus” in 1987, JM I didn’t feel comfortable with that role, though I do most definitely the carpet and perhaps some care about the products themselves being other things would no longer be there, but successful there were others doing the designer the principle is the same: it is my way of personality game much better than I could and making the right choices while designing. I decided anyway it would be better to work MR Do you really carry out this exercise? on the designs more than the communication, Do you really have a room in your head to let them speak for themselves, which was a to be filled with objects? way of forcing myself to try harder and I still JM That sounds a bit too picturesque, it is a think I made the right decision. My everyday lot less so in actual fact, but the principle is purpose is much clearer to me now, to make very simple: for example, if you are thinking things better than what’s already there. about a chair, you just need to imagine what It doesn’t always work out but I don’t have effect it will have on the atmosphere of your to think about whether to attend a design model room. Too much expressiveness? seminar or go to the studio. Too discrete? It helps me achieve the correct MR But what about when an object does have balance. qualities? Even then didn’t you feel you were La Tourette Chair ⁄ 1988 Photo: Morrison Studio MR In 1995, after manufacturing your the hero behind a quality object? “Plywood Chair”, Rolf Fehlbaum claimed JM If an object has many qualities, then I’m no longer needed, it can be a hero by itself! No, I don’t mind that it was such a perfect chair that it was hard to imagine how you could have improved on it. I totally agree with this being the hero behind the design, it’s a good feeling, though view: the objects from your early period were so perfect that perhaps it is a fault of mine, that I do not want to be the you had to change in order to progress further. centre of attention. MR Let’s go back for a moment to “A world without words”, JM But it was not even a chair! You can, of course, have it lying around, but if you really used it you would be in pain a book or rather a message that I really liked. I have always for the rest of your life! It was after that experiment that been intrigued by the fact that you “invented” that book I became more interested in ergonomics: if you want to without words at a time when, vice versa, your objects “still be a good designer, then your chairs must be comfortable. spoke”, during a period of great expressiveness. When did It is really wrong to pretend a good-looking but you decide that your objects needed to be more silent? uncomfortable chair is a good project. JM “A world without words” began as a visual lecture, to Having established this principle, I cannot deny I went avoid public speaking, but it was also a love song to a heroic through a very bad patch back then, I lost my way several world of construction and beauty that I had discovered in times. I did not know what to do or, worse still, I did things the books I had collected and in the Royal College library. I was not sure about, even things that were completely My resistance to expression began after I’d designed the “Thinking Man’s Chair”, I felt at the time, it was too artistic, wrong. You can see them at the end of my monograph in a list of the things I do not like, but some of them, those I somehow felt opposed to that kind of formalism. I wasn’t I am really ashamed of, aren’t even on the list! sure why, but I felt the need to reject it. I did not want to MR Why would you make things you weren’t sure about? be that kind of highly expressive designer! JM Well, think about it… you’re working for certain MR Was it already too much? Nuovi Maestri ⁄ New Masters – Jasper Morrison Inventario N°08 088 -089 Trattoria chair, Magis 2009 Inventario Free port, that BD Barcelona companies expect products… 2011 everything is a project and then you always hope things will work out in the end, it is only afterwards that you realise how poor they were. MR As you know, I really love your work, which is perhaps why I cannot see any projects that do not fit in with the rest… JM It is a very personal matter, each of us knows exactly what they’re doing and whether it is good or not. For me there were periods when I didn’t even like the job. I remember once I was waiting for a plane and Vico Magistretti happened to be around and he said to me, more or less, “How lucky we are that we can do what we really love to do! We have such a wonderful job, what could be better than being a designer?”. That was a real shock to me, because I was not having any fun at all at the time. But it really helped me: I realised that there had to be something seriously wrong with what I was doing if a man of Magistretti’s age could be so happy, and me so miserable. That’s why I decided I needed to change. Incidentally, my products were not selling very well at the Furniture Show during that same period, neither were the critics very enthusiastic about them and, all said and done, I did not even like certain pieces. Of course there were exceptions, but I was very downhearted. MR Can you reconstruct the beginning and end of this phase? JM The phase ended when I was commissioned to design a tram for Hanover, a job that took me to a different dimension and really helped me a lot. It was something real, serving such a real purpose that when I went back to furniture design I realised what I really wanted, how things ought to be. Everything had to be more real, more everyday! MR I think the “Air Chair” might have been another turning point: following this 1999 project for Magis I believe you began focusing more on very simple (in some sense poor) typologies that you could really apply yourself to in design terms. Eventually creating the likes of the “Basel Chair” or “Trattoria Chair” in which it is unclear to me where inspiration ends and the project begins. Incidentally it is still fairly easy, at least in Italy, to get hold of the “original” model of the two aforementioned chairs that are still in production, the so-called “Church” chair or “Milano” chair, which are much cheaper than the two “design” versions. JM For me “Air Chair” was a plastic version of the “Plywood Chair”. If you think about it, if you get rid of that thin skin forming the back seat, you find yourself once again with the frame of a chair. A skeleton covered with two surfaces. The “Air Chair” was the first project to come out of my new found understanding of what to do. “Basel Chair” and “Trattoria” came later. Of the two the one which I think deserves a little respect is “Basel”. It’s not important that you can get the original for less. The original was asleep and widely ignored at the time. I wanted to refresh the typology and give it new life. By changing the typical wooden seat and back to plastic, a logical industrial decision but also an interesting one as the natural wood could be combined with coloured plastic which was something new then and widely copied after, I think I made people look at it again and understand the importance of that kind of chair. MR Was this use of existing typologies a conscious decision? JM My analysis of the trouble with authored design led me to believe that the creative ego was the problem. After all objects without author didn’t need to balance the signature of the designer with the basic problem of making a successful object, they just got on with the job! So I decided to find ways to look for inspiration outside my head, to examine the world of objects which performed best in the context of everyday life. That’s not a hard rule of course but generally I try to let ideas come to me rather than look for them. Then I could get on with the job of resolving their development from idea into reliable “products” which would give long term service and performance. MR Have you ever had any problems with manufacturers when you proposed these not-so-designed things, these not so “Jasper” things? JM I hope they are still “quite Jasper”! MR Of course they are “quite Jasper”! I am just trying to imagine how certain manufacturers might feel, I am trying to imagine the expression on their faces when you show them a deliberately unfashionable object that they have to take off to the Milan Furniture Show and present to the press always, who are always “in search of something new”… JM There haven’t been any problems with the manufacturers I am used to working with, not just because we have known each other for so long, but also because for a while now my pieces have been successful enough from an economic viewpoint to justify their investment. And, as far as the press is concerned, we don’t really care about a couple of lost articles, that’s not what we are aiming for. On the other hand, whenever I have been commissioned to work in the field of electronics or telephone communications it has been more difficult. After presenting the project, the clients sometimes look at me as if to ask “But is this why we pay you?”, and I reply “So did you commission me because you wanted a project to give extra quality to your objects or because you wanted another piece of rubbish to add to all those you already have?”. The last time it happened was with the Chinese computer company Lenovo: after finishing my presentation, they showed me their latest invention explaining that it was a really good seller. It had some sort of pearly finish in a more or less burgundy colour with fake diamonds inserted in the plastic. And so I asked them “Well why did you come to me then?”. MR But there were some ferocious arguments when you presented “The Crate” in 2007. JM I have never designed a project that was so hotly debated. I was truly astounded by the reactions. In my opinion “The Crate” fitted in perfectly with the spirit of Established & Sons, eccentric and extremely British, and for me it was also Nuovi Maestri ⁄ New Masters – Jasper Morrison Inventario N°08 090 -091 understanding of history. I am interested in understanding “Super Normal”, I was particularly opposed to the idea of a creative ego at that time. I am not making excuses: but it was the kind of qualities which make for a better way of life, and a very sincere project. When I moved in to my home in Paris the places I find most inspiring are usually at the ordinary end of the special-normal spectrum! And which I believe the builders left behind an old wine crate they’d been using constitute an incredible potential antidote to the concept of to store tiles. I cleaned it up and used it as a bedside table. object perfection and the fake seductive force of the world of Two years later I started to understand that it was a very design presented by the media. In a nutshell: I’m interested good bedside table, a bookcase below, which gave stability in discovering different types of beauty around the world. to a small table for a glass of water, an alarm clock and any For me it is a way of communicating, thinking, appreciating other nighttime essentials. I decided to make it a project, not things and, ultimately, gaining inspiration thinking people would find it such an outrageous idea! MR Has anything similar ever happened to you in the case MR But perhaps the polemics were really aimed at the price of an antique rather than an anonymous object, for example for which “The Crate” was sold? Because it is certainly an a 17th-century commode? extremely powerful idea, but perhaps more for an exhibition for the market… JM Let me get you a copy of a catalogue of an exhibition I JM Of course anyone could go and find their own wine crate did in Bordeaux. It was at the Musée des Arts Décoratifs in and use it as I did, how could I object to that? In some ways 2012. They invited me to do a show there and I went to have I even prefer the idea that they do that to buying the crate a look. I loved the museum of 17th and 18th-century items but I designed. Perhaps it seemed lazy or cynical was less impressed by the exhibition space. to those that complained. They don’t On the way back I looked through the book remember it took me two years of using it they had given me and suddenly imagined before I understood it was a design as well the same rooms sets with one or two modern as being a wine crate. pieces in them. I wrote to the director MR Am I right to say that the “chaise” Bernadette de Boysson, suggesting this idea, designed for La Tourette Convent was a but not very hopeful it would be accepted, sort of intermediate point between the early but she agreed. It was a great experience period of design and this latter period of “nonchoosing the pieces which would fit in each design”? I can see the two aspects together in setting in a discrete but effective way. this project: observing and designing. A great game of atmosphere adjustment, JM Yes, I was invited to visit the monastery and I really think both the old and the new before the project began, and slept the night items benefited from the exchange! in one of the cells, still as it had been designed MR But let’s get back to the issue of more or by Le Corbusier. It was a basic but pleasing less designed objects: is it just an impression The Crate ⁄ Established & Sons, 2006 space. The next day I looked around and took I get or has something really changed again Photo: Peter Guenzel some photos including one of some benches for you? Over the last two years it seems to in the chapel. The front and back legs of the bench were me that you have begun to distance yourself from the reality connected by a wooden slat which sat on the floor. Looking of basic objects in order to design more again. at the photo later on it seemed to resemble someone kneeling JM And why not? Well yes, it is true. I have begun looking to pray. I started the design with that idea. Observation back at the “Thinking Man’s Chair” and asking myself has become a key element in my work. I take a lot of whether I could have allowed myself a little bit more photographs, usually while travelling but anyway on a more freedom, simply saying to myself “OK, let’s try and make or less daily basis. You can see some on my website which something beautiful”… With my children around I have I have written about by clicking on the polaroid image on become softer! the shelf [“photo of the month”]. This began after I started MR I knew it was a change connected with your private life reading Georges Perec’s Life, a user’s manual which I think is but, I can assure you, the signs are already very clear in your a great book even though I may never finish it. In the book objects. he writes about all the objects in a Parisian apartment block, JM That’s good to hear! I think I’m more easy about my work their histories and the histories of the people that owned than I used to be, I’ve become more relaxed and I’m having them and succeeds in painting a rich picture of everyday life. more fun. Perhaps it was after all his age which allowed I also understood that the whole strategy of preserving the Magistretti to enjoy the work so much! past in terms of the exceptional objects in grand museums is a big, short sighted mistake. You only have to visit the Ethnographic Museum in Lisbon to see their collection of folk craft objects to understand that the everyday life of the past is not only more interesting but more relevant to our Inventario everything is a project Nuovi Maestri ⁄ New Masters – Jasper Morrison Inventario N°08 Photo: Morrison Studio, 2010