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la storia del tifo
! # " # # $ % " & ' ! ( ! ( 1 2 3 4 LA STORIA DEL TIFO LA STORIA DEL TIFO E' dall'inizio degli anni cinquanta che i tifosi di tutte le squadre hanno cominciato ad organizzarsi in club, a seguire sempre più numerosi la propria in trasferta, a promuovere ogni sorta di iniziative, da quelle celebrative a quelle coreografiche, seppure ancora pionieristico e rudimentale. Già all'epoca delle Olimpiadi nell'antica Grecia esisteva la pratica del tifo anche se mancano testimonianze scritte e con il passare del tempo è cambiato il modo di sostenere i "colori" della squadra amata, lasciando immutata il concetto di "animazione", con la voce, le bandiere, gli striscioni. Con l'esplosione del fenomeno calcistico in Italia nel periodo successivo al dopoguerra, i club organizzati dei tifosi si diffondono e moltiplicano rapidamente. Negli anni '60 si formano le prime vere strutture associative di tifosi, denominate "centri di coordinamento". Inoltre nascono dei club che coagulano tifosi più accesi e attivamente organizzati, come i "Fedelissimi", dicitura mutuata da innumerevoli tifoserie. Fu il mago Helenio Herrera, allenatore della grande squadra neroazzurra, a dare impulso alla creazione di un coordinamento che fungesse da riferimento per la numerosa tifoseria interista. La storia del tifo organizzato in Italia inizia in questo modo: "Presidente Moratti, non comprendo perchè non abbiamo tifosi quando giochiamo in trasferta" chiese il tecnico argentino. Da questa idea prendeva forma il primo gruppo di tifosi, i "Moschettieri neroazzurri", disposti a seguire gran parte delle trasferte, pagando lo scotto di costosi sacrifici. Da allora sono passati trenta anni ed il tifo organizzato è divenuto uno dei principali fenomeni di aggregazione sociale. 5 ANNI '70: LA NASCITA DEGLI ULTRA' Tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta nascono in Italia i primi nuclei di ultrà, gruppi di sostenitori fra i 15 e i 20 anni che si distaccano nettamente dal modello "classico", adulto, dello spettatore calcistico. Raccolti nei settori popolari degli stadi, dove le società stimolano l'afflusso giovanile tramite speciali campagne di abbonamenti a prezzo ridotto, gli ultrà manifestano immediatamente una serie di caratteristiche che li rende un fenomeno originale nel calcio italiano: dal senso di identificazione con il proprio "territorio", ovvero quel settore di curva delimitato da uno o più striscioni con il nome e il simbolo del gruppo, a un look paramilitare ripreso da quello in voga nelle organizzazioni politiche estremiste: eskimo, anfibi, tute mimetiche e giacconi militari ricoperti di "toppe" della propria squadra, a cui si aggiunge la sciarpa con i colori sociali della squadra. Ma gli ultrà si distinguono soprattutto per l'adozione di elementi del tutto innovativi nel modo di sostenere la squadra e, più in generale, di assistere alla partita. Dalle "torcidas" brasiliane viene ripreso l'uso di trombe e tamburi; dalle tifoserie inglesi la "sciarpata" (le sciarpe vengono alzate e distese dai tifosi, dando l'effetto ottico delle onde del mare) e l'accompagnamento corale delle azioni di gioco. fino ad assumere un carattere ossessivo volto a incoraggiare i propri beniamini e a frastornare e intimidire i giocatori avversari. Il tifo viene dunque considerato parte della strategia e della tattica adottate per vincere un incontro: diviene il cosiddetto "dodicesimo giocatore". Si diffonde inoltre l'uso di articoli pirotecnici (fuochi a mano per segnalazioni marittime, candelotti fumogeni, razzi e bengala a luce colorata), destinati a dare un tocco di vivacità supplementare alle gradinate. 6 LA STORIA DEL TIFO LA STORIA DEL TIFO Subentra cosi per la prima volta il concetto di "coreografia della curva", una pratica del tutto originale che si evolverà di pari passo con il grado di organizzazione dei gruppi ultrà. La coreografia diviene il marchio dello stile italiano. Spettacoli e scenografie su vasta scala, di grande impatto, fantasmagoriche, enormi, multicromatiche. E' la fantasia, tutta italiana, al potere. Dal sipario della Gradinata Nord di Genova che ha scomodato persino il quotidiano francese "Le Monde" alla curva Fiesole di Firenze che disegna i contorni dei monumenti fiorentini rifacendosi alla pianta topografica originaria. Il gruppo ultrà più antico è la Fossa dei Leoni del Milan, fondato nel 1968, che adotta il nome del vecchio campo d'allenamento dei rossoneri e trova posto nel settore dei popolari alla Rampa 17 (rettilineo centrale). Anche già nel 1951 a Torino era sorto il club dei "Fedelissimi Granata" che ancora oggi è presente nello schieramento dei gruppi della curva Maratona. Nel 1969 nascono anche gli Ultras Tito Cucchiaroni della Sampdoria (primi a usare la denominazione "Ultras") e, subito dopo, i Boys dell'Inter. Con gli anni Settanta si assiste a un processo di aggregazione degli innumerevoli microgruppi giovanili che popolano ormai le curve delle squadre maggiori: nascono le Brigate Gialloblu del Verona e, dal nome della piazza in cui si radunano, il Viola Club Vieusseux della Fiorentina (1971); gli Ultrà del Napoli (1972); le Brigate Rossonere del Milan, la Fossa dei Grifoni del Genoa e gli Ultrà Granata del Torino (1973); i Forever Ultrà del Bologna (1974); i Fighters della Juventus (1975); le Brigate Neroazzurre dell'Atalanta (1976); gli Eagles' Supporters della Lazio e il Commando Ultrà Curva Sud della Roma (1977). Come si può notare anche solo dalle maggiori tifoserie, la diffusione del movimento è maggiore nell'Italia settentrionale. Se si escludono Napoli, Bari, Cagliari e Catanzaro, negli anni Settanta non esistono altre città del Sud in cui gli ultrà costituiscano un'entità davvero apprezzabile (a Palermo, Catania, Taranto, Foggia o Cosenza il movimento prenderà piede in misura sensibile solo negli anni Ottanta). Alcuni si distaccano da club di tifosi già esistenti, sia per la diversa mentalità di fondo che per dissidi interni (i Boys prendono origine dall'Inter Club Fossati, mentre gli Ultrà Granata si scindono dal Club Fedelissimi; altri provengono da gruppetti durati pochi mesi e poi sciolti o riunificati (i Forever Ultrà del Bologna sono gli eredi delle Brigate Rossoblu; i Fighters lo sono dei Panthers Juve; il Commando Ultrà Curva Sud nasce dalla fusione di Boys, Guerriglieri Giallorossi, Fossa dei Lupi, Brigate Giallorosse e Pantere). Alla base di alcuni gruppi vi è la provenienza da una determinata area urbana (il nucleo originario degli ultrà sampdoriani viene dal quartiere di Sestri Ponente) o da un gruppo di coetanei che ha come luogo di ritrovo un bar, una scuola o una sala-giochi. Parecchi giovani, infine, risultano già aggregati in gruppi e movimenti politici. E sono proprio alcune caratteristiche dei gruppi politici estremisti, quali il senso di coesione e di cameratismo, la sfida all'autorità costituita, il senso di conflittualità, a dare sostanza ai gruppi ultrà che in breve tempo riescono a radunare decine e decine di giovani. Un altro aspetto peculiare degli ultrà è il forte senso di territorialità. Le curve, infatti, vengono a poco a poco abbandonate dai club dei tifosi cosiddetti "normali", che trasferiscono altrove i propri vessilli per lasciare spazio agli striscioni ultrà. 7 8 LA STORIA DEL TIFO LA STORIA DEL TIFO Su queste nuove insegne campeggiano per lo più le teste di belve feroci (leoni, pantere e tigri in particolare), l'immancabile teschio bendato con le tibie incrociate (Jolly Rogers, emblema della pirateria), armi o elementi che richiamano comunque la violenza (il viso del Piccolo Alex, protagonista del film di Stanley Kubrick "Arancia meccanica"). I simboli politici veri e propri (bandiere con croci celtiche, immagini di Che Guevara) o i "bambulè" inneggianti alla marijuana fanno solo timide comparse, almeno nei primi anni del movimento. Le attività di gruppo, nei primi anni, vengono comunque finanziate quasi sempre da collette o autotassazioni e ogni membro ha dei compiti ben precisi: dall'organizzazione delle trasferte al seguito della squadra all'acquisto di stoffa, pelli per tamburi, aste da bandiera e barattoli di vernice. La spontaneità del precedente modo di tifare annega in questo senso di partecipazione collettiva all'evento sportivo, differenziandosi da quel modello inglese in cui la coesione del gruppo si registra soltanto nel momento dello scontro fisico, mentre l'incitamento - pur eseguendo i rituali inni di vittoria o di offesa ai rivali - non registra un livello di organizzazione altrettanto sofisticato. Con l'avvento degli ultrà, anche le intemperanze del pubblico cambiano completamente aspetto. Pur resistendo nei primi anni del decennio, a partire all'incirca dal 1974 comportamenti quali l'invasione di campo (o la caccia all'arbitro) tendono a diminuire, mentre si moltiplicano gli scontri fra i giovani delle fazioni opposte. E' il caso dei match Torino-Sampdoria e Roma-Lazio del marzo '74: inizialmente gli spettatori iniziano a lanciare ogni sorta d'oggetto in campo, quindi scoppiano violente risse tra gruppi contrapposti di tifosi, che obbligano la polizia a intervenire con un fitto lancio di lacrimogeni sugli spalti. Gli incidenti si spostano quindi fuori dallo stadio, acquisendo le sembianze di una vera e propria guerriglia urbana: autobus distrutti, macchine ribaltate, ecc. Molti di questi disordini affondano le loro radici nelle rivalità tradizionali (i derby fra squadre della stessa città o le partite in cui rivivono antichi dissapori di campanile), altri dipendono dalle colorazioni politiche delle tifoserie (ad esempio la storica rivalità tra Red-White Panthers del Vicenza, di sinistra, e le fascistoidi Brigate Gialloblu di Verona). La violenza rimane comunque circoscritta entro un ambito territoriale limitato, ossia lo stadio e le sue più immediate adiacenze. Gli scontri più duri avvengono infatti sugli spalti, anche perchè non vi è ancora soluzione di continuità fra il settore riservato agli ospiti e il resto della folla. Anche in Italia compare il gioco inglese dello "holding the end" (occupa la curva): se la tifoseria ospite è numerosa e compatta, può tentare d'impossessarsi del territorio altrui invadendo il settore di stadio riservato agli ultrà locali e rubando bandiere e striscioni, che si trasformano in trofei di guerra. 9 10 LA STORIA DEL TIFO LA STORIA DEL TIFO Non mancano, infine, i tafferugli fra gli ultrà e il pubblico comune, dovuti quasi sempre a motivi di visibilità del gioco. I giovani assistono alla partita rigorosamente in piedi; gli spettatori più anziani, abituati a sedersi sulle gradinate, mal si adattano a questo cambiamento tanto drastico. I primi episodi di reale gravità non tardano purtroppo a manifestarsi. (un accoltellamento a Lazio-Napoli, la scena si ripete nel 1975 durante Milan-Juventus. Nel 1977, durante Atalanta-Torino, gli ultrà si scontrano a colpi di spranghe di ferro, e per Inter-Milan si assiste a uno scontro al coltello tra Boys interisti e Brigate Rossonere. L'anno successivo, a Vicenza-Verona, le due tifoserie si affrontano in maniera altrettanto violenta, lasciando sul campo diversi feritii). Il 28 ottobre 1979, durante il derby di Roma, un tifoso laziale, Vincenzo Paparelli, viene raggiunto alla testa da un razzo sparato da un Fedayn romanista della curva sud, morendo in pochi minuti. Nella stessa domenica si verificano gravi incidenti ad Ascoli (Ascoli-Bologna, 7 feriti), Milano (Inter-Milan, 18 feriti) e Brescia (Brescia-Como, diversi feriti). La tragedia dell'Olimpico, aggravata dal clima di violenza che si manifesta contemporaneamente in molti altri stadi, scuote l'opinione pubblica. Per la prima volta anche in Italia il fenomeno della violenza calcistica diviene al centro dell'attenzione della stampa e delle istituzioni. Vengono prese drastiche misure repressive: per alcuni mesi viene proibito l'ingresso allo stadio di aste di bandiera, tamburi e persino striscioni dai nomi bellicosi. ANNI '80 In questo decennio assistiamo a un progressivo e costante ingrandimento dei gruppi ultrà, le cui file sono ormai composte non più da decine, ma da centinaia - e in alcuni casi anche migliaia - di aderenti. Dal Nord e dal Centro Italia il fenomeno si sposta anche nel meridione, mentre in altre città i gruppi già esistenti si rafforzano ulteriormente. Il tifo ultrà arriva anche nelle categorie minori, ed entro la fine del decennio non c'è squadra, dalla serie A alla C/2, che non venga seguita da più o meno numerose frange giovanili organizzate. Questo moltiplicarsi dei gruppi porta, quasi necessariamente, alla nascita di una complessa rete di amicizie e di rivalità. Fra le coalizioni più solide di questo periodo, ricordiamo RomaAtalanta-Juventus, Sampdoria-Fiorentina-Inter, Lazio-BariTorino, Milan-Genoa-Bologna, ed è curioso notare come oggi questi rapporti, un tempo cordiali, si siano in gran parte deteriorati e siano stati sostituiti da altre alleanze, trasformandosi talora in feroci rivalità. In alcuni casi, peraltro piuttosto rari, si è anche verificato il contrario. Oggi, infatti, per fare un esempio si registrano buoni rapporti fra gli ultrà di Verona e quelli dell'Inter. In ogni caso, tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta si assiste a un deciso incremento degli incidenti tra ultrà contrapposti lontano dagli stadi: vengono investiti, come nel modello inglese, i centri delle cittadine, le stazioni e le vetture ferroviarie, i percorsi della metropolitana. Il 1982 passa alla storia per il trionfo italiano ai campionati mondiali di calcio disputati in Spagna. La finale si gioca contro la Germania Ovest, a Madrid, davanti a oltre 100 mila spettatori, in larghissima maggioranza italiani. 11 12 LA STORIA DEL TIFO LA STORIA DEL TIFO Numerosi sono gli striscioni dei gruppi ultrà, ma questo rimane l'unico vero momento aggregativo a livello nazionale, un caso pressochè unico in Europa se si considera quanto caratterizza le scene britanniche, tedesche e olandesi. Le ragioni di questa divisione insanabile tra gli ultrà italiani, che non riesce a ricomporsi nel tifo per la nazionale, sono probabilmente da ricercarsi nelle rivalità campanilistiche radicate fra alcune nostre città. L'immagine degli ultrà italiani si propone come modello continentale, dando il via a un movimento che toccherà l'Europa intera. Gli ultrà latini, pur ammettendo le influenze inglesi, si considerano superiori agli hooligans nordici sia nel tifo che nella "forza d'urto". Negli anni Ottanta le squadre godono poi di un seguito assai più ampio e costante rispetto al passato. La trasferta diviene un momento fondamentale nella vita di un ultrà, a cui partecipano solo i tifosi più fedeli e incuranti del pericolo che essa può comportare. Andare in trasferta diviene un modo per selezionare il gruppo e scoprire quanto ognuno si senta attaccato ai suoi compagni. Presentarsi in alcuni stadi "caldi" è un'esclusiva di pochi; farlo senza portare il proprio striscione è considerato un disonore, un sintomo di timore, cosi come rubare le insegne dei tifosi ospiti rappresenta la vittoria suprema per il gruppo che difende il proprio territorio. L'aumento del pubblico in trasferta corrisponde a un notevole sforzo organizzativo per le Ferrovie dello Stato, che destinano convogli straordinari agli sportivi per non intasare ogni domenica i già affollati treni di linea. Sono i cosiddetti "treni speciali" che "meglio di chiunque altro possono dire di aver vissuto in prima persona la storia del movimento ultrà in Italia [...] come quello che porta a Genova i tifosi del Pisa, nel 1982. Gli spettacoli organizzati dagli ultrà coinvolgono intere gradinate, migliaia di persone. Acquistare migliaia di palloncini o di pon-pon colorati costa milioni, ma la gara dell'originalità è accesissima. 13 Mentre gli ultrà sampdoriani allestiscono una bandiera di 90 metri per 32, quelli della Roma distribuiscono al pubblico 10 mila cartoncini gialli e rossi; i tifosi del Torino coprono la curva Maratona di strisce di stoffa bianche e granata, e quelli del Napoli lanciano in campo migliaia di rotoli di carta igienica. Gli introiti provenienti dalla vendita di adesivi e magliette non bastano più, per cui alcuni gruppi chiedono aiuto alle loro società calcistiche, sebbene nessuno lo ammetta apertamente. 14 LA STORIA DEL TIFO LA STORIA DEL TIFO Altri ricorrono a degli sponsor esterni (il bandierone delle Brigate Gialloblu di Verona porta il nome della Canon, quello dei Boys interisti reclamizza le borse Cattel, ecc.). Di pari passo con le note di colore, anche la cronaca nera deve occuparsi di quanto accade negli stadi. Si diffonde l'uso delle armi da taglio, soprattutto a Milano e a Roma, mentre gli ultrà atalantini diventano famosi per essere si molto turbolenti, ma pronti a usare solo pugni e calci. I disordini si moltiplicano anche nei piccoli centri, dove le rivalità nascono spesso solo per emulare i gruppi più famosi e guadagnare considerazione. Nel febbraio '84, la partita di Coppa Italia fra Triestina e Udinese si conclude con gravi scontri; un giovane triestino, Stefano Furlan, viene ripetutamente colpito al capo dalle manganellate degli agenti, entrando in coma e morendo il giorno successivo. Otto mesi più tardi, al termine di Milan-Cremonese, viene accoltellato a morte Marco Fonghessi. L'assassino, Giovanni Centrone, è poco più che maggiorenne. Il collegamento fra ultrà e politica sembra invece, nei primi anni Ottanta, affievolirsi. Il riflusso nel privato che pervade le fasce giovanili tende a manifestarsi anche negli stadi. I gemellaggi fra tifoserie orientate in senso opposto (FiorentinaVerona, Udinese-Bologna, ecc.) testimoniano ulteriormente quanto le amicizie fra ultrà siano ormai assolutamente indipendenti da fattori politici. In questo periodo, piuttosto, si segnala un aumento nell'uso delle sostanze stupefacenti dentro gli stadi. Mentre i tossicomani abituali, frequenti negli anni Settanta, spariscono dalle curve a causa delle perquisizioni sempre più severe, i fumatori di cannabis si moltiplicano in numero impressionante. La stessa simbologia ultrà viene radicalmente trasformata e le immagini della foglia di marijuana o il bambulè compaiono su decine e decine di striscioni. Quando a Cosenza nascono i Nuclei Sconvolti, il loro nome riscuote un incredibile successo in tutta Italia e molti altri gruppi lo adottano. A metà degli anni Ottanta il movimento ultrà italiano può dirsi dunque sulla cresta dell'onda. I gruppi contano su moltissimi aderenti (la Fossa dei Leoni del Milan, ad esempio, registrerà nella stagione 1987-88 quindicimila iscritti), hanno rapporti più o meno stabili con le società sportive, ognuno di essi è strutturato secondo scale gerarchiche e organizzative e dalle curve scompaiono i club dei semplici spettatori. Alcuni gruppi, come il Commando Ultrà Curva B di Napoli, hanno un'impostazione su canoni manageriali (soci archiviati in una banca-dati, una rivista organica al gruppo, un tv e un leader, Gennaro Montuori "Palummella", con agganci politici importanti e in odor di entrare nella dirigenza partenopea, al punto da far coniare l'espressione "professione ultrà". 15 16 LA STORIA DEL TIFO LA STORIA DEL TIFO Diversi gruppi ultrà entrano poi in conflitto con quegli enti - centri di coordinamento, o federazioni dei club - accusati di vivere alle spalle delle società calcistiche senza dare un sostegno attivo al tifo. Per sfottere, sbeffeggiare e innervosire, perfino umiliare il nemico, si inventano slogan, striscioni ironici e invettivi, cori offensivi. La gamma è infinita e molti suscitano ilarità. Un esempio? ComoFiorentina, i tifosi fiorentini espongono lo striscione "Voi comaschi noi con le femmine". Questo episodio devastante mette a repentaglio la vita stessa del movimento ultras, già profondamente colpito da un lento ricambio generazionale, dal frazionamento delle curve in tante piccole "schegge", acuito dallo scompiglio portato negli stadi dai "cani sciolti", cioè tifosi allo sbando, e dalla crisi di identità che si aggrava con lo scioglimento di alcuni grandi gruppi ultrà che fino a quel momento rappresentavano un punto di riferimento per le rispettive tifoserie che si trovano smarrite e disorientate. Dal raduno ultrà di Genova, in occasione del quale i campionati di calcio si fermano, scaturisce un comunicato scarno e crudo, ispirato dagli ultrà bergamaschi e dalla loro mentalità ruvida e conservatrice, dal titolo "basta lame, basta infami". Una regola che avrebbe dovuto cambiare le "modalità" dello scontro tra i gruppi, ma che negli anni successivi saranno raramente osservate dalla nuova generazione, più sbandata e poco incline a sottostare a gerarchie e codici di comportamenti, anche etici, che si erano consolidati nei gruppi ultras sino agli inizi degli anni '90. Comportamenti non codificati che avevano evitato conseguenze gravi in un mondo, quello del calcio, che sposta centinaia di persone e forti interessi economici. Un nuovo spaccato, più indecifrabile. La continuazione dei raduni ha tuttavia segnato una presa di coscienza del pericolo di una concreta estinzione, o quantomeno di un ridimensionamento, dipeso dall'inasprirsi della violenza negli stadi, dalla conflittualità con le forze dell'ordine, da innovazioni epocali come quella della pay-tv e da una serie di disposizioni restrittive (su tutte il provvedimento di interdizione dagli stadi, la diffida o il divieto di vendere biglietti ai botteghini per i tifosi in trasferta). I GRANDI CAMBIAMENTI DEL TIFO ORGANIZZATO Negli anni Novanta il mondo ultrà è travolto da profondi cambiamenti e da una crisi di identità. Molti dei valori fondanti che stavano alla base dell'essere ultras negli anni passati sono sentiti in maniera diversa, più debole, dalle nuove generazioni. Questo perchè l'essere ultras diventa un fenomeno di "moda". Ma c'è anche l'altra faccia della medaglia, quella di un movimento ultras che, senza raggiungere ancora una piena unità d'intenti essendo invalicabili alcuni steccati di rivalità campanilistica e ideologia politica, si rende consapevole delle necessità di reagire per sopravvivere. Dopo trent'anni di storia gli ultrà sono parte integrante del sistema calcistico, sono insostituibili e influenti, determinanti perfino nelle strategie societarie, nelle cacciata di allenatori o nell'acquisto di calciatori. I capi-ultrà, come Palummella a Napoli, diventano dei personaggi famosi, gli ultrà sono nel mirino, nel bene e nel male, coreografie da mille e notte, canti dello stadio ripresi da trasmissioni nazionalpopolari o nei cortei di propaganda elettorale. La seconda metà degli anni '90 è segnata fatalmente dall'uccisione del tifoso genoano Vincenzo Spagnolo nel gennaio del 1995. 17 18 LA STORIA DEL TIFO LA STORIA DEL TIFO In precedenza alcuni gruppi storici come le Brigate Gialloblù del Verona e la Fossa dei Grifoni del Genoa si sono sciolti ("non ci rispecchiano più nelle nuove leve di ultrà" affermano quest'ultimi nel comunicato, una vera e propria rottura generazionale) innescando un periodo di appannamento che si è protratto fino a quest'ultimi anni che hanno visto lo scioglimento anche del CUCS e l'abdicazione dei Viking-Nab e l'assorbimento di tutti i gruppi della Sud di Torino operata dal gruppo dei "Fighters 1977 Black & White". L'overdose del calcio, gli stravolgimenti dei calendari sempre più frammentati, gli anticipi e i posticipi, il declino dello strapotere di molti club che avevano proliferato a partire dagli anni '60 e il calo di presenze negli stadi (specie in trasferta), in gran parte dovuto agli effetti di risucchio e snaturamento provocati dalla tv criptata, cioè da un calcio d'elite e non più popolare hanno dato vita ad una strisciante e incisiva rivoluzione, le cui conseguenze sono ancora tutte da interpretare. Anche se i riflessi sono già evidenti, in prevalenza negativi per un fenomeno, quello ultrà, caratterizzato da un forte senso di militanza e identificazione. Il gruppo degli "ASR Ultras" diffonde sul proprio web un manifesto contro il "calcio moderno", riscontrando le adesioni di molti tifosi. Le nuove generazioni calciofile sono "teledipendenti" e parecchie curve si sono date una struttura manageriale per stare al passo con i tempi, con la metamorfosi del gruppo ultrà d'azione come era nell'iconografia anni '70 ad una sorta di nuovo club (sede, materiale ultrà ricercato e curato seguendo i dettami modaioli, allargamento degli orizzonti al semplice tifoso) contravvenendo a molti di quei principi che sono stati per due decenni alla base della tanto sbandierata "mentalità ultras". Le coreografie su vasta scala, sempre più costose, sbalorditive, originali, diventato l'attrattiva di ogni partita-evento. Gli ultrà non possono deludere le aspettative che ruotano intorno ad un derby o ad un match di cartello, dove uno spettacolo scenografico della curva non può e non deve mancare mai. Il fenomeno delle "megacoreografie", imitato nel resto dei paesi europei, per i quali il tifo italiano è un modello-scuola, dilaga e con se ha annessa la diffusione di aziende e negozi specializzati sia nella produzione e vendita di materiale e oggettistica da stadio che nella fornitura di materiale coreografico. Scenografie sontuose, spettacolari e assai costose che nelle maggiori curve italiane hanno in parte soppiantato le coreografie incentrate su coriandoli e fumogeni degli anni precedenti. Ma negli anni '90 c'è stata un'altra importante inversione di tendenza per quanto riguarda soprattutto le mode da stadio e l'aspetto esteriore delle curve. Nel 1991, in seguito allo scioglimento delle Brigate Gialloblù di Verona, fautori di uno stile di tifo di stampo britannico, molte curve ripongono lo striscione, sostituendolo con tanti stendardi a "due aste". Nasce una contrapposizione, per lo più a livello teorico, tra lo schieramento dei tradizionalisti, talvolta nazionalisti, fautori del modello classico all'italiana (i baresi espongono uno striscione "Stampo Italiano"), e i simpatizzanti del modello all'inglese, tutto battimani e stendardi. Gli ultrà romanisti prendendo in giro la curva laziale che aveva scelto questa linea estetica, risponde con un pungente "levate quegli stracci che sò asciutti". Adesso ma maggioranza segue un'impostazione "mista", una via di mezzo tra il modello italiano (organizzazione del gruppo, identità, coreografie permanenti) e il modello inglese (cori spontanei, stendardi, trasferte con il treno ordinario). 19 20 LA STORIA DEL TIFO Sul piano delle relazioni tra gruppi ultras si registra una crisi dei gemellaggi. Molti rapporti di amicizia consolidati da tempo si incrinano fino ad arrivare a delle vere e proprie rotture. Una crisi, però solo apparente, come confermato dal fatto che sono rimasti in piedi gemellaggi storici, come quello tra Genoa e Torino oppure Reggina e Bari. Del resto il ricambio avvenuto nelle curve ha indotto a preferire una relazione più flebile e autentica, senza mettere a repentaglio il gemellaggio per colpa di gesti sconsiderati di tifosi isolati. Contro la repressione e il controverso tema delle diffide (oltre 1700 i tifosi diffidati) gli ultras si fanno sentire, attraverso le fanzine, giornalini autoprodotti con un taglio anticonformista che si diffondono in tutte le curve, e anche internet (ormai centinaia di gruppi, piccoli e grandi, hanno la loro pagina web con la quale si raccontano e informano gli iscritti, senza filtri esterni). Non c'è ancora un "fronte comune" contro le problematiche, ma ci sono segnali di unità da parte del più longevo dei movimenti di aggregazione giovanile (oltre trent'anni). Una tribù che vanta centinaia di seguaci, alla ricerca di una "via alternativa" per sopravvivere ai cambiamenti del nuovo millennio. DAL SITO www.supertifo.it Gli ultras dovrebbero: 1) Rifiutare ogni rapporto od aiuto dalle società di calcio; ‘ 2)) Rifiutare ogni "aiuto" dalle forze dell'ordine, il cui compito è controllare e non Aiutare; 3) Avere nelle proprie curve meno gruppi possibile; 4) Andare in trasferta con mezzi propri; 5) Coordinare tra gruppi di diverse squadre iniziative clamorose per danneggiare Il prodotto televisivo 6) Violare ogni limitazione che dovesse essere posta: del tipo che se mi vieti di andare in trasferta, non inviandomi biglietti o cose del genere, in trasferta ci vado lo stesso, mi compro il biglietto lì e mi metto in mezzo al pubblico avverso, come negli anni '80. Tratto dal Manifesto Ultras www.asromaultras.it 21 22 BOYS SAN .:LE ORIGINI:. E' stato il grande Helenio Herrera ad introdurre il concetto di tifoseria organizzata a Milano: "Moschettieri" prima e "Aficionados" poi hanno organizzato in maniera primordiale il tifo da stadio milanese, una forma di sostegno ben lontana da quella che oggi si intende come tale. E' nel contesto della fine anni sessanta che nascono i Boys, gruppo nato da un distaccamento di alcuni ragazzi dall'Inter Club Fossati, creando così di fatto il primo gruppo ultras a sostegno dell'F.C.Inter. Il nome del gruppo è ispirato a "Boy", un ragazzino dispettoso, protagonista di una serie a fumetti pubblicata sul giornale dell'Inter; l'unione con la dicitura "Le Furie Nerazzurre" completa il nome del neonato club. Il primo striscione dei Boys viene realizzato nel 1970, esordendo a Roma con la Lazio nel mese di marzo, per poi comparire a San Siro nell'attuale secondo anello arancio nel mese successivo. La diversificazione dallo "spettatore" tipo dell'epoca è alla base della filosofia e dello spirito con cui questi ragazzi agiscono, oggi come allora. .:GLI ANNI SETTANTA:. Negli anni settanta, periodo di pionierismo ultras, i Boys si distinguono per un organizzazione ed un affiatamento invidiabile, che li porta a seguire l'Inter in quasi tutte le trasferte difendendo i propri colori e lo striscione con onore anche in trasferte epiche per l'epoca quali Roma, Napoli o Bari. Tuttavia il numero relativamente esiguo di ultras disposti a seguire la filosofia dei Boys, ha costituito un freno non indifferente: 23 Le coreografie erano costituite da primordiali "cartate" e dallo sventolio di bandiere autofinanziate e autoprodotte, un effetto che oggi può far sorridere, ma che ha costituito la base per qualsiasi coreografia del giorno d'oggi. In questi anni si vengono a creare le prime tensioni con i gruppi ultras rivali. Principali avversari del periodo sono Bergamaschi, Granata, Doriani e, soprattutto, Milanisti. Con questi ultimi gli scontri raggiungevano l'apice della ferocia, in quanto, all'epoca, le due tifoserie erano praticamente attaccate, entrambe all'attuale secondo anello arancio, spostati verso la Nord noi, verso la Sud loro. Nel 1979 i lavori di ristrutturazione dello stadio San Siro portano i Boys nell'attuale posizione, ovvero nel cuore della curva Nord. .:GLI ANNI OTTANTA:. Gli anni ottanta rappresentano il periodo di maggior splendore del gruppo dei Boys. All'inizio del decennio compare per la prima volta la dicitura S.A.N. (Squadre d'Azione Nerazzurre) all'interno del nuovo striscione. Successivamente, a causa di dissidi tra i direttivi, avviene la cacciata al primo anello del gruppo "Potere Nerazzurro", mentre contemporaneamente si fa largo il gruppo dei "Forever Ultras", nato nel 1975. La violenza dilaga all'interno del gruppo, famosissimi gli scontri del 22 novembre del 1981 a San Siro contro i romanisti, o quelli dell'anno successivo a Genova. 24 BOYS SAN BOYS SAN L'apice però avviene come sempre contro i cugini rossoneri: l'ondata di violenza non si circoscrive nei giorni dei derby (rari per la verità in quel periodo, viste le retrocessioni del Milan), ma si propagano nella vita quotidiana finchè, al termine di un derby valido per il Mundialito del 1983, caratterizzato tanto per cambiare da violenti scontri, non si decide di stipulare un patto di non aggressione che sopravvive tutt'ora. I primi sono anni di transizione, in quanto l'inesperienza e, forse, la sottovalutazione di sè, portano a risultati buoni, ma non eccelsi, vista anche la rapida evoluzione in questo campo di molti gruppi rivali. La consapevolezza di essere "competitivi" anche sotto questo aspetto avviene gradualmente, anche grazie alla collaborazione con tutti gli altri gruppi della Curva Nord. Dal punto di vista coreografico avviene un evoluzione sostanziale rispetto agli anni settanta: i primi fumogeni e torcie fanno la loro comparsa a cavallo tra i due decenni e viene realizzato nel 1985 il primo bandierone copricurva. Gemellaggi importanti del periodo vengono fatti con gli ultras di Verona (durerà fino al 2001), Firenze (fino al 1987) e Sampdoria (fino al 1992). Nell'ultimissima parte di questo fantastico periodo avviene un'altra importante innovazione: viene realizzato un bellissimo striscione in cerata, che tutt'oggi campeggia al centro della Curva . .:I GIORNI NOSTRI:. Il 2001 sancisce la rottura del gemellaggio con gli ultras veronesi a causa di dissidi con il nuovo ed arrogante direttivo della curva gialloblù. L'Inter poi non fa altro che deluderci, ma noi, i Boys San Milano, saremo sempre al suo fianco, impegnandoci ancora di più per l'onore della nostra amata maglia. DAL SITO www.boys-san.it .:GLI ANNI NOVANTA:. Gli anni novanta si aprono con la conquista della prima coppa Uefa ai danni della Roma. Nello stesso anno la Sampdoria ci soffia lo scudetto nello scontro diretto a San Siro, incrinando irrimediabilemente il gemellaggio, sciolto nel 1992. Gli scontri sono ancora cruenti sull'onda degli anni ottanta, ma vengono affievoliti nettamente dall'avvento delle prime diffide, aumentate a seguito dell'omicidio di Vincenzo Spagnolo nel 1995. Se negli anni ottanta era stata quindi la violenza a guidare le azioni dei Boys, negli anni novanta ci si sofferma giocoforza di più sull'aspetto coreografico del vivere la curva. 25 26 27 28 BOYS ROMA Il gruppo nasce nel 1972, il fondatore è Antonio Bongi. L'intento de i Boys è quello di distinguersi dal resto della tifoseria romanista. Nei primi anni i Boys espongono il loro striscione in curva nord portando il loro calore ed il loro entusiasmo in tutti gli stadi dove scendeva in campo la Roma.Il gruppo nasce dall'impegno di un pugno di ragazzi uniti dall'amore per la Roma e da ideali politici di estrema destra.Il nome del gruppo viene preso dai Boys S.A.N. Inter, nati nel 1969 e meritatamente divenuti un punto di riferimento per tutti i gruppi ultras d'Italia dell'epoca. Nel 1977 la fusione. Boys, Fedayn, Pantere e Fossa dei Lupi si uniscono per dare vita al Commando Ultrà Curva Sud. La fusione è dettata dalle necessità del momento, occorre dare una sterzata al tifo giallorosso ed i Boys sono sempre in prima linea. Tifo incessante in casa e in trasferta, tutti schierati quando c'è bisogno,giocatori che adorano la curva,nessun rapporto con la società, odio crescente da parte delle altre tifoserie. Questo è stato il vero Commando, quello che ha dato lezioni di tifo al mondo intero. I Boys portarono un massiccio apporto agendo sempre attraverso una linea di condotta dura ed intransigente. Fino a quando non decisero di riportare il loro striscione allo stadio per il giorno della finale di Coppa Campioni RomaLiverpool. Le tante incomprensioni e le mille diversità li portarono ad uscire definitivamente dal CUCS ed a tornare il gruppo solitario di sempre. I Boys dell'epoca volevano essere un gruppo d'azione, un gruppo capace di affrontare il nemico senza remore e di incutere timore a chiunque. Gli anni più belli sono quelli del Flaminio e della finale di Coppa Uefa con l'Inter; durante quel periodo i Boys erano sempre in prima fila a cercare lo scontro ma difficilmente trovavano qualcuno capace di farli indietreggiare. Nonostante le tante difficoltà, diffide, repressione da parte delle forze dell'ordine, noi siamo lì sempre al nostro posto a difendere la città e la maglia. Non è stato facile, si sa, ma oggi siamo fieri di essere ancora ammirati e temuti! Non ci siamo mai nascosti e mai lo faremo!!! Io Paolo Zappavigna, ho 37 anni, frequento la curva da quando ne avevo 13 ed ho sempre fatto parte di questo Gruppo. Molta gente mi avrà visto su Italia1, nel famoso speciale derby "Tutto in un giorno" da noi vinto 5 a 1. Siamo il più vecchio gruppo della Sud: sempre pronti a sostenere la maglia, no ai cori per i giocatori!!! Nella vita o scegli lo stile o scegli l'errore. Noi abbiamo scelto lo stile nel 1972!!! Oggi ci troviamo a poter parlare in radio, il nostro programma è dal lunedì al venerdì dalle 14:00 alle 16:00 con "Giallorossi si diventa" su FM 89.300 oppure tutti i venerdì sul quotidiano "Il tempo" su edizione nazionale. IL NOSTRO STILE ULTRAS VA OLTRE TUTTO E TUTTI.... .....NOI SEMPRE SCHIERATI MAI OMOLOGATI !!! Parole di Antonio Bongi 29 30 BOYS ROMA Avevo 14 anni, con l’aiuto di Renato Faitella e Fausto Josa, dirigenti del Centro Coordinamento Roma Club, fondai i Boys Le furie giallorosse. Noi Boys eravamo tutti teen agers, con simpatie di destra. Stavamo in Curva Nord e avevamo diritto allo striscione e a quattro ingressi a partita. Si arrivava allo stadio all’apertura dei cancelli, per obbligo perché dovevamo piazzarci con lo striscione al nostro posto. Ero affascinato dagli ultras del Toro, che avevano già una cinquantina di striscioni in curva. Li presi ad esempio. Attaccavamo l’incitamento al fischio d’inizio della partita, per risparmiare la voce. Avevamo venti tamburi, megafoni, trombe elettriche alimentate dalle batterie delle automobili, che facevano un chiasso infernale. Organizzavamo i pullman per le trasferte e ogni tanto veniva la mamma di qualcuno di noi.. Ricordo i treni giallorossi a 4.500 lire (Roma-Genova-Roma) biglietto compreso. Curve piene di bandiere per un Roma-LanerossiVicenza 0-0 con 65.000 spettatori; o per Roma-Torino, quando Renato Cappellini segnò un gol dopo 980 minuti scacciando lo spettro della B. ... era un tifo casinista ma pulito, non violento. Da sinistra a destra, così stavano piazzati gli striscioni sulle sei uscite principali delle due curve: Aficionados H.H. Viale Somalia, Fedelissimi Viale Marconi, Cinecittà Alberto Ginulfi in Sud, poi in Nord: Giuliano Taccola Primavalle, R.C. Aurelia e Boys... A quei tempi i laziali dividevano ancora la Sud con i romanisti. 31 BOYS ROMA Prima di un derby dell’11 Marzo 1973 la S.S. Lazio invitò con un comunicato i propri tifosi a prendere la Sud, in quanto società ospitante. L’anno prima avevano vinto i due derby, si sentivano forti. Decidemmo di fare una spedizione: alle 11 del mattino li trovammo sul muretto di Dante, erano pochini. Cominciammo a dargli fastidio e, aumentando il pubblico, il gruppetto di laziali si trovò isolato. Fra cori e pernacchi, si trasferirono in blocco verso la rete attaccata alla Tevere, in un cantuccio. Il derby successivo li ritrovammo alla Nord. Da poco tempo avevo avuto l’inevitabile impatto con la violenza. I primi scontri mi colpirono molto. Fu a Torino nel ‘73. Gli ultras granata, notoriamente di sinistra, si presentarono all’improvviso nella nostra curva, con bastoni e caschi. Ci rubarono lo striscione, qualcuno di noi prese dei colpi. Strapparono e bruciarono in Curva Maratona lo striscione del R.C. Giuliano Taccola, forse il più bello della storia della tifoseria giallo-rossa, ideato da Marcello “il Kid”. Erano le prime avvisaglie degli anni di piombo, con le diversificazioni politiche anche negli stadi. In Curva Sud presto spuntarono gruppi di tifo organizzato simili al nostro. Sul muretto già da tempo c’erano i Guerriglieri della Sud, di destra. 32 BOYS ROMA Al lato opposto stavano i Fedayn di Quadraro-Cinecittà, comunisti; il loro capo era Roberto Rulli, un militante piuttosto noto e un ragazzo idealista. La Fossa dei Lupi era di Monte Cervialto, guidata da Stefano Scarciofolo e Vittorio Trenta. Le Brigate Giallorosse provenivano da Torrespaccata. Il Commandos Lupi era organizzato dai ragazzi di Monteverde. Poi sorsero le Pantere Giallorosse, i Panthers e altri gruppi minori”. DAL VECCHIO SITO: www.boysroma.it 33 34 BOYS PARMA I BOYS, come gruppo, nascono all’inizio del campionato di Serie C 1977/78. La versione completa, “Crusader Ultras Supporters”, èrealizzata nella seconda metà degli anni ’80, quando il nome del C.U.S. è già da anni sinonimo di Curva Nord e Ultras di Parma. Non sono la prima esperienza ultrà in assoluto a Parma, infatti, già da qualche anno sono presenti allo stadio Tardini altri striscioni,tra cui “Panthers”, “Ultras” e "Pirati". Anche se il gruppo è sempre unitario, questa doppia identità (BOYS - C.U.S.) continua per molti anni, fino al termine del campionato di Serie A 1991/92. E’ per nell’estate del 1977 che nella nostra città si decide ufficialmente d’intraprendere una strada che, pur tra alti e bassi, si rivelerà, con il trascorrere del tempo, azzeccata. Da allora si cerca di cementare ancora maggiormente l’unità degli Ultras Gialloblu Crociati, riunendoli tutti sotto un unico nome, un simbolo, uno striscione e un direttivo che li guidasse con coerenza. Non fu una scelta facile, anzi, per certi versi fu dolorosa. Alla fine si decise per il nome “BOYS”, quello che fu, indiscutibilmente, il primo nome del gruppo. 1977, lo striscione BOYS appare al Tardini. E’ in stoffa, lungo 12 metri, con i colori del comune di Parma: giallo e blu. La scritta Boys ha caratteri blu prevalentemente squadrati, in campo giallo Parma, tra due stelle gialle (leggermente ruotate in senso anti orario),su sfondo blu. Dal sito www.boysparma1977.it Nella stagione successiva, 1978/79, gli si affianca un altro striscione, “Crusader Ultras”, con ai lati lo scudo del Parma A.C. e un teschio al centro. Modificato nel 1981 in “Crusader Supporters” (con l’esclusione di “Ultras”, in quegli anni fuorilegge), ha ai lati il tricolore nazionale e al centro l’elmo Crociato, simbolo incontrastato del gruppo per molti anni. 35 36 BRIGATE ROSSONERE BRIGATE ROSSONERE Il Gruppo BRIGATE ROSSONERE nasce dalla fusione tra CAVA DEL DEMONIO ed ULTRAS due piccoli gruppi della Curva Sud, viene subito ripopolato da alcuni ex appartenenti alla FOSSA DEI LEONI che, a quei tempi era situata a metà strada tra il tabellone e la curva sud. La prima uscita del nostro striscione avviene a BOLOGNA MILAN il 19 Ottobre 1975. Ognuno tra i nostri associati, si deve impegnare solo per il tempo che ha a disposizione e mai contro voglia. Il gruppo deve essere organizzato sul consenso e non sull'imposizione. L'entusiasmo è la nostra forza aggregante ed esso evidentemente non può essere forzato da chicchessia. Il gruppo si AUTOFINANZIA attraverso i tesseramenti e la vendita di materiale da Stadio ( SCIARPE, MAGLIETTE, CAPPELLINI, BANDIERE, SPILLE, ADESIVI, FOTOGRAFIE) del nostro tifo, con il nostro nome ed i nostri simboli ed ha un unico scopo fondamentale quello di seguire SEMPRE e OVUNQUE il Milan per incitarlo in casa ed in trasferta che vinca o che deluda, vicino o lontano. Le nostre coreografie sono ormai celebri e, da molti, imitate. Il gruppo BRIGATE ROSSONERE ha sempre seguito il Milan in tutte le PARTITE disputate a S.SIRO, in tutte le trasferte di CAMPIONATO,COPPA UEFA, COPPA CAMPIONI, COPPA ITALIA, COPPA COPPE. Le BRIGATE ROSSONERE sono un gruppo che ha il costante bisogno di ragazzi che collaborino. 37 Noi, come gli altri gruppi ULTRA' siamo di volta in volta accusati di essere pagati dalla società o di non essere da questi riconosciuti; in realtà pur avendo, ottimi rapporti con i vertici della Società di VIA TURATI, ci teniamo moltissimo alla nostra assoluta autonomia di scelte e decisioni. A noi interessano relativamente la composizione del Consiglio di Amministrazione ed il Presidente della Società, ciò a cui noi teniamo veramente sono i GLORIOSI COLORI ROSSONERI perché come si dice: GLI UOMINI PASSANO, IL MILAN RESTA. E' ovvio, poi, che siamo contenti di avere una Società FORTE e dei Campioni in Squadra ma , la storia lo conferma, anche negli anni più tristi e meno carichi di onori e gloria,il nostro attaccamento e la nostra presenza militante non sono mai venuti a meno. Così potrebbe essere sintetizzata la nostra volontà di seguire il Milan. Non siamo tra quelli che si vantano di conoscere il tal giocatore o di potersi recare nelle zone della sede di via Turati rigidamente chiuse ai visitatori; il nostro orgoglio è rappresentato dai nostri cori e dalle coreografie, dalla capacità di recarsi OVUNQUE al seguito dei nostri RAGAZZI che indossano le casacche rossonere, dalla volontà di non recedere da tale proposito in occasione di trasferte lontane, disagevoli o pericolose; convinti, come siamo, che né le minacce, né la violenza, né la mancanza di biglietti siano per le BRIGATE ROSSONERE ragioni valide per rinunciare alla nostra passione. Noi siamo un gruppo che non usa volentieri la FORZA, L'INTIMIDAZIONE O LA VIOLENZA, ma tutti sanno che non ci fermiamo di fronte a nulla e, se siamo messi alle strette, abbiamo la capacità di DIFENDERCI e RISPONDERE. 38 BRIGATE ROSSONERE Come abbiamo già scritto, noi non siamo mai aggressivi per principio: ci piace seguire il MILAN OVUNQUE e ciò ci espone a rischi da cui non possiamo sottrarci e, in questo caso, difendersi con tutte le proprie forze diventa una necessità. Mai le BRN hanno aggredito persone inermi mai hanno sfasciato automobili e negozi nelle città che ci ospitavano, mai infine abbiamo coinvolto alcuno in episodi che non erano giustificati da azioni ben precise. Anche di ciò siamo orgogliosi,anche perciò siamo assolutamente unici. BRIGATE è storia. E' patrimonio custodito gelosamente da tutti noi che siamo parte di questa fantastica ed irripetibile avventura. Una storia difficile da raccontare,scritta sugli spalti d'Italia e d' Europa, sui sedili di PULLMAN, TRENI, AUTOMOBILI e (pochi) AEREI, una storia costruita attorno ai tavoli delle birrerie ed agli angoli delle vecchie strade buie di Milano. Mille e più momenti di gioia e dolori ugualmente intensi,stupiti per chi guarda dall'esterno,fondamentali per noi. Storie di PASSIONE e di FEDE di AMORE e di ODIO, di cuori continuamente gettati oltre l'ostacolo grazie all'amicizia ed alla solidarietà che ci uniscono. La fierezza e la purezza che ci contraddistinguono sono gli elementi che ci avvicinano a tutti coloro che disprezzano VILTA' e MEDIOCRITA'. BRIGATE è essere SEMPRE PRESENTI, in prima fila per RISCHIARE, per SOFFRIRE, prima ancora, che per gioire e vivere insieme. Dal sito www.brigaterossonere.it 39 40 RIVIERA 1988 Ed ecco così la prima partita in cui è nuovamente presente lo striscione: 29 0ttobre 2000, Sampdoria-Cagliari. La RIVIERA BLUCERCHIATA, nasce nel 1988 nel Tigullio. Gli episodi che portano alla fondazione del gruppo sono diversi e, probabilmente, solo chi li ha vissuti da protagonista li può sapere. Erano un gruppo di ragazzi, capaci di affiancare la Sampdoria ovunque, sia in Italia sia in Europa. La RIVIERA negli anni '80 e inizi '90, quelli mitici delle della coppa Coppe, delle coppe Italia e dello Scudetto, era un gruppo attivo e rilevante nella Gradinata Sud. La prima testimonianza della presenza del gruppo in gradinata risale alla partita Sampdoria-Machelen (1988). Purtroppo però, la RIVIERA finì il suo ciclo nel '92, dopo la sfortunata partita di Wembley, per cause varie; il lavoro, la famiglia e alcuni dissidi interni portarono via via il gruppo a scomparire dai nomi dei gruppi organizzati all'interno della Sud ma i fondatori ed il grosso dei mebri continuarono comunque ad essere presenti ovunque le magie blucerchiate fossero state. Ecco la prima trasferta in cui organizziamo un pullman: MonzaSampdoria. Le prime bandiere che fanno la loro ricomparsa. La prima sezione,formatasi a Recco-Camogli chiamata Tony Barto e la stagione della promozione in serie A vissuta interamente dalla RIVIERA 1988 partecipando a tutte le trasferte della stagione. Ecco la festa fatta dalla RIVIERA per la promozione ed ecco l'inizio di una nuova stagione, la prima in serie A per il gruppo rinato, ma sempre con la stessa voglia di trasmettere ai giocatori ed agli altri tifosi questa voglia matta, questo amore incondizionato per i nostri colori. QUESTA E' LA RIVIERA 1988, QUESTA E' LA STORIA FINO AD ORA. SOLO VENENDO CON NOI POTRAI ANCORA VIVERLA DA PROTAGONISTA DAL SITO www.riviera1988.it Il 29 Ottobre 2000, la RIVIERA BLUCERCHIATA risorge per merito di un gruppo di nuove leve che, forse nel momento più buio degli ultimi anni blucerchiati, riescono a dare nuova linfa vitale al gruppo. Partendo da una decina di persone, volenterose e con una fede incondizionata per i colori blucerchiati, riesce a riportare entusiasmo nella Riviera di Levante e a riorganizzarsi come una delle più belle realtà della Gradinata Sud odierna. 41 42 SETTEBELLO Il club venne fondato ufficialmente il 3 luglio del 1965, ma già molti mesi prima era cominciata l'affannosa ricerca dei soci, dei consiglieri e della sede. Il nome Settebello fu scelto come omaggio ai grandi numeri 7 che avevano vestito la maglia viola, ovvero Julinho e Hamrin. La prima sede era in via de' Renai, nel Bar di Rinaldo Cecchi. Lo striscione del club prese subito posto in Curva Fiesole, nel cosiddetto "curvino", ovvero nella parte finale di curva confinante con la Maratona. Fu il primo club ad andare in Fiesole, mentre tutti gli altri si collocavano in Curva Ferrovia. Il motivo era puramente economico: la Fiesole, essendo sempre contro sole, aveva i biglietti meno cari. L'altro storico club del tifo viola, il Vieusseux, scelse invece di posizionarsi in Ferrovia, che a quel tempo raccoglieva più tifosi. Lo spazio esiguo favoriva la compattezza del tifo e permetteva un incitamento chiassoso e costante. In quei tempi il tifo era agli albori ed a incitare costantemente la squadra erano veramente in pochi. Il SETTEBELLO si distinse ben presto (dopo appena due mesi eravamo già 70 soci), sia per la frequenza ed il tifo in curva Fiesole, sia nelle trasferte in cui eravamo tra i più numerosi, sia infine per alcuni felici iniziative come la stampa del MAGNIFICO e quella tipica caratteristica di accettare anche soci esterni, che il Centro di Coordinamento indirizzava preferibilmente a noi, conoscendo la nostra buona organizzazione: soci di Vicenza, di Pavia, di Milano, di Siracusa, di Trento e perfino stranieri (Malta e Londra) impegnarono a fondo la nostra segreteria per la frequente corrispondenza. Il Settebello nacque per dare più compattezza al tifo, soprattutto nelle trasferte, che negli anni '60 erano affrontate da poche tifoserie. Lo striscione del Settebello apparve così nei luoghi più lontani, con l'idea che la trasferta in gruppo debba essere un modo per passare in allegria un viaggio altrimenti noioso. La Fiorentina, essendo la squadra di Firenze, meritava (e merita) un tifo passionale e costante che non deve essere secondo ad alcuno. Così, anche se sul campo la squadra deludeva le attese, noi c'eravamo, a sostenerla ed a portare alto ovunque il simbolo di Firenze nel calcio. Il primo campionato di vita del club vide lo striscione presente in tutte le partite casalinghe (campionato e coppa Italia). Anche nelle partite esterne, l'indice di presenza del club deve considerarsi positivo: infatti, ad eccezione di Cagliari, Catania e Foggia (campi, questi, purtroppo difficilmente raggiungibili, soprattutto per motivi di ordine "cronologico"), la nostra voce si è fatta sentire in tutte le altre trasferte, attraverso una rappresentanza di soci da un minimo di 10 ad un massimo di 60. La Curva Fiesole diventò sempre più il punto di riferimento del tifo viola, così dopo qualche anno anche il Vieusseux raggiunse gli altri gruppi e contribuì alla crescita del tifo. 43 44 La nascita del Viola Club Settebello SETTEBELLO Nel 1968 il club acquista la denominazione "SETTEBELLOMARZOCCO", a causa della fusione col Viola Club Marzocco, per tornare in seguito alla denominazione originale. Nel 1969 nasce una sezione "under 16" del club, il Settebello Junior, che si scioglierà nel 1973 per dar vita ad un gruppo storico del tifo viola: gli ULTRAS. Allo stadio erano riconoscibili dallo striscione "Superstars Supporters". Nel 1978 nasce il Collettivo Autonomo, nei primi tempi il nostro club per aiutarlo gli dà ospitalità nella propria sede e sulla propria balaustra, per cui lo striscione del Collettivo veniva posizionato sopra al nostro. I primi tempi non furono facili per il CAV perché gli ULTRAS non vedevano di buon occhio un gruppo emergente, però dopo un po' le cose si rappacificarono perché il bene comune era il sostegno alla Fiorentina. Gli anni '90 Sempre presenti nelle trasferte, dai 9 di Bistrita in Coppa Coppe '96/97 ai grandi esodi per le trasferte più facili, "con i viola ovunque e sempre", come recita il motto di un' adesivo fatto per i 25 anni del club. Dal 2004/05 il Settebello non fa più parte dell'ATF ( Associazione Tifosi Fiorentini), associazione nata nel 1997 per riunire i gruppi delle due curve fuoriusciti dal Centro Di Coordinamento. L'ATF è attualmente guidata dall'inossidabile Walter Tanturli e raggruppa praticamente i club di Curva Ferrovia. L'ATF svolge gli stessi compiti dell'ACCVC e gestisce con questi la distribuzione di biglietti per incontri casalinghi e in trasferta, però separatamente dall'ACCVC. Dallo scorso campionato è nato il Progetto Curva Fiesole, voluto dal Collettivo Autonomo Viola (uscito dall'ATF due stagioni fa), di cui anche il 7B da inizio stagione fa parte. 45 SETTEBELLO 2003/2004 Festeggiamenti per i 40 anni di attività: per Fiorentina-Atalanta il 7Bello ha organizzato una coreografia autofinanziata che coinvolgeva l'intera curva, distribuendo circa 9000 bandierine viola e innalzando un bandierone copricurva con la scritta 7B 1965. Ringraziamo tutti i tifosi viola per aver collaborato nella perfetta riuscita della coreografia. Nell'ultima partita casalinga del campionato, contro il Brescia, abbiamo offerto gratis da bere del buon vino Chianti a tutti i tifosi della Fiorentina portando un furgoncino carico di cartoni di "rosso" dentro la Curva Fiesole a fine gara. Peccato che quando ormai non c'era quasi più nessuno alcuni poliziotti in borghese romani abbiano voluto rovinare la festa e abbiano usato persino dei lacrimogeni. Rapporti con altre tifoserie I gemellaggi sono quelli del resto della tifoseria viola: Torino, Verona e Catanzaro. In aggiunta il Settebello nel 1996 ha stretto un gemellaggio con la Juventude Leonina dello Sporting Club di Lisbona, il gruppo più importante del Portogallo. L'amicizia si è consolidata con alcuni scambi di visite in varie occasioni. Successivamente molti esponenti della Juventude sono usciti ed hanno formato un altro gruppo, il Directivo Ultras, che è diventato il nostro punto di riferimento per il tifo biancoverde. Spesso membri di questo gruppo vengono a farci visita per le partite di cartello del campionato. Nel 1998 sboccia ufficialmente (anche se c'erano stati molti contatti amichevoli negli anni precedenti, sin dagli anni '80) l'amicizia con i tifosi del Livorno. Gli scambi di visite sono molto frequenti anche grazie alla relativa vicinanza fra le due città. Il nostro club è stato un po' l'apripista dell'amicizia con i livornesi, essendo stato il primo a mettere lo striscione in Curva Nord. 46 SETTEBELLO Negli anni 1999/2000/2001 ci sono stati molti scambi di visite fra il nostro gruppo e i gruppi delle due curve livornesi. Lo striscione del 7Bello (ma non solo il nostro) è apparso così in varie gare giocate dal Livorno (anche in trasferta), così come sempre più spesso si sono visti striscioni livornesi sia in Curva Fiesole che in Curva Marione, così come in alcune trasferte (anche quelle lontane come Venezia, Salerno, Milano, Spalato nel '99). Dal 2002 il gemellaggio coi livornesi si è trasformato in amicizia, ovvero avvengono reciproche visite (anche se meno frequenti di prima) ma senza portare gli striscioni. DAL SITO http://settebello.tifonet.it Le origini del gruppo risalgono al 1987 quando alcuni amici che frequentavano il Circolo ARCI San Sisto (popoloso quartiere di Perugia) decisero di unirsi sotto uno striscione, con la denominazione "INKAZZATI" per dare più colore alla curva nord e più calore alla squadra che allora aveva appena vinto il campionato di C2. Nel 1989 abbiamo avuto l'esigenza di trovare un nome che si addicesse ai più al nostro temperamento, al carattere, alla voglia di emergere, che rendesse l'attaccamento al GRIFO. Nacquero cosi gli "INGRIFATI", che a poco a poco sono diventati uno dei gruppi trainanti del tifo in Curva Nord. Nel 1991 con l'arrivo di Gaucci, il ritrovato entusiasmo della piazza ha portato alla nascita di molti gruppi e benche potevamo avvalerci di due anni di esperienza, ci furono tentativi per metterci da parte, fino al punto che la domenica si litigava su quale striscione appendere in curva. Dopo varie vicissitudini i gruppi che hanno meritato lo spazio sono rimasti tre. Emergere non era un gioco da ragazzi, ma la passione ci ha aiutato moltissimo. Quei 16 metri di spazio conquistato rappresentano, a distanza di anni, il nostro orgoglio. Dal sito www.ingrifati.it 47 48 SETTEMBRE BIANCONERO Raccontare la storia di un gruppo come il SETTEMBRE BIANCONERO, e della Curva Sud in generale, che ha sulle spalle ben 28 anni di onorata carriera ,non è certamente facile. La difficoltà sta nel fatto che sono stati attraversati diversi periodi “storici”, ognuno dei quali contraddistinto da episodi, mode, proteste... Queste circostanze hanno contribuito alla crescita di un gruppo che ben presto è riuscito a farsi conoscere e rispettare in tutta Italia. Sia chiaro: questo non è il solito racconto fatto per autoelogiarsi... Esso, invece, rappresenta un vero e proprio film in cui il protagonista è appunto SBN e all’interno del quale verranno messi in luce non solo gli episodi e i periodi migliori (tanti), ma anche quelli meno belli e, in certi casi, i più tristi. Il tutto per rendere meglio l‘idea di una tifoseria che con gli anni è cresciuta sempre più, facendo tesoro delle situazioni sfavorevoli e trovando nella propria esperienza la forza di risollevarsi anche dalle situazioni più critiche. LA NASCITA. Tutto comincia nel lontano 1974. Per la prima volta l’Ascoli è pronto a disputare un campionato in massima serie. Il compianto “Presidentissimo” COSTANTINO ROZZI, aveva fatto erigere in soli 100 giorni uno stadio da 40.000 posti. Inutile dire che per la prima allo Stadio di via Zeppelle (solo successivamente ribattezzato Cino e Lillo Del Duca) le gradinate fossero completamente gremite (Ascoli - Torino 1-1). All’epoca non c’era il ponte che oggi collega la Curva Sud al resto della città, quindi si poteva accedere al Del Duca soltanto dalla suddetta via delle Zeppelle, fin sotto la Curva Nord. Ed è lì che per i primi mesi del campionato si piazzano gli ultras bianconeri. Ed è sempre lì che fa la sua comparsa il primo storico striscione del SETTEMBRE BIANCONERO: due righe orizzontali sfalsate bianconere, con il nome del gruppo e al centro una grossa A bianca 49 SETTEMBRE BIANCONERO In realtà, già dagli anni precedenti alla promozione in Serie A in curva esistevano gruppi ultras (Falange Bianconera in primis...), ma quella fatta dai fondatori di SBN, fu una scelta ben precisa: creare un gruppo portante che rappresentasse tutta la curva bianconera. Un tributo doveroso va a tutti coloro i quali diedero vita al Settembre. Citiamo alcuni di essi, quelli, per lo meno, di cui ancora abbiamo memoria (e ci perdonino gli eventuali “esclusi” ): Riccardo Onori, Nazzareno Filippini, Alfredo Mancini ( in arte “Macianna” ), Maurizio Taddei, Franco Fiori, Enrico Bortolini, Armando Cacciatori, Pietro Gentili, Roberto Rosicci, Ettore Galli e tanti altri di cui ora ci sfugge il ricordo. La scelta del nome tra l’altro, fu particolarmente sofferta. Si voleva creare un gruppo originale, che non riportasse le solite diciture (ultras, boys, brigate,...) che cominciavano a comparire nelle curve più importanti (Samp, Inter, Milan,...), e si voleva dare una chiara impronta alla tradizione della città (spiccatamente di destra). Venne scelto il nome di un gruppo terroristico palestinese (il SETTEMBRE NERO) che in quegli anni occupava spesso le pagine di cronaca nera per via di vari attentati compiuti contro i Israeliani. Tale nome, opportunamente “adattato” alla causa bianconera, accompagnerà per sempre il nostro gruppo, fino ai nostri giorni. I PRIMI ANNI. Sono quelli più felici... Sull’onda dell’entusiasmo, il tifo è incontenibile, coloratissimo (negli anni ’70 tutto era basato sull’improvvisazione...) e soprattutto calorosissimo. Tanto per fare un esempio, ogni trasferta dell’Ascoli veniva accompagnata da un vero e proprio esodo di tifosi bianconeri: in 3/4000 a Napoli, Milano, Torino, Genova, ma anche a Terni, Verona, Bologna, ecc... Ovunque giochino i bianconeri, si assiste ad una invasione ascolana. 50 SETTEMBRE BIANCONERO SETTEMBRE BIANCONERO Il SETTEMBRE BIANCONERO (e quindi i suoi numerosi componenti) è pressoché presente ovunque, anche se, per la verità, lo striscione del gruppo non sempre viene portato al seguito della squadra. Questo accadde in varie occasioni, principalmente per un motivo: la nostra curva era stata prepotentemente proiettata nel giro di due anni (dal ‘72 al ‘74) dai campetti polverosi della Serie C, a quelli prestigiosi della Serie A... Il fenomeno ultras nasceva proprio in quegli anni (i primissimi gruppi furono la Fossa dei Leoni e gli Ultras Tito nel ‘68, i Boys S.A.N. nel ‘69, le Brigate Gialloblu nel ‘72,...) in cui l’Ascoli militava in C2 e in C1. E la serie C di quegli anni era paragonabile sì e no all’odierno CND... Ovvio quindi che sotto il profilo dell’esperienza ultras e della mentalità, in curva ci fosse ancora parecchio da lavorare per recuperare il “gap” con i gruppi ultras più prestigiosi. Nel frattempo il gruppo assume una fisionomia ben precisa. Viene confezionato il primo rudimentale materiale: magliette bianche con la scritta Settembre Bianconero realizzata grazie ad una sagoma di cartone con incise le lettere del nome ed una spruzzata di spray nero... Nulla a che vedere con le magliette stampate di oggi! Nel ‘78 intanto, viene realizzato un nuovo striscione casalingo : più grosso (30 metri circa), nero con lettere bianche e nel centro il primo stemma del gruppo: un teschio (tipicamente anni ‘70) posto di profilo e sotto di esso due ossa incrociate... Come detto, il primo decennio è forse quello più bello, più magico, perché il sogno di una piccola città come Ascoli (60.000 abitanti) di competere con (e spesso sconfiggere...) gli squadroni della Serie A, si realizza. Per molti anni le trasferte dei bianconeri vengono accompagnate da migliaia di tifosi e tutto ciò accadeva per 2 ragioni ben precise: innanzitutto per l’immane passionalità e calore dell’Ascolano e dei Piceni in genere (e il mitico PRESIDENTE ne era un esempio...) e poi per quello che il calcio rappresentava allora: un vero e proprio fenomeno di aggregazione, un momento in cui i problemi di tutti i giorni venivano messi da parte. E soprattutto, non c’era la PAYTV! GLI ANNI ‘80. Sotto il profilo ultras, gli anni ‘80 verranno certamente ricordati come quelli più ricchi di “episodi”; da quelli positivi a quelli negativi. Ormai si è ben delineata la mappa delle rivalità (innumerevoli) e quella delle amicizie (poche, a dir la verità), ma il gruppo stesso ha ormai assunto una sua precisa fisionomia, anche se i problemi non mancavano mai. Come detto, la lista delle rivalità era sempre fittissima e in quegli anni saranno numerosissimi gli scontri con le altre tifoserie. C’è da precisare anche che all’epoca, l’unico modo per raggiungere lo stadio (per chi proveniva dall’Appennino) era quello di attraversare il centro della città, lungo la Salaria. Si può facilmente intuire cosa poteva accadere quando si presentavano i vari Romanisti, Genoani, Fiorentini, Ternani, Laziali, ecc... Scontri furibondi che coinvolgevano l’intero centro città e che finivano quasi sempre col veder soccombere gli ultras avversari. Tutto questo finché non venne aperta la Circonvallazione Nord, grazie alla quale chi proveniva dall’interno poteva raggiungere lo stadio evitando la città. Comunque la nuova arteria stradale non modificò di molto la situazione... Gli scontri ora si concentrarono del tutto nei pressi del Del Duca. Gl'incidenti maggiori furono con i gruppi di sempre: Romanisti, Doriani, Viola, Genoani, Juventini, Interisti, Milanisti, Bolognesi... Coi Fiorentini ad esempio, era divenuto un appuntamento fisso, sia da noi che da loro... 51 52 SETTEMBRE BIANCONERO SETTEMBRE BIANCONERO Ad Ascoli ad esempio, sotto la curva ospiti (la Nord), accadde di tutto. Tra risse, sassaiole e scontri vari, molti ultras viola furono costretti al ricovero all’Ospedale Mazzoni di Ascoli (ma anche diversi dei nostri se la passarono male...). A Firenze invece ci presentammo in buon numero, ma a gruppi e al nostro arrivo i Fiorentini cercarono subito il contatto, ma quando videro il modo in cui noi tutti scendemmo dai pullman per difendere noi e lo striscione, si limitarono a guardarci per poi lasciar perdere ed allontanarsi. Non ci fu lo scontro (e se ci fosse stato non sappiamo come sarebbe finito, visto che loro erano quasi il doppio di noi), ma il fatto che desisterono dalle loro intenzioni la dice lunga... Intorno agli anni ‘83/’84 furono i Torinisti a perdere lo striscione degli ULTRAS GRANATA (gruppo di sinistra), striscione che fu distrutto sotto i loro occhi. Anche ai Milanisti fu sottratto uno striscione delle BRIGATE ROSSONERE Sez. Mantova. Ma l’azione più clamorosa fu quella contro i Genoani arrivati ad Ascoli in 300 circa: assedio sotto la Nord, sfondamento dei cancelli d’ingresso, carica dentro il loro settore e botte da orbi a volontà. Vennero loro sottratti tutti gli striscioni (FOSSA GRIFONI compreso) e bruciati davanti a loro... lì in curva Nord. A quei tempi eravamo abituati così, per noi rappresentava il massimo dell’umiliazione che potevamo infliggere ad una tifoseria. Oggi invece si sarebbe portato lo striscione in curva e lo si sarebbe mostrato come un trofeo... Nel tragico incontro contro l'Inter nell'88 (di cui parleremo più avanti) furono gli interisti a perdere "Inter club Cologno Monzese" in PVC; striscione che fu girato e riutilizzato dagli stessi ragazzi che lo avevano sottratto per "Gruppo Rasta", scioltosi (o fatto sciogliere) dopo qualche anno perchè forse troppo "in contrasto" con lo stampo politico decisamente estremista di quei tempi. Chi ricordiamo con onore invece, sono i Doriani. Nonostante la nostra carica sotto il settore a loro riservato, anziché fuggire via si misero intelligentemente con le spalle al muro e ci affrontarono a viso aperto... Quante ne presero, ma anche quante ne diedero! Davvero un gruppo tosto! Agli inizi degli anni ‘80 fino all’84 circa, c’era anche una sorta di gemellaggio con le BRIGATE GIALLOBLU VERONA. Amicizia che terminò quando un gruppetto di Veronesi che non accettava il gemellaggio cominciò a chiamarci “terroni” (... ), provocando la nostra reazione. Da quel momento in poi i rapporti cambiarono bruscamente finché non degenereranno definitivamente negli anni successivi. Ricordiamo in particolar modo un Verona - Ascoli dell’85, quando giungemmo nella città scaligera in 300. Arrivati allo stadio, un centinaio dei nostri visibilmente alticci, si staccò dal corteo e si diresse incoscientemente sotto la curva gialloblu... Inevitabili gli scontri che la polizia frenò dopo diverse cariche. Il nostro coraggio, nonostante la rivalità, venne obbiettivamente riconosciuto da vari esponenti delle Brigate dell’epoca. Altro "appuntamento fisso" di quegli anni furono gli incontri ravvicinati coi Bolognesi (sia da noi che da loro), tanto che la nostra retrocessione in B dopo tanti scontri in A, fu vista come un vero sollievo per loro... Capitolo a parte lo meritano i sambenedettesi, con cui i rapporti sono stati sempre burrascosi e che hanno fatto delle chiacchiere il loro pane quotidiano... LE PAGINE NERE DEGLI ANNI ‘80. Di episodi gravi che hanno contraddistinto il gruppo, nel bene o nel male, ce ne sono vari in questi anni: 1986: all’uscita di una discoteca di Centobuchi, vicino a S.Benedetto, un ultras della SAMB, Giuseppe Tomasetti, di 21 anni, dopo una violenta lite a sfondo calcistico con un ultras 53 54 SETTEMBRE BIANCONERO SETTEMBRE BIANCONERO L’anno dopo (siamo nell’87), successivamente ad una sfida tra Ascoli e Fiorentina, caratterizzato dai soliti scontri, un ultras viola viene accoltellato sotto la Nord (il settore ospiti); ferito gravemente si salverà per miracolo solo dopo qualche giorno. Settembre 1988. Ascoli - Inter 1-3: al termine del match un gruppo di skins dell'Inter, per riprendere il proprio pullman, viene fatto passare, contro ogni ragionevole logica, sotto la Curva Sud proprio nel momento in cui uscivamo noi... Nessuno lo avrebbe mai pensato: parapiglia generale, polizia inerme; nella confusione della rissa, cade a terra RENO FILIPPINI. Trasportato d’urgenza in ospedale, dopo essere entrato in coma, si spegnerà da lì a poche settimane... Un colpo tremendo non solo per il gruppo, ma anche per l’intera curva perché RENO era conosciuto da tutti, era stato uno fondatori storici del Settembre. Un episodio talmente grave che scuoterà persino i vertici della Lega Calcio: stop ai settori misti, via libera ai settori separati, trasformati in vere e proprie “gabbie” per contenere gli ultras. I controlli allo stadio si fanno sempre più asfissianti e le scorte divengono onnipresenti. Percorsi diversi per le tifoserie in trasferta e numero di celere ingrossato all’inverosimile. In moltissime partite, a cavallo tra l’88 e il ’91, ci verrà vietato di esporre lo striscione del Settembre e solo raramente riusciremo ad appendere quello con la sola sigla SBN. Tutto ciò a causa sia dei fatti riguardanti Reno, sia per un riaccendersi della “persecuzione” verso quei gruppi, come il nostro, spiccatamente di destra. Altri episodi gravi seguiranno quello di RENO (vedi caso-Spagnolo nel ’95, a Genova), e il modo di fare tifo subirà una radicale trasformazione, ma l’esperienza acquisita in quegli anni irripetibili, resterà per sempre... E soltanto quei gruppi che, come noi, li hanno attraversati potranno possedere un bagaglio d’esperienza ultras degno di questo nome. Questo spiega il motivo per cui abbiamo così poca stima di “tifoserie” come quella anconetana, che è venuta fuori dopo questo periodo e che non sa cosa significhi scontrarsi per ore con una tifoseria avversaria, andare in trasferta senza scorta e in mezzo ai tifosi di casa... Loro sono cresciuti “protetti” e per questo continuano a tenere atteggiamenti strafottenti, nonostante le poche ma “intense” occasioni (vedi derby ad Ancona e ad Ascoli, Autogrill di Caserta nel ‘98/’99 o superstrada di Perugia quest’anno nella finale Play-Off...) in cui li abbiamo “bussati”. Risale proprio al ‘90/’91 il riaccendersi di una rivalità risalente a 20 anni prima: quella con gli Anconetani. Per la verità non li abbiamo mai considerati più di troppo, visto che per noi il vero ed unico derby è e rimarrà sempre quello con la Samb e visto anche lo scarso “spessore” degli “ultras” dorici, ma il loro modo di fare sbruffone e da fighetti, ci stava oltremodo innervosendo. Oltretutto loro avevano un alleato in più dalla loro parte: la STAMPA REGIONALE. Da quando erano tornati in B (2 anni prima) sembrava che i (fino ad allora...) 13 anni di A dell’Ascoli (poi diverranno 14) fossero scomparsi e che d’un tratto esistesse solo l’Ancona... Una squadra snobbata non solo da tutta la regione, ma da Ancona stessa, tanto da rendere nota nelle Marche l’ormai proverbiale “freddezza degli Anconetani” (l’ultimo esempio in ordine cronologico, la partita della Nazionale ad Ancona, durante la quale Bruno Pizzul, più volte in cronaca diretta, ripeteva la frase “si gioca in un silenzio impressionante”...) E non osiamo immaginare che cosa sarebbero i cuginastri se non avessero, ad aiutarli, i colori sociali dell’Ancona (bianco e rosso)... Ebbene, una tale realtà veniva presentata dalla stampa e da Rai 3 Marche (anche se sarebbe più corretto chiamarla Rai 3 Ancona...) quasi come se si trattava della squadra delle Marche. 55 56 SETTEMBRE BIANCONERO Senza storia i derby sugli spalti, contraddistinti sempre dalle nostre invasioni (per ben 4 volte in 6 incontri sempre oltre le 2000/2500 unità) e dalle loro inesistenti presenze da noi (in media sempre in 300 e qualche volta pure di meno... eccetto il campionato ‘99/’00 dove hanno raggiunto la strabiliante cifra delle 800 unità). A livello coreografico hanno sempre ostentato un fanatismo che li ha sempre coperti di ridicolo, sostenendo che coreografie come le loro, in C e in B, non le fa nessuno... Per forza! Sono talmente brutte e malriuscite che nessuno sarebbe in grado di fare peggio… Nel ‘91/’92 l’Ascoli disputa l’ultimo campionato in Serie A. Una squadra già retrocessa prima di cominciare, ogni aspettativa delusa sin dall’inizio... Il Settembre Bianconero sarà comunque presente ovunque e su tutti i campi che vedranno impegnato l’Ascoli, dal più vicino al più lontano. Dai 40 di Parma, ai 150 di Bologna, ai 50 di Firenze, dove, tra l’altro, la curva di casa era in contestazione con la Polizia (in conseguenza degli scontri fra Fiorentini e Juventini erano stati arrestati e condannati diversi ultras viola) e si mise ad applaudirci, avendo notato che stavano cantando a squarciagola nonostante l’Ascoli fosse già condannato alla B. Era il 1991 e incredibilmente alla fine raccogliemmo una delle pochissime vittorie di quel vergognoso campionato (per la cronaca terminò 2-1 per noi). 57 SETTEMBRE BIANCONERO CONCLUSIONI. A grandi linee, sono questi i fatti e gli avvenimenti più caratterizzanti che hanno contraddistinto il nostro gruppo. Si noterà come siano stati parecchi gli incidenti e gli scontri citati; non è stato fatto per mettere in “vetrina” certi episodi, quanto piuttosto per cercar di far comprendere quale sia sempre stata la natura dell’Ascolano e del Settembre. Solo chi ha vissuto questi splendidi anni potrà capire cosa ha rappresentato e sempre rappresenterà il SETTEMBRE BIANCONERO per Ascoli e la Curva Sud, PER NOI L'ASCOLI E' UNA FEDE, NON SI DISCUTE...SI AMA! Settembre Bianconero 1974... ...militanza ultras! 58 BRIGATE GIALLOBLU Ecco il racconto dei primi passi delle Brigate Gialloblu, dalla voce di Moreno, uno dei fondatori: «Allora eccomi qua a raccontare un po' di (autentica) storia delle BG. Da quei mitici esordi del nostro tifo sono ormai passati tanti anni, comunque io proverò a raccontarvi tutto ciò che ricordo di quei tempi lontani. Premetto che io ho attualmente 50 anni (sono nato nel 1954) ed all'epoca della nascita delle BG avevo quindi poco piu' di 16 anni. Vi ricordo che le BG sono state 'ufficializzate' come calcio club (e quindi affiliate al centro di coordinamento) una fredda sera del 30 novembre del 1971 presso il BAR OLIMPIA di Borgo Venezia (sito in Piazzetta Isotta Nogarola). Per la cronaca diciamo che quel bar c'è ancora ma è stato completamente ristrutturato ed ha cambiato di gestione verso la fine degli anni 70 e quindi anche se l'ubicazione è sempre la stessa tutto è cambiato e dentro non c'è alcuna parvenza del bar di quegli anni. Le BG nacquero invece come gruppo di giovanissimi l'anno prima in pratica all'inizio del campionato di serie A 1970-71 (ai tempi di CLERICI per intenderci). Il termine BRIGATE GIALLOBLU fu coniato da due ragazzi, anche loro sedicenni all'epoca. Si chiamavano FRANCO MASOTTI (nato a Kitale in Kenia l'1.5.1954 e morto a Verona in un incidente il 18.5.1986), che per la cronaca abitava a quell'epoca in Borgo Venezia, e TOCCO MASSIMO (nato a Torino nel 1953), che abitava all'epoca in Valdonega e che fu anche il primo presidente ufficiale delle BG. 59 Quindi furono loro in pratica a dare il via al progetto BRIGATE GIALLOBLU e il nome fu dato in quanto loro stessi erano militanti in aree della gioventu' studentesca di sinistra di allora (le BRIGATE ROSSE erano appena nate in Italia e loro pensarono quindi di aggregare vari giovani tifosi di fede Hellas in un club col nome BRIGATE GIALLOBLU'). Inizialmente si volle tutti fermamente restare fuori dall'ufficializzazione di vero calcio club: a noi infatti non interessava nulla di essere 'inquadrati' nel centro di coordinamento calcio club, volevamo solo restare un gruppo di ragazzi (l'età media andava dai 14 ai 20 anni) che tifavano per l'HELLAS VERONA e stop! Non ci importava null'altro. Avevamo una sede in un vecchio locale sito in Vicolo Mustacchi (vicino Piazza Isolo) e ognuno di noi pagava una quota mensile per l'affitto e quindi ci si autofinanziava. Inizialmente eravamo non più di 20 ragazzi, tutti tifosissimi del Verona e in particolar modo di 'GRINGO' CLERICI (che nei nostri cuori aveva preso il posto di GIANNI BUI, passato in estate al Torino). Ci si trovava in quella sede solitamente una o due volte alla settimana e di solito quasi sempre di sera. Questi sono i nomi di alcuni ragazzi di allora e che componevano quindi il “nucleo storico” iniziale delle BG (quelli che mi vengono in mente, gli altri non li ricordo): FRANCO MASOTTI, MASSIMO TOCCO, NICOLA NAPOLI (mitico tifoso scomparso 3 anni fa, che si era fatto centinaia di trasferte dell'Hellas fino e oltre i tempi dello scudetto), MASCALZONI, MANCINI, FLAVIO DANZI, LUCIANO PAVAN, LORENZO USAI, CLAUDIO PICCOLI, MATTIELLO, 60 BRIGATE GIALLOBLU due tipi simpaticissimi di Borgo Trento di cui uno chiamato 'maestro' (chissà dove sono finiti, mah!!!), uno di Borgo Santacroce chiamato 'ITALIA', che divenne il più amato e il più mitico personaggio della curva sud degli anni '70 (un tipo un po' alla Benigni) di cui però non ricordo il vero nome, e naturalmente io il sottoscritto.» Dal sito www.hellastory.net 61 62 Nell’anno di grazia dello scudetto,ad animare la curva Maratona ci sono fondamentalmente tre gruppi: i Fedelissimi, i Leoni della Maratona e gli Ultras Granata, destinati poi a prendere il timone della curva granata che all’epoca è considerato il punto di riferimento nel panorama nazionale. L’ innovativo e fantasioso tifo vocale (con cori “copiati” da tutti) Le spettacolari ed elaborate coreografie (come il famoso megabandierone)faranno scuola. Anni di consacrazione per una curva tradizionalmente per il suo passionale e forte attaccamento alla squadra del Torino. Una curva intramontabile se è vero che, nonostante le tormentate vicissitudini societarie e gli anni di serie B, i gruppi storici sono ancora attivi. Dai Fedelissimi (veterani del tifo granata essendo nati nel lontano 1951), ai Leoni della Maratona che si sono recentemente ricostruiti, fino ad arrivare alla guida carismatica degli Ultras Granata che continuano ad essere al centro della curva che nell’ultima stagione gli ha tributato il giusto e meritato omaggio per aver raggiunto 35 anni di onorata militanza. 63 64 UNA CURVA PAZZESCA Era infatti, il1969 quando un gruppo di tifosi “fuoriusciti” dai Fedelissimi daranno vita ad un gruppo leggendario, destinato a lasciare il segno. Gli anni Settanta sono gli anni degli Ultras Granata, di un Torino che è un romanzo, di Derby con la Juve che non torneranno più cosi caldi,turbolenti, spettacolari, in campo e per coreografie che hanno fatto scuola. Tratto da Supertifo del 06 Settembre 2005 65 66 LA GRADINATA NORD GENOA Parlare di movimento ultrà a Genova è parlare soprattutto di Fossa dei Grifoni: uno tra quei 4 o 5 gruppi che hanno fatto la storia del movimento stesso non solo in Italia ma anche in Europa. La biografia della Fossa ci fornisce una collocazione temporale definita: fondata nel 1973 gli aderenti al gruppo ne decretarono l’autoscioglimento 20 anni dopo esatti, nel 1993; una nascita, quindi, ed una morte. Chi è dotato di un minimo di sensibilità, riconosce, senza voler scomodare dogmi o religioni, che la morte afferisce soltanto alla fine di cose materiali, mentre lo spirito prosegue la sua corsa nel tempo. Lo spirito della Fossa si incarna e vive nell’Ottavio Barbieri. Dato di fatto ormai acquisito dalla cognizione umana fino dai tempi di Platone, lo spirito preesiste alla materia. Lo spirito della Fossa era già in embrione nell’Ottavio Barbieri che vide i suoi natali 3 anni prima della fondazione della Fossa stessa. Fuori da questa metafora che può sembrare irriverente, il 17 novembre 1970 nacque il Genoa Club Ottavio Barbieri. Tempi grami per il Grifone, quelli: da alcuni anni relegato nella cadetteria proprio in quella stagione conobbe l’onta della serie C. Chissà, forse per un’ancestrale inclinazione masochista o piuttosto per un viscerale amore per i propri colori che li rende unici, i genoani trovano il gusto di stringersi attorno al simbolo nelle situazioni più disagiate. In quegli anni fu un fiorire di clubs in cui si distinguevano giovani con la voglia di coordinare il tifo fino ad allora spontaneo, che animava la gradinata. Ben presto l’Ottavio Barbieri divenne la sede del Centro Giovanile, un’emanazione del Coordinamento dei Clubs voluta per incentivare la partecipazione dei giovani alla tifoseria. 67 Tale tentativo fu soppiantato nel ’73 dalla fondazione della Fossa dei Grifoni ad opera di un gruppo di ragazzi, la maggior parte dei quali provenienti dai Caruggi, tra cui spiccava la personalità del compianto Gianni Bardi. L’impatto del nuovo gruppo sulla Gradinata Nord fu notevole: dal punto di vista visivo, quasi tutti gli aderenti si presentavano con giacche mimetiche e baschi, poi subito dopo le prime t-shirts con teschio e tibie incrociate; dal punto di vista organizzativo invece, la Fossa dava un assetto costante a tutti quei gruppuscoli che si radunavano dietro striscioni dai nomi più disparati e che avevano la velleità di durare lo spazio di una domenica, ma soprattutto coagulava i giovani provenienti dai clubs più attivi come il Genoa Club Leale, Borgoratti, Ottavio Barbieri appunto. Proprio nella zona controllata da quest’ultimo (da cui peraltro provenivano molti militanti) la Fossa stabilì il suo primo quartier generale: alle famose terrazzette in quella terra di confine fra Foce ed Albaro antiche roccaforti rossoblu. Stabilirsi quindi in pianta stabile nel Club Ottavio Barbieri fu un attimo e da allora la storia del Club e del gruppo coincisero. La Fossa dei Grifoni si fece conoscere in tutta Italia per il modo radicale di seguire il Grifone. I militanti infatti sono sempre stati pronti a tutto per difendere i colori rossoblu. Gli scontri tra i pochi gruppi esistenti negli anni settanta, facilitati dalla scarsa presenza della polizia, impegnati nella ribollente piazza di allora, causarono un progressivo innalzamento del livello dello scontro, che culminò con l’uccisione di un tifoso laziale colpito da un razzo in un derby capitolino datato ottobre ’79. 68 La pratica tutta italica di chiudere i recinti quando i buoi sono fuggiti portò il governo ad adottare un provvedimento tanto eclatante quanto inutile. Venne emanato un decreto che vietava l’esposizione di striscioni recanti nomi e simboli violenti. Per alcuni mesi nella nord si vide solo lo striscione "Giovani della Nord". Passata poco dopo la bufera la dicitura rimase per alcuni anni accanto a quella ufficiale della Fossa quasi fosse l’uno (i giovani) il braccio legale, l’altra ( la Fossa ) quello armato di un’unica identità. Passarono gli anni ’80 tra alterne vicende sportive, tra il baratro della C ed il fulgore della passerella europea, con il gruppo sempre in prima fila fino a che nel ’93 il gruppo si sciolse per svariati e più volte esposti motivi. Da una parte i vecchi militanti continuando a frequentare il club garantivano la loro presenza in tutte le trasferte , compatibilmente con le diffide che già avevano iniziato a falcidiare i regolari. Da un’altra parte però nella Nord di Marassi vi fu una sorta di ritirata strategica che causò un vuoto di potere in cui si inserirono progetti velleitari e privi di rilevanza. Passarono un paio di stagioni che furono le più oscure per una gradinata abituata ad essere luminosa. Fossa e di altri giovani volenterosi che non fecero in tempo a dare al gruppo la loro carica d’entusiasmo. Apparve uno stendardo accanto a quello di Ottavio Barbieri con la dicitura Vecchi Orsi che rappresentava la vecchia mentalità acquisita negli anni della Fossa e che comunque risultava sempre attuale. Nonostante le alterne fortune della squadra ed i pregiudizi del resto del pubblico nei confronti del gruppo sempre portatore di una filosofia del contro e dell’oltre, numerosi ragazzi hanno cominciato a far parte del gruppo stesso. Ci sia perdonata l’immodestia ma oggi siamo sicuri di rappresentare la più importante se non l’unica realtà del tifo rossoblu. Iniziative come le proteste che hanno rovesciato la dirigenza o la campagna estiva a favore di Torrente sono testimonianza di quanto detto sopra. Ci sia perdonata anche la rudezza con cui esprimiamo le nostre idee ma ricordiamo che le nostre porte sono sempre aperte ed invitiamo molti altri giovani a scrivere infinite pagine della nostra gloriosa storia. dal sito dell'Ottavio Barbieri Fu proprio in questa assenza forse che la mano omicida ed infame di alcune carogne rossonere ne approfittò per stroncare la giovane vita di Claudio. Allora per la prima volta si sentì l’urgenza di radunarsi ancora in forma stabile. Si unisca a ciò la crescente protesta (tanto per cambiare) verso la gestione Spinelli responsabile dell’ultima retrocessione in B. Fu quindi nella stagione 95-96 dopo un prolungato sciopero del tifo che si fecero di nuovo numerose iniziative sotto il nome di Ottavio Barbieri la cui sede è sempre stato abituale ritrovo dei vecchi della 69 70 ! " # $ % & # # '()& ! " # * , + , - , & , $ ! 71 % 72 + ….. E UN BEL GIORNO ARRIVO IL “DASPO” "DASPO" significa Divieto di Accedere a manifestazioni SPOrtive ed è regolato dalla Legge 13 dicembre 1989 n. 401, più volte modificata nel tempo. E' una misura amministrativa e non penale, anche se si poggia nel 90% dei casi su una informativa di reato da parte delle forze dell'ordine. Se quindi avete ricevuto una diffida siete stati quasi sicuramente anche denunciati e a vostro carico c'è un procedimento penale che potrebbe portare ad un processo nei vostri confronti. Il DASPO dovrebbe essere emesso dalla Questura quando un soggetto viene ritenuto pericoloso limitatamente alle manifestazioni sportive e dovrebbe essere parametrato rispetto alla pericolosità dell'interessato ed anche alla gravità del fatto che gli viene attribuito. Esso può essere accompagnato dal cosiddetto "obbligo di firma", che impone al soggetto pericoloso di recarsi al Commissariato in concomitanza con le competizioni agonistiche giocate dalla sua squadra del cuore, in casa e in trasferta. L'obbligo di firma può essere imposto una o più volte nel corso della stessa manifestazione sportiva, anche se la squadra del cuore gioca in trasferta e persino all'estero. 73 CHE COSA E' Di fatto, la maggior parte delle questure ritiene il DASPO uno strumento di repressione piuttosto che di prevenzione. In particolare le questure delle città in cui vi sono tifoserie ritenute "a rischio" non tengono in alcun conto né la pericolosità del soggetto né la gravità del fatto commesso, che viene "punito" con il massimo della sanzione prevista dalla norma, pari a tre anni, qualunque sia la condotta che lo stesso ha tenuto e qualunque sia la sua situazione personale (incensurato o pluripregiudicato). Esempi classici di questi tipi di questure sono Roma e Livorno. Sempre per quanto sopra detto, alcun questure emettono il DASPO sempre corredato con l'obbligo di presentazione alla P.G.. Alcune questure impongono una sola firma in casa e in trasferta, altre questure ne impongono due, altre ancora tre e qualche questura addirittura quattro firme. Anche il senso della firma viene quindi interpretato dalle questure come misura punitiva più che preventiva. 74 COME SI PRESENTA LA DIFFIDA Questura di ......... Il Questore della Provincia di.................... Vista la segnalazione della D.I.G.O.S. di questo capoluogo datata.................nonché la comunicazione di reato dell'Ufficio su indicato del ................ a carico di ......................., nato a ....... il ....... e qui res.te in ....... Visti gli atti di Ufficio da cui risulta che in occasione dell'incontro di calcio ................................; CONSIDERATO che le circostanze di cui sopra fanno fondatamente ritenere che l'accesso del predetto ai luoghi ove si svolgono competizioni agonistiche è da ritenersi pregiudizievole per la sicurezza pubblica; VISTO l'art. 6 della Legge 13.12.1989 nr. 401 come modificato dal D.P.R. 22.12.1994 nr. 717, convertito con modificazioni nella Legge 24.02.1995 nr. 45 ORDINA che sia fatto divieto a ..................... per un periodo di ANNI .... dalla data di notifica del presente provvedimento, di accedere a tutte le competizioni calcistiche che si terranno allo Stadio XXXXXXXX di XXXXXXXX, nonché, per lo stesso periodo di tempo, di accedere anche agli stadi ove la squadra "AC. XXXXXX" disputerà incontri di calcio nazionali e internazionali. Il divieto è esteso, nelle medesime circostanze di tempo, alle stazioni ferroviarie, caselli autostradali, scali aerei, autogrill e in tutti gli altri luoghi interessati alla sosta, al transito ed al trasporto di coloro che partecipano o assistono alle competizioni medesime. In particolare per lo Stadio XXX: tutte le piazze, corsi, viali e vie vicine allo Stadio. DISPONE altresì che ............. si presenti presso il Commissariato di P.S. ................. in XXXXXXXXX, quarantacinque minuti dopo l'inizio degli incontri di calcio ovunque disputati dalla squadra della "A.C. XXXXXXX", non che di qualsiasi incontro di calcio che si terrà presso lo Stadio XXXXXXXX di XXXXXXXXX. Demanda l'esecuzione agli Ufficiali ed Agenti di P.S., e dispone la notifica con le modalità di cui all'art. 9 del Regolamento di esecuzione del T.U. Leggi di P.S.. Il presente provvedimento verrà comunicato al Procuratore della Repubblica presso la Pretura Circondariale di Roma che ne chiederà convalida al G.I.P. della Pretura Circondariale entro 48 ore dalla notifica. Entro il predetto termine l'interessato ha facoltà di presentare, personalmente o a mezzo difensore, memorie o deduzioni al G.I.P. L'inosservanza del presente provvedimento è punita ai sensi del 6° comma dell'art. 6 Legge 13.12.1989 nr. 401 e successive modifiche. Avverso il provvedimento di divieto è ammesso ricorso gerarchico al Prefetto della Provincia di XXXXXXXX entro 30 giorni dalla data di notifica del presente atto e ricorso giurisdizionale al T.A.R. della regione XXXXXXXXXX entro 60 giorni dalla stessa data. Avverso l'ordinanza di convalida del G.I.P. è ammesso il ricorso alla Corte di Cassazione, entro il termine di 60 giorni, ai sensi del 4° comma dell'art. 6 L. 401/89 e successive modifiche. XXXXXXXXX, lì .................. IL QUESTORE 75 76 La GIOVENTU' nasce nel 1980, primo gruppo Ultras a Messina. Nei primi anni 80 eravamo in gradinata. Dopo ci siamo spostati in CURVA SUD e da lì sino ad oggi non ci siamo mai mossi. Dopo le annate vissute a cavallo tra seconda metà degli anni 80 e gli albori del 90, ci siamo ritrovati nell’inferno dilettantistico, dove a seguire la squadra eravamo rimasti solo noi e qualche altro gruppo, dimostrando il nostro attaccamento ai colori giallorossa. Il nostro grande amore ci spinge a sostenere la squadra,verso una cavalcata senza precedenti nella storia del calcio Italiano. Dopo 5 anni ritorniamo a calcare i “verdi prati” dei Campionati professionistici. Dalla serie C/2 alla promozione in A è un turbinio di emozioni che ci gratificano e ci spingono ad un maggiore impegno dentro e fuori gli spalti. Ora come gruppo,ovviamente,siamo cresciuti tanto, grazie anche ad una nuova generazione che, speriamo,nel giro di pochi anni darà i suoi frutti imparando cosa vuol dire essere Ultras, quali regole e quali morali vigono in questo mondo!!! Le iscrizioni quest’anno hanno toccato quota 1000. Sin dalla prima giornata del Campionato 2004/05 siamo stati impegnati in trasferte tanto impegnative quanto lontane,ma in ogni campo dove siamo andati siamo stati ammirati per il nostro calore-colore e l’entusiasmo manifestato. Ricordiamo le oltre 5 mila unità a Milano contro i campioni d’Italia, in un turno infrasettimanale!! O le oltre 8 mila presenze registrate al Delle Alpi, ma state sicuri che non finirà qui!!! In città registriamo quotidianamente una grande euforia, che si tramuta in partecipazione la domenica al S. Filippo, (Roma, Chievo e Siena) grazie anche agli oltre 24 mila abbonati; un muro umano che fa capire che per le altre squadre vincere è e sarà molto difficile!!! 77 Amicizie: I gemellaggi ufficiali sono quelli storici con Pescara, Modena e Frosinone, ma vi sono anche da registrare rapporti d’amicizia con gli Ultras di Vicenza, Cavesi, mentre ancora poco chiara l’attuale situazione con gli Avellinesi. Nemici: Inutile dire che in questi ultimi anni il nemico N°1 sono i catanesi, seguiti a ruota dai reggini. Nel novero delle inimicizie vanno poi menzionati ovviamente i palermitani, catanzaresi e salernitani. Il nostro modo di essere Ultras è di sicuro quello di non temere nessuno, ma rispettare le regole del codice Ultras, senza mai scendere nell’infamia. Non fare vigliaccate e non essere protagonisti né tanto meno farlo per moda, perché per noi essere ultras è uno stile di vita. Il nostro ideale è seguire la squadra che amiamo sia nel bene che nel male in modo tale da esternare in ogni luogo e dinnanzi ad ognuno l’amore che abbiamo verso la nostra città. DAL 1980 TESTIMONI DI UNA FEDE…ULTRAS!!! Dal sito www.gioventù giallorossa.it 78 Era il lontano 12/12/1976, al Castellani si giocava EmpoliViterbese (5-2) e sugli spalti comparvero per la prima volta i Rangers. Circa 29 lunghissimi anni spesi ad incitare la squadra su ogni campo, con qualsiasi tempo, in qualsiasi categoria e contro qualsiasi avversario, tenendo sempre alta la bandiera dell’Empoli e soprattutto di Empoli: uno dei primi slogan coniati all’epoca fu quell’”orgogliosi di essere empolesi” che risuona ancora allo stadio e che è diventato di uso comune per tutta la città. Ricco il calendario dei festeggiamenti svoltisi a fine anno 2001, per i 25 anni di storia. Presenti anche gli ultrà gemellati di Parma (15), Montevarchi (12) e Perugia (8), che hanno offerto targhe ricordo per l’avvenimento. Da ricordare anche la presenza dei ragazzi delle sezioni di Biella e di Firenze. Ringraziamenti agli amici dei Desperados e delle Brigate che hanno contribuito con la loro presenza a farla diventare una festa di tutto il tifo empolese. Si è rivisto anche chi da tempo si è allontanato sia dal gruppo che dallo stadio, ma che per una sera ha voluto essere ancora presente, come una volta, perché certi ricordi in fondo al cuore ci sono sempre e nessuno, mai, potrà cancellarli, nemmeno il tempo. RANGERS EMPOLI Purtroppo la coreografia allo stadio che avevamo preparato per la Domenica 23/12/01 nella partita contro l’Ancona è saltata per il maltempo (serate trascorse a fare preparativi buttate via per niente). Sono passati quasi 29 anni ma oggi, come allora, chi vuole vedere i Rangers, volga lo sguardo verso la maratona, dove batte forte il cuore azzurro, noi siamo sempre là, dal 1976, a guardia di una fede!! Siamo stati i primi, con molte difficoltà e fra molta diffidenza, a portare ad Empoli un tipo di tifo fino ad allora sconosciuto, caloroso, colorato e passionale, che stravolse il modo di vivere lo stadio che tutti conoscevano. Sulla nostra scia sono nati e morti molti altri gruppi, ma noi, i pionieri del tifo empolese, siamo resistiti al passare degli anni. Adesso intorno al nucleo storico dei fondatori, ancora attivissimi, gravitano molti giovani ragazzi (la terza generazione Rangers) che sotto la guida della loro esperienza ne portano avanti l’attività. 79 80 WARRIORS I Warriors Ultras sono nati nel novembre del 1980, ad opera di alcuni ragazzi allora tutti sedicenni, nel momento in cui la febbre rosanero aveva ormai contagiato l'intera città. L'intenzione del gruppo era quella di affiancare l'allora gruppo leader, il Commandos Aquile, cercando soprattutto di agevolarlo nel difficile compito di raggruppare ed organizzare i numerosi tifosi che una città come Palermo offre. All'inizio ci fu la partecipazione di diversi giovani che si avvicinarono al gruppo incuriositi e successivamente si fecero coinvolgere e ne entrarono a fare parte. Nacquero cosi un po' di problemi con il Commandos, trattandosi prevalentemente di problemi di stampo politico, considerando che in quel periodo si faceva politica più attivamente. I Warriors erano di destra e il Commandos era di sinistra, poi anni dopo il Commandos si sciolse e cosi rimasero i Warriors, conservando tuttora gli ideali di destra.Prima il gruppo prese il nome di The Warriors per lo spirito battagliero e caparbio simile a quello del cult-movie i Guerrieri della notte. Inoltre il nome esprimeva la radicalità e la fede. Il primo simbolo che compari sullo striscione fu il teschio con l'elmetto, seguito dal guerriero con la spranga, dal 1990 guida ideologica del gruppo. Il cammino del gruppo è sempre stato in salita parallelamente alle vicende ed ai risultati del Palermo, nel 1987 la città sportiva è stata scossa da un evento toccante e catastrofico. Il Palermo fu radiato per i dissesti societari e questo mise a dura prova il gruppo che nonostante tutto non ha mollato, contribuendo a temprare e rafforzare la personalità dei Warriors. 81 Pur non essendoci in quell'anno una squadra il gruppo rimase attivo, riunendosi ed aumentando gli incontri settimanali e facendo visita di tanto in tanto ai gruppi gemellati. Poi nel campionato successivo il Palermo venne ammesso al torneo di serie C2 e a quel punto tornò il grande entusiasmo in tutta la città, lo stadio era colmo in tutte le sue parti, il Palermo concluse il campionato al primo posto e approdò in serie C1. In quell'anno si ebbe il primo ricambio generazionale, ma non fu difficile educare le nuove leve: in quel periodo i giovani apprendevano subito gli ideali Ultras. Nella stagione 88/89 il Palermo dovette giocare a Trapani a causa dei lavori di rifacimento della Favorita, il gruppo segui la squadra con parecchio entusiasmo e contando sempre su un buon numero di persone sia in casa che in trasferta. Dopo due anni di esilio forzato a Trapani si ritorna alla Favorita quell' anno coincise con il secondo ricambio generazionale, al termine del campionato fummo promossi in serie B e con il tanto sospirato ritorno tra i cadetti ritornò l' entusiasmo. La curva era sempre piena, non avendo niente da invidiare a nessuno; ne erano testimoni le foto di quell' anno, ma il sogno durò poco e retrocedemmo a causa della classifica avulsa, nonchè a causa di una partita truccata di cui subito si ebbe il sospetto, ma solo dopo alcuni anni si ebbe la certezza. Per fortuna, l' anno successivo il Palermo dominò il girone e ritornò in serie B. 82 WARRIORS WARRIORS Dopo l'esperienza della stagione 91/92 il gruppo è maturato tenendo un comportamento più consono alle circostanze, con un'indipendenza quasi totale rispetto al resto della curva ed al resto dello stadio sulle decisioni da prendere. All'inizio del campionato 93/94 il Palermo non brillava e i Warriors contestarono duramente la società e quest'ultima non commise gli stessi errori di due anni prima, cacciando le mani al portafoglio e comprando giocatori validi, ed infine conquistò la tanto sudata salvezza. Nella stagione successiva con l'avvento di Ignazio Arcoleo il Palermo torna a recitare un ruolo fondamentale nel torneo cadetto, sfiorando la serie A e conquistando il calore di una città intera. In trasferta la squadra era sostenuta da un buon numero di tifosi, storiche le trasferte di Genova e Reggio Calabria altrettanto storico il furto dello striscione Gioventù Scaligera (Verona), che si unisce ai KIDS Monza, NOCS Messina, Viola Club (Fiorentina), Nuova Guardia Acireale, IZ IZ ALE CEO (Chievo Verona), Dinamik (Battipaglise), senza citare i catanesi dei quali si ha una collezione di striscioni rubati, ultimo lo striscione Pessimi Elementi. La stagione 94/95 è contrassegnata da una campagna acquisti faraonica da parte della società, ma i "grandi campioni" non riescono a regalare grandi soddisfazioni, anzi finiscono per essere contestati alla fine di un torneo che vede il Palermo salvo per miracolo dopo un avvio promettente, come la storica vittoria di San Siro (Milan-Palermo 0-1 in Coppa Italia). In quella stagione il gruppo partecipava costantemente a tutte le trasferte con una sempre più spiccata indipendenza in curva che alle volte sfociava in momenti di tensione notevole, a tal punto che per dimostrare a tutti la propria superiorita' il gruppo si trasferi in curva Sud per dei dissensi con altri gruppi della Nord ,trasformando la spenta curva sud in una bolgia infernale. Poi con interessamenti da parte di esponenti di vari gruppi,nonche da parte dei mass-media ,a causa del progressivo declino della curva nord dopo il nostro trasferimento,si ritornò alla pace, che il tempo ha addormentato allo stato attuale. Sempre in quella stagione si apri il Warriors Fans Club in Via Resuttana 528, il punto di ritrovo giornaliero che corona i sogni di un decennio vissuto allo storico centro di coordinamento. 83 La stagione 96/97 fu la stagione che apri le porte a una crisi, il Palermo tornò in serie C1 e il locale nel dicembre 96 prese fuoco, ma il gruppo dopo varie avventure restò unito, consolidando quei valori che col passare dei mesi si stavano perdendo. In quella stagione ci fu l'incontro con i padovani per rafforzare quell'amicizia che va avanti da più di un decennio con il motto: " Nessuna secessione potrà dividere la nostra unione ". La stagione successiva la squadra non regalò soddisfazioni e di nuovo il Palermo fu retrocesso in serie C2, nota positiva di quella stagione, grazie alla volontà dei ragazzi, la riapertura del Warriors Fans Club ( 19 dicembre 97 ) . La stagione 98/99 con il Palermo in C1, grazie al ripescaggio, nasce tra i dissensi della gente, una squadra giovane e un allenatore moderno, Morgia, che porta una ventata di entusiasmo in un gruppo già cotto dalle delusioni degli ultimi due anni con il risultato di un campionato che ha contribuito non poco alla rinascita del gruppo, una seconda giovinezza cresciuta a braccetto con il numero dei diffidati in curva, adesso alle soglie del nuovo millennio con una società forte economicamente e con una squadra attrezzata che si appresta ad un nuovo campionato di vertice?!? 84 WARRIORS Ed il gruppo sarà sempre al proprio posto pronto a trascinare i colori rosanero verso traguardi che una città da più di un ventennio aspetta, i guerrieri non hanno mai fallito...e ora più che mai, apprestandoci a festeggiare i nostri "primi" venti anni di attività sugli spalti di tutta Italia daremo prova della nostra inimitabile forza che da sempre ci contraddistingue sia come guida ideologica e portante della curva Nord che come gruppo rispettato in tutta Italia e conosciuto in Europa. !" # $ % &'( ) # * + ## ,) Dal sito http://imd.it/warriors , 85 86 87 88 DRUGHI JUVENTUS ARANCIA MECCANICA nasce nel 1987 sulle ceneri dei BLACK & WHITE SUPPORTERS , esperienza del gruppo unico (durata per la verità solo sei mesi) sorto dalla fusione delle allora tre principali realtà della gloriosa Curva Filadelfia: Fighters, Indians e Gioventù Bianconera. Dopo la tragedia dell'Heysel, la voglia di eliminare ogni inglesismo dalla curva era molto forte, e al tempo stesso la necessità di scegliere un nome unico nel suo genere portò alla scelta di ARANCIA MECCANICA il celebre film di Stanley Kubrick. Il gruppo DRUGHI ha sempre seguito la Juventus in tutte le partite giocate al Comunale prima e al Delle Alpi poi, in tutte le trasferte di Campionato, Coppa Italia e Coppe Europee. Lo striscione ha affiancato km dopo km ogni avventura della nostra amata Juve. Il gruppo DRUGHI ritorna ufficialmente in curva il 13 febbraio 2005, dopo la sua ultima apparizione il 22 maggio 1996 in occasione della gloriosa notte di Roma. Dal sito www.drughi.com 89 IRRIDUCIBILI LAZIO La nostra avventura ha inizio intorno alla metà degli anni '80 quando l'Italia ultras attraversava un periodo transitorio, si avvertiva uno strano fermento; un po' in tutte le curve italiane sorgeranno gruppi minori che tentaranno di recuperare una " mentalità ultras" tradita da tempo dai gruppi maggiori, quelli storici nati 10-15 anni prima e che in molti casi sembrano avere esaurito la loro vitalità iniziale. IRRIDUCIBILI sarà, tra tutti questi tentativi, senza dubbio quello più riuscito.Il gruppo fa il suo esordio all'Olimpico il 18 ottobre 1987 primo in uno squallido Lazio-Padova di serie B (1-1 per la cronaca), e va ad occupare una postazione celebre il mitico "muretto centrale" occupato, fino ad allora, dai Viking.Vengono richiamati su quel muretto molte persone che negli anni precedenti si sono impegnate per la Curva Nord, il gruppo, inizialmente, presenta un colpo d'occhio particolare: elevata l'età media, pochissimi ragazzi. Il nome è senz'altro originale, ma in concreto cosa significa? IRRIDUCIBILI esprime la volontà di non piegarsi a nessun compromesso con le varie componenti che ruotavano e ruotano, intorno alla S.S. Lazio ed in particolare con le "famigerate" tv private ed i Lazio Club. C'è la volontà precisa di riaffermare un tifo ultras spontaneo, senza settarismi e moralismi, contro l'appiattimento che, secondo molti, gli Eagles Supporters (idolatrati da tutto l'ambiente Lazio) hanno creato, spaccando la curva in una sorta di figli e figliastri. Non a caso verrà scelto il treno come mezzo per le trasferte, in contrapposizione al "pullman degli Eagles", e proprio i ragazzi che sono soliti viaggiare in treno sono i primi nuovi acquisti; molti di loro si attaccheranno in maniera viscerale al gruppo, che ha rappresentato una sorta di rivincita nei confronti di chi li considerava una specie di "dannati" della Curva Nord, 90 IRRIDUCIBILI LAZIO IRRIDUCIBILI LAZIO insomma il tentativo è quello di costruire un gruppo che si ispiri agli anni '70, richiamando sul muretto coloro che li hanno vissuti e cercando di conquistare le nuove leve, che rispondono inizialmente con curiosità e poi con sempre maggiore entusiasmo. Dicevamo prima delle trasferte: 6 dicembre 1987 tutti a Genova tutti in pullman, Irriducibili in treno. Alla stazione di Genova scendono circa 800 Laziali, la testa del corteo è assunta decisamente da noi, un nuovo modo di presentarsi ai tifosi avversari tutti uniti compatti in corteo fino allo stadio. Non c'è ancora il celebre "Mr. Enrich" debutterà di li a poco su un adesivo, il nostro omino in bombetta che scalcia furioso, tratto da un personaggio anticonformista del fumetto britannico. L'inizio non è stato dei più brillanti con il senno del poi possiamo sicuramente affermare che in pochi riuscirono a percepire cosa stava nascendo realmente, poco dopo però le cose cominciano a cambiare a prendere una nuova strada ed arriva il primo spettacolo qualche bandierina di stoffa con degli scacchi verniciati copra la scritta Irriducibili. Forse non era un granchè ma per la Curva di quei tempi, abituata alle coreografie delle grandi occasioni, era abbastanza per darsi di gomito e guardare verso il nostro settore. "Che cosa faranno oggi gli Irriducibili ?" questa era la domanda che la Nord si faceva ogni domenica, un segno evidente di una piacevole abitudine. L'originalità fu il nostro marchio ma alcune volte abbiamo bruciate le tappe troppo in fretta, cercammo di dare colore alla Curva per andare al di là del tradizionale bianco celeste, preparammo delle bandierine multicolor (alcune fosforescenti) …ma forse stavamo esagerando e facemmo dietrofront. Quello che va sottolineato è lo striscione di soli 10 metri, a confronto con quelli lunghissimi in uso ovunque davanti a gruppi fantasma.Nessuna sezione, nessun gruppo affiliato: Irriducibili è unico e rappresenta tutti coloro che si mettono sopra il nostro muretto, anche questo ci differenziò dagli Eagles! Con il nuovo anno si va a Brescia: noi in treno gli altri in pullman, diventerà una costante per molto tempo, adesso tutti i Laziali sanno che dovunque si vada c'è sempre un treno bianco celeste con Mr. Enrich alla testa pronto a partire.Prima giornata di ritorno: S. Benedetto del Tronto solita storia, il treno arriva alla stazione tutti uniti in corteo con lo striscione Irriducibili ben aperto in testa, cose mai viste! Tutta la giornata sarà caratterizzata da scontri violenti con la polizia e gli "indigeni" ; ne parleranno diffusamente sia i media locali e "la Repubblica" nel suo inserto settimanale "il Venerdì" pubblicando una foto del corteo, un'immagine simbolo di quegli anni, tanto che ancora oggi la sua riproduzione stile murales campeggia sulle pareti della sede di via Bossi. Prima ancora de "la Repubblica" tutti gli altri quotidiani si scatenano creando il nuovo mostro capace di sovvertire l'ordine costituito, i nuovi barbari, "cani sciolti" e chi più ne ha più ne metta; anche le TV locali si scatenano contro di noi favorendo trasversalmente gli Eagles Supporters ma la nostra replica non si fa attendere. Lazio-Messina comincia la partita alziamo uno striscione: "NON SIAMO CANI PERCHE' SENZA PADRONI, NON SIAMO SCIOLTI IRRIDUCIBILI CI UNISCE" , un messaggio che non lascia motivo di replica. Bologna - Lazio, si parte di sabato sera appuntamento alla stazione Termini, ormai una tappa fissa nelle giornate di trasferta, siamo in tanti e si arriva come al solito in corteo, una giornata abbastanza movimentata. 91 92 IRRIDUCIBILI LAZIO Le trasferte e le partite in casa sono organizzate nei minimi particolari, ci si riunisce in una bisca del quartiere Monteverde, e proprio in una di queste riunioni che fa la sua comparsa la prima sciarpa: in lana modello "popular" tratta rigorosamente dalla tradizione britannica, con una toppa cucita sul fondo, una novità assoluta che detterà la moda degli anni successivi non solo della tifoseria laziale. IRRIDUCIBILI LAZIO Nell'estate che precede l'inizio del campionato viene esonerato Mr. Fascetti contestiamo il presidente Calleri e la sua gestione sia durante il ritiro di Serramazzoni che durante il campionato, nel frattempo subiamo in pochi giorni 3 schedature da parte della polizia, Milano Napoli da dove veniamo rispediti a Roma senza poter vedere la partita, e Italia-Olanda, dove pur giocando all'Olimpico ci fanno uscire dopo gli Olandesi! Forse c'era lo zampino di Calleri ? chi lo sa. Intanto arriva qualche buona novità: arrivano i tamburi a Lazio - Verona , ma avranno vita molto breve, a Lazio - Ascoli esce "Mr. Enrich" giornale fotocopiato distribuito gratuitamente che diventa punto di contatto con tutta la Curva. In Curva c'è sempre qualche screzio con gli Eagles, questione di mentalità, la tensione sale visto anche il passaggio di alcuni di loro nelle nostre file. Lazio - Barletta, mettiamo lo striscione al nostro solito posto, occhiate cattive con i ragazzi degli Eagles, si passa subito dagli sguardi alle vie di fatto, scoppia la rissa , qualche ferito niente di grave ma interviene la polizia, la figura di fronte all'intero stadio e pessima ma non fondamentalmente ce ne freghiamo! I soliti sciacalli della carta stampata e delle TV private ci danno addosso, ma noi restiamo compatti come sempre: 100 in casa , 90 in trasferta è la nostra forza e lo resterà sempre specialmente nei momenti difficili. Catanzaro - Lazio Monelli pareggia al '92 finisce la partita e salutiamo i ragazzi con lo striscione in mano, mister Fascetti ci ammira e ci ringrazirà pubblicamente, uomini di altri tempi! Lazio - Brescia è il nostro momento prepariamo il primo spettacolo esteso a tutta la Curva, poi Parma con relativa invasione, arriva il Taranto all'Olimpico ed in uno stadio ancora in costruzione conquistiamo la serie A festeggiando con qualche salutare bagno nelle fontane Capitoline con relativo corteo non autorizzato caricato dalla polizia, per la Lazio questo ed altro. La gestione del presidente Calleri non mantiene le promesse estive ed arriviamo al derby di ritorno con la squadra che lotta nella parte bassa della classifica, insistiamo nuovamente sul concetto di romanità e proponiamo diversi stendardi con delle frasi tratte dalle poesie di Trilussa ed uno che diceva "IRRIDUCIBILI è poesia".Nella corsa salvezza ci aspetta la Juventus a Torino, Calleri offre i pullman gratis per i tifosi ma noi rifiutiamo e siamo gli unici a pagare! 93 94 Per il derby del 15 gennaio decidiamo di tifare insieme agli Eagles nella parte inferiore della Nord dividendoci i compiti lasciando agli Eagles lo spettacolo d'ingresso e noi quello del secondo: prepariamo 8 grandi stendardi con il simbolo della S.S. Lazio ed altrettanti con i monumenti di Roma, ma la polizia ci ha rovinato tutto creando inspiegabili difficoltà e sequestrandoci gran parte del materiale, ma qualche stendardo riesce ad entrare (di forza). Segna Di Canio regalandoci la vittoria. IRRIDUCIBILI LAZIO IRRIDUCIBILI LAZIO Ci salveremo grazie al pareggio di Ascoli. 1989/90 l'Olimpico si prepara per i Mondiali e disputeremo tutto il campionato allo Stadio Flaminio noi protestiamo innalzando uno striscione a denuncia di questo spreco di denaro inutile, ma questo non sarà il solo "regalo" di Montezemolo & Co., ben presto arriveranno le diffide che limiteranno la libertà personale di molti di noi, dando potere alla polizia allontanare da qualunque evento sportivo chi, secondo il loro giudizio, sia pericoloso per l'ordine pubblico. Il muretto del Flaminio che ci ha ospitato per questo campionato ha favorito la compattezza del gruppo, arrivano i cappelli in lana che saranno copiati, come al solito, da molti gruppi. Lazio - Atalanta, precede il derby di andata, la polizia entra in curva proprio sotto il nostro muretto scoppiano gravi incidenti con la celere, la stessa cosa accadrà durante il derby di ritorno.L'aria di quel Roma - Lazio, che ci vede rilegati in uno spicchio di tribuna, è particolare: esponiamo uno striscione anti repressione "Dio salvi gli Ultras". La Lazio non va bene ed i giornali ci accusano di scarso attaccamento alla squadra, incredibile! Il nostro gesto estremo è rivolto a dimostrare a tutto lo stadio che Irriducibili è amicizia prima di ogni altra cosa, è un qualcosa che va oltre la Lazio, che tifare non è obbligatorio e non è un lavoro, ci sono altri valori che devono sovrastare qualsiasi interesse calcistico, decidiamo comunque di limitare il nostro dissenso ai soli primi 45' per tutto il campionato: nessun'altra tifoseria ha mai fatto altrettanto. Al ritorno la nostra coreografia è piuttosto significativa: copriamo la Curva con dei cartoncini per formare una grande bandiera "popular", sopra 11 bandiere con undici numeri stampati sopra ed uno striscione che diceva "NON 11 NUMERI MA 11 BANDIERE". A Lecce ancora diverbi con gli Eagles, Lazio - Verona della domenica successiva sarà la resa dei conti con sei diffidati tra Irriducibili ed Eagles e qualche contuso. L'anno dopo finisce l'esilio del Flaminio e si torna in un'Olimpico orrendo ed irriconoscibile, tutti si accorgeranno che la Nord è muta, un solo striscione sulla balaustra "12° in campo? Solo quando lo vogliamo noi! " firmato Eagles ed Irriducibili, sarà la nostra risposta alle diffide che hanno colpito i due gruppi e ci seguirà in tutta Italia. Il campionato prosegue senza il nostro incitamento, ci saranno molte polemiche tra i due gruppi ed il resto della Curva che vuole incitare la squadra. E' l'anno che ci consacra (se mai se ne fosse stato bisogno) come la Curva più fantasiosa d'Italia capace di coreografie mai viste prima in nessuno stadio. Dalle migliaia di guanti Biancoblu' distribuiti prima di Lazio Juve, all'Ave Lazio di Lazio Milan, all'immenso gagliardetto di Roma Lazio fino alla spettacolare coreografia del derby di ritorno, rappresentante l'unica dimensione forse in grado di contenerci..quella spaziale! Il campionato ci regala un posto Uefa conquistato grazie ad un gran finale. Zeman viene confermato.La stagione successiva 1996/97 vede la partenza di Boksic, Winter e Di Matteo e arrivano Nedved, Protti ed Okon. Signori diventa Capitano e, dopo una contestazione a Reggio Emilia ed una serie di risultati negativi, Zeman viene esonerato. Al suo posto torna Zoff che traghetta la Lazio in zona Uefa. 95 96 Rinunciamo anche alla coreografia del derby esponendo uno striscione che racchiude il nostro pensiero: "LO SPETTACOLO COLORA LA CURVA, LA SOLIDARIETA' LA RENDE GRANDE" indimenticabile. Stagione 95/96 Dopo la vittoriosa contestazione per impedire la partenza di Beppe Signori il campionato riparte all'insegna del bomber! IRRIDUCIBILI LAZIO Il Gruppo ovviamente non dorme sugli allori della stagione precedente, festeggiamo il 100° gol di Signori esponendo in Curva Nord 100 foto del Capitano. Nel derby d'andata i giocatori vengono accolti da un ruggente Mr Enrich che copre la Curva ed una gigantesca scritta SS LAZIO composta da grossi palloncini celesti. Il derby di ritorno non vede coreografie per protesta contro le continue misure coercitive che colpiscono l'ambiente Ultras…ma solo una scritta "Noi Oltre"! Il 14 novembre '96 a Napoli in Coppa Italia l'ennesima dimostrazione di prepotenza da parte della P.S. che attua un controllo capillare dei ragazzi del pullman quasi fossero dei feroci criminali. Qualcuno viene definito dalla Polizia come "diffidato" e viene accompagnato in questura per tutta la durata dell'incontro. L'estate vede il lungo tormentone Ronaldo ed un ottimo momento nei rapporti Irriducibili -Presidente. La stagione 97/98 vede il ritorna di Boksic e l'arrivo di Pancaro, Jugovic e Mancini. Cragnotti ed un gruppo d'Irriducibili s'incontrano casualmente al mare ed il Presidente l'invita sulla sua barca E' il decimo anno di vita del gruppo e verrà festeggiato nel migliore dei modi. La squadra si comporta bene su tutti e tre i fronti: strapazza il Vitoria Guimaraes a casa sua (4 a 0), ma cosa più importante è l'anno dell'umiliazione per i dirimpettai della Curva sud. Nell'arco di un anno giochiamo 4 derby e battiamo la Roma 4 volte su 4, mai successo, è record per la stracittadina. 97 IRRIDUCIBILI LAZIO La Nord non è da meno e si presenta con 4 coreografie inegualiabili: si comincia con una gigantesca l'Aquila imperiale con uno striscione che recita "Osare Credere Spavaldi di essere…",il simbolo della SS Lazio e lo striscione NOBILTA' ULTRAS DA SEMPRE, il pallone a tutta Curva con l'invito a "rifasse l'occhi"…e per finire lo striscione "NOI PIU' FORTI DELL'INDIFFERENZA" per protestare contro le oramai costanti diffide. A Napoli il solito agguato dei tifosi in uniforme. Dopo una serie di cariche ingiustificate dentro lo stadio ed un notevole corredo di feriti la polizia napoletana fa fermare il treno speciale che stava tornando a Roma e, da mezzanotte alle due, colpisce sistematicamente e violentemente tutti i componenti del convoglio (compresi i ragazzini). Si apre un inchiesta che ovviamente cadrà nel dimenticatoio…Non si può chiedere giustizia a chi viene difeso da chi dovrebbe condannare! Prima di Lazio Juve una grande corona accoglie "Sua Maestà La Lazio", la Juve è battuta e ci accingiamo a disputare la finale di Coppa Italia contro il Milan. All'andata a San Siro perdiamo per 1-0 con gol allo siglato a fine gara, sugli spalti alla fine del primo tempo si scatena una furiosa carica da parte dei tifosi laziali nei confronti della Polizia. Due settimane dopo si gioca all'Olimpico LA Nord accoglie i suoi gladiatori con uno stendardo " Lazio Patria Nostra" contornato da cartoncini tricolore, dopo una furiosa rimonta e gol allo scadere di Nesta la Lazio vince la sua seconda Coppa Italia. In finale di Coppa Uefa a Parigi grandissima prova di civiltà dei tifosi laziali che ci vale il riconoscimento Fair Play visto anche il gemellaggio che ci lega ai tifosi interisti. 98 IRRIDUCIBILI LAZIO E' l'anno dell'addio dell'indimenticato Capitano. Il suo esordio con la maglia Doriana viene accompagnato da una delegazione Irriducibili a Marassi che espongono lo stendardo con Signori incoronato. Nell'estate del 1998 arrivano Salas Vieri Conceicao e Mihajlovic. Ad agosto a Torino vinciamo la Supercoppa in un tripudio di bandiere biancocelesti. La Lazio è falcidiata dagli infortuni (su tutti Nesta e Vieri) ma nonostante tutto tiene il campo e non cede! Usciamo dalla Coppa Italia grazie ad un Gol dell'arbitro ma vinciamo la Coppa delle Coppe e veniamo letteralmente scippati dello scudetto! Il gruppo sembra trarre sempre nuove ed intatte energie dai suoi successi….Apriamo con un Poker Servito al primo derby, proseguiamo con un commovente ricordo delle vittime del Portuense, arriviamo al secondo derby con un immenso castello (UN REGNO DA DIFENDERE UN IMPERO DA CONQUISTARE!), passiamo per lazio Juve con un gigantesca scritta Lazio immersa in un mare bianco, fatta con i fratini indossati dai tifosi e per finire la bandiera umana creata al Villa Park! Il campionato 1999/200 comincia con l'addio del mercenario Vieri una delle tante squallide figure del mondo del calcio. Anno intenso questo….A Montecarlo (in Supercoppa europea) uno striscione indica al presidente chi sia la Lazio…..NOI! Gli Irriducibili iniziano una battaglia conto l'agenzia Francorosso che detiene il monopolio dei biglietti per le trasferte europee che ha il suo apoce durante la presentazione della squadra conto il River Plate ("Noi non siamo pomodori!"). 99 IRRIDUCIBILI LAZIO Irriducibili e Lazio Club uniti nel diritto di gridare Forza lazio!…Una riunione al "Summit" sancisce questo accordo…Gigi Martini viene nominato dalla società come tramite con noi…A Lazio Torino non si tifa per 15 minuti. Prima di Udinese Lazio la questione si risolve aprendo finalmente ai tifosi la possibilità di scegliere il modo in cui seguire la Lazio in Europa. Lazio Lecce: gli striscioni "UN PRESIDENTE INIMITABILE, UNA TIFOSERIA INEGUAGLIABILE, UNA SQUADRA IMBATTIBILE..S.S. LAZIO, IL FUTURO CI APPARTIENE!" sanciscono la definitiva soluzione dei dissidi estivi con la dirigenza (e mai col Presidente). Nel derby d'andata fa la sua apparizione il logo del Centenario….mentre nel secondo una Curva tricolore ribadisce chi sia l'unica depositaria dell'orgoglio italiano! Arriva finalmente quel 9 Gennaio 2000, un'attesa fatta di preparativi, notti di lavoro e vacanze natalizie passate a dipingere immensi teloni per la grande festa dei 100 anni della Lazio creando un vero è proprio museo allo Stadio Olimpico, con le effigi di Bigiarelli, Piola, Maestrelli, Chinaglia, Fascetti e Signori e tutti gli altri personaggi che hanno fatto la storia della nostra grande Lazio. Il campionato prosegue, uno striscione per Arkan, amico del nostro Mihajlovic morto assassinato in Jugoslavia, scatena polemiche come sempre orchestrate ad arte dai media e dai politici. Vogliono interpretarlo come un tributo al comandante serbo che ha partecipato attivamente agli interminabili conflitti in quelle terre…ma non è così! Risultato: interpellanze parlamentari, ministri scesi in campo per criminalizzare il mondo ultras, stadio blindato con carabinieri e polizia che occupano anche i posti degli abbonati… 100 IRRIDUCIBILI LAZIO IRRIDUCIBILI LAZIO La situazione è insostenibile e dopo un Lazio Udinese esplode. In seguito a qualche lancio di bottiglie di plastica vuote i carabinieri caricano i tifosi in uscita dallo stadio, coinvolgendo anziani e bambini, diversi dei quali lasceranno l'Olimpico in ambulanza. Il gruppo vigila per ore sulle macchie di sangue sull'asfalto di fronte alla Nord aspettando l'arrivo dei giornalisti, nonostante le ripetute minacce di schedatura fatte dalla polizia. I giornalisti arriveranno, raccoglieranno testimonianze, ma poi riporteranno il solito comunicato guardie=buoni tifosi= cattivi! Da quel momento la polizia abbandona gli spalti….segno di coscienza sporca. Andiamo a Firenze per una partita per noi importantissima per le sorti del campionato. Un treno speciale parte da Roma, la polizia fa di tutto per cercare di far partire meno gente possibile, tentativo fallito, partiamo in molti. Si arriva a Campo di Marte dove ci accoglie uno schieramento di celerini mai visto che durante il percorso fino allo stadio ci insultano e ci minacciano, davanti al Franchi scoppiano gravi incidenti tra Laziali e polizia che provocano diversi feriti. Nel frattempo un gruppo di 15 giovanotti della vecchia guardia cercano di incontrarsi con i tifosi viola ma i circa 150 ragazzotti del C.A.V. dopo un breve corpo a corpo preferiscono la fuga, che delusione!! La partita si conclude sul 3 a 3 si rientra a Roma e proprio alla stazione la polizia si vendica non si sa di cosa e ci carica violentemente provocando gravi feriti. I soliti pennivendoli della carta stampata copiando una velina della questura danno la colpa ai tifosi, ma lo sappiamo benissimo che lo schiavo deve sempre dire si al suo padrone e per questo motivo li perdoniamo! Le battute conclusive del campionato stanno per riproporci la vergogna dell'anno precedente…Un gol validissimo viene annullato al Parma e la Juve può continuare ad avere i due punti di distacco da noi…con una giornata alla fine. La gente non ci sta, e non gliene frega niente delle chiacchiere. Il giovedi successivo centinaia di Laziali gridano la loro rabbia di fronte alla sede della F.I.G.C. con uno striscione "SPAREGGIO O GUERRA!" Un lancio di uova è il pretesto per la carica da parte della polizia che coinvolge come al solito degli innocenti (tra i quali un giornalista), Scatta la rivolta: Traffico bloccato, cassonetti bruciati in mezzo alla strada, lacrimogeni sparati ad altezza d'uomo che colpiscono alla gamba un rappresentante della Vecchia Guardia…Dopo circa tre ore torna la calma ma il nostro segnale è chiaro: "Non provateci!" Cragnotti si schiera apertamente con i tifosi e condanna la Polizia. Il Tg5 apre per due volte il telegiornale della sera con gli Irriducibili in primo piano. La scelta immediata e rabbiosa di bloccare il Giro d'Italia cede il posto al buon senso e si deciderà per uno striscione di protesta ben visibile a tutti. La mattina prima di Lazio Reggina un corteo funebre, organizzato dal Gruppo, decreta la morte del calcio. Un alluvione a Perugia fornisce in extremis una sorta di riscatto divino ai nostri colori che vedono arrivare la vittoria del campionato ben 45 minuti dopo la fine della nostra partita! Il calcio resta defunto…ma siamo stati più forti di qualunque cosa si sia frapposta tra noi e la vittoria! 101 102 Dal sito www.irriducibili.com 103 104 TUTTE LE TRAGEDIE DEL NOSTRO CALCIO Ecco un elenco temporale di avvenimenti violenti avvenuti negli stadi italiani dagli Anni 60 a oggi: - 1963 - 28 aprile. Giuseppe Plaitano, 48enne tifoso della Salernitana, è il primo morto da stadio in seguito a scontri tra polizia e tifosi. Allo stadio Vestuti si disputa un incontro decisivo ai fini della promozione in serie B tra la Salernitana e il Potenza. Per un rigore non dato ai granata, i tifosi invadono il campo. La guerriglia coinvolge le due tifoserie e la polizia. Un poliziotto spara in aria: per una tragica fatalità il colpo raggiunge la tribuna, dove è seduto Plaitano. Il caso verrà archiviato. - 1973 - 2 dicembre. In occasione di Roma-Napoli, un giovane tifoso azzurro, Alfredo Della Corte, viene ferito da un colpo di pistola alla faccia. - 1979 - 28 ottobre. Vincenzo Paparelli, tifoso laziale, quando manca un'ora all'inizio del derby Roma-Lazio, viene colpito a un occhio da un razzo sparato dalla Curva Sud, tradizionale sede dei sostenitori romanisti. Il razzo, sparato da un ragazzo di appena 18 anni, attraversa tutto lo stadio e finisce la sua tragica corsa sul volto del povero Paparelli, causandogli lesioni gravissime. Per l'uomo, trasportato immediatamente in ospedale, non c'è nulla da fare. 105 Il suo assassino era G. F., anni diciotto. Pittore edile disoccupato con una grande passione per la Roma. Dopo aver appreso dell’omicidio si dà alla latitanza. Fugge su e giù per l’Italia, varca il confine con la Svizzera. Dopo quattordici mesi si costituisce. Verrà condannato dalla Cassazione a sei anni e dieci mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale. E’ il 1987. Qualche anno più tardi morirà anch’egli, consumato per un brutto male. Durante il periodo di latitanza aveva chiamato quasi ogni giorno Angelo Paparelli, fratello dello sfortunato Vincenzo, per scusarsi e giurare che il 28 ottobre non voleva uccidere nessuno. 1984 - 8 febbraio. Triestina-Udinese, partita di Coppa Italia. Alla fine del match scoppiano gravi incidenti che obbligano le forze dell'ordine ad intervenire. Nel corso degli scontri il tifoso triestino Stefano Furlan muore in seguito a delle gravi lesioni cerebrali, causate molto probabilmente dalle percosse infertegli dalla polizia. Da allora la curva dei tifosi triestini è intitolata proprio a Stefano Furlan. Nel novembre 1985, la Corte di Assise di Trieste condannò un agente, ritenuto responsabile delle manganellate, a un anno di reclusione (con i benefici). 1984 - 30 settembre. Al termine della partita Milan-Cremonese, Marco Fonghessi, un giovane tifoso rossonero, viene accoltellato a morte da un altro tifoso milanista. Assurda la dinamica dell'episodio: la targa della sua auto attira l'attenzione di un gruppo di tifosi meneghini, che circondano la vettura e con un coltello tagliano le gomme. Fonghessi reagisce e viene raggiunto da una coltellata, sferrata da un giovane di appena 18 anni. Trasportato in ospedale muore dopo poche ore. 106 1988 - 9 ottobre. Allo stadio Del Duca di Ascoli, al termine della partita con l'Inter, Nazzareno Filippini, tifoso bianconero di 32 anni, resta gravemente ferito nel corso di una violenta rissa scoppiata tra le opposte tifoserie. Vengono arrestati quattro esponenti della curva nerazzurra. 1989 - 4 giugno. Prima di Milan-Roma muore Antonio De Falchi, tifoso giallorosso di 18 anni. De Falchi raggiunge lo stadio con tre amici; una ventina di ultras milanesi tentano di aggredirli e durante la fuga De Falchi viene stroncato da un arresto cardiaco. Dei tre tifosi milanisti processati, solo uno venne arrestato e poi condannato a 7 anni di reclusione. 1989 - 18 giugno. Penultima giornata di campionato tra Fiorentina e Bologna, altra tragedia. Il treno coi tifosi emiliani diretti in Toscana subisce un agguato da parte degli ultras fiorentini. Alla fitta sassaiola segue il lancio di una bottiglia molotov che esplode all'interno di un vagone e provoca il ferimento di due tifosi toscani, uno dei quali è Ivan Dall'Oglio, appena quattordicenne. Non ci scappa il morto, ma Dall'Oglio rimane irrimediabilmente sfigurato al volto. 1993 - 10 gennaio. A Bergamo, al termine di Atalanta-Roma, muore, colto da infarto, il 42enne Celestino Colombi, coinvolto nelle cariche della polizia mentre si trovava casualmente nei pressi dello stadio. 107 1994 - 30 gennaio. Salvatore Moschella, 22 anni, muore gettandosi dal treno su cui viaggia dopo essere stato aggredito con alcuni tifosi del Messina di ritorno dalla trasferta di Ragusa. I siciliani prima lo picchiano e poi continuano a infastidirlo. Moschella, nel cercare una via di fuga, si getta dal finestrino, mentre il treno rallenta in prossimità della stazione di Acireale. Cinque le persone arrestate, delle quali due minorenni. 1995 - 29 gennaio. Prima della partita Genoa-Milan viene accoltellato a morte un giovane tifoso rossoblù, Vincenzo Spagnolo. L'omicida è un ragazzo di appena 18 anni, S.B. che all'epoca frequentava solo da qualche mese la curva del Milan. Sarà condannato a 15 anni di carcere. S.B. condannato a 15 anni. S.B. sarebbe dovuto uscire nel 2010, ma grazie all'indulto è già fuori 1998 - 1 febbraio. Nel dopopartita di Treviso-Cagliari muore il tifoso veneto Fabio Di Maio, 32 anni, per un arresto cardiaco in seguito all'intervento della polizia per sedare un accenno di rissa tra le opposte tifoserie. Allo stesso Di Maio è stata poi intitolata la curva degli ultras trevigiani. 1999 - 24 maggio. La mattina seguente la partita tra il Piacenza e la Salernitana, sfida decisiva per la permanenza in serie A, il treno speciale che riporta a casa gli oltre 3 mila tifosi campani, proprio in prossimità della stazione di Salerno, prende fuoco in una galleria. Nel rogo, appiccato dagli stessi tifosi, perdono la vita quattro giovani supporter granata. 108 2001 - 17 giugno. A Messina si disputa l'acceso derby con il Catania, decisivo per la promozione in serie B. Tra le due tifoserie prima della partita si verifica un reciproco lancio di oggetti. Dal settore degli ospiti viene lanciata una bomba-carta che esplode in mezzo ai tifosi della Curva Nord e ferisce Antonino Currò, 24 anni, il quale finisce in coma e dopo pochi giorni muore. A seguito delle indagini viene arrestato un tifoso minorenne di Catania. Antonio Currò era deceduto dopo 15 giorni di coma a seguito delle ferite riportate alla testa per l'esplosione di una bomba carta durante il derby Catania-Messina del 17 giugno del 2001. La polizia ritenne di individuare in un diciassettenne tifoso etneo l'autore del lancio dell'ordigno mortale. A smontare la tesi dell'accusa furono i filmati in possesso della magistratura dai quali emerse che il lancio compiuto dall'ultrà etneo sugli spalti dello stadio erano avvenuti in tempi non compatibili. Inoltre l'indagato non aveva alcun oggetto esplodente. 2007 - 11 novembre. Gabriele Sandri, il tifoso laziale rimasto ucciso, in un'area di servizio sull'A1 ad Arezzo, da un colpo di pistola esploso da un agente di polizia dall'altra parte della carreggiata. 2008 - 30 marzo. Matteo Bagnaresi, 28 anni, Muore un tifoso del Parma investito da un pullman di juventini nell'area di servizio Crocetta vicino ad Asti, sulla Torino-Piacenza. Le due tifoserie erano dirette all'Olimpico per assistere a Juve-Parma. L'autista, per evitare lo scontro tra le due tifoserie, sarebbe ripartito rapidamente non accorgendosi del ragazzo. 2003 - 20 settembre. Finisce in tragedia il derby Avellino-Napoli. Muore Sergio Ercolano, ventenne tifoso partenopeo, precipitato nel vuoto durante gli scontri tra tifosi e polizia. 2004 - 21 marzo. Scontri tra tifosi e polizia fuori dall'Olimpico dopo Roma-Lazio. La partita viene interrotta per una voce, poi smentita, della morte di un bambino investito da una macchina delle forze dell'ordine. 2007 - 27 gennaio. Ermanno Licursi, un dirigente della Sammartinese (terza categoria), muore a Luzzi, nel cosentino, a seguito dei colpi ricevuti mentre cerca di sedare una rissa in campo nella partita con la Cancellese. Il dirigente si accascia rientrando negli spogliatoi. 2007 - 2 febbraio. Muore l'ispettore capo della polizia Filippo Raciti, colpito durante gli scontri con i tifosi del Catania durante e dopo il derby siciliano con il Palermo. 109 110 IL MODELLO INGLESE 7 # % & ' # & 9 ( 7) ' # ) # 0 # ) + & * ' # # : # : ; # # * ) + 8 # !" #$ # * $,- . / 1 # 0 # 5 0 # 5 ( ) 23 # # # 4 5# ) < ) # ) #& ) < 8 ( * 5 6 0 ' ' 5# & # ' 5 ' # 8 8 ( = !- ) 47 9 5 111 112 # = ! >6 # ' ) 47 9 ) 7 # # # 9= ; ( ? 3. # 7 ) . ! % + G # ( * # # ) 7 & 0 : # 1 9 : # ? ' * 5 B 0 1 ' H # H = ' & : $ ! "B : &< # 1 # # 1 ) I !B ) & * ' * ' ' @ # + + ) B* -> 1 0 5 0 =; * ! !A >0 ) 1 5 0 8 "- ' . < 8 ' 0 #' C # E # D = 4 # ' $ F 9 # 113 * ' + #< ) 114 < . )' / 0% * ! (+ ' "# $ % $ # & ' & # ! ! ' * ! 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