Comments
Transcript
Carrubba - Ordine degli ingegneri di Bolzano
COMMISSIONE DI INGEGNERIA GEOTECNICA ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI BOLZANO ASPETTI GEOTECNICI NELLA REALIZZAZIONE DELLE DISCARICHE DI RSU Paolo Carrubba Università degli Studi di Padova Dipartimento ICEA Via Ognissanti 39 35129 Padova Bolzano, 05.07.2013 PREMESSE L’ingegneria ambientale sta suscitando un crescente interesse nell’ambito professionale, grazie al mutato quadro culturale e socio-economico della nazione. Il fortificarsi del diritto dell’ambiente e il concetto di sviluppo sostenibile, comportano oggi che il territorio non sia più inteso come una risorsa da depredare, ma come bene da salvaguardare per le future generazioni. Molte competenze professionali sono coinvolte in questo sforzo; esse spaziano dall’ingegneria industriale a quella civile, fino ad abbracciare altri settori scientifici quali architettura, agraria, biologia, chimica, energetica e climatologia (si pensi ad esempio ai recenti progressi nei campi dell’architettura bioclimatica e delle energie rinnovabili, tesi a minimizzare il carbon-footprint delle società industriali avanzate). Nel vasto settore dell’ingegneria ambientale, le competenze squisitamente geotecniche trovano collocazione nelle seguenti categorie di opere: • Nuove discariche e messa in sicurezza delle esistenti; • Bonifica dei siti contaminati • Rimodellamenti ambientali IL PROBLEMA DELLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI Lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (RSU) può seguire diversi percorsi canonici: • Raccolta differenziale +riciclo; • Incenerimento; • Compostaggio; • Conferimento in discarica. Percentuali di smaltimento dei RSU nei paesi dell’Unione Europea [ISPRA, 2011]. Le discariche, anche se generalmente osteggiate dalle popolazioni locali in nome del principio Not In My Back Yard (non nel mio cortile), si rivelano pratiche, economiche e soprattutto conformi alle nuove istanze ambientali poiché abbattono le emissioni di carbonio nell’atmosfera e possono, alla fine del ciclo di vita, divenire fornitrici di materie prime secondarie (landfill mining). Ovviamente tali discariche devono essere concepite seguendo le più moderne soluzioni progettuali e ottemperare ai vincoli normativi: • gli RSU vengono pre-trattati in modo da ridurne la compressibilità, le emissioni di biogas nell’atmosfera e le emissioni di percolato da depurare; • le moderne soluzioni costruttive sono in grado di limitare le emissioni nell’ambiente, di massimizzare i volumi di stoccaggio e di garantire l’inertizzazione del rifiuto nell’arco di vita dell’impianto. Per conseguire tali efficienze, le moderne discariche possiedono una serie di accorgimenti dove la competenza geotecnica riveste un ruolo di rilievo. Uno degli obbiettivi più ambiziosi è quello di neutralizzare, nell’arco di una generazione (sviluppo sostenibile), le fonti d’inquinamento riconducibili alla discarica. ASPETTI GEOTECNICI NELLA PROGETTAZIONE DELLE DISCARICHE RAPPRESENTAZIONE STRUTTURALE DI UNA MODERNA DISCARICA Copertura finale Rinforzi Copertura scarpate Rifiuti Falda Drenaggio di fondo Impermeabilizzazione di fondo Drenaggio sponde Impermeabilizzazione sponde RAPPRESENTAZIONE DEI FLUSSI ALL’INTERNO DI UNA MODERNA DISCARICA Drenaggio biogas Emissioni biogas Ingresso acqua Ingresso aria biogas Formazione percolato Percolato Produzione di biogas • Condizioni aerobiche 30% CO2 + 70% N2 • Condizioni anaerobiche 40% CO2 + 60% CH4 Ricircolo percolato Prelievo percolato STATI LIMITE DI NATURA GEOTECNICA Esempi di morfologie di discariche e relative instabilità geotecniche: a) discarica in trincea, b) discarica in rilevato, c) discarica in pendio, d) discarica a morfologia mista. Principali criticità geotecniche nelle discariche: a) local sliding and breaking, b) global stability involving waste strength, c) settlements of the foundations, d) settlements of the waste, e) interactions with free water, f) interactions with incoming water. Landfill Landslide in U.S.A. Landfill Landslide in South Africa Landfill Landslide in South Africa Landfill Landslide in Philippines Stava piccola frazione del comune di Tesero è tristemente famosa per essere stata il luogo di una delle più grandi tragedie che abbia colpito il Trentino in epoca moderna. Il 19 luglio 1985 i bacini di sterili della miniera di Prestavel cedettero scaricando 160.000 m3 di fango sull'abitato di Stava provocando la morte di 268 persone. La valle dopo il disastro La genesi del fenomeno di instabilità è stata individuata nella mancata consolidazione degli sterili della lavorazione della fluorite. Gli sterili venivano conferiti in discarica attraverso deposizione idraulica. Tale processo di consolidazione, funzione della velocità di deposizione degli sterili, avviene sotto il peso proprio del materiale accumulato e può richiedere tempi molto lunghi. La teoria di Gibson consente di esaminare i processi di consolidazione di tale natura per una prefissata velocità di accrescimento del deposito. A questo si devono aggiungere aspetti peculiari della instabilità meccanica degli sterili di miniera (tailings) deposti idraulicamente. BASE IMPERMEABILE Z h(t) X H(t) BASE PERMEABILE ASPETTI DA CONSIDERARE NELLA PROGETTAZIONE GEOTECNICA La progettazione geotecnica analizza la discarica in relazione alla natura dei terreni di fondazione, al regime delle acque sotterranee e alle sollecitazioni attese: • Stabilità globale della discarica, o di parti di essa, in condizioni statiche e dinamiche; • Spostamenti della discarica, o parti di essa, in condizioni sismiche; • Cedimenti assoluti e differenziali legati alla degradazione della sostanza biodegradabile; • Cedimenti assoluti e differenziali legati ai terreni di fondazione ed ai tempi di coltivazione; • Rinforzo del corpo discarica e della fondazione • Impermeabilizzazione e drenaggio nel corpo della discarica • Protezione dall’erosione I principali aspetti di natura geotecnica sono contenuti nei seguenti atti legislativi: DECRETO LEGISLATIVO 13.01.2003, N. 36 Attuazione della direttiva 1999/31/ce relativa alle discariche di rifiuti. (Suppl. Ord. n. 40 alla GU 12 marzo 2003, n. 40) DECRETO MINISTERIALE 27.09.2010 Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica, in sostituzione di quelli contenuti nel decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio 3 agosto 2005. (Gazzetta ufficiale 01/12/2010 n. 281) I SISTEMI BARRIERA Col termine SISTEMA BARRIERA possono intendersi tutti i processi fisicochimici eseguiti all’interno della discarica, i trattamenti prima dell’ingresso in discarica e le strutture fisiche in grado di controllare il rilascio e il trasporto di contaminanti. ● SISTEMI PER IL CONTROLLO DEL RILASCIO DI CONTAMINANTI Processi fisico-chimici in situ (processi per il controllo delle emissioni all’interno della discarica). Processi fisico-chimici extra situ (pre-trattamenti che riducono il rilascio delle emissioni da parte del materiale in ingresso). ● SISTEMI PER IL CONTROLLO DEL TRASPORTO DI CONTAMINANTI Barriere reattive (interagiscono chimicamente con i fluidi contaminati); Barriere idrauliche (presidio passivo alla circolazione di fluidi contaminati); Barriere meccaniche (presidio attivo alla circolazione di fluidi contaminati). Allegato 1 al D. L. 13.01.03, n. 36 IMPIANTI PER RIFIUTI INERTI Barriera geologica La barriera geologica naturale deve rispondere ai seguenti criteri: conducibilità idraulica k ≤ 10-7 m/s; spessore H ≥ 1 m. Qualora non soddisfi le condizioni di cui sopra, la barriera geologica può essere completata artificialmente attraverso un sistema barriera, di spessore H ≥ 0.5 m, che fornisca una protezione equivalente. Copertura Deve prevedere uno strato minerale di spessore H ≥ 0.5 m e di bassa conducibilità idraulica. IMPIANTI PER RIFIUTI NON PERICOLOSI E PERICOLOSI Barriera geologica Il substrato della base e dei fianchi della discarica deve rispondere ai seguenti criteri: discarica per rifiuti non pericolosi: k ≤ 10-9 m/s e H ≥ 1.0 m; discarica per rifiuti pericolosi: k ≤ 10-9 m/s e H ≥ 5.0 m; Qualora non soddisfi naturalmente le condizioni di cui sopra, la barriera geologica può essere completata artificialmente attraverso un sistema barriera costituito da una barriera minerale, di spessore di almeno 1.0 m e conducibilità idraulica k ≤ 10-9 m/s, e da una geomembrana. Particolari soluzioni progettuali nella realizzazione del sistema barriera di confinamento delle sponde, che garantiscano comunque una protezione equivalente, potranno eccezionalmente essere adottate e realizzate anche con spessori inferiori a 0,5 m, a condizione che vengano approvate dall'Ente competente. Sul fondo della discarica, al di sopra del rivestimento impermeabile, deve essere previsto uno strato di materiale drenante con spessore ≥ 0,5 m. Copertura Deve prevedere uno strato minerale di spessore H ≥ 0,5 m e di conducibilità idraulica K ≤ 10-8 m/s o di caratteristiche equivalenti, integrato da un rivestimento impermeabile superficiale per gli impianti di discarica di rifiuti pericolosi. Il drenaggio del gas deve essere realizzato con una barriera di spessore ≥ 0.5 m BARRIERA DI FONDO SEMPLICE E DI SPONDA IN TRINCEA La soluzione tipicamente adottata per la realizzazione delle barriere di fondo di tipo semplice prevede uno strato drenante per la raccolta del percolato, un telo antipunzonamento, una geomembrana, un materasso bentonitico ed una barriera minerale. Lo stesso sistema dovrebbe essere adottato anche per le sponde; tuttavia, vista la pendenza delle scarpate (che richiede notevoli sforzi per la messa in opera di uno strato minerale costipato e sagomato in pendio) e atteso che i carichi idraulici dovuti al percolato dovrebbero essere trascurabili (se il drenaggio di fondo si dimostra efficiente), si può ricorrere solo al sistema geomembrana e materasso bentonitico. Il drenaggio laterale può essere realizzato prima o in fase di coltivazione. Rifiuti in fase di coltivazione Geodreno Geomembrana Materasso bentonitico Sabbia Telo antipunzonamento Barriera minerale Terreno in posto BARRIERA IN RILEVATO (Downstream) Rifiuti in fase di coltivazione Argine Geomembrana Materasso bentonitico Geodreno Telo antipunzonamento Barriera minerale Terreno in posto BARRIERA IN RILEVATO (Upstream) con arginelli in terra rinforzata. Possibili problemi di stabilità per la presenza dei rifiuti in fondazione. Buon controllo delle emissioni. BARRIERA IN RILEVATO (Upstream) con rifiuti in terra rinforzata. Maggiore stabilità ma difficoltà nel controllo delle emissioni dal paramento BARRIERA IN RILEVATO (Upstream) con paramento rinforzato. Maggiori garanzie nella stabilità e nel controllo delle emissioni. BARRIERA IN RILEVATO (Upstream) con rifiuti in autosostegno. Buona stabilità ma difficoltà nel controllo delle emissioni dal paramento. IMPORTANZA DEL DRENAGGIO DI FONDO Il drenaggio alla base della discarica costituisce il presidio più importante per la prevenzione degli effetti di contaminazione. Anche se il drenaggio alle sponde è impedito, ma quello di fondo si mantiene efficiente, allora le barriere laterali definiscono delle superfici di flusso dove il carico idraulico è costituito solo dal carico di posizione ed è assente il carico di pressione. Sotto un profilo pratico, si rivela incongruente accentuare le caratteristiche di tenuta delle barriere, laterale e di fondo, se non si riesce a garantire un adeguato drenaggio dei rifiuti nel tempo. In sostanza occorre evitare l’innalzamento del carico di percolato all’interno della discarica. Rifiuti Barriere impermeabili Barriere drenanti Drenaggio di fondo semplice Drenaggio di fondo doppio Estrazione del Percolato Elementi costituenti la copertura permanente Il trasporto chimico attraverso un mezzo poroso è influenzato da numerosi fattori che tengono conto di diversi processi di interazione tra le fasi; una notevole semplificazione consiste nel disaccoppiare i fenomeni di trasporto in due principali processi che vanno sotto il nome di convezione e di diffusione. ● La convezione descrive il processo in cui il trasporto chimico avviene mediante spostamento di materia per mezzo di un fluido vettore in moto laminare. La legge di Darcy regola il processo: v = K ii = K ΔH ΔL v (L/t) velocità di filtrazione (portata volumetrica per unità di superficie) K (L/t) coefficiente di conduttività idraulica (coefficiente di permeabilità) Ii gradiente idraulico ΔH (L) differenza di carico tra due sezioni ΔL (L) distanza tra le due sezioni. Tale tipo di trasporto chimico può essere ipotizzato per i terreni a grana grossa (d>74µm) per i quali il coefficiente di permeabilità risulta superiore a 10-8 m/s (10-6 cm/s). In tal caso la formazione di zone a concentrazione chimica differenziata è funzione del tempo. Sorge il problema di appurare se la conduttività idraulica K sia influenzata dalla natura e dalla concentrazione del contenuto chimico. Se si prescinde dai fenomeni di dissoluzione dei costituenti mineralogici, da parte di fluidi particolarmente aggressivi, si può indicare che nei di terreni sostanzialmente inattivi, le variazioni di conduttività idraulica sono riconducibili solo alla diversa densità e viscosità del fluido permeante. ● Nei terreni a grana fine (d<74µm) il coefficiente di permeabilità può divenire molto basso. Per alcune argille attive, valori dell’ordine K=10-10 m/s (K=10-8 cm/s) indicano un mezzo praticamente impermeabile. In tale circostanza è predominante il flusso chimico diffusivo; esso è attivato dal gradiente di concentrazione chimica e può svilupparsi in tempi più o meno accentuati in relazione ai processi elettrocinetici che si possono determinare. La legge di Fick descrive il processo di diffusione in regime stazionario nel seguente modo : j = D ic = D ΔC ΔL Dove j (mole/t L2) è il flusso chimico per unità di superficie D (L2/t) è il coefficiente di diffusione ic è il gradiente di concentrazione chimica ΔC (mole/L3) differenza di concentrazione dell’elemento chimico tra due sezioni ΔL (L) distanza tra le due sezioni Il coefficiente di diffusione nei terreni saturi dipende, oltre che dalla natura dei terreni, anche dal tipo di ione o elettrolita che si diffonde, con valori che si attestano mediamente nell’intervallo 10-10 m2/s< D< 10-9 m2/s ( ovvero circa 3×10-3 m2/y< D< 3×10-2 m2/y) . j D = = qa* C0 ΔL ⎡ L⎤ ⎢⎣ t ⎥⎦ Stefano Veggi (Studio Geotecnico Italiano) Nel caso di flusso diffusivo transitorio, la legge di Fick viene riformulata in funzione del tempo e nelle ipotesi di flusso monodimensionale, consente di ricavare la profondità di avanzamento z del fronte chimico nel tempo t, in maniera del tutto analoga al caso della consolidazione: ∂C ∂ 2C =D 2 ∂t ∂z Indicando con C0 la concentrazione costante lungo la sezione sorgente e con C la concentrazione lungo una sezione distante z, è possibile valutare nel tempo la distanza e la concentrazione del processo diffusivo. C/C0 0 0,2 0,4 0,6 0,8 0,00 t=1 year z (m) 0,40 t=3 y 0,80 1,20 1,60 2,00 1 t=6 y Diffusione dello ione cloro nel tempo (Quigley1989) -10 2 D=6.5×10 m /s t=12 y t=25 y t=50 y Il caso illustrato in precedenza si riferisce ad uno degli ioni più mobili e quindi può costituire un valido sussidio alla progettazione; ad esempio dopo 50 anni, barriere di spessore 1.0 m presentano sulla sponda opposta alla sorgente una concentrazione di cloro del 40%, mentre barriere di spessore 0.5 m presentano una concentrazione di circa 80%. La soluzione mostra che la capacità di attenuazione della barriera è direttamente proporzionale allo spessore. t (anni) 0 10 20 30 40 50 0 C/C0 Barriera 0.5 m 0,2 0,4 0,6 0,8 1 Diffusione dello ione cloro Barriera 1.0 m Nell’ambito dello studio dei processi diffusivi, occorre valutare anche la compatibilità chimica del fluido permeante col materiale costituente la barriera. Infatti, sottoposti a certi permeanti, i terreni possono sperimentare ritiro, fessurazione, variazione di struttura, rimozione e dissoluzione dei componenti mineralogici. Le prove di permeabilità in laboratorio possono dunque mettere in evidenza variazioni del coefficiente di permeabilità in funzione del fluido permeante, rendendo quindi manifesto un accoppiamento tra i processi diffusivi e convettivi che nei terreni a grana fine vengono solitamente trascurati. RESISTENZA DELLE INTERFACCE IN CAMPO STATICO E SISMICO La valutazione dell’attrito all’interfaccia è un aspetto particolarmente rilevante per la corretta valutazione della stabilità di tutte le applicazioni che prevedono l’accoppiamento di geosintetici aventi funzioni diverse, come tipicamente accade nei sistemi barriera delle discariche. Nella letteratura tecnica sono riportati diversi casi di rottura delle barriere a seguito di eventi sismici, in particolare delle coperture, dove i geosintetici sono soggetti a basse pressioni di confinamento. LOW FRICTION SLIDING SURFACE DIRECT SLIDING PULLOUT Tb τb Tb σn σh τb σn σh La misura dell’attrito d’interfaccia tra geosintetici in campo statico viene usualmente condotta mediante la prova di piano inclinato secondo le indicazioni della norma EN ISO 12957-2 (2005). tan 0 first geosynthetic second geosynthetic tan W sen β Nella fase di scivolamento è possibile valutare l’attrito dinamico mediante misure di accelerazione della scatola (ablock) W cos β tan ϕ β W cos β W tan tan cos Apparato sperimentale Dip. ICEA per la misura dell’attrito dinamico durante moti sismici upper box inclined plane upper box inclined plane horizontal shacking table horizontal shaking table oleo-dynamic actuator 0,7 0,6 Terremoto dell'Umbria‐Marche 26.09.1997 stazione di Nocera ‐ componente NS PGA=0,47 g 0,5 0,3 0,2 0,1 0 -0,1 0 5 10 15 20 25 30 -0,2 -0,3 -0,4 -0,5 t (s) 0,7 0,6 Terremoto de L'Aquila 06.04.2009 stazione di Valle Aterno ‐ componente WE PGA=0,66 g 0,5 0,4 accelerazione (g) accelerazione (g) 0,4 0,3 0,2 0,1 0 -0,1 0 5 10 15 -0,2 -0,3 -0,4 -0,5 t (s) 20 25 30 Sisma de L'Aquila 06.04.2009 - comp. WE 300 t x T R β Y X G N Xg Yg t Integrazione numerica nel tempo dell’equazione del moto: Spostamento relativo (mm) y β = 15° ϕ = 19,7° 250 200 Interfaccia geotessuto‐geotessuto 150 Spostamenti slitta 100 50 Previsione analisi numerica 0 0 & x&r = gsenβ ± g cos β tanϕ ± & y&g tanϕ − & x&g 5 10 t (s) 15 20 ϕdyn < ϕstat Interfacce considerate • geotessuto – geotessuto comportamento sudden sliding spostamento sudden sliding ϕdyn > ϕstat gradual sliding • geomembrana – geotessuto comportamento gradual sliding velocità tempo ϕdyn < ϕstat sudden sliding ϕdyn > ϕstat gradual sliding tempo ISOLAMENTO Le barriere meccaniche possono operare lungo quattro contorni: Nuova discarica • Copertura Copertura • Sponde Sponda Base • Base • Schermi Un certo flusso di acqua, dalla copertura verso l’interno della discarica, può rappresentare un elemento innovativo in grado di favorire la dissoluzione degli elementi putrescibili e costituire anche un presidio di sicurezza nei riguardi del flusso ascensionale di biogas, nei casi in cui l’impianto di captazione dovesse subire una riduzione di permeabilità. Vecchia discarica Barriera geologica Nel caso di discarica di nuova progettazione, la caratterizzazione della permeabilità della barriera minerale di fondo viene eseguita preventivamente in laboratorio utilizzando campioni costipati. Le prove di costipamento vengono condotte per diversi contenuti d’acqua ed energie di costipamento. Una volta valutato il contenuto d’acqua optimum, si ha la certezza che se il terreno viene costipato in sito ai valori ottenuti in laboratorio, sarà massima la densità e minima la permeabilità. La verifica della permeabilità in sito può essere eseguita con vari strumenti da campo, che tuttavia forniscono dati abbastanza imprecisi, essendo le condizioni di prova e al contorno non ottimali. I gradienti che si possono applicare in sito sono dell’ordine dell’unità e le portate molto basse (dell’ordine di qualche cm3). In tal caso sarebbe più opportuno verificare che la densità in sito corrisponda a quella massima. Si ricorda che i terreni costipati sono molto rigidi e cedimenti differenziali della fondazione possono determinare fratture e vie preferenziali di flusso per il percolato. SCHERMI Qualora non sia possibile intervenire sul corpo della discarica in modo economicamente vantaggioso, gli effetti di contaminazione dei terreni e delle acque di falda possono essere ridotti utilizzando tecniche di incapsulamento, attraverso la messa in opera di diaframmi con prefissate caratteristiche di permeabilità e di durabilità nel tempo. A seconda della tipologia costruttiva si possono classificare in: • Diaframmi plastici cemento-bentonite; • Diaframmi plastici terreno-bentonite; • Diaframmi terreno-additivi; • Diaframmi compositi; • Diaframmi in calcestruzzo; • Diaframmi in jet-grouting; • Diaframmi prefabbricati; • Diaframmi in HDPE; • Iniezioni. Tipologie di barriere verticali (Manassero 1999): L=spessore, Le=lunghezza massima Una volta messa in opera la barriera, occorre verificarne la tenuta idraulica e l’efficienza alla diffusione degli inquinanti. Il collaudo della tenuta idraulica viene effettuato realizzando una differenza di carico idraulico e monitorando le portate di infiltrazione e la loro compatibilità ambientale. I giunti tra pannelli e la zona di immorsamento nell’orizzonte impermeabile, rappresentano l’aspetto più critico di tali strutture poiché possono costituire delle vie preferenziali di filtrazione. Altra situazione critica può essere costituita dal tratto soggetto ad oscillazione di falda, dove il diaframma può sperimentare essiccamento, ritiro e fessurazione se costituito di miscela plastica. Pozzo Piezometri di controllo Orizzonte impermeabile Occorre eseguire le prove con attenzione al fine di evitare fenomeni di sifonamento o di piping della zona di terreno dove si intesta il pannello. Tipica localizzazione del fenomeno di piping Orizzonte impermeabile Le concentrazioni chimiche sono responsabili della diffusione di inquinante attraverso le barriere. In condizioni stazionarie, si determinerà la saturazione chimica della barriera da parte degli elementi contaminanti (tale situazione è più evidente per la barriera di fondo di vecchie discariche aventi problemi di drenaggio del percolato). La verifica del processo di diffusione delle sostanze inquinanti attraverso le barriere, può richiedere tempi di monitoraggio molto lunghi. Per arrestare la diffusione degli inquinanti, è possibile applicare al sistema barriera un gradiente idraulico minimo, in grado di bilanciare il potenziale alla diffusione della sostanza inquinante. Pozzo ΔHmin Orizzonte impermeabile BARRIERA IDRAULICA Nel caso in cui non sia presente un orizzonte impermeabile a quote inferiori a circa 25.00−30.00 m dal piano campagna, non è possibile garantire la tenuta idraulica dei diaframmi alla base; in questo caso lo schermo può essere realizzato del tipo a barriera di pozzi, temporanei o permanenti. Nel caso delle formazioni limose, il raggio di influenza è dell’ordine di qualche decina di metri, mentre nelle formazioni ghiaiose è di qualche centinaio di metri. Nel secondo caso, l’emungimento sarebbe più oneroso da mantenere, poiché il fluido sottratto nell’unità di tempo dall’acquifero è elevato. Pozzo Piezometro di controllo Orizzonte impermeabile profondo ACCOPPIAMENTO DI BARRIERE MECCANICHE E IDRAULICHE Nel caso quindi di acquiferi molto conduttivi, si possono utilizzare sia diaframmi che schermi di pozzi per limitare le portate da emungere. Schermo Pozzi Piezometro di controllo Orizzonte impermeabile profondo Le indagini in situ per la caratterizzazione della permeabilità del sottosuolo rivestono un particolare interesse, sia per le discariche di nuova progettazione che per la messa in sicurezza delle vecchie. Le prove di pompaggio con controllo piezometrico, a gradini di portate mantenunti fino alla condizione stazionaria, forniscono un notevole numero di parametri quali: la permeabilità media del sottosuolo, la curva di pozzo, il raggio d’influenza. Sulla base dei risultati di tali prove, è possibile dimensionare gli interventi di messa in sicurezza nei siti caratterizzati da modeste profondità della falda. Curva caratteristica del pozzo Livello/Tempo - Pozzo e Piezometri tempo (min) 0 100 200 300 Portata [lt/sec] 400 500 0 0 0,00 2 2,00 2 4 6 8 10 12 14 Livello dinamico [m] 4 6 8 10 Pozzo P1 3,23 4,00 5,22 6,00 8,00 8,16 P2 10,00 P3 10,94 P4 12 12,00 Abbassamento vs. Log Distanza Piezometri P2-P3 Log Distanza (m) 1 10 0,00 y = -0,0279Ln(x) + 0,1849 0,50 Abbassamento (m) livello dinamico (m) 1,18 y = -0,1953Ln(x) + 1,0044 1,00 y = -0,413Ln(x) + 2,2547 1,50 2,00 y = -0,5804Ln(x) + 3,2742 2,50 100 CONCLUSIONI • Nella presentazione sono stati esaminati vari aspetti geotecnici nella realizzazione delle discariche di RSU, mettendo in luce i possibili stati limite di queste strutture. • Le nuove tecnologie oggi disponibili per la realizzazione di terrapieni e barriere, stanno ricevendo un consenso sempre più ampio. I materiali impiegati, tuttavia, devono essere attentamente valutati alla luce della durabilità e delle variazioni di resistenza che subiscono gli RSU nel tempo. Grazie per l’attenzione