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RIFIUTI E RICICLAGGIO SPECIALE DISCARICA CONTROLLO DEGLI IMPATTI DELLE DISCARICHE PER RSU Per ottenere obiettivi di qualità della discarica sostenibile si possono applicare tecnologie e modalità operative che possono influire sui diversi termini del bilancio di massa della discarica n R. Cossu°, R. Raga°, R. Repetti°°, G. Testolin°° G li impatti ambientali causati dalle discariche per rifiuti solidi urbani sono per la gran parte legati alla presenza di sostanza organica putrescibile, dalla quale è ormai noto non si riesce a prescindere completamente nonostante le raccolte differenziate. Le normative vigenti si indirizzano in particolare verso una riduzione della quantità complessiva di sostanza organica biodegradabile da conferire in discarica, fissando obiettivi di riduzione da raggiungere gradualmente nel tempo. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, la qualità della sostanza organica biodegradabile conferita in discarica è ancora tale da creare le condizioni per generare impatti di lungo termine, principalmente associati al percolato. Gli impatti ambientali che possono originarsi nella gestione delle discariche sono riassunti nel grafico di Figura 1, sud- Figura 1 - Impatti ambientali delle discariche controllate e loro rilevanza spaziale divisi per comparto ambientale interessato (aria, acqua, che chilometro. Sono questi ultimi quelli suolo) e per andamento dell’intensità in funzione della distanza dalla fonte. che creano problemi di accettazione da Accanto ad impatti di vasta scala, legati al fatto che le discariche sono tra i più imparte delle popolazioni circostanti, sono portanti produttori di gas ad effetto serra (metano ed anidride carbonica) e che nelle questi ultimi che pesano ancora sulla sodiscariche vengono ancora emessi (dai manufatti di scarto che li contengono) i CFC stenibilità della discarica per le popolamessi al bando nella produzione industriale a causa del problema del buco dell’ozono, zioni locali. si hanno numerosi impatti di piccola scala, i cui effetti si risentono nell’intorno di qualEsaminando i singoli impatti è facile osservare come la grande maggioranza di Figura 2 - Pozzi di raccolta inidonei (a) ed idonei (b) a consentire un regolare allontanamento del questi (colorata in rosso) è associata alla percolato; intasamento dei mezzi granulari drenanti determinato da crescita di pellicola biologica (c) presenza di sostanza organica biodegradabile contenuta nei rifiuti depositati. Se poi agli impatti descritti si associano i problemi ingegneristici legati ad inadeguati sistemi di raccolta del percolato (Figura 2a) e agli ineluttabili intasamenti dei materiali drenanti (Figura 2c) si possono registrare (come di fatto si registrano nella gran parte delle moderne discariche in Italia) ulteriori inconvenienti che enfatizzano luglio 2011 recycling 27 gli effetti negativi derivanti dalle discariche. Tra questi ulteriori inconvenienti i principali sono descritti graficamente in Figura 3 e sono così riassumibili: • aumento della velocità di infiltrazione in falda. Un battente di 10 m, in accordo alla legge di Darcy, equivale ad aumentare di 10 volte la permeabilità dello strato minerale di argilla disposto sul fondo della discarica; • gli elevati battenti di percolato impediscono una regolare distribuzione della depressione attraverso i pozzi del biogas, con formazione di zone di sovrapressione ed emissione incontrollata di gas e di odori; • aumento delle pressioni neutre all’interno dell’ammasso dei rifiuti con incremento del rischio di instabilità meccanica e conseguenti frane; • fuoriuscite incontrollate di percolato. Gli ultimi due inconvenienti si manifestano soprattutto nel caso di discarica in rilevato o in pendio. Per le discariche controllate, contrariamente agli altri sistemi di smaltimento, l’impatto ambientale, che può essere considerato massimo durante l’esercizio, non si esaurisce alla chiusura della gestione, con la cessazione della gestione degli impianti, ma prosegue per un tempo significativamente lungo. Ad esempio in un impianto di incenerimento, l’emissione di effluenti gassosi cessa immediatamente se l’inceneritore viene chiuso, così un impianto di compostaggio non produce più odori quando smette di trattare i rifiuti. L’impatto residuo di questi impianti è legato sostanzialmente allo smantellamento delle strutture e dal recupero territoriale e funzionale delle aree dismesse. Per la discarica invece le emissioni possono configurare concentrazioni residue di alcuni parametri, quali l’ammoniaca, che rimangono elevate (al di sopra ad esempio dei limiti previsti per lo scarico in corpi superficiali) per tempi che vengono calcolati in diversi secoli (i.a. Belevi e Baccini, 1989; Kruempelbeck e Ehrig, 1999). Per una effettiva riduzione degli impatti attesi da una discarica è necessaria l’adozione di un sistema multibarriera (Cossu, 1995) all’interno di un più generale approccio basato sulla sostenibilità ambientale. Il sistema multibarriera è basato sul concetto di barriera come mezzo per la riduzione della diffusione incontrollata di percolato e biogas verso l’ambiente sensibile, vicino (scala locale) e lontano (macroscala), e sulla adozione di più barriere con effetto sinergico (Figura 4). In questo senso è barriera la riduzione della quantità e la modifica (pretratta- Figura 3 - Rappresentazione grafica dei principali inconvenienti connessi alla formazione di alti battenti di percolato in seno alla massa dei rifiuti in una discarica 28 recycling luglio 2011 Figura 4 - Rappresentazione schematica del sistema multibarriera: 1 = quantità e qualità dei rifiuti (pretrattamento) 2 = regolazione dell’afflusso idrico 3 = controllo e velocizzazione della degradazione biologica dei rifiuti e dei processi di dilavamento 4 = controllo tubazioni di drenaggio 5 = efficienza del letto drenante 6 = impermeabilizzazione costruita 7 = barriera geologica mento) della qualità dei rifiuti da depositare in discarica, è barriera la copertura finale della discarica e la sua capacità di regolare (non di impedire) l’afflusso idrico ed il dilavamento dei rifiuti, è barriera il governo (i.e. controllo, accelerazione) dei processi di degradazione biologica dei rifiuti depositati mediante opportuni interventi (i.e. aerazione in situ), è barriera il sistema di drenaggio - che se è efficiente non causa gli inconvenienti illustrati dalla Figura 3 - è barriera l’impermeabilizzazione costruita (strati minerali con geomembrane), è evidentemente barriera anche la formazione geologica naturale. Poiché per garantire la sostenibilità ambientale una discarica deve raggiungere l’equilibrio ambientale nel tempo di una generazione le barriere devono mantenere inalterata la loro funzione nel tempo, almeno per il periodo necessario al raggiungimento dell’impatto accettabile. Dato che è da tempo ben noto che le barriere costruite (geomembrane, strati minerali, drenaggi) hanno una durata di vita dell’ordine dei 10 - 30 anni, periodo oltre il quale è attesa una inevitabile perdita di efficienza (Farquhar, 1989; Rollìn et al., 1991), è evidente che è opportuno prevedere adeguate azioni per l’abbattimento delle emissioni in tempi più brevi di quelli previsti per le discariche tradizionali anaerobiche. Come mettere in pratica il principio della sostenibilità ambientale rappresenta uno dei principali obiettivi della attività scientifica sulla discarica controllata. Molti aspetti, insieme tecnici e legali, devono essere affrontati. Queste le domande che attendono risposta: • Quali tecnologie od accorgimenti adottare per raggiungere la sostenibilità ambientale? • Come definire gli obiettivi di qualità finale della discarica sostenibili per l’ambiente? • Quali modifiche/integrazioni sono necessarie per rendere l’attuale normativa funzionale al criterio della sostenibilità ambientale? • Quale responsabilità economica e legale rimane a carico del gestore di una discarica? Sistemi per il controllo del bilancio di massa in una discarica Al fine di raggiungere gli obiettivi di qualità della discarica sostenibile si possono applicare tecnologie e modalità operative che possono influire sui diversi termini del bilancio di massa in discarica. Le principali opzioni considerate sono la minimizzazione dei rifiuti e il loro pretrattamento (riduzione della massa in ingresso), e interventi in situ quali il ripristino di condizioni aerobiche in discarica, che permette di incentivare il trasferimento di carbonio e azoto dal percolato (ove sono presenti in forme tali da configurare inquinamento se e quando il percolato dovesse superare le barriere costruite e naturali) al gas estratto nel corso dell’aerazione, principalmente sotto forma di CO2 e Azoto gassoso N2. Per ridurre le potenziali emissioni e la durata degli impatti di lungo termine è quindi necessario considerare un sistema multibarriera che, accanto ad una riduzione della quantità di rifiuti avviati a discarica, preveda il loro pretrattamento e soprattutto il controllo della loro degradazione una volta depositati. Le diverse opzioni Figura 5 - Rappresentazione schematica dell’aerazione in situ delle discariche con tecnologia Airflow® applicabili per la riduzione degli impatti di lungo termine dovrebbero essere considerate in modo combinato e valutate sulla base del raggiungimento di una qualità finale della discarica che sia accettabile per l’ambiente, come mostrato in Cossu e Raga, 2007. Oggi la discussione tecnica sulla tipologia ed intensità del pretrattamento dei rifiuti prima del loro deposito in discarica è ancora aperta e riguarda i processi meccanici, biologici, termici e chimico-fisici Vista di una parte della rete di tubazioni dell’impianto di aerazione in situ Particolare dei soffiatori installati per l’aerazione in situ luglio 2011 recycling 29 Figura 6 - Concentrazione di ossigeno nei pozzi di monitoraggio in discarica, nel corso dell’intervento di aerazione in situ con tecnologia Airflow® (inertizzazione). Analogamente aperta è di conseguenza la discussione sulle modalità di controllo della qualità dei rifiuti in ingresso alla discarica al fine di verificare l’efficienza del pretrattamento. Per quanto riguarda i trattamenti di stabilizzazione dopo il deposito in discarica, la tecnica dell’aerazione in situ è ormai consolidata a livello internazionale e sono disponibili in letteratura i risultati di numerose applicazioni (i.a. Ritzkowski e Stegmann, 2005). In questo ambito rientra il sistema Airflow®, sviluppato da Spinoff (Società promossa e partecipata dall’Università di Padova) per il risanamento o la bonifica delle vecchie discariche mediante aerazione in situ del corpo rifiuti, come ripostato schematicamente in Figura 5. Lo sviluppo di processi aerobici di degradazione biologica della sostanza organica permette l’accelerazione dei pro- cessi di stabilizzazione dei rifiuti riducendo quindi drasticamente la produzione di metano e di sostanze maleodoranti e migliorando la qualità del percolato. L’insufflazione dell’aria in discarica è effettuata a bassa pressione attraverso una rete di pozzi realizzati ad hoc all’interno del corpo rifiuti. Il gas di processo estratto è avviato ad un sistema di trattamento prima di essere rilasciato in atmosfera. L’impianto è dotato di sistema di controllo automatico che comprende un sofisticato apparato di sicurezza appositamente ideato da Spinoff per prevenire la formazione di miscele esplosive dovute alla contemporanea presenza di metano e ossigeno in discarica. L’Airflow® può essere utilizzato anche nell’ambito degli interventi preliminari alla bonifica della discarica mediante rimozione dei rifiuti (landfill mining). In questo Figura 7 - Concentrazione di metano nei pozzi di monitoraggio in discarica, nel corso dell’intervento di aerazione in situ con tecnologia Airflow® 30 recycling luglio 2011 caso l’aerazione in situ è necessaria per abbattere le potenziali emissioni dei rifiuti e consentire lo svolgimento delle operazioni di scavo in condizioni di sicurezza grazie anche all’estrazione di percolato che è sempre prevista dai pozzi di aerazione. La progettazione di un impianto di aerazione in situ mediante l’Airflow® prevede la determinazione dei parametri caratteristici della discarica attraverso indagini specialistiche, da eseguire su un campo prove realizzato ad hoc. L’elaborazione dati è effettuata mediante modelli matematici appositamente sviluppati. Applicazione della tecnologia Airflow® in discarica Sono riportati alcuni dati di un impianto in scala reale di aerazione in situ con tecnologia Airflow® presso una discarica in Italia settentrionale. Le analisi di composizione e di pressione del gas in corrispondenza di tutti i pozzi di monitoraggio presenti in discarica hanno mostrato la diffusione dell’ossigeno in buone concentrazioni, variabili da un punto all’altro e crescenti nel corso dell’intervento (Figura 6). Allo stesso tempo, la presenza di metano nei pozzi di monitoraggio è risultata in diminuzione nel corso dell’intervento (Figura 7). Al fine di valutare gli effetti dell’aerazione in situ sulla stabilizzazione dei rifiuti, durante l’intervento sono stati eseguiti alcuni carotaggi e analisi di campioni di rifiuto prelevati a diverse profondità in discarica. Tra i parametri considerati, l’indice respirometrico (IR4, mgO2.gST-1) e la produzione di biogas in test di fermentazione (GB21, Nl.kgST-1) sono considerati a livello internazionale un riferimento per la valutazione della stabilità biologica dei rifiuti (Heerenklage e Stegmann, 2005; Cossu e Raga, 2008). L’indice respirometrico esprime il consumo di ossigeno in quattro giorni causato dai processi di degradazione biologica della sostanza organica biodegradabile presente nel campione; l’indice di produzione di biogas in Giorni dall’inizio IR4 GB21 dell’intervento (mgO2.gST-1) (Nl.kgST-1) 0 7,5 20,9 192 4,4 3,0 14,7 16,7 374 2,8 7,1 90 304 5,5 20,7 Tabella 1 - Valori dell’indice respirometrico e della produzione di biogas in test di fermentazione, misurati sui campioni di rifiuti solidi prelevati mediante carotaggio in discarica nel corso dell’intervento di aerazione in situ test di fermentazione fornisce la misura della produzione di biogas in tre settimane in condizioni anaerobiche. I test per la determinazione dell’IR4 e del GB21 sono indicati nella normativa di Austria e Germania per l’analisi della stabilità biologica dei rifiuti. In Tabella 1 sono riportati i valori dell’indice respirometrico IR4 e della produzione di biogas in test di fermentazione GB21 misurati sui campioni di rifiuti solidi prelevati all’inizio e nel corso dell’intervento. Prima dell’inizio dell’aerazione in discarica il valore medio dell’IR4 misurato su 15 campioni di rifiuto era pari a 7,5 mgO2. gST-1; l’applicazione dell’aerazione ha permesso una sua progressiva diminuzione fino ad un valore medio di 2,8 mgO2.gST-1 dopo 12 mesi dall’inizio dell’intervento, con una riduzione rispetto al valore iniziale di circa il 63%. La variazione del GB21 nei campioni di rifiuto analizzati nel corso dell’intervento è risultata ben correlata con l’andamento dell’IR4: si è passati da un valore medio prima dell’inizio dell’intervento pari a 20,9 Nl.kgST-1, fino a raggiungere dopo circa un anno un valore medio pari a 7,1 Nl. kgST-1, con una diminuzione di circa il 66%. I dati di qualità del percolato estratto nel corso dell’intervento testimoniano l’accelerazione dei processi di degradazione dei rifiuti, con un primo incremento della formazione e della mobilizzazione dei prodotti di degradazione seguito da un abbassamento delle concentrazioni a causa della rapida stabilizzazione in condizioni aerobiche. Conclusioni Bibliografia Attualmente non sono ancora disponibili conoscenze sufficienti per poter prevedere la durata delle emissioni di lungo termine e degli impatti ambientali che saranno prodotti dalle discariche dopo la naturale perdita di efficienza delle barriere costruite. Al fine di prevenire costosissimi interventi di bonifica di acquiferi contaminati, è opportuno agire per accelerare e completare in tempi sostenibili i processi di stabilizzazione dei rifiuti depositati e garantire emissioni residue di qualità accettabile. In questo ambito, l’aerazione in situ è una tecnica orami consolidata a livello internazionale che consente di abbattere le emissioni potenziali residue in tempi molto più brevi di quanto avvenga nelle discariche tradizionali anaerobiche. L’aerazione favorisce l’allontanamento del carbonio organico biodegradabile dalla discarica per conversione in CO2 e limita di conseguenza il trasferimento del carbonio in fase liquida con una diminuzione attesa del carico organico del percolato di nuova formazione, dei costi di trattamento e dei rischi di inquinamento degli acquiferi. L’aerazione in situ è applicabile sia per interventi di risanamento di vecchie discariche, sia per la minimizzazione degli impatti sull’ambiente nell’ambito del periodo di gestione post-operativa delle nuove discariche. In questo caso l’applicazione dell’aerazione in situ potrebbe avvenire anche a seguito di una fase di utilizzazione del biogas, nel momento in cui le quantità estraibili non siano più sufficienti per un efficace recupero energetico. I dati presentati si riferiscono al primo anno di funzionamento di un impianto in scala reale realizzato con tecnologia Airflow® e hanno permesso di ottenere risultati incoraggianti, in linea con quanto ottenuto da altri autori a livello internazionale. Belevi H., Baccini P. (1997). Long-Term Leachate Emission from Municipal Solid Waste Landfills. In: Landfilling of Waste: Leachate. Edited by T.H. Christensen, R. Cossu, R. Stegmann, published by E & FN Spon, 1997, pp. 431439. Cossu R. (1995) The multi-barrier landfill and related engineering problems. Atti del Sardinia 95. Quinto Simposio Internazionale sulla gestione dei rifiuti e lo scarico controllato. CISA, Cagliari, vol.II, 3- 26. Cossu R., Raga R. (2007). 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Stegmann, CISA Publisher, Italy, vol. I, 27-36. Ritzkowski M., Stegmann R. (2005). Mechanisms effecting the leachate quality in the course of landfill in situ aeration. Atti del Sardinia 2005 – Decimo Simposio Internazionale sulla gestione dei rifiuti e lo scarico controllato, S. Margherita di Pula, Cagliari. Rollìn A.L., Mlynarek J., Lafleur J., Zanescu A. (1991). The investigation of a seven year old HDPE geomembrane used in a landfill. Atti del Sardinia 91. Terzo Simposio Internazionale sulla gestione dei rifiuti e lo scarico controllato. CISA, Cagliari, vol.II, 667-677. °Dipartimento IMAGE, Univ. di Padova °°Spinoff srl, Padova luglio 2011 recycling 31