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La chimica e fisica del fuoco
Ad una prima osservazione superficiale l’incendio non sembra obbedire ad una legge precisa, sembra piuttosto che si sviluppi in forma disordinata, incoerente e spesso imprevedibile. In realtà, pur essendo l’incendio un fenomeno complesso, è sottoposto a regole ben definite, anche se, per la presenza di numerosi fattori di difficile valutazione, che ne condizionano il processo di sviluppo, può essere posto ed inquadrato scientificamente. L’incendio parametri fondamentali in un incendio Il potere calorifico; il carico di incendio; il fattore di ventilazione; la velocità di combustione; la temperatura della fiamma; la durata dell’incendio. Il potere calorifico • Il potere calorifico è la quantità di calore che si sviluppa nella reazione di combustione Il fattore di ventilazione • Il fattore di ventilazione dipende da: • somma delle aperture di ventilazione del locale • dall’altezza media dello stesso, • dalla superficie totale (pareti, pavimento e soffitto) • Tali parametri sono in relazione tra loro empiricamente IL carico d’incendio • q = (gi X hi) / (4400 X S) • • • • q = il carico di incendio riferito all’unità di superficie espresso in kg/m2 gi = il peso in kg dei vari materiali combustibili hi = i rispettivi poteri calorifici superiori in kcal/kg S = la superficie in m2 del compartimento.Il compartimento è uno spazio delimitato da strutture taglia-fuoco. La velocità della combustione • Questa velocità è influenzata da molti fattori quali: • il tipo di combustibile, • il rapporto aria/combustibile, • la temperatura, la pressione • e le condizioni del flusso. • Generalmente la velocità di combustione viene misurata come quantità di combustibile che brucia nell’unità di tempo cioè in kg/min. Temperatura della fiamma • Il calcolo della temperatura reale di una fiamma è molto difficile • la temperatura “teorica”della fiamma che corrisponde alla temperatura che si otterrebbe se la combustione avvenisse istantaneamente, senza perdite di calore all’intorno. La durata di un incendio • Fattore importantissimo e caratterizzante l’incendio è la sua durata. Per una data costruzione, sottoposta ad incendio, con gradienti di termici relativamente modesti, e con coefficienti di apporti d’aria poco variabili, la velocità di combustione differisce molto poco. Alcune definizioni Comportamento al fuoco ei materiali • Insieme di trasformazioni fisiche e chimiche di un materiale o di un elemento da costruzione sottoposto all'azione del fuoco. Il comportamento al fuoco comprende la resistenza al fuoco delle strutture e la reazione al fuoco dei materiali. Significato della resistenza al fuoco • La resistenza al fuoco può definirsi come la capacità portante dell’elemento strutturale in questione in presenza sia di carichi termici che di carichi statici. Resistenza al fuoco delle strutture • Per soddisfare il requisito essenziale “Sicurezza in caso di incendio” la recente direttiva europea sui materiali da costruzione richiede come primo obiettivo che la capacità portante dell’edificio possa essere garantita per un periodo di tempo determinato. • il criterio di valutazione della sollecitazione termica adottato può variare da paese a paese. • La legislazione italiana basa la sua richiesta di prestazione dei componenti strutturali sul criterio che la durata dell’incendio sia proporzionale al carico di incendio. REI: 15-30-45-60-90-120-180-240 •R resistenza meccanica •E tenuta ai gas e fumi •I isolamento compartimento • AREA DELIMITATA DA STRUTTURE TAGLIAFUOCO : MURI PORTE SOLETTE La resistenza al fuoco dell’acciaio da costruzione • • Nell’ambito dei materiali da costruzione, al fine di accrescere la sicurezza degli edifici, la resistenza al fuoco e le proprietà antisismiche sono requisiti che rivestono un ruolo sempre più di primo piano. Norma UNI 9503 Curva tempo temperatura codificata: programma termico applicato nei laboratori di resistenza al fuoco La curva dell’incendio tipo EFFETTI DELLA TEMPERATURA SULL’ACCIAIO Grafico 20 Diagramma carico-deformazione nella prova di trazione di acciaio dolce alle temperature di 20 °C, 100 °C, 200 °C, 300°, 400 °C, 500 °C Il fattore di massività • E’ IL RAPPORTO CHE C’E’ TRA LA SUPERFICIE ESPOSTA AL FUOCO DELL’ELEMENTO ED IL SUO VOLUME • OVVERO S/V QUINDI M-1 • UN FATTORE DI MASSIVITA’ MOLTO ALTO DI UN PROFILO METALLICO COMPORTA UN INNALZAMENTO RAPIDO DELLA TEMPERATURA NELLO STESSO DURANTE UN INCENDIO Rappresentazione della funzione della temperatura /fattore di massività per tempi di esposizione al fuoco di 15, 30, 45 e 60 min. • Prospetto delle temperature di elementi di acciaio non protetti ed esposti al fuoco Controventature non protette Esempio di controventature protette La resistenza al fuoco degli elementi costruttivi in legno • Malgrado il legno sia un buon combustibile, la velocità di propagazione di un eventuale processo di carbonizzazione è piuttosto lenta e gli elementi costruttivi in legno, se ben dimensionati, possono resistere per un certo tempo ben calcolabile. • Mediamente la velocità di carbonizzazione, sia verificata sperimentalmente in laboratorio, che dedotta dalle risultanze delle analisi di incendi reali, è di 0,6 0,7 mm/min. Le caratteristiche meccaniche del legno sottoposto a carichi termici • Esperienze effettuate consentono di affermare che la temperatura negli strati immediatamente sottostanti, lo strato carbonizzato non raggiunge i 100 °C il che lascia pressoché inalterate le caratteristiche meccaniche del legno. Andamento qualitativo delle temperature in un elemento in legno lamellare esposto al fuoco. Prova di resistenza al fuoco di trave in legno lamellare Temperature e tempi di accensione del legno Calcolo della resistenza al fuoco del legno • • • • • • • Il metodo di calcolo della resistenza al fuoco, secondo le norme UNI 9504 (10.4.1989), degli elementi costruttivi in legno prevede. - la determinazione della velocità di penetrazione della carbonizzazione; - la determinazione della sezione efficace ridotta; - la velocità della capacità portante allo stato limite ultimo di collasso, secondo il metodo semiprobabilistico agli stati limite nella sezione efficace ridotta più sollecitata. Con riferimento al metodo semiprobabilistico agli stati limite, sono individuati: - valori caratteristici delle proprietà meccaniche e della velocità di penetrazione della carbonizzazione, determinati con prove normalizzate; - valori di calcolo che si ottengono dai valori caratteristici dividendoli, rispettivamente, per i coefficienti parziali di sicurezza 1,4 e 0,80. In alternativa all’introduzione dei suddetti coefficienti parziali, si possono utilizzare come valori di calcolo quelli riportati nel prospetto di cui al punto 8.2.2. della norma. L’effetto del calore sui materiali • L’incendio provoca la combustione degli oggetti costituiti da sostanze combustibili, la rottura di quelli fragili al calore (vetri), e l’accensione di alcune materie plastiche, la fusione di alcuni metalli (stagno, piombo, zinco, alluminio ecc.). L’effetto del calore sulle pietre artificiali • Le pietre artificiali di cemento, di pomice, di scorie e i calcestruzzi cellulari non subiscono alterazioni apprezzabili, tranne lievi sfaldamenti superficiali, anche sotto l’azione dell’acqua di estinzione. L’effetto del calore sul gesso e calce • Il gesso, che è solfato di calcio biidrato CaSO4·2H2O, ha un comportamento al calore caratteristico: a 128°C evapora una molecola e mezza d’acqua d’idratazione molecolare, a 163°C la residua mezza molecola. Durante la trasformazione di fase le temperature restano costanti. • Le malte di calce ordinaria sotto l’azione del calore svolgono anidride carbonica assorbendo calore, quelle di cemento liberano acqua di idratazione molecolare. L’effetto del calore sulle pietre naturali • A cominciare dagli strati più esterni, possono essere decomposte dal calore, che può spezzarle. I graniti si possono sfaldare sia per effetto delle diverse dilatazioni dei vari componenti sia per la presenza del quarzo che mostra una dilatazione lungo l’asse di cristallizzazione principale, all’incirca metà, di quella nel piano ad esso perpendicolare. Le arenarie si possono sfaldare secondo piani perpendicolari al flusso termico. Le pietre artificiali di cemento, di pomice, di scorie e i calcestruzzi cellulari non subiscono alterazioni apprezzabili, tranne lievi sfaldamenti superficiali, anche sotto l’azione dell’acqua di estinzione. L’effetto del calore sul calcestruzzo • Il comportamento al calore dei calcestruzzi varia a seconda della composizione della natura degli aggregati (silicei, calcarei, basaltici, ecc.) della gralunometria, del grado di costipamento, ecc • La resistenza a compressione diminuisce con l’aumentare della temperatura; a 600°C essa è solo il 45% di quella originaria e praticamente si annulla intorno ai 1.000°C,. Il modulo di elasticità si dimezza a 200°C, scende al 15% a 400°C, e si riduce al 5% soltanto a 600°C. La chimica e fisica del fuoco Il triangolo del fuoco LA COMBUSTIONE • Il termine indica un rapido processo di ossidazione che avviene con emissione di luce e di calore, durante il quale l’energia chimica si degrada essenzialmente in energia termica. Generalmente quando si parla di combustioni ci si riferisce a reazioni di ossidazione mediante ossigeno, ma vanno considerate come combustioni anche ossidazioni rapide che hanno luogo anche in assenza di questo gas ( ad esempio l’idrogeno brucia in ambiente di cloro, dando acido cloridrico). Il comburente, il combustibile e il calore Il triangolo della combustione è in realtà un tetraedro combustibile comburente catalisi temperatura Catalisi • in chimica, fenomeno per cui quantità anche minime di una determinata sostanza, detta catalizzatore, aumentano (catalisi positiva) o diminuiscono (catalisi negativa) la velocità di una reazione chimica senza apparentemente prendervi parte Campo d’infiammabilità • Insieme di valori che rappresentano le concentrazioni di una sostanza combustibile in aria compresi tra due punti detti limite inferiore e limite superiore, all’interno dei quali la miscela è potenzialmente infiammabile o esplosiva. • Il campo di infiammabilità viene comunemente espresso in percentuale ed assume valori diversi tra sostanza e sostanza. Sotto il limite inferiore la miscela viene definita povera, mentre oltre il limite superiore satura. Temperatura di Infiammabilità/temperatura di Accensione • Per temperatura d’infiammabilità si intende la temperatura alla quale una sostanza emette vapori che in presenza di aria possono dar luogo ad un miscela infiammabile. • Per temperatura d’accensione si intende la temperatura alla quale la miscela infiammabile si accende anche senza la presenza di un innesco. Campo di infiammabilità, temperatura d’infiammabilità, temperatura d’accensione Classe di fuochi Effetti dell’incendio PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE • I principali gas sono: Anidride carbonica Ossido di carbonio Idrogeno solforato Anidride solforosa Acido cianidrico Acido cloridrico Vapori nitrosi Ammoniaca Acroleina Fosgene Effetti dei gas • ossido di carbonio è un gas che si forma in grande quantità e costituisce il pericolo maggiore. • carboossiemoglobina • L'idrogeno solforato è un gas con un caratteristico odore di uova marce. • Ad alte concentrazioni attacca il sistema nervoso provocando affanno e successivamente il blocco della respirazione. • L’ anidride carbonica si forma in grande quantità ed è un gas asfissiante. • asfisia • L'ammoniaca è un gas che si forma per la combustione di materiali contenenti azoto (plastiche) • In concentrazioni elevate produce spasmo della glottide e successivo soffocamento. Effetti dei gas • l’acido cloridrico è un gas che si forma per la combustione di materiali contenenti cloro come la maggior parte dei materiali plastici. • • Il fosgene è un gas che si forma per la combustione di materiali contenenti cloro. (Co + Cl) • Penetra anche attraverso la pelle Una concentrazione di 1500 p.p.m. è fatale in pochi minuti. • L'aldeide acrilica è un gas che si forma per la combustione di materiali derivati dal petrolio, grassi, olii. • Concentrazioni superiori a 10 p.p.m. possono essere mortali. • Effetto sinergico Effetti di alcuni gas sull’uomo in funzione delle concentrazioni e in funzione dei tempi di esposizione Le sostanze estinguenti L’acqua • L’acqua è l’estinguente per antonomasia, conseguentemente alla facilità con cui può essere reperita a basso costo. La sua azione si esplica con le seguenti modalità: abbassamento della temperatura del combustibile per assorbimento del calore; azione di soffocamento per sostituzione dell’ossigeno con il vapore acqueo; diminuzione delle sostanze infiammabili solubili in acqua fino a renderle non più tali; L’uso dell’acqua quale agente estinguente è consigliato per combustibili solidi, con esclusione delle sostanze incompatibili quali i metalli alcalini come sodio o potassio che a contatto con l’acqua liberano idrogeno e i carburi che liberano acetilene. L’acqua risultando un buon conduttore di elettricità non è impiegabile su impianti ed apparecchiature in tensione. Gas inerti • I gas inerti, utilizzati per la difesa dagli incendi di ambienti chiusi, sono generalmente l’anidride carbonica e in misura minore l’azoto. La loro presenza nell’aria riduce la concentrazione del comburente fino ad impedire la combustione (soffocamento). L’anidride carbonica non risulta tossica per l’uomo, è un gas più pesante dell’aria, perfettamente dielettrico, normalmente conservato come gas liquefatto sotto pressione. Essa produce, anche un’azione estinguente per raffreddamento dovuta all’assorbimento del calore generato dal passaggio della fase liquida alla fase gassosa. Idrocarburi alogenati • Gli idrocarburi alogenati, detti anche halon, un tempo utilizzati come estinguenti, sono stati proibiti dalle disposizioni legislative emanate per la protezione della fascia d’ozono stratosferico, e chi ne fosse stato in possesso aveva l’obbligo di smaltirlo entro il 31 dicembre 1998. Erano formati da idrocarburi saturi in cui gli atomi di idrogeno sono parzialmente sostituiti con atomi di cloro, bromo e fluoro. • L’azione estinguente avveniva attraverso l’interruzione chimica della catena di combustione. Gli halon erano efficaci su incendi che si verificavano in ambienti chiusi Tensioattivi e schiumogeni • L’esperienza maturata tra gli addetti ai lavori e le ricerche svolte nel campo hanno dimostrato che l’aggiunta di alcune sostanze nell’acqua, quali ad esempio le sostanze tensioattive, può aumentare l’efficienza estinguente dell’acqua stessa, riducendone di conseguenza la quantità ed il tempo necessari per l’estinzione stessa, e può permetterne l’uso anche su incendi di combustibili liquidi non solubili in acqua.Infatti questa, se non evapora prima di venire a contatto, bagna la superficie delle sostanze combustibili che stanno bruciando, ma con grande difficoltà riesce però a penetrare in profondità, non evitando in tal modo la formazione di fumo e gas combustibile e quindi la potenziale riaccensione del materiale. In realtà l’acqua dovrebbe penetrare nel materiale dopo averlo bagnato in superficie in modo da abbassare la temperatura al di sotto del valore di accensione, ma questo non avviene sostanzialmente a causa della sua elevata tensione superficiale. • Azione estinguente prevalente: soffocamento La polvere • • Le polveri sono costituite da particelle solide finissime a base di bicarbonato di sodio, di potassio, fosfati e sali inorganici. L’azione estinguente delle polveri è prodotta dalla decomposizione delle stesso per effetto delle alte temperature raggiunte nell’incendio, che dà luogo ad effetti chimici sulla fiamma ed alla produzione di anidride carbonica e vapore acqueo. I prodotti della combustione delle polveri pertanto separano il combustibile dal comburente, raffreddano il combustibile e inibiscono il processo di combustione. Le polveri sono adatte per fuochi di classe A,B,C mentre per incendi di classe D devono essere utilizzate polveri speciali. Azione estinguente della polvere: • AntiCatalitica • Raffreddamento • soffocamento Estintore ad anidride carbonica • la normativa di prevenzione incendi ne prescrive l'installazione in prossimità dei quadri elettrici. • Al momento dell'azionamento, l'anidride carbonica contenuta nel corpo dell'estintore, spinta dalla propria pressione interna, pari a circa 55/60 bar (a 20°C), raggiunge il cono diffusore, dal quale, attraverso il passaggio obbligato attraverso un filtro frangigetto si espande, con una temperatura di circa -78°C, sottoforma di neve carbonica o ghiaccio secco. Il gas circonda i corpi in fiamme, abbassa la concentrazione d'ossigeno e provoca lo spegnimento per raffreddamento e soffocamento. La distanza utile del getto è molto limitata (2 o 3 metri). • Cause d’incendio Cause degli incendi nelle attività industriali rilevate dalle tavole statistiche del Ministero dell'interno - Direzione Generale della Protezione Civile e dei Servizi Antincendio per l'anno 1974 in Italia: • • • • • • • • • • • • CAUSA Cause elettriche ……………………….. Mozzicone di sigaretta o fiammifero … Autocombustione………………………. Faville ………………………………….. Guasti ad apparecchiatura e bruciatori d'impianto di riscaldamento …………... Dolose …………………………………... Surriscaldamento di motori e macchine varie ………………………… Fulmine …………………………………. Esplosioni e scoppi……………………………………. Altre cause……………………………… tot. • • • • • PERCENTUALE 31,83% 8,86 % 8,74 % 6,14 % • • 4,22 % 3,69 % • • 3,06 % 2,28 % • • • 0,98 % 29,66 % 100 % CAUSE D'INCENDIO (statistica recente) • • • • • • • • • • • • 22.6% impianti di apparecchiature elettriche 20.9% sigarette e fiammiferi 11.5% impianti di riscaldamento 7.4% ossigeno 7.4% autocombustione 6.6% liquidi infiammabili 4.9% gas anestetici 4.1% incendi nelle cucine 3.0% incendi dolosi 2.4% materiali combustibili vicino alle caldaie 2.4% inceneritori 6.8% origini diverse Le cause elettriche •L’effetto Joule è la causa fisica prevalente: •Il calore sviluppato al passaggio della corrente in un conduttore aumenta la resistività dello stesso – il fenomeno è perciò figlio di se stesso. I seguenti oggetti vengono spesso accusati di provocare incendi : • Stufe radianti • Termocoperte • Spine • Frigoriferi • Televisori • Alberi di natale TIPO DI APPARECCIHO FREQUENZA DI INCENDI ( per milione di apparecchi e per anno) Cucina elettrica Frigorifero Lavabiancheria Lavastoviglie Scaldacqua Stufa elettrica Televisore 4.9 3.8 24.1 22.2 5.1 36.7 51.8 CAUSE ELETTRICHE D'INCENDIO • Come è dimostrato dalle statistiche, gli incendi di natura elettrica oscillano tra Il 15% ed il 30% del totale. Un lavoro da me eseguito recentemente ha dimostrato che nei locali di pubblico spettacolo un incendio su tre è di origine elettrica. • Le cause di incendio di "natura elettrica" accertate sono le seguenti: • • • • • • • • • • • • • • • • 1)Effetto Joule 2) Falso contatto 3)Arco elettrico 4)Corto circuito 5)Sovracorrente 6) Fulmine 7)Energia elettrostatica 8) Utilizzatore Il fulmine • Circa il fulmine c'è poco da dire: molti testimoni oculari attestano la caduta del fulmine ed il conseguente incendio. Da alcuni dati statistici si vede che in Italia gli, incendi da fulmine oscillano tra i 300 ed i 600 annui, e che le strutture più colpite sono i campanili delle chiese, per ovvi motivi. l'energia elettrostatica • Riguardo l'energia elettrostatica, mancano al momento statistiche ufficiali, esistono però delle norme (CEI 64/2) per eliminare i suoi dannosi effetti, soprattutto negli ambienti ove si manipolano sostanze che si trovano in condizioni di infiammabilità (benzine,lavorazione gas, etc.) Distributore della Shell L’ utilizzatore • Circa il 50% degli incendi è attribuibile all'impianto. • • Per impianto si intendono tutti quegli apparati compresi tra il punto di consegna dell'energia (contatore ENEL) fino alle prese. • Tra le parti di impianto che più facilmente prendono fuoco si ricorda: contatori di energia morsetteria canalizzazioni, fili elettrici quadri elettrici cabine di distribuzione FALSO CONTATTO Il cattivo o falso contatto è una anomalia in una giunzione (morsetto, terminale, connettore) capace di provocare uno sviluppo di calore anormale e localizzato. Determinato da: limitata area di contatto ossidazione della superficie di contatto allentamento tra le superfici per errata installazione, vibrazioni. Un falso contatto è all'origine di numerosi incendi nelle prese a spina e relativi adattatori. Il fenomeno si distingue subito perché i puntali delle spine risultano saldati negli alveoli delle prese. Molte volte è sufficiente osservare la presa per notare le tracce di sfiammate negli alveoli. L’arco elettrico • • Quando la differenza di potenziale elettrico tra due o più corpi supera la rigidità dielettrica del mezzo interposto, si ha la creazione di uno spazio ionizzato tale da far avvenire un passaggio di corrente, tramite un fenomeno di scarica che prende il nome di arco elettrico (in aria occorrono 30 kV per cm, in condizioni standard). • La capacità dell'arco di innescare incendi è soprattutto legata alla sua temperatura, che può variare da alcune migliaia ad alcune decine di migliaia di Kelvin. CORTOCIRCUITO O ISOLAMENTO DIFETTOSO VERSO TERRA • • La corrente di cortocircuito è la sovracorrente che si verifica in un circuito a seguito di un guasto, di impedenza trascurabile, tra due punti a diverso potenziale in condizioni ordinarie di esercizio. • . • Se il difetto avviene nei cavi principali in modo che soltanto il conduttore e l’interruttore sono coinvolti si avrà nel circuito una corrente di alcune migliaia di ampere. Questo produrrà un arco esplosivo nel punto ove il cortocircuito si e' prodotto. che scioglierà il rame e spargerà gocce incandescenti. • Cosa essi fanno ai conduttori ed agli oggetti toccati dipende dall'efficacia della protezione da sovracorrenti e dalla resistenza elettrica del circuito e della natura dei materiali vicini. SOVRACORRENTE • Si definisce sovracorrente una corrente superiore alla portata Iz stimata del cavo, che si sviluppa in un circuito elettricamente sano. • Quando il conduttore si scalda a causa della sovracorrente, la struttura cristallina dei rame cambia ossidandosi in superficie. • Il conduttore raggiunge la temperatura di fusione, si formeranno delle bolle dai gas che fuoriescono. • Alcune parti del filo possono fondere, pertanto il filo si spezzerà e si avrà un piccolo arco nel punto della separazione. Stufe radianti • E' difficile, se non impossibile, che dei materiali prendano fuoco se si trovano a più di 5 cm. dalla griglia radiante. termocoperte • sono apparecchi che per ragioni funzionali sono a contatto con materiali facilmente combustibili come le lenzuola e coperte. : • La temperatura dell'apparecchio può raggiungere, localmente, valori pericolosi in occasione o a seguito di: • • - interruzione dell'elemento riscaldante con conseguente scintillio localizzato • - spostamento degli elementi riscaldanti dalla loro sede • - corto circuito del cavo riscaldante • - coibentazione eccessiva della coperta riscaldante • Spine • • Quando viene sottoposto a test un apparecchio sospettato di aver causato un incendio, si deve prendere in esame anche la relativa spina. Una spina che al momento dell'incendio era inserita nella presa di corrente, si mostrerà protetta sulla superficie che era stata infiammata assieme alla presa. Anche i perni della spina sono stati protetti ampiamente dall'annerimento da fumo. A volte le spine comprendono un fusibile a cartuccia. Un guasto in questi fusibili indica che nella presa c'era corrente e che si era verificato un guasto nell'apparecchio, o nel filo flessibile che conduceva ad esso, prima o durante l'incendio. Frigoriferi • • I problemi d'incendio associati con i refrigeratori sono causati principalmente dal deterioramento, con l'uso, dei motori usati in questi apparati e dalla possibilità di surriscaldamento. Le serpentine di refrigerazione e i motori possono accumulare lanugine e depositi untuosi: una pulizia abituale è la prima condizione per la prevenzione di incendi. • I nuovi frigoriferi hanno motori sigillati che non richiedono né lubrificazione né manutenzione ma un sovrariscaldamento può ugualmente risultare da un uso improprio o da un inefficiente raffreddamento del refrigerante dovuto a sporcizia sulla serpentina o a un guasto. Televisori • • I televisori sono gli apparecchi elettrici utilizzatori che provocano più frequentemente l'incendio. Da un esame statistico effettuato in Italia si evince che la frequenza dell'incendio da televisore per milione di apparecchi e per anno e' pari a 51,8 Il numero totale di televisori in Italia è stimabile intorno ai 25 milioni. Le cause che facilitano l'innesco dell'incendio in televisore sono dovute alle severe sollecitazioni termiche e dielettriche degli isolanti, al fenomeno di 'tracking" favorito dall'inquinamento ambientale e dall'impiego di tensioni elevate, al grande numero di componenti elettronici (specie nei televisori a colori) il cui tasso di guasto è tutt'altro che trascurabile. • Televisori segue • Lo sviluppo dell'incendio all’interno dell'apparecchio è molto rapido per la presenza di quantità notevoli di prodotti facilmente combustibili. Spesso nelle prime fasi dell'incendio l'apparecchio continua a funzionare regolarmente. Le fiamme fuoriescono quindi dall'apparecchio attraverso le feritoie di ventilazione e dalla parte posteriore dell'involucro, in genere costituita da un leggero pannello di materiale termoplastico. A questo punto l'incendio diventa difficilmente arrestabile e inutile l'intervento dell'utente, che si affretta a disinserire la spina. Prove • Gli apparecchi che hanno causato gravi incidenti sono, di solito, talmente danneggiati da non consentire alcuna indagine significativa. • Tuttavia, può essere possibile procurarsi un apparecchio simile, proveniente ad esempio da una parte di un edificio non interessata dall'incendio, e condurre i test su questo. Sarà in tal caso necessario modificare l'apparecchio da esaminare in modo che presenti gli stessi difetti che, si è accertato, erano anche nell’apparecchio sospetto. Questa procedura può addurre delle prove come pure può costituire un rischio fisico. • • Se si nota che se un quadro elettrico è completamente bruciato si può riuscire a ricostruirlo con gli stessi componenti. RISCHIO DI INCENDIO E DI ESPLOSIONE NELLE STRUTTURE SANITARIE • Rischio : 20-25%, similmente a quanto si riscontra per altri edifici. • L'innesco d'incendio in genere si localizza nell'apparecchiatura elettrica, spesso per un uso improprio. Nelle strutture sanitarie, il rischio di innesco può essere alto se c’è presenza di sostanze fortemente comburenti. • Gli anestetici che oggi vengono impiegati, specie se compressi, costituiscono un elevato rischio di incendio per le loro caratteristiche di ottimi comburenti e possono dar luogo a sostanze esplosive. • Se presenti nell'aria in concentrazioni superiore al 25% in volume abbassano la temperatura di accensione e riducono l'energia minima di accensione della sostanza pericolosa. La propagazione dell’incendio 1 • I cavi elettrici costruiti con materiali isolanti termoplastici,diventano combustibili alle alte temperature quindi, anche i cavi elettrici di qualità, classificati non propaganti l’incendio secondo la norma CEI 20-22, bruciano propagando il fuoco. La propagazione dell’incendio 2 • I tubi in plastica per uso elettrico od idraulico diventano combustibili come i cavi elettrici, inoltre, dopo la loro combustione lasciano aperti nelle pareti grossi fori dai quali il fuoco passa direttamente; lo stesso fatto accade quando si utilizzano le canalette in plastica per impianti elettrici. La propagazione dell’incendio 3 • Le passerelle, i canali, i tubi in metallo ed i cavi ad isolamento minerale non sono combustibili ma sono degli ottimi conduttori di calore che "portano" all’esterno delle pareti di compartimentazione alte temperature che possono incendiare polveri od altri materiali combustibili eventualmente in contatto con loro La propagazione dell’incendio 4 • Le strutture portacavi e portatubi in metallo diminuiscono la loro resistenza meccanica con il crescere della temperatura e quando si deformano o collassano alle alte temperature rompono il materiale di ripristino della parete di compartimentazione se non sono adeguatamente fissate nelle vicinanze della parete stessa La propagazione dell’incendio 5 • L’utilizzo di prodotti non specifici per il ripristino della compartimentazione e pertanto inadeguati a mantenere alle alte temperature una buona aderenza con metalli, plastica di vario tipo, gomma, laterizi, malte cementizie ecc., causa delle fessurazioni dalle quali possono passare fumi caldi che incendiano polveri o altri prodotti infiammabili dall’altra parte della parete A differenza delle "Barriere" gli "Sbarramenti Tagliafiamma" sono solitamente degli impasti, mastici o vernici incombustibili (classe 0) con i quali si riveste ogni tanto un tratto di conduttura elettrica non idonea per ambienti MA.R.C.I. al fine di evitare la veloce propagazione di un eventuale incendio lungo le vie cavi all’interno del compartimento stesso. Incendio di quadro elettrico Ulteriore Suddivisione casistica di incendi elettrici Altre cause LA SIGARETTA • • • • • Sembrerebbe impossibile, ma gli incendi causati dalla sigaretta sono circa il 9% del totale, al secondo posto nella classifica delle percentuali dopo le cause elettriche. Il rischio rappresentato dall'azione di fumare sigari o sigarette (accensione di fiammiferi, brace della sigaretta e del mozzicone gettato via), va quindi tenuto in particolare evidenza nell'elaborazione del programma di prevenzione incendi di un'industria. L'ideale sarebbe il divieto di fumare esteso a tutti i locali, ma una tale disposizione è molto difficile, se non impossibile, da attuare. Dovranno quindi prevedersi dei locali particolari dove è consentito fumare, per evitare che i fumatori accaniti, e ce ne sono molti, siano tentati di farlo di nascosto, magari nei luoghi più pericolosi. Il divieto di fumare dovrebbe essere imposto e rigorosamente osservato in tutte le attività ove vengono conservate o lavorate sostanze combustibili ed altamente infiammabili, ed in tutti i locali dove vengono impiegati liquidi infiammabili anche in modeste quantità. Per i motivi innanzi detti sarà comunque opportuno predisporre dei locali dove sia consentito fumare in tutta sicurezza. Dei cartelli ben visibili dovranno chiaramente indicare il divieto di fumare ed i locali dove ciò è invece consentito: qui sarà opportuno predisporre un adeguato numero di portacenere, per raccogliere i fiammiferi spenti, le ceneri ed i mozziconi di sigarette. Ciò al fine di abituare i fumatori a servirsi sistematicamente di tali raccoglitori a tutto vantaggio della sicurezza COMBUSTIONE SPONTANEA O AUTOCOMBUSTIONE • Si deve parlare di autocombustione quando senza alcun apporto di energia dall'esterno, quali scintille, fiamma o contatto con corpo incandescente, una sostanza combustibile si accende a seguito di una reazione di ossidazione inizialmente lenta con successivo graduale e sensibile accumulo di calore. • Nel caso dell'autocombustione si avrà quindi inizialmente una lenta reazione di ossidazione, od un processo di fermentazione, con una certa produzione di calore, successivamente, dopo un periodo abbastanza lungo, che può essere di giorni o settimane, la temperatura della sostanza può crescere fino a raggiungere valori tali da originare un vero e proprio incendio. • CAMINO • Il classico incendio di camino è quello causata dall'improvviso accendersi della fuliggine, costituita da particelle di carboniose si depositano lungo le pareti della canna fumaria. • la fuoriuscita dalla bocca del camino di faville, anche di notevoli dimensioni, che, trasportate dal vento, possono incendiare materiali combustibili od infiammabili posti anche ad una certa distanza; • il passaggio di gas caldi e talvolta velenosi attraverso eventuali cricche esistenti nella parete del camino, con rischio di asfissia o avvelenamento da ossido di carbonio e di incendio; • surriscaldamento delle pareti del camino con rischio di incendio di materiali combustibili che si trovino addossati a dette pareti; • nelle vecchie costruzioni capita talvolta che s'incendino o che si carbonizzino lentamente delle testate di travi di legno che si trovano a contatto con il condotto o che addirittura sporgono all'interno di questo. Sicura causa d’incendio Incendio sicuro